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Autore: HarleyHearts    17/04/2018    4 recensioni
Adrien un giorno, dopo aver sconfitto l'ennesimo nemico di Papillon, si sente male e sviene. Al suo risveglio capisce, e si rende conto, che qualcosa è andato completamente storto.
-
- Plagg? - lo chiamò
- Sì? - tremò quasi, lo spiritello.
- Sono un gatto? -
- ... Sì -
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ladybug & Chat Noir stories'
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Capitolo 4

 

Si diceva che in momenti come questi, si vedeva tutta la propria vita passare davanti agli occhi.

Non era stato così per Adrien, però.

L’unica cosa che aveva visto, e che continuava a vedere, erano quelle enormi sfere luminose puntarlo con ferocia. La luce gli faceva male agli occhi verdi, ma non riusciva a spostarsi. Si sentiva come congelato sul posto. I muscoli delle zampe erano bloccati, rigidi come dei pezzi di legno, e sembravano non aver alcuna intenzione di smuoversi da lì.

Si sentiva inerme, davanti a quell’autovettura che sfrecciava nella sua direzione e che si stava avvicinando ad una velocità sempre più mostruosa.

Perché non riusciva a muoversi da lì?

Per quale assurdo motivo il suo corpo non rispondeva ai comandi del cervello?

Non solo Adrien non sapeva darsi una risposta, ma in quel frangente di secondo non aveva la più pallida idea di cosa fare.  Non si era mai sentito così, prima d’ora; nemmeno durante i combattimenti contro le vittime akumizate da Papillon, al fianco di Ladybug. Era spacciato.

Sarebbe davvero finita così la sua vita? Investito da una macchina, in un corpo non suo e senza aver confessato i propri sentimenti alla ragazza che amava con tutto se stesso? Che modo tremendo in cui andarsene...

Avvenne tutto in un lampo.

Sentì un dolore lancinante al fianco sinistro, e nel momento stesso in cui venne sbalzato nella direzione opposta si levò in aria il rumore prolungato di un clacson.

- Sei un idiota! -

La voce isterica di Plagg gli fece aprire gli occhi, che aveva precedentemente chiuso per la paura, per verificare cosa fosse successo.

Non era stato appena investito, come aveva creduto per qualche secondo.

Plagg era intervenuto affinché nulla di ciò potesse accadere. Aveva spinto con forza Adrien verso il marciapiede per non farlo finire sotto la ruota dell’automobile, che aveva continuato a sfrecciare come se nulla fosse.

- Sei un gigantesco idiota! - rincarò la dose il kwami, furioso come mai prima.

- Cosa pensavi di fare lì impalato come una statuina? Volevi forse farti investire? -

Adrien abbassò il capo, sentendosi improvvisamente in colpa ed incapace di dare una risposta. Non sapeva nemmeno lui cosa fosse successo di preciso. Era tutto così confuso nella sua testa, e non riusciva nemmeno a formulare una frase sensata.

- Plagg, non urlargli addosso. Non lo vedi che è ancora scosso? - prese le sue difese Macchietta, ponendosi tra i due e facendo allontanare leggermente il kwami furioso. Si voltò poi preoccupato verso il neo-felino, rimasto ancora in completo silenzio.

- Ehi, Sardina. Tutto bene? -

Nonostante non andasse affatto tutto bene, Adrien si ritrovò ad annuire con la testa per tranquillizzare il gatto randagio e il piccolo kwami. Plagg era ancora parecchio furioso con lui e, dopo l’ennesimo - Sei un idiota -, volò via verso la recinzione che limitava il giardino di Master Fu.

- Cerca di capirlo. Si è spaventato a morte… Non ce l’ha veramente con te. È la paura che parla al suo posto -

Adrien alzò i grandi occhi verdi verso le sbarre di ferro, dove era passato poco prima Plagg.

Poteva capire perfettamente. Lui per primo si sentiva uno stupido per non aver fatto niente per reagire. Era rimasto fermo, immobile sul posto, incapace di fare anche solo il più che minimo movimento.

Se non fosse intervenuto Plagg… lui sarebbe morto.

Il piccolo felino gli aveva davvero salvato la vita, spingendolo via verso il marciapiede.

Doveva ringraziarlo, e parlargli come si deve…

- Non stare a cruciarti, Sardina. Te e quel soldo di cacio avrete tutto il tempo per parlare e chiarire come si deve. Adesso andiamo a parlare con Master Fu, però. Abbiamo un problema ben più grosso da sistemare prima -

 

 

Il giardino di casa di Master Fu era in pieno stile giapponese, e perfettamente curato nel più che minimo dettaglio. Era così curato, che Adrien non riuscì a camminare sereno con il terrore di poterlo rovinare con le proprie zampe.

A pochi metri da loro vi era anche un piccolo orticello dove, accovacciato e chino su una pianticella, c’era un vecchio signore. Vicino a lui svolazzava Plagg, insieme… a quello che sembrava essere da lontano un altro kwami.

L’uomo si alzò lentamente in piedi, con la fatica data dagli anni che portava sulle spalle, e si girò verso i due nuovi arrivati.

- Buongiorno, Chat Noir - fece un lieve cenno con la testa, coperta da un largo cappello di paglia per ripararsi dal sole battente.

- Buongiorno anche a te, Macchietta - aggiunse poi subito dopo, con un secondo cenno, in direzione dell’enorme micione.

Quest’ultimo zampettò rapido verso di lui, con la coda vaporosa ben alzata, e rispose con un lungo miagolio allegro.

Adrien lo seguì e puntò gli enormi occhi verdi prima in quelli del vecchio maestro, poi in quelli del suo kwami. Si rese conto solo in quel momento di un altro enorme problema da risolvere: la comunicazione.

Come gli avrebbe parlato?

Da quanto gli avevano fatto notare Macchietta e Plagg, lui non parlava più “umano”, anche se non ne percepiva la differenza.

Come avrebbe fatto a comunicare direttamente con lui?

Forse, visto che era passato un po’ di tempo dal momento della sua trasformazione, era ritornato a parlare già “umano”.

Poteva essere.

Tanto valeva fare una piccola prova.

- Emh… Salve -

Provò a parlare, ma la voce gli uscì più gracchiante del solito, e quelle semplici parole gli costarono un’enorme fatica. Non gli era mai sembrato così difficile farlo in vita sua. Poteva solo sperare che quello sforzo fosse valso a qualcosa, e fosse riuscito a parlare un minimo come si deve.

Master Fu aggrottò le sopracciglia, in un’espressione di evidente confusione.

- Non riesci ancora a parlare, non è vero? -

Tutte le speranze del giovane gatto crollarono a terra, in centinaia di pezzi.  Lui ci aveva davvero sperato, di essere riuscito a fare un piccolo miglioramento, ma non era cambiato nulla. Per lui quello fu l’ennesimo brutto colpo della giornata, che fece precipitare ancora una volta il suo morale già a terra.

- È già così da un paio di ore, e non riesce ancora a parlare “umano”. Non riesce nemmeno a percepire la differenza tra le due lingue - lo informò Plagg, svolazzandogli vicino.

- Mh… - fece l’anziano maestro, lisciandosi la barba con una mano, per poi riportare lo sguardo sul neo-micino.

- Una situazione parecchio bizzarra -

- Può aiutarlo, Master? - domandò il kwami nero, evidentemente preoccupato.

- Non ne sono sicuro -

Quelle parole furono come una mazzata nello stomaco per il povero Adrien, che venne invaso dalla disperazione.

Se nemmeno Master Fu era sicuro di poterlo aiutare, che fine avrebbe fatto? Che cosa avrebbe fatto lui?

Poteva la sua giovane vita da quindicenne finire in tale modo?

Il suo pensiero tornò ancora una volta a Ladybug, la sua Lady.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederla, e avere l’occasione per confessarle tutto quello che provava nei suoi confronti; davvero qualsiasi cosa.

No. Non doveva buttarsi giù così.

La sua vita non sarebbe finita in quel modo. Sarebbe ritornato un essere umano, e se Master Fu non fosse riuscito ad aiutarlo… avrebbe trovato lui un modo.

 

 

Per avere un luogo più tranquillo dove parlare, e poter già iniziare a trovare una possibile cura sui vecchi manoscritti del Guardiano dei Miraculous, l’uomo li aveva invitati ad accomodarsi all’interno della villetta. Una volta entrati, Adrien si meravigliò nell’osservare i mobili che arredavano il salotto di Fu.

Erano… enormi! O almeno, lo erano per lui.

A pochi metri da lui, Macchietta non sembrava per niente colpito dall’ambiente circostante.

L’ex-biondo si diede mentalmente dell’idiota, per ciò che aveva appena pensato. Era ovvio che lui non fosse stupito come lui. Macchietta era abituato a quella visione del mondo; era lui quello che ci si doveva ancora abituare, anche se sperava di non doverlo fare.

Adrien e Macchietta andarono ad accomodarsi sul tappeto posto al centro della stanza, e lì si sederono ben composti.

Allo stesso tempo, Plagg e il piccolo Wayzz decisero di sedersi sul tavolino lì vicino in legno scuro, mentre Master Fu scorreva con lo sguardo la ricca libreria che possedeva alla ricerca del manoscritto adatto.

Adrien lo osservava con attenzione, in ogni più piccolo movimento, e tanta speranza nel cuore.

- Una piccola domanda, Chat Noir - iniziò l’uomo, sfilando un tomo parecchio impolverato dallo scaffale.

Se lo girò tra le mani, e soffiò via in una piccola nuvoletta il grosso della polvere in eccesso. - Hai mai avuto problemi con la tua parte felina? -

Adrien inclinò la testolina nera da un lato.

- Non credo… - miagolò, lanciando un’occhiata a Plagg - Forse solo nei primi tempi, ma poi mi sono abituato a questa vita. Mi piace essere Chat Noir. Mi fa sentire utile al mondo, in qualche modo -

Il suo piccolo kwami si premurò di tradurre tutti i suoi miagolii a Master Fu, per fargli comprendere la sua risposta.

- Sardina, non penso si stesse riferendo al tuo essere Chat Noir - gli bisbigliò ad un orecchio il gatto randagio.

L’ex-ragazzo osservò Macchietta evidentemente confuso.

Ma l’uomo aveva parlato della sua “parte felina”.

Era quella la sua “parte felina”, per lui.

Fu, una volta ascoltata la traduzione del piccolo gatto della sfortuna, si lasciò sfuggire una piccola risatina.

- No, giovane Chat Noir. Penso ci sia stato un malinteso - gli comunicò, dando inconsciamente ragione a Macchietta. - Intendo la parte felina, dentro di te. Il tuo gatto interiore -

Il suo gatto interiore? Lui aveva qualcosa del genere?

Adrien si osservò le zampette pelose, non sapendo come rispondere al vecchio Guardiano.

- Non sapevo di avere una cosa di questo tipo dentro di me -

- Ma certo che ce l’hai, sciocco - intervenne il kwami nero, alzandosi in volo.

- Tutti i possessori del Miraculous del gatto nero hanno una parte felina, celata nel proprio animo. È una loro parte fondamentale, la loro stessa essen_ -

Plagg si bloccò di colpo, sgranando lentamente i grandi occhi verdi, come illuminato da qualcosa. Si voltò di nuovo verso Fu, con una luce di consapevolezza nelle iridi.

- È questo, vero? - domandò - Il motivo per il quale è ancora un gatto -

L’uomo dai capelli grigi fece un piccolo cenno con la testa.

- Esattamente -

Con il tomo tra le mani, l’uomo andò ad inginocchiarsi davanti ai due gatti a terra. Lo aprì, e lo girò verso l’ex-ragazzo per mostrargli il contenuto.

- La trasformazione in felino rappresenta l’apice della maturazione dei poteri del Miraculous del gatto nero. In questa delicata dase, la parte umana e quella felina si scambiano per un tempo limitato in cui raggiungono il loro massimo equilibrio - iniziò a spiegare l’uomo, indicando con l’indice della mano destra una figura parecchio esplicativa su una delle due pagine. Anche i disegni, come le pagine leggermente ingiallite dal tempo, trasmettevano appieno la loro età.

Riconobbe il proprio anello, raffigurato con una precisione quasi maniacale, insieme ad altre due figure: quella di un essere umano e quella di un gatto nero.

- Il tempo varia da possessore a possessore è vero, ma questo perché dipende dall’equilibrio che c’è tra le due parti - continuò a spiegare l’anziano - Meno c’è equilibrio, più la trasformazione è prolungata. L’unico modo per ritornare definitivamente umano è riequilibrarle -

Adrien sentì un improvviso gelo rizzargli il pelo scuro della schiena.

- E come posso fare una cosa del genere? - miagolò, non poco terrorizzato. Non aveva la più che pallida idea di come riequilibrare quelle due parti. Una di quelle manco sapeva che esistesse fino a pochi minuti prima!

Questo voleva dire che se non ci fosse riuscito, sarebbe rimasto un gatto… per sempre?

- È una domanda a cui non so dare una vera risposta, giovane Chat Noir. Il tuo è un lavoro che devi fare, per prima cosa, dentro di te. Solo tu puoi capire come fare - gli rispose desolato l’uomo, portandosi le mani in grembo.

Bene.

Era spacciato.

Completamente e irrimediabilmente spacciato!

- Ma come farò? Anche se riuscissi per puro miracolo a riequilibrare le due parti, nel mentre passerebbe un sacco di tempo. Non posso scomparire dalla circolazione di punto in bianco così! Tutti impazzirebbero per cercarmi… -

Il ricordo di quel Natale passato gli tornò prepotentemente alla mente. Non poteva far preoccupare così suo padre ancora.

- A questo forse c’è una piccola soluzione - 

Adrien rizzò subito le orecchie alle parole di Master Fu.

Ma lui aveva appena detto… Non ci stava capendo più niente.

Master Fu, sotto lo sguardo preoccupato del neo-gattino, girò un’altra pagina del libro per fargli vedere una nuova raffigurazione: un ciondolo con un strana pietra rossa incisa.

- Nel mentre che cercherai di riequilibrare le tue essenze, posso crearti questo particolare ciondolo magico. Questa… - indicò la pietra - è una delle sacre pietre di Bastet, nota a molti come una delle divinità più importanti e venerate dell’Antico Egitto, ma per quelli come noi… come una delle più antiche posseditrici del Miraculous del gatto nero. Qui c’è scritto che le sue pietre magiche fossero in grado di trasformare i gatti in esseri umani, solo per poche ore alla volta. Non sarà tantissimo, ma per riuscire a mantenere un po’ le apparenze dovrebbe andare più che bene -

Quindi gli bastava indossare una collana magica con una di quelle pietre, e sarebbe ritornato umano per poco? Beh, era sempre meglio di niente.

C’era solo un piccolo, minuscolo problema.

Dove diavolo sarebbe dovuto andare per trovare una cosa del genere?

Master Fu ne era già in possesso? Lo sperava vivamente.

Quando lo domandò però, Adrien ricevette una bella delusione.

- Io purtroppo non sono in possesso di nessuna pietra di Bastet -

Ecco. Adrien aveva iniziato a gioire troppo presto. Lo sapeva che c’era la fregatura; avrebbe dovuto aspettarselo.

- Ma te Macchietta sai dove trovarne una, non è vero? -

Il gattone miagolò un verso di conferma.

- C’è solo un posto dove trovare una pietra di Bastet - miagolò il randagio, in direzione di Adrien - Dobbiamo andare alla città dei gatti -

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della mente malata:

Salve, personcine. Come state?

Ritorno online dopo un lungo periodo di letargo/blocco. Devo essere sincera: ho una voglia matta di mettermi a riscrivere qualsiasi cosa. “Chat” compresa. Però, mi converrà farlo come si deve più avanti. È cosa nota a tutti la mia lentezza di produzione, e se mi dovessi mettere adesso finirei nel 2020 ^-^’ (My little mermaid ne sa qualcosa coff coff)

So che molti si aspettano nell’arrivo improvviso di Marinette da un momento all’altro, ma voglio essere sincera con voi. Apparirà più avanti.

Prima mi voglio dedicare ad Adrien e al suo “sviluppo personale”, poi arriveranno le “questioni amorose” tra i due.  Faccio questo sia per completezza della storia, sia per non portare online l’ennesimo cliché “Tipa trova un gattino-gattino diventa figaccione-tanto love love-fine” (e il mondo delle ff di ogni fandom ne sa qualcosa, fidatevi).

Il mio resterà un cliché, certo (tutte le mie storie penso siano un po’ così), ma ci tengo a renderle… diverse. Particolari, ecco.

Mi piace l’idea di partire da qualcosa di “scontato” e renderlo “meno scontato”, sorprendendo chi legge. E spero di riuscirci ;-;

Fatemi sapere cosa pensate del capitolino. Il vostro feedback è sempre molto importante per me :3

Io vi porgo i miei omaggi, e torno a scrivere

-Harley Hearts

 

 

 

 

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