Tadashi si svegliò come suo solito molto presto, con l’intenzione di allenarsi. Quelle sessioni d’allenamento, e isolamento, mattiniere gli erano utili a liberare la mente e negli ultimi tempi erano diventate un bisogno sempre maggiore.
Si alzò dal letto e indossò in fretta un paio di pantaloncini a mezza gamba, dopodiché uscì di corsa dalla propria stanza e si diresse veloce fuori dall’albergo, per chiudersi la porta alle spalle e voltarsi verso l’Oceano.
Chiuse gli occhi e respirò.
L’aria sapeva di salmastro e, ancora fresca d’alba, gli attraversò il corpo. Si sentì rinascere. Il sangue iniziò a galoppare, trasportando adrenalina in ogni più piccola fibra del suo essere, facendolo sentire più vivo che mai.
Riaprì gli occhi e iniziò a correre verso la spiaggetta deserta che aveva scovato appena arrivato a Niijima, per potersi sgranchire un poco le ossa.
Nonostante quel giorno non ci fossero state lezioni a causa di un’assemblea, la scuola era aperta, poiché le attività dei vari club sarebbero comunque proseguite. Non tutti gli studenti erano però andati, molti club infatti erano quasi del tutto vuoti.
La gara di atletica sarebbe stata tra meno di un mese e Yumi, così come tutte le sue compagne di squadra, era decisa a vincere e dimostrare, proprio come faceva ai tempi delle medie, di rappresentare degnamente la sua scuola. Stava esercitandosi per la staffetta, mettendoci tutto l’impegno del mondo, ma proprio mentre stava per raggiungere la sua compagna, iniziò di colpo a sentirsi debole, stanca. Era una stanchezza diversa da quella data dal semplice dolore dell’acido lattico che invade le gambe e le fa sentire pesanti; era una sensazione più generalizzata, di quelle che prendono il controllo dell’intero corpo e fanno sentire come paralizzate.
Decise di ignorare tale segnale che reputò di semplice stanchezza, visto che mancava una manciata di metri al cambio con la compagna. Fece un ultimo sforzo e si impegnò con tutta se stessa a fare quei pochi passi che la separavano dalla schiena della ragazza di fronte a sé, pronta a scattare e con già la mano tesa verso di lei. D’improvviso però tutto si fece nero, il suo corpo divenne troppo pesante perché lei potesse continuare a muoverlo e cadde inesorabilmente a terra, tra le grida delle compagne e il fischietto del mister che cercava di ripristinare l’ordine. Yumi fece appena in tempo a vedere il viso preoccupato di una sua amica, che perse i sensi.
Percepì una mano sfiorarle delicatamente le ciocche verdi che le ricadevano sul volto. Aprì lentamente gli occhi per incontrare il viso sorridente di sua sorella, che si trovava a scuola a sbrigare alcune pratiche per il club di giardinaggio e si era precipitata subito in infermeria, non appena era stata informata del malore della sorella.
«Resha… Ma cosa…» Mormorò ancora intontita.
«Sei svenuta mentre ti allenavi. È colpa della battaglia dell’altro giorno, nessuna di noi si è ancora ripresa del tutto e tu non sei da meno… Hai preteso troppo da te, sforzandoti in quel modo.» La rimproverò con dolcezza la rossa. «Adesso prendi questa.» Le porse una barretta di cioccolato con un sorriso rassicurante in volto, per poi continuare la frase: «E poi andiamo a casa, ci facciamo un bagno caldo e ci riposiamo per bene!»
“Un programma decisamente allettante!” Pensò Yumi con un sorriso, mentre scartava la barretta e vi dava il primo morso.
Aisu aprì gli occhi ore dopo, al suono odioso del suo cellulare. Si tappò il volto portandosi pigra il lenzuolo a coprirle la testa, con l’irrealizzabile desiderio che il telefono si spegnesse da solo. Alla terza chiamata consecutiva, la custode della perla indaco si arrese e si portò il cellulare all’orecchio, mugolando con voce ancora impastata dal sonno: «Pronto?»
«Sveglia sveglia sveglia, bella addormentata! Il sole è alto da un pezzo e la colazione è quasi pronta!» La voce euforica apparteneva ad Hazelle, che probabilmente era già ai fornelli da chissà quanto. La mora continuò, con una risatina di sottofondo proveniente da Julia, che le era affianco: «Forza! Scendi dal letto, prima che mandi qualcuno di nostra conoscenza a prenderti di forza e buttarti di sotto!»
Aisu non comprese ciò che le due amiche intendessero e in quel momento non voleva nemmeno capirlo. Tutto ciò che desiderava era tornare a dormire. Quella era la sua mattinata libera e aveva tutta l’intenzione di passarla in camera sua, a dormire e dipingere.
«Non far freddare la colazione, che sennò la cara Zelle te la fa pagare...» Canticchiò Julia, stranamente tutta allegra. Delle altre risate le arrivarono mediante il ricevitore e, mentre lei era ancora impegnata a cercare di aprire gli occhi, udì un nuovo sollecito da parte della tedesca, prima che chiudesse la chiamata: «Muoviti!»
Aisu lasciò cadere svogliatamente il proprio braccio sul materasso, mentre dalle sue labbra usciva un lieve mugolio.
Un sospiro frustrato e la ragazza si alzò dal letto, dirigendosi nell’altra stanza per farsi un bel bagno, prima di iniziare una qualsiasi altra attività. Nel tragitto, mentre si spogliava, lanciò una breve occhiata di scuse alla tela bianca posta sul cavalletto, davanti alla finestra della camera, che pareva attendere solo lei. “Io e te ci vedremo prima di andare a letto stanotte, è una promessa.”
Si buttò a peso morto nella vasca colma di schiuma, rilassandosi all’istante e riuscendo finalmente a dimenticarsi dell’ennesimo incubo fatto quella notte. Completamente nel proprio mondo, iniziò a intonare la sua canzone preferita senza neanche accorgersene.
Nessuno l’ha vista sparire
la stella che un giorno ritroverò.
Ma se il mio cuore è triste,
la speranza non perderò.
Lo so.
La pioggia non posso fermare,
ma sempre più forte io canterò.
Cercando sette luci, tutto il mondo io girerò
e le troverò...
Tadashi rientrò in albergo completamente distrutto fisicamente. Si era davvero spaccato in due quella mattina e sperava vivamente che quel giorno i nemici li lasciassero tirare un respiro, altrimenti sarebbero stati guai. D’altronde, non era stato capace di fermarsi. Troppi pensieri per la testa.
Ancor prima di passare di camera sua per farsi un bagno, si diresse in cucina, guidato dal proprio stomaco che reclamava cibo da più di due ore ormai.
Leccandosi i baffi al sol profumo delle prelibatezze cucinate da Hazelle, venne fermato proprio da quest’ultima che, con una spatola poggiata sulla mano a intimazione di mollare il pancake che si stava portando alla bocca e uno sguardo serio in volto, ordinò: «Fermo lì.»
Tadashi osservò interrogativo la principessa dell’Antartico, la bocca già aperta, pronta a ricevere al suo interno il cibo delizioso.
Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!
Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò.
Più fortuna avrò.
«Oh, fortuna che sei arrivato! La colazione è pronta, ma potresti andare a chiamare Aisu? Temo si sia riaddormentata, sai com’è…» Esclamò Julia, entrando in cucina per portare altre pietanze sul tavolo del buffet della sala da pranzo e osservando con un sorriso divertito la scenetta tra i due.
Lui sbuffò, chiedendo: «Non potete andare voi?»
«Ci abbiamo provato, ma si ributta dentro al letto. Serve qualcuno che la porti giù a forza e tu sei di certo il più forte tra noi.» Rispose Hazelle, tentando di nascondere un sorriso furbo e liberando la sua mano.
«E va bene…» Mugolò il ragazzo, facendo per dirigersi al piano superiore, nella camera della principessa dell’Artico e recuperarla.
«Tadashi...» Lo richiamò la custode della perla viola. Lui si voltò con finta aria innocente in volto, parlando in falsetto e gli occhioni dolci: «Sì?»
Hazelle tese verso di lui il braccio con il palmo rivolto verso l’alto, dicendo con un largo sorriso: «I pancakes, prego.»
Il giovane sbuffò e, dopo aver dato un’ultima occhiata rammaricata al piatto che aveva in mano, lo poggiò sul palmo della cuoca, per poi girare i tacchi e dirigersi di sopra.
Ornata da pietre preziose,
la stella che cerco dove sarà?
Ma son sicura la fiducia sempre mi aiuterà
perché...
Sorride serena la Luna.
Promette che ancora mi salverà.
E il sole acceso
questa mia passione non spegnerà,
che forza mi dà...
«Non credi che abbiamo esagerato?» Chiese in un sorrisetto enigmatico Julia all’amica. Questa alzò un sopracciglio e la guardò appena, per tornare poi a osservare la direzione dove era sparito il ragazzo. «Ehi, io l’avevo avvertita che avrei mandato qualcuno di nostra conoscenza a buttarla giù dal letto, se non si fosse data una smossa.» Trattenne una risatina, compiaciuta dalle proprie azioni, mentre si accomodava con Julia a tavola e iniziavano a mangiare, scommettendo su come sarebbe potuta evolversi la storia tra i due.
Raggi di brillante
il mio sogno è importante,
mare che mi avvolge
non mi tradire.
Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò.
Più fortuna avrò.
Tadashi arrivò a corsetta di fronte la camera della principessa dell’Artico. Posò la mano sulla maniglia e aprì l’uscio, parlando al contempo: «Aisu, sveglia! La colazione è pront…» S’interruppe, assumendo un’espressione perplessa, con la quale osservò la stanza vuota.
Un vago senso di preoccupazione stava per accendersi in lui, finché non sentì una voce provenire dal bagno della camera.
Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!
Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!
Più fortuna avrò.
Si avvicinò con passo felpato, come ipnotizzato, incantato da quella voce che conosceva ma che allo stesso tempo gli sembrava di non aver mai udito.
Poggiò cauto l’orecchio all’uscio, continuando ad ascoltare la melodia, mentre brividi gli percorrevano per intero il corpo, facendo in modo che stare in piedi divenisse sempre più difficile man mano che la voce gli entrava dentro.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare in un mondo a lui completamente sconosciuto, incapace di fare altro.
Raggi di brillante
il mio sogno è importante,
mare che mi avvolge
non mi tradire.
Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!
Più fortuna avrò.
Pioggia di smeraldo,
grido al vento un desiderio:
stella a cui appartengo, fatti vedere!
Destino che mi guida,
col tuo aiuto so,
che non mi arrenderò!
Più fortuna avrò!
Tadashi si riscosse quando udì il rumore inconfondibile che faceva l’acqua quando si usciva dalla vasca e, per evitare di venir scoperto e che Aisu fraintendesse la situazione, corse fuori dalla stanza, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Fece qualche respiro profondo, in modo da calmarsi, chiudendo gli occhi e accasciandosi al muro. Si portò una mano ai capelli corvini e tirò un sospiro, mentre cercava di fare chiarezza nel miscuglio di emozioni che aveva provato nel sentire cantare la ragazza.
Erano strane. Non si era mai sentito così… Catturato, da una voce. Eppure di canti di sirene ne aveva uditi molti e anche Aisu l’aveva già sentita cantare durante i combattimenti, ma delle emozioni del genere non le aveva mai provate.
Scosse la testa, cercando di cacciare il tutto e tornare in sé. Non era davvero il momento di perdersi in pensieri da adolescenti smielati, quello. Erano nel bel mezzo di una guerra.
Quel pensiero lo fece riprendere completamente e voltare verso la stanza della ragazza. Bussò alla porta, chiedendo educatamente: «Aisu? Posso entrare?»
«No che non puoi, sono nuda!» La sentì gridare da dentro la stanza.
Gli scappò un sorriso, mentre si immaginava la custode della perla indaco coprirsi come poteva, alla bell’e meglio, come se lui avesse potuto vederla attraverso la porta. Scosse la testa, dopodiché disse: «Beh, vestiti. Ti aspetto per fare colazione. Avanti, muoviti e vieni giù!»
Andò poi in camera sua, si fece il bagno in meno di due minuti, per togliersi le tracce dell’allenamento mattutino di dosso, si vestì in ancor meno tempo e scese velocemente le scale, per andare a sedersi a tavola e fissare sofferente il banchetto prelibato che Hazelle aveva preparato quella mattina.
Diamine, se aveva fame.
Il suo stomaco glielo ricordò per l’ennesima volta, brontolando animamente, tant’è che Julia, sentendolo, andò a sederglisi di fronte e gli chiese perché non si fiondasse sul cibo squisito, come ogni mattina.
Tadashi abbassò lo sguardo sul piatto vuoto che aveva di fronte, per poi dire quasi sottovoce: «Sto aspettando Aisu… Le ho detto che l’avrei aspettata per mangiare…» Il suo stomaco si fece nuovamente sentire. “Mannaggia a me e alla mia lingua che parla prima di lasciarmi pensare… Ma pure a lei, quanto le ci vuole?”
Un largo sorriso prese il possesso del volto di Julia, che si alzò dicendo con tono furbo: «Ah ah… Capisco, capisco…» La ragazza si diresse con le mani unite dietro la schiena da Hazelle, pronta a dirle che aveva vinto la scommessa e che Tadashi aveva ceduto per primo.
Davanti casa Shell, Raito e un ragazzo dai capelli blu elettrico, sui quali spiccava uno scompigliato ciuffo biondo e occhi acquamarina, stavano aspettando pazientemente il ritorno delle sorelle. A dire il vero, era il tetide ad attendere, l’amico si trovava con lui per puro caso.
Avevano suonato alla porta, ma nessuno aveva aperto loro, perciò i ragazzi si erano seduti sul muretto in attesa.
Il giovane idol, grazie a Hikari, si era ripreso bene dall’attacco di Tsuchi avvenuto qualche giorno prima e, a parte alcuni lividi, non aveva riportato nulla di grave.
«Ma sì, Victor! Ti dico che ne vale la pena! Sono ragazze simpatiche alla fine, oltre che molto carine. Non a caso sono le future principesse! E sono pure tutte libere, tranne quella del Pacifico del Sud… Il suo ragazzo è un vero mastino con le mani lunghe! Però queste due sorelle sono due bei bocconcini… Specialmente la custode della perla arancione, ha un gran carisma!»
L’amico scese dal muretto, guardando il compare di dimostrava il suo interesse uguale a zero. «Sinceramente, le sirene non mi interessano e lo sai… Non voglio più saperne del mondo sottomarino…» Tono vago e sguardo incerto, di cui solo Raito conosceva il motivo. «E poi dovresti smetterla di flirtare con tutte. È vero che metti sempre in chiaro le cose, ma non penso sia giusto!»
Raito sollevò gli occhi al cielo: ci mancava pure la predica, contando pure che Victor un tempo adorava flirtare almeno quanto lui; insieme era imbattibili.
«E andiamo, cos'è questa morale… Siamo giovani, di bell’aspetto, abbiamo diritto a divertirci, no?»
Victor fece appena in tempo a lanciargli un'altra occhiata affatto convinta, che Raito si sbracciò con aria ammiccante verso le due ragazze che stavano venendo verso di loro: «Heyyyy, bamboline!»
Resha sbuffò, levando gli occhi al cielo: dopo una giornata pesante come quella, tutto ciò che voleva era infilarsi nella vasca da bagno e rilassarsi, non aveva certo voglia di sorbirsi quel tipo appiccicoso e vanitoso. Yumi ridacchiò nel vedere l’espressione della sorella, conscia dei pensieri che avevano attraversato la mente della rossa, per poi sgranare gli occhi nell’accorgersi che il loro ospite non era solo.
«Cosa vuoi, Raito?» Chiese Resha, con tono seccato.
«Hey bambolina! Io ti salvo la vita e tu mi attacchi così? Non è galante da parte tua, no!» Rispose con tono allegro lui, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
«Ma…» Esordì Yumi, sconcertata: non erano soli, c’era un estraneo, era davvero sicuro parlare di quelle cose?
Raito notò la sua espressione interrogativa e, con nonchalance, indicò l'amico alle sue spalle: «Tranquilla… Lui è Victor, il mio migliore amico. È un tritone blu, non correte rischi. Non sono uno sprovveduto io.» Aggiunse poi indicandosi, con tono orgoglioso e un occhiolino: «Credeteci o meno, non sono un traditore!»
«Non ne sarei sicura. Forse in ambito segreti, ma per il resto non ti credo!» Sbottò Resha, incrociando le braccia imbronciata e evitando di incontrare le sue iridi violacee. Non si fidava ancora del tutto neppure di lui, anche se comunque lo reputava più affidabile di Tadashi.
«Beh comunque…» Yumi si intromise, tendendo la mano al nuovo arrivato con un sorriso: «Io sono Yumi Shell e lei è mia sorella Resha!»
Victor si presentò a sua volta, ricambiando anche il sorriso.
“Oddio… Avrò un aspetto orribile dopo lo svenimento, con i capelli disordinati, il viso smorto e l’espressione stanca!” L’idea la mise in imbarazzo, facendola di colpo invadere il viso da un'onda di rossore. Per tentare di sviare l’attenzione, chiese: «Così sei un tritone dell’Atlantico del Nord?»
«Sì… Ma sono molti anni che vivo sulla Terra… Non ho più avuto occasione di tornare nel mio regno…» Rispose vago il blu, iniziando a sentirsi a disagio a causa degli occhi curiosi della ragazzina. Per fortuna l’amico gli venne in aiuto: «Comunque ero venuto per darvi questi!» Ammiccò Raito, porgendo alle ragazze due biglietti per il suo prossimo concerto, per poi aggiungere sincero: «Spero di vedervi!»
«Magari! Perché no!» Acconsentì Yumi, senza staccare gli occhi dal tritone del regno di Reana, il quale al contrario cercava di evitare gli sguardi di entrambe ragazze.
«Raito, è tardi…» Il blu prese l’amico per il braccio, sforzandosi di tirare un ultimo sorriso in direzione delle Shell: «Dobbiamo andare… È stato un piacere conoscervi principesse. Magari ci rivedremo.»
«Sì… A presto, buona serata!» Esclamò Yumi come in trance, prima di venire trascinata dentro casa da Resha: secondo la sua scaletta, avevano tardato anche troppo per colpa di quei due e il bagno caldo non si faceva di certo da solo.
«Però… Quel Victor non mi sembra così male sai?» Commentò la verde, lo sguardo ancora in trance mentre seguiva la sorella in camera da letto.
«Scherzi? Sarà anche carino ma non mi stupirei fosse uno sbruffone presuntuoso come Raito! Non lo sopporto proprio, lui e la sua spavalderia...» Replicò Resha, sciogliendosi i capelli e iniziando a pettinarsi.
«Però… Sarà anche sbruffone, ma ti ha salvato la vita. Saresti diventata uno spiedino se non fosse intervenuto. Si è fatto avanti per difenderti…» Disse Yumi sognante, sciogliendosi la chioma a sua volta e accettando il pettine che la sorella le offriva. «Secondo me ti piace e anche tu gli piaci, altrimenti non verrebbe sempre da te. Julia a parte, noialtre siamo tutte single, la scelta sarebbe ampia.»
La maggiore lasciò cadere la spazzola. «A me invece non potrà mai piacere un montato come lui, mai e poi mai! E non diventerò certo la sua ennesima conquista! Non sono un oggetto da collezione io. E nemmeno tu!» Sorrise e il suo tono si addolcì. «Tieniti alla larga da tipi come quelli, lo dico per te credimi.»
«Perché non potresti piacergli? Sei bella, intelligente, talentuosa...» Una punta di tristezza le velò gli occhi. «Magari sarai proprio tu a rimetterlo in riga, chissà!» Fantasticò, sdraiandosi sul letto della sorella.
«Tu sei pazza… Se vuole divertirsi e svuotarsi i “gemellini” vada altrove, io non sono quel tipo di ragazza.» Il tono non ammetteva repliche. «E quel Victor mi convince proprio poco… C’è qualcosa di sospetto in lui e se è amico di quello…»
“Vedi nemici ovunque ultimamente, sorellona…” Yumi tirò un sorriso. «Sì ma… Non ti nego che mi piacerebbe rivederlo. Non so, ha un qualcosa… Mi interesserebbe conoscerlo sai?» Gli occhi azzurri della custode della perla verde si illuminarono. «Potremmo uscire tutti e quattro! Magari una gita subacquea… Se non ti piace Raito fa nulla, ma se lo rivediamo voglio chiedergli di lui!»
«Mah, se ne sei sicura… Io però non intendo uscire con quel donnaiolo. Non sono una ragazza oggetto, non cadrò nella sua trappola. Non mi intorterò con un tizio senza cuore e sentimento.» La più grande scrollò le spalle. “Anche se devo l’essere viva a lui… E non l’ho nemmeno ringraziato… Lo farò, senz’altro… Sì, appena lo rivedo.”
«Terra chiama Resha! Hey sorellona, ci sei?» Yumi ridendo, agitò la mano sotto gli occhi della rossa, che si riscosse. «Stavo…» Un rumore di serratura dal piano di sotto interruppe entrambe.
«Ragazze, sono tornata! Vi ho portato una sorpresa, venite a vederla!» Esclamò Jade in tono allegro. Coi sorrisi sulle labbra, le due ragazze scesero al piano di sotto per raggiungere la madre.
Aisu scese dalle scale e andò direttamente in cucina, per prendere qualcosa da mangiare. Era abituata a fare colazione lì quando faceva tardi, così non mangiava da sola e poteva intrattenersi nel vedere Hazelle che cucinava, la cui maestria ai fornelli poteva essere considerata un vero spettacolo. Sperava solo che fosse un desiderio realizzabile. Dopo la discussione di qualche giorno precedente avevano fatto pace, le altre avevano capito le motivazioni sue e di Resha, ma nonostante ciò la custode della perla indaco percepiva un vago senso di disagio quando si trovava con Tadashi o le ragazze. Aveva come la sensazione che qualcosa fosse irrimediabilmente cambiato, anche se non era in grado di dire se in positivo o negativo.
Quella mattina, non appena varcò la soglia della stanza e si diresse dall’amica tedesca, questa, anziché accoglierla con una tazza di caffelatte fumante come suo solito, la fulminò con lo sguardo e le intimò: «Va subito a mangiare di là!»
Lo sguardo di Aisu si fece all’istante amareggiato, ma non fece in tempo a proferire parola che Julia la spinse per le spalle nella sala da pranzo e, giunte sulla soglia, le disse con un sorriso raggiante: «Zelle è solo scocciata perché ha appena perso una scommessa, stamani ti toccherà mangiare in sala.»
«Ehm… Okay…» Sospirò per nulla convinta Aisu, mentre si avvicinava al tavolo del buffet, prendeva un piatto e lo riempiva. «Julia, tu hai già…» Si voltò e si interruppe, non vedendo l’amica. «Mangiato…» La custode della perla indaco tirò un sospiro, preparandosi a fare colazione in solitudine. “La discussione dell’altro giorno ha davvero minato così a fondo il nostro rapporto?” Quella faccenda la stava preoccupando seriamente. “Ho già perso Eiji, non ho alcuna intenzione di perdere anche loro.” Ritrovato il coraggio, posò il piatto con la colazione e fece dietrofront, con tutta l’intenzione di andare a chiedere scusa alle due amiche. Il suo percorso venne però interrotto dopo nemmeno due passi, quando si vide comparire una tazza con del cappuccino fumante sotto gli occhi. «È bollente, che ustiona la lingua. Esattamente come piace a te.»
Aisu spostò il proprio sguardo al fianco e vide Tadashi, che le stava sorridendo in un modo che non aveva mai visto. Era… Gentile. Stranamente gentile. Inquietantemente gentile. “Che sta architettando?” Scosse energicamente la testa al termine di tale pensiero, riproponendosi di tentare di avere fiducia nel tritone, come si era ripromessa, a discapito di tutti i dubbi che potevano attraversarle la mente per via dell'esperienza con il gemello.
«Grazie…» Sussurrò confusa, prendendo in mano la tazza e portandosela appena alle labbra. Il gustoso liquido bollente le invase la bocca, facendo saltare di gioia le sue papille gustative. La ragazza spalancò appena gli occhi, pensando: “Non ci credo, è pure dolce al punto giusto! Solo Eiji riusciva a farlo così perfetto!”
Alzò lo sguardo e vide due smeraldi brillanti osservarla e delle labbra distese in un sorriso morbido come il burro. Quegli occhi le fecero per un istante venire in mente la sua canzone, lasciandola incantata, ma scosse la testa e si diresse a passo veloce verso uno dei tavoli vuoti, sentendosi improvvisamente a disagio.
Fece appena in tempo a sedersi, che si ritrovò Tadashi al fianco che le posizionò il piatto che aveva riempito con il resto della sua colazione poco prima e che aveva lasciato sul tavolo del buffet. Aisu lo ringraziò in un sussurro, cercando in tutti i modi di evitare quegli occhi color smeraldo.
«Posso unirmi a te?» Gli chiese con voce dolce lui. Lei annuì e si portò nuovamente la tazza di cappuccino bollente alle labbra, sorseggiandola e cercando di terminare così la secchezza che le invadeva la bocca, mentre il ragazzo le si sedette accanto e iniziò a mangiare una quantità di cibo incredibile.
Lei gli lanciò una breve occhiata, non potendo fare a meno di pensare come avrebbe fatto a pranzare se divorava tutta quella roba solo la mattina.
«Con l’allenamento si bruciano molte calorie e alla fine viene fame, inoltre sono sempre stato una buona forchetta.» Rispose lui, sorridendole furbo e intuendo la sua muta domanda. Lei, scontrosa e imbarazzata per essere stata scoperta con tanta facilità, si voltò dall’altra parte e sussurrò solo: «Non ho detto niente…»
Dalla cucina, Julia osservava con un sorriso i due scambiarsi frecciatine che pian piano si trasformarono sempre più in battute, risate e sguardi sempre più rilassati. Hazelle le arrivò a fianco e osservò la scena con lei per qualche secondo in silenzio, finché l’americana non le avvolse le spalle teneramente e le chiese: «Still mad?»
L’amica rise e fece cenno negativo con il capo, osservando la custode della pietra indaco far cadere per sbaglio un biscotto dal tavolo e il tritone dell’Oceano Indiano prenderlo al volo, grazie ai riflessi incredibili, per poi porgerlo alla ragazza che aveva di fronte con un sorriso unico disegnato in volto, sfotterla il secondo dopo e ritrovarsi una fetta di torta in faccia quello successivo.
Tadashi si ripulì il viso, sussurrando: «Me lo sono meritato…»
«Sì, infatti.» Sogghignò Aisu, trattenendo a stento una risata per la faccia alla panna di lui. «E vedi di impar…» Non riuscì a finire la frase, che Tadashi l’aveva sollevata per le gambe e l’aveva caricata sulla propria spalla come fosse stata un sacco di patate, proclamando divertito: «E ora vedo di far imparare a una principessa le buone maniere.»
I due uscirono dalla sala e poi dall’albergo, seguiti da Julia e Hazelle, le quali non si sarebbero perse lo spettacolo per nulla al mondo, facendo già fatica a non ridere per le ingiurie in norvegese che Aisu stava gridando al ragazzo.
Tadashi arrivò nella spiaggia che sfruttava per gli allenamenti mattutini e, dopo aver controllato che nessuno li potesse vedere, si rivolse alla ragazza stesa a pancia in giù sulla sua spalla: «Pronta?» Non attese risposta e si tuffò in acqua.
Riemersero entrambi fino le spalle, con lui che rideva come un matto e Aisu che faceva di tutto per non ridere.
«Dovresti davvero vedere la tua espressione, principessa!» La schernì lui, per poi ritrovarsi il secondo dopo sott’acqua a giocare con la custode della pietra indaco come fossero dei bambini.
Dagli scogli, Julia e Hazelle stavano guardando la superficie del mare in silenzio, entrambe con le mani dietro la schiena ed espressioni maliziose in volto.
«Io volevo solo che Aisu capisse che di Tada’ non dobbiamo preoccuparci, ma… Ora vogliamo scommettere su chi darà il primo bacio all’altro?» Chiese con ottimismo la castana. L’altra sorrise complice, dopodiché tornarono all’albergo, lasciando soli i due.