Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.2
Tra i due litiganti…
<
Il sole, oggi, sembra diventato nero, quasi si fosse spento. Lo stesso
che è accaduto ai miei occhi.
Un
tempo questo mi sembrava un luogo paradisiaco, ma da quando ho preso
quella folle decisione, mi sembra che tutto abbia smesso di esistere.
Non
riesco a trovare pace. Posso solo guardare il corpo esanime e bianco,
da cui sta fuggendo fin troppo rapidamente la vita, dell’uomo
che amo.
La
mia vita e quella di Goku è stata sempre un tetro gioco del
destino, una
rincorsa. Sapevo che sarei rimasta indietro, perché lui si
è sempre sacrificato
per il bene di tutti.
Ed
ora, io, ipocritamente, mi dico che sarebbe stato d’accordo
di morire
per suo figlio.
L’ho
atteso tutta la vita, sin da quando eravamo bambini, e non riesco a
lasciarlo andare questa volta, nonostante la scelta sia mia.
Il
mio amore si sta dimostrando folle, egoista, incapace di farmi lasciare
andare.
Perché
il suo è un amore che si mostra folle, egoista, ma
è il primo a
lasciare andare, il primo a perdonare, il primo ad accettare.
Quante
donne avrebbero accettato di sposare un uomo che magari non le
amava, che voleva solo adempiere a una promessa?
Quante
donne avrebbero accettato di scoprire di aver sposato un alieno, un
appartenente a una razza assassina come i saiyan? Quante donne
avrebbero
accettato di scoprire di non aver mai nemmeno saputo il vero nome del
loro
amato?
Eppure
tutto questo scompariva, quando eravamo soli, io e lui.
Perché
nell’ombra e nel silenzio della nostra casa, diventavamo un
tutt’uno, perché
lui era veramente se stesso solo in quei momenti, perché
solo io potevo vantare
di averlo visto senza la maschera da eroe, solo io sapevo chi fosse
veramente.
Stavolta,
però, è diverso. Perché nella lentezza
dei secondi, nel mio
essere spezzata e abbandonata, c’è la colpa di
esserne l’artefice.
So
cosa mi diranno gli altri. Che dopo essere stata una strega con lui,
dopo non aver capito di essere più madre che sposa, dopo
averlo tenuto in
cattività, sono arrivata a
preferire Gohan a lui.
La
gente potrà parlare, parla sempre, ma io non ci
sarò a sentirli. Ho
deciso che resterò lì, abbracciata a lui e,
quando la morte se lo verrà a
prendere, lo seguirò.
Quanti
giorni sono già che non mangio e non dormo? Ho la gola
secca, ho
smesso anche di bere.
Gohan,
il mio piccolo, ci penserà mio padre a crescerlo. Sono
sempre stata
disposta ad abbandonare tutto e tutti per il mio Goku e lo
farò ancora.
Se
lui sapesse…
Nel
sonno, nonostante la febbre, mi cerca. Seppur senza medicina, tra
terribili dolori che gli attanagliano il petto, mi cerca.
Sentendo
il mio abbraccio, lo ha contraccambiato ed io, appoggiata al suo
petto muscoloso, potevo sentire i battiti di quel suo cuore avvelenato
che me
lo sta portando via >.
La
porta si aprì, uno spiraglio di luce entrò nella
casa.
Chichi
si riscosse e si voltò di scatto, udì dei passi.
A fatica cercò di
rialzarsi e avanzò, barcollante, rischiò di
cadere di nuovo. La luce le
abbagliò gli occhi arrossati dal pianto.
Batté
diverse volte le palpebre e, riconoscendo l’ospite,
iniziò a tremare.
“N-non
ti… darò la medicina”
sussurrò con voce rauca. Respirava a fatica.
“V-vattene…
la-lasciami sola…” esalò.
Rischiò di crollare a terra, ma l’altra persona
l’afferrò
al volo e la sostenne.
“Sono
la tua migliore amica, non ho nessuna intenzione di farlo”
ribatté.
<
Non siamo state amiche da subito, ma sei l’unica che mi
è stata vicino
quando è morto Yamcha > pensò.
“Capisco
il tuo dolore”. Aggiunse. L’aiutò a
sedersi per terra, di fronte a
sé, aspettando che la mettesse bene a fuoco.
Chici
singhiozzò.
“Non
ti porterei mai via la medicina per Gohan. Ora sono una madre
e
anch’io sono pazza d’amore per il mio
scimmione.
Ti
chiedo solo di non lasciarti morire” disse, mentre le sue
iridi azzurre
si riflettevano in quelle spente dell’altra.
<
Sì, mi capisce davvero. Lo leggo nel dolore sul suo viso
> pensò
Chichi.
<
Non sembra neanche lei > si disse Bulma.
“Mi
dispiace di aver scelto anche per Vegeta. Forse all’inizio di
lui non
mi fidavo, forse per un periodo sono stata gelosa del profondo legame
di
amicizia che lo legava al mio Goku, ma ora non provo
più niente di
simile. Semplicemente non riesco a vedere oltre la mia
famiglia.
Perdonami,
puoi odiarmi se vuoi” gemette Chichi, mentre le lacrime
ricominciano a solcare il suo volto.
“No.
Non ti odio. Come potrei odiare una sorella?”
chiese Bulma, abbracciandola e Chichi contraccambiò.
Entrambe stavano piangendo.
<
Mi sorride ed io non capisco perché >
pensò Chichi.
Bulma
estrasse dalla tasca due contenitori di plastica identici.
“Sono
riuscita a ricreare la medicina. Questo contenitore è per
Vegeta,
mentre questo è per Goku” disse.
Un
gemito sfuggì dalle labbra di Chichi.
Bulma
scoppiò a ridere tra le lacrime e Chichi lo fece a sua
volta, il suo
respiro si era fatto regolare.
Bulma
mise una pillola in mano a Chichi, quest’ultima corse al
capezzale
del marito e gliela infilò in bocca. Il respiro di Goku si
fece più regolare.
“N-non
so come ringraziarti” disse Chichi quasi
balbettando.
“Io,
invece, lo so. Ora vai a mangiare qualcosa, a bere almeno due litri
d’acqua e poi ti fai bella.
Siamo
le più belle e abbiamo i mariti più belli,
l’intera Terra lo deve
sapere” disse Bulma maliziosa.
Chichi
annuì.
“Sarà
meglio che prepari anche tante leccornie per Goku, quando si sveglia
avrà fame”. Aggiunse Bulma.
<
La speranza è tornata in questa casa >
pensò quest’ultima.