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Autore: infinitylenia8    27/04/2018    1 recensioni
- Qualcuno le ha dato il permesso di entrare? – Nicole si voltò di scatto verso quella voce. Una voce calma, autoritaria, profonda riecheggiò nell’aula.
Una donna, mora, era appoggiata alla parete. Le braccia incrociate, la testa inclinata nella sua direzione. Nicole incontrò il suo sguardo, si sentì studiata.
Nicole, studente di medicina, sportiva e appassionata di musica... si trasferisce a Sorrento, nel grande albergo di famiglia.
Qui incontra lei, professoressa di medicina all'università di Napoli. Alessia Gherardi, l'incubo di ogni studente.
(CAPITOLI IN COSTANTE REVISIONE - IL SIGNIFICATO DELLA STORIA NON VERRA' ALTERATO)
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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  - Nicole, sei dei nostri a pranzo?
  - Certo. Che si fa ragazze?
  - Io propongo di rimanere in sede… - Optò Michelle, stiracchiandosi.
  - E se andiamo al bar nell’angolo? – Propose invece, Nicole. - Non sembra male…
  - Direi che sarebbe un’ottima idea. – Rispose la rossa, convinta. – E data la giornata stupenda, potremmo anche farci un giro nei dintorni…
  - Andata! – Esclamarono all’insieme le due ragazze.
  - Hey ragazze, possiamo unirci a voi?! – Chiese una ragazza, seguita da un gruppetto di studentesse. - Non siamo di qua… - aggiunse avvicinandosi. - non conosciamo molto bene la zona e non sappiamo dove andare. E poi, non vorremo rischiare di perderci al ritorno!
  - Certo! – Rispose Nicole, sorridendo. – Stavamo giusto andando al bar accanto!
  - Ottimo!
    Fra chiacchiere e presentazioni, la pausa trascorreva in fretta. Gente di ogni età e di diversa etnia andava e veniva dal locale. Qualcuno consumava un caffè al volo al banco, altri sceglievano un panino e altri ancora si accodavano al self-service della mensa…
  Chissà lei, la sua prof preferita. Come trascorreva la pausa, che stava facendo. Si nutriva anche lei come ogni essere umano?
    Sedute fuori nella scalinata della sede, il trio era diventato un gruppetto di dieci ragazze che scherzava allegramente. Sembravano un gruppo di vecchie amiche che si conoscono da sempre.
    Nicole se ne stava sdraiata, appoggiata ad una grande quercia, la testa sulla spalla di Francesca. Socchiuse gli occhi.
  - Sopravvissute… a due giorni di Medicina. – Rifletté a voce, sorridendo.
  - Spero soltanto che non siano tutti come lei… - Commentò la rossa. – Gli altri prof…
  Poteva essere fredda, stronza, arrogante… Ma era tosta, determinata, professionale… questo doveva ammetterlo. Sarebbe rimasta ore ed ore ad ascoltarla. Riusciva ad ottenere il silenzio in aula, con uno sguardo. La sua voce catturava con passione l’attenzione di tutti. E il tempo volava. Ma questo per il momento, Nicole lo tenne per sé.
 
    Beandosi per ancora qualche istante del tepore del sole, di quella tiepida giornata autunnale, Nicole chiuse gli occhi. Lo scorrere dell’acqua fontana al centro giardino, cullò i suoi pensieri. Adorava Napoli, il mare, il sole, la gente. Riportò alla mente tutte le nuove emozioni di quei primi giorni, rivivendo ogni sensazione…
  Un rumore interruppe i suoi pensieri, destandola da quel senso di beatitudine. Riaprì gli occhi, una figura in lontananza focalizzò la sua attenzione. Appoggiata alla ringhiera, china in avanti guardava dritto davanti a sé. Era bellissima. Anche libeccio sembrava divertirsi a stuzzicarla. Si burlava di lei, giocherellando dispettoso con la sua chioma. Scompigliandole di continuo un ciuffo corvino ribelle. Il petto compresso dalle braccia, mentre si sporgeva verso il basso, le solleva il seno; si alzava e si abbassava, impercettibilmente al ritmo del suo respiro. Portò la sigaretta alle labbra e aspirò lentamente. Un altro tiro, prima di spegnarla e gettarla via. Si voltò incrociò lo sguardo di Nicole. Quella solita luce beffarda ad illuminarle il viso.
  Ed ecco che si avvicina. Viene proprio verso di noi, si avvicina sempre più. Lentamente, come una pantera che intrappola la preda. Nicole cerca di rimanere impassibile, di sostenere il suo sguardo… perché viene da questa parte. Perché, se l’ingresso è dal lato opposto…
  - Freddy, Del vento… - Salutò, a distanza di pochi passi. – Se avete finito di prendere il sole, vi informo che la docente di matematica ha iniziato e pertanto, – Disse seria, avvisandoci. Il sorrisetto arrogante, che le conferiva quell’aria strafottente. Non capivi mai fino a che punto il suo sarcasmo era ironico o velava un rimprovero, sfociando poi in sfuriata. - se siete fortunate entrerete all’ora successiva. Vi consiglio di raggiungere i vostri compagni fuori dall’aula. – Suonava come un’ammonizione. - Se vi ritrovo vagare nei corridoi, non sarò altrettanto gentile. – Proseguì dopo una breve pausa. – Se vi è più chiaro: “vi sbatto fuori”. Così avrete tempo per sdraiarvi in spiaggia. – Concluse.
  Tanto bella, quanto stronza... Nicole si scambiò uno sguardo furtivo con Francesca. La rossa scattò immediatamente in piedi, avviandosi in aula. Una Nicole incredula e perplessa, la seguì a rilento. Controllò l’ora al polso. Non era possibile erano[YFR1]  appena le due meno un quarto, non può chiudere la porta prima… Dev’esserci un modo per entrare in queste maledette aule senza destare nell’occhio. Un passaggio segreto, forse un’idea ce l’aveva… Tutto ciò era un incubo, una prigione. Anzi peggio, un inferno.
  Okey, forse l’entrata ninja sulle ginocchia dalla porta vetrata dall’alto dell’aula magna, non aveva avuto un gran successo. Doveva solo, essere perfezionata. E mentre un branco di idioti degli ultimi banchi si voltavano curiosi, Nicole constatò che forse, non era proprio stata una formidabile idea. Pochi attimi dopo, si trovava al punto di partenza. Arresasi si accovacciò a terra in attesa di una santa misericordia della prof. Francesca intanto, sconsolata fissava a vuoto lo schermo del cellulare, nel mentre, altri compagni erano intenti a ripassare chissà quale materia. Aspettando che la prof li graziasse invitandoli ad entrare studiò, una possibile alternativa per il futuro.
  Il resto del pomeriggio trascorse a rilento fra introduzioni dei concetti di base di matematica, fisica e informatica.
 
   Stava per mettere in moto l’auto, quando il rumore a singhiozzi del motore accanto la fece voltare. Un sorrisetto si allargò inevitabilmente sul suo volto. Bene, bene Miss Perfezione pare sia in difficoltà…
  La Gherardi tentava di accendere la macchina, girando inutilmente più volte la chiave. Imprecò contro il volante, frustrata. Combattuta per un istante sul da farsi, Nicole si decise a scendere dall’auto. Il cielo si stava scurendo, le loro vetture erano le uniche rimaste nel parcheggio. Chi a piedi, chi in macchina e chi correndo verso i pullman, sembravano essersi già tutti dileguati.
  Non poteva certo andarsene e lasciarla lì ad imprecare contro quella povera auto… Acquistò coraggio e bussò sul vetro. La Gherardi si voltò, e per un attimo parve sorpresa. Aprì lo sportello, dato che il finestrino non rispondeva ai comandi.
  - Problemi con la macchina? – Domanda idiota, subito…
  - A quanto pare. – La mora si passò una mano fra i capelli. - Ha deciso di mollarmi. Adesso, qui.
  - Ho i cavi, se vuole possiamo provare a metterla in moto.
  La Gherardi parve pensarci su. – Anche se fosse, non penso sia una buona idea.
  - Non si preoccupi, li ho già usati molte volte. – La donna la osservò, divertita. - Non le farò esplodere la macchina, stia tranquilla. Promesso. – Non per adesso, almeno… - Sorrise tra sé Nicole, il solo pensiero la divertiva.
  Nicole girò attorno alla macchina, mise in moto la sua peugeot e la posizionò di fronte alla ford nera della Gherardi. Con disinvoltura, collegò i cavi e dietre istruzioni alla prof. Sebbene perplessa e titubante, accettò l’auto senza controbattere.
  In un primo momento l’auto si accese, sembrò riprendersi e ripartire. – Fantastico… - Sentì dire alla Gherardi. Ma non appena ebbe fatto retro, morì del tutto. – Accidenti!
  - Posso darle un passaggio… - Si offrì.
  - La ringrazio, Freddy. Ha già fatto molto, - parve valutare l’offerta, per un istante. - non penso sia necessario. Chiamerò un taxy per oggi.
  - Come vuole. Ho una guida eccellente, sa. – se è questo che la preoccupava... – Non ci crederà, ma ogni mattina è una corsa contro il tempo…
  La Gherardi scoppiò a ridere. – Oh, su questo non nutro alcun dubbio. Freddy.
  Adorava sentire il suo nome pronunciato da lei. Aveva un suono, indescrivibile.
  - Per arrivare in tempo alle sue lezioni… - e non essere sbattuta fuori. Questo sembrava il suo principale obbiettivo da ieri e questa parte. Visto che il fato aveva stabilito di mettere sempre le lezioni della Gherardi di prima mattina all’alba…
 - Oh, adesso sì che mi ha convinto… -  La mora si tolse la giacca, gettandola nei sedili posteriori. Rimase in camicetta. E sì, faceva decimante caldo… troppo, caldo. Prese dalla tasca il cellulare, constatando delusa che fosse morto. – Naturalmente, capitano sempre tutte insieme…
  - Già, non sarebbe divertente altrimenti. – Tenga – Nicole le porse gentilmente, il cellulare. Sfiorò appena la sua mano. Il suo sguardo si soffermò sulle dita. Affusolate, le unghie ben curate, lo smalto rosso. Come poteva averle così perfette, dato il lavoro che svolgeva… (come medico, intendeva).
  - Gesto carino, davvero carino il suo.
  Ma?
  - Ma non ricordo la rubrica a memoria, purtroppo.
  Giusto, come aveva fatto a non pensarci. Lei non ricordava neanche il suo, non che si chiamasse così spesso da poterlo memorizzare, d’altronde…
  - Approfitto della sua gentilezza, per oggi.
  Hey, hey… voleva fosse insinuare che non lo fosse?!
  - Ha per caso connessione da cercarmi un taxy o magari, ha un cavetto per la macchina? Credo che la facoltà sia già chiusa.
  - Davvero, posso accompagnarla senza problemi. – Insisto…
  - Non credo, sia il caso.
  - Dove abita, - osò, visibilmente a disagio nel porle quella domanda così diretta - se posso chiedere?
  - Scortese, da parte sua – La Gherardi, le sorrise provocatoria come a leggerle nel pensiero. Okey, si divertiva a metterla a disagio, a tormentarla. – Si rilassi, Freddy. Sto scherzando. E comunque date le circostanze le rispondo che abito a soltanto 50 km di distanza.
  Oh, e che vuoi che sia… – Soltanto?                                                
  - Soltanto. E penso anche che ormai, l’ultimo treno sia andato – Disse sconsolata più a se stessa, quasi. Per la prima volta forse, da quando aveva avuto il piacere di fare la sua conoscenza, le fece tenerezza. Sembrava affranta, stanca.
  Un’idea balenò nella mente di Nicole e senza pensarci, la butto fuori. – Venga da me. – propose di getto.
  La Gherardì sembrò strozzarsi con l’aria, soffocando una risata.
  - Voglio dire… posso ospitarla.
  - Sta scherzando, Freddy? – Rise, divertita. – Grazie ma non è mia abitudine, andare a casa dei miei studenti.
  - …in albergo.
  La Gherradi. Sembrò non capire. Certo, del resto come poteva. - …In albergo? – Chiese perplessa.
  - Sì, in albergo da me.
  - Stai in un albergo? – Domandò curiosa, sollevando un sopracciglio e passando al “tu”.
  - Diciamo che per il momento, ci vivo…
  - Ti ringrazio, ma per oggi mi hai corrotto abbastanza. Non penso che potrei mai accettare di condividere una camera con te.
  Adesso fu a Nicole che andò di traverso l’aria, avampò. – Non intendevo… questo!
  - Me la caverò. – La mora continuava a guardarla con quel sorrisetto divertito. – Sopravviverò, stia tranquilla. – Era tornata al “Lei”… Era impressionante come riusciva a metterla sempre a disagio, in un modo così naturale, quasi elegante.
  - Non è una scelta da tutti, soggiornare in albergo. Da studente, intendo… - disse pensierosa.
  - Non se l’albergo, è il tuo.
  - Beh, in tal caso… La trovo una scelta azzeccata, allora. Non voglio farle perdere ulteriore tempo, Freddy. Vada pure, adesso. Non si preoccupi.
- Prof, insisto… davvero! Abbiamo molte camere libere, in questo periodo… sarebbe sciocco rifiutare, non crede? – Nicole le offrì un sorriso amichevole - E poi mi farebbe sentire davvero in colpa, lasciarla qui. – Sorrise. - Non vorrei che domani arrivasse tardi, a lezione…
  - D’accordo, mia hai convinta. – Si arrese. - Effettivamente si sta facendo tardi. E non è che abbia tutta questa voglia di cercare un albergo.
  - Perfetto, salga in macchina, allora. – Sembrò esitare, un ultimo istante. - Domani potrà sicuramente recuperare la sua.
  - Senza dubbio…
  Silenzio. - Non sta tentando di corrompere una sua docente vero, - La voce roca, più bassa. -  Freddy?
  Un tuffo allo bocca dello stomaco. La prego non lo faccia prof, non continui a parlarmi in quel modo… - Chi? Io?! – Si voltò a guardarla, incantata. Un braccio appoggiato al finestrino, la mano fra i capelli. L’altro braccio sulle gambe, le dita tamburellavano sulla borsa. Si voltò di scatto. - Scherza, vero?
  - Chissà…
  - In tal caso, la lascio nel dubbio…
 
   
 
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