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Autore: Ashcasak_2k2    28/04/2018    1 recensioni
Un tempo nel caos iniziale si distinguevano quattro forze misteriose, quattro energie inesauribili, quattro elementi potenti:
Fuoco, Aria, Acqua e Terra.
Indipendenti da altro, ma legati tra loro, i quattro elementi giunsero dopo numerosi tentativi ad un equilibrio armonico che per millenni è rimasto inalterato grazie ai Custodi. Oggi quest'equilibrio sembra più che mai destinato ad infrangersi come un fragile castello di carte in presenza di un lieve sbuffo di vento... Ma come in ogni altro secolo ci sono quattro Custodi che sono stati preparati a proteggerlo con l'ausilio della natura stessa che si affida a loro.
Heric, Aaron, Meredith e Daisy.
Loro sono i Quattro.
~DAL CAPITOLO 3
"Credi forse che qualcuno di noi abbia scelto di essere qui a giocare a fare gli stregoni creando palle di fuoco, turbini di vento, onde e terremoti?! Credi forse che qualcuno di noi abbia avuto scelta o anche solo voce in capitolo in tutto questo?!"
Le urlò contro quelle parole mentre senza che se ne rendesse conto dalle sue mani iniziavano a prender forma delle scintille...
È LA MIA PRIMA STORIA SIATE CLEMENTI!!!
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VALE ~ Ciao, stammi bene

"Non ci posso credere..." mormorò sconfitta Daisy.
"Io invece non ci voglio credere!!! Sai che vuol dire questo per la mia carriera scolastica? Sono rovinata... RO-VI-NA-TA capisci?! Per non parlare del dover vivere sole con due maschi" si lamentò Meredith mettendosi le mani sul viso. 
"Ma daiii! Che problemi ci sono se vivete con due maschi? Non siamo mica nell'Ottocento... Il college è pieno di queste cose" sbuffò irritato Heric, che non capiva quale fosse l'effettivo problema in quella faccenda, insomma di certo non avrebbe fatto i salti di gioia, ma esagerare così gli sembrava eccessivo. 
"Il problema, tesoruccio caro, non sarà quello che la gente possa pensare, piuttosto sarà la tavoletta perennemente alzata e magari pure il bordo sporco, il problema saranno tutte le ragazze che vi porterete in casa con malattie veneree annesse... Oh mio dio... Non ci posso pensare" Non sembrava esserci modo di fermarla; quasi impazzita blaterava di falsi miti, forse letti sull'ultimo numero di Cosmopolitan. 
"Oh andiamo, basta! Mi sanguinano le orecchie per la miseria! Credete che a noi faccia piacere?! Beh, la risposta è no! Di certo dover condividere l'appartamento con due ragazze e sopportarle nei giorni oscuri del mese non è tra i nostri sogni per il futuro, ma visto che non abbiamo altra scelta ci toccherà provarci." proruppe Aaron, che a causa di un atroce mal di testa aveva perso la sua proverbiale aria di sufficienza e superiorità.
Vendendo che la sua amica sembrava non demordere e che, più agguerrita che mai, stava per rispondere, Daisy si premurò ti trascinarla via, con la scusa di darle un passaggio a casa così da salutare il padre.

INTANTO AL TEMPIO...
"Che ne pensi Cassy?"
"Penso che dovresti smetterla di chiamarmi Cassy, Alex"
"Okay, ma seriamente che impressione ti hanno dato dopo che li hai conosciuti?" ritentò Alexander, ansioso e forse anche curioso di conoscere il verdetto della Guardiana.
"Mmm... Ma non saprei... Insomma prima di giudicare mi ci vuole del tempo"
Cassandra tentava in ogni modo plausibile di eludere la domanda del fratello, ma aveva fatto male i suoi conti pensando di poter ingannare la persona che più la conosceva al mondo.
"Hai capito tutto, giusto?" disse infatti quest'ultimo.
"Giusto" ridacchiò lei.
"E per il momento non hai intenzione di dirmelo, no?" chiese quasi divertito dal fatto che quella donna, così misteriosa ed enigmatica all'apparenza, fosse per lui un libro aperto.
"Giusto anche questo" e dicendolo ogni angolo del suo viso sorrise.

P.O.V Meredith
Aveva atteso quel giorno da quando, da bambina, aveva guardato con la madre il primo telefilm ambientato al college. Tutta rannicchiata nel suo angolo di paradiso, tra il bracciolo del divano e la spalla della donna che le aveva dato la vita; la stessa donna che le diceva sempre di non smettere mai di sognare. E il college, per molto tempo, era stato il suo sogno: feste, amicizie che sembrano durare una vita, il vero amore ben lontano dalle classiche cotte del liceo... Tutto, perfino i litigi e le delusioni, al college sembravano migliori nel suo immaginario, quasi come se una barriera dividesse il campus dalla vita fatta di alti e bassi. Ora Meredith si sentiva smarrita, sedici anni compiuti da poco, due anni dalla fine del liceo... Anni che però non avrebbe trascorso tra quelle quattro mura ormai familiari che l'avevano vista maturare, bensì tra pareti estranee e con persone estranee. Non si sentiva all'altezza e le sarebbe piaciuto tanto poter sentire solo per una volta la stretta calorosa di sua madre Meryl e le mille raccomandazioni snervanti che solo una mamma può fare.
"Lei avrebbe pianto... a dirotto, come una fontana... Come se dovessi partire per la guerra. Avrebbe fatto così... Ma solo dopo averti vista partire, prima ti avrebbe fatto coraggio"
Suo padre era sempre stato un uomo di poche parole, ma le poche che spendeva erano sempre le più appropriate. Morgan Smith era un uomo che non amava mostrare agli altri i suoi sentimenti, ma il velo di malinconia che era calato sul suo sguardo era così intenso e leggibile che perfino un cieco lo avrebbe intuito. Si strinsero forte in un dolce abbraccio: "Qualsiasi cosa... Sai dove trovarmi. Ricordati che qualunque cosa tu faccia lei sarà fiera della donna che stai diventando. Ora va prima che cambi idea e mi chiuda nella tua valigia... O peggio ti segreghi in casa" cercò di smorzare la tensione. La giovane custode scoccò un tenero bacio sulla guancia del padre e, valigia alla mano, uscì di casa con decisione.

P.O.V Aaron
Era assurdo pensare che un tipo come lui potesse avere un qualche tipo di ansia verso il futuro... Insomma certe cose c'era da aspettarsele da Daisy o da Meredith, non da lui.
Eppure quel pomeriggio non sembrava aver fine. Lì, in casa sua, dove ogni stipite ed angolo gli ricordava quanto fosse solo... Ma non era la solitudine a tormentarlo e neppure l'imminente cambianto, piuttosto il fatto che, lasciando quella casa, lasciava indietro anche loro: Arya e Albert , i suoi genitori. Non voleva andare avanti, non voleva dimenticere e non credeva affatto alla sciocchezza del "tempo che cura ogni ferita" e forse nemmeno voleva essere curato. Quella sofferenza glieli faceva sentire vicini, quasi come se non se ne fossero mai andati... E temeva che superare quel dolore fosse come cancellarli dalla sua memoria. Il suo problema non era stare da solo, il suo problema era stare solo senza di loro. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato un giorno nei panni di un ragazzo con una famiglia normale... E si ritrovò a pensare che gli sarebbe piaciuto veramente esserlo: solo un semplice e normalissimo ragazzo che si accinge a partire per il college salutando suo padre che gli ricorda di divertirsi e fare il bravo e sua madre che commossa gli impone di chiamarla ogni due giorni.

P.O.V Daisy
"Mamma, papà sono a casa!" si premurò di gridare per informarli del suo rientro... Ma non ricevette nessuna risposta. Entrando poi nella cucina trovò sul frigo un post-it arancione sul quale spiccava la pessima calligrafia di suo padre: "Usciamo un istante, non osare partire senza averci salutato". Già... La conoscevano fin troppo bene, era troppo sensibile per sopportare un addio che infondo addio non era, ma per lei era come se lo fosse. Allontanarsi per la prima volta da casa, rinunciando agli amici di sempre, al pranzo della domenica con la nonna... Era un prezzo alto da pagare, ma questa volta non aveva dubbi: ne valeva la pena. Aveva silentemente ascoltato Meredith lamentarsi, pensando tra sé e sé che capiva tutte quelle ansie e quelle paure e ritrovandosi forse per la prima volta ad essere lei quella sicura. Delle tante cose che stavano affrontando il college era sicuramente la meno pericolosa! L'unica cosa che la preoccupava era il dover fare amicizia, non era una cosa che le riusciva bene e dover ricominciare a farlo era tremendo. Quando però si sentiva sopraffatta dai pensieri negativi si metteva a ragionare sul fatto che, nel bene o nel male, c'erano già tre ragazzi a condividere con lei gli anni più belli della loro vita.
"Amore, te l'avevo detto che se ne sarebbe andata... Non dovevamo uscire"
Il tono di rimprovero usato da sua madre contro suo padre era inconfondibile per lei.
"Rose, ma non vedi che c'è la sua macchina ancora nel cortile! Dove vuoi che sia andata?!" rispose esausto Duncan.
"Hey sono in cucina" li informò Daisy
"Sapevo che avresti aspettato... Mi dispiace tesoro hai perso la scommessa"
"Oh andiamo non ditemi che avete scommesso su di me" la custode si finse offesa, cercando di trattenere a stento una risata.
"Ecco bravo Duncan ci hai fatti beccare, complimenti" e dicendolo mimò il gesto dell'applauso con le mani.
"Siete completamente pazzi" disse ridendo la rossa.
"Vieni qui fiorellino di papà" proferì spalancando le braccia e invitando la figlia a stringerlo.
"Tesoro, ormai va al college... Non è più il tuo fiorellino" gli fece presente Rose.
"Lo sarà per sempre"

P.O.V Heric
Era tornato a casa da poco e aveva chiesto aiuto a sua madre per sistemare gli ultimi dettagli della sua valigia. Si sentiva piccolo e inesperto, se non fosse stato lui, si sarebbe perfino potuto definire insicuro. Ma lui non lo era, o per lo meno non credeva di poterlo essere. Heric era sicuro, spavaldo, energico, una sorta di eruzione vulcanica inarrestabile... Sì, era tutte queste cose, ma alle volte, quando se ne concedeva il lusso, si denudava di ogni maschera e lasciava libera anche l'altra parte di sé. Sarebbe andato nel college dove aveva studiato suo padre, avrebbe calpestato il suo stesso suolo e non poteva ricevere né un banale consiglio, né la classica rassicurazione paterna o la benché minima e accennata pacca sulla spalla.
"Rick" lo chiamò sua madre usando il nomignolo che più gli piaceva "quando tuo padre... Beh insomma hai capito... Mi disse di darti questo il giorno in cui avresti avuto bisogno di lui e lui non ci sarebbe stato" disse sinteticamente cercando di non riaprire vecchie ferite che in realtà non si erano mai totalmente rimarginate.
Heric le sfilò di manoil cofanetto di legno scuro e ringraziandola fece per andarsene.
"Un po' mi mancherai mamma" disse sogghignando.
"Tu a me da impazzire... Ma forse mi riposerò senza i tuoi continui guai" disse ridendo e, lanciandogli un ultimo bacio con la mano, lo vide chiudersi la porta di casa alle spalle

UN'ORA DOPO...
"Siete pronti? Ora inizia veramente la nostra avventura" Chiese Daisy col solo intento di fare conversazione durante il viaggio.
"Non sarà poi così difficile" esclamò la custode dell'acqua quasi come se fosse stata illuminata da una nuova forza.
"Sono sempre pronto" disse Heric spavaldo come sempre.
"Si certo... Come gli scout, Ricky"
La battuta di Aaron dimostrava come, nonostante i dubbi, le domande, le batoste subite e soprattutto le preoccupazioni, loro rimanessero sempre così: veri.
Infondo erano dei Custodi e proprio come gli scout sarebbero stati << sempre pronti >>. 






 

N.d.A
Ciao a tutti!
Come promesso ecco il capitolo che, per farlo uscire puntualmente, è stato scritto col telefono, pertanto mi scuso per il carattere e per la mancanza di grassetto, eventuali errori ecc... Anzi vi prego di farmeli notare tramite recensioni. Il prossimo capitolo non uscirà sabato prossimo a causa di alcuni miei impegni, ma quello dopo ancora. Per farmi perdonare vi spoilero che nel prossimo saranno al college, li vedremo insieme sia nel campus che in casa e soprattutto avranno la prima lezione con il maestro... Sarà un capitolo mooolto lungo!                   
Spero che questo malgrado tutto vi sia piaciuto!
Baci e alla prossima Ashcasak_2k2 ❤️

   
 
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