Day nine.
˵ Ho la netta sensazione che qualcosa stia
cambiando. Non voglio uscire, ma devo farlo. Ieri Minho se n'è andato e
mi
sento diverso. Il grigiore della giornata mi sembra affrontabile,
nonostante
questo peso nel petto. Non so perché io mi senta così, ma qualcosa mi
fa male.
Vorrei essere in grado di dare voce a questo pensiero, ma lo sento
troppo
confuso nella mia testa. Forse dovrei rimanere in casa, come sempre. ˶
Taemin
posa la
penna e rimane seduto a guardare la fessura da cui entra un po' di luce
naturale. Fa apposta a tenere chiuso tutto, per far sì che nessuno lo
disturbi,
per farli desistere da qualsiasi tentativo di farlo uscire di casa, ma
sa
perfettamente che questi sono giorni persi nel vuoto della sua vita.
Ha
scritto sul
diario ciò che pensa e lo fa sempre per poter dare una forma concreta a
quelli
che sono i suoi pensieri più intimi ed intrisi di dolore e tradimento.
Non
riesce ad
ammettere a sé stesso che tutto questo è un problema, e probabilmente
non ci
riuscirà mai se continua così. Minho glielo ha detto quelle poche volte
che
sono usciti in tre anni.
“
Taemin, non puoi rimanere in casa sempre.”
“Taemin,
ti stai distruggendo così. Da quanto non esci il sabato sera con la
compagnia?”
“ Taemin,
la gente non è tutta uguale.”
Già,
tutta
uguale. Eppure da allora è cambiato tutto.
Il
pensiero di
ciò che ha vissuto gli fa chiudere gli occhi e prendere un grosso
sospiro.
Sente la stessa sensazione di disagio di allora, che lo fa sentire come
un
estraneo in quello che non considera più il suo mondo. O magari paese.
O città.
Magari cambierebbe qualcosa se se ne andasse.
La
verità è che
ci ha pensato davvero ad andarsene, ma non sa come fare. Si sente
bloccato in
un limbo che non lo porta a scegliere ma a stare fermo, come su di un
filo. Si
sente un equilibrista, anche se non sa come riesce a rimanere in piedi
e,
probabilmente, aspetta solo di cadere.
«
Gli stai
ancora dietro? Ah- » Kim Jonghyun poggia il bicchiere sul bancone del
bar, dopo
aver bevuto tutto. Ha una faccia da schiaffi in quel momento e Minho
non sa se
provare fastidio o continuare ad ascoltarlo.
«
Lo sai che non
si schioda. Sono cazzi suoi se non vuole uscire. » borbotta, ma poi
sorride
minimizzando quello che, per l'altro ragazzo, è davvero importante. Non
è che
Jonghyun sia uno stupido che non bada ai sentimenti altrui,
semplicemente nota
come l'amico ci stia rimanendo veramente di merda nel pensare a
qualcuno che
non da segni di cedimento. Sì, Jonghyun pensa che Taemin non voglia
fare nessun
passo verso il ragazzo e probabilmente pensa che non ci tenga come ci
tiene
Minho. Ha ragione in fondo e questo lo infastidisce. Gli da una pacca
sulla
spalla ed il moro, ancora curvo sul bancone, fissa il suo bicchiere
ancora
mezzo pieno, o mezzo vuoto, proprio come si sente lui.
«
Non è così
facile. » si azzarda a dire, con la voce ritrovata, e Jonghyun lo
guarda
inarcando un sopracciglio. Lo intuisce, percepisce quello che prova e
per
questo si mette un po' più comodo sullo sgabello e lo guarda meglio.
«
Non è così
facile, cosa esattamente? » il più grande lo incita, ed il minore
risponde come
meglio riesce.
«
Lasciare da
parte gli amici... Un amico... Non è così facile. »
«
Sono tre anni
che ci provi e tre anni che non fa niente per te. Dovresti mettertelo
in testa
che certi problemi non si superano. »
«
E' così grave?
E' così grave da non volerci nemmeno provare? »
il
minore si gira e lo guarda negli occhi e
di colpo Jonghyun si ferma a riflettere. Forse qualcosa l'ha saltato,
un
passaggio almeno.
E
si pone la
stessa domanda dell'amico: è così grave da non volerci provare? Se
Taemin si
chiude in casa e non esce, quello che gli è successo è così grave?
Sbuffa
e si
porta una mano tra i capelli, abbassando lo sguardo, ma quello
smarrimento è momentaneo
e lo affoga ordinando al barista un'altra birra che sorseggia subito
dopo.
«
Magari è
grave, ma se non ci provi a reagire, non guarirai mai. »
Di
colpo il più
piccolo sbarra gli occhi. E' questo che lo preoccupa, perché l'amico
non
reagisce. Non ci prova. E se non ci prova significa che non vuole. E se
non
vuole, vuol dire che vuole rimanere così.
Il
pensiero gli
attanaglia lo stomaco, a tal punto da sentire male. Gli occhi saettano
dal
barista all'amico sino al bicchiere che è davvero mezzo vuoto, proprio
come
lui. Si sente così, con questa nuova consapevolezza, “ il mezzo vuoto”
perché
lui a Taemin ci tiene sul serio e non essere ricambiato in
quest'amicizia gli
fa davvero male. Quando gli era successo di pensarci così tanto e di
sentire
questa mancanza?
Non
se n'era mai
accorto prima, mai.
«
Riempimi il
bicchiere. » ordina al barista, ma vedere il liquido riempire il
contenitore
trasparente non lo rende pieno come vorrebbe. Ecco, forse vorrebbe
dimenticare.
Dimenticare cosa significa il dolore per qualcuno che non vuole esserci
e per
essere quel qualcuno per cui non vale mai la pena.
Afferra
il
bicchiere e se lo scola, come se fosse acqua e sente solo bruciare.
L'avvertimento dell'amico di andare piano, non lo sente nemmeno, tanto
che
l'esofago brucia e gli pizzicano gli occhi.
Perfetto,
ora ha
anche la scusa per asciugarseli. Può far finta che sia l'alcool ad
avergli
fatto questo, mentre l'amico gli mette la mano sulla spalla.
« Fai piano, idiota! » lo scuote un po', ma all'altro importa poco. Annuisce però, e gli fa un mezzo sorriso con ancora gli occhi velati di una triste consapevolezza. Lui è mezzo vuoto, come il bicchiere.