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Autore: cin75    01/05/2018    6 recensioni
Dalla storia:
“Sam, ascolta!” lo fermò Dean.
Fece un respiro profondo e parlò di nuovo. “Ok! Niente più giri di parole. Tu...Sammy. Tu , sei mio fratello. Sei tu quel fratello che sto cercando da mesi!”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Garth Fitzgerald IV, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sam sgranò gli occhi. Sorpreso. Confuso. Sbalordito.

“Dee...” e poi, subito dopo. “Dean….” come per fare in modo che quel nome, senza nomignolo alcuno, potesse e dovesse mettere, all’improvviso, distanza tra loro. “Mi hai tirato fuori da quella macchina e io te ne sarò sempre riconoscente. Posso anche capire che non trovando tuo fratello, tu abbia potuto vedere in me….”

“No, no...” fece Dean. “Non è così! Tu sei mio fratello.”

“Dean io non ricordo niente, è vero. Ma un fratello….cavolo!! un fratello non si dimentica. Qualsiasi cosa accada. Un fratello è un legame di sangue che non può andare via con un colpo di spugna sul cervello...”

“Esatto!! perché credi io ti abbia messo in questo bar ?, che ti abbia tenuto sotto controllo?, che sia venuto tutte le volte che potevo e ...”

“Tu hai fatto cosa?” fece a questo punto anche un po’ preoccupato di quello che stava venendo a sapere.

Dean, sospirò.

Non pensava sarebbe stato facile, ma nemmeno difficile!!

“Perchè speravo che vedendomi, giorno dopo giorno dopo giorno, tu , potessi ricordare. Che potessi ricordarti di me. Ascolta..” disse poi, indicando Castiel. “ Cass può aiutarti a riavere tutti i tuoi ricordi, ma non può farlo se tu non sei pronto e ….disponibile alla guarigione.”

“Pronto e disponibile alla guarigione!?” esclamò basito. “Dean ma che stai dicendo? Mi fai quasi paura. Mi sembri uno di quegli esaltati che...”

“Castiel è un angelo!” esordì Dean, bloccando in gola le parole di Sam.

“Un...cosa?”

“Un angelo. Uno vero. Che va e viene dal Paradiso. Uno di quelli che può guarire le persone. Che può fare miracoli.” continuava ad elencare come se farlo potesse convincere Sam.

“Beh!!!, miracoli, io non...” cercò di intervenire Castiel, volendo precisare la cosa.

“Non ora, Castiel!” lo rimproverò , il cacciatore.

“Oddio!” esclamò Sam, poggiandosi meglio sul bastone. “Non pensavo che tu fossi uno di quelli fissati con il soprannaturale!”

Dean rise nervosamente a quell’uscita del fratello ignaro. “Noi siamo cacciatori, Sammy.”

“Cosa?”

“ Cacciatori di esseri soprannaturali.” continuò.

“Ma che...”

“Eravamo a caccia quando hai avuto quel dannato incidente che ti ha resettato la memoria.”

“Tu sei pazzo, Dean!” sbottò , a quel punto, Sam.

“No, e nemmeno tu lo sei. Noi diamo la caccia ai mostri, ai demoni, ai vampiri...”

“Cosa???” quasi gridò l’altro. “Mostri, vampiri….ora mi dirai che esistono anche i lupi mannari!!” replicò con ironia.

“Noi preferiamo il termine : licantropo. Fa meno film di paura!” intervenne Garth appena dietro Sam.

Il cacciatore smemorato si girò verso quello che era , fino a qualche ora prima, il suo collega.

Ma qualcosa lo sconvolse profondamente. Anzi, lo terrorizzò.

Garth era sempre Garth, ma i suoi occhi erano gialli, quasi luminescenti, la forma delle sue iridi strana, i suoi denti erano aguzzi e sporgenti, perfino i suoi lineamenti sembravano leggermente indefiniti.

“Oh cazzo!!!” gridò, facendo un maldestro salto indietro , a causa della gamba lesa. “Che diavolo…..ma che cazzo sta succedendo??” imprecò ora , davvero spaurito ed era così strano per Dean, vedere il suo coraggioso e impavido fratellino, reagire con così tanta paura.

“Sammy..” provò a richiamarlo per calmarlo.

“Chi sei tu?” fece rivolto a Garth , che ora aveva di nuovo le sue sembianze. “Chi siete voi!?” fece agli altri due che avanzavano piano verso di lui, mentre Sam, invece, continuava ad indietreggiare, fino a quando non si ritrovò spalle al bancone del bar.

 

Dean, non sopportava di vederlo in quelle condizioni. Era Sam, ma allo stesso tempo non lo era affatto.

 

“Ragazzi, per favore...” fece rivolto agli altri due. “Potete lasciarmi da solo con lui?!” e i due obbedirono.

“Sto’ per morire?!” sussurrò tremante Sam, immobile , schiena al bancone. “Volete ucc….”

“No!!” lo fermò Dean. “Non stai per morire e di certo nessuno di noi vuole ucciderti, anzi, ti stupirebbe sapere che tutti quelli qui dentro, morirebbero per te.”

“Ma loro..” alludendo all’aspetto di Garth e a quello che doveva essere Castiel.

“Io stesso sono morto per te, Sammy!” esordì quasi in un sussurro, il maggiore.

“Cosa?”

“Storia lunga, lasciamola per un’altra volta!” rispose, sorridendogli amichevolmente.

Per un po’ Dean non disse niente. Ma fece esattamente quello che faceva Sam ogni volta che lo vedeva entrare in quel bar.

Lasciò che Sam si calmasse da solo e quando lo vide che , piano, si sedette su uno degli sgabelli, allungò una mano dietro al bancone e afferrò la solita bottiglia di scotch che in quelle numerose sere, era Sam , a prendere per lui.

Riempì due bicchieri e ne porse uno al minore.

“Dean….che succede?!”

“Il tuo nome è Sam Winchester e non Smith. Sammy, solo per me. Io sono tuo fratello Dean. Dee, come mi chiamavi quando eri piccolo!” iniziò in modo calmo e pacato. “Alcuni mesi fa, come sai, hai avuto un incidente che ti ha fottuto la memoria. Hai dimenticato chi sei, chi sono io….” disse mettendogli davanti quelle foto che nei momenti estremamente duri delle loro vite, riuscivano sempre a riportare equilibrio. “…. il nostro lavoro, la nostra missione. La nostra storia.” e a quelle foto, aggiunse, il diario di John.

Il giovane guardò quegli oggetti, li osservò con cautela, lesse qualcosa tra quelle pagine ingiallite, rovinate dal tempo e dall’usura causata dalle mani che mille volte le avevano sfogliate con scrupolosa attenzione e cautela.

“Quando ti hanno dimesso, non riuscivo ad accettare il fatto che non ricordassi niente. I dottori si erano limitati a dire che dovevi recuperare da solo. Ma non potevo permetterlo. Il tuo coraggio, la tua volontà, la tua forza, la tua genialità, tutta la tua conoscenza non potevano rimanere in quel limbo in cui è adesso.”

“Conoscenza?...genialità?...ma cosa….”

“Sam , quando si tratta di eliminare il male dalla vita di qualche innocente, tu sei un genio. Hai una conoscenza del soprannaturale, di quel male che si nasconde nella notte, da fare invidia al più valido dei cacciatori. Hai un coraggio pari a nessuno.” lo adulò Dean, sapendo di non esagerare in quelle sue parole.

Sam lo ascoltava , ascoltava ogni parola anche se quelle rivelazioni ancora lo sconvolgevano.

 

Il soprannaturale? Il male? Mostri , demoni, vampiri e compagnia bella? Lui che li combatteva? Lui , che dalle parole di Dean, sembrava quasi un eroe?

Lui che aveva un fratello? Un fratello che non si era arreso mai un giorno pur di rimetterlo in sesto? Che gli era rimasto accanto nonostante non fosse riconosciuto?

Cavolo, aveva un fratello che gli aveva perfino messo un lupo mannaro a fargli da guardia , pur di tenerlo al sicuro.

 

Sam deglutì. Passò le dita tremanti sui visi impressi su quelle foto e Dean non potè non sorridere.

“E gli angeli?” sussurrò, il più giovane.

“Non tutti sono come quelli delle cartoline di Natale. Alcuni sono dei veri stronzi!!” rispose Dean. “Ma Castiel….Cass è un tuo amico. E’ come un fratello per noi. Ha rischiato la vita non so quante volte per salvare la nostra. In questo momento, sta cercando di mettere ordine in un caos davvero immenso, sta provando a salvare questo mondo e quell’altro eppure ha mollato tutto non appena ha saputo quello che ti era successo.” riferì, compiaciuto di quell’amico celeste.

“Hai detto che non può aiutarmi se io non voglio essere aiutato!” fece il biondo.

“Sì, è così. Vedi! Cass ha davvero la possibilità di sistemare le cose, ma per funzionare, chi riceve il suo aiuto deve voler ….come dire...guarire.”

Sam lo guardò e poi lentamente si alzò dal suo posto.

“Ti ho ascoltato, Dean. Lo giuro, l’ho fatto. Ma…”

“Ma cosa?!”

“Se io non volessi guarire?”

 

“Cosa?!” e questa volta fu quasi un sussurro. Gli occhi lucidi. Lo sguardo confuso.

 

“Cerca di capire. Io sono qui, servo drink, birre, qualche panino. A volte flirto con qualcuna. A volte , nonostante tutto...” fece , indicandosi la testa e la gamba malandata. “..mi va bene. E’ tutto semplice, tranquillo. E tu? Tu invece vieni qui, mi spiattelli in faccia questo casino, la vita assurda che avrei fatto fino a qualche mese fa. Mi dici che non ci penserei due volte a farmi fare a pezzi da chissà quale mostro orrendo per un emerito sconosciuto e ti aspetti che dica di sì. Che permetta al tuo assurdamente vero amico alato di ributtarmi in quella mischia con un semplice tocco della sua mano.” gli spiegò con un certo risentimento il minore.

“Ma Sammy...è la tua vita. E’ quella che hai sempre vissuto!” cercò di fargli presente Dean, anche se dentro, quelle parole appena proferite dal fratello, gli avevano causato un non indifferente dolore.

“Mi dici che sei mio fratello….”

“E’ così. Lo sono!!” rispose con decisione.

“E allora perché vuoi farmi questo?!” e Dean sentì la sua gola contrarsi a quella domanda. “Perchè vuoi riportarmi in quella vita così pericolosa quando invece qui sarei più che al sicuro? Quale persona vuole una vita simile per il proprio fratello?!” ed era così deciso in quelle sue domande.

Quelle parole colpirono ancora e ancora l’animo di Dean. La sua mente andò nel panico.

 

Hai ragione e io sono un maledetto figlio di puttana. L’ho fatto a Stanford, l’ho fatto a Kermit, l’ho fatto ogni dannatissima volta che credevo di averti perso e ora, da quell’egoista che sono, sto cercando di farlo di nuovo. Ma cazzo, Sammy!, mi sono venduto la mia stramaledettissima anima per te, per il bene che ti voglio e non riesco ad accettare che tu non sappia che hai e avrai sempre un fratello, me, che ti guarda le spalle.

 

Ma ciò che invece venne fuori dalle sue labbra fu ben altra cosa.

“Ok! Hai ragione! Se è questo quello che senti...che vuoi….questa volta, a quanto pare, devo lasciarti andare davvero. Ti chiedo scusa. Perdonami. Ti sto chiedendo di fare una scelta che non vuoi fare. Hai ragione. Non posso costringerti ad una vita che non vuoi. Non posso legarti ad una famiglia di cui non senti più di fare parte.” si alzò anche lui dal suo posto e fu così difficile non mostrare la fatica che fece per alzarsi, schiacciato da quella presa di coscienza. “Non voglio che tu soffra per causa mia. Mi basta averti detto la verità, averti chiesto di scegliere, di pensarci almeno. Ma se avere questo...” fece indicando il bar e quello che avevano intorno. “...è quello che ora vuoi e che ti fa star bene, beh!!, io non sono nessuno per costringerti a vivere una vita che non vuoi!” e si avviò verso l’uscita.

Si fermò solo un attimo, appena superò l’altro. “Dirò a Garth che può tornare dalla sua famiglia. Che non hai più bisogno di un babysitter! Che qui, hai quello che vuoi e di cui hai bisogno ormai. Che starai bene, che infondo è quello che volevo.” fece con una certa amarezza. “Addio, Sammy!” e continuò per uscire dal locale.

 

 

“Dee!!”

Di nuovo quel nome. Detto in quel modo. Con quella intonazione così familiare. Da quella voce così familiare.

Di nuovo quel dolore al centro del petto.

 

Dean si voltò piano. Ma non disse niente. Si limitò a fissare il fratello che di rimando, fissava lui.

“Chiama Castiel!” fece Sam e sorrise alla timida confusione che apparve sul volto del più giovane.

“Castiel?”
“Sì. Hai detto che solo lui può rimettere a posto il casino che ho nella testa, no?” e Dean ritrovò ad annuire. “Così...chiamalo!”

Dean gli si avvicinò quasi timidamente. Era davvero confuso. Non capiva.

“Ma tu hai...hai appena detto che non volevi essere guarito, che non volevi la tua vecchia vita e tutto il resto. Cosa...”

Sam fece un altro passo zoppicante verso il ragazzo. “Tu vieni qui e mi racconti questa specie di favola dell’orrore. Mi parli di mostri, di male, di pericolo. Mi dici che ero in gamba in quello che facevo, che quello che conosco e che so fare aiuta..salva la vita delle persone..”

“Sì, è così!” ammise orgoglioso Dean.

“Ma non ti ho mai sentito dire che avrei dovuto farmi ...aggiustare..da Castiel, perché è quello che tu vuoi. Perchè ti manco e vivere questa vita non è la stessa cosa se non la vivi come l’hai sempre vissuta. Con me.”asserì quasi deluso, il giovane.

“E mai lo dirò, Sammy.” lo sorprese e poi lo sorprese ancora. “Riaverti accanto è quello che voglio? Diamine se è così. Mi manchi? Ogni ora, ogni giorno. Sono stanco di vederti dietro quel bancone a servire birre mentre so che hai salvato questo schifo di mondo più di una volta? Cazzo, se lo sono.” ammise con decisione, replicando a quel sottile rimprovero da parte di Sam. “Ma ho commesso l’errore di scegliere per te troppe volte e tutte le volte ne pagavamo entrambi le conseguenze. Ho imparato la lezione qualche anno fa e da allora ti ho sempre chiesto di scegliere con coscienza la strada che volevi prendere. Sempre. Tutto ciò che ti dicevo era : Non puoi stare con due piedi in una scarpa. Decidi e io accetterò!” gli disse Dean. “E tu hai sempre scelto!” fece ancora, con un certo imbarazzo per non dire palesemente “Hai sempre scelto me!

“ E anche adesso lasci a me la scelta. Quindi….”

“Quindi ?”

“Chiama Castiel e rimettiamo questo treno sul giusto binario!” ironizzò.

 

Dean sorrise. Sorrise davvero di cuore, come non faceva da mesi, ormai.

 

 

Qualche minuto dopo, Castiel, di fronte al giovane amico, gli imponeva un paio di dita sulla fronte e gli poggiava la mano sulla gamba lesa.

“Sei pronto?!” fece l’angelo.

“Ricorderò tutto?”

“Sì. Tutto.”

“Anche quello che ho vissuto adesso, cioè, da dopo l’incidente?!”

“Sì, è comunque parte della tua vita!”

“D’accordo!” disse in un respiro profondo. “Facciamo ciò che deve essere fatto!” ma un attimo prima che Castiel chiudesse gli occhi per concentrarsi…

“Sammy, aspetta!!” li fermò Dean.

“Che c’è?!”

“Sei davvero sicuro?”

“Cosa...”

“Non devi farlo per me. Se vivere una vita diversa da quella che avrai di nuovo una volta che Castiel ti avrà guarito, è ciò che vuoi, fermati. Non farlo.”

“Non lo faccio per te o per me. Lo faccio per noi. Perché adesso so...no, sento, che quello che abbiamo noi, che quello che ci lega è qualcosa del tipo...io e te contro il mondo. E non lo voglio perdere. Voglio riavere tutto quello che avevo. Il bello e il brutto. Il buono e il cattivo. Ora so che ho un fratello e beh!!,..rivoglio mio fratello.” lo rassicurò Sam.

Dean annuì grato e sollevato e poi guardò Castiel che non aspettava altro che un cenno da i due.

Fu Dean a dare quel cenno.

“Vai Castiel. Riporta qui Sammy!”

 

 

 

Quella sera stessa, Sam e Dean, rientravano al bunker. Insieme. Da fratelli.

“Non posso credere che tu mi abbia lasciato mesi a servire birre e panini in quella bettola, da solo!!” fece deluso il minore.

“Non eri da solo. C’era Garth con te e io venivo spesso a vedere se tutto era a posto!” sembrò giustificarsi Dean che comunque se la rideva.

“Garth!! Capirai. Non faceva altro che parlare di Bess, della voglia di avere una nidiata di figli o nel suo caso una bella cucciolata!!!” ironizzò sull’amico licantropo.

“Beh!! ora niente più birre o panini. O per lo meno non dovrai più servirle, al massimo dovrai mangiarli!!”

“Ehi!! non sfottere ...fesso!!” lo rimbeccò Sam.

A quel nomignolo, Dean, si fermò sul posto e si ritrovò a fissare il minore di fronte a lui.

“Che c’è?!” chiese Sam.

“Mi è mancato.”

“Cosa?!”

“Questo, il sentirmi chiamato così da te...” e poi, finalmente. “Tu.”

Sam , solo con lo sguardo ricambiò quella sorta di malinconia, che ora come ora, non aveva più motivo di esistere.

“Allora ti sono mancato!!” asserì senza voler sembrare presuntuoso.

E Dean annuì soltanto.

“E perché non mi hai costretto a scegliere?!” chiese Sam.

“Stavo per farlo, sai? Stavo per cedere e costringerti a scegliere di nuovo noi e la caccia , anche a darti una botta in testa per farti guarire senza che ti opponessi, quando Castiel ha detto quella cosa prima di guarirti.” rispose.

“Cosa?!”

“Che avresti ricordato sia il prima che il dopo l’amnesia. E io avevo paura che se ti avessi costretto a decidere di ricordare tutto, una volta guarito , avresti potuto odiarmi, perché ti avevo di nuovo buttato in questa vita. Costretto a questa vita.”

“Non lo avrei mai fatto!” lo rassicurò Sam.

“Come puoi dirlo?”

“Perchè tu sei mio fratello e io sceglierò sempre te, prima di ogni altra cosa al mondo. Te l’ho detto già una volta e te le ripeterò finché avrò fiato in gola!”

 

Dean inspirò ed espirò profondamente, come se un macigno gli avesse appena lasciato libero il petto.

“Io e te contro il mondo?!”

“Io e te contro il mondo, fratellino!” e poi, dopo avergli battuto una pacca fraterna sulla schiena, esclamò : “Che ne dici, Sammy!? Bicchierino della staffa?!”

“Puoi giurarci!” fu d’accordo il minore. “Ma prima levami un’ultima curiosità!” fece ancora , fermandolo , mettendogli una mano sulla spalla.

“Spara!”

“Che cavolo ci facevo io in quella macchina e non nella nostra macchina?!” domandò, perplesso.

Dean, sorrise.

“Avevamo entrambi bisogno della macchina quella mattina. L’ho vinta io a carta, sasso, forbice!” spiegò in breve , il maggiore.

“Tu? Hai vinto? A carta sasso forbice? Contro di me?” disse incredulo Sam.

“Già!!!!” rispose orgoglioso Dean.

“Gioco del cavolo!” sbuffò sconfitto, Sam.

“Non era così “del cavolo” quando ero io a perdere!!” lo punzecchiò il maggiore, mentre prendeva da bere.

 

   
 
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