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Autore: Teddy_bear    03/05/2018    5 recensioni
In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. In anatomia, preludio, era il cuore di Shaoran. Ma Sakura sapeva benissimo ascoltare e salvare i cuori.
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AU fanfiction, dove Shaoran è un pianista con il cuore spezzato e Sakura è una studentessa di medicina, specializzanda in cardiologia.
[Se volete, per capirci meglio, ho pubblicato un’introduzione ed un trailer].
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SAKURA

 

Un fiocco verso l’alto, e poi uno più al centro. Una barretta di cioccolato a sinistra, una pallina verso il basso, una finta caramella decorata al centro ancora. 

“Sakura, ci sta venendo bene!” annuisco all’esclamazione di mio padre. Fare l’albero di Natale è bellissimo e, più i giorni passano, più il magico momento si avvicina. Abbiamo acceso la radio di casa, e stanno già trasmettendo tantissime canzoni a tema, di cantanti famosi internazionali. È un rito fare l’albero di Natale con la musica in sottofondo. E sono contenta che, quest’anno, sono riuscita a farlo con mio padre, siccome non deve viaggiare molto per lavoro in questo mese. Il nostro albero lo abbiamo comperato tre anni fa, dopo che abbiamo constatato che il vecchio fosse da buttare; è di un’altezza media, non tra i più alti. Almeno, così mi dice papà. In realtà, io lo reputo già alto. Infatti, la stella in punta la faccio allestire da mio padre, perché io non ci arrivo. Questo è uno tra i tanti lati negativi di quanto sei alta un metro e sessantadue ed hai l’albero di Natale alto un metro e ottanta, se non qualcosa di più.

“Mi passi il nastro oro?” annuisco alla richiesta di mio padre. Prende il festone e circonda l’albero. 

“Sono contenta che siamo riusciti a farlo assieme, quest’anno.” sentenzio, aiutandolo, poi, con altri festoni. 

“Anch’io, non capita spesso. A che punto sei con i regali?” mi chiede. 

“Bene, ho comperato quelli per Tomoyo, Rika, Meiling, Shaoran e Touya.” conto i nomi sulle dita della mia mano destra. 

“Ah, ma allora sei a buon punto. Voglio dire, siamo solo al sei di dicembre. Ti sei data da fare!”

Annuisco. 

“Però mi manca ancora il tuo, quello di Chiharu, di Yamazaki, di Eriol, di Misa e quello anche per il compagno di Meiling. Solo che quelli per i ragazzi li facciamo in società io e le altre.” spiego.

“A me non serve che fai il regalo.”

Scuoto il capo energicamente. 

“Lo faccio eccome!” lo vedo ridacchiare ed alzare gli occhi al cielo. 

“Sei sempre la solita. Ma come avete intenzione di gestirvi tu e le ragazze, per i regali dei maschi?”

“Be’, è semplice. Ad esempio, per Yamazaki ci mettiamo in società io, Rika, Tomoyo e Meiling. Per quello di Hanko: io, Rika, Tomoyo e Chiharu. Per quello di Eriol: io, Rika, Chiharu e Meiling.” cerco di essere chiara.

“In sostanza voi della vostra cerchia di amiche, esclusa la fidanzata, che suppongo voglia fare un regalo da sola.” annuisco. Ha pienamente capito il concetto!

“Quindi, anche per Shaoran, il pianista, farete un regalo in comune?” continua ad addobbare l’albero, e si nasconde dietro di esso mentre mi pone questa domanda. Poi, una volta finito di pronunciarla, sbuca fuori con la testa, rivolgendomi un sorriso di uno che la sa lunga.

“No, in realtà, per lui l’ho fatto da sola…” ammetto a capo chino, sentendomi imbarazzata. 

“Hai fatto bene.” è la sua risposta. Torna al mio fianco, scompigliandomi i capelli. Aggrotto le sopracciglia, per poi decidere di lasciar stare. Aiuto mio padre a mettere le lucine, ed ecco fatto: albero di Natale finito, o quasi.

“Mettiamo la stella?” annuisco, passandogliela. Una volta messa, per vedere com’è venuto, azioniamo le luci. Rimango ogni anno incantata a vederlo: è bellissimo. 

“Sono soddisfatta.” affermo, sicura. 

“Anche io.” 

Intanto, alla radio hanno messo una canzone di Natale allegra, di quelle che ti fanno sorridere appena le senti. La sento spesso dentro ai negozi, e mi piace un sacco. Mio padre mi prende per un braccio, ed iniziamo a danzare in modo scomposto, ridendo assieme. 

“Mi ricordo quando eri piccola, lo facevi sempre. Sotto questo periodo poi, ti divertivi a disegnare una corona su un foglio di carta e poi andavi in giro con essa in testa. Dicevi di essere la regina del Natale.” rido al ricordo. È vero: avrò avuto sette, otto anni, una cosa del genere. 

“Oppure quando tornavi a casa dalle elementari e facevi quei lavoretti.”

“Erano bellissimi!” protesto, scherzosamente. 

“Oh, sì. Assolutamente.” ride. 

“Sakura?” mi richiama, fermando un attimo quella matta danza. 

“Mh?”

“Sono veramente fiero di te.” sorrido, per poi abbracciarlo. 

“Ti voglio bene.”

Credo che quest’anno il Natale sarà migliore di quelli passati.

 

***

 

“Pronto? Nonno, mi senti?” avvicino di più la cornette del telefono di casa. Il mio nonno materno abita in un paesino un po’ distante da noi, è immerso nel verde, a differenza nostra. La sua casa è in mezzo ad un bosco; è grande, un po’ antica nella struttura. Capita che io e lui ci sentiamo delle volte, anche perché, è l’unico che mi è rimasto, ma vedersi non capita così spesso, purtroppo.

“Sakura, ciao, tesoro.” sorrido. 

“Come stai?”

“Sto bene. Tu, invece?”

“Bene anch’io, nonno, grazie. Ti ho chiamato perché pensavo di venirti a trovare, sotto queste feste.” ammetto, radiosa. L’idea di rivederlo mi riempie il cuore di gioia.

“Oh, sì. Ci stavo pensando anch’io in effetti. Possiamo fare poco dopo Natale?”

Scuoto la testa. 

“Non voglio farti passare il Natale da solo. Pensavo di venire da te insieme a mio padre, mio fratello e Yukito. E poi magari di tornare a trovarti, in separata sede, approfittando del ponte nei giorni successivi.” gli spiego. Lo sento ridacchiare. 

“Qualcosa mi dice che vuoi parlare un po’ di tua mamma.” sentenzia. La verità è che, nonostante mia madre sia venuta a mancare quando avevo solo tre anni, io ho sempre sofferto la sua mancanza durante queste feste. Ad esempio, mentre guardo le mie amiche, che sono preoccupate per cosa regalare alla loro figura materna, ed io non ho questo pensiero. Un po’ mi rattrista. Anzi, mi rattrista molto. Così, parlarne con il nonno mi può fare solo del bene, essendo suo padre, soprattutto. 

“Anche, sì.” ammetto. Chiaramente è anche perché voglio vederlo e passare un bel po’ di tempo con lui. 

“Va bene, allora possiamo fare così.”

“Perfetto!” esclamo, entusiasta. 

“Dimmi, come vanno gli studi? Come stanno i tuoi famigliari?” 

“Gli studi vanno bene, sto cercando di affrontare la sessione invernale al meglio che posso. E mio padre e mio fratello stanno bene. Tu, invece?” sorrido. 

“Direi il solito, va tutto bene.” annuisco. 

“Quando vieni qui ti preparo una torta speciale.” mi si illuminano gli occhi. 

“Volentieri!” 

“Adesso devo andare, Sakura. Ci sentiamo.” 

“Ciao, nonno, un bacio.” chiudo la chiamata, rimettendo la cornetta a posto. Sospiro, gettandomi a peso morto sul divano. Controllo l’ora, e noto che tra un po’ devo andare in università per le lezioni pomeridiane: sarà meglio che io mi prepari. 

 

***

 

Tutto il mio essere maldestra ed imbranata viene subito evidenziato quando devo prendere qualcosa da bere ai distributori automatici. Volevo solo prendere un the con Meiling, è chiedere troppo? Ci riprovo, digitando ancora una volta il codice della bevanda. Solo allora, vedo spuntare il bicchiere di plastica che presto di riempie di liquido caldo. 

“Non è colpa tua, sono questi aggeggi ad essere stupidi.” annuisco, ringraziando mentalmente la mia amica. È stata una fortuna avere la pausa insieme, così ci siamo potute vedere: era da un bel po’ che non capitava. 

“Speravo che l’avessero cambiata ma, a quanto pare, l’università in questo è lenta.” Meiling fa spallucce, per poi andarsi a sedere sulle scale accanto a noi. La affianco subito, sedendomi accanto a lei. 

“Come stai, comunque?”

“Sto bene, tu?”

“Bene. Molto indaffarata con il matrimonio: dobbiamo trovare delle bomboniere convincenti.” afferma. Porta alle labbra il suo bicchiere di plastica, e beve un sorso del suo caffè. 

“Come le vorresti?”

“Non ho un’idea precisa, a dirla tutta. So solo che sto cercando qualcosa che mi colpisca.” annuisco, capendo a cosa si riferisce. 

“Tu cosa mi racconti?”

“Ti ho detto di Danjuro Mori?” chiedo. Lei pare illuminarsi. 

“Mi hai accennato qualcosa, ma racconta bene!” esclama, impaziente di sapere. Ridacchio. 

“Mi ha detto che gli piacevo, ed io… be’, lo sai.” giro la paletta di plastica nel mio the.

“Sì, non hai sbagliato. Alla fine, devi fare solo quello che ti senti.” mi fa’ l’occhiolino. Annuisco, grata della sua comprensione. 

“Mio cugino non puoi capire quanto abbia odiato Mori, in quel periodo.” ride, finendo il suo caffè. Sorrido, ricordandomi della conversazione avuta con lui riguardo il fatto che è molto protettivo nei miei confronti, per paura che io soffra ancora. 

“Come sta Shaoran?” chiedo. 

“Ha preso la febbre, è a casa sua con quasi trentanove di temperatura.” spalanco gli occhi e tossisco. Ci metto un po’ a riprendermi.

“Ma come?!” mi sento preoccupata. Anche molto. Poverino, mi dispiace che stia male. E poi, è febbre alta!

“Sì. Ieri è uscito a fare acquisti per negozi, doveva comprare…” fa’, poi spalanca gli occhi e si morde il labbro, come a fermarsi dal dirmi qualcosa “insomma, non si è coperto abbastanza. Stamattina si è svegliato con il mal di gola e la febbre alta.” sentenzia. 

“Mi dispiace tantissimo.” ammetto, osservo il mio the e lo finisco di bere, per poi gettare il bicchiere di plastica nel cestino lì vicino a noi.

“Sai, ne stavo parlando anche stamattina con Dora, e lei mi ha chiesto se potesse andarlo a trovare a casa sua.”

Oh. Spalanco un po’ la bocca, involontariamente. 

“Le ho detto di no, tuttavia. Ma non è il tuo caso. Se vuoi, vallo a trovare. Gli farà piacere.” 

Annuisco energicamente. 

“Appena finisco la lezione vado a casa, mi cambio, prendo la macchina e ci vado di sicuro.” 

“Bravissima.” sorrido.

Sì, andrò decisamente a trovarlo.

 

***

 

“Le faccio due pacchettini?” mi chiede la commessa del negozio. Annuisco. Prima di andare a casa di Shaoran, ho deciso di fermarmi qui, in questa boutique che vende capi di abbigliamento, gioielli non troppo costosi e profumi, e ne ho approfittato per comperare i regali di Misa e Chiharu. Ho preso loro rispettivamente un profumo ed una collana. Spero che possano piacere. La ragazza di fronte a me confeziona i due oggetti con della carta da regalo rossa ed oro lucida. Alla fine, il risultato è molto carino. Pago e deposito i due pacchetti nello zaino, soddisfatta. Sto per uscire dal negozio, quando entra Dora.

“Ciao, Sakura!” mi saluta al volo. Sorrido in modo tirato, senza un apparente motivo. 

“Ciao.” dico, neutrale, senza un pizzico di allegria nella voce. 

“Sei qui per fare acquisti?”

Annuisco. 

“Anche io. Sai, pensavo di comperare un regalo a Shaoran.” proferisce, entusiasta. Lo fa veramente con dolcezza, lo posso percepire. Ma perché allora parlava male di lui fino a poco tempo fa? Non capisco. 

“Davvero? Sono sicura che qualsiasi cosa gli farai, lo apprezzerà. Non pensarci troppo.” non voglio buttarle addosso frasi acide. In primis, perché lei non mi ha fatto nulla e, seconda ragione, non ci sono ragioni. Non mi sta antipatica, solo che, insomma… ah. Non lo so. Meglio non pensarci. Scuoto il capo, per riprendermi dai miei pensieri assurdi. 

“Stai bene?”

“Sì, certo.” sto benissimo. Mai stata meglio. 

“Ho provato ad andare a casa sua prima, sai? Ma non voleva ricevere visite… quindi pazienza. Meiling mi aveva avvisata. Ora, meglio pensare al suo regalo di Natale. Vuoi aiutarmi?” mi domanda. Nego con il capo.

“È un pensiero che deve venire dal tuo cuore.” ammetto. Lei mi sorride, ringraziandomi. Le rispondo di dover andare, ed esco dal negozio spedita. Quando sono di nuovo in macchina, prima di mettere in moto, medito su cosa fare. Probabilmente, se ha cacciato lei, dirà di no anche a me. Però, vale la pena rischiare. Posso provarci, di certo non è nulla di trascendentale. 

 

***

 

Come ogni volta che mi ritrovo davanti al suo campanello, esito. Tremo come una fogliolina, e aspetto, contando i secondi che passano. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei… 

Sobbalzo, quando un signore anziano esce dal cancello del condominio.

“Deve entrare, signorina?”

“No.” cioè sì, ma devo citofonare prima. Questo aggrotta le sopracciglia, poi se na va, lasciandomi lì davanti con il nome del pianista nelle mie pupille. 

Coraggio, Sakura. 

“Dora, ti ho già detto di non volere visite.” risponde dopo qualche secondo. Mi mordo il labbro inferiore, timida. 

“Sono Sakura. Ma se ti disturbo me ne vado.” metto le mani avanti, chiedendo scusa subito dopo.

“No, entra.” apre il cancello, ed io mi fiondo dentro di esso. Raggiungo subito la porta del suo appartamento, suonando piano l’ennesimo campanello. Lui apre velocemente, presentandosi di fronte a me in pigiama, e con una felpa pesante a coprirgli le spalle. 

“Sakura.” afferma, mettendosi subito a lato della porta, per farmi passare. 

“Permesso.” entro, cauta. 

“Non ti aspettavo. Come mai qui?”

Non gli rispondo. Mi metto davanti a lui e porto immediatamente una mano alla sua fronte: è bollente. 

“Hai la febbre, Meiling me l’ha detto.”

“Immaginavo. L’ha detto anche a chi non doveva.” sussurra tra sé e sé. Lascio perdere, seguendolo verso non so dove. Solo ora presto attenzione veramente al suo appartamento perché, la prima volta che ci sono stata, non ci ho dato peso. Appena si entra si viene accolti dal salotto, che confina con la cucina, poi si intravede il bagno e, infine, una camera da letto. È modesto, piccolo forse, ma grazioso. Mi fermo, quando siamo in cucina e lo vedo versarsi un bicchiere d’acqua. 

“Hai preso le medicine?” 

Annuisce. 

“Dopo pranzo.” specifica. 

“Dovresti riposare.” 

“Lo so, ma non riesco. Ho come la sensazione di un’emicrania.” mi avvicino a lui, e lo prendo per mano.

“Ce la fai a seguirmi?” 

“Non mi gira la testa, Sakura. Mi da solo fastidio.” 

“Meglio.” 

Lo porto in camera sua e, quando noto che, di fronte al suo letto, ha una scrivania, non potrei essere più felice. 

“Allora, tu adesso ti stendi e ti fidi di me, vuoi?” domando.

Lui si siede sul letto, non staccando un attimo la sua mano dalla mia. Anzi, mi prende anche l’altra, ed intreccia le nostre dita, portandomi più vicina a lui. 

“Sei la persona di cui mi fido di più, ragazzina.” si appoggia delicatamente con la fronte al mio giubbotto imbottito ed io gli lascio le mani, portando le mie ai suoi capelli, accarezzandoglieli dolcemente. 

“Sei così fresca.” 

Ridacchio. 

“Allora, siamo d’accordo. Ti stendi e mi aspetti.” 

“Va bene.” bofonchia, mettendosi nel letto. Mi dirigo verso la scrivania, tolgo lo zainetto dalle mie spalle e lo metto sulla sedia. Poi mi tolgo il giubbotto, posandolo sopra il mio zaino. Bene, fatto. 

“Ragazzina.”

“Mh?” mi giro verso di lui.

“Sai che io sono uno senza peli sulla lingua e che dice le cose in faccia.”

Piego la testa di lato. Dove vuole arrivare?

“Tu che dici di stendermi a letto, e poi ti togli la tua giacca, mi fa pensare ad una cosa sola.” 

Cerco di collegare il cervello e, quando ci arrivo, avvampo di colpo. Lui ride allegramente, vedendo la mia reazione. 

“La febbre ti fa dare i numeri. Torno subito.” annuncio, precipitandomi fuori dalla camera. Cerco di calmare il mio cuore che sembra essere impazzito. Scuoto il capo e mi dirigo subito in cucina. 

 

***

 

Sono stata fortunata che Shaoran avesse in cucina l’occorrente che mi serviva per preparagli la medicina che funziona di più al mondo: latte e miele. Per il mal di gola, la tosse, la febbre alta… mio padre e mio fratello me lo preparano sempre, e funziona! Torno al volo in camera sua, sperando che non si sia addormentato proprio subito e, quando lo trovo sveglio, con lo sguardo al soffitto, sorrido, contenta che possa bere questa bevanda prodigiosa. 

“Ecco a te.” dico, mettendogli la tazza sul comodino accanto al letto. Lui si alza piano, mettendosi seduto. Mi siedo sul letto accanto a lui.

“Latte e miele, vero?”

“Lo conosci anche tu?” annuisce. 

“Però non ci ho mai creduto molto ai suoi benefici.” scuoto il capo energicamente. 

“È ora di iniziare a crederci, prova!” 

Mi sorride, poi si porta la tazza alle labbra. Finisce di bere il suo latte e miele e poi la riposa sul comodino.

“Ora, se ti metti a dormire, quando ti svegli ti sentirai già meglio.” gli spiego. Lui alza una mano, e porta una ciocca dei miei capelli dietro al mio orecchio. 

“Sai, ragazzina, mi sento già meglio.”

Mi abbandono completamente alla sua mano, appoggiandoci la guancia più che posso.

“Bene, posso tenerti compagnia finché riposi?” domando.

Sbatte le palpebre, confuso. 

“In che senso?”

“Mi metto lì” indico la scrivania “e studio, finché tu dormi. Non me la sento di lasciarti da solo con la febbre così alta.” 

Lo vedo serrare le labbra, un po’ indeciso. 

“Prometti di non frugare tra le mie cose?” chiede. Roteo gli occhi, come se fosse il mio vero intento. Ma per chi mi ha presa? Non sono così ficcanaso.

“Era ovvio, Shaoran.”

Sorride. 

“Poi ti spiegherò perché non voglio che frughi.” alzo le mani in segno di resa. Toglie la sua mano dalla mia guancia e si stende nel letto. Gli rimbocco le coperte e mi dirigo verso la sua scrivania. 

“Se hai bisogno, dimmelo.” gli ricordo. 

“Certo. Grazie, Sakura.”

Grazie a te, per permettermi di essere qui. 

 

***

 

Sento dietro di me un fruscio forte. Poso la mia matita sul libro e giro il busto, notando che Shaoran si sta dimenando nel letto.

“No!” esclama. Credo che stia ancora dormendo, probabilmente sta facendo un brutto sogno. Decido di alzarmi e raggiungerlo.

“Sakura!” esclama, più forte. Che cosa sta sognando? Mi preoccupo, sedendomi subito sul letto.

“Sakura!” continua, gridando. 

“Shaoran.” gli tocco una spalla, muovendolo un poco. Ma niente, non funziona. 

“Shaoran!” lo richiamo, più forte. Apre di scatto gli occhi e respira affannosamente. 

“Sakura.” dice, un po’ frastornato. Porta le sue mani sulle mie guance, e me le accarezza con i pollici. 

“Sei qui, vero? Non sei un sogno?” 

Schiocco la lingua al palato, toccandogli la fronte. È ancora caldo, ma meno di prima. 

“Sono qui. Stavi facendo un brutto sogno, prima, però. O almeno, credo. Hai gridato un po’ di volte il mio nome.” spiego. 

“Lo so, mi capita da un po’ di tempo.” ammette, prendendomi una mano. Mi sistemo meglio, cercando di prestargli maggiore attenzione. 

“Me ne vuoi parlare?”

Annuisce. 

“Siamo ad un acquario e stiamo aspettando ad un tavolo quello che abbiamo ordinato. Poi, ad un tratto, un’acquario vicino a noi si rompe, facendo andare acqua e pezzi di vetro ovunque. Ed io allungo la mano, verso la tua direzione, per salvarti. Ma prima che io possa raggiungerti tu sei già sparita, sommersa da litri e litri di acqua.” 

Il suo racconto mi lascia senza fiato. Decido di stendermi accanto a lui, abbracciandolo forte. Devo cercare di non piangere, perché mi rattrista sapere che lui abbia questi incubi e che la sua mente elabori queste cose. Ora, voglio cercare di rincuorarlo.

“Io non sparisco, Shaoran.” lo sento stringermi più forte, mentre si gira con la testa verso la mia direzione. Mi bacia la fronte una, due, tre volte. 

“Non sparisco.” gli ripeto, quando la sua stretta si fa quasi soffocante. 

“Non posso perdere anche te.” sentenzia, respirando tra i miei capelli.

“Non mi perderai mai.”

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ecco, il secondo capitolo del periodo delle vacanze di Natale. Piano piano le cose si stanno evolvendo. Ma, ma, ma. Ne capiteranno ancora alcune. Per il resto, ditemi cosa ne pensate :3 grazie. Bacioni x.
   
 
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