Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Duncneyforever    06/05/2018    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Achtung!: L’ultima parte di questo capitolo contiene violenza, non smisuratamente rispetto al solito, ma ritengo necessario avvertire per evitare eventuali e futuri fraintendimenti. Detto questo, spero che il capitolo sia comunque scorrevole e ( remota speranza ) interessante. 

 

 

 

 

Com'è caldo, com'è confortevole il suo corpo! 

Il suo tocco è stranamente benevolo per essere quello di un nazista, ma la pelle rovinata si rattrappisce come fosse a contatto con un cubetto di ghiaccio, piuttosto che da mani soffici e gentili.

Anche la mia pelle è stata morbida tanto la sua, prima che venisse graffiata, morsa, maltrattata; di ciò che fu ne rimane illesa solo parte del collo e del viso, risparmiati alle violenze di genere. 

Tutti sembrano apprezzare questo musetto italiano, forse non la sua proprietaria, però i lineamenti mediterranei, così poco marcati, continuano a riscuotere molto successo in quest'epoca, a maggior ragione, tra i tedeschi, abituati a tutt'altro ideale di caratteri. Forse anche per noncuranza, insomma, a chi mai interesserebbe il viso di una donna quando l'obiettivo principale è saziare i propri bassi istinti? A Rudy, certo, lui ama veder la sconfitta aleggiare nel mio sguardo scosso dalla vergogna e dall'umiliazione. Del resto, è sempre stato un uomo sadico; sa di essermi superiore e sa di avermi in pugno, il suo gusto sta proprio nel vedere i miei occhi bruciare dal dolore, lì mentre colpisce dove sa di farmi più male: nell'orgoglio. 

Da Buchenwald, tuttavia, è arrivato un uomo giovane e forte, che sarà in grado di sconfiggere colui che, secondo la mia esperienza, rappresenta il male peggiore. Tuttalpiù, Reiner potrà essere come lui, ma ancor più malvagio no, è impossibile, perché soltanto Lucifero in persona saprebbe battere la cattiveria di quel ragazzino egocentrico. 

- È passato, è tutto passato - Reiner stampa un altro bacio leggero sulla mia fronte e mi cinge per intero, intenzionato a fondere insieme nostri corpi come in un atto d'amore e, se poche ora fa mi sarei dibattuta con tutte le mie poche forze, adesso sono io a cercare il suo appoggio, ad aggrapparmi ed incastrarmi tra i suoi muscoli poderosi e, allo stesso tempo, rassicuranti. 

Mi chiede di rilassarmi, di non pensare più a niente di brutto ed io obbedisco, attratta dai suoi modi raffinati e dalla voce tiepida, raddolcita dall'uso della mia lingua al posto della sua, dal suono più duro e gutturale. I miei capelli costituiscono ancora una massa setosa e lui trova rilassante far scorrere le dita attraverso i filamenti bruni, dal mezzo fino alla base del collo. Struscio una guancia contro la sua camicia, palpitando in cerca di attenzione, facendogli le fusa come una gatta; 

- immagina di non rivedermi più un domani, perché lo sai anche tu che, quando te ne andrai, lui me le farà pagare tutte - Reiner ne resta dispiaciuto, di sicuro non si aspettava che dicessi una cosa simile, ma non deve essergli nemmeno suonata come un'accusa, perché si sbilancia in un abbraccio travolgente e sussurra dolci parole di conforto. - Posso restare qui con te? Ti dò fastidio? - Dal modo in cui sono stesa, penso di star pungendo i suoi stinchi con le ginocchia, eppure lui mi guarda come se fossi l'ultima cosa bella al mondo. 

- Non potresti mai darmene. Sei così piccina - 

- tutti pensano che io sia una bambina, ma ho sedici anni, sedici! Non sono più tanto piccola. - 

- Sedici? Mi era stato detto quattordici... - Lui assottiglia gli occhi e aggrotta la fronte; io ammutolisco subito, essendomi dilungata su un argomento sul quale non avrei voluto e dovuto parlare. 

Ma, esattamente, che cosa sono questi pensieri, questi ricordi che mi piombano giù dalle nuvole nei momenti meno opportuni?! In più, non fanno che rendermi più infelice di quanto non sia, ricordandomi una vita vissuta, ma completamente persa nel tempo a causa dello sbalzo temporale.

Forse Fried costituiva un blocco per la mia memoria, poiché tutti i miei ricordi si sono come riattivati dopo la sua morte. 

Però! quante domande, sebbene nessuna risposta sembri plausibile. 

- Beh, io... Io ho pensato che fosse più sicuro barare e dire a tutti di avere meno anni di quelli che ho in realtà, questo, per paura di ciò che sarebbe potuto succedere se qualcuno lo avesse saputo. Non lo riferirai al colonnello, prometti che non lo farai? - Punto sull'interesse del biondo per salvarmi la pellaccia? 

No, non credo, perché, in fondo, gli ho detto una mezza verità. 

Intanto, non ebbi il coraggio di spifferare quel che avevo scoperto, in seguito, consultai lo specchio per cercare di avvistare un qualunque segno di cambiamento e mi sorpresi di non aver mai notato nulla prima di quel momento: il viso è sempre ovale, solo gli zigomi sono poco più evidenti rispetto a quanto ricordavo; il corpo, invece, è cambiato, pur impercettibilmente, ma mutato in alcuni suoi aspetti. Difatti, quando mi guardai, mi accorsi ( e non senza un certo imbarazzo ) della curva rimpolpata sul fondo schiena e della struttura ad " s " che ridefiniva il mio nuovo corpo, dandogli una maggiore armonia; in ultimo, vidi il petto irrimediabilmente contenuto, benché elegante e grazioso e mi vergognai tanto per aver dato una sbirciata sotto la veste, in mezzo a tutto quel trambusto.

Solo gli occhi tradivano il piacere che aveva provocato in me quella scoperta, perché sì, mi trovai piacevole da guardare, ma senza Fried, senza una persona buona e sincera che mi potesse ammirare ( e che evitasse di eccedere come tutti gli altri ) dovetti considerare quella vaga bellezza inutile e la mia autostima sprofondò sotto terra, dov'era e dov'è sempre stata. 

- Ci mancherebbe! Preferirei cavarmi gli occhi con questo cucchiaio, piuttosto che vederti succube del rosso. Da quando è diventato pupillo del Reichsführer si è montato la testa; si crede il Padre eterno, ma non è che un megalomane isterico. - 

Seriamente? Rüdiger pupillo di Himmler? In effetti, avrebbe senso, perché il suo prestigio, il suo rango non potevano essere unicamente dovuti al denaro: avevo già visto delle fotografie incorniciate e appese al muro che lo raffiguravano accanto al capo delle SS, tuttavia, non avevo mai collegato le due cose, credevo si trattasse di una formalità o di un occasione particolare, invece mi sono dovuta ricredere. 

Ah! non stento ad immaginare il motivo per il quale sia stato notato, visto come si comporta. 

- È uomo difficile, Reiner, ma tu sai cosa gli è successo? Nessuno è così disturbato senza una motivazione, a volte mi inquieta, sembra pazzo. - 

- Pare che nessuno lo sappia, ciò che so è che non è sempre stato così come lo vedi ora; era molto diverso un tempo, tu ora gli piaci, ma se lo avessi visto all'epoca, forse, sarebbe piaciuto anche a te. Era una persona timida, ma era buono, forse troppo buono. È cambiato con il tempo, di sicuro non è nato per essere un mostro, come lo vedi tu, come ci vedi tu. - Lui si fa un goccio più freddo... Gli è arrivata una secchiellata d'acqua addosso, dato che non ricordava più di essere, ai miei occhi, al pari di Schneider. 

Dovrei ignorare il senso di colpa, visto che sono innocente, eppure raddrizzo il suo viso con un rapido gesto della mano, costringendolo ad ascoltarmi; 

- tu che tipo di persona sei? Fai del male consapevole di essere crudele o sei convinto di star agendo secondo giustizia? Socrate riteneva che nessuno compie il male volontariamente, però non ne sono mai stata tanto convinta, in particolar modo, da quando ho visto l'andamento delle cose ad Auschwitz-Birkenau. - Attendo con pazienza la risposta, evitando di fissarlo per non incappare in una situazione di disagio. 

Spero molto in un discorso esaustivo, non vorrei finire per odiarlo più di quanto non debba già fare. Mi piace la sua personalità e, sebbene questo non faccia di lui una brava persona, ci terrei a  preservare questo nostro rapporto di reciproco rispetto. 

Se non accettazione, almeno rispetto, il quale, è già qualcosa di significativo. 

- Temo non sia facile da spiegare; innanzitutto, la mia famiglia ha sostenuto la causa fin dagli albori del nazionalsocialismo, ancor prima che il nostro Führer diventasse cancelliere di Germania. Sono cresciuto in un mondo già perfettamente idealizzato e sono stato istruito affinché potessi diventare un buon soldato, ma non un soldato qualsiasi, una Schutzstaffel, un membro dell'élite, il fiore all'occhiello della società. In quanto nobile, discendente dei duchi di Sassonia, mi venne subito attribuito il grado di ufficiale ed in poco tempo mi ritrovai la strada spianata per il successo; questo, avvenne anche grazie all'incapacità e alla mollezza di coloro che, a differenza mia, fallirono miseramente e non riuscirono a dimostrare il loro valore. - Si sofferma un momento a guardarmi, per vedere come io stia reagendo e, notando il mio interesse, decide di proseguire, raccontando di quanto il suo nuovo " lavoro " lo facesse sentire realizzato. 

- Mi stai dicendo che quel che fai è diventato la tua ragione di vita? Che non potresti stare senza? - 

- Per rispondere alla domanda di prima, potrei dire di star deliberatamente commettendo uno sbaglio. Sarò onesto con te... A volte mi rendo conto di esagerare, di peccare di presunzione e avidità, ma non mi importa, perché in quei momenti, sono orgoglioso di poter mostrare il peggio di me. Tutti devono vedere in cosa posso trasformarmi e devono imparare a rispettarmi, temermi, venerarmi. È una sensazione magnifica, non potrei mai rinunciarvi, ormai è una questione di abitudine. - 

- Abitudine - ripeto, tappandomi la bocca con un biscotto e ripensando a quel che ho sentito; poi, appena finito di perder tempo, gli sorrido in un modo del tutto artificioso, mal celando il mio disappunto. 

L'impressione che mi ero fatta di lui è stata spazzata via in un solo istante. 

L'unica cosa che mi resta di buono, che riesco a riconoscergli, è il suo non essere nè falso nè codardo. 

Aveva ragione Ariel. A quanto pare, le voci che giravano sul suo conto sono vere, chissà come mai, però, credevo improbabile che un uomo così fine e posato potesse sporcarsi le mani con tanta facilità. 

Qualcuno, al campo, deve aver già sperimentato i metodi del comandante, altrimenti in che altra maniera si potrebbe sapere una cosa simile? 

- Ora immagino di disgustarti - faccio di no con la testa, sicuramente delusa, ma avvezza a certi ragionamenti insensati. - Vorrei avessi conosciuto mio fratello: è lui il soldato, davvero un bravo ragazzo, nobile d'animo e valoroso, scommetto che vi sareste trovati d'accordo voi due. - Il tono della sua voce ha un " non so che " di nostalgico, come se il ricordo del fratello lo turbasse in qualche misura. 

Che stupida... Siamo in guerra, non dovrei neanche pensarle cose simili. Un soldato è tenuto a combattere per la sua nazione, per il suo popolo e Reiner, pur essendo un nazista, è in primo luogo un uomo, che non può non essere in pensiero per il fratello al fronte. 

Potrebbe morire da un momento all'altro e ciò non lo rende dissimile da coloro che il biondo odia più di tutti: la morte svolazza nei suoi occhi congelati in un'instante di quiete, risplende di una luce sinistra che fa alterare il suo temperamento disciplinato e lo fa rassomigliare all'essere mostruoso di cui tutti hanno paura. 

Forse è stata proprio la paura di Reiner a prendere il sopravvento e a tramutarsi in odio verso gli altri. 

- Un uomo buono è ben accetto fra le mie compagnie - gli rispondo, sperando di non aver offeso. Lui estrae una foto dal taschino interno della camicia e me la porge con garbo, affinché io possa vedere quei due ragazzi in atteggiamento amichevole, uno un po' più basso e più disinvolto dell'altro. 

Reiner è il ragazzone tutto muscoli, con il braccio attorno alle spalle di un biondino magro e dal sorriso sghembo; è suo fratello, senza dubbio, anche perché i tratti aristocratici non mentono, così come la fierezza del portamento e gli occhi chiari pieni di spavalderia. 

- Vi assomigliate - sfioro i due volti con i pollici, attenta a non spiegazzare i bordi.

- Solo in apparenza, ma la Fortuna ha scelto destini diversi per noi. Meglio così, non avrei mai voluto che il mio piccolo Bruder avesse intrapreso la mia stessa strada; sai, nonostante i privilegi, ha tanto desiderato una carriera per suo conto, un posto che si fosse meritato per davvero. Ora si trova in Russia, lontano da me e non passa giorno in cui non preghi per il suo ritorno a casa. Del resto, la Germania è fin troppo silenziosa senza Johann. - Mi stringe un fianco, proprio come faceva il ragazzo della fotografia ed io, in automatico, mi immedesimo in lui, trovandomi a rimpiangere la mia famiglia, perché se ad un duro come Reiner è concesso lasciarsi andare ai sentimentalismi, allora, secondo il rapporto causa-effetto, deve essere permesso anche a me. 

- Sospettavo ne avessi di più - il prematuro sorriso faticosamente sbocciatomi fra le labbra mi è subito appassito, distrutto da una constatazione inopportuna. È addirittura udibile lo scricchiolio delle ossa del collo, torte in modo meccanico verso di lui; - avanti, non ho detto niente di male! Dicevo che il tuo corpo non è più quello di una bambina, si vede benissimo! - 

- Ah, ma davvero? -

- Sara, tu hai qualcosa di speciale, ma credi sul serio che io abbia bisogno di servirmi di tali trucchetti per conquistare una donna? Guardati... Se ti volessi in questo stesso momento, saresti già mia. - Osservo impietrita l'uomo che ho di fronte, poi la posizione in cui mi sono sistemata e mi sento mancare, in quanto rimproverata per la mia debolezza. 

Che umiliazione! credo a tutto quello che mi viene detto e, per di più, vengo pure scambiata per una scostumata! Faccio per togliermi di torno quando, con uno sbalzo di cui non sono artefice, rincaso al punto iniziale; 

- tut mir leid, ich dachte es nicht. / Mi dispiace, non lo pensavo. Sono sincero, non so cosa mi sia preso, credo che la vita da campo stia iniziando ad influenzare anche la mia sfera privata. - 

" Vita da campo " la chiama, eppure sottointende che uno come lui, un tedesco cosiddetto ariano, non abbia bisogno di trattare con riguardo una " sub-umana " difatti, una volta individuata, sarà libero di sfruttarla fino a quando la poveretta avrà la forza necessaria per compiacerlo, per poi farla sparire come se non fosse mai esistita. 

Sapevo fosse possibile, ma non lo accettavo. Perlomeno, non da lui. 

- Io faccio parte della tua sfera privata? - 

- È da quando ho incrociato gli occhi di una tigre ammansita, che competo per qualcosa che non potrò avere. - 

- Mi chiedo, dunque, cosa mai te ne potrai fare di una tigre in libertà, sapendo che potrà mordere anche te. - Lui rilascia un sorriso machiavellico, fa segno di alzarsi e sguscia fuori dal locale, lanciando un pugno di banconote semi-stropicciate tra le mani della cameriera. Faccio fatica a stargli dietro, quindi appena riesco a raggiungerlo, gliene canto quattro ( si fa per dire ).

- Dove vai così di corsa? - Silenzio. - Scappi da me? mi stai ascoltando almeno?! Reiner! - L'ombra che il berretto proietta sul suo viso non è sufficiente a coprire il lieve rossore in via di spargimento sui suoi zigomi perfetti, il che mi fa pensare che fosse realmente fuggito via per evitare il confronto diretto. - Oddio, sei umano! - Arrossisce ancora di più ed io, che dovrei guardare a lui come ad un nemico feroce, provo un'ingenua tenerezza nel vederlo disciogliersi e sbrigliarsi dalla maglia d'acciaio che lo ricopre. 

Sono abituata a gustarmi le piccole cose, in fondo, a che scopo combattere una guerra già persa in partenza? Assistere a ciò che molti non vedranno mai, preservare per sempre quest'attimo, a me basta. 

Il mondo non saprà mai quanto forte e affascinante fosse, di come avesse dei sentimenti e di quanto questi fossero straordinariamente puri. È bello e straziante immortalare un estratto di vita, sapendo che nessun altro vedrà questa storia dalla mia stessa prospettiva. 

- Mi fai vergognare dei miei stessi pensieri. - 

- E quali sarebbero questi pensieri? - Gli zampetto intorno, tirandogli la camicia di tanto in tanto. 

- Meglio non sapere. - Mi guarda con la coda dell'occhio, prima di aggiungere: - non è quel che pensi, per questo me ne vergogno. - 

Non ti affezionare. 

Che tu riesca a tornare a casa o no, lo perderai. Lo sai, Sara, lo sai benissimo. 

Lui morirà presto e tu, piccola e fragile come sei, ti ritroverai a compiangerlo: porterai dei bei fiori sulla sua tomba, piangerai tanto la sua morte e per che cosa? L'Italia ti marchierà comunque d'infamia e non potrai più tornarci come libera cittadina. 

Meglio " Prinzessin " che " cagna del tedesco ", ti pare? 

Per di più, non riesci ad esporre il tuo viso scoperto per più di cinque minuti, quindi come farai senza i tuoi preziosi capelli, rasati a zero dai tuoi stessi concittadini? 

Qualcuno ti sputerà in faccia, ti umilierà davanti a folle inferocite e cariche d'odio, ti pesterà a sangue magari... E tu? 

Sapresti reggere quel peso? 

Scommetto che non resisteresti nemmeno se il " tuo " adorato Reiner ti stesse accanto. 

" Smettila! "

Non succederà mai; lui non è niente per me, è solo gentile. 

Vuole proteggermi, che lo faccia! Che mi dimostri il suo valore di uomo! 

- Reiner, io non voglio tornare a Birkenau - delibero, appoggiandomi al suo braccio. In realtà, avrei voluto poggiare la testa sulla sua spalla, ma non era alla mia portata e mi sono dovuta arrangiare. - Quando ci vedrà arrivare insieme mi ucciderà, forse non subito, ma una volta in casa, quando sarò lontana da te, mi punterà contro la sua pistola. Oppure mi punirà, come fa sempre con le altre. - Mi tappa la bocca con la mano, pregandomi di non dire più niente del genere, mai più. 

Avevo la bocca semiaperta quando lo fece, quindi pensavo gli avrebbe fatto schifo sentirsi la parte intermedia dell'anulare inumidita di saliva, invece ne è rimasto indifferente e ha continuato tranquillo il suo discorso. 

- Non lasciare che questa guerra ti sciupi, sarebbe un vero peccato vedere una ragazza così giovane e bella deperirsi. - Pizzica il vestito all'altezza della dodicesima costola, verificando se ci sia ancora della carne attaccata o meno. - Inizio a capire perché Rüdiger ti tenga sotto chiave; sei fin troppo graziosa per poter restare in un luogo in cui la netta maggioranza è costituta da uomini in cerca di bamboline da spolpare. Auschwitz gli ha allontanati dalle donne, ora ne cercano altre con cui rimpiazzare le proprie. - 

- Rudy non mi vuole, poche storie. Ha bisogno di attenzione ed io posso far sì che quella dei crucchi si catalizzi su di lui. Mi sta sfruttando per questo motivo, non sapevi? - Una volta liberatami da Reiner, mi stringo le spalle, impietosita dalla cruda verità. 

Molti hanno provato ad avermi, in effetti, ma per disperazione, per diletto, per noia... Mi chiedo se qualcuno abbia apprezzato la mia personalità, oppure se sia stata completamente ignorata, se tutti coloro che ho conosciuto si siano spremuti le meningi al solo scopo di trovare il modo migliore per mettermi a frutto. 

- Er war immer einen Arsch. / È sempre stato un coglione. Ora dimmi Zucker, anche io sono un crucco? - 

- Tu più di tutti, presumo. - Lui ride, un riso vero, evanescente quanto quello di un angelo. 

" Ride come Dio " ricaccio subito quanto pensato, giudicandolo orribilmente inverosimile e sacrilego. 

" Perdono, Signore, non ho idea di cosa mi stia accadendo... Sto esitando. "

- Mi duole spegnerti, Sara. Però è tardi, sarà meglio riprendere l'auto. - 

Vorrei urlare. 

Non ci torno laggiù, preferirei restare qui a Kattowitz, una cittadina rurale e un po' grigia, piuttosto che fare ritorno a Birkenau. 

A Birkenau non cinguettano i Pettazzurro, il sole splendente non reca alcun conforto e la morte del singolo individuo, così come quella di migliaia di persone, viene trascurata con brutale crudeltà. 

Trascino i piedi fino all'Atlantic, con il passo di chi sta andando alla gogna; metto prima un piede, poi una gamba, una coscia, lentamente, fino ad esasperare il " povero " Reiner, il quale, chiude subito il mio sportello e si introduce anch'egli all'interno della macchina di lusso. 

- Ce l'hai la ragazza? - Giusto per non pensare al pericolo incombente, non per altro. 

- Figuriamoci! Per me una fidanzata sarebbe un cappio al collo, mi mancherebbe l'aria! - Ironizza, tagliando corto con un classico " non sono tagliato per la vita di coppia. " 

- Meglio così. Non voglio attorno a me altre spasimanti pazze. Erika basta e avanza... A proposito, ma cosa ci facevi tu oggi a casa di Rüdiger? - Mi rivolgo a lui con aria interrogativa, intenta a svelare il mistero. 

- È lei che mi fa entrare; comunque non è un granché, ho avuto decisamente di meglio. -

Se si guardasse le unghie con fare annoiato non mi stupirei più di tanto, è un comportamento talmente cliché! 

Accidenti però! che senso!

Lui e l'odiosa governante a letto insieme?! Dato il poco interessamento che ha sempre dimostrato Reiner nei suoi confronti, non l'avrei mai detto. 

- Cos'ha che non va? Deretano palesemente asciutto a parte, a me sembra una bella ragazza. - 

- Una donna deve essere appetibile nel suo complesso, non si può tralasciare la parte meno invitante per concentrarsi su ciò che piace, specialmente se si tratta di una zona così importante per un uomo: se non comunica niente, se non suscita un'emozione, allora è indegna di essere posseduta. - 

- Cerchi l'impossibile - sentenzio, irritata, guardando altrove. 

- Cerco un'opera d'arte, un fiore prezioso che mi trafigga come una spada e che mi faccia impazzire d'amore: il giorno in cui il mio cuore cesserà di battere e la mia vita sembrerà inaridita, capirò di aver trovato la donna giusta per me. - Egli è soddisfatto di aver descritto una situazione pressoché poetica e surrealistica, mentre io sono solo sorpresa di una cosa: si parlava di un atto carnale, impuro e, nonostante questo, ha voluto dilungarsi sul tema dell'amore, più ampio e più complesso rispetto al precedente. 

Finora, ho assistito al trionfo dell'odio, quindi le speranze che ripongo nel suo opposto sono molto ridotte; non ho più molta fiducia come un tempo ed ho imparato, sulla mia stessa pelle, che l'amore può far più male dell'odio stesso. 

Sono già stata punita a causa di quello che sarebbe potuto essere amore. 

Al contempo, sento avvicinarsi la fine, o meglio, la fine della civiltà prima del lager; inizio a scorgere i binari, a udire il treno merci alle nostre calcagna e capisco di non potervi più sfuggire. 

Sfreccia veloce, veloce fino a raggiungerci e, in un tratto più stretto della strada, riconosco le mani dei passeggeri sporgere dalle alte griglie contenitive, non molto spesse e rotte, forse da un gesto disperato. 

" Scappate, scappate finché potete " persevero nel gridarlo mentalmente, nonostante conosca bene l'inutilità di tale pensiero. 

Anche se riuscissero a spaccare le assi e saltare giù, non potrebbero comunque andare da nessuna parte, perché verrebbero ripescati nel giro di mezz'ora o poco più e fucilati sul posto. 

Intanto, sono sicura che vedrò Schneider ai piedi della " Judenrampe ", in estasi come un bambino per l'imminente processo di selezione. 

A lui diverte, afferma di sentirsi potente nel farlo, a differenza di tutti gli altri, che tentano spesso di sfuggirvi. 

Il rosso è uno di quei soldati tedeschi che, nei racconti, tirano giù le persone dal treno prendendoli per le braccia e per le gambe, con una cattiveria che va aldilà del concepibile. 

Un ufficiale non dovrebbe comportarsi così, come un volgare criminale, eppure questa minuzia sfugge alla sua equivoca cortesia borghese. 

- Non possiamo prendere un'altra deviazione? - Scivolo sul sedile, fino ad adagiarmi sul tappetino sottostante. 

Lui svolta verso destra, anche se, con il senno di poi, avrei capito che, in ogni caso, non sarebbe stato affatto necessario passare per l'interno. 

Ci fermiamo proprio davanti a Villa Schneider, dove scopro, con orrore, che Rüdiger è seduto sulle scalinate marmoree, ad aspettarci con una bottiglia di Jägermeister stretta tra le mani e gli occhi bluastri avvelenati di rabbia, fissi su di noi, minacciosi tanto da farmi impallidire di paura. 

- Non fare niente, ti prego, non peggiorare la situazione - batto le palpebre un paio di volte, bagnandole di lacrime. Esco dall'auto puntando la ghiaia, stringendo i pugni, percependo le gambe cedere ad ogni passo. 

Cosparsa d'increspature tondeggianti sulla pelle, passo oltre la chioma rossa e mi introduco dentro casa attraverso la porta già aperta, rifiutando di volgermi all'indietro verso Reiner. 

Rudy mi raggiunge poco dopo e serra la porta alle nostre spalle, senza sbatterla. 

Brutto segno.

- Hattet ihr Spaß? - 

Non devo più pormi il problema " girarmi o non girarmi " perché il colonnello, con una certa brutalità, ha già fatto da sè. 

Mi regge per un gomito, tirandomi avanti e indietro come una pezza in cerca di risposte, minacciando di alzare le mani. Io provo a spiegare le buone intenzioni del comandante, tuttavia, la furia incontrollabile lo rende incapace di vedere oltre le apparenze, oltre il suo odio. 

Piango, propensa ad inginocchiarmi di fronte a lui per chiedere pietà; solleva la mano in aria ed io mi riparo il volto con le mani, ma Rüdiger prende i miei capelli nel pugno di quella stessa mano e mi trascina sul sofà, facendomi contorcere dal male. Porto entrambe le mani alla testa, accartocciandomi su me stessa per sopportare il dolore.

- Apri queste cazzo di gambe. - Sono paralizzata, indifesa, non sono riuscita a vedere il colpo fortissimo che mi ha devastato il fondoschiena, che mi ha fatto ammollare le ginocchia. - Aprile! - Approfittando della mia debolezza, si fa largo con la forza, indifferente all'espressione supplichevole e agli occhi acquosi. 

- Ti scongiuro, non farlo! sono ancora pura io! - Mi carezza ruvidamente una guancia, sussurrando un inquietante " lo vedremo presto " al mio orecchio. 

- Non è ancora ora, Italienerin, prendila come una visita di controllo. - Infila l'altra mano sotto al vestito, sopra agli slip di cotone e supera anche quest'ultima barriera, introducendosi all'interno. 

Mi ribello, pur invano, all'invasione spietata del nemico tedesco. 

Blocca giù le mie gambe con il suo peso, le mantiene aperte con le braccia, fermo davanti alle mie urla. 

Odora di alcol e di un'altra sostanza dall’odore pungente e fastidioso. 

Sento la mia anima morire, inchinata davanti alla malvagità di un illegittimo conquistatore. 

- Che brava bambina - mi libera da quel peso opprimente, visibilmente compiaciuto; - non si è fatta toccare. - Con gli occhi interamente appannati di lacrime, non riesco a vedere che il suo ghigno crudele e le due dita appoggiate alle labbra, nell'atto di ripulirle da quel poco di liquido viscoso. 

L'umiliazione è tanto grande che vorrei non esser mai nata. 

È per questo che mi tieni in vita, Signore? Per farmi soffrire? 

Per farmi guardare quest'uomo godere di un piacere immorale, intriso di abusi? 

- So süß wie du, Sternchen. / Dolce come te, stellina. - Si piega su di me, sul mio corpo violato e appoggia la bocca, i denti, la lingua sul collo, imprimendo un altro segno del suo passaggio sulla pelle. 

- Se ti vedo un'altra volta vicino a quell'uomo ne uccido tanti, ma tanti che di quel mucchio di cadaveri non riuscirai a vederne la fine. - 

Non è il Rüdiger che conoscevo; il ragazzo premuroso e comprensivo, pur prepotente, che mi aveva dimostrato di poter essere. 

È un mostro. 

Un mostro con cui non voglio avere niente a che fare. 

- Damit jeder versteht, dass du nun in meinen Besitz bist. / Che tutti realizzino, che sei di mia proprietà. - 

Una lacrima. 

L'ultima di tante, la prima di molte altre.  

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Duncneyforever