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Autore: Scarlet Jaeger    07/05/2018    2 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
 
 
Non seppe dire quanto tempo aveva passato su quello spuntone di roccia, in mezzo al magma rovente ed in perfetta solitudine. Kanon l’aveva lasciata sola e se n’era andato chissà dove, dandole solamente una direttiva che non era del tutto convinta di saper seguire.
Doveva solamente liberare la mente dai pensieri, facile, ma per lei non lo era affatto. In quell’ultimo periodo non lo era stato per niente! Aveva chiuso gli occhi per riuscire a concentrarsi e non guardare la distesa infuocata sotto di lei, ma il sole si era oramai del tutto alzato ed i suoi raggi, nonostante fossero coperti dalle nuvole e dalla nebbia, le bruciavano la pelle. Il caldo si era fatto insostenibile e le gocce di sudore le imperlavano il viso ed il corpo. Si era strappata di dosso la maggior parte della stoffa, rimanendo solamente con alcune parti del corpo coperte, come il seno e le parti intime, ma nonostante quello continuava a sudare e deconcentrarsi. Il cuore le batteva all’impazzata e temeva di morire da un momento all’altro. Ogni tanto cercava di prendere più aria possibile, ma le era decisamente difficile visto quanto bollente fosse.
Aprì un occhio per riuscire a scorgere Kanon, e col pelo dell’occhio lo vedeva girare nei dintorni, con solo i pantaloni indosso (probabilmente anche lui doveva soffrire un po’ il caldo di quelle zone) ed ogni tanto le lanciava qualche occhiata tagliente per incitarla a continuare il suo operato.
Probabilmente era anche ora di pranzo, visto il lieve gorgogliare del suo stomaco, ma dubitava che lui le avesse dato il permesso di mangiare prima di aver concluso ciò che le aveva intimato di fare.
Inspirava ed espirava, quasi fosse una danza e quasi fosse per lei un obbligo da cui poteva dipenderne la sua vita, come in effetti era.
“Basta pensare!” Si ripeteva in loop, aggrottando le sopracciglia sotto gli occhi chiusi. Sentiva tutti i muscoli del corpo contrarsi, compresi quelli facciali e la mascella serrata in un’espressione puramente arcigna.
Di fronte agli occhi le passava Ecate e la sua strana richiesta, i pensieri che l’avevano torturata fin dal loro primo incontro, ed alla continua ricerca di un significato per quelle parole.
Subito dopo rivedeva Camus, con la sua espressione fredda ed indifferente, il loro primo incontro, il loro scontro per la conquista dell’armatura, la totale sconfitta, gli anni di frustrazione per la consapevolezza di amarlo ed odiarlo allo stesso tempo, il giorno che lo ebbe rincontrato sui ghiacci della loro terra d’addestramento, la notte che avevano passato a fare l’amore, l’arrivo al Tempio di Atena e di nuovo la partenza con l’uomo che non era a molti passi di distanza da lei.
Ma c’era un’altra cosa che più la premeva, ed era la costante ricerca di una risposa sul perché il suo nuovo maestro ed il vecchio non riuscivano a vedersi di buon occhio.
Come poteva concentrarsi dopo tutto quello? Anche se, come le aveva sempre insegnato il suo primo mentore, avrebbe dovuto lasciarsi tutto alle spalle per poter diventare un Saint a tutti gli effetti. Ma in fondo lei l’addestramento l’aveva concluso anni addietro e, nonostante avesse perso l’armatura, non aveva mai smesso di temprare il suo corpo ed il suo spirito alla battaglia, quindi a cosa serviva allenarsi ancora? In quelle condizioni poi…a cosa le sarebbe servito lasciarsi addietro tutto quello, visto che la sua forza si nascondeva proprio dietro tutto ciò? Ma, soprattutto, lei era sempre stata una guerriera del nord, nata dai ghiacci della Siberia, perché doveva allenarsi in un luogo avverso al suo stile?
Ma nei meandri della sua mente la voce di Kanon recitava i soliti discorsi su: “ Un Saint deve saper combattere anche in condizioni estreme ed in luoghi avversi.” Ed in effetti era veramente in un luogo impervio, impossibilitata a fare previsioni sul suo futuro.
« Non ti stai impegnando abbastanza. Il tuo cosmo è inquieto ed i tuoi lineamenti non sono rilassati! »
Questa volta la voce di Kanon non proveniva dalla sua mente, ma probabilmente da un punto sicuro a non molti passi di distanza dalla sua posizione.
Aprì leggermente gli occhi, cercando di mostrarsi più indifferente possibile e lo osservò di sottecchi.
Lui era in piedi su un’altra roccia, una delle tante che impedivano al mare di Magma di fuoriuscire dal suo letto, con le braccia conserte e l’espressione severa. I suoi occhi verdi non erano per nulla rilassati ma non mostrava nessun segno di cedimento. Non l’avrebbe sicuramente graziata, lo capiva perfettamente.
« Mi serve tempo! » Ribatté lei, ma al Saint non piacque per niente quella risposta. Vide le sue sopracciglia aggrottarsi e l’espressione farsi ancora più adirata.
« No, ti serve qualche incentivo in più…vuoi che oltre il pranzo ti faccia saltare anche la cena? Oppure che ti faccia rimanere lì anche di notte fino a che non avrai imparato a dominare le tue emozioni? Vuoi che inizi dal modulo corporeo, così che tu riesca a capire che nelle tue attuali condizioni non riusciresti a far male nemmeno ad una mosca? Io non sono magnanimo come il Saint dell’Acquario, e prima lo capisci meglio sarà per te. » Anche la sua voce era dura quanto la sua espressione, ma nonostante quella provocazione, Elena rimase ferma nella sua posizione.
« Dammi un’altra ora. » Riuscì solamente a dire tra i denti, ma ovviamente non era sicura di riuscire a farlo. Non ci era riuscita in tutti quegli anni, figuriamoci se ci sarebbe riuscita in così breve tempo. Ma doveva provarci, per la sua incolumità e perché probabilmente Kanon non avrebbe avuto remore a fare tutto ciò che aveva appena finito di pronunciare.
Richiuse gli occhi e riassunse la sua posizione a gambe incrociate. Sentiva la sua mente vorticare ancora e lo sguardo indagatore di lui ancora piantato addosso, ma non voleva demordere. Non voleva perdere ancora, non di nuovo.
Ed ecco ancora di fronte a lei la sua sconfitta. Continuava a rivivere i soliti momenti di sconforto, il giorno in cui si era procurata la cicatrice e di nuovo il suo cosmo veniva alimentato dalla sua battaglia interiore.
« Patetico! » Soffiò lui, constingendola a serrare i pugni nonostante fosse rimasta imperturbabile. « Concentrati, dimentica quello che eri prima di arrivare qua. » Continuò ad incitarla, ma lei si aprì in un piccolo ringhio infastidito.
« Smettila di ricordarmelo, lasciami in silenzio! » Sentenziò, ma nonostante quelle parole, la sua inquietudine, la sua rabbia e la sua voglia di supremazia non si calmarono neanche per un secondo. Lei sapeva di essere forte, lo aveva sempre saputo, altrimenti non sarebbe arrivata ad un passo dalla conquista della Cloth. Non aveva perso per la debolezza, lo aveva fatto per sua scelta, ed adesso non voleva perdere di nuovo perché aveva scelto di non liberarsi dei suoi fantasmi. E Kanon lo aveva capito, per questo faceva leva sul suo orgoglio. L’orgoglio è l’arma più potente du cui dispone un Saint, o un’aspirante tale.
Ma si era anche stufato di non essere ascoltato. Il Saint dei Gemelli poi non era famoso per la sua infinita pazienza.
« Possibile che non riuscite a togliervi Camus dalla testa? »
Kanon era balzato con un ringhio sulla stessa roccia dov’era seduta Elena e lei non fece neanche in tempo ad aprire gli occhi che si era ritrovata in piedi e con la mano di lui serrata alla gola. I suoi occhi erano iniettati di sangue e la sua espressione era incredibilmente adirata.
« Riuscirai a liberare la mente, che tu lo voglia o no! Non ho voglia di perdere il mio tempo prezioso dietro ad una mocciosa che non ha voglia di imparare! »
Con un ringhio e con ancora la mano saldamente serrata alla gola della ragazza, il Saint riapprodò sulla terraferma con un balzo, lasciandola boccheggiante a pochi metri di distanza da lui.
« Sei impazzito? » Gorgogliò rauca, tossendo mentre cercava di riprendere più fiato possibile.
« Mettiamo fine a questa storia ed iniziamo a prendere questo allenamento seriamente! » Continuò lui, imponente a poca distanza da lei, indicandola con un dito.
« Lo stavo facendo. Non sei dentro la mia testa per sapere quanto seriamente stavo cercando di togliermi dalla mente una vita intera. Se non te ne fossi accorto, non è molto semplice! Non credo mi ci voglia mezza giornata! »
Si ritrovò quasi a gridare mentre si rialzava in piedi e riprendeva la sua tipica postura, di chi è estremamente sicuro di sé, ma Kanon si era incredibilmente calmato e la stava osservando tranquillamente dietro il braccio teso.
« Hai ragione, non ho la minima idea di cosa ti stia passando per la testa, ed è proprio per questo che intendo entrarci. Prima superi le tue questioni, meglio sarà per tutti! » Finì lui categorico e lei non fece neanche in tempo a chiedere il significato di quella frase che lui aveva già lanciato il suo colpo.
La sua voce risuonò nella sua mente per qualche secondo, come se ci fossero miliardi di Kanon che ripetevano in loop la stessa frase:
“Genro Mao Ken.”
Poi nella sua mente esplose il caos.
 
********
 
« Kanon, ti ho cercato dappertutto! Tra poco dovrai scendere in campo! »
Lo ammonì la ragazza, sedendosi a terra accanto a lui in un luogo riparato del Tempio. Nell’arena, i guerrieri avevano iniziato a prendere posto nelle tribune ed il Grande Sacerdote aveva posto nel punto più alto l’armatura sacra dei Gemelli, che sarebbe succeduta al vincitore del prossimo scontro.
« Galatea! » La rimproverò lui nonostante il sospiro. « Non dovresti essere qua. Dov’è il tuo maestro, non è giorno di allenamento per te? » Le chiese lui, poggiandosi alla roccia con le mani dietro la nuca.
« Sì, ma non voglio andarmene e non voglio che lo faccia anche tu. »
« Non lo farò. » Le rispose ma non le sembrò molto convinto, complice il fatto che avesse voltato lo sguardo verso il cielo.
« Cos’è che ti turba? » Sorpirò anche lei, addolcendo un po’ il tono di voce. « Il fatto che tu debba combattere contro tuo fratello? »
A quelle parole, Kanon spostò lo sguardo su di lei con un’espressione indignata.
« Non dire scemenze! Siamo stati addestrati una vita in previsione di questo giorno, non ho paura di picchiare mio fratello. » Disse asciutto.
« Ed allora cosa c’è che non va? Non puoi scendere in campo lucidamente in queste condizioni… » Concluse lei, pensierosa.
« Ho timore per il futuro, e non solo il mio. Se vinco, mio fratello sarebbe costretto a lasciare il Tempio, me, la sua vita e le sue speranze. Sarebbe costretto a vivere da solo senza minimamente sapere cosa gli riserverebbe la vita. »
Voltò di nuovo lo sguardo infuocato su di lei, chiaro segno che era mosso da un vigore a lei ancora del tutto sconosicuto, ma in fondo capiva le sue motivazioni. Non si apprestava a battersi contro uno sconosciuto, la cui sorte non gli sarebbe minimamente interessata, si apprestava a decidere le sue sorti e quelle del suo gemello.
« E se la situazione volgesse al contrario sarai tu a dover affrontare l’ignoto. »
Alle parole di Galatea, il cadetto fu scosso da un brivido di freddo. Non voleva pensarci, si sarebbe impegnato a vincere come il loro maestro aveva chiesto loro di fare. Lo avrebbe fatto per orgoglio personale, e per stare accanto all’unica persona che assolutamente non avrebbe voluto perdere.
« Vincerò. Sarò io il nuovo Saint dei Gemelli. Combatterò per te! »
Il quindicenne si sporse a sfiorare con le sue labbra quelle di lei, fino a che la consapevolezza di aver perso fin troppo tempo si impadronì di lui.
« Devo andare… » Le disse solamente, alzandosi di scatto e voltandole le spalle. « E dovresti andare anche tu, ti staranno cercando. »
« Ai cadetti non è permesso osservare i combattimenti, quindi non saprò chi sarà il vincitore e non credo che ai presenti sia permesso parlarne. Come farò a sapere l’esito dell’incontro? » Chiese lei, speranzosa, ed a quelle parole lui si voltò ad osservarla con un’espressione mite.
« Incontriamoci qua al tramonto. Se ci sarò, saprai chi presedierà di nuovo la Casa dei Gemelli. » Le sorrise lievemente e, senza aspettare una risposta, le voltò le spalle e sparì verso l’arena.

Fine capitolo 16
 


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Angolo autrice:
 Ma salve! Vi avevo promesso di non far passare troppo tempo dall’ultimo aggiornamento, ma non sono del tutto riuscita a mantenere la promessa T.T (ma almeno non è passato un anno xD). Purtroppo ho dovuto fare un trasloco in venti giorni e nello stesso periodo ho iniziato a lavorare D: in effetti mi sembra di aver scritto un capitolo brevissimo e sicuramente sottotono T.T mi dispiace, prometto di impegnarmi di più!!
Spero di non aver fatto troppi errori, ma Word non è minimamente tornato a collaborare segnandomi le parole errate!! Maledetta tecnologia, mi odia >.< xD
Ok, bando alle ciance, passo a ringraziare chi ancora segue questa storia <3 ai recensori, infiniti grazie, a chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate ed ai lettori silenziosi che aspettano una mia apparizione XD
Sono breve questa volta, ma era un bel po’ che non stavo così tanto di fronte allo schermo del pc ed i miei problemi al collo iniziano a martellarmi >.<
Un bacione
Alla prossima!
  
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