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Autore: Teddy_bear    09/05/2018    5 recensioni
In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. In anatomia, preludio, era il cuore di Shaoran. Ma Sakura sapeva benissimo ascoltare e salvare i cuori.
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AU fanfiction, dove Shaoran è un pianista con il cuore spezzato e Sakura è una studentessa di medicina, specializzanda in cardiologia.
[Se volete, per capirci meglio, ho pubblicato un’introduzione ed un trailer].
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SAKURA

 

È finalmente giunto il Natale. Questa mattina mi sono svegliata felicissima, mi sono vestita di fretta, ho salutato mio padre, e ho preso la macchina ed i regali per poi dirigermi verso la villa del compagno di Meiling. Una volta arrivata, sono stata accolta dalle decorazioni a tema, lei ed Hanko le hanno sistemate nella villa di quest’ultimo, e sono davvero una più bella dell’altra. La colazione è stata servita dai padroni di casa quasi subito, ed io, con davanti una tazza di latte e dei biscotti al cacao che ho divorato, non posso fare a meno di sentire molta gioia nel mio cuore. 

“Bene, direi che ci siamo tutti, quindi possiamo scambiarci i regali.” dice, Meiling, finendo la sua colazione. Aggrotto le sopracciglia. Non siamo tutti, infatti, Shaoran non c’è. Ero convinta arrivasse dopo, quindi non mi sono posta molti dubbi. Fino ad adesso. 

“Ma tuo cugino?” chiedo, per sicurezza. Meiling stringe tra di loro le labbra.

“Stamattina aveva un impegno, purtroppo non è potuto venire.”

Oh. Accidenti. 

Mi chiedo se questo impegno non sia con Dora… meglio non pensarci. Scuoto la testa, per cacciare via questa riflessione. I miei amici cominciano a scambiarsi i regali, ed io riesco a distrarmi dal pensiero di Shaoran mentre passo al compagno di Meiling il regalo che gli abbiamo comperato: il portafogli gli è piaciuto particolarmente, grazie al cielo. Poi è il turno della seconda padrona di casa, e sono felice di notare che Hanko le abbia comperato un anello da favola (ormai ho perso il conto di quanti gliene abbia comprati), ma ciò che mi rende anche più entusiasta è vederla contenta per il portagioie che le ho preso. Il susseguirsi dello scambio dei doni continua, e sembrano tutti apprezzare quello che hanno ricevuto. Poi, arrivo io, che sono rimasta per ultima. 

“Allora, Sakura, questo è per te.” Hanko mi mette davanti agli occhi un pacchetto. Sorrido. La mia compagnia ha deciso di farmi un regalo unico, tutta assieme, e ne sono felicissima di questo. Non potevano avere un’idea migliore: così c’è il pensiero, ma ciascuno spende meno denaro. Leggo prima il biglietto di auguri, dove c’è scritto il classico "Buon Natale" e poi che mi vogliono bene, infine, le loro firme. Ringrazio generalmente, e poi lo scarto. Quando vedo ciò che ho davanti, devo portarmi una mano alla bocca per lo stupore.

Il loro regalo è una collana che desideravo già da tempo, l’avevo vista nella gioielleria della nostra città, però non l’ho mai comperata per via del costo molto caro. Ha il ciondolo a forma di un fiore di ciliegio color rosa, con la catenina d’oro. Sono senza parole. 

“Grazie, veramente.” riesco a balbettare, con gli occhi un po’ lucidi. Mi alzo dal mio posto ed abbraccio ognuno di loro. Sono tanto emozionata. È a dir poco meraviglioso, quello che hanno fatto per me. Mi risiedo, composta. Chiedo, gentilmente, a Tomoyo di aiutarmi ad indossarla. 

“Ti dona molto!” sorride, Rika. 

“Grazie.” guardo la collana, prendendola tra le mie mani. È veramente troppo bella. 

Tuttavia, non riesco a fare a meno di sentire il mio sorriso scemare piano piano. Mi dispiace troppo che Shaoran non sia con noi. Tomoyo, che è ancora dietro di me, con le mani sulle mie spalle, si abbassa alla mia altezza, e mi parla direttamente all’orecchio. 

“Dovresti andare a trovare il pianista, dopo. Anche per dargli il suo regalo.” sussulto un po’, colta sul vivo. La mia amica ridacchia, e poi torna al suo posto. Eriol la prende per mano, e le da un bacio su di essa. Sospiro. 

Tomoyo ha ragione. Devo andare a trovarlo dopo, sperando che ci sia in casa. 

 

***

 

Stavolta ho suonato subito il citofono dell’abitazione di Shaoran. Senza indugi, il che è strano. Però, sono contenta, almeno non mi faccio troppe paranoie e non indugio troppo. Voglio dire, devo dargli il regalo: ci tengo molto!

“Chi è?” la sua voce mi arriva dritta alle orecchie, facendomi rabbrividire. Coraggio, Sakura, non essere intimorita. 

“Sono Sakura.” 

Non mi risponde ed apre direttamente il cancello. Una volta davanti al suo appartamento e, dopo aver suonato alla porta, medito sul quale sia il modo migliore per consegnargli il regalo. Forse di getto? Tipo “ecco, tieni”? Oppure con dei giri di parole? Non lo so. Cavolo, mi sento così tesa. 

“Sakura, ciao.” mi accoglie subito, facendomi entrare. Il suo nido è decisamente ordinato, circondato da non molti addobbi, ma molto carini. Su di un mobiletto che ha in salotto, che assomiglia ad una libreria, è posato un mini albero di Natale: è molto piccolo, sarà alto sessanta centimetri. È uno di quelli a fibre ottiche. Appena lo vedo mi viene da sorridere. 

“Come mai qui? Stavo per passare io da te.” mi volto subito verso la sua direzione, piegando la testa di lato. 

“Tu da me?”

Annuisce. 

“È Natale… volevo vederti.” spiega. 

“Io lo stesso. Mi è spiaciuto non vederti stamattina.” mi avvicino a lui, cauta. Lo vedo sorridere ampiamente. Prende una ciocca dei miei capelli e la porta dietro al mio orecchio, com’è solito fare. 

“Ragazzina, è che mi sono visto Dora catapultata qui, a darmi un regalo. Credimi, ci ho messo un po’ a farla andare via.” storta la bocca. 

Allora non mi sbagliavo. Sento come la terra mancare sotto ai piedi, mentre un leggero fastidio si insinua dentro di me all’idea che lui e Dora si siano visti, proprio il giorno di Natale.

“Le hai fatto un regalo anche tu?” domando. Scuote il capo energicamente. 

“Non ci penso proprio. I regali si fanno solo se ti vengono dal cuore. Poi lo sai, Dora sta facendo molti tentativi per provarci, ma a me non interessa.”

Non so come sentirmi a questa sua frase. Semplicemente, sento troppo per potergli dare un nome. Sono un mix di sensazioni diverse. 

“A tal proposito…” inizia “vado un attimo in camera mia a prendere una cosa, riesci a stare qui?” 

“Certo.” affermo. 

“Senza cadermi da qualche parte, soprattutto?” ridacchia. Gonfio le gote. 

“Io non cado così spesso!” agito le braccia, protestando. Ride, e se ne va. Torna poco dopo, con in mano quello che presumo sia un regalo di Natale. La carta che lo riveste è rosa, del tutto non natalizia, ma molto fine e bella. È un peccato strapparla.

“Buon Natale, ragazzina.” mi porge il pacchetto, ed io lo prendo tra le mie mani, strabuzzando gli occhi. 

“Mi hai fatto un regalo?”

“Sì, l’ho acquistato il giorno prima che prendessi la febbre.” sento i tratti del mio viso addolcirsi, mentre la voglia di stringerlo forte e di ringraziarlo si fa strada dentro di me, ma la devo lasciare per dopo. 

“Mi hai fatto un regalo.” ripeto, stavolta con tono affermativo. 

“Era per questo che non volevi che frugassi in camera tua?” lo punzecchio. Annuisce. 

“L’ho incartato io, tra l’altro.” 

Lo analizzo un po’, notando come sia diverso da quelli che ti preparano i negozianti. È un po’ disordinato e spiegazzato, ma lo adoro. Lo rende speciale. “

“Posso aprirlo?”

“Se vuoi sì, ma…” armeggia, con il retro del mio regalo “questa è una lettera. Non sono molto bravo a scrivere o a dire qualcosa, però ci ho provato, e vorrei tu la leggessi da sola.” sentenzia, staccando la lettera dal pacchetto e dandomela in mano. Il mio stupore aumenta sempre di più. 

“Mi hai scritto una lettera?”

“Era il minimo, dopo tutto quello che hai fatto per me in questo tempo.” 

I miei occhi diventano subito lucidi e sento che sto per piangere. Lui se ne accorge e, prendendo il volto tra le mie mani, mi da un bacio sulla fronte. 

“Non piangere.” mi dice. Alzo gli occhi al cielo, e faccio un respiro profondo. 

“È che… non so cosa dire. Io… non pensavo che…” non riesco nemmeno a formare una frase di senso compiuto, che mi si spezza la voce. Shaoran mi prende tra le sue braccia, stringendomi forte. 

“Lo sai che non mi piace vederti piangere.” annuisco alle sue parole. Restiamo così per qualche minuto, mentre lo sento accarezzami i capelli, poi mi stacco. 

“Okay, adesso sto morendo dalla curiosità, quindi, lo apro.” ridacchio un po’, asciugandomi i residui di lacrime. Quando scarto l’involucro che lo avvolge, trovo davanti a me una scatola. Il che, mi porta a pensare ad un paio di scarpe. Ma, quando apro del tutto, c’è un orsacchiotto di pezza ad accogliermi. È marrone scuro, morbidissimo. Porto una mano alla bocca, dopo averla spalancata per lo stupore. 

“Io non…” formulo. 

“Spero che sia di tuo gradimento.”

“È dolcissimo. Lo adoro.” lo stringo tra le mia braccia, dondolandomi come se fossi una bambina che vede un peluche per la prima volta. Il pianista sorride.

“Sei adorabile.” dice, sistemandomi la frangia dei miei capelli. 

“Grazie, Shaoran. Per il regalo e per tutto.”

“Grazie a te.” è la sua risposta. A quel punto, tocca a me. Devo dargli il suo regalo di Natale, com’è giusto che sia. Lo vedo scrutarmi, curioso, mentre armeggio cercando nel mio zainetto il suo regalo. Trovato!

“Buon Natale anche a te.” gli sorrido. Sbatte le palpebre. 

“È per me?”

“Direi di sì.” ammetto, un po’ imbarazzata. Shaoran prende la scatola che gli ho messo davanti agli occhi in un modo leggerissimo, come se non si fosse mai davvero staccata dalle mie dita. 

“Non dovevi, lo sai?”

“Volevo, però.” lo correggo. Lui scuote il capo, assumendo un’espressione che mi rivolgono spesso le persone che mi conoscono. Io la chiamo quella del "sei incorreggibile, non cambierai mai".

Scarta ciò che riveste la scatola della gioielleria, con dentro il suo regalo. Quando vede quello che gli ho donato, mi sembra contento. Come se gli fosse veramente piaciuto, ed io spero che sia così. 

“È un braccialetto con un ciondolo a forma di pianoforte.” annuisco. 

“Il gancio è a forma di ancora.” gli spiego, andando a toccare quel punto, sfiorandogli appena le mani. 

“Perché tu molte volte sei stato la mia ancora di salvezza. L’ho trovato perfetto per te.” pronuncio, guardandolo negli occhi. Lo vedo avvicinarsi di più, abbassandosi alla mia altezza. È lì, ad un palmo da me, vicinissimo. Il suo naso sfiora a malapena il mio. Il respiro mi si spezza, e non capisco cosa voglia fare. Poi si allontana, baciandomi la fronte. Ed io, piano piano, cerco di riprendermi. 

“Grazie, ragazzina. Lo stesso vale per me.” mi dice. Sorrido, per poi gettarmi tra le sue braccia, stringendolo forte. Decido di lasciarmi andare, ed inizio a commuovermi del tutto. 

“Non piangere.”

“Sono solo felice.” lo rassicuro. 

“Allora, in questo caso…” si stacca di poco, prende il mio viso tra le mani, ed asciuga le mie gote, rigate dal piango “le lacrime, con me, solo di gioia.” 

Annuisco, e torno ad abbracciarlo. 

“Ti voglio veramente bene, Shaoran.” 

Lo sento stringermi più forte. 

“Mi hai fatto il regalo migliore del mondo, Sakura.”

“Il bracciale?” domando, incerta, come se non fosse ovvia la risposta. 

“No, te stessa nella mia vita.”

La risposta non era ovvia per niente. 

 

***

 

Dopo essere stata un’ora e mezza buona con Shaoran, continuando a ringraziarlo per l’orsacchiotto, e parlando del più e del meno, riguardo anche a come ha passato la vigilia, sono tornata a bordo della mia macchina. Il mio tentativo di iniziare subito a leggere la lettera che mi ha scritto, è interrotto dal mio cellulare. Quando guardo chi mi chiama, rispondo al volo. 

“Papà?” 

“Sakura, ciao!” lo sento agitato. 

“Dimmi.” 

“Ascolta, appena torni a casa, se non vedi me, tuo fratello e Yukito, è perché siamo uscito alla ricerca di una torta.” aggrotto le sopracciglia. 

“Torta?”

“Sì, stasera siamo da tuo nonno ed a quanto pare siamo anche a mani vuote: non posso accettarlo.” fa’, un po’ preoccupato per la situazione. 

“Credevo di aver già a casa qualche dolce, ma sbagliavo.” aggiunge, poi.

“Perché non vai al supermercato? Quello aperto anche sotto le feste.” propongo. 

“Infatti pensavo di andare lì, sperando di trovare qualcosa. Era solo per avvisarti.” 

“Va bene. Adesso sto tornando a casa, appena arrivo, mi faccio una doccia e mi cambio, così sono già pronta per la cena di stasera.” dico. 

“Perfetto, allora, a dopo!” mi saluta, più sereno. 

“A dopo, un bacio.” 

Chiudo la chiamata, e sospiro. Rigiro tra le mani la busta, contenente la lettera. Forse sarà meglio leggerla quando sono a casa. 

 

***

 

Una volta chiusa la porta d’ingresso, mi siedo di volata sul divano. Apro il mio zaino, prendo l’orsacchiotto e me lo metto in braccio, stringendolo, poi apro la busta e mi metto più comoda per iniziare a leggere le parole di Shaoran. Prendo un respiro profondo, e chiudo gli occhi, dopo di che, inizio a far scorrere le parole sotto la mia vista. La calligrafia è leggibile e, seppur un po’ spigolosa, la trovo elegante. 

 

Sakura,

credimi che per me non è mai stato facile esprimermi con qualcuno. Tuttora, a scriverti questo, faccio fatica. Ma la verità è che voglio semplicemente ringraziarti. Ti voglio dire grazie, per essere entrata come un tornado nella mia vita, spazzando via quelle che credevo inesorabili e immutabili certezze. Ti voglio dire grazie, per il tuo essere così maledettamente impacciata, innocente, gentile… ma soprattutto per essere così diversa da quelli che ho conosciuto. Per essere sempre te stessa, per avere coraggio nel mostrarti per come sei, per come aiuti il prossimo. Voglio ringraziarti per aver fatto così tanto per me: mi hai ascoltato sempre, ogni giorno, ed io ogni giorno non mi pento di essermi fatto ascoltare da te. Sei la persona di cui io mi fido di più, e da un po’ di tempo sei diventata la ragione per la quale io apro gli occhi alla mattina. Mi fai sentire libero, come quando suono il pianoforte, e spero veramente tanto che tu rimanga nella mia vita. Perché avrò sempre bisogno di te, per come sei, per come mi fai essere. E queste cose non le ammetterei mai a voce, quindi preferisco scriverle, sperando che arrivi forte e chiaro quanto ci tengo a te. Grazie, per aver visto sotto questo mio essere di neve, lo sbocciare di un fiore. 

Stai finendo di comporre una melodia che non conoscevo e che tuttora non conosco, ma penso di essere vicino alla risposta e, quando arriverà, sarai la prima a saperla. 

Passa un buon Natale, ragazzina.

Resta sempre così come sei. 

Con affetto,

Shaoran. 

 

L’ennesima lacrima cade sul foglio bianco. Porto una mano alla bocca, mentre penso che quello che mi ha scritto è semplicemente straordinario. Nessuno mai, prima d’ora, mi ha rivolto queste parole. Nessuno mai, prima d’ora, ha fatto ciò che ha fatto lui. E tutte queste affermazioni, fanno elaborare alla mia mente delle domande, che riguardano tutte la mia perplessità circa il fatto che io mi senta così strana con lui. Lui è diventato… importantissimo, in veramente poco tempo. È una persona a cui io mi sto affezionando. Mi sento come se stessi nuotando e, ad un certo punto, qualcuno mi butta sott’acqua, spingendomi sempre più giù. Non so ancora se mi sento annegare, o se riesco a respirare lo stesso, come se diventassi una creatura marina. È come se qualcuno mi buttasse nel vuoto, ed io, una volta caduta, non so dove mi trovo: se in una pavimentazione di vetri rotti, o in una di cuscini morbidi. Davvero, non lo so. 

In ogni caso, Shaoran merita le risposta a questa lettera e, sebbene gliela darò più solida e completa non appena ci rivediamo, preferisco chiamarlo subito, perlomeno per accennagli quanto io sia commossa, felice e stupefatta. E quanto anch’io ci tenga a lui. Poso l’orsacchiotto a lato del divano, dopo averlo accarezzato un po’ in testa. Prendo il mio cellulare, e faccio per chiamarlo, quando il campanello mi blocca. 

Ah, sarà la mia famiglia che è tornata dalla spesa. Solo, perché suonano? Non hanno le chiavi? Apro la porta, e mi dirigo verso il cancello. 

“Come mai non entrate?” domando.

“Sakura.” 

Quando mi accorgo del viso che si vede tra le sbarre le mio cancello, mi pietrifico sul posto. Sento il cuore andare a manetta, ed il mio respiro si interrompe bruscamente. È il volto di una persona che pensavo non avrei rivisto mai più, soprattutto fuori da casa mia. 

“Hisato, cosa ci fai qui?”

 

ANGOLO AUTRICE: ciao ragazze. Ecco qui, il capitolo di Natale. Spero che non sia deludente :)) e spero vi piaccia. Sono in preciclo e quindi ho il pianto facile, perciò la mia autostima già poca cala, e perciò sto capitolo non mi sembra granché, nonostante ho riportato tutte le mie idee. Alla prossima! Grazie. Bacioni x.
   
 
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