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Autore: Chiaroscura69    16/05/2018    1 recensioni
''Non puoi fare così ogni volta... tu non vuoi che ti ami, ma non mi dai nemmeno la possibilità di non amarti'' dissi senza guardarlo negli occhi.
''Tori dimmi cosa potrei fare e lo farò''rispose quasi divertito.
''Lasciami andare e sparisci dalla mia vita una volta per tutte''.
Alessandro mi guardò il polso alla ricerca del braccialetto. Me lo coprii con una mano ma lui me la afferrò e la spinse via.
''Perchè lo hai tenuto?'' disse fissandomi attentamente negli occhi.
''E' un motivo stupido, lascia stare... Senti ho un'idea: frequentiamoci assiduamente per dieci giorni e in questi giorni mi devi mostrare i tuoi dieci peggiori difetti. In questi giorni però non dovrai mai provarci con me.
Solo facendo in questo modo forse smetterò di amarti''.
''Se questo è il tuo modo di risolvere la faccenda per me va bene. Inizia a tremare Melanzana!''
'Ecco come mi sono cacciata nel peggior guaio della mia vita' pensai.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il primo giorno con Matteo passò lentamente, quasi come se il tempo si divertisse a scorrere piano. Avevo opportunamente spento il telefono dopo aver avvisato i miei che sarei tornata qualche giorno dopo e non avevo spiegato nulla alle mie amiche che probabilmente iniziavano ad essere davvero in pensiero. Ma volevo essere l'unica proprietaria del mio dolore, non mi sembrava giusto in quel momento condividerlo con loro.
Matteo mi guardava afflitto, voleva aiutarmi ma io non gliene davo la possibilità. L'unico contatto che c'era fra noi erano i frequenti abbracci che mi regalava gratuitamente, ma non ero stata in grado di baciarlo nè di dargli qualsiasi tipo di effusione.
Ero arrivata in lacrime da lui, con un ritardo terrificante a causa del pullman, ma lui non aveva detto nulla. Si era limitato ad abbracciarmi e accarezzarmi la schiena, come si fa con un animaletto ferito.
Ed era così che mi sentivo ancora una volta, un cagnolino abbandonato sul ciglio della strada.
La sorpresa che mi aveva preparato era stata una cosa carinissima; aveva riempito la casa di candele profumate e di petali di rosa ma non aveva fatto altro che acuire il mio malessere. Naturalmente si era accorto di questo e ci era rimasto piuttosto male, ma non sarei riuscita a fingere di essere felice neanche se avessi davvero voluto farlo.
E si da il caso che non volessi farlo.
La notte di quel sabato iniziai a maturare l'idea di aver fatto un grande errore ad andare da Matteo, ma non avevo il coraggio di ammetterlo a me stessa e per di più tornare a casa in quel momento avrebbe voluto dire subire le domande dei miei e delle mie amiche. Cosa che non ero ancora pronta a sopportare.
Cosa avrei dovuto dire loro? Avevate ragione? Sono stata una stupida a fidarmi? Tutte cose che non sarei mai stata in grado di dire ad alta voce, almeno per il momento.
Quella notte piansi ancora, piansi senza risparmiarmi. E Matteo mi abbracciò dolcemente poggiando la testa nell'incavo del mio collo.
In quel momento, lo ricorderò sempre, pensai che sarebbe stato così giusto innamorarsi di Matteo, perchè sapevo che lui mi avrebbe potuto rendere felice.
Mi immaginai dieci anni dopo con una famiglia e con lui al mio fianco che mi avrebbe amata esattamente come aveva fatto il primo giorno che mi aveva intravista mentre leggevo i Fiori del Male.
Questo pensiero mi fece anche più male perchè mi fece sentire una creatura abominevole. Cercavo amore da chi non sapeva nemmeno cosa fosse e respingevo chi invece provava a darmelo nella sua forma più genuina.


Il secondo giorno con Matteo la situazione peggiorò ancora. Smisi di piangere e subentrò in me un'apatia disarmante. Mi guardavo intorno senza vedere niente, gli occhi velati da una patina di passiva rassegnazione. Matteo cercò di tirarmi su il morale in tutti i modi, andammo a fare una passeggiata in riva al mare all'alba, mi preparò un pranzo delizioso e mi lesse una poesia stupenda di Hermann Hesse ma nulla mi stupiva, nulla mi rincuorava.
Ero persa in me stessa.
Quella sera decise così di prendere in mano la situazione. Avevo lo sguardo perso come al solito sulla sottile linea che separava il mare dal cielo e non pensavo a nulla di chiaro, pensieri confusi mi ottenebravano la mente senza lasciarmi scampo. 
''Tori, credo che dovremmo parlare''disse ad un certo punto osservandomi con attenzione.
Mi voltai verso di lui come se mi fossi accorta solo allora di essere con un altra persona.
''Di cosa?''chiesi ancora confusa.
Matteo sospirò pesantemente.
''E' chiaro che non sei felice. Mi vuoi dire che cosa è successo? Perchè è da due giorni che il mio cervello elabora ipotesi e ognuna è peggio dell'altra''
''Io...Niente, non è successo niente''
''Tori, facciamo così, siccome non vuoi parlare, dimmi solo sì o no, d'accordo?''
Mi coprii le orecchie con le mani temendo il peggio.
''Ti prego, no...''
Matteo venne vicino a me e mi tolse dolcemente ma con fermezza le mani dalle orecchie, poi si sedette di fronte a me e cercò il mio sguardo.
''Non voglio farti del male, voglio solo capire. Mi merito una spiegazione, no?''disse gentilmente.
Mi tranquillizzai un po' e ripresi un briciolo di lucidità.
''D'accordo''mormorai ancora insicura.
''Sei stata con Alessandro venerdì?''chiese Matteo guardandomi negli occhi.
Istantaneamente mi si velarono di lacrime e non riuscii a reggere il suo sguardo.
''Sì''singhiozzai.
Matteo sospirò di nuovo ma non si interruppe.
''Fra voi non è andata come speravi, giusto?''
''No''singhiozzai di nuovo.
''E così sei venuta qui per ripicca?''
Mi divincolai dalla sua presa e gli voltai le spalle.
''Adesso smettila''mormorai.
''E' così, Tori? Devo saperlo!'' disse venendomi di nuovo vicino e voltandomi verso di lui.
''Non sono venuta qui per ripicca! Avevo solo bisogno...''risposi impulsivamente.
''Avevi bisogno di non stare sola. Avevi bisogno di sentirti amata. Mi stai usando. Ed è quello che hai fatto per tutto il tempo in cui siamo stati insieme'' mormorò Matteo senza guardarmi.
''Ma cosa stai dicendo?!''
''Sto dicendo la verità. Come se non ti avessi trattato come una principessa! Ti ho trattata come una regina!''urlò con rabbia.
Arretrai di qualche passo spaventata dalla violenza nella sua voce.
''Non urlare Matteo...''mormorai per placarlo, ma ottenni l'effetto opposto.
''Non urlare?! Non urlare?! Certo che urlo, diavolo! Ti ho dato tutto quello che avevo, mi son fidato di te e ti ho rivelato cose di me che nessuno sapeva. Per cosa? L'ennesima pugnalata alle spalle. Dio, ma vuoi crescere? Non sei più una fottuta ragazzina! Dicevi di fidarti di me, dicevi che ero l'unico per te, che senza di me non saresi stata nulla e appena torna il tuo ex, se così vogliamo chiamarlo, dopo tutto quello che ti ha fatto, ritorni come un cagnolino scodinzolante ai suoi piedi?!''urlò ancora afferrandomi e strattonandomi per un braccio.
''Lasciami andare, Matteo, mi stai facendo male!''urlai a mia volta.
''E tutto il male che tu hai fatto a me allora? Lo hai dimenticato?''sbraitò continuando a strattonarmi.
Le nostre grida finirono per allarmare un vicino che si avvicinò a vedere se andasse tutto bene, interrompendo la sfuriata di Matteo.
''Ragazzi ho sentito delle grida, tutto a posto?''chiese guardandoci con circospezione.
Notando il mio viso affranto dalle lacrime rimase sospettoso anche dopo che Matteo gli disse di stare tranquillo. In quel momento capii che era il momento giusto per andarmene. Per quanto Matteo avesse ragione il suo approccio era completamente sbagliato e non volevo avere le sue mani addosso mai più.
''Non c'è problema davvero, signore. Io me ne stavo giusto andando'' dissi approfittando della distrazione di Matteo e della protezione dello sconosciuto del vicinato.
''Dove deve andare signorina?''mi chiese il vicino assumendo subito un atteggiamento protettivo nei miei confronti.
''Dovrei tornare a casa e spero di beccare l'ultimo pullman''mormorai gettando in fretta le mie cose in valigia sotto lo sguardo esterrefatto di Matteo.
''Tu non te vai!''esclamò quando gli passai accanto per andare alla porta.
''Io vado dove voglio. Quando ti sarai dato una calmata discuteremo come persone civili della questione. Ma di una cosa puoi essere certo, non tornerò mai più a stare con te!''sibilai sganciandomi dalla sua presa.
Matteo alzò istintivamente la mano versò il mio viso ma il vicino di casa mi spinse tempestivamente fuori dalla porta e mi fece accelerare il passo per andare verso la fermata del pullman.
''Da quanto tempo la picchia?''mi chiese poi, una volta arrivati alla fermata.
''Non è obbligato a farmi compagnia''dissi senza rispondere alla sua domanda.
''Non me la sento a lasciarla sola qui dopo quanto ho visto là dentro''mormorò il signore guardandomi con apprensione.
Gliene fui silenziosamente grata così decisi di rispondere alle sue domande.
''Non mi ha mai picchiata e sinceramente non pensavo che oggi le cose prendessero questa piega''sospirai.
''Avevate già discusso altre volte?''
Sospirai stancamente.
''No. Non avevamo mai discusso nè litigato prima d'oggi. Suppongo sia per questo che non conoscevo questo suo lato aggressivo''
''Lei, signorina, sembra molto triste. Se posso le consiglierei di non prendersela per uno così, c'è di meglio in giro''
Sorrisi amaramente.
''Non è per lui che sto così male, signore.''
''E allora chi è il responsabile?''
''Si è mai sentito preso in giro dall'amore? Si è mai sentito risucchiato dall'amore senza poter porre difesa e poi scoprire che era solo una voragine senza fine?''chiesi senza guardarlo.
Il signore sorrise.
''Sei ancora giovane, ma un giorno concorderai con me quando dico che l'amore fa immensi giri e poi riesce sempre a tornare a chi si appartiene da sempre''mormorò guardando lo stesso punto che ero solita osservare io. La sottile linea che divide il mare dal cielo.
E' lì che avvengono le battaglie epiche fra il bene e il male, fra la beatitudine e l'eterna dannazione. E il limbo del nostro cuore. Io guardo sempre lì quando sono confusa o sto male, cerco di distinguere lo stemma della forza vincitrice e poi la rendo mia.


Non ho più visto quell'uomo ma non ho mai dimenticato la sua frase e ho atteso pazientemente di poterla smentire o approvare. Curiosamente riuscì a tirarmi su molto più facilmente dei miei genitori e delle mie amiche, quando mi videro tornare, sconfitta e devastata, tra le loro braccia.
Una cosa però mi fu confermata, come avevo supposto quella volta in cui mi processarono per la decisione di rivelarmi ad Alessandro, non mi lasciarono mai sola.
   
 
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