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Autore: Amily Ross    17/05/2018    3 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note introduttive: e io che pensavo che, forse, in questo capitolo avrei potuto farne a meno… e invece no, rileggendo le mie fiction e facendo qualche calcolo, mi sono resa conto che tra le tre storie c’è qualche incongruenza con l’età dei ragazzi e gli anni in cui ho deciso di collocare la cronologia dei fatti, dunque, cercherò in questa nota di rendervi le idee più chiare (anche se forse sono io a esser malata e precisa, tanto da bloccarmi su ogni stupido dettaglio.) Allora, tanto per iniziare, le vicende narrate sono ambientate ai giorni nostri; nel prequel: “Dal diario di una Manager: per fortuna che esiste il calcio” tutti i personaggi, hanno diciassette anni e mezzo, e i fatti narrati – anche se non lo dico esplicitamente – sono temporalmente collocati tra l’autunno e la primavera del 2016; nella fiction principale, che poi sarebbe: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile” i ragazzi hanno tutti diciannove anni compiuti o quasi, e i fatti si svolgono a fine 2017, quindi appena avrò due minuti sistemerò anche questa mettendo che non vanno più a scuola (adesso non ricordo se ho fatto o meno riferimenti) scrivendo che vanno già all’università; nel seuqel, che poi è l’attuale fiction, hanno ventuno anni – chi già li ha fatti  e chi ancora deve farli –  e siamo nel 2018, dove ovviamente ci sarà anche il Mondiale in Russia; per quanto riguarda la finale dell’Europeo, l’ultima che zio Bernd gioca – la stessa in cui ha il malore – che dà l’inizio alla malattia, Karl & company hanno 18 anni, perché siamo sempre nel 2016 (per l’esattezza  4 agosto 2016, il giorno del compleanno del Kaiser), quindi questo fatto può esser temporalmente collocato nel Diario di Grace; ultimo e non meno importante: sono i Mondiali di Rio de Janeiro, gli ultimi vinti dalla Germania e l’ultimo giocato dallo zio, qui i ragazzi hanno sedici anni ed i fatti si svolgono – ovviamente – il 13 luglio 2014, il giorno della finale.

Con questa nota di chiarimenti, colgo anche l’occasione per dire che è tornato Max Pezzali tra i miei capitoli e che ho preferito dividere la sequenza tedesca tra questo e il prossimo capitolo, per dare spazio ai giapponesi e spiegare alcune questioni rimaste in sospeso. Il dialogo sulla vita e la morte non è mio e non mi appartiene, in quanto è preso da Saint Seiya, però mi piaceva come ci stava ed ho voluto usarlo, sperando che questo non crei problemi a nessuno. Grazie sempre alla mia Darling e grazie anche a tutti voi che continuate a seguire la mia storia, mi dispiace un po’ per chi non è riuscito a recensire, ma sperò possano tornare nei successivi capitoli.

Un bacione, Amy

 

 

 Capitolo 14: La Roulette Russa

 

La vita è un po’ come il gioco d’azzardo: c’è chi vince e c’è chi perde; quotidianamente siamo costretti a fare delle scelte, in base alle quali decidere la sorte degli eventi – così come bisogna tirare a sorte nel gioco e sperare di avere un briciolo di fortuna – poi a volte, capita che il destino è già segnato, e allora – per forza di causa maggiore – per quanto si possa lottare per cambiarlo, a volte non sempre ci si riesce, ci si può impegnare con tutte le proprie forze, aggrapparsi alla vita e sperare… ma a volte, anche la speranza muore, così si è costretti a perdere – nel gioco come nella vita.

***

                 “Perché il destino di chi viene al mondo è segnato dal dolore e dalla sofferenza? Perché?”

“Non è così... dov’è il dolore è anche il piacere e dov’è il piacere è anche il dolore. Come sboccia la chiusa il fiore appassisce; tutto muta, la vita è un perenne cambiamento, ogni causa ha un effetto e ogni inizio condurrà a una fine.”

“Però, in attesa della fine inevitabile, l’uomo vive giorno dopo giorno un’esistenza colma di dolore, e se anche amore e gioia alleviano la sofferenza, la vita come ha avuto inizio così dovrà terminare, ponendo fine a tutto quanto. Perché allora nasciamo? E questa la domanda che non mi dà pace. Perché la vita comincia se prima o poi è destinata a concludersi?”

“La morte non è la fine di tutto, è solo... una trasformazione.[1]

***

Amburgo: mercoledì 15 febbraio, 2018 reparto di terapia intensiva, h. 11:00.

La giornata non è iniziata nel migliore dei modi, e il Kaiser sa di certo – almeno che non avvenga un miracolo – che non si sistemerà; dopo la visita mattutina, nella quale oltre il dottor Brown e il dottor Ross era presente anche quella piattola di Hildegard, gli è quasi andata di traverso la colazione – ancor prima di farla – con la presenza dei medici la simpatica infermiera ha fatto poco la civetta, solo qualche sguardo di troppo, per fortuna.

Adesso sta davanti a una porta di terapia intensiva, col cuore che batte a mille, vorrebbe non essere lì e vorrebbe – soprattutto – che dietro quella porta non ci fosse il suo amico Erik, ma purtroppo non è così; deglutisce a vuoto, chiude un attimo gli occhi, fa un respiro profondo e bussa con mano lievemente tremante. Dopo qualche secondo la porta viene aperta da una donna, che nonostante abbia l’aria stravolta, due evidenti occhiaie sotto gli occhi verdi – gonfi e rossi, di lacrime e dalla notte insonne – i lunghi boccoli color miele un po’ fuori posto, lo accoglie con un sorriso.

«Buongiorno, signora Weber.» dice educatamente il Kaiser, ricambiando il sorriso, cercando di trasmettere positività e ottimismo con esso. «Buongiorno a te, Karl. Vuoi vedere Erik?» sussurra la donna, voltandosi lievemente verso il suo bambino disteso sul letto, per poi riposare lo sguardo stanco sul calciatore di fronte a sé. Schneider annuisce solamente. «Vi lascio soli, vado a prendere un caffè alla macchinetta.» sorride ancora la donna, oltrepassando la soglia della porta, permettendo al ragazzo di entrare. Schneider si avvicina al letto dell’amico e gli sorride, anche se vederlo così lo fa star male, ma non lo dà a vedere.

«Ciao, Karl…» sussurra Erik sorridendo all’amico, che sorride ancora e si siede sulla sedia vicino al letto. «Ciao, campione.» risponde Karl prendendogli la mano e sorridendo ancora. «Che dicono i medici?» chiede senza troppi giri di parole. «Che la situazione è più grave di quel che pensassero, non credo che potrò mantenere la mia promessa di portarti in Australia quest’estate.» risponde Erik, continuando a guardarlo, senza versare una lacrime. «No, non è vero, manterremo entrambi la nostra promessa.» sorride il Kaiser con determinazione. Erik sospira e chiude un attimo gli occhi. «Spero di riuscirci, ma le metastasi come vedi hanno colpito anche i polmoni… e quando arrivano ai polmoni non è semplice.» sussurra ancora, guardando l’amico con gli occhi ora lucidi.

Schneider si lecca le labbra, fattesi improvvisamente secche, e deglutisce a vuoto. «Non arrenderti, Erik, ti prego…» sussurra stringendolo. «Lotteremo entrambi e vinceremo.» sussurra ancora col terrore nel cuore. «Farò del mio meglio, amico mio.» risponde Erik, ricambiando la stretta, mentre il suo respiro si appesantisce, nonostante l’ossigeno. «Tutto bene?» chiede Karl sentendolo affannato, allontanandosi da lui. «Sì, adesso passa, ogni tanto mi succede…» mormora Erik, facendo dei respiri profondi, che gli causano dolore al petto, ma lo aiutano a regolarizzare il respiro. «Vuoi che chiamo un medico?» chiede ancora Karl preoccupato.

Erik scuote la testa, sorridendo, nonostante il dolore al petto e la mancanza d’aria, che nemmeno l’ossigeno riesce ad alleviare; il Kaiser annuisce lievemente, gli carezza la fronte, accorgendosi che è sudata, quindi prende un panno e gliel’asciuga, cercando di dargli in qualche modo sollievo. Erik tossisce e chiude gli occhi, regolarizzando finalmente il respiro, riaprendo i suoi occhioni verdi e sorridendo all’amico. «Erik… ricordati che io ci sarò sempre, nella buona sorte e anche nelle avversità, inoltre non dimenticare mai queste parole: ‘nel mio cuore ci sarà sempre un posto per te, in tutta la mia vita, voglio tenere una parte di te in me e ovunque io sia ci sarai anche tu.’ Sono le parole di There Yuo’ll Be, la canzone mia e di Grace, l’atro giorno mi ci ha fatto riflettere su e ha ragione, non sono solo rivolte solo all’amore, ma anche a un’amicizia profonda.» sorride Karl, con gli occhi lucidi.

«Adesso mi è diventato anche poeta.» ride Erik. «Concordo comunque con la tua ragazza, tienila stretta, è splendida. Io dalla mia ti prometto che ce la metterò tutta, e comunque andrà a finire ci sarà sempre una parte dell’altro dentro di noi.» dice ancora, suggellando questa promessa con un sorriso – sperando che riesca a mantenerla – impegnandosi con tutte le sue forze. Schneider sorride. «Adesso riposa, amico mio, se la chemio non mi distrugge troppo vengo a trovarti più tardi.» sussurra, baciandolo sulla fonte, mentre la signora Weber rientra in camera e sorride. «Grazie di esser venuto, Karl.» dice dolcemente, carezzando la guancia al ragazzo, che sorride e la saluta, rientrando poi in camera sua dove si stende sul letto e piange in silenzio, per poi andare a fare la chemioterapia. 

*** 

 Amburgo: mercoledì 15 febbraio, 2018 casa Schneider, h. 16:30.

In vista del saggio di Primavera, la piccola Marie Käte Schneider, si allena anche a casa sulla coreografia di danza classica, soprattutto per il balletto nel quale sarà la prima ballerina. Nella palestra di casa, sulle note della Primavera di Strauss, la piccola Schneider danza leggiadra come una farfalla, sotto lo sguardo incantato di Klaus, il quale ha una cotta per lei, enormemente ricambiata dalla ragazzina. Non avendo il suo partner, Marie Käte, improvvisa i passi di coppia, non notando lo sguardo del ragazzo su di sé; quando danza è concentrata, anima e corpo. “Sembri una fata, sei bellissima.” pensa Klaus, osservandola, lasciandosi trasportare in luoghi fantastici e incantati ascoltando quella meravigliosa melodia e ammirando quella leggiadra creatura.

La piccola Schneider continua a danzare, fa una piroetta e incrocia lo sguardo di Klaus, al quale regala un dolcissimo sorriso, ampiamente ricambiato dal ragazzino, che un secondo dopo viene distratto dalla suoneria di un messaggio sul suo cellulare – lo prende sblocca lo schermo e apre WhatsApp – leggendo il messaggio della madre; un enorme sorriso spunta sulle sue labbra, gli occhi si fanno lucidi per la gioia, mentre la musica sfuma e Marie Käte si ferma e si volta a guardarlo interrogativamente, avvicinandosi curiosa. «È mia madre, mi ha detto che sono arrivati i risultati delle analisi che ho fatto la settimana scorsa. Sono compatibile con Jamie.» dice Klaus, guardandola con un sorriso e gli occhi che brillano di gioia e commozione. «Ma è fantastico!» esulta la piccola Schneider, mettendosi sulle punte delle scarpette e stringendolo, baciandolo sulla guancia. «Quando sarà l’intervento?» chiede ancora, guardandolo negli occhi.

«Non lo so, mamma non me l’ha detto, mi ha detto però che devo andare in ospedale perché i medici vogliono parlarmi.» risponde Klaus, ricambiando il sorriso e guardandola intensamente negli occhi, nei quali inevitabilmente annega. «Allora puoi venire con me e mia madre, noi dobbiamo andare da mio fratello.» dice Marie Käte, ricambiando lo sguardo, ma con occhi lucidi e tristi. «Non preoccuparti, Katy, anche tuo fratello ce la farà, ne sono certo.» sussurra dolcemente Klaus, sapendo quanto stia soffrendo anche lei della malattia del fratello, dandole un bacio sulla fronte. Si capiscono perfettamente, non solo perché entrambi hanno un fratello malato, ma basta loro uno sguardo per intendersi alla perfezione – essendo compagni di scuola dall’asilo – hanno acquisito negli anni una complicità che va oltre ogni parola.

La piccola Schneider annuisce, regalandogli il suo dolcissimo sorriso – che Klaus adora – e ricambia il bacio, dandoglielo in guancia. «Grazie di esserci sempre.» sorride, stingendolo ancora fortissimo, sentendosi protetta tra le sue braccia. «Allora vado a cambiarmi, tanto è ormai quasi ora di andare.» continua, rimanendo incantata da quegli occhi di smeraldo, ancora col sorriso stampato sulle labbra, spegne lo stereo e corre in camera a sua a cambiarsi, mentre lui raggiunge il soggiorno, dicendo alla signora Schneider che sarebbe andato in ospedale con loro, spiegandole del fratellino e della notizia appena avuta dalla madre.

*** 

Così come le brutte notizie, per fortuna, anche quelle belle si diffondono con la medesima velocità, e anche quella giornata iniziata male può improvvisamente diventare migliore, regalando quella gioia e speranza che si credeva impossibile.

Amburgo: mercoledì 15 febbraio, 2018 ospedale, camera di Karl, h. 17:15.

«Ma è una notizia stupenda, cucciolo, sono davvero felice per te.» dice il Kaiser, stringendo il piccolo Jamie sorridendo alla sua mamma. «Sapete già quando faranno il trapianto?» chiede poi il calciatore alla donna, che guarda il suo figlioletto godersi la stretta del suo idolo. «Penso tra qualche giorno, i medici vogliono prima parlare con Klaus e spiegargli qualcosa.» risponde lei. «E poi potrò finalmente tornare a giocare a calcio e riandare a scuola.» esulta il bimbo, staccandosi e iniziando a saltare sul letto, al culmine della felicità.

«Piano, monello.» ride Schneider, facendolo sedere. «Appena guarirò potrò riprendere anche io l’università e il calcio, poi quest’anno ci sono i mondiali, non posso perdermeli per nessuna ragione al mondo.» dice con sguardo sognante e lucido, ripensando inevitabilmente alla promessa scambiatasi qualche giorno prima con Erik, la stessa promessa fatta sullo scarpino dello zio – è troppo importante per non mantenerla – per questo farà di tutto per esserci e vincere, per onorare lo zio del quale indosserà con onore le scarpe – vincendo anche in nome suo – per Erik la cui vita è appesa ad un filo, e per se stesso – riprendendo in mano la sua vita e vincendo il mondiale e la malattia.

«Anche io quando sarò grande vincerò i mondiali, magari tu sarai il mio allenatore.» dice Jamie con entusiasmo, facendo sorridere la mamma. «Frena, piccoletto, sono ancora nel fiore della mia carriera calcistica, ne riparleremo tra qualche anno e poi tu sei ancora un pulcino.» risponde Karl iniziando a fargli i solletico, facendolo ridere, mentre qualcuno bussa alla porta e la signora Meyer va ad aprire. «Ciao, mamma.» sorride Klaus, stringendola, lei sorride, ricambia la stretta del suo primogenito e carezza la guancia a Marie Käte, che le regala il suo dolce sorriso. «Ciao, Beatrix, grazie per aver preso tu Klaus a scuola e per averlo portato qui.» sorride staccandosi dal figlio – che insieme alla piccola Schneider raggiunge il letto. «Ma non devi ringraziarmi di nulla, Erika, sai che per me non è di alcun disturbo… poi tra amiche ci si aiuta.» sorride la signora Schneider, ricambiando la stretta – essendo i figli compagni di scuola dall’asilo – anche loro hanno ormai instaurato una bella amicizia. «A proposito, Klaus mi ha detto che è compatibile con Jamie, è meraviglioso.» dice con occhi lucidi di gioia, sapendo quanto orribile sia avere un figlio col cancro.

«Basta! Basta!» ride Jamie, sgusciando via dalle torture del Kaiser, che ride e poi stringe la sua sorellina. «Ciao, zwerg.»[2] le dice facendola arrabbiare. «Uffa non ti ci mettere anche tu con questo nomignolo orribile, già ci basta quel cretino del tuo amico Hermann.» risponde la sorellina guardandolo male e mettendo su un adorabile broncio. «Va bene, scusa. In effetti sei la mia Prinzessin.» sorride Karl dandole un bacino sul naso. «Ecco!» ride Marie Käte, stringendolo forte. «Come stai?» gli chiede, rimanendo tra le sue braccia. «Bene, tesoro, sono solo un po’ stanco per la chemio, però sono anche felice per Jamie.» risponde Karl.

«Lo so, me l’ha detto Klaus, però non ho capito benissimo.» ammette la piccola, mentre guarda Jamie parlare allegramente col fratello e le loro mamme parlare sottovoce, davanti la porta. «Non ci capisco molto neppure io…» sussurra Karl, stendendosi sul letto e chiudendo un attimo gli occhi. «Goßer bruder che hai?»[3] chiede la piccola notandolo e stringendogli la mano preoccupata. «Nulla, kleine schwester solo un capogiro.»[4] la rassicura Karl, riaprendo gli occhi e sorridendole. «Come ti dicevo, non ci capisco molto nemmeno io, ma quello che intendeva Klaus è che dovrà dare un pezzetto del suo midollo osseo a Jamie, così potrà guarire del tutto.» le spiega. «Oh… e quindi dovranno essere operati entrambi.» sussurra lei guardando Klaus un po’ spaventata.

«Penso di sì, non so come funziona nello specifico, ma non devi avere paura, andrà bene ed entrambi torneranno come prima.» le sorride dolcemente Karl, prendendole la mano. «Anche io dovrò subire un intervento, e quando tutto sarà finito e avrò vinto il mondiale potremo goderci le vacanze e ti prometto che ci divertiremo come facciamo ogni estate.» dice ancora, guardando la sua sorellina negli occhi, lucidi e spauriti. «Va bene, però non farmi brutti scherzi, Karl, tu devi guarire perché non mi piace vederti così e pensare brutte cose… non voglio nemmeno pensare all’idea che tu potresti non esserci più.» sussurra Marie Käte con la vocina tremante, mentre i suoi occhi si riempiono inevitabilmente di lacrime.

«Non accadrà, Prinzessin, te lo prometto.» le risponde il fratello stringendola forte a sé per calmarla – non sembra – ma i due fratelli Schneider sono molto legati tra loro, anche essendo un maschio e una femmina, anche togliendosi quattro anni e avendo interessi differenti – soprattutto in ambito sportivo –  hanno sempre giocato insieme e hanno condiviso tutto, quando erano più piccoli giocavano anche a pallone insieme, nonostante la ragazzina ami la danza, le piace anche il calcio, non si direbbe ma è anche una tifosa sfegatata del fratello.

***

A casa di nonna Fancy c’è un gran da fare, l’intera famiglia Ross e Amy, è a lavoro per organizzare la festa a sorpresa per il compleanno di Fanny, la quale sospetta già qualcosa, ma non ha detto nulla a nessuno. Julian depenna i vari invitati che chiama per avere conferma della loro presenza; nonna Fancy e mamma Kaori sono impegnate in cucina assieme ad Akane – la cameriera della matriarca Ross – a preparare vari manicaretti e la torta; mentre Amy si occupa di addobbare il grande salone vittoriano della casa, aiutata dal padre del fidanzato.

Tokyo: giovedì 16 febbraio, 2018 h. 12:30.

La festeggiata, in camera sua, sta finendo di truccarsi con la musica dello stereo a tutto volume, prendendosela abbastanza comoda, in quanto deve ancora scegliere cosa indossare per andare a pranzo col fidanzato, al quale forse toccherà aspettare in macchina. Finito il trucco, apre l’armadio e osserva con occhio critico i suoi vestiti, indecisa su cosa scegliere; guarda il vestitino di organza bianco ricamato con dei rami di ciliegio in nero sulla gonna, la fascia di raso sotto il seno del medesimo colore e sorride, immaginando già la faccia che farà Benji nel vederla così; questo è uno dei regali che le hanno fatto mamma e papà per la festa e lo indosserà di sera.

Sfiora con le dita la delicata stoffa del vestito, poi torna ad osservare gli altri vestiti all’interno del suo armadio: optando alla fine per dei jeans stretti, un maglioncino lungo color panna e una giacca di pelle marrone; indossa i capi e si osserva allo specchio – girando anche su se stessa – facendo ondeggiare i capelli. Sorride ancora, cantando dietro a Shakira e prende gli stivali marroni, sedendosi sulla poltrona e indossandoli, torna a guardarsi allo specchio e ritorna all’armadio aperto, prendendo la sciarpa a scacchi rossa, nera e gialla e anche un basco beige, indossa entrambi e si volta nuovamente verso lo specchio. «Perfetta!» esclama soddisfatta del look.

Cantando ancora Whenever di Shakira, rimette a posto la sua camera, proprio mentre la cantante colombiana smette di cantare e la musica sfuma con il magnifico finale di flauto, Fanny finisce; spegne lo stereo, afferra la borsa sulla sedia della scrivania e il cellulare su di essa e corre al piano di sotto, fermandosi davanti lo specchio del corridoio, osservandosi ancora una volta, si sistema alcune ciocche castane sulle spalle e dietro le orecchie e sorride, finché non è distratta dal suono del campanello; mette la borsa sulla spalla, afferra le chiavi di casa ed esce, trovandosi di fronte il fidanzato. «Buon compleanno, Fuffy mia.» le dice Benji con un sorriso, guardandola un attimo incantato per quanto è bella e poi baciarla.

Fanny sorride, immaginando già la sua reazione davanti al vestitino, lo stringe e ricambia il bacio felice di averlo lì il giorno del suo compleanno. Se non fosse stato per il lieve infortunio del ragazzo, per le bravate che ha fatto, il buon Freddy Marshall non lo avrebbe spedito in Giappone, anche se all’inizio si è arrabbiata per la situazione, adesso è felice che lui sia qui con lei e che possano festeggiare insieme; perché ormai negarlo è inutile, Benjiamin Price è una parte importante della sua vita.

***

Dopo aver pranzato in un tipico ristorante giapponese, i due fidanzati, raggiungono l’auto – che in via del tutto eccezionale – Freddy ha concesso a Benji di prendere, solo per permettergli di spostarsi liberamente con la ragazza, ma solo perché oggi compie gli anni. «Grazie, amore, sono stupendi.»  sussurra Fanny con occhi lucidi e il sorriso sulle labbra, osservando incantata il mazzo di camelie e peonie che Benji ha appena uscito dal bagagliaio della sua auto. «Sono contento ti piacciano, spero ti piaceranno anche gli altri regali che ti darò stasera.» le risponde, carezzandole la guancia. «Ne sono certa.» sorride, sollevandosi sulle punte dei piedi e baciandolo con dolcezza. «Andiamo a fare una passeggiata?» chiede il portiere dopo essersi staccati, la ragazza annuisce con un sorriso, per adesso rimette il mazzo di fiori in auto e, salendo entrambi, partono.

Arrivati a destinazione, il ragazzo parcheggia ed entrambi scendono dall’auto. «Ma oggi sei una sorpresa continua.» constata Fanny, prendendolo per mano ed entrando a Senzokuike Park.[5] Benji sorride e si volta a guardarla. «In genere non sono romantico e lo sai, ma siccome ti piacciono i giardini ho pensato di portarti qui.» le dice, specchiandosi nei suoi bellissimi occhioni di smeraldo. «Grazie, grazie di tutto.» sussurra Fanny – stranamente commossa – annegando negli occhi onice del suo uomo. «Non ringraziarmi di nulla, per te farei di tutto.» le risponde conducendola all’interno del meraviglioso giardino, dove passeggiano e parlano – scherzando e ridendo – come una qualsiasi coppia di fidanzati, finalmente – per una volta senza litigi.

***

Verso le sei del pomeriggio i due rientrano a casa della ragazza. «Allora ci vediamo stasera, stamattina per non fare tardi ho dimenticato gli altri regali a casa e devo tornare a Fujisawa a prenderli.» dice Benji davanti la porta. «E pensi che io ci creda?» chiede Fanny ridendo. «Guarda che non sono stupida e ho capito benissimo che state organizzando la festa a sorpresa a casa di nonna. Sai, essere la principessa di papà ha i suoi vantaggi.» continua ridendo furbetta e uscendo la lingua. Benji sorride colpevole. «Hai ragione, ma ne so quanto te. Penso ti verrà a prendere tuo zio o tuo cugino più tardi.» dice guardandola e ridendo. «Comunque non è vero che devo tornare a casa a prendere i regali.» le dice ancora. «Immaginavo. Dai vai, immagino dovrai andare anche tu a sistemarti.» sorride Fanny. Benji annuisce, le dà un bacio sulle labbra e sale in auto, andando a casa di nonna Ross.

Tokyo: giovedì 16 febbraio, 2018 casa di nonna Fancy, h. 20:00.

«Devo fingere di essere sorpresa?» chiede Fanny al cugino – che è andato a prenderla a casa – mentre parcheggia la sua auto nel giardino di casa della nonna. «Sappiamo che ti sei sgamata tutto, come sappiamo che tuo padre ti ha spifferato la sorpresa per metà, ma potresti fingere un po’.» le risponde Julian uscendo dalla vettura, ridendo raggiunge lo sportello del passeggero, che viene prontamente aperto dalla ragazza, che si ritrova la mano del cugino tesa davanti la sua. «Oh, ma che cuginetto romantico e cavaliere che ho.» lo prende in giro Fanny, afferrando la sua mano e ridendo, facendo la riverenza. «Solo perché oggi compi gli anni, befana.» le risponde a tono lui, ridendo e facendole l’inchino.

«Non chiamarmi befana, scemo.» risponde Fanny pizzicandogli la mano. Julian alza le spalle e ride. «Preferisci strega?» le chiede guardandola divertito, lasciandole la mano e allontanandosi da lei, conoscendo già la sua reazione. «Julian Ross!» urla infatti Fanny. «Ripetilo ancora una volta, se hai il coraggio, ed è la volta buona che ti uccido.» continua, urlando, iniziando a rincorrerlo fin davanti la porta di casa, dove entrambi scoppiano a ridere. «Grazie, cuginetto, ti adoro.» sorride dandogli un bacio in guancia. «Anche io, cuginetta.» risponde lui, con un sorriso, suonando il campanello.

Fanny rimane veramente a bocca aperta una volta dentro casa della nonna, non pensava le avessero organizzato una festa così: non pensava di trovare lì tutta quella gente vestita elegante, gli addobbi perfetti attaccati alle pareti, ideati e decorati da Amy – che ha sempre amato disegnare – e  conoscendola si sarà divertita a farli. Sono tutti lì per lei: la sua famiglia – dove l’unico assente giustificato – è il suo adorato papino, la sua dolce mamma, l’esuberante e insostituibile nonna Fancy, i suoi zii e suo cugino, Amy – con indosso un vestitino di macramè verde acqua che le risalta la chioma ramata –   che è un po’ come una sorella, Benji, alcuni suoi colleghi e colleghe di università, i ragazzi della Mambo, nonché suoi compagni di scuola fino alle medie e poi c’è lui… quello che resterà per sempre la nota stonata della sua vita, il suo sbaglio più grande, ma che forse rifarebbe ancora: Stephan Mallory.

La festeggiata guarda tutti i presenti e sorride, ringraziando ognuno di essi per essere lì con quel sorriso, ma non fermandosi da nessuno in particolare; stringe solo la mamma e la nonna. La festa finalmente inizia e ognuno si serve al buffet e beve e mangia, chi più allegramente chi meno, con la musica di sottofondo che allieta l’atmosfera. Benji vicino al camino sente vibrare il cellulare della fidanzata posato sulla mensola e si volta a vedere chi è, sorride nel constatare che è una videochiamata del Kaiser e fa cenno a Fanny dall’altro lato della sala che parla con Amy e Jenny, la ragazza lo raggiunge subito ed escono entrambi sul terrazzo, rispondendo insieme alla chiamata.

«Ciao, Kaiser!» lo salutano entrambi con un sorriso, felici di sentirlo e vederlo, vorrebbero che anche lui fosse lì con loro a festeggiare.

«Ciao, ragazzi, vedo che siete nel bel mezzo della festa.» risponde Schneider scorgendo l’interno della casa gremito di gente.

Fanny annuisce con un sorriso, non facendo trapelare il suo lieve imbarazzo e fastidio.

«Buon compleanno, scema.» continua poi sorridendo a quella che pian piano sta diventando la sua migliore amica.

«Grazie, Karl, mi sarebbe piaciuto avere anche te qui, ma purtroppo non puoi esserci, però sono sicura che per il tuo compleanno festeggeremo insieme.» risponde Fanny con un sorriso sincero e solare, inizia davvero a voler bene al tedesco.

«Il mio compleanno lo festeggeremo in Russia, assieme alla mia vittoria del mondiale.» risponde Karl ridendo, facendo ridere gli altri due.

«Questo lo vedremo, Kaiser, di certo non ti regalerò nulla.» risponde Benji, facendo ridere di più la fidanzata; intanto Stephan Mallory da dentro osserva i due e sente un groviglio doloroso allo stomaco e un senso di gelosia montargli dentro… ma forse, è ormai tardi per piangere sui propri errori, se solo si fosse fermato un attimo in più a pensare, forse non avrebbe mai detto quelle parole, forse avrebbe dato retta al suo cuore senza preoccuparsi di far finire una grande amicizia, che si sarebbe trasformata in amore. Se avesse dato retta al suo cuore e avesse rivelato i suoi sentimenti a Fanny, non l’avrebbe ferita, non l’avrebbe persa e lui non avrebbe sofferto così tanto come adesso – perché è stato quando lei è andata via, quella notte, che lui ha veramente capito di amarla – ma ha anche capito di aver perso la sua migliore amica oltre che l’amata e questo lo devasta più di quanto faccia vedere.

«Allora vi lascio divertire, mi raccomando non litigate anche oggi.» li prende ancora in giro il Kaiser.

«Non preoccuparti, non mi farò rovinare la mia festa.» sorride Fanny, pensando che se non la rovinerà per un litigio col fidanzato lo farà per il suo primo amore. «Tranquillo, stasera farò il bravo ragazzo. Ci vediamo tra qualche giorno, fratello.» risponde Benji strizzandogli l’occhio, ricevendo un sorriso dal biondo, che saluta con la mano e chiude poi la chiamata. Fanny sorride, bacia la guancia del fidanzato, che  le sorride, la prende per mano e rientrano dentro.

«Stephan è bello rivederti, non ti fai vedere più spesso, prima eri sempre insieme ai miei nipoti.» dice nonna Fancy, avvicinando il ragazzo e sorridendogli. Lui la guarda e sorride, nonostante tutto, ha sempre voluto bene a quella donna di classe e allegra, che si è sempre schierata dalla parte dei nipoti e ha sempre accolto i loro amici. «Ha ragione, signora Ross. Purtroppo le nostre vite iniziano a prendere direzioni diverse, gioco sempre a calcio con Julian, ma lo studio mi assorbe il restante tempo, rendendomi impossibile il resto.» risponde Mallory sorridendo, rispondendo con quella che è una mezza verità. «Capisco. Quindi l’amicizia tra te e Fanny non si è incrinata per qualche motivo?» chiede ancora la donna, che di certo non si fa fare fessa da un ragazzino.

“Non c’è la luce senza l’oscurità,

non c’è immaginazione senza realtà,

non c’è l’assoluta grandezza della tua presenza

senza il vuoto completo che mi lascia la tua assenza.”

Stephan si morde le labbra dall’interno, poi sorride e scuote la testa. «No, signora, non è nulla del genere, sono sempre un grande amico sia di Fanny sia di Julian, siamo cresciuti insieme e questo non potrà mai cambiare. Solo la frenesia della vita ci ha allontanato un po’.» risponde, sentendo un macigno doloroso al cuore per la menzogna che ha appena detto – soprattutto a se stesso –  ma di certo non può dire alla nonna degli amici che è ancora amico di Julian, mentre la sua amicizia con Fanny si è rotta perché sono finiti a letto; per quanto Fancy Ross possa essere una donna dalla mentalità aperta, nonostante la sua età, è imbarazzante fare un discorso del genere. «Va bene, allora scusami se ti ho chiesto, ma mi piaceva quando passavate i pomeriggi qui da me a studiare anche con Amy.» sorride la nonna. «Adesso non pensate ad altro, approfittate di questa festa per stare insieme e divertitevi come facevate un tempo.» aggiunge scompigliando i capelli al ragazzo, che sorride e si allontana, incrociando lo sguardo di Fanny che rientra mano nella mano con Price, provocandogli un’altra dolorosa fitta la cuore. 

 “Non c’è il colore caldo dell’estate,

delle nostre anime aggrovigliate,

senza il freddo grigio e cupo del peggior inverno,

in attesa di un messaggio, una parola o solo un segno.” 

«Tutto bene?» le chiede Benji, sentendo la mano della fidanzata tremare nella sua. «Sì, scusa, probabilmente è stato solo un brivido di freddo.» risponde Fanny voltandosi a guardarlo negli occhi e sorridendogli dolcemente, mentre nella sua mente riaffiorano ricordi legati a quel ragazzo che le ha fatto battere il cuore per anni, colui con cui ha passato la sua infanzia e parte dell’adolescenza, lo stesso ragazzo del quale si è innamorata e al quale ha regalato la sua verginità, perdendolo poi per sempre, probabilmente perché entrambi immaturi e timorosi di aver fatto qualcosa di sbagliato – anche se al momento sembrava giusto – e per Fanny è stato bellissimo. «Va bene, amore.» sorride il portiere, baciandole la fronte, raggiungendo poi Julian e Philip al tavolo delle bevande, mettendosi a parlare con loro, raccontando di Karl e poi parlando di calcio.

Fanny lo lascia andare con un sorriso e incrocia per un solo istante lo sguardo di suo cugino, facendogli vedere tutta la sua delusione per averle giocato questo tiro mancino, sospira arrabbiata e raggiunge Amy e Jenny che parlano poco distante con alcune delle sue colleghe. «Fanny… posso parlarti un attimo?» chiede Stephan, intercettandola e afferrandole il polso, prima che possa raggiungere le altre ragazze. Lei lo guarda e deglutisce a vuoto, sentendo improvvisamente il cuore battere forte, osservando la mano del ragazzo stretta sul suo polso sinistro. Da quanto tempo non avevano un contatto fisico? Da quanto tempo i loro occhi non si riflettevano gli uni negli altri? Da quanto non si rivolgevano la parola? «Va bene…» mormora Fanny sgusciando via dalla sua presa e uscendo in terrazza, osservando l’orizzonte senza vederlo.

“Tu come il sole risorgi ogni giorno; io guardo il cielo ed aspetto il ritorno

di te che illumini completamente, la mia vita e la rendi immensa e importante

non c’è il capirsi anche senza parola: con uno sguardo, un gesto, un batticuore

senza sapere quanto il silenzio possa pesare, quando non c’è niente da dire, più niente da fare…

non c’è la pelle al buio che scivola sfiorando pelle, entrando nell’anima

se non c’è stata mai una pelle estranea e inospitale che già dopo un secondo viene voglia di scappare.” 

Anche Stephan volge il suo sguardo verso l’infinito, osservando quelle stelle che rischiarano la notte, identificando la costellazione dell’acquario, gli è sempre piaciuta l’astronomia e i suoi misteri, gli piaceva condividerli con lei e parlarle delle costellazioni – fu lui a farle conoscere la sua costellazione – ci ripensa e sorride al ricordo di quando lei gli disse che le sembrano tanti puntini luminosi buttati lì senza un senso logico e lui le spiegava ogni cosa, facendole conoscere l’acquario. «Cosa vuoi?» chiede Fanny, voltata di spalle davanti a lui, mantenendo un tono neutro e impassibile, distogliendo il ragazzo dai suoi ricordi. «Io… volevo solo dirti che mi dispiace per quello che è successo tra noi, mi dispiace averti persa e mi dispiace di non aver capito in tempo che quello che provavo per te andava ben oltre il legame fraterno che pensavo fosse.» confessa Mallory, avvicinandosi e sfiorandole la mano, sentendola tremare.

Fanny chiude gli occhi e si morde le labbra per trattenere le lacrime, sapeva che se si fossero rivisti tutto questo sarebbe successo, sarebbe stato inevitabile, e forse adesso è il momento di chiarire ogni dubbio. «Stephan… anche io ci sono stata malissimo e ci sto male ancora, perderti è stato orribile, ma sei stato tu a negare il nostro futuro. Cosa avrei dovuto fare io? Forse siamo stati troppo avventati ad andare a letto e io non avrei dovuto confessarti i miei sentimenti, ma sei stato tu a rifiutarli e io non potevo far altro che allontanarmi da te e leccarmi le ferite, perché anche se non te l’avessi detto tu sapevi che io ero innamorata di te dalle elementari.» risponde tremando, mentre le lacrime le rigano le guance. «Mi dispiace, lo so, è colpa mia… ma ho avuto paura di rovinare la nostra complicità, la nostra meravigliosa amicizia. Se per ipotesi le cose non fossero andate bene, cosa ne sarebbe stato del nostro legame fraterno?» sussurra Stephan avvicinandosi e cingendole le spalle, vedendola tremare.

“Tu come il sole risorgi ogni giorno

io guardo il cielo ed aspetto il ritorno

di te che illumini completamente

la mia vita e la rendi immensa, importante.”

«Certo, è facile adesso parlare per ipotesi, vero?» chiede lei voltandosi e guardandolo male. «Se non fosse andata bene saremo rimasti comunque amici, stupido, al di là del fatto che io ti amassi eri troppo importante per lasciare che un amore andato male distruggesse la nostra amicizia, e invece l’abbiamo distrutta lo stesso perché tu sei un deficiente.» gli urla contro con rabbia. «Fanny… scusami, non avevo capito che fosse amore.» risponde Stephan con dolcezza, annegando in quei profondi e bellissimi occhi verdi. «Bene, adesso che l’hai capito immagino tu abbia fatto pace col tuo cervello, ma ormai è troppo tardi. Io sono andata avanti, Stephan, adesso nella mia vita c’è Benji – siamo stati insieme più volte – ed è stato bellissimo, non nego che anche con te lo sia stato, ma fa parte del mio passato, che ti piaccia o no, questa è la mia realtà dei fatti… non potevo stare ad aspettare il fantasma del mio primo amore, sperando che questo un giorno tornasse da me.» risponde Fanny tagliente, scostandosi dal suo abbraccio.

“Non ci si può rendere conto di te,

non ti si può davvero comprendere,

senza sapere quanto è duro esserti lontano…

senza avere cercato e non trovato la tua mano.” 

«Hai ragione, sarei dovuto venire da te il giorno dopo, chiederti scusa e rivelarti i miei sentimenti, ma tu eri troppo importante e ho avuto paura… ma ho rovinato tutto comunque. Mi dispiace, Fanny, perdonami se puoi.» sussurra Stephan, guardandola con occhi lucidi. «Tu adesso stai con Benji e io non posso pretendere che lo lasci per me, ragion per cui mi farò da parte e cercherò di dimenticarti, ma vorrei poter recuperare la nostra amicizia, almeno quella…» continua, trattenendo stoicamente le lacrime. Fanny lo guarda e sorride, gli ha perdonato il fatto di esser stata rifiutata, l’amore che ha provato nei suoi confronti è scemato durante gli anni ed è cessato quando ha conosciuto Benji, ma non gli ha perdonato il fatto di aver troncato la loro meravigliosa amicizia. «Sei proprio uno stupido, Stephan Mallory, uno stupido che però mi è mancato da morire, non sarà facile recuperare quello che abbiamo perso, ma voglio tornare ad essere tua amica… voglio poterti incontrare per strada e salutarti e non guardarci intensamente, fingendo di essere due perfetti sconosciuti e fingere indifferenza.» risponde Fanny stringendolo.

Il calciatore sorride e ricambia la stretta, tutto si è chiarito per il meglio, anche se da adesso in poi dovrà anche lui andare avanti e dimenticare quell’amore che mai più tornerà indietro. La stringe, le bacia la guancia e non dice nulla. «Pensi di riuscire a starmi accanto, sapendo che io non posso darti nulla di più di un’amicizia?» gli chiede lei, allontanandosi e guardandolo. «Non sarà facile, ma col tempo passerà e anche io troverò la ragazza giusta, ma di certo non riuscirei a trovare più un’amica come te.» risponde Stephan sorridendole. «Modestamente io sono unica e inimitabile.» ride Fanny, cacciando fuori la lingua. «Sono contenta di aver chiarito e averti ritrovato, dobbiamo recuperare gli anni persi e chissà… forse potrei presentarti qualche mia collega.» sorride ancora Fanny.

«Grazie per aver compreso, sapevo che ti saresti arrabbiata, ma non saresti stata tu se così non fosse stato.» sorride Stephan. «Cosa vuoi farci, sono fatta così. Prima di mettermi con Benji ci siamo ammazzati come cani al ritiro, e hai avuto modo di vederlo.» risponde lei rientrando in casa, facendo annuire Stephan. Non ha del tutto accettato il rifiuto, ma è quel che si merita e dovrà accettarlo per forza se vuole riavere l’amica di un tempo, inoltre è felice che lei sia riuscita ad andare avanti e che abbia trovato l’amore, è anche contento di sapere che questo è Price – sebbene non siano mai stati grandi amici – e mai lo saranno, lo conosce e questo basta a farlo stare tranquillo. 

“Tu come il sole risorgi ogni giorno

io guardo il cielo e aspetto il ritorno

di te che illumini completamente

la mia vita e la rendi immensa, importante.” 

Julian li vede rientrare insieme e sorride, avvicinandosi a entrambi. «Posso rubarti la festeggiata?» chiede al compagno di squadra, il quale annuisce con un sorriso, lasciando che i due cugini si allontanino per parlare, mentre intercetta lo sguardo del portiere che lo guarda con curiosità, lui si avvicina e decide di parlargli chiaro, per evitare si possano creare inutili incomprensioni. «Non è come pensi, tra me e Fanny non c’è nulla.» precisa Mallory. «Io non ho detto o pensato che tra voi ci sia qualcosa. Sapevo che lei ha avuto un rapporto con un ragazzo prima di me, ma non posso prendermela per questo, non sapevo che quel ragazzo fossi tu.» risponde Benji tranquillo. «Sì, sono stato io quel ragazzo, l’abbiamo fatto e io non ero sicuro dei miei sentimenti, avevo paura di rovinare la nostra amicizia e abbiamo finito per allontanarci.» risponde Stephan.

Price lo guarda e ride scuotendo la testa. «Beh, lascia che te lo dica, Mallory, ma sei stato un completo idiota. Fanny è una ragazza straordinaria, a volte insopportabile e troppo esuberante, ma straordinaria. Io ho avuto un sacco di donne prima di lei, ma se la donna di turno prova qualcosa per te che tu non ricambi o pensi di non ricambiare non andarci a letto per poi rovinare un’amicizia. Lei non mi ha mai detto nulla di tutto questo, ma ho capito tutto quando ha incrociato il tuo sguardo entrando, ho capito che eri tu il suo ex amore.» dice. Stephan annuisce. «Hai ragione nel dire che lei è così, sono felice che tra tanti abbia scelto te, tienila stretta e non farla soffrire come ho fatto io. A me pian piano passerà, troverò una ragazza ed intanto cercherò di ricostruire l’amicizia con lei.» risponde con un sorriso. «A patto che sia solo amicizia, sono sicuro di lei, ma se dovessi scoprire che tu ci provi potrei non essere così calmo e tranquillo come adesso.» risponde Benji porgendogli la mano, che Mallory stringe con un sorriso.

«Sei arrabbiata con me? Prima mi hai lanciato un’occhiataccia da far gelare il sangue nelle vene.» dice Julian sedendosi sul muretto del terrazzo, guardando sua cugina di fronte a sé, in piedi. Fanny sorride scuotendo le spalle e gli si avvicina tirandolo giù. «Ammetto di averti odiato quando ho visto che avevi invitato anche lui, ma so perché l’hai fatto e devo ringraziarti, cuginetto.» sorride stringendolo. «Bene, sapevo che ti avrebbe dato fastidio, ma l’ho fatto perché tu sei mia cugina, lui uno dei miei migliori amici e so quanto siate stati importanti l’uno per l’altra. Il passato è passato, ma volevo chiariste ogni vostro dubbio.» risponde Julian baciandole la guancia.

«Lo so, abbiamo chiarito tutto, convenendo sul fatto che il passato è passato e che tale dovrà rimanere, gli ho detto di Benji e lui non ha potuto far altro che accettarlo, come io ho accettato il suo rifiuto qualche anno fa. Forse ci vorrà del tempo prima che torneremo a essere gli amici che siamo stati, ma abbiamo deciso di provare a esserlo di nuovo; poi lui ha detto che si impegnerà a dimenticarmi e cercherà una nuova fiamma.» sorride Fanny. «Allora mi sa che se il quartetto che eravamo verrà ripristinato  ci tocca aiutare un amico a trovare una ragazza.» ride Julian, facendo ridere anche la cugina che annuisce. «Ho già qualche idea, cuginetto.» ghigna Fanny, tenendolo stretto tra le sue braccia e rientrando insieme.

***

Dopo aver chiarito ogni problema, la festa può procedere nel migliore dei modi: Fanny, finalmente col cuore leggero, regala sorrisi a ognuno dei presenti e rimane incantata quando Akane porta la torta in salotto; dopo aver spento le candeline e averla mangiata, è il momento dei regali, ne ha ricevuti di bellissimi – ma i più belli per lei sono comunque quelli del suo ragazzo. «Questa è per farti perdonare quella che mi hai bruciato al ritiro?» gli chiede, tirando fuori dalla scatola una sciarpa grigia e bianca con i bordi maculati della Liu-Jo. «Sì, è per farmi perdonare quella.» le risponde Benji guardandola e ridendo. Lei gli pizzica la guancia e lo bacia. «Grazie. Anche le Dr. Martens bordeaux sono bellissime, volevo comprarle già da un po’, ma hai pensato tu a metter fine ad ogni mio dubbio.» dice dopo il bacio, guardandolo negli occhi.

«Sono contento ti siano piaciuti tutti regali, mia dolce Fuffy.» le soffia lui sulle labbra, specchiandosi a sua volta nei suoi occhi. «Ho visto che hai parlato con Stephan, e immagino anche di cosa, siete rivali o posso stare tranquilla?» gli chiede lei senza smettere di stringerlo e guardarlo negli occhi. «Non siamo nulla del genere, lui ha sbagliato e ora deve pagare il suo sbaglio, per quanto riguarda noi, so che tu mi ami e mi fido di te, per questo non avrò nessun problema se tu decidessi di tornare a essere sua amica. Gli ho già detto come la penso a riguardo e lui ha capito di non dover andare oltre, perché un po’ mi conosce, e sa che oltre quel limite vado in escandescenza e poi sarà peggio per lui.» risponde Benji con sincerità, non distogliendo lo sguardo dal suo. «Ti amo, amore mio, grazie di tutto.» sorride Fanny con le lacrime di gioia agli occhi, baciandolo di nuovo, con tutta la sua dolcezza e il suo amore – beccandosi un applauso da parte degli altri.

 

 

 

***

Angolo dell’autrice:  nel linguaggio dei fiori, nella cultura giapponese, le camelie sono simbolo d’amore, mentre le peonie di bellezza.

 Alla prossima, miei cari lettori, vostra sempre Amy

 

 

 

 

 

[1] Qui trovate la discussione tra Shaka e Buddha, di cui ho riportato una parte: il pezzo che trascrivo inizia dal secondo 50, ma vi consiglio di ascoltarlo tutto perché è molto profonda tutta la discussione tra il piccolo Shaka e il Siddharta

 

[2] Nanerottola

[3] Fratellone

[4] Sorellina

   
 
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