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Autore: heliodor    17/05/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Oltre la soglia
 
Quando vide lo spiraglio di luce ebbe un sussulto. Erano due giorni che giaceva nel buio, nella cella ricavata da una rientranza nella parete di roccia.
Le gambe gli dolevano perché non aveva spazio per distenderle ed era stato costretto a stare ranicchiato per tutto il tempo.
La porta della cella era una semplice pietra che veniva spostata e poi rimessa a posto quando gli portavano da mangiare.
Era Privel con il suo incantesimo moltiplicatore della forza a occuparsi di quel particolare, anche se sembrava farlo con malavoglia.
"Non è per questo che ho studiato per tanti anni" brontolava lo stregone ogni volta che era ccostretto ad aprire la cella.
"Abbi pazienza, durerà ancora per poco" gli rispondeva Persym.
Lo stregone anziano sembrava forte e vitale come un ragazzino. Ogni volta che lo vedeva Roge gli leggeva negli occhi il desiderio folle di fare qualcosa, come se per troppo tempo fosse rimasto a riposo.
Roge non riusciva a immaginare come fosse sopravvissuto in quel dannato posto, ma iniziò a immaginarlo il giorno in cui lo fecero uscire dalla cella.
"Ci sono tutti" disse Privel prelevandolo. "È inutile che tu stia qui adesso."
"Tutti chi?" domandò Roge.
"Lo vedrai tu stesso."
Lo portò nella sala del pozzo, dove vide altre quattro figure riunite.
Una era quella di Persym, ritto davanti al pozzo. La seconda quella di Sanzir. Poi c'erano una donna e un uomo che non aveva mai visto.
La donna sembrava uno scheletro. Aveva lunghi capelli neri che incorniciavano un viso magro e dagli zigomi pronunciati. Indossava un vestito lungo e nero ma dai bordi laceri.
L'uomo aveva l'aria dimessa. Indossava un saio marrone e sbrindellato, era scalzo e portava la barba lunga e incolta. Fissava un punto tra i suoi piedi macchiati di fango e teneva le braccia dietro la schiena.
Ciò che colpì di più Roge furono il collare attorno al collo dell'uomo e la catena che partiva da questo e terminava tra le mani ossute della donna.
Persym, giulivo fino quasi a sfiorare la boria, disse: "Ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare." Si rivolse a Sanzir.
Il prete si schiarì la gola. "Prima le presentazioni, arcistregone."
Persym sbuffò. "A che serve? È solo una perdita di tempo."
"Cerchiamo di non dimenticare che siamo persone civili" disse il prete. Con un cenno della testa indicò la donna: "Quella è Ragath, meglio conosciuta come la regina di Krikor."
"La strega nera" disse Roge.
Ragath ringhiò mostrando i denti.
"Ti sconsiglio di chiamarla così" disse Sanzir divertito. "Ho sentito dire che una volta ha azzannato alla gola un uomo che l'aveva offesa."
Ragath annusò l'aria come un segugio. "Sento la sua paura."
Roge aveva paura, ma non voleva darlo a vedere. Raddrizzò la schiena con un gesto spavaldo, ma ottenne solo una fitta nei lombi.
"E quello al guinzaglio è Malbeth il maledetto" proseguì Sanzir. "Se non sai chi è non ti biasimo. Il motivo per cui è qui è così abietto che faccio fatica persino a parlarne."
"Posso immaginarlo" disse Roge disgustato.
"No che non puoi" disse Sanzir. "Ora Persym ti spiegherà che cosa dovrete fare."
"Dovremo?" fece Roge.
"Tu e Malbeth" disse Persym. "Attraverserete il portale dopo che tu lo avrai aperto."
"Non so nemmeno se ne sono capace" disse Roge.
"Sarà meglio che tu ci riesca, principe" disse Privel. "O la tua utilità sarà messa in discussione."
Roge non aveva bisogno di sentirselo ripetere per capire che era una minaccia. "Supponiamo che io ci riesca. Che cosa devo fare?"
"Trova l'altra uscita" disse Persym.
"Non capisco."
"Capirai quando sarai dall'altra parte."
"D'accordo, trovo l'altra uscita e poi? Non ho idea di dove conduca il portale. Potrebbe essere a Krikor o chissà dove."
"Possiamo fidarci di lui?" chiese Privel indicando Malbeth con un cenno della testa."
"Sa che cosa fare" disse la strega nera. "L'ho istruito per anni a questo scopo."
Roge si avvicinò al pozzo. "Tutto questo è folle" disse a Sanzir.
"Viviamo in tempi folli, principe. Tu sei solo partecipe di questa generale follia" rispose il prete. Indicò il pozzo. "C'è un grande potere dietro quella porta e tu puoi donarcelo."
"A che scopo? Per far vincere Malag?"
"Per quanto mi riguarda, Malag è solo uno strumento nelle mani dell'Unico" rispose Sanzir. "Non dimenticare ciò che ti ho detto quella sera."
"Mi chiedo se sia vero."
"Non ti ho mai mentito."
"Allora dimmi se tutto questo ha un senso."
"Ce l'ha" disse Sanzir. "Ma solo l'Unico ha ben chiaro il progetto. Noi possiamo vederne solo una parte."
"Per noi intendi dire anche tu? Devo ricordarti che sei cieco?"
Sanzir sorrise. "No, ma sei gentile a ricordarmi il motivo per cui ho iniziato questa lunga battaglia. È per quelli come te, principe. Per quelli che sono nati con il dono e pensano sia il frutto del favore degli dei, quando invece è una maledizione dei demoni. Quando verrà il momento, ricorderai le mie parole?"
"Puoi starne certo."
"Allora vai."
Roge puntò le mani verso il pozzo e si concentrò. Il potere fluì nel suo corpo e si diresse verso il chiarore, che divenne più intenso. Iniziò a pulsare, regolandosi sul battito del suo cuore, fino ad assumere un ritmo regolare.
Roge si sentì sopraffarre dalla stanchezza, ma tenne duro e rimase in piedi. L'energia fluì attraverso le sue mani e passò al portale, che iniziò a formarsi.
"Che cosa vi dicevo?" Esultò Sanzir. "Nessun problema."
Roge trasferì altra energia fino a stabilizzare il portale, che assunse la forma di un disco di energia pulsante che sembrava scaturire dal niente.
"Dagli Malbeth" disse Persym
Riluttante, Ragath passò un capo della catena a Roge, che la prese dopo un attimo di esitazione.
"È proprio necessario?"
"Ti ubbidirà finché resterà legato" disse la strega nera. "Senza diventerebbe... strano."
Roge toccò il metallo, che sembrava emettere una sorta di energia che gli solleticava i polpastrelli. "È incantata?" chieste stupito.
"È il regalo di una buona amica" disse Ragath. "Un'incantatrice."
"Quanto buona?" chiese Persym.
La strega si toccò il ventre. "Molto" disse divertita.
Persym le scoccò un'occhiataccia. "Mi disgusti."
"Io invece ti trovo delizioso" fece Ragath mostrando un sorriso sbilenco. "Chissà che sapore hai" aggiunse passandosi la lingua sulle labbra sottili.
"Basta così" fece Sanzir. "Ora andate."
"Ancora non mi hai detto che cosa devo cercare" disse Roge. Cominciava a innervosirsi.
"Non cosa. Chi" disse Sanzir. "Malbeth ti guiderà verso di loro."
"Loro chi?"
Sanzir sorrise. "Adesso vai."
Roge raccolse il coraggio e caminò verso il portale seguito da Malbeth. La luce pulsante li avvolse e lui avvertì quell'energia fluire attorno a sé, come se fosse un fluido. Ebbe la sensazione di cadere e un capogiro improvviso, come se lo avessero sollevato di botto verso l'alto e poi lasciato precipitare in basso.
La caverna, Sanzir e gli altri due stregoni vennero avvolti nel lucore luminoso, ma Roge sapeva che era un'illusione. Lui era stato avvolto da quella luce abbacinante e trascinato chissà dove, oltre la soglia che aveva aperto nella realtà.
Il bagliore si affievolì, ma i suoi occhi impiegarono qualche secondo ad adattarsi. Mano a mano che la vista tornava normale, vide prendere forma colonne di marmo consumate dal tempo che sostenevano una volta a cupola.
Dietro di esse, un paesaggio brullo fatto di sabbia scura e pozze di fango fumanti, attorno alle quali crescevano alberi rinsecchiti.
La poca luce proveniva da un pallido sole nascosto da nuvole grigie che sembravano sul punto di riversare la loro collera su quella terra tormentata.
L'odore dei miasmi che si sollevavano dalle pozze di fango gli fece rivoltare lo stomaco. Coprì il naso con la mano per difendersi dal fetore insopportabile.
"Decisamente, non era il posto che mi aspettavo di trovare" disse rivolto all'uomo che lo aveva accompagnato.
Malbeth, gli pareva di ricordare che fosse questo il suo nome, si guardava attorno senza mostrare alcuna espressione.
"Almeno riesci a capirmi?"
Malbeth gli rivolse un'occhiata vacua.
"Che hai? Il mago cattivo ti ha tagliato la lingua?"
L'uomo scosse la testa.
"È un sì o un no?"
Dalla pianura disseminata di pozze arrivò un lamento simile a quello di un animale in preda alla sofferenza.
Roge voltò la testa nella stessa direzione. "E quello che cos'era?"
Malbeth scosse di nuovo la testa.
Roge sospirò. Il portale era scomparso e con esso la possibilità di andarsene. Come aveva detto Persym, per tornare a casa doveva trovare l'altra uscita.
Il problema era che non sapeva dove si trovasse né quanto fosse lontana. Però poteva provare a sentirla, come aveva fatto nel santuario di Arnagus.
Si concentrò, ma era stanco e non riuscì ad avvertire alcuna brezza, né un refolo d'aria. Prima doveva riposare o il portale era troppo lontano per poterlo avvertire?
Non ne aveva idea, ma restare lì poteva essere peggio che andarsene in giro. Forse il lamento di quella bestia era un richiamo per i suoi simili, che già si stavano mettendo sulle loro tracce?
Ricordò che anche Malbeth era lì per trovare qualcosa. O qualcuno.
"Sarà meglio se ci diamo da fare" gli disse agitando la catena.
Non si sentiva a suo agio a portarselo in giro come un cane.
"Se vuoi te la tolgo." Ragath aveva detto che senza la catena l'uomo si sarebbe comportato in maniera strana.
È già strano, pensò Roge. Può diventarlo di più? Ne dubito.
Avvicinò le mani al collo dell'uomo, che subito si ritrasse di scatto come se avesse cercato di ustionarlo.
"Voglio solo toglierti questa."
"No" esclamò Malbeth facendo un passo indietro.
"Allora sai parlare."
"La signora non vuole."
"La signora? Parli di Ragath? A me sembra tutt'altro che una signora."
Malbeth annuì e si rilassò solo quando Roge si allontanò di qualche passo.
"Comuque non ti porto al guinzaglio." Lasciò che la catena penzolasse ai piedi di Malbeth.
L'uomo non cercò di prenderla e la ignorò.
"D'accordo, troviamo quello che ci serve e andiamo via di qui."
Malbeth rimase immobile, gli occhi che scrutavano l'orizzonte grigiastro.
Dopo qualche minuto, Roge iniziò a spazientirsi. "Almeno puoi dirmi chi stai cercando?"
"La grande morte."
Roge annuì. "Bene, ottimo. Proprio la risposta che volevo sentire. E che cosa sarebbe?"
Malbeth fiutò l'aria come un cane. "Lì" disse indicando un punto tra due dune di fango marrone.
"Sei sicuro?"
Malbeth non rispose, limitandosi a indicare col braccio teso.
"Andiamoci allora."
Si misero in marcia lungo un sentiero di fango che si appiccicava agli stivali.
Roge notò che l'uomo era scalzo ma non si lamentava. Si voltò una sola volta indietro per guardare da lontano il posto dove erano apparsi.
La struttura era sostenuta da quattro colonne, una delle quali era spezzata e giaceva al suolo,ma si reggeva ancora in piedi nonostante tutto.
La cupola era l'unica costruzione visibile per parecchie miglia. Non vi era traccia di strade, città o altri edifici. Soltanto dune e colline di fango e qualche pozza sparsa in giro, con gli alberi dalla corteccia nerastra a fare da contorno.
Avvicinandosi a uno di essi notò i tronchi contorti e anneriti. Non somigliavano a nessuna pianta che conoscesse, ma non era un esperto e non sapeva dire se fosse tipica di una qualche zona del mondo conosciuto.
Per quanto ne sapeva poteva trovarsi a poche miglia dal santuario di Arnagus o in qualsiasi altro luogo.
Malbeth proseguì spedito verso il punto che aveva indicato. Mano a mano che procedeva sembrava aumentare il passo, come se fose spinto da un qualche desiderio.
Roge invece era sempre più riluttante.
Mentre si trovavano tra due colline udì lo stesso lamento di prima, stavolta più vicino e prolungato.
"Qualsiasi cosa sia, si sta avvicinando" disse a voce bassa, come se temesse di farsi udire.
A Malbeth quella cosa non sembrava interessare. Camminava sempre più veloce, sollevando spruzzi di fango cartamoso a ogni passo.
Roge faticava a stargli dietro e temeva che tra poco si sarebe dovuto mettere a correre, ma per fortuna, superata l'ennesima duna, l'uomo rallentò.
Oltre di essa vi era un avvallamento nel terreno, in fondo al quale vi era un laghetto di fango attorniato dalla solita vegetazione moribonda.
Ciò che invece era interessante era la parete di roccia che si levava oltre il lago. Qui, scavate in nicchie alte almeno cento metri, sorgevano cinque statue colossali. Di una, quella centrale, restavano solo le gambe e parte del bacino. Il resto doveva essere crollato in tempi remoti.
Le altre quattro erano come adagiate nelle nicchie scavate nella roccia. Roge osservò i loro volti. Lo scultore aveva donato loro un'espressione serena. Gli occhi erano chiusi, le labbra serrate. I lineamenti del viso erano regolari, ma a Roge non rcordava nessuno in particolare. Erano volti anonimi, come tanti altri. Un semplice gonnellio copriva il pube ma per il resto erano nudi.
Due di essi erano di sesso femminile, su questo non vi era alcun dubbio, eppure i loro lineamenti somigliavano a quelli degli altri. Era come osservare lo stesso soggetto ritratto più volte in versioni diverse, ma molto simili.
Nella mente di Roge si affollarono le domande. Si chiese se erano fratelli e se erano persone importanti.
Dal loro asspetto e dall'imponenza del monumento che era stato loro dedicato, concluse che la risposta doveva essere un sì a entrambe le domande.
Stava osservando il grandioso omaggio a cinque personaggi molto importanti, che dovevano aver significato molto per il popolo che una volta aveva abitato quella terra desolata.
Dove fossero finiti tutti quanti e perché avessero eretto quelle statue, non lo sapeva dire.
Malbeth si mosse verso il laghetto e lui lo seguì.
"Cerca di fare attezione" disse Roge indicandogli l'acqua limacciosa. "Qualcosa mi dice che non è salutare fare il bagno lì dentro."
Malbeth lo ignorò e proseguì, mantenendosi su sentiero che costeggiava il laghetto e portava alla base delle statue.
Avvicinandosi, notò che erano ancora più grandi di quanto avesse stimato, forse di almeno il doppio.
Nemmeno la statua di Bellir nella città di Elphis poteva rivaleggiare con quella meraviglia.
Giunti ai piedi della prima statua, Malbeth si fermò.
"Ora che le abbiamo viste da vicino, troviamo quello che stiamo cercando e andiamocene via" disse Roge.
Lì, sotto la gigantesca statua, si sentiva a disagio. Non sapeva dire che cosa fosse, ma continuava a crescere dentro di sé e non sapeva spiegarselo. Desiderava solo andare via e allontanarsi il più possibile. Non osava nemmeno sollevare gli occhi.
Quelli di Malbeth invece erano fissi verso un punto tra i piedi della statua. Qui sorgeva un piccolo gazebo di pietra, sosteuto da quattro colonne di pietra grigia.
Roge non si soprese a vedere Malbeth marciare deciso verso la costruzione. Lo seguì, sentendo crescere dentro di sé il disagio mano a mano che si avvicinava alla statua.
"Lo senti anche tu?" chiese a Malbeth mentre entravano nel gazebo.
Era una semplice pedana rialzata fatta della stessa roccia delle colonne. Non c'era molto altro, tranne un braciere di ferro battuto.
"La grande morte" sussurrò Malbeth posando le mani sull'orlo del braciere.
Roge sospirò. "È quello che stavi cercando?"
Per tutta risposta, Malbeth estrasse un pugnale dalla lama ricurva.
Roge sussultò e fece un passo indietro, convinto che l'altro volesse aggredirlo.
Invece Malbeth chiuse la mano libera sulla lama e la tirò via con forza. Dalla ferita aperta sgorgò del sangue che si raccolse sul fondo del braciere.
"Ragath non mentiva quando ha detto che eri strano."
Malbeth lo ignorò e uscì da sotto il gazebbo. Con passo sicuro si avviò verso la seconda statua, dove sorgeva una costruzione uguale.
Al ceentro della piattaforma vi era un altro braciere e lui ripeté gli stessi gesti di prima. Versò il suo sangue in ognuno dei bracieri che sorgevano ai piedi delle statue. Il quinto, quello centrale, era stato travolto dal crollo della statua e dovette desistere.
"E adesso che facciamo?" chiese Roge.
Malbeth non rispose. Invece giunse le mani come in preghiera e si inginocchiò. Il tintinnio della catena che aveva al collo fu l'unico rumore per diversi minuti.
Roge iniziava a spazientirsi per quella attesa senza senso. Udì di nuovo l'ululato di un animale e stavolta gli sembrò più vicino. E minaccioso. E nessuna delle due cose gli piaceva.
Malbeth si rialzò.
"Hai finito? Possiamo andare?"
l'ultima frase venne coperta dal rumore della pietra che si spezzava.
La testa di Roge scattò verso l'alto e lo vide. Una delle statue si era spostata. La sua testa si era inclinata in avanti e sembbrava sul punto di precipitare. Da un momento all'atro poteva precipitare e schiacciarli se non si allontanavano subito.
Fece per afferrare Malbeth per le spalle ma poi si fermò.
Stava succedendo qualcosa di strano e il disagio che provava era aumentato.
La testa della statua non stava cadendo, ma si muoveva come ruotando da una parte all'altra con un movimento regolare.
Sentiva il rumore della pietra che scivola sulla pietra e dei piccoli frammenti che precipitavano dall'alto, ma nulla più.
Doveva esserci un meccanismo o un contrappeso che faceva ruotare la testa della statua senza farla precipitare.
Chiunque avesse costruito quelle statue aveva fatto in modo che si muovessero, nonostante la loro imponenza. Erano opere eccezionali, mai viste prima e chissà quanto erano antiche.
Roge era quasi entusiasta di quella scoperta e da sola valeva parte dei rischi che aveva corso.
Poi l'entusiasmo scomparve.
La statua aprì gli occhi e la bocca.
Occhi incastonati nella pietra, ma umani. Vivi. Pieni di coscienza. E una bocca colma di denti affilati che si spalancò come se il gigante di roccia stesse sospirando o prendendo una boccata d'aria.
Tutti i pensieri di Roge si congelarono e poi si frantumarono, sostituiti dal puro terrore quando quegli occhi si abbassarono e incontrarono i suoi.
Mai nella sua esistenza si era sentito così piccolo e insignificante come in quel momento. Era una formica al cospetto di un dio sceso in terra.
"Che cosa hai fatto?" chiese a Malbeth senza riuscire a staccare gli occhi da quelli del colosso.
Dalle dune giunse un ululato prolungato, come se centinaia di creature si stessero muovendo verso di loro.
Scosso da quella consapevolezza, Roge guardò Malbeth.
Il viso dell'uomo era sereno. "Arriva il banchetto degli dei."
"Saremo noi la portata principale se non ce ne andiamo" disse Roge afferrando la catena. Non fu necessario trascinarlo. L'uomo lo seguì docile adeguandosi al suo passo.
Roge si diresse verso le dune, guardandosi attorno certo che tra un attimo qualcosa di orribile e gigantesco sarebbe spuntato da dietro le rocce per attaccarli.
Invece non accadde.
Non osò voltarsi indietro. Dentro di sè sapeva che se lo avesse fatto, se avesse ceduto solo per un istante a quella tentazione, avrebbe incontrato di nuovo gli occhi del colosso e sarebbe stato perduto per sempre.
Camminò con Malbeth al guinzaglio, cercando di non pensare a quanto sarebbero sembrati ridicoli se qualcuno li avesse visti.
Per un attimo l'ombra di un ghigno gli attraversò il viso, ma lui lo ricacciò indietro. Non era il momento di mettersi a ridere, anche se lo desiderava con tutte le sue forze.
Da lontano avvistò il gazebo e vi si diresse a passo svelto, come se la terra gli scottasse sotto i piedi scalzi e insanguinati. Ormai non sentiva più il dolore e l'ansia gli aveva moltiplicato le forze.
Poi udì l'ululato alla sue spalle e rabbrividì.
Qualcosa li aveva seguiti ed era sulle loro tracce. Per un attimo pensò di abbandonare Malbeth al suo destino usandolo come esca. La cosa che li seguiva lo avrebbe preso e lui si sarebbe salvato.
No, si disse. Hai già fatto cose meschine e guarda dove ti hanno portato.
Quel Roge era morto a Vanaria.
Lui era il nuovo Roge.
Uguale a quello di prima, ma al tempo stesso diverso.
"Vuoi vivere?" chiese a Malbeth.
"Vita, morte. Che cosa vuoi che importi?"
"Rispondi" disse Roge.
Malbeth sembrò pensarci sopra. "Che senso ha vivere se non hai uno scopo nella vita."
"Io ne ho uno. E tu?"
Malbeth si strinse nelle spalle.
"Allora te ne darò uno io. Liberarti da questa maledetta catena."
L'uomo non rispose.
Roge raggiunse il gazebo e si concesse un attimo di risposo. Doveva pensare. E concentrarsi.
Non bastava tornare indietro. Dall'altra parte del portale che stava per aprire, lo attendevano Sanzir, Privel e Persym. E quella odiosa creatura di nome Ragath.
A nessuno di loro importava del destino di Roge.
Malbeth forse poteva essere di qualce utilità, ma lui ormai era inutile.
Qualunque cosa volessero che facesse, ora che l'aveva fatta sarebbe morto. E lui non voleva morire.
Era tentato di restare lì più a lungo per cercare un portale che conducesse altrove, ma non aveva tempo.
Qualcosa stava dando loro la caccia e poi c'erano i colossi.
Malbeth li aveva risvegliati dal loro sonno? O era stato solo un caso che si trovassero proprio lì quando era accaduto?
Quale che fosse la risposta, dovevano andare via.
Ma non subito. Doveva aspettare, anche se era rischioso.
E attese.
Mentre i minuti passavano, lui si concentrò sul portale da evocare. Poteva già sentire la brezza accarezzargli il viso, quando capì che non erano più soli.
I suoi occhi corsero al limitare della foresta di alberi morti che circondava il tempietto. Lì, sotto i rami scheletrici di un albero, vide emergere un corpo sottile e slanciato. In cima aveva una testa piatta sormontata da una miriade di occhi. Il corpo era snodato e coperto di placche ossee. Poggiava su quattro zampe appuntite, mentre due braccia snodate terminavano in enormi tenaglie. Era di colore marrone scuro e se non l'avesse visto ergersi si sarebe confuso con lo sfondo.
Roge aprì il portale e vi spinse dentro Mabeth. Prima di entrarvi si assicurò che la creatura lo avesse visto e si stesse dirigendo verso di loro, quindi fece un passo in avanti e superò la soglia.
Dall'altra parte, come si era atteso, c'erano Sanzir e gli altri.
Ragath aveva afferrato la catena di Malbeth e lo stava esaminando.
"Allora" chiese Sanzir. "Che cosa avete visto?"
Roge sospirò. Doveva mantenere la concentrazione e al tempo stesso cercare di rispondere alle domande. "I colossi" disse.
"Sì" fece Sanzir. "Si sono svegliati?"
Roge annuì.
Sanzir sorrise. "Era come diceva Gauwalt. Era sicuro che avrebbe funzionato."
Roge aveva già sentito quel nome. "L'evocatore?"
Sanzir annuì. "Non è buffo, Roge di Valonde? Potresti aver contrubuito a mettere fine a questa guerra. Forse non nel modo che ti aspettavi, ma non era quello il motivo per cui hai affrontato tutti questi pericoli?"
Roge non rispose. Qualcosa stava passando attraverso il portale. Poteva sentirlo bene. Muovendosi un passo alla volta si allontanò dal portale ancora aperto, mettendo Ragath tra lui e il cerchio di luce pulsante.
"Ora che tutto questo è finito" disse Persym impaziente. "Andiamo via di qui. Tu" disse rivolto a Roge. "Apri un portale verso il continente vecchio."
Roge non si mosse.
Sanzir scosse la testa. "C'è una nave che sta venendo a prenderci" disse. "In ogni caso, non mi fiderei troppo dei poteri del principe. Potrebbe essere stata solo fortuna se è riuscito a tornare indietro da..." Si fermò di colpo, gli occhi che vagavano per la caverna. "Perché il portale è ancora a perto?"
Roge non rispose. Era troppo concentrato nello sforzo per poter parlare. Se lo avesse fatto, ne era certo, avrebbe perso il controllo e tutto sarebbe stato inutile.
Peggio che inutile.
Sanzir non gli avrebbe mai perdonato quel tradimento.
Forse lo avrebbe dato in pasto a Ragath o lo avrebbe abbandonato nella foresta, in balia degli scorticatori o di qualsiasi altro orrore vagasse per Krikor.
"Ti ho fatto una domanda" lo incazò Sanzir.
Roge si ritrasse. Sentiva le forze mancargli, ma doveva resistere.
"Persym" gridò Sanzir.
Lo stregone scattò come una molla verso Roge, per afferrarlo o colpirlo non lo seppe mai.
In quel momento dal portale emerse qualcosa.
Una figura imponente che si reggeva su quattro zampe snodate. Il corpo scuro era per metà oltre il portale quando Persym sollevò gli occhi verso la creatura e indietreggiò di un passo.
Ragath era ancora voltata di spalle rispetto al portale e forse non si rese conto di quello che stava accadendo.
O forse lo aveva capito e non era riuscita a reagire con la stessa velocità degli altri.
Roge non lo avrebbe mai saputo.
Il mostro protese in avanti una delle sue zampe appuntite e passò la strega da parte a parte, aprendole un foro largo come un pugno nel petto.
La punta della zampa sbucò dal lato opposto, come se fosse cresciuta nel corpo stesso della strega.
Il viso di Ragath era una maschera di sorpresa.
I suoi occhi incrociarono quelli di Roge un attimo prima che la creatura la sollevasse da terra.
Stavolta sarai tu il pasto, pensò Roge per metà divertito e per metà inorridito.
La creatura agitò Ragath nell'aria.
Le grida di dolore della straga risuonarono sulle pareti di roccia della caverna, moltiplicandosi.
Roge afferrò la catena di Malbeth e lo trascinò via. L'uomo non si oppose e lo seguì in uno dei corridoi laterali.
Roge corse senza voltarsi indietro, anche se le gambe gli dolevano e le ferite ai piedi si aprivao ogni volta che toccava le rocce spigolose.
Malbeth non parlava, ma lo sentiva ansimare.
Anche lui è stanco, pensò Roge, ma non possiamo fermarci.
Le grida si affievolirono mentre penetravano sempre più a fondo nel santuario di Arnagus. L'oscurità che li avvolgeva era solida, compatta. Innaturale.
Non osava evocare un globo luminoso per rischiarare la strada, ma sapeva che più si inoltravano nelle viscere della terra, meno sarebbero state le loro possibilità di tornare indietro.
Aveva perso il conto delle svolte e dei bivi che aveva imboccato a caso quando si fermò per riposare.
Malbeth si chinò sulle gambe e boccheggiò alla ricerca di aria.
Roge non udiva altro rumore che i loro respiri. Più tranquillo, evocò un globo luminoso. La luce fredda e innaturale illuminò le pareti di roccia levigata. La pietra era percorsa da leggere striature di colore diverso, segno che in quel punto della montagna si erano affastellati più strati di roccia.
Non aveva idea di quanto in profondità erano scesi. Sperava di aver messo parecchia distanza tra lui e gli altri.
Malbeth si guardava attorno senza tradire alcuna emozione.
Invidiava la sua calma.
Lui si sentiva in subbuglio e non riusciva ad afferrare alcun pensiero. Era sul punto di cedere alla fatica e alla paura.
Se fosse accaduto sarebbero stati persi.
Era sicuro che Sanzir e Persym sarebbro sopravvissuti all'attacco del mostro.
Persym e Privel erano stregoni esperti e potevano tenere testa a quella creatura. Sanzir con il suo strano potere non temeva certo il buio. Li avrebbe trovati e poi per loro sarebbe stata la fine.
Roge non poteva combattere contro Persym e Privel.
Già solo uno di loro lo avrebbe ucciso senza tanti problemi.
L'unica alternativa era trovare una via di fuga.
"Ti starai chiedendo" disse rivolto a Malbeth. "Perché non mi sono diretto all'uscita."
Malbeth non rispose.
Roge proseguì. Aveva bisogno di sentire una voce e concentrarsi su di un problema che poteva risolvere in qualche modo.
"È che non mi andava di tornare in quella dannata foresta" disse sospirando. "Lì c'è solo la morte."
Silenzio.
"Allora ho deciso di scendere in profondità nel santuario" continuò Roge sentendo crescere la sua sicurezza. "Mi sono detto che Arnagus deve aver lasciato quache altro portale e che avrei potuto trovarlo, se mi fossi concentrato."
Malbeth rimase impassibile.
"È la nostra unica speranza, capisci?"
Gli occhi dell'altro vagarono in giro senza alcuna meta.
Roge sospirò. "Se riesco a trovre quel portale siamo salvi" si dissi. "Devo solo concentrarmi." Chiuse gli occhi e calmò il respiro.
Doveva trovare la brezza che spirava attraverso quei cuncoli. Non c'era altra possibilità.
La brezza.
"Lì" disse indicando uno dei cunicoli scavati nella roccia. Era un rivolo appena accennato, ma c'era qualcosa, ne era certo.
Malbeth lo seguì senza protestare. Dopo aver riscegliato quei mostri sembrava aver perso ogni autonomia.
Roge si chiese che cosa avesse visto o provato per ridursi in quel modo. Era qualcosa che aveva vissuto a Krikor o era stata Ragath?
Quella donna sembrava capace di cose tremende, ma ridurre così una persona era inconcepibile.
Concentrati, si disse. Il portale non è lontano.
Infatti, dopo alcune svolte prese a caso, si ritrovò in una sala circolare. Al centro esatto si apriva un pozzo scavato nel pavimento.
Roge si avvicinò con cautela e gettò un'occhiata di sotto. I suoi occhi incontrarono il buio, ma sapeva che il portale era lì.
Doveva solo evocarlo.
Sospirò. Si sentiva stanco e aveva bisogno di riposare e dormire, o di fare entrambe le cose. E magari anche di mangiare davvero e farsi un bel bagno caldo.
E scarpe.
Quanto gli mancavano delle vere scarpe in quel momento...
Smettila, si disse.
La sua mente aveva ripreso a vagare e a lui serviva la massima concentrazione. Aveva forze appena sufficienti per aprire il portale e tenerlo stabile per qualche minuto al massimo.
Basterà?, si chiese mentre si concentrava, il braccio teso verso l'apertura.
Dal fondo del pozzo venne un chiarore pulsante. La brezza divenne una folata impetuosa, ma era facile che si spegnesse all'improvviso. Sentiva di non avere il pieno controllo su quella evocazione.
Non c'era il tempo di calarsi nel pozzo con cautela.
Prese Malbeth e si posizionò sul bordo dell'apertura, in bilico sul precipizio.
Se avesse perso il controllo menntre stavano cadendo o poco dopo essere entrati nel portale...
Non voleva pensarci.
"Tu sei pronto?" chiese a Malbeth.
L'uomo non rispose. Non sembrava interessato.
"Non sai quanto ti invidio in questo momento" disse prima di dargli una leggera spinta in avanti.
Malbeth precipitò per alcuni metri e poi lo seguì. Il chiarore lo avvolse pochi attimi dopo.

Prossimo Capitolo Domenica 20 Maggio
  
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