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Autore: Teddy_bear    19/05/2018    3 recensioni
In musica, un preludio (dal latino praeludium) è generalmente un brano piuttosto breve, di solito senza una forma codificata, collocato all'inizio dell'esecuzione di una composizione o di una sua parte. In anatomia, preludio, era il cuore di Shaoran. Ma Sakura sapeva benissimo ascoltare e salvare i cuori.
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AU fanfiction, dove Shaoran è un pianista con il cuore spezzato e Sakura è una studentessa di medicina, specializzanda in cardiologia.
[Se volete, per capirci meglio, ho pubblicato un’introduzione ed un trailer].
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SAKURA

 

Esco dall’ospedale dove ho svolto tirocinio questa mattina. Prendo un respiro profondo dell’aria fresca di gennaio, mentre rifletto su dove andare a pranzare. 

“Sakura!” la voce di Hisato ferma i miei passi. Mi volto verso di lui e gli sorrido. Ultimamente, dopo la fine dei miei esami, sono cambiate delle cose: anzitutto, io ed Hisato andiamo molto più d’accordo di prima, persino molto più di quando eravamo fidanzati, ed il nostro rapporto, ora come ora, si limita ad una sorta di amicizia dove lui mi dimostra spesso in modo sottile quello che prova per me. Ci siamo confrontati circa quello che lui ha detto a Shaoran quel giorno che hanno litigato, e lui mi ha spiegato che prima la pensava così, ma ora si è reso conto di molte cose. Inoltre, non ho più problemi a parlarci e non scoppio nemmeno più a piangere quando ci penso, questo è un passo avanti nella mia crescita interiore. La seconda novità, è che Eriol ha regalato a Tomoyo un anello a dir poco incantevole, e sono veramente troppo felice per lei. Infine, Shaoran tra non molto terrà il suo secondo concerto all’università; i volantini che trattano dell’evento sono ovunque. Con lui il mio rapporto è sempre lo stesso, anzi. Forse lo trovo più presente nella mia vita anche di prima, dopo la nostra discussione di Capodanno. 

“Ciao.” lo saluto.

“Stavi andando a pranzo?”

Annuisco. 

“Mangiamo assieme?”

“Va bene.” accetto la sua proposta. 

Ci sediamo sulle panchine che ci sono fuori dall’ospedale, e tiriamo fuori i nostri panini. 

“Com’è andata oggi?” gli domando, dando un morso al mio pasto. 

“Bene, devo dire che va meglio rispetto a tempo fa. A te, invece?”

“Bene, tutto bene. Si impara piano piano.” ridacchio. 

“E per il resto, come stai?” mi chiede. Faccio spallucce. 

“Direi che va tutto come al solito, tu?”

“Io sto bene, davvero.” afferma. Mi fa piacere che lui stia bene. 

“Sei già andata a trovare tua madre?”

Piego la testa di lato, e lo guardo con modo interrogativo. 

“Vai sempre a trovarla, finita la sessione di esami, per ringraziarla per il fatto che ti sta sempre vicina.” mi spiega. 

Addolcisco il mio modo di guardarlo, pensando che, allora, qualcosa di me la ricorda. Qualcosa di me, gli è restata a cuore. 

“Te lo ricordi?” 

“Sakura, la verità è che non ti ho mai dimenticata.” 

Mi mordo l’interno della guancia, non sapendo cosa rispondergli. Titubante, cerco nel mio cervello qualcosa da dirgli di sensato. 

“Ti ringrazio.” decido di stare sul vago, sebbene questa frase, sensata, non lo sia per niente. 

“Pensavo di andarci in questi giorni…” guardo l’orologio, cambiando argomento, e riferendomi a quello precedente “magari oggi, visto che non ho lezioni ed è presto.” sentenzio. 

“Vuoi che ti accompagni? Sarebbe la prima volta che ci andiamo assieme e vorrei… vorrei stare il più possibile insieme a te.” mi accarezza una guancia, ed io mi sottraggo piano dal suo tocco. Andrà meglio rispetto a tempo fa, sicuramente, ma mi da ancora fastidio sentire addosso le sue mani.

“Preferisco di no.” 

La mia scelta di non portare mai nessun altro al di fuori della mia famiglia al cimitero, è sempre stata per pura salvaguardia personale. Chiaramente, eccetto il fidanzato di mio fratello. Nemmeno con Tomoyo: non sono mai riuscita a portarla lì, davanti alla tomba di mia madre. È una cosa troppo intima e personale, sebbene da tempo, sto riflettendo di portarci lì un’altra persona, ma non per livello di fiducia maggiore rispetto agli altri miei amici, quando per il modo in cui lui ha sempre visto e capito le mie debolezze, ed il modo in cui lui si è confidato con me a sua volta. Magari, potrei portarlo con me oggi, se non dovesse avere qualcosa di particolare da fare, dopotutto, so che è molto occupato in questo periodo. 

Finisco il mio panino e guardo l’ora. Devo subito dirigermi al conservatorio. 

“Hisato, ora devo andare. Ci vediamo domani qui.”

Lui annuisce, un po’ triste.

“A domani, Sakura.”

Faccio per incamminarmi, quando lui mi ferma.

“Non torneremo mai insieme, vero?”

Schiocco la lingua al palato, e non proferisco una parola. Mi allontano da lui. Devo vedere mia madre anche per questo, perché so che, in un modo o nell’altro, lei saprà direzionarmi verso la giusta strada, verso quello che è sepolto a fondo nel mio cuore. 

 

***

 

Mi accosto alla porta dove Shaoran si sta esercitando. Sapevo già di trovarlo qui. Il conservatorio, oggi, era pieno di gente che distribuiva volantini circa il concerto, specificando che il pianista Shaoran Li, eseguirà dei pezzi suoi, inediti. Ricordo quando mi ha detto che stava componendo, un titolo che si è lasciato sfuggire con me è stato "smarrito nel verde", e mi chiedo se non sia questo quello che sta suonando ora, dato che non conosco questa melodia. Il mio amico si arresta, credo che abbia concluso di suonare, ed io applaudo piano, facendolo girare verso di me. 

“Sei sempre più bravo.” gli sorrido. 

“Ragazzina, buongiorno.” ha assunto un tono di voce più basso, come più… seducente. Credo proprio che sia la mia immaginazione.

“Buongiorno.” mi avvicino a lui. Siede nel lato opposto a dove bisogna sistemarsi sullo sgabello, con lo sguardo fisso su di me. 

“Suonavi qualcosa di tuo?” gli chiedo. Lo vedo annuire. 

“Come si intitola?”

“Sei sempre la solita curiosa.” mi rimprovera. Gonfio le gote. 

“Se vieni al concerto, lo saprai.”

“Sai già che verrò.” gli rammento. 

“Sai già che tu sei l’unica della quale mi importa la presenza.” ribatte. Prende delicatamente i miei fianchi e mi posiziona più prossima a lui, il suo volto arriva alle mie spalle. Deglutisco, non abituata a tutto ciò. 

“Come stai?” 

“Bene, tu, Shaoran?” 

“Sto bene, dai.” si scrocchia le dita. Mi mordo il labbro inferiore, riflettendo su cosa dirgli, poi, decido di lasciar perdere le mie paranoie, e di usare solo il mio istinto. Prendo le sue mani tra le mie, ed intreccio le nostre dita. Sento le sue gambe farsi più vicine alle mie, le sfiora appena, ma io tremo come una foglia. 

“Ti potrei rapire un attimo?” pongo il fatidico quesito. Lui aggrotta le sopracciglia, poi ghigna. 

“Mi vuoi portare in una camera da letto?”

Roteo gli occhi.

“Sei sempre così stupido.” 

Fa spallucce, ridacchiando. 

“Vorrei portarti a trovare mia madre.” dico ed, a quel punto, vedo i suoi occhi illuminarsi. 

 

***

 

Abbiamo trascorso l’intero tragitto verso il cimitero in completa armonia, parlando del più e del meno, in modo veramente tranquillo. Ora, invece, che sono davanti all’entrata e vedo Shaoran capire il perché siamo effettivamente lì, non mi sento più così tanto tranquilla come prima. 

“Sicura che te la senti? Non voglio assolutamente forzarti a parlarmi di qualcosa che non vuoi, né tantomeno…”

“Shaoran.” lo interrompo “Non sono mai stata così sicura come ora. È solo sempre difficile entrare qui, per me.” lo vedo annuire. Prendo un respiro profondo. Il pianista al mio fianco mi tende la sua mano destra, che io accetto ben volentieri, aggrappandomici anche con il cuore. Entriamo senza parlare, ed io lo conduco dove si trova mia madre. Una volta arrivati, sento l’impulso di stringermi a lui in modo più saldo. 

“Mamma, lui è Shaoran Li. Shaoran, lei è mia madre: Nadeshiko.” faccio le presentazioni. I miei occhi si fanno più lucidi. È sempre difficile stare qua, di fronte a lei, con qualcuno. Il mio amico, come a comprendere tutte le mie emozioni, sorride alla fotografia, dicendo che è molto lieto di conoscerla. È un gesto veramente dolcissimo.

“Le assomigli molto.” è la prima frase che gli sento dire, dopo qualche secondo dove l’unico rumore è il vento invernale che fa muovere le foglie. 

“Tu trovi?” piego il capo. Non è il primo che me lo fa notare, ma ogni volta che me lo sento dire, il mio cuore si colma di gioia.

“Assolutamente. Avete gli stessi occhi e lo stesso sorriso.” mi spiega. Sorrido malinconicamente. 

“È morta molto giovane.” voglio lasciarmi andare, raccontandogli tutto, come lui ha fatto con me. So di potermi fidare, so che lui è presente, so che lui c’è ogni volta che ho bisogno. 

“Mio padre e mia madre si sono sposati molto giovani, erano entrambi pieni di speranze e sogni. Lei lavorava come modella, amava il suo lavoro. Ha avuto mio fratello e poi, sei anni dopo, ha avuto me. Tre anni dopo la mia nascita, si ammalò gravemente, e non ci fu alcuna soluzione per riuscire a tenerla ancorata a questo mondo. I medici non trovarono cure.” chiudo gli occhi, e fermo la mia valanga di parole. Shaoran stacca la mia mano da me, e mi circonda le spalle con un braccio, baciandomi piano la tempia. 

“Mio padre e mio fratello mi dicono sempre che lei non ci ha mai abbandonati, che ci osserva da ovunque e che ci protegge.” 

“Hanno ragione.” bofonchia. Probabilmente, sentirmi parlare di questo discorso dev’essere arduo per lui, soprattutto dopo quanto gli è successo in famiglia. 

“La verità, però, è che mi manca tanto.” guardo verso l’alto, cercando di trattenere le lacrime. 

“So come ti senti.” 

Annuisco, nascondendo la testa nel suo petto.

“Non ti lascerà mai, Sakura. Sarà sempre vicina a te.”

“Grazie.” lo guardo negli occhi, per poi alzarmi sulle punte dei piedi ed abbracciarlo. 

“Scusami, se ti ha turbato questo discorso.” trovo il coraggio di dirgli. Scuote il capo. Mi stacco dall’abbraccio e lo guardo negli occhi, per capire se davvero non gli ha creato problemi il mio racconto. Sembrerebbe veramente di no, per fortuna. 

“Non mi hai dato disagio, non preoccuparti. Anche a me manca mia madre. Quando sono andato a trovarla, l’ultima volta, ha fatto quasi fatica a riconoscermi. I medici lo chiamano disturbo da stress post-traumatico, ma è solo un eufemismo scientifico per dirmi che lei non sarà mai più la stessa.” parla piano, ed io prendo di nuovo una sua mano tra le mie. 

“Shaoran, mi dispiace da morire…” è quello che riesco a dirgli, per poi aggiungere “vedrai che andrà tutto bene.” gli accarezzo una guancia, e lui alza il suo sguardo, che prima era sulla ghiaia del cimitero, su di me. Appoggia il suo viso alla mia mano, completamente, ed io capisco che è il suo modo per dirmi che si sta fidando. 

“Se ci sei tu, accanto a me, sono certo che andrà meglio.” 

Sorrido alle sue parole. 

“Quando vado ad Hong Kong, vado sempre a trovare mio padre, e ci parlo per  molto tempo.” confessa. I suoi occhi sono più lucidi.

“Anch’io lo faccio, ad esempio, oggi, volevo dire a mia madre quanto le sono grata per essermi sempre vicina durante la mia sessione degli esami. L’ultima volta, tu, cos’hai detto a tuo padre, invece?” lo interrogo, curiosa. 

“Ah, avrà sicuramente pensato che sono stato molto logorroioco.” sdrammatizza. Soffio una risata. 

“Logorroioco? Come mai?”

“Ho parlato solo di un argomento.” sentenzia. 

“Quale?”

“Gli ho parlato solo di te.” mi sorride.  

“Sai, Shaoran, sei il primo che io porto qui.” 

“E te ne sei pentita?” mi domanda. 

“Nemmeno per un secondo.” gli rispondo sincera. 

“Direi che possiamo incamminarci verso l’uscita, adesso.” annuncio, guardando l’ora.

“Ti posso accompagnare a casa?”

Annuisco. 

“Però prima vorrei passare dal parco.” ammetto. 

 

***

 

“Quasi non ci credo.” proferisce Shaoran, improvvisamente. Siamo sulle altalene del parco, io mi dondolo come una bambina, mentre lui è fermo, seduto immobile. 

“Cosa?”

“Che io sia stato il primo che hai portato lì.” mi spiega. Faccio spallucce.

“Sei l’unico a cui ho mostrato tutto di me. A parte Yukito, ma lui è il compagno di mio fratello, quindi è come se fosse un altro membro della mia famiglia.” rallento sull’altalena, iniziando a muovermi più piano su essa. 

“L’ho conosciuto, un giorno.” 

“Lo so, me l’ha detto.” lo rammento benissimo.

“È una persona veramente molto educata e cortese.” fa questa considerazione. 

“Sono d’accordo. Se conoscessi mio fratello, vedresti come loro due sono opposti. Eppure, si amano.” 

“Tuo fratello non è gentile?” 

Storto la bocca. 

“Diciamo che Touya è solo molto antipatico e si diverte a prendermi in giro.” ridacchio. 

“Ah, capisco.” dice. 

“Credo che siano come il poliziotto buono e cattivo.” rido.

Lo vedo annuire, con un lieve sorriso in volto. 

“Yukito è stato il mio primo amore. Ero solo una bambina, quando l’ho conosciuto. Lui aveva sedici anni all’epoca, una cosa del genere, ed era bellissimo e molto dolce.” arresto i miei movimenti del tutto, triste a quei ricordi. 

“Quando gli ho detto che mi piaceva ricordo che non mi ha mai presa in giro, bensì mi ha detto che il mio non era vero amore, quanto solo un attaccamento famigliare. E che quello che provavo per lui era simile a quello che provavo per mio padre. E, sai, con il tempo, ho capito che aveva ragione. Quando poi si è fidanzato con mio fratello, ed entrambi mi hanno resa partecipe del loro orientamento sessuale, io ero realmente contenta per loro.” continuo. So che probabilmente, oggi, lo sto annoiando tantissimo con tutta la storia della mia vita, ma voglio renderlo partecipe. 

“Finché non ho conosciuto Hisato. Lui è stato una sorpresa, veramente una sorpresa. Non l’ho amato subito, a contario di Yukito, non è stato un sentimento nato a prima vista.” sospiro.

“Non so più cosa sia giusto per me, Shaoran. Sono arrivata al punto in cui credo che, per me, non esista l’amore. Sto continuando a pensare che…” la vista mi si fa più sfocata, ed inizia a frantumarsi anche la mia voce, scossa dai singhiozzi “che nessuno riesca a vedermi perché in me non c’è nulla da vedere.” i singhiozzi mi stanno uccidendo, e le lacrime hanno iniziato a scorrermi sulle guance. 

“Sakura…” Shaoran tenta di richiamarmi, ma è come se non lo sentissi. 

“È come se a nessuno importasse davvero di quello che ho nel cuore, e questo… questo fa male, perché io do tutta me stessa nei rapporti, ma non mi sono mai sentita del tutto corrisposta.” mi asciugo le gote. Il pianista si alza dalla sua altalena, mettendosi di fronte a me. 

“Scusami, so che oggi sono stata pesante e che non è carino…”

“Capisco come ti senti.” mi ferma. Tira fuori dalla tasca un fazzoletto di stoffa, e me lo porge. 

“Sai che non mi piace quando piangi, quindi asciuga quelle lacrime.” prendo tra le mie mani il fazzoletto, e mi alzo anch’io dall’altalena. 

“Grazie, Shaoran.” sorrido di poco. Chiudo gli occhi, e mi lascio quasi cadere a peso morto sulla sua spalla. 

“Io non so se sia giusto tornare con Hisato o meno. Io non so più niente.” sono un fiume in piena. Sento le mani di Shaoran circondarmi le spalle. 

“Io so un po’ di cose, invece.” pronuncia. 

“Io so che Hisato non è giusto per te, e sai che la penso così. E so anche un’altra cosa.”

“Quale?” domando, titubante. 

“So che io riesco a vedere tutto quello che c’è dentro di te. E che è proprio per come sei, così unica, che mi sento legato.” alzo lo sguardo, per poi notare il suo sorriso radioso che mi rivolge. 

“Io riesco a vederti, ragazzina.”

Mi viene da piangere ancora di più, ora. 

“E non smetterò mai di guardarti come se tu fossi tutto ciò di più bello che mi sia mai capitato, perché lo sei davvero.” 

Lo abbraccio di slancio, con tutta la forza che ho.

“Ti voglio bene.” affermo.

Lo sento sospirare. 

“Anch’io.”

 

 

 

ANGOLO AUTRICE: ecco qui! Come state? Nuovo capitolo e spero che non sia troppo corto e poco emozionante, quindi spero che vi piaccia c: ditemi cosa ne pensate! Alla prossima! Bacioni x.
   
 
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