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Autore: ness6_27    22/05/2018    1 recensioni
Perché proprio queste tra tante altre? Forse perché ci colgono in momenti in cui siamo maledettamente impreparati.
In ogni caso, "non ne caviamo un ragno dal buco".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un guizzo di luce si scagliava sui suoi occhi illuminando poco altro. Guardandosi intorno non si notava nient’altro che un corridoio sporco che conduceva a una porta chiusa e, dall’altro lato, l’ingresso di quelle fogne. Cercando di non tremare per il freddo, chiuse gli occhi e tentò di ricordare gli accadimenti di tutto il giorno.

***

Avevo ripreso i sensi dopo non so quanto tempo. Baciavo il suolo di uno spiazzo di un qualche quartiere abbandonato della città, che mi restituiva un sapore freddo e pungente. Ricordo che avevo pure le braccia aperte, ma l’asfalto non riusciva purtroppo ad abbracciarmi. Come mai mi trovavo in quella posizione? Questo non riuscivo a ricordarlo. Ripresa consapevolezza di avere quattro arti che ancora riuscivano a fare il loro lavoro, strizzai tutti i miei muscoli il più possibile per riuscire a rimettermi in piedi. Due forni avevano preso il posto delle gambe, rimaste senza sangue in circolo per quasi troppo tempo. Barcollai fino alla prima auto che avevo nel mio raggio di vista, e mi appoggiai, in attesa che il formicolio passasse. Nel mentre decisi che potevo anche contemporaneamente osservarmi intorno per cercare di farmi un’idea della situazione: vi erano un po’ di auto, perciò era presumibile pensare di trovarmi in un parcheggio, di fianco a un vecchio palazzo in mattoni e cemento. Alzai gli occhi e notai l’orma di un boato tremendo, i resti di un’esplosione che avevano fatto diventare una finestra del secondo piano grande quanto un tir. Ansimante, mi girai, per vedere se ne capivo di più, e vidi una macchina dal tettuccio schiacciato. Molto probabilmente qualcuno vi era caduto sopra, attutendo l’impatto. Ecco come forse sono ancora in vita, grazie a quel SUV, grazie a questi grossi veicoli che mi stanno ampiamente sulle palle. Perché la mia mente gioca a ricomporre quel grosso squarcio sopra di me, quasi se sapesse che aspetto avesse la finestra che vi era prima. Io ero in quell’edificio, e ho fatto un salto giù. Per salvarmi? Una sensazione strana mi pizzicava. Mi diceva che ci entrassi qualcosa con quell’esplosione, ma che non sapessi cosa stessi facendo, che tutto fosse più grande di me. Sentii due cani abbaiare, forse iniziare a correre, e con ansia assurda che mi pervadeva, iniziai a correre. Ansia che aumentò non appena sentii i colpi di fucile che fecero cessare quei latrati. Incominciai a correre.

***

Non riuscì a pensare più di tanto perché sentì delle urla provenire dall’inizio delle fogne, e cercai di accucciarmi dietro una grossa valvola. Scottava, ma l’ansia e la paura che mi potessero trovare era troppa. Tutto ad un tratto, uno di loro corse fino alla fine del passaggio, e mi puntò addosso una pistola non appena mi scoprì. Avrei voluto materializzarmi nel cemento dietro di me e fissarmi nella materia per sempre, piuttosto che finire con un buco in testa.

<< Ti si incepperà. >> dissi, nel tentativo disperato di far placare l’ansia.

<< Cosa?! >>

<< Ti si incepperà. È una glock, vero? >>

<< ...senti, io non so come tu faccia praticamente al buio, ma ti assicuro che non m’importerà più fra poco. >>

Tutto ad un tratto, quando vidi il brilluccicare di quella canna nell’ultimo spiraglio di sole, l’adrenalina incominciò a farmi lavorare i neuroni, a fornirmi informazioni che non sapevo di detenere.

<< Se spari, ti si incepperà, e a quel punto... >>

Un frastuono, un lampo, un click.

 
 
  
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