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Autore: KingPrat    23/05/2018    1 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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NA: Finalmente ce l’ho fatta, scusatemi  tantissimo per l’attesa, ma tra la sessione infernale di febbraio e l’inizio del tirocinio non sono riuscita a riprendere in mano questa storia prima di adesso.
Sono contenta di essere riuscita a finire questa storia, grazie a tutti quelli che mi stanno ancora seguendo con pazienza e tutti quelli che hanno recensito ( e tutti quelli che spero recensiranno ora che l’opera si è compiuta ; ) )
 
 
Capitolo 9: La camminata del perdono
 
 
La luce del sole filtrava attraverso le finestre di vetro e si allungava sulle coperte del letto di Artù.
 
Batté le palpebre come per allontanare la luce e si strofinò l’occhio sinistro. Il suo corpo era rigido ed emise
un debole lamento mentre tentò di muoversi in posizione seduta.
 
“Artù?”
La mano di Artù di paralizzò. La abbassò lentamente per avere una visuale migliore dell’uomo seduto accanto al suo letto.
 
“Padre?”
Il suo cuore cominciò a palpitare. Non era così che si voleva svegliare. Dov’era Merlino?
 
Lo sguardo di Artù saettò immediatamente sulle pareti della stanza. Nessuna guardia. Ripensandoci potevano essere appostate fuori. Deglutì e riportò l’attenzione su suo padre.
 
Grosse borse nere pesavano sotto gli occhi di Uther, rughe extra marcavano la sua fronte, e i capelli erano spettinati, poco curati.
 
Quando era diventato così vecchio?
 
Per quanto tempo ho dormito?
 
Il re aveva le lacrime agli occhi. “Sei sveglio …”

Uther si allungò a stringere la mano di Artù. Egli, nonostante il suo nervosismo, gli concesse di farlo.
Continuò a fissare Uther insicuro su cosa dire. Cosa dici all’uomo che ti ha quasi fatto giustiziare? Al padre che ti ha dato la caccia?
 
“Pensavo di averti perso,” disse finalmente Uther.
 
“Pensavo mi volessi morto,” non riuscì a trattenere Artù come risposta.
 
Uther ritirò la mano e distolse lo sguardo. “Io ….”
 
Artù utilizzò le sue braccia per spingersi a sedere e riposizionò i cuscini e dibatté se chiamare le guardie oppure Gaius.
 
Questa volta, quando Artù guardò verso  suo padre, le lacrime avevano cominciato a scorrere lungo le guancie di Uther.
 
“Io ho …. Permesso alle emozioni di stravolgere il mio giudizio.” Fissò dritto negli occhi di Artù. “Sono così dispiaciuto …”
 
 Mi hai quasi ucciso, hai causato una rivolta, hai permesso di essere manipolato da Fyn e a Camelot di essere invasa,  Artù si mangiò tutte queste parole. Era solo stanco di questo. Stanco di essere inquieto con suo padre. Stanco di Uther di ferirlo e poi chiedere scusa.
 
Più di tutto, era stanco di perdonare suo padre ogni singola volta. Artù si odiava in questo momento, per non riuscire a provare alcun odio verso suo padre. Solo pietà, e solo un pesante senso di stanchezza.
 
“Quando ti ho visto, disteso senza vita nella sala del trono ….” Uther s’interruppe e nascose la faccia tra le mani.
 
Artù sospirò e allungò una mano. “La magia mi ha salvato … di nuovo, padre. È sempre stata il mio angelo custode.”
 
Uther tremò soltanto.
 
Artù strinse la spalla di suo padre.
 
Non sarebbe mai esistito un buon momento per avere questa conversazione, ma doveva essere fatta.
 
“Ha Gaius, o chiunque dei membri del consiglio parlato con te?”
 
Uther abbassò le mani e riprese compostezza. “Ho deciso in un giorno di cedere a te il trono e abdicare.”
 
Artù nascose la sua sorpresa. Deve essere opera di Gaius. “Pensi sia pronto a essere re?”
 
Rughe si formarono intorno agli occhi di Uther. “Penso sia il momento per me di abdicare.”
 
Artù sapeva essere il modo educato di Uther per che non lo considerava pronto. Eppure, vedere suo padre cedere il trono così facilmente …. Era già qualcosa.
 
In cuor suo Artù sapeva che la loro relazione non sarebbe più stata la stessa.
 
Artù non era più il figlio che ricercava l’approvazione del padre.
 
E Uther aveva oltrepassato un limite da cui non sarebbe più riuscito a tornare indietro.
 
Per qualche strana ragione, in quel momento Artù si sentì più vecchio di Uther.
 
Bussarono alla porta e si aprì scricchiolando. Gaius infilò la testa attraverso la fessura.
 
“Artù, lieto di vedervi sveglio.”
 
Uther si alzò e strinse le labbra. “Ti lascio alle cure di Gaius. Riposati, Artù.” Aprì la bocca, poi la richiuse con un rigido sorriso. Annuì con la testa e uscì dalla stanza.
 
Bene, quello non è certamente stato imbarazzante.
 
Gaius picchiettò la sua coscia, poi prese la borsa dei medicinali a tracolla.
 
“Dov’è Merlino,” chiese Artù.
 
Gaius ridacchiò. “Sta bene, è partito per una missione.”
 
Artù alzò un sopracciglio.
 
Il sorriso di Gaius crebbe. “Una magica. Mi ha detto che avresti capito. Era qualcosa che doveva fare. Tornerà tra una settimana.”
 
Una settimana? Cos’era di così importante che Merlino era dovuto andarsene?
 
Gaius sembrò leggere l’espressione di Artù. “Non ha mai lasciato il vostro capezzale, sire. È andato a occuparsi dell’anima di Cornelius Sigan.”

Artù si raddrizzò nel letto, ciò che era successo ancora fresco. “Sai chi fosse’”

“Uno dei più potenti stregoni conosciuti ad Albion. Si narra abbia aiutato a costruire Camelot. Era uno degli stregoni che il vostro antenato, Bruta, teneva nel consiglio.
 
“Fammi indovinare,” disse Artù, “bramava il potere e Bruta ha dovuto occuparsene?”
 
“Sembra che la storia abbia modo di ripetersi.”
 
“O che le persone non cambieranno mai,” borbottò Artù. Gli occhi saettarono sulla porta dove Uther era uscito.
 
Gaius seguì il suo sguardo e ridacchiò. Si sedette sul bordo del letto. “Tuo padre ed io abbiamo avuto una lunga chiacchierata.”
 
“Sono sorpreso stia abdicando senza combattere, non è nella sua natura.”

“No,” disse Gaius. “Comunque ,ritengo che vedervi morto, in  grembo a Merlino, sia stato abbastanza da sbattergli del buon senso in testa. Credo che la realtà di cosa stesse tentando di ottenere lo ha colpito. Sai
che cosa mi ha detto?”
 
Artù scosse la testa.
 
“Ha detto che vedervi morto è stato come uccidere Ygraine una seconda volta.”
 
Il suo petto si strinse, costretto dalle emozioni. Artù si morse il labbro inferiore.
 
“Artù, vostro padre vi ama tantissimo. La sua più grande debolezza è il suo continuare a tenersi stretto ad un passato che non riesce a dimenticare. Continua a permettergli di infestarlo e …” Gaius non finì la frase.
 
Artù si chiese quante volte Gaius avesse dovuto spiegare il comportamento di Uther, si chiese se Gaius tentasse di convincere se stesso del buono che aveva visto un tempo in Uther. Riusciva ancora a vederlo?
 
“IO non sarò spaventato dal passato,” sentenziò Artù.
 
“E questo è il motivo per cui sarai un re migliore … ed un uomo, di quanto vostro padre non sarà mai.”
 
Quando Artù si risvegliò, questa volta, era Morgana quella seduta sulla sedia accanto al suo letto.
 
“Morgana!” esclamò. “Stai bene.”
 
 
“Perfavore, posso prendermi cura di me stessa meglio di te, apparentemente. Ti ritrovi sempre in queste situazioni dove Merlino ti deve riportare in vita, non è così?”
 
Disse scherzando Morgana, eppure aveva una piccola scintilla negli occhi.
 
“Mi piace finire le cose con l’ultimo respiro “ sentenziò Artù. Morgana scosse la testa e roteò gli occhi divertita.
 
 Tornò seria e lo studiò. “Mi hai preoccupato,stai sfiorando la morte troppo spesso, ultimamente.”

“Lo so,” disse Artù.  Non aveva motivo di inventare scuse. Era la vita di un cavaliere, di un principe, e sarà anche la vita di un re.
 
“Ma avrò te a vegliare su di me, giusto?”
 
“Forse, oppure lascierò che la tua stupidità faccia il suo corso.”
 
Artù sorrise, poi sospirò pesantemente. Doveva dirglielo.
 
“Morgana …” si allungò verso di lei. “Lo so, so che possiedi la magia.”
 
Morgana ritrasse la mano prima che Artù potesse raggiungerla.
 
“Io non possiedo la magia. Ho intensi sogni ed incubi ….”
 
Artù la osservò triste mentente. “ L’ho percepita. Mi dispiace avrei dovuto dirtelo prima.”
 
Morgana sbuffò seccata. “ Come se importasse. State tenendo segreti anche voi. Sia tu che Merlino.”
 
“IO non ho dovuto nasconderlo a lungo da Uther … “ disse Artù . “Sei coraggiosa e …”
 
Morgana si alzò e si affacciò alla finestra. “Io non voglio essere coraggiosa!!” guadò il cortile. “Voglio solo essere me stessa,” bisbigliò sottovoce.
 
Artù si chiese cosa sarebbe successo se Morgana, e pesino  Merlino, fossero stati costretti a nascondere la loro magia. Li avrebbe eventualmente distrutti? (NA: credevo che la preveggenza la possedesse solo tua sorella caro Artù ; D)
 
Morgana si abbracciò, gli occhi che fissavano l’orizzonte. “Sarai re tra due settimane.”

Artù non disse nulla.
 
Morgana si girò verso di lui ed Artù riuscì a notare come si sforzasse a contenere le lacrime. Morgana la  dura, sempre a nascondere le sue vere emozioni dietro una maschera.
 
“E che cosa desideri da me?”

Questo Artù lo sapeva già. “ Hai mai trovato un lord che desiderasse la tua mano in matrimonio?”
 
La faccia di Morgana si distorse dal disgusto.
 
“Fortunatamente no. “ i suoi occhi brillarono pericolosamente.
“Bene, “ rispose Artù. “Odierei dover rompere un fidanzamento. “
 
Gli occhi di Morgana si strinsero sospettosi.
 
“E nei tuoi riguardi, sarebbe carino avere una mente acuta nel consiglio. Se lo desiderassi.”Un sorrisetto si formò nell’angolo.
 
“Consiglio?”
 
“Ti ho visto con Uther. Come hai detto prima, qualcuno deve fare ciò che è giusto e al diavolo le
conseguenze! Ho bisogno di quel tipo di consiglio.”
 
“Posso farlo facilmente,” scherzò Morgana.
 
“Lo so,”
 
Morgana incrociò le braccia. “Ho il presentimento che il ruolo di consigliere andrà a Merlino.”
 
Artù non riuscì a fermare un sorriso al nome dell’ amico.
 
“Pensavo di assegnargli la posizione di Stregone di Corte.”

“Solo questo?”

Artù aggrottò le sopracciglia. Il suo tono suggeriva qualcos’altro.
 
Lei rise. “Siete entrambi delle teste dure, non è vero?”
 
Camminò sicura verso il letto. “Quando voi due ve ne accorgerete sappiate che sarò io a condurre la cerimonia.”
 
“Cerimonia?” adesso sì che Artù era confuso. “Quando lo renderò parte della corte?”
 
“Parte di qualcos’altro.”

Criptico. E vago. In qualche modo, aveva il sospetto che molte delle risposte che avrebbe ricevuto da Morgana, in futuro, sarebbero state criptiche e ‘so tutto io’.
 
“Comunque … Merlino può aiutarti con la tua magia. So che gli piacerebbe farlo.”

Lei sorrise nuovamente, “ Piacerebbe anche a me.” Morgana si risedette. “E per la mia posizione …”,i suoi tratti visivi si fecero pensierosi.
 
“Hai mai sentito parlare della Grande Sacerdotessa dell’ Antica Religione?”

Tutti gli incubi avuti da bambini gli tornarono in mente.
 
“Vagamente …” disse, insicuro.
 
Morgana lo guardò male. “Non quelle storie dell’orrore che la nostra balia ci raccontava.”
 
Oh, siano lodati gli dèi. “Allora no.”
 
Morgana sorrise maliziosa, “ Cercherò informazioni migliori, ma penso sia la mia strada…”
 
Artù arricciò le labbra. “Grande Sacerdotessa Morgana. Suona bene.”
 
Lei sorrise. “Hai veramente accettato la magia, vero?”
 
“Merito di Merlino.” Rispose Artù.
 
“Ho visto la tua …” picchiettò le dita contro la sua corona d’alloro … oh dèi, la stava ancora indossando?
“Non mi è familiare.”

“Non posso usate la magia come gli altri stregoni, la mia è qualcos’altro.” Sentenziò Artù. Le dita si strinsero a pugno. Se fosse per lui, non avrebbe mai più utilizzato i suoi poteri.
 
Non voleva quell’abilità sulle persone. Se lo avessero scoperto, lo avrebbero temuto ancora di più. Diavolo, potrebbero persino non fidarsi più di lui.
 
Morgana ridacchiò. “Sembra che io non sono l’unica ad essere coraggiosa.” Si alzò in piedi. “ Ti faccio riposare.”
 
Mentre si dirigeva verso la porta, si fermò e si girò guardarlo ancora una volta. “Artù, penso che la paura scomparirà se rimarrai fedele a te stesso.”
 
 



 
Qualche giorno dopo Artù era fuori dalla stanza e camminava per le strade della città inferiore.
 
Si era lamentato di non aver bisogno di essere accompagnato da Leon e Kay, ma si erano rifiutati di lasciarlo visitare le persone da solo. Visto che Artù era morto li lasciò fare.
 
Non comprendendo perché fossero così iperprotettivi. I cavalieri non erano così persistenti riguardo a Uther.
 
Poi, finalmente, Artù realizzò che Uther non aveva mai lasciato il santuario della cittadella.
 
Artù si ritrovò ad aiutare diversi cittadini a ricostruire le case che erano state distrutte dai Southrons. Persino Leon e Kay si unirono.
 
Il suo corpo si stava ancora riprendendo dai recenti eventi e, in poco tempo, era distrutto dalla fatica, ma si rifiutò di tornare indietro e riposare. Il suo popolo aveva bisogno di lui.
 
Stava combattendo per martellare un chiodo quando una persona familiare lo affiancò.
 
“Cian!” esclamò Artù.
 
Il bambino sorrise, roteò la mano sul chiodo mormorando qualcosa, gli occhi brillarono d’oro ed il chiodo si infilò profondamente nel legno.
 
“Stai migliorando,” osservò Artù.
 
“Voglio essere d’aiuto …” rispose il bambino, sconsolato. “Donna ha detto che devo continuare a tenere segreta la mia magia.”
 
Artù strinse la spalla al bambino. “Ancora per poco. Ti prometto che non crescerai nella paura.”

Cian toccò le foglie sulla corona di Artù.
 
“Questo è ciò che mio padre usava dire.”

 Ed io mi assicurerò che tua padre mantenga la sua promessa.
 
“Se vuoi aiutare, resta al mio fianco e potrai usare la tua magia liberamente,” suggerì Artù.
 
Cian sorrise e dondolò sui talloni. “Sì.”
 
Il bambino corse dietro ad Artù e lo aiutò in qualcos’altro.
 
Artù cominciò a realizzare come la magia aiutasse veramente a velocizzare le cose, e che le case erano più sicure. Aveva chiesto a Cian se conoscesse qualche incantesimo per rafforzarle. Non lo sapeva, ma era eccitato di scoprirlo per lui.
 
Cian ricordava ad Artù di un Merlino da giovane.
 
Dèi, gli mancava avere Merlino al suo fianco.
 
Era quasi il tramonto quando Artù si incamminò verso la cittadella.
 
Trovò Audrey che preparava la cena.
 
“Artù!” Esclamò. “Sono contenta di vederti guarito.”
 
Trattenne un mugolio al forte abbraccio e lo restituì.
 
Lo sciolsero e Audrey prese tra le mani le guancie di Artù. “Ho sentito un pettegolezzo che devo preparare una grande festa in meno di una giornata.”
 
“Hai sentito bene.”

Lei sorrise apertamente. “Sono contenta.”

Artù si guardò intorno. “Hai bisogno di una mano?”
 
“Le patate e le carote hanno bisogno di essere tagliate, se vuoi unirti. I miei aiutanti sono via in pausa nella città inferiore al momento.”
 
Artù si mise subito al lavoro. Ascoltò Audrey chiacchierare sui suoi ragazzi, sui cavalieri ed i Southrons che aveva battuto con la sua padella. Suggerì che, magari, i cavalieri dovessero allenarsi  su come combattere con utensili da cucina.
 
Artù non riuscì a capire se stesse scherzando o no.
 
Le sue preoccupazioni si calmarono e Artù fu in grado di pensare con chiarezza a cosa si sarebbe dovuto preparare.
 
 
Per prima cosa, doveva trovare i cavalieri vagabondi con cui aveva stretto amicizia durante la sua fuga. Leon aveva menzionato come gli avesse offerto delle camere nella stanza dei cavalieri. I cavalieri sedevano nel corridoio davanti alle loro camere, giocando a carte su piccoli tavoli o bevendo.
 
Trovò il tavolo di Gwaine e Percival e sentì l’ultima parte della loro conversazione:
 
“Che cosa è successo a quella bottiglia di rum che ho portato la notte scorsa?” chiese Percival.
 
“Eh, l’ho finita.” Borbottò Gwaine.
 
“L’hai bevuta tutta? Perché?”
 
“ È rum, va a male una volta aperto:”
 
Artù ridacchiò.
 
Gwaine e Percival sollevarono lo sguardo dal tavolo.
 
“Ah! È bello vederti camminare in giro, Principessa,” disse Gwaine, alzando il boccale.
 
Percival strinse la mano ad Artù. “ L’ultima cosa che abbiamo sentito è che eri ancora incosciente.”
 
“Sto guarendo.” Tirò su una sedia e si unì a loro. Stavano giocando con i dadi. Afferrò i cubi e li versò nella
tazza da gioco. “Come vi state ambientando?”
 
“Eh, abbiamo avuto qualche caloroso benvenuto e qualche no,” rispose Gwaine.
 
“Questo cambierà una volta che tornerò per allenarli,” disse Artù. “Avete dimostrato di essere degni.”
 
Gwaine sorrise apertamente. “ Non ci preoccupiamo delle opinioni delle pecore, amico.”
 
Percival prese la tazza dalle mani di Artù e tirò i dadi sul tavolo. “Woo! Doppio!”
 
Gwaine si lamentò e allungò a Percival una sacca di monete.
 
Percival si girò verso Artù. “Girano dei pettegolezzi che il trono sarà presto tuo.”
 
“Tra dieci giorni:” disse Artù. “Non sono sicuro di essere pronto.”
 
“Fidati di me, amico.” Sentenziò Gwaine, versando la sua birra in un altro boccale. La allungò ad Artù. “Sei più che pronto.”
 
Artù prese un sorso. “Come vi sentite dopo che … ahem …”  dopo che i miei poteri vi hanno ucciso, “ dopo cosa è accaduto nella sala del trono?”
 
“Un po’ doloranti,” disse Percival. “ Lo siamo sempre dopo che l’adrenalina della battaglia scompare.”
 
Artù sospirò. “La mia magia ….”
 
“Non sei stato tu, “ disse Percival. “Eri controllato.”
 
“Questo non toglie che erano i miei poteri.”
 
Gwaine abbassò il boccale. “Se non altro, amico, ci fa solo venire più voglia di seguirti. Hai dimostrato di non abusare dei tuoi poteri, un po’ come Merlino.”
 
Artù alzò il proprio boccale, così come Percival. “Brindiamo allora, al futuro,” disse Artù.
 
“Alla prossima battaglia,” aggiunse Gwaine.
 
“Alla Tavola Rotonda.” Terminò Percival.
 
Scontrarono tra loro i boccali prima di bere alla goccia i contenuti.
 
Strano, come Artù fosse cresciuto con i nobili e avesse trovato una amicizia più profonda tra quelli che suo padre non avrebbe approvato.
 
I suoi pensieri cominciarono a vagare, pensò a come costruire la sua Tavola Rotonda a Camelot. Magari dovrebbe ampliare il consiglio.
 
Artù sbuffò a se stesso. Ci penserà tra due settimane. Riprese in mano i dadi ancora una vola e li scosse nella tazza. Stanotte, sarà  solamente Artù e ruberà soldi ai suoi amici.
 
 
 
La luce della luna brillava sui contorni dei cristalli quando Merlino entrò nella Caverna dei Cristalli.
 
Aveva lasciato Eirian fuori, ora che l’unicorno non aveva più il corno, poteva essere scambiato per un normale cavallo bianco. Merlino poteva capire perché Artù amava cavalcare con lui. Eirian correva così veloce che sembrava come stesse volando.
 
Merlino forzò Eirian a rallentare durante i loro viaggi. Doveva organizzare i suoi pensieri. Doveva capire cosa fare in seguito. Artù doveva ancora svegliarsi quando Merlino era partito, eppure aveva un forte presentimento che Artù sarebbe stato bene. Sapeva che doveva fare questo.
 
Quando Artù si sarebbe svegliato, avrebbe cominciato il processo per diventare re. Merlino aveva origliato una conversazione tra Uther e Gaius.
 
Per qualche motivo, Merlino non aveva spazio nel suo cuore per perdonare Uther, o per provare empatia verso l’uomo.
 
Aveva ascoltato le confessioni uscire da Uther. Le botte e i colpi di frusta che Artù aveva subito, Merlino non aveva mai saputo che Uther aveva ordinato di flagellare Artù quando era tornato da Ealdor. Cinque colpi. A Merlino venne la pelle d’oca al sol pensiero. Ne aveva ricevuto uno, una volta, e non avrebbe più voluto rifare l’esperienza.
 
Ascoltò come Uther era solito punire Artù con i sotterranei quando era un bambino per avergli disubbidito, anche se le altre celle erano occupate da latri prigionieri...
 
Come aveva obbligato Artù a dare la caccia ad altri stregoni e utilizzatori di magia manipolando i sentimenti che Artù provava verso le persone.
 
Non c’era da stupirsi su come Artù era stato un tale bastardo.
 
Una maschera di arroganza era facile da indossare quando avevi così tanto dolore da nascondere. Faceva capire a Merlino Artù un po’ meglio.
 
Merlino si era arrabbiato quando aveva scoperto che Uther aveva riacquisito la sanità mentale solamente dopo aver visto il corpo senza vita di Artù.
 
Sembra che la morte di Artù, o quasi morte, liberi sempre Uther dalla follia, eppure Uther non imparava mai nulla da essa.
 
Un cristallo punse la caviglia di Merlino e il mago fece un balzo indietro. Si chinò e cullò il cristallo a forma di cuore vicino al suo petto. Non sarebbe finito bene se avesse fatto cadere l’anima di Cornelius Sigan in questo momento.
 
“Hai fatto ritorno,” la voce di Bruta echeggiò nella caverna.
 
Merlino alzò il cristallo che brillò di blu. “Ho portato un vecchio amico.”
 
Lo spirito di Bruta si materializzò tea le file dei cristalli. “Cornelius Sigan.” fissò tristemente all’anima nelle mani di Merlino. “I suoi poteri sulla magia l’hanno consumato.”
 
“Ho pensato fosse meglio riportarlo qui.” Le memorie tornarono violentemente alla mente di Merlino, insieme con un’ondata di sollievo e di lutto ancora fresco. “Artù ha sacrificato la sua vita per fermare Sigan. è fortunato di essere ancora vivo …”
 
Sembra che Merlino sia sempre vicino a perdere Artù. Per un uomo scelto da Albion per comandare, la terra non stava facendo un buon lavoro nel proteggerlo. Merlino sapeva che verrà il giorno in cui Artù morirà per davvero, e gli sembrava si stesse avvicinando.
 
“Continuo a perderlo, “ disse Merlino.
 
Bruta sorrise rassicurante. “Non lo perderai mai. Anche se la sua vita termina in senso fisico, voi due sarete sempre legati insieme.”
 
Merlino fissò Bruta, non credendo veramente alle sue parole.
 
“Horus non mi ha mai realmente abbandonato,” disse Bruta.
Merlino inclinò la testa, ascoltando solo con un orecchio. Tutta questa follia degli ultimi tempi, Merlino sentiva come se la morte di Artù lo avesse rotto. Sì, Eirian l’ha riportato indietro …
Udì a malapena Bruta quando gli ordinò di poggiare l’anima di Sigan nel mucchio di cristalli. Merlino guardò vagamente quando il cristallo a forma di cuore fu assorbito nella terra.
Tutto quello che riusciva a vedere era il corpo di Artù senza vita.
Tutto quello che ricordava erano i momenti in cui credette di aver perso Artù, le ‘quasi morti’.
 
Nel profondo del suo cuore, Merlino sapeva che avrebbe vissuto oltre Artù. Quanto a lungo … questo lo spaventava perché non poteva vivere un secondo senza Artù. Un mondo senza Artù. Quello era l’inferno per Merlino.
 
Bruta lo guardò con comprensione. “Artù prova lo stesso verso di te,” indicò a Merlino di
avvicinarsi.“Vieni.”
 
Merlino lo approcciò e Bruta fece un passo indietro per rilevare un grande cristallo che spuntava dal terreno, coperto de una luce d’orata.
 
 “Tutti gli uomini hanno il proprio destino,” gli disse Bruta. “La verità che tutti dimenticano è che è sempre in mutamento …”
 
Merlino fissò profondamente il cristallo, ricordando come quello rosso che aveva toccato l’ultima volta gli aveva rivelato cose che Merlino desiderava non aver mai visto. Il suo sguardo era fisso mentre era affascinato dall’oro. Si allungò con le dita.
 
“Da forma il tuo destino, Emrys,” lo incitò.
 
Le dita di Merlino toccarono il cristallo. Una scossa elettrica gli risalì lungo il braccio mentre oro gli riempì gli occhi nella visione.
 
Un giardino florido decorava il cortile di Camelot, la luce luccicava sul brillante verde delle foglie. Il giallo,rosa e rosso dei fiori luccicava di un’aura propria. Una calorosa risata riempì le orecchie di Merlino … era Artù. La visione condusse Merlino attraverso il labirinto del giardino fino alla vista di se stesso e Artù.
 
La testa di Artù era tirata indietro dalla risata. Nonostante la traiettoria, la corona riusciva a restare sulla sua tempia. Un bianco mantello era poggiato sulle sue spalle. Artù, circondò un braccio intorno al collo di Merlino - visione e gli schiaffeggiò il petto.
 
La visione di Merlino era vestito come un nobile, una tunica rossa sopra i suoi pantaloni marroni. Una bianca sciarpa avvolta attorno al collo, il sigillo della Casata di Pendragon cucita sul bordo …. Affiancata da un falco.
 
Merlino guardò se stesso sorridere ad Artù, un rossore che gli colorava le guancie.
 
Per la prima volta, Merlino notò che la pelle di Artù brillava come il giardino intorno a loro, che gli scoiattoli
e gli uccelli tendevano a raccogliersi sugli alberi vicino ad Artù.
 
Artù abbassò il braccio e tornò improvvisamente serio.
 
Una farfalla blu volò da dietro il Merlino ben vestito, posò sul palmo aperto di Artù un anello simile a quello che Artù indossava sul suo anulare, un nodo dell’infinito era incastonato nell’ argento.
 
Merlino guardò mentre il suo sguardo saettò stupito su Artù, prima che Artù potesse dire qualcosa, la visione di Merlino annuì con i capi e un grosso sorriso. “Sì, babbeo. Sì!”
 
L’oro gli coprì la visione, cancellando il momento.
 
Merlino vide Camelot, il regno era cresciuto. File e file di cavalieri di Camelot erano stazionati e pronti ad allenarsi. Osservò alcuni cavalieri stregoni esercitarsi con degli incantesimi.
 
Un lampo e vide Morgana, nel suo vestito viola, ridere mentre creava una sfera gialla di luce nelle sue mani, con il Merlino vestito da nobile seduto al suo fianco.
 
Un altro lampo e Merlino vide Kilgharrah, dormire sulla collina vicino a Camelot. Vicino a lui Eirian dormiva profondamente.
 
Merlino e Artù erano sdraiati vicini alla base della collina, indicandosi a vicenda le stelle.
 
Sembravano così indisturbati. Avevano veramente raggiunto la pace? Non solo per Albion, ma per loro stessi?
 
“Tanto a lungo ti aggrappi alla speranza, tanto a lungo ci credi, puoi creare il destino che tu vuoi,” echeggiò la voce di Bruta nella sua testa.
 
Merlino batté le palpebre ed era tornato nella Caverna dei Cristalli, solo.
 
Sorrise dolcemente.
 
Bruta aveva ragione. Se Merlino si fosse concentrato sulla paura di Artù morente, se si fosse aggrappato alla paura di perdere Artù prima che potessero creare il cuore del loro destino, allora il loro destino non sarebbe mai accaduto. Preferiva credere alla speranza.
 
Preferiva credere nel suo luminoso futuro con Artù. L’anello … che cosa significava? Il suo cuore batteva contro lo sterno.
 
Mentre usciva dalla caverna, Merlino trovò Kilgharrah aspettarlo, invece di Eirian.
 
“Ho mandato indietro l’unicorno a Camelot,” gli disse il drago.
 
“Come sta la ferita?” chiese Merlino.
 
“Guarita, e la mia forza è ritornata. Più io volo, più giovane mi sento, più me stesso.” Disse Kilgharrah.
 
“Libertà. Non avrei mai pensato di vedere questo giorno.”
 
Merlino sorrise. “Sono contento per te:”
 
“Ho sentito bisbigli da Albion, Artù sarà incoronato Re di Camelot. Il suo regno sta per cominciare.”
 
“Albion l’ha incoronato,” sentenziò Merlino.” È più di quanto hai sognato.”
 
“Non esagerare, giovane incantatore. Artù deve ancora essere incoronato:”
 
Merlino gelò. Albion aveva incoronato Artù, questo è vero, ma non aveva mai avuto una cerimonia per annunciare ufficialmente se stesso come il Governatore di Albion. Merlino sapeva che Artù non poteva andare in giro annunCiandosi come tale. Sapeva che era un’ incoronazione di maggior importanza che quella di Camelot. Una che aveva bisogno della magia … pensò alla visione appena ricevuta, entrambe luce e oscurità.
 
“Kilgharrah ….” Un’ idea si stava lentamente formando. “ Puoi portarmi dai Druidi?”

Kilgharrah inclinò la testa, curioso. “I Druidi? Merlino, per quanto io spero di riportare la magia indietro nella terra, loro non si fidano di Artù. I suoi atti malevoli contro di loro, anche se ordinati da suo padre, sono ancora freschi nelle loro menti. È stato fortunato quando incontrò con il principale capo, quando riportò indietro Mordred.”
 
Merlino annuì. “ lo so. Ci vorrà del tempo per ricostruire la fiducia. Ma …:” fissò forte Kilgharrah, il suo stomaco non approvava già questo. “ Artù deve essere il primo a fare ammenda.”
 
“Prima che Artù diventi re, deve affrontare i suoi demoni. Questo deve essere la sua prova finale.”
 
Kilgharrah approvava.
 
“Non voglio costringerlo a questo …” rifletté Merlino.
 
“Lo capisco. Entrambi conosciamo la sua vera natura. Non tutti la vedono, ci vorrà del tempo per tutti gli utilizzatori di magia per vedere Artù come alleato, per separarlo da suo padre.” Disse Kilgharrah.
 
“Anche se è magico, possono essere restii quando lo scopriranno. I druidi sono persone pacifiche, Merlino, ma sono umani che talvolta permettono alle loro emozioni di offuscare il loro giudizio.”
 
Merlino ricordava lo sguardo tenebroso negli occhi di Artù quando Tristano e la compagnia rammentarono come Artù guidò i suoi uomini a razziare un villaggio druido. Quanti sensi di colpa e lutto ha Artù impilato da tutte le vite che ha preso? Ricordava il pentimento che Artù provò nell’uccidere Peter, il padre di Cian.
 
Popolo pacifico potranno anche essere i druidi, come potevi perdonare l’uomo che ha dato una mano nell’uccidere il tuo popolo? Come potevi seguire un regnante che ti ha dato la caccia in passato? Le scusa non avrebbero salvato Artù. Merlino sapeva che se i druidi scoprissero che Artù usava la magia, se scoprissero la verità dietro la magia di Artù, non crederebbero che Artù fosse asceso al potere da solo. Lo vedrebbero come se Artù ne avesse abusato.
Che cosa poteva fare?
 
“Giovane incantatore,” disse Kilgharrah. “ Riprendi il controllo di quei vorticosi pensieri. Un tempo hai dichiarato che avresti dato una mano nell’uccidere Artù …”
 
Merlino arrossì al ricordo. Aveva odiato Artù per un mese intero prima di abituarsi.
“Come ha fatto il giovane Pendragon a cambiare la tua prospettiva di lui?” lo pressò Kilgharrah.
“Lo so che sono solo un servo e la mia parola non conta nulla. Ma non vi mentirei.”
“Voglio che tu mi giuri che ciò che mi stai dicendo è vero.”
“Giurò che lo è.”
“Allora ti credo.”
“Quando mi ha trattato per la prima volta come eguale,” ricordò Merlino.” È così che Artù mi ha convinto. Kilgharrah portami da loro.”
 
Kilgharrah gli fece un gesto con la testa. “Salta in groppa, giovane incantatore. Ma non abituarti a quest’arrangiamento, non sarò usato sempre come trasporto.”
 
In qualche modo, quando Merlino si collocò tra le scale della schiena del drago, sapeva che Kilgharrah stava mentendo.
 
Kilgharrah lasciò Merlino a qualche acro di distanza dal uno dei villaggi dei druidi. Disse a Merlino che il principale capo, Iseldir, dei Druidi risiedeva in questo clan.
 
Merlino si strofinò e ci soffiò sopra. Non faceva freddo, era solo un gesto che faceva per calmare i suoi nervi. Apparentemente, era conosciuto ai druidi con il suo nome magico, Emrys.
 
Avevano a lungo atteso il suo ritorno.
 
Merlino abbassò le mani e le pulì sui pantaloni. Perché era così nervoso? Poteva affrontare banditi e stregoni senza battere ciglio, eppure questo … non era bravo con le parole. In questo momento non poteva essere Merlino.  Doveva essere Emrys, lo stregone…
 
Lo stregone di Re Artù.
 
In qualche modo, quel pensiero gli rilasciò i nervi. Questo era per Artù e per il futuro che avrebbero costruito insieme.
 
Camminò avanti, seguendo le indicazioni che kigharrah gli aveva lasciato. Si addentrò nella foresta, la massa di foglie che cresceva su rami degli alberi che lo sovrastavano. Ombre danzavano su di lui. Udì il dolce suono di un ruscello quando una voce familiare di un bambino gli rimbombò in testa.
 
“Emrys!”
 
Mordred.
 
Merlino inciampò indietro quando il bambino dagli occhi blu e capelli castani spuntò fuori dai cespugli.
Invece che scontrarsi su Merlino per un abbraccio come si era aspettato, Mordred s’interruppe un piede di distanza da Merlino. Sorrise dolcemente.
 
Sei tornato,” disse Mordred.
 
Merlino tentò di non sussultare. Non era ancora abituato alle conversazioni telepatiche, e la voce di Mordred era molto alta nella sua testa. Sorrise, ancora incerto se stesse o no parlando con il futuro assassino di Artù.
 
“ È bello vederti,” disse Merlino. “Morgana sente la tua mancanza.”
“Manca anche a me,” rispose Mordred.
Una figura si avvicinò da dietro Merlino, un uomo alto con capelli d’argento lunghi fino alle spalle.
Indossava un mantello blu - verde, il cappuccio oltre la sua testa. Anni e anni di saggezza brillavano negli occhi dell’uomo.
 
“Emrys. Ho aspettato a lungo per il giorno in cui mi saresti venuto a cercare. È bello incontrarti finalmente di persona.”
 
Merlino incerto davanti alla formalità, allungò una mano. “Chiamami Merlino … non sono ancora abituato a questo Emrys …”

L’uomo sorrise sapiente. “Lo sarai al momento giusto, Merlino.” Strinse la mano di Merlino. “ Io sono Iseldir, ma sono sicuro tu lo sappia già.” Si raddrizzò e mise entrambe le mani sulle spalle di Mordred.”Dimmi, per quale motivo sei venuto?”
 
“Artù Pendragon. Sarà incoronato Re di Camelot tra una settimana.”
 
Le sopracciglia di Iseldir si corrugarono. “Sarà già Re? È prima del tempo le profezie hanno predetto.”
 
Merlino ricordò le parole di Bruta. “ Tutti gli uomini manipolano il proprio destino, è sempre in cambiamento.”
 
Iseldir ridacchiò. “ Tu sei saggio. Perché stai offrendo a me questa informazione?”
 
“Sono venuto a cercare il tuo supporto e chiedere della tua lealtà verso Artù.” Disse Merlino. “ E di uscire dall’ ombra.” Tenne le spalle indietro quando disse questo e rimase dritto e imponente.
 
Mormorii crebbero tra gli alberi.
 
“Noi non ci fideremo di un Pendragon.”
 
Merlino s’irrigidì.
 
Sei druidi, tre uomini e tre donne, più anziani che cinquant’anni, camminarono avanti.
 
Una donna, la faccia decorata da pesanti rughe, abbaiò. “Mio figlia era tra quelli che Artù e i suoi cavalieri uccisero quel giorno. Ha massacrato degli innocenti, ha distrutto molte delle nostre persone, dato la caccia e giustiziato gli utilizzatori di magia.”
 
Merlino scosse la testa. “ Quello è stata opera di Uther, non di Artù. Artù non è Uther.”
 
“No,” disse un uomo con una barba bianca e nera. “ È peggiore. Uther è malvagio, ma non c’è nulla di peggiore di un uomo che segue gli ordini di un folle, che obbedisce senza domande e senza morali. Uther avrà dato l’ordine, ma Artù è stato l’uomo a eseguirlo.”
 
Merlino scosse il capo. “No. Fidati di me. Artù non ha obbedito senza domande. Io la pensavo una volta come te. Ho vissuto nel cuore di Camelot dallo scorso anno, ho vissuto con il timore di essere catturato come stregone, ed ho visto la vera natura di Artù …”
 
“Ti ha manipolato, ti ha trasformato nel suo burattino,” ringhiò un anziano uomo.
 
Iseldir sospirò, eppure i suoi tratti rimasero stoici. Merlino poteva vedere la pesante stanchezza negli occhi dell’uomo questa era sicuramente una conversazione avuta molte altre volte con la stessa conclusione: non si doveva fidare di Artù. Merlino sapeva di stare trattando con il consiglio dei druidi.
 
“Vi ho detto, Artù Pendragon non deve essere incoronato.” Disse un altro uomo. “Avremmo dovuto sbarazzarci di lui anni fa.”
 
“Questo non è il nostro metodo. Noi ambiamo alla pace, non risolveremo la nostra posizione con la violenza e l’odio.” Rispose l’uomo con la barba.
 
“Pace? Ci nascondiamo come codardi per preservare il restante del nostro popolo mentre ci danno la caccia come animali.”
 
“Basta!” urlò Iseldir. “Lasciaci ascoltare cosa Emrys ha da dire.” Indicò a Merlino di proseguire.
 
Cosa avrebbe dovuto fare per convincerli? Merlino poteva sprecare tutto il giorno e la notte con parole per cercare di spostarli. “Artù è il Re del Passato e del Futuro …”
 
“Ha!” abbaiò uno degli uomini del consiglio.
 
Iseldir lanciò un’ occhiataccia alla sua sinistra.
 
Merlino provò con una tattica differente. “Artù vuole arrivare esattamente dove volete voi e il vostro popolo. Ricerca la pace.”
 
Speranza illuminò gli occhi di Iseldir, ma gli altri non erano così facilmente convincibili.
 
Mordred sorrise apertamente a quell’affermazione.
 
“Sogna di unire la terra sotto uno stendardo di pace, sogna di ricostruire Camelot in un regno fiorente. È stanco di tutto il sangue versato come voi.” Merlino fece un respiro profondo. “ Sa che sono uno stregone dal momento in cui ci siamo incontrati ed ha mantenuto il segreto. “
 
“Per i suoi scopi personali.” Mormorò l’uomo barbuto.
 
Iseldir si massaggiò una tempia.
 
Le parole di Merlino non li stavano raggiungendo. “ Lasciate che Artù vi dimostri che è realmente. Lasciategli provare che le mie parole sono la verità.”
 
Merlino ebbe improvvisamente l’impressione che stesse giocando con la vita di Artù. Stava facendo la giusta scelta? Aveva Artù veramente bisogno del supporto dei druidi in questo momento? Poteva riottenere la fiducia durante il suo regno. Perché Merlino stava insistendo così tanto?
 
L’incidente con Sigan lo spaventava più di quanto pensasse. Uno stregone fissato con la vendetta.
 
Garantito che erano migliaia di anni di vendetta, ma servì a ricordare a Merlino che molti stregoni avevano un debito con Artù.
 
Artù era fortunato di essere vivo.
 
Nonostante tutti i poteri che Merlino possedeva, non poteva proteggere Artù per sempre.
 
Ed era stufo di vedere come tutti identificavano Artù per qualcuno che non era.
 
“Lasciate che risponda per i suoi crimini.” Disse il barbuto.
 
Ci furono mormorii di condivisione.
 
Per qualche ragione un piccolo sorriso crebbe sul volto di Iseldir. “Il Cammino del Pentimento,” dichiarò.
 
A Merlino non piaceva il suono di quello. Che cosa aveva accettato di far fare ad Artù?
 
“Lo porterò,” disse Merlino, “ Per mezzanotte.”
 
Le sopracciglia di Iseldir si alzarono. “Siamo distanti tre giorni da Camelot.”
 
Merlino ghignò. “ Ho rapidi mezzi di trasporto.”
 
Un drago e un unicorno.
 
 
 
 
 
 
Era passata la mezzanotte da un paio di ore quando Artù tornò nelle sue stanze. Non era ubriaco, ma aveva bevuto abbastanza da sentire l’effetto inibitorio dell’alcol. Le sue guancie stavano cominciando a scaldarsi, e sapeva che doveva prenderla comoda. Se Artù avesse continuato a bere, non sarebbe più in grado di fermarsi.
 
Si lasciò cadere ai piedi del letto e si strofinò la spalla dove la Bestia Errante lo aveva morso. La ferita era guarita completamente, eppure era dolorante di tanto in tanto. L’ incidente sembrava essere accaduto anni fa.
 
Era solo passati due mesi da allora?
 
Artù sentì come fosse cresciuto  anni. Si sentiva vecchio, alla fine dei suoi anni, non il giovane principe all’inizio della sua vita. Che cos’era cambiato?
 
 
Io lo sono. Artù non si nascondeva più dietro un velo d’ignoranza.
 
“Artù …”
 
Artù alzò lo sguardo dal letto e vide Merlino aspettarlo sull’ uscio.
 
“Merlino …” si alzò in piedi e lo fissò. La sua mente congelata e le parole gli morirono sulle labbra. C’era così tanto che voleva dire … eppure Artù non aveva idea di cosa volesse parlare.
 
“Sei sveglio,” disse Merlino, la voce ricolma di emozioni. “ Io …”

Artù camminò avanti e lo strinse in un abbraccio. “Tu sei … tu non sei …”
 
“No,” disse Merlino, le braccia avvolte attorno ad Artù. “ Mi hai salvato da quello, tu babbeo.”
 
“Idiota. Che  cosa ti aspettavi io facessi?” chiese Artù mentre scioglievano l’abbraccio.
 
Il sollievo riempì le vene di Artù. Merlino stava veramente bene.
 
Merlino schiaffeggiò il braccio di Artù.
 
Artù spalancò gli occhi e si strinse la spalla giocosamente. “ E questo per cos’era?”
 
“Tu che continui a giocare d’azzardo con la morte.”
 
Artù si sentì precipitare.  Si chiese quante volte Merlino gli aveva salvato la vita per un soffio.  Pensò a quando aveva creduto di aver perso Merlino alle Ombre. Ricordò cosa fosse la sua peggiore paura:  lasciare indietro Merlino
 
“Mi dispiace,” disse Artù. “ tutto quello cui potevo pensare era … “ assicurarmi la tua salvezza era la priorità numero uno. Tutto il resto non aveva importanza.
 
Merlino sospirò. “ Non sapevo tu saresti andato a questi livelli nei miei confronti. Penso che mi spaventi di più.”
 
Proprio dopo essersi incontrati, erano così pronti a sacrificare la vita dell’altro. Non avrebbero nemmeno esitato. Non si erano mai interrogati su ciò.
 
Merlino si rigirò tra loro le mani e diede le spalle ad Artù.
 
Le sopracciglia si Artù si corrugarono. Merlino stava nascondendo qualcosa. “Cosa c’è Merlino? Dove sei andato?”
 
“Ho portato l’anima di Sigan in un luogo sicuro dove non avrebbe potuto fare altri danni …”
 
“Grazie per esserti occupato di questo, Merlino.”
 
Il corpo di Merlino era rigido.
 
Merlino,” trascinò Artù. “Sputa il rospo.”
 
"Ho trovato i Druidi.”
 
Questa volta, Artù s’irrigidì.
 
Merlino si girò lentamente. “ Avrai bisogno del loro supporto, Artù, se stai pianificando di legalizzare la magia. Non tutti gli utilizzatori di magia sono druidi, ma loro rappresentano la comunità della magia nell’intero.”
 
Artù inghiottì il grosso groppo in gola. “Come posso chiedere il loro supporto quando … “  ho macellato le loro persone?
 
Merlino fece una smorfia. “ Offriranno il loro supporto se dimostrerai che sei degno di loro, attraverso una prova.”
 
Artù scosse la testa. “Hanno veramente promesso questo?”
 
Merlino giocherellò con le mani ancora di più. “ Non esattamente …”
 
Artù sbuffò. “ Non ho nulla da dimostrare.” Dondolò un dito davanti a Merlino. “ Non possono giudicare la mia abilità.” Artù si girò e marciò verso la finestra. Appoggiò i palmi contro il cornicione superiore e fissò fuori il cortile.
 
Perché doveva continuare a dimostrare se stesso verso tutti?
 
“No,” rispose Merlino. “Non hai nulla da dimostrare.” La sua voce era seria, e Artù diede una rapida occhiata indietro.
 
La postura di Merlino cambiò. La sua schiene era dritta e c’era uno strano scintillio negli occhi. “Tu mi hai detto una volta che volevi unire Albion e tutti i regni sotto uno stendardo di pace. Non puoi aspettarti di sedere nel tuo castello e farlo comparire per magia. “
 
Artù batté le palpebre stupito a Merlino.
 
“I Druidi sono il tuo popolo. So delle tue azioni passare contro di loro, e so che ne sei pentito e so che vuoi scordartene, ma non puoi scappare dal passato in questo modo. Se vuoi la pace, devi confrontarti con esso. Sarai un Re più forte per questo.”
 
In quel momento, Artù colse il primo barlume di un momento tra un Re e un Consigliere.
 
Merlino non era cambiato. Aveva finalmente rivelato la saggezza che aveva tenuto dentro per tutto il tempo.
 
Merlino allungò la mano e la strinse sulla spalla di Artù, i tratti comprensivi. “Vorrei poter trovare un modo differente …”
 
Consigliere. . E amico. No, non amico. Qualcosa di più.
 
Artù fece un profondo sospiro. “Hai ragione ,Merlino. Come sempre.”
 
“Sta cominciando a piacermi sentire questo.”
 
“Non esagerare,” stressò Artù.
 
Un sorrisetto storto riempì il viso di Merlino.
 
Artù appoggiò la mano su quella di Merlino, ancora adagiata sulla sua spalla. “Che cosa devo fare?” chiese.
 
 
 
 
 
Il cammino del Pentimento.
 
L’intero percorso compiuto su Eirian non gli calmò il pessimo presentimento che spingeva sullo stomaco ad Artù.
 
Merlino gli volava sopra su Kilgharrah e Artù era contento della solitudine e della silenziosa compagnia dell’unicorno.
 
Il chiacchierio di Merlino, in questo caso, avrebbe peggiorato i nervi di Artù. Sapeva che Merlino aveva ragione. Era solo … perché doveva farlo adesso? Artù non era affatto pronto ad affrontare il passato. Non era affatto vicino a essere preparato per diventare re.
 
Lui, durante la cavalcata, lanciò la corona di alloro nel vento. Pregò Albion di non incoronarlo ancora. Non poteva affrontare questi druidi rivelando che aveva la magia, rivelando che Albion lo aveva scelto come egnante. Aveva la sensazione che sarebbe stato un grave insulto, a questo punto.
 
Fortunatamente, la corona non tornò più.
 
La sua testa sembrava spoglia senza di essa, anche con il vento che gli frustava i capelli.
 
Eirian corse veloce, mantenne il passo con il Grande Drago sopra di lui, forse anche più veloce.
 
Artù chiuse gli occhi e si perse nel momento. Pensò a sua madre e pregò a lei.  Ti chiedo di concedermi la tua forza, Madre, perche temo che qualsiasi cosa i Druidi mi chiedano, mi distruggerà.
 
C’era un motivo per cui Artù voleva prologare questo il più a lungo possibile. Non voleva neanche ammettere di essere stata quella persona. Il buon soldatino di suo padre, e il malvagio principe per i Druidi.
 
Voleva soltanto guardare al futuro, guardare alle buone cose che poteva fare, vedere la cieca e immobile
fiducia nei sorrisetti e sguardi di Merlino, voleva essere il tipo di re buono e forte.
 
Eppure Merlino aveva ragione.
 
Come poteva Artù continuare in avanti quando era ancora incatenato al passato? Doveva affrontarlo. Doveva fare ammenda.
 
Eirian rallentò davanti allo spiazzo. Qualche momento dopo kigharrah atterrò accanto a lui dolcemente.
 
Merlino saltò giù dalla schiena di Artù.
 
Era il momento.
 
Artù strofinò il fianco di Eirian e la criniera. “Grazie per avermi riportato in vita,” bisbigliò Artù. “Ma temo sia stato tutto per nulla.”
 
Eirian nitrì e Artù ebbe la sensazione che stesse ridendo di lui. Bene, felice di sapere che qualcuno aveva un senso dell’umorismo.
 
Scese da Eirian e saltò a terra.
 
Merlino lo approcciò, esitante e nervoso. “Pronto?”
 
“No, ma non lo sarò mai,” confessò Artù.
 
“La tua corona …” cominciò Merlino.
 
“Non posso affrontarli come un capo … io …” Artù non sapeva cos’ altro dire.
 
Merlino annuì. Offrì un sorriso di rassicurazione e incrociò le dita con quelle di Artù.
 
Un forte senso di prottetività e fiducia crebbe in Artù. La scintilla della loro magica connessione. “ Non sei solo, Artù.”
 
Artù ritornò il sorriso.
 
Merlino guidò Artù attraverso il fitto bosco, la luna piene alta nel cielo, una spirale di verde e viola girava tra le stelle.
 
Un uomo li approcciò, il cappuccio oltre la sua testa. Artù riconobbe immediatamente l’uomo a cui aveva riconsegnato Mordred.
 
“Iseldir,” salutò Artù. Inclinò il capo in gesto di rispetto.
 
Un lampo di sorpresa riempì Artù proveniente da Merlino.
 
Lo sguardo di Iseldir si soffermò sulle loro mani incrociate, eppure non disse nulla. “Siete giusto in tempo. Una delle mie sentinelle mi ha riferito che siete arrivati su un drago e un unicorno?”
 
“Amici nostri,” rispose Artù. “Se i tuoi uomini sfiorano n capello …”

Gli occhi di Merlino si spalancarono, orripilato che Artù avesse già cominciato con le minacce.
 
Iseldir, invece, sorrise divertito. “Un Pendragon preoccupato della salute di una creatura magica. Magari Merlino aveva ragione. Tu sei cambiato.”
 
“Ma vuoi che io lo dimostri,” sbottò Artù.
 
Diavolo, la sua paura stava comparendo. Sembrava sempre diventare arrabbiato quando era spaventato.
Inalò un profondo sorriso e strinse la mano a Merlino.
 
Merlino ricambiò la stretta.  Andrà tutto bene, Artù,   sentì.
“Tristemente. Abbiamo preparato l’incantesimo, sfortunatamente …” indicò Merlino. “ Non puoi venire con lui.”
 
“Io non lascerò Artù.” Disse Merlino.
 
“Non lo farai,” lo rassicurò Iseldir. “Lo guarderai dai bordi insieme con gli altri.”
 
Oh, fantastico. La sua miseria era un grande spettacolo per gli altri. Perfetto.
 
“Mordred;” disse Iseldir mentre faceva un passo di lato.
 
Artù diede un cenno con la testa al bambino che aveva aiutato a salvare.
 
Mordred gli sorrise apertamente, ricordandogli di Cian. “Vieni, Emrys. TI mostro dove starai:”
 
Merlino strinse ancora una volta la mano ad Artù. “ Veglierò su di te.” Lo rassicurò.
 
Lo so. La connessione magica scomparì quando le dita di Merlino rilasciarono le sue.
 
Il cuore di Artù cominciò a battere più forte. La sua bocca si seccò. “Che cosa devo fare?”
 
Iseldir abbassò la testa così che il cappuccio impedisse ai raggi di luna dall’ illuminargli il volto.
 
“Nella nostra cultura, noi non crediamo in dure punizioni, come ‘occhio per occhio’ come il
resto di Camelot. Noi faremo un incantesimo, il perpetrato dovrà pagare per i suoi crimini.”
 
Io non sono quella persona … voleva controbattere Artù. Invece annuì, mostrando a Iseldir che stava ascoltando.
 
“Seguimi,” lo incitò Iseldir.
 
Camminarono attraverso la fitta unione di spessi tronchi di albero, la luce della luna si rifletteva in più punti del pavimento del bosco. Si avvicinarono al bordo dello spiazzo.
 
Un piccolo clan di druidi erano allineati sul bordo, qualcuno portava delle torce. Merlino era in piedi davanti a tutti insieme a Mordred, e qualche druido anziano e con le facce scure. Dovevano essere membri del consiglio. Quelli che diedero ad Artù il minimo sguardo, era pieno di odio, dolore e rabbia. Artù sapeva di meritarselo. I druidi possono anche essere un popolo pacifico ma non significava perdonassero facilmente gli altri.
 
Dall’altra parte dello spiazzo si trovava un alto albero, il tronco il più spesso di Artù avesse mai visto.
 
Iseldir si allungò verso di lui.” Tutto quello che devi fare è camminare fino a quel tronco e tornare indietro.”
 
La fronte di Artù si corrugò. “Tutto qui?”
 
“Il Cammino del Pentimento. Una volta che inizia a camminare, l’incantesimo rivelerà gli spiriti delle tue vittime.”
 
Ah, diavolo. Artù tentò di non tradire le sue emozioni mantenendo intatta la sua maschera. Stava tremando. “Io … io . ho capito.”
 
Colse lo sguardo di Merlino, e bastò quello, lo sguardo che Merlino diede ad Artù gli disse che credeva in lui.
 
Artù inalò profondamente. Poteva farcela. Avrebbe affrontato il passato.
 
“La prova comincerà quando sarai pronto, ricorda fino al tronco e indietro.” Gli ricordò Iseldir. Camminò indietro fino a unirsi a Merlino in prima fila.
 
Il gruppo do druidi fissavano avanti, adesso, non guardavano nemmeno ad Artù. Prendevano questo incantesimo, questo test seriamente.
 
Cedimi la tua forza, Madre. E che la terra di Albion vegli su Merlino.  Sapeva che se qualcosa fosse andata storto, Merlino avrebbe tentato di intervenire in suo aiuto.
 
Strinse le dita in un pugno. Adesso o mai più.
 
Fece un passo avanti. Un tremolio si spanse nell’aria come nell’acqua. Uno per uno, tutti quelli che aveva ucciso o aveva aiutato a farlo si mostrò. Lo spazio era pieno, tranne che per un singolo corridoio davanti ad Artù che conduceva all’albero.
 
Solo fino lì e a tornare.
 
Artù camminò avanti. Provò a non guardare alle sue vittime, fissò l’albero. Un passo avanti all’altro. Poteva farlo. Prestò sarà tutto finito.
 
Dei bambini corsero davanti al percorso e fissarono ad Artù, il sangue colava dalle loro facce da una ferita da spada sopra le loro teste.
 
Aspettò. Perché non dicevano nulla?
 
Poi vide la sua vittima più recente: Peter.
 
Interruppe il suo cammino. Era a metà percorso.
 
Artù fissò Peter, l’uomo che aveva ucciso per impedire a Uther di uccidere i suoi figli. Peter lo aveva perdonato.
 
Artù guardò in faccia ogni singola vittima, una per volta. Così tanti ricordava, così tanti continuavano a infestare i suoi sogni. Eppure c’erano tanti che non ricordava.
 
Il Cammino del Pentimento. Come poteva Artù pagare per i suoi crimini soltanto camminando da lì e indietro?
 
Poteva non essere più quella persona … ma un tempo aveva fatto questo.
 
Artù alzò in alto le mani, in gesto di resa. Poi s’inginocchiò. Pensò di aver sentito dei sussulti sorpresi dietro di lui. Non poteva camminare lontano da questo. Doveva fare la propria ammenda. Non poteva fare ciò che Iseldir gli aveva detto.
 
“Sono responsabile per quello che vi è accaduto. E per la violenza che è stata utilizzata in confronto alle vostre morti. Il vostro sangue ….” Artù tremò scosso da brividi, le emozioni sotterrate che uscivano in superficie. “ Il vostro sangue è sulle mie mani.”
 
Si guardò intorno, circondato dalle sue vittime che lo osservavano senza dire niente.
 
“Non c’è giustificazione per quello che ho fatto. Ne ho create così tante per aiutarmi a dormire la notte. Ero giovano, senza esperienza, e disperato di dare prova di me davanti a mio padre. Pensavo stessi salvando altri.” La voce di Artù si ruppe.” Nulla può giustificare ciò che ho fatto. Posso ancora sentire le grida di molti di voi …” il suo corpo tremò più violentemente. “ Sono infestato da ciò che ho fatto. Nulla che mai farò risolverà le mostruosità che ho commesso.” Le lacrime scivolarono dagli occhi e un paio di singhiozzi gli sfuggirono dalle labbra. Si raddrizzò. C’era una cosa che aveva imparato da questa esperienza.
 
“Vi prometto, quando sarò re, farò di tutto per evitare che qualunque di questi  gli orrori ricapitino nuovamente. I druidi, tutti gli utilizzatori di magia, saranno trattati con il rispetto che meritano. Vi do la mia parola. Io … sono terribilmente dispiaciuto per quello che è accaduto a tutti … io ….”
 
Le parole lo lasciarono e rimase lì, sulle ginocchia, le braccia ancora alzate, tremanti.
 
Gli spiriti si avvicinarono, allungando una mano. Artù voleva chiudere gli occhi, ma non stava per abbandonarsi alle sue debolezze. Avrebbe accettato la usa punizione. Il suo respiro si velocizzò mentre aspettava la sua morte.
 
Le mani si posarono tutte intorno a lui, toccandolo sulla testa,  collo, spalle.
 
Tutte le voci rimbombarono in un unico grande bisbiglio: “ Io ti perdono.”
 
Un peso si sollevò dal cuore di Artù. Una luce bluastra lo accecò e sentì delle mani sollevarlo in piedi.
Braccia si strinsero attorno a lui. Come la luce scompariva, gli spiriti se ne andarono, tranne uno.
 
La donna sciolse l’abbraccio, i suoi biondi capelli raccolti un uno sciolto chignon. Appariva essere un paio di anni più vecchia di lui. Guardò fisso quegli  occhi blu ricolmi d’amore. Seppe istantaneamente che fosse quella donna.
 
“Madre ….” Disse con voce rotta.
 
Le gli cinse delicatamente il volto tra le mani. “Figlio mio.”
 
“Sono così dispiaciuto.”
 
“Oh, non hai nulla per cui scusarti.” Disse Ygraine. Abbassò le mani fino alle spalle.
 
“Sei morta così io potessi vivere …”
 
“Posso non aver avuto scelta riguardo alla tua nascita, ma vegliare su te, osservarti crescere nell’uomo che sei, avrei dato la mia vita consapevolmente.”
 
La gola dia Artù si costrinse. Come poteva dire ciò?
 
I suoi occhi brillarono. “Troverai molte persone volenterose a dare la vita per la tua, Artù.”
 
Pensò a Merlino, “Lo so.”
 
“L’amore ci porta a fare azioni folli. Non dimenticarlo mai. Tuo padre …”
 
Artù s’irrigidì al menzionare Uther.
 
“Mi amava, tanto quanto ama te. Non tutti possono essere così forti da cambiare come tu hai fatto, Artù. Sii gentile, sii comprensivo. Potranno passare anni prima che accetti ciò che desideri fare nel tuo regno.”
 
Le lacrime gli riempirono gli occhi. Le emozioni tornarono in superficie.
 
“Riguardo al tuo angelo guardiano,” disse con tono di voce canzonatorio.” Io approvo. È decisamente tuo eguale. Voi siete due facce della stessa medaglia.”
 
Artù ridacchiò. “Non sei la prima a dirci questo.”
 
Lo abbracciò un’altra volta. “ Ti amo, Artù. L’ho sempre fatto. Smettila di incolparti …. Devi creare un modo migliore.”
 
Sua madre si dissolse in una bianca luce e sparì dalla sua stretta. Si abbassò e cadde
sulle ginocchia.
 
Il suo petto era scosso dai singhiozzi.
 
“Artù!”
 
Mani familiari gli strinsero le spalle e Artù sbirciò dentro gli occhi di Artù, bagnati dalle lacrime.
 
“Artù … è finito …”
 
“Merlino …” disse Artù. E venne tutto fuori, singhiozzi squassanti, anni e anni di spingere le proprie emozioni sotto le superfici, anni e anni cercando di dimenticare, anni e anni di essere tormentato, di colpe , esprimersi nei suoi singhiozzi.
 
Merlino  non disse nulla. Avvolse soltanto le mani intorno ad Artù e lo sostenne mentre Artù rilasciava i pesanti pesi del suo passato.
   
 
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