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Autore: KingPrat    23/05/2018    1 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Capitolo 10: La Spada nella Roccia
 
 
La notte cresceva scura mentre Artù tentava di ricomporsi nell’abraccio di Merlino. I suoi singhiozzi erano cessati dieci minuti prima e si era ridotto ad un macello di singulti.
Dèi, per principe, diavolo, per un futuro re, non era previsto di perdere il controllo come adesso, specialmente davanti ad un pubblico.
La sua reputazione di duro guerriero si era ridotta a questo.
Merlino cominciò nuovamente a disegnare dei cerchi con la mano sulla schiena di Artù. Il principe prese conforto in questo. Merlino lo conosceva meglio di chiunque altro, e continuava a credere in lui. Al diavolo quello che gli altri pensavano. Se la vera essenza di Artù non faceva correre via a gambe levate Merlino, era tutto ciò che importava, non è vero?
Strinse forte Merlino, come segnale che aveva riacquistato il controllo.
Merlino lo rilasciò e sorrise in modo rassicurante. Il suo sguardo non possedeva alcun giudizio o pietà,  solo comprensione. Era questo che si provava nel sentirsi amati, nonostante le imperfezioni e tutto il resto? Se così fosse poteva anche abituarsi.
 
“Mi dispiace, ti ho sporcato tutto …” indicò Artù la spalla di Merlino.
 
Lo  stregone fece spallucce, “Convincerò il mio capo a darmi una nuova maglia.”
 
Artù lo guardò storto. Si alzò lentamente in piedi e  stiracchiò i muscoli irrigiditi. Il suo petto non sembrava più così costretto e pesante. Lo avevano perdonato e Artù non avrebbe abusato di questo. Avrebbe onorato la loro decisione e l’avrebbe tenuta stretta al cuore.
 
Artù tirò su col naso prima di asciugarsi.
 
Fortuna che voleva salvare la sua reputazione. Meglio approcciare i druidi e fare la finita con tutta questa storia.
 
Si girò e notò come fossero rimasti solo il consiglio ed Iseldir nella radura, gli altri druidi erano tornati nelle loro capanne.
 
Artù e Merlino marciarono verso di loro.
 
“Ho completato la vostra prova,” sentenziò Artù.
 
“Così hai fatto, “ rispose l’uomo barbuto con indifferenza.
 
La rabbia saettò sul volto di Merlino.
 
“Continuo a non fidarmi di te.” Disse la donna dalle molte rughe.
 
Artù doveva aspettarselo. Non importa quante prove fosse riuscito a superare, non avrebbero cambiato l’opinione su di lui. Si ritrovò a ridacchiare, non conoscendo neanche il motivo.
 
Merlino fece un passo avanti. “Artù ha dimostrato a voi il suo cuore. Gli spiriti lo hanno perdonato. Perché voi no?”
 
“Ho osservato nobili raggirare i cuori degli uomini, non sarò ingannata di nuovo,” rispose la giovane donna.
 
“Ha superato il vostro test!” ringhiò Merlino. “Ha affrontato tutto quello, lo avete torturato, e adesso venite a dire che non è abbastanza?!”
 
Non ho bisogno della loro approvazione,  realizzò Artù. Pensò a suo padre.
 
Talvolta, non importa quanto hai detto o fatto, alcune persone non vogliono cambiare, non
vogliono allontanarsi dai loro pregiudizi. Sua madre aveva ragione.
 
Non tutti hanno la forza di cambiare. Artù lo sapeva in prima persona. Era più facile restare se stessi che ammettere di essere in torto.
 
Pensò a chi fosse fino a due mesi prima. Aveva superato così tanto per diventare l’uomo che era in questo  Istante. Guardò Merlino. Ne era valsa la pena.
 
Essere qui, vicino a qualcuno ed essere testimone della loro intera forza.
 
Ascoltò con solo un orecchio il loro continuo dibattito. Osservò Iseldir, passivo, con le braccia incrociate al petto.
Non una volta guardò verso Artù e Merlino, la sua attenzione era fissa sul consiglio.
 
“Quanto ancora deve sopportare?” sbottò Merlino.
 
“Merlino ….” Tentò Artù.
 
“Avete bisogno di distruggerlo per …”
 
“Emrys!” abbaiò Artù. Una scintilla di potere si accese dentro di lui.
 
Merlino sospirò pesantemente e si girò verso il suo re, furente.
 
“Non puoi costringere i cuori delle persone.” 
 
Artù inclinò il capo, un gesto per andarsene. “Coraggio, abbiamo fatto ciò che c’eravamo prefissati.”
 
Si voltò verso i druidi.
 
“Grazie. Comprendo la vostra sfiducia.”
 
“Artù …” bisbigliò Merlino, consolato.
 
Artù gli schiaffeggio leggermente il braccio. “Vieni Merlino, mi ha permesso di affrontare il mio passato. Non l’avrei mai fatto senza una tua spinta, sono un uomo migliore grazie a questo.”
 
Merlino lo fissò per molto tempo. Finalmente si concesse un sorriso. “Non montarti la testa. Non vorremmo che il tuo ego scoppi se gonfiato ulteriormente.”
 
“Aha, divertente.” Rispose Artù.  Si allontanarono dai druidi incamminandosi verso casa. “Mi aiuterai a trasportare il mio ego smisurato indietro a Camelot?”
 
Merlino gli fece una pernacchia. “Kilgharrah può trasportare quel carico pesante e comunque arriveremmo a Camelot prima di voi.”
 
“Eirian è più veloce di voi.” Sorrise ironico Artù. “Scommetto che possa battere il tuo drago.”
 
Merlino alzò un sopracciglio divertito. “Accetto le vostre condizioni, e te ne pentirai.”
 
Artù gli diede una spinta a Merlino ridendo, prima che entrambi cominciassero a correre verso il bosco per il loro viaggio verso casa.
 
Iseldir osservò il Re del Passato e del Futuro ed Emrys scomparire nella notte. Appena se ne furono andati, il consiglio ricominciò immediatamente a battibeccare.
 
Continuò a fissare il punto in cui erano spariti.
 
 Il consiglio credeva cha Artù avesse fallito la priva perché non aveva mai completato la camminata. Avevano scordato la verità, il Cammino del Perdono era un nome ingannatore.
 
Se il perpetrato avesse camminato avanti ed indietro avrebbe soltanto dimostrato l’incapacità di affrontare le proprie azioni.
 
Artù si era arreso al giudizio degli spiriti e, attualmente, si era pentito di ciò che aveva commesso.
Gli spiriti lo avevano perdonato. Erano scomparsi di loro iniziativa. Avevano finalmente trovato la pace.
 
Inoltre, aveva visto la scintilla di magia accendersi sottopelle dentro Artù quando aveva chiamato Merlino con il suo ‘vero’ nome.
 
Le leggende e le profezie erano vere.
 
Il Re del Passato e del Futuro sorgerà quando Albion ne avrà più bisogno. Camelot è discesa nell’oscurità, eppure esiste un profondo baratro che deve ancora rivelarsi.
 
Lui aveva il dono della preveggenza. Aveva visto molte cose, molti cambiamenti di eventi.
 
Solo Artù, insieme a Merlino, può salvare Albion dai Tempi Oscuri che sarebbero presto arrivati. Poiché la magia di Albion scorre nelle vene di entrambi: il più potente incantatore ed il più potente re.
 
Artù aveva bisogno dei druidi.
 
Iseldir si strofinò il mento.
 
“Avete mai sentito le storie sulla Spada nella Roccia?” chiese improvvisamente.
 
Il battibecco s’interruppe mentre i membri del consiglio si voltarono verso di lui.
 
“Le leggende narrano di una magica spada, che solo il Re del Passato e del Futuro può liberare dalla roccia in cui è incastonata.”
 
Tutti ascoltavano attentamente.
 
Artù era saggio, il cuore delle persone non può essere forzato.
 
Iseldir sorrise malizioso.
 
Ma, a volte, puoi trascinarlo con te.
 
“Deve star barando,” brontolò Gwaine.
 
“Sapevo fosse bravo, ma così bravo?” mormorò Elyan.
 
“È stanco tanto quanto noi,” sentenziò Percival. “Com’è che nessuno lo ha ancora battuto?”
 
“Voi ragazzi ci andate leggieri con lui,  vero?” chiese Gwaine rivolgendosi a Leon e Kay. “Principe ereditario e tutto il resto?”
 
Leon ridacchiò. “Non dopo l’ultimo incidente.”
 
Kay gemette. “Lo facemmo una volta, quando Leon lo ferì accidentalmente. Il principe se ne accorse rapidamente e scaricò la sua rabbia su di noi.”
 
“È fu così che Bedivere iniziò a zoppicare,” scherzò Leon.
 
“Io l’ho sconfitto una volta,” sentenziò Lancillotto.
 
Tutti si voltarono a guardarlo.
 
Lancillotto fece spallucce. “ In che altro modo ottieni il titolo di cavaliere?”
 
“Ingenuo e nobile,” sbuffò Kay scuotendo la testa. “Artù ci lascia vincere se ci ritiene degni di unirci a lui,” Spiegò Leon.
 
Gwaine osservò il combattimento più intensamente. “Continuo a credere stia imbrogliando in qualche modo.”
 
Artù evitò un colpo di Tristano e parò l’affondo. Tristano mise più forza nel colpo. “Non capiscono che riusciamo a sentirli?” bisbigliò.
 
Artù rise. “Credo sia il loro scopo.”
 
Fecero entrambi un passo indietro e si scrutarono a vicenda.
 
“Allora è vero? Non hai mai perso un combattimento?” chiese Tristano.
 
Le loro spade s’incrociarono e fu Artù a spingere sull’altro. “Oh, ne ho persi parecchi, credimi.”


Tristano assottigliò gli occhi, non credendogli pienamente.
 
“Vuoi sapere il mio segreto?” lo punzecchiò Artù.
 
Prima che potesse rispondere Artù  rilasciò improvvisamente la tensione sulla spada facendo sbilanciare in avanti Tristano. Usò in seguito il piatto della lama per colpire la mano del cavaliere.
 
Tristano lasciò cadere la spada ed Artù poggiò la punta della sua lama sul petto dell’altro, all’altezza del cuore.
 
Sorrise sfacciato mentre Tristano ringhiò.
 
“Dovrai scoprirlo da solo.” Scherzò Artù.        
 
Tristano sbuffò, ma non impedì al sorriso di crescere sul viso.
 
Artù decise che preferiva quest’aspetto rispetto al resto. Mentre l’uomo aveva i suoi momenti amari e pieni di risentimento, stava cominciando a diventare più rilassato e libero intorno ad Artù.
 
Il principe non aveva mai rivelato come riuscisse sempre a vincere. Aveva notato che i cavalieri si allenavano più intensamente dopo una sonora sconfitta.
 
Calimbur rivelò un giorno ad Artù che i suoi cavalieri lo avrebbero sempre trattato con più leggerezza, senza rendersene conto. Sarebbe sempre stato un pensiero inconscio nel sottofondo delle loro menti.
 
Motivo per cui Artù doveva allenarsi di più dei suoi uomini. Motivo per cui Artù amava i tornei ed il fulcro della battaglia, perché nel pieno di essa, nessuno si tratteneva. Non bisogna stupirsi che i principi muoiano giovani.
 
Aveva udito troppe storie di principi che morivano in battaglia, re che hanno dovuto seppellire i propri figli.
 
Rubò uno sguardo a Merlino, che stava a bordo campo, chiacchierando con uno dei servitori, George, credeva fosse il suo nome.
 
Merlino incrociò il suo sguardo e lo graziò di un sorriso.
 
Il suo segreto era: ‘Artù non era migliore dei suoi cavalieri.’
 
Lo fece arrabbiare per molto tempo. Era ormai in pace con quello. Un vero guerriero amava la spada, affinava le proprie abilità e si preparava per qualsiasi situazione.
 
Artù giurò che quando fosse diventato re, si sarebbe ritagliato del tempo per allenarsi e danzare con la spada.
 
Era veramente in pace solo in quei momenti.
 
Artù realizzò di stare ancora fissando Merlino. E forse (solo forse? NA) quando stava con una determinata persona, essi gli provocavano gli stessi sentimenti.
 
Tristano si unì agli altri cavalieri, che stavano ancora cercando di capire Artù e le sue abilità.
 
Vide con la coda dell’occhio Isotta che osservava nell’ombra, vicino all’armeria. Artù si diresse rapidamente verso di lei. Gli era venuta in mente un’idea, e voleva discuterne con lei. Non poteva pensare a nessun’altra migliore per il lavoro ipotizzato.
 
“Isotta,” la chiamò mentre si avvicinava.
 
La fanciulla si rigirava la coda di cavallo tra le dita.
 
“Sei desiderosa di uscire e combattere, non è vero?” le domandò.
 
Isotta sospirò. “ Se non batto qualcuno in questo momento rischio di uccidere qualcuno,” rispose con tono giocoso.
 
“Volevo discutere con te di una cosa,” iniziò Artù. Indicò con la testa di allontanarsi dagli altri. “Tristano mi ha rivelato che voi due avevate intenzione di fermarvi a Camelot per un po’. Il giorno seguente la mia incoronazione voglio iniziare una squadra di cavalieri donna e incominciare subito ad allenarle.”
 
Isotta alzò sorpresa le sopracciglia.
 
“Vorrei allenarle con gli uomini, ma morgana ha suggerito di allenarle separatamente, di alleggerire prima l’idea di femmine che combattono a Camelot.”
 
“Uomini e il loto ego,” ribatté Isotta.
 
Artù ridacchiò. “ È quello che ha detto morgana.” Si schiarì la gola. “Sarei onorato di averti a capo dei cavalieri donna, se ti piacerebbe.”
 
Isotta rimase a bocca aperta. La chiuse e saettò un’occhiata a Tristano. Le lacrime le colmarono gli occhi.
“Sapevi che sono stata io a insegnare a Tristano e Gwaine come combattere? Mio padre e i miei fratelli mi allenarono. Dicevano che le donne dovessero imparare a difendersi da sole. Non volevano che mi affidassi ad alcun Principe Azzurro.”
 
“Puoi difenderti benissimo da sola,” indicò Artù, e ci credeva. Manteneva il controllo e si godeva la foga della battaglia proprio come faceva lui. “Sarai la Principessa Azzurra,” scherzò.
 
Isotta rise.
 
Ginevra aveva ragione. Le femmine avevano il diritto di combattere tanto quanto gli uomini. Sarà una transizione difficile, ma Artù era disposto a lavorare per quest’uguaglianza.
 
“Ginevra è un bravo fabbro, può creare le spade per i tuoi cavalieri.” Artù tossì. “ Se accetti.”
 
“Ti farò sapere domani.”
 
Artù annuì. “Supporterò la tua decisione, qualsiasi essa sia.” Unì il pugno con il palmo della mano e strinse le labbra. Indicò con il pollice “Io dovrei andare ….”
 
“Vuoi sapere perché vinci sempre?” lo chiamò Isotta.
 
Artù si fermò, aspettando.
 
“Sei il primo a prendere l’iniziativa. Si aggressivo. Gli altri, non lo realizzano, ma quando combattono contro di te, ti danzano attorno e restano sulla difensiva.”
 
“Hai buon occhio,” disse Artù.
 
Afferrò una spada dal mucchio e la lanciò. Isotta la afferrò al volo e batté le palpebre.
 
Artù s’incamminò in campo e la incitò con la mano. “Mostrami di che pasta sei fatta.”
 
Isotta si lanciò avanti, e non si trattenne.
 
Artù riuscì a sconfiggerla per un soffio, ma diavolo, gli diede del filo da torcere.
 
Sorrise. “ Credo di aver trovato il mio nuovo compagno di allenamento.”
 
Lei si asciugò il sudore dalla fronte. “Sei più forte di quanto appari. Ti sconfiggerò un giorno.”
 
“Sono sicuro che succederà.” Artù le batté sulla spalla.
 
Fece un altro paio di allenamento prima di concludere la giornata. Artù decise di cambiarsi nelle sue stanze invece che nell’armeria. A volte gli piaceva restare da solo.
 
Non fu sorpreso di trovare Merlino una volta entrato in stanza, che camminava avanti e indietro nervoso.
 
“Così farai un solco nel pavimento,” disse Artù mentre chiudeva la porta dietro di lui.
 
“Sembri mia madre,” ribatté Merlino.
 
“Tua madre è una donna acuta, lo prendo come complimento,” aggiunse mentre lanciava i bracciali sulla scrivania. “Cos’è che ti preoccupa?”
 
“Io … ti ho trovato un nuovo servitore personale.” Sbottò improvvisamente.
 
Artù gelò. Si girò lentamente verso Merlino.
 
L’incantatore gli abbozzò un sorriso, imbarazzato. “ Sapevo non avresti mai preso l’iniziativa, così l’ho fatto al posto tuo.”
 
Non più Merlino a svegliarlo presto con la sua ‘Gioiosa mattinata’.  Non più Merlino a portargli i pasti ancora caldi. Non più la temperatura perfetta dei suoi bagni. Non più le sue mani gentili che lo vestono o gli assicurano l’armatura.
 
Nonostante lo ferisse profondamente, Artù sapeva di dover lasciare andare Merlino. Doveva meritarsi di ottenere una promozione maggiore e migliore.
 
“Quand’è che mi conosci così bene?” scherzò Artù.
 
“Il tuo nuovo servitore è … George.”
 
Artù gemette. “George? No, è così …. Leccapiedi,” si lamentò petulante.
 
Merlino ridacchiò. “Non lo è … Artù, George serve Lord Sully per l’amor del cielo!”
 
Ah, Lord Sully. Artù usava essere suo amico, o almeno, pretendeva di esserlo. Uther voleva che Artù diventasse suo amico velocemente. Sully era arrogante, viziato e presuntuoso.
 
“Credo che un paio di settimane al tuo servizio basterà ad alleggerirlo,” rifletté Merlino.
 
Artù sospirò. “Così rimangono tre giorni come mio servitore personale.”
 
“Così sembrerebbe,” disse Merlino.
 
Artù fissò il pavimento e cominciò a dondolare da un piede all’altro.
 
“Artù, fidati di me. Sarò sempre al tuo fianco.”
 
Artù si sentì arrossire. Si grattò il collo. “ Credo di ricordare averti sentito dire che saresti stato il mio servitore fino alla morte,” scherzò.
 
Le orecchie di Merlino s’infiammarono. “Sì, beh, pensavo di stare per morire.”
 
“Oh, così non ci credi più?” chiese Artù tirandolo a sé.
 
Merlino fissò le labbra davanti a lui. “Idiota … certo che continuo a crederci. Posso non essere più il tuo servitore personale, ma continuerò a servirti.”
 
Artù si allungò. “In che modo?”
 
Il respiro di Merlino diventò erratico. S’inumidì le labbra. “ Uh … beh …”
 
Un colpo alla porta li interruppe e fecero entrambi un balzo indietro.
 
Artù batté le palpebre e si schiarì la gola. “Uh .. entra.”
 
Sir Leon entrò precipitosamente. “ Artù, vostro padre vuole vederti.”
 
“Giusto. Grazie, Leon.” Rispose Artù.
 
Leon annuì e se ne andò.
 
Merlino colse l’attimo per digerirsi verso la porta.
 
“Tu vai, io andrò a … finire i miei ultimi compiti come vostro servitore personale.”
 
Artù lo osservò allontanarsi. Gemette e si lasciò cadere sulla sedia. Cos’è che aveva di sbagliato? Come poteva pensare a Merlino in quel modo? Sentiva fosse così giusto, così naturale.
 
Ah … al diavolo.
 
Uscì correndo dalla stanza. Trovò Merlino mentre camminava verso le stanze di Gaius.
 
“Merlino!” abbaiò Artù.
 
Merlino si fermò e si voltò, confuso. “Artù … cosa …”
 
Artù afferrò Merlino per la sciarpa e lo strattonò vicino.
 
Le labbra si scontrarono tra loro, in modo confuso e doloroso. Entrambi boccheggiarono quando si allontanarono.
 
Merlino sorrise come non aveva mai fatto prima.
 
Artù rise e appoggiò la fronte su quella di Merlino.
 
“Hai avuto fortuna?”
 
Le sopracciglia di Merlino si corrugarono e rilassarono quando realizzò cosa intendesse Artù.
 
“È solo che non sentivo più di appartenere. Volevo trovare un posto dove lo provassi.”
 
“Hai avuto fortuna?”
 
“Sì …” Merlino chiuse gli occhi. “Sì, al tuo fianco.”
 
Artù rise.
 
Questa volta, Merlino trascinò violentemente Artù in un altro bacio.
 
 
Un divertito grido di “Radiosa giornata!” svegliò Artù dal suo sonno profondo. Li lamentò sottovoce e si strinse di più al cuscino.
La luce del sole non stava ancora filtrando dalla finestra, era troppo presto.
 
“Sorgete e splendete!” esclamò Merlino mentre gli toglieva le coperte.
 
Artù afferrò il cuscino e lo tirò a Merlino. Si scontrò con la testa del servitore.
 
Artù batté le palpebre sonnolente. La luce tagliava l’oscurità all’orizzonte, eppure il sole non aveva ancora cominciato a sorgere.
 
“Merlino non ho  nulla fino il mattino. Cosa c’è?” sbottò Artù.
 
“Stai per essere incoronato re domani, meglio abituarsi a svegliarsi presto la mattina.” Rispose Merlino.
 
Merlino,  smettila di essere così attivo. E ridammi le coperte,” ordinò Artù.
 
Il viso di Merlino tornò serio. “ Dobbiamo prima farti avere la tua altra incoronazione.”
 
Artù arricciò le labbra. Altra?  Oh, si passò le dita tra i capelli. Doveva ancora ricevere indietro la corona dalla terra di Albion.
 
Sin da quando i druidi lo avevano rifiutato. Artù non era sicuro di come sentirsi. Allenandosi il giorno prima aveva aiutato. Gli aveva schiarito la mente. Doveva continuare a camminare avanti. Sorrise alla memoria di sua madre, Ygraine. Era così saggia, cos’ calma. Desiderava fosse viva, e qui con lui in questo giorno. Almeno adesso sapeva che vegliava su di lui.
 
“Non ce n’è bisogno, devo esserne degno.” Sentenziò Artù.
 
Merlino sorrise. “ Sciocco, lo hai già fatto.”
 
Artù sentì il mormorio e il calore della sua magia sottopelle come se approvasse delle parole di Merlino. Si fissò le mani. La magia di un re.
 
I suoi occhi videro finalmente con chiarezza e realizzò cosa stesse indossando Merlino.
 
“È  quella … stai indossando la cotta maglia da cavaliere?” chiese Artù mentre si sollevava dal letto.
 
Merlino aveva persino il mantello rosso poggiato sulle spalle. “Mi avete reso cavaliere, maestà. Ho usato un incantesimo per alleggerirla, come combatto in questa cosa?”
 
“Pratica,” rispose Artù. “ Te l’avevo detto che sono perfettamente in forma.”
 
Merlino sorrise malizioso. “Vestiti. Siamo già in ritardo.”
 
“In ritardo? Merlino, il re arriva sempre quando intende farlo,” disse Artù. “Meglio farci l’abitudine.”
 
Merlino roteò gli occhi esasperato. “ Bastardo Reale.”
 
Non dissero nulla mentre Merlino aiutava Artù a vestirsi, scivolando nei gambali, nella cotta maglia d’argento. Fermò Merlino quando  gli allungò un mantello bianco.
 
“Whoa, uh .. Merlino. Nessun re indossa un mantello bianco in alcun regno. È come è sempre stato.”
 
“Nessun re, ma il Grande Sovrano di Abion,” rispose Artù.
 
Artù lo scrutò. “Merlino cosa sta succedendo? Io ti stavo solo assecondando, e tu veramente ….”
 
“Pensavo stessi imparando ad ascoltare. Ti sto portando alla tua incoronazione, perché tu faccia il tuo giuramento come Reggente di Albion.”
 
“Merlino …”
 
“È ora Artù. Hai accettato il tuo ruolo …. Vuoi tornare indietro?”
 
Artù osservò il mantello. Voleva? Il suo petto era leggiero, non aveva alcuna tensione o peso che lo costringesse. Era calmo, pronto. “ No ….” Deglutì. Strofinò le nocche sulle labbra. “ Temo di doverti chiederti ufficialmente una cosa, quindi. “
 
“Sì, devi indossare il mantello,” disse Merlino con un esagerato sospiro.
 
Artù scosse il capo. “No …” fissò dritto negli azzurri occhi di Merlino. “ Giuri di essere il mio compagno più fedele, l’incantatore di Albion?”
 
Merlino rimase a bocca aperta. “Vuoi dire …”


“Perché lo sto chiedendo? Mi hai detto di essere felice di rimanere come mio servitore fino al giorno della tua morte, questo è automaticamente un assenso.”
 
Merlino lo schiaffeggiò. Poi sorrise. “Sì, lo giuro.”
 
Il sorriso di Artù crebbe. “Bene.”
 
Merlino si picchiettò il mento. “ Incantatore di Albion. Suona bene.”
 
“Pensavo ti potesse piacere. Era questo o Idiota Incapace.”
 
“Mi piace di più la tua prima scelta.”
 
“Pensavo fosse così.”
 
Il silenzio calò nella stanza. Si fissarono a vicenda le labbra il soffitto o il pavimento, poi d’accapo. Non era imbarazzante … era giusto, Artù non aveva idea di cosa fare da ciò. Si era scambiati un dannato bacio il giorno prima. Cavolo, più di uno. C’era qualcosa lì.
 
Merlino raddrizzò il mantello sulle spalle di Artù.
 
Artù si schiarì la gola. “Merlino …”
 
“Lo so,” disse. “Anch’io.”
 
Il cuore di Artù si riempì. “Hai detto che siamo in ritardo, Emrys?”
 
“Andiamo, Re del Passato e del Futuro.”
 
I primi raggi del sole si allungavano attraverso il cielo. Pochi servitori erano fuori, e le persone stavano organizzando il mercato quando Artù cavalcò Eirian fuori da Camelot con Merlino dietro di lui.
 
Nessuno sollevò gli occhi.
 
Artù si domandò se Merlino non avesse lanciato un incantesimo.
 
“Dove stiamo andando esattamente?” chiese Artù alle sue spalle.
 
“Hai mai sentito la leggenda della Spada nella Roccia?” urlò Merlino controvento.
 
Artù alzò un sopracciglio.  “Sì, considerando che sono stato io a infilzarla in quella roccia.”
 
Poteva percepire Merlino sorridere. “ Le leggende narrano come, quando Albion sarà in maggior bisogno, l’unico e vero re della terra estrarrà la spada e con essa porterà la luce della pace.”
 
“È questa la storia che dicono ai bambini in questi tempi?” scherzò Artù.
 
Poteva atteggiarsi da arrogante, ma la verità era che Artù odiava quando le persone lo accrescevano ed esaltavano più di quanto non fosse realmente. Riportare indietro la luce della pace? Un sogno che Artù voleva ottenere, ma non era l’unico che poteva affermare di farlo con certezza.
 
Solo Merlino gli crederebbe così rapidamente.
 
“Non è una bugia, solo un leggiero abbellimento,” rispose Merlino.
 
Artù rise.
 
Eirian rallentò in una camminata leggiera e Artù si girò sulla sella per osservare Merlino. “Non avere troppa fiducia in me, Merlino. Posso on sopravvivere il tuo sogno.”
 
Merlino inclinò il capo. “ Tu veramente non ci arrivi vero? Io credo ….”
 
Eirian si fermò e Merlino indicò ad Artù di scendere.
 
Le rocce e i detriti scricchiolavano sotto gli stivali di Artù mentre seguiva Merlino dentro la foresta con Eirian che li seguiva come fosse un cane protettivo.
 
Merlino si fermò e si voltò a guardare Artù. “ Io credo in te perché hai già superato i miei sogni. Non sei l’uomo che io credevo tu fossi.”
 
Artù si strofinò il retro del collo. “Non pensi mai che sia tu quello che mi da coraggio? Sei tu che mi ispiri ad essere una persona migliore?”
Merlino arrossì a queste parole. “ Può darsi. Ma tua colui cha ha fatto il cambiamento in se stesso.”
 
Accompagnò art in un piccolo spiazzo, dove i soli mattutini illuminavano con una luce d’orata Excalibur. L’elsa d’oro e la parte di lama luccicavano.
 
Voci disperse riempirono il silenzio mentre delle persone entrarono nello spiazzo. Artù rimase a bocca aperta quando vide i Cavalieri della Tavola Rotonda vestiti come Merlino, sull’attenti dalla destra: Lancillotto, Elyan, Percival, Gwaine, Tristano, Isotta, Ginevra, Kay e Leon.
 
Gaius e Geoffrey si unirono dalla loro parte, con Audrey e la sua famiglia, e con ben e Donna con i loro nuovi figli: Cian e Anna.
 
Morgana apparve dalla sinistra, indossando un vestito nero luccicante.
 
Artù batté le palpebre.
 
Di fronte a lei, camminava Mordred.
 
Mordred?
 
Artù trattenne un suono sbalordito quando il consiglio dei druidi si unì a loro, vestiti con i loro mantelli verdi. Sembravano incerti, cauti.
 
Guardò verso Kilgharrah.
 
“Un drago!” sentì esclamare Cian prima di essere zittito da Donna.
 
Artù inclinò la testa.

“Iseldir guiderà la cerimonia.”
 
Artù si voltò per osservare il capo sistemato accanto alla roccia, mani congiunte insieme davanti a lui.
 
Artù fece un respiro profondo e usò questo momento per concentrarsi sulle persone che stavano con lui.
 
Merlino si unì a Iseldir dall’altro lato della roccia. L’orgoglio scintillava nei suoi occhi.
 
Gli uccelli cinguettavano una lunga canzone mentre tutti prestarono attenzione ad Artù che camminò verso la spada. Si fermò a pochi centimetri da essa.
 
Iseldir indicò ad Artù di inginocchiarsi davanti alla roccia, cosa che fece.
 
“Giuri solennemente di governare le persone di Albion rispettando le loro leggi e costumi?”
 
Non solo il regno di Camelot, ma Albion nel suo intero. Mercia, Caerleon, Essetir, Nemeth, Gawant, Amata, Svealand, Daobeth … così tanti regni.
 
Artù impiegò un battito di cuore per rispondere a ciò che suonava così corretto nel suo essere: “ Io giuro solennemente di compiere ciò.”
 
Sussultò quando la luce divenne più intensa. Era Artù oppure la foresta attorno a lui che cominciava a luccicare di luce propria.
 
“ Ricostruirai con il tuo potere e magia questo modo e porterai i giorni di pace?”
 
Strana scelta di parole.
 
Artù alzò la testa e incrociò gli occhi con Merlino. “Lo farò.”
 
La sua magia si accese dentro di lui e gli riempì il petto. Un calore confortevole uscì dal suo corpo e Artù sbatté le palpebre quando notò la sua pelle luccicare con un soffice brillio di luce.
 
Un piccolo sorriso crebbe sul viso di Iseldir. “Allora dalla sacra magia conferita in me, io ti pronuncio, Artù, Sovrano di Albion. Libera la spada.”
 
Artù si alzò in piedi e strinse le dita attorno all’elsa di Excalibur. La lama scivolò fuori quando la sollevò libera dalla roccia.
 
Ali sbatterono dietro di lui e una corona d’alloro cadde sulla testa di Artù. Uccelli di tutti i tipi, gufi, rondini, falchi, aquile, corvi, e molti altri si allinearono sugli alberi e cinguettarono  rumorosamente.
 
Merlino fu il primo a gridare : “Lunga vita ad Artù.”
 
Tutti si unirono ai cori.
 
Cose morgana asciugarsi una lacrima.
 
Tutti i suoi cavalieri, i suoi amici, il suo popolo, persino i druidi, tutti sorridevano con orgoglio, con sollievo, con gioia.
 
“Lunga vita ad Artù!”
 
Kilgharrah ruggì mentre Eirian batté con gli zoccoli.
 
Il mantello di Artù fluttuava mentre un soffio di vento si avvolse attorno a lui. Foglie e fiori rotearono nell’aria.
 
E la terra di Camelot s’illuminò con la luce della magia ancora una volta.
 
 
FINE
 
 
 
               
N.A: Finalmente siamo giunti alla fine! Con un totale di 77.102 parole, ho concluso questo progetto iniziato per caso come sfida per me stessa. Voglio ringraziare King Prat che mi ha permesso di tradurre la sua storia e la mia beta elikid che, fino a due capitoli fa mi ha riguardato e corretto tutti i capitoli. Speri vi abbia appassionati come lo ha fatto per me, avrei veramente voluto vedere la serie di merlin prendere questa piega, chi la pensa come me non dimenticatevi di recensire e salvarla tra le preferite ( ricordate) XD
 
   
 
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