Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: steffirah    28/05/2018    3 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Punch

 
 
Quando suoniamo il campanello mi accorgo che c'è un grande silenzio. Probabilmente Tomoyo-chan deve averli avvisati che stavamo arrivando.
Approfitto del momento per dare un'occhiata alla villa di Eriol-kun: si trova su un’altura ed è grande quasi quanto quella di Tomoyo-chan, in stile occidentale. Non avevo alcuna idea che anche lui vivesse a Tomoeda, ma stando a quanto mi ha detto Syaoran-kun è sempre qui che ha abitato, anche quando si trasferì tanti anni fa. Scopro, così, che è proprio di ritorno da casa sua che trovò il portafogli di Tomoyo-chan fuori il café, il che finalmente spiega cosa ci facesse nella mia piccola cittadina.
Si accende una luce all'ingresso, cui segue la porta che si apre. Al di là di essa troviamo un sorridente Eriol-kun, vestito a sua volta in abiti eleganti.
Syaoran-kun si mostra sospettoso, poi si abbassa per chiedermi, indicando sia lui che mia cugina: «Per caso l'esperimento vale anche per loro due?»
Gli rivolgo un sorriso tirato, stringendomi nelle spalle. Qualcuno corra in mio aiuto, non sono esattamente brava a mentire.
Eriol-kun fortunatamente mi toglie da quell'impiccio invitandoci ad entrare, trascinando letteralmente Syaoran-kun. Mi guardo intorno notando un lungo tappeto su tutto il corridoio e lampadari con candele affissi alle pareti, intervallati da numerosi dipinti notturni.
Resto qualche passo dietro di loro con Tomoyo-chan che riaccende la videocamera, spostandosi poi su un lato per puntarla verso Syaoran-kun. Non appena Eriol-kun accende la luce di una stanza esplodono stelle filanti e si sente un sonoro «Sorpresa!».
Syaoran-kun si guarda intorno perplesso, emettendo solo un «Eh?», e in tutta risposta Eriol-kun gli tira una pacca sulla schiena, spiegandogli che è per il suo compleanno.
«Ma era un mese fa.», replica in tono solenne.
«È fatto apposta, Syaoran. Vieni, così ti diamo il regalo da parte di tutti.»
Lo spinge dentro la stanza e mentre a turno gli impiegati gli porgono i loro auguri Eriol-kun si avvicina a un tavolo. Intanto mi guardo intorno, meravigliata. Se questo è il salone batte senza dubbio quello di mio nonno. È vastissimo, incommensurabile. Stando a quello che ho visto sui libri, potrebbe tranquillamente competere con la sala degli specchi di Versailles! Ahh, ora mi sento un po' come Lady Oscar.
Faccio scorrere lo sguardo sui suoi colleghi, vedendoli per la prima volta. Sono eleganti, non in maniera esagerata, e tutti hanno un portamento misurato, ma per la maggior parte sembrano amichevoli. Ci sono uomini e donne di tutte le età, alcuni riesco addirittura a figurarmeli col camice e gli strumenti del laboratorio. È proprio un altro mondo... Ma in tutti i loro occhi leggo rispetto e deferenza.
Tomoyo-chan mi spinge fino dagli altri, cui ci ricongiungiamo. Li saluto tutti velocemente e Yamazaki-kun mi prende un secondo da parte per chiedermi: «Alla fine quell’aforisma s'è rivelato veritiero, neh?»
Rifletto riguardo a cosa potrebbe riferirsi e all'improvviso ricordo: a giugno, per festeggiare il suo compleanno, andammo a cena da “Xǐyuè”, e sul bigliettino uscì una frase che significava: “Il cuore a volte vede ciò che è invisibile agli occhi”.
Gli sorrido annuendo e lui mi lascia tornando da Chiharu-chan.
Rivolgo le mie attenzioni a Syaoran-kun, il quale ribatte qualcosa a proposito del regalo ricevuto. Eh già, era proprio vero. E in quel periodo il mio organo vitale stava facendo di tutto. Vedeva, sentiva, percepiva... Provava sofferenza, allegria, tristezza, felicità, solitudine... Soprattutto dal momento in cui lui è tornato in Cina. Solo così mi accorsi che ciò che per me contava davvero era, allora, assente. Distante. Lontano, dai miei occhi, ma non dal mio cuore.
Mi chiedo cosa gli abbiano regalato per farlo scaldare tanto, provocando risate generali, ma vengo distratta da Akizuki-san che ci si appropinqua per salutarci. Dato che il buffet è già aperto mangiamo varie delizie – credo si tratti di tramezzini e pasticcini britannici –, poi mi porta accanto alle bevande, insistendo che devo assaggiare il “punch”. Mi sembra di averlo già sentito.
Lei mi spiega che è una ricetta segreta che lo rende speciale e me ne versa un bicchiere, riempiendolo quasi fino all'orlo e porgendomelo. Sento l'odore ed è dolce e fruttato. E anche il colore arancio-rosato promette bene. Assaggio prima un sorso, rendendomi immediatamente conto che è buonissimo. Lo finisco in fretta e lei me ne versa ancora.
Intavoliamo diverse conversazioni, con lei che mi presenta alcuni suoi colleghi simpaticissimi. Non so quando è stata messa la musica, fatto sta che Mozart fa da allegro sottofondo. Chiacchieriamo e ridiamo per quelle che mi sembrano ore, finché non mi accorgo – accasciata sul divano su cui sono semistesa, appoggiata contro Tomoyo-chan – che le persone si sono gradualmente dimezzate. Ora restano sì e no una ventina di ospiti, quindi riesco anche ad individuare Syaoran-kun. Poso lo sguardo su di lui, ammirandolo da lontano. Quanto è bello... E sembra così leggero e spensierato... Meno male,  spero si stia divertendo...
«Sakura-chan, a quanti bicchieri sei arrivata?», sento ridacchiare Tomoyo-chan.
Mi alzo un po' col busto, finendo quello che ho in mano, supponendo: «Tre?»
«Cinque!», esclama Akizuki-san, riempiendomene un altro.
«Pff, chissà come andrà a finire.», continua a ridacchiare mia cugina, nascondendosi le labbra con una mano.
Fingo di spingerla, lamentandomi. «Moou, è soltanto punch.»
«Oh! Ora posso andare a prendere Suppi!»
Mentre attendiamo che Akizuki-san torni finisco anche questo bicchiere, poi una volta che ha rimesso piede in sala mi alzo di scatto, abbandonando tutto, ammirando quel batuffolo nero.
«Nooo sembra una piccola pantera!!», esclamo con gli occhi brillanti. È carinissimo!!
«Vero? Guarda che unghie affilate!» Mi mostra le zampe e i lunghi artigli bianchi che vi sporgono. Waahh!!
Fisso i suoi occhi azzurri, toccandolo al centro della testa e grattandolo. Subito fa le fusa. Che carinooo~
Mentre io gli faccio le coccole ecco che veniamo raggiunte dal padrone di casa, Syaoran-kun e Spinel-san. Proprio guardando quest'ultimo mi accorgo che il nome del gatto, Suppi, è quello con cui lo chiamano! Mi porto le mani alla bocca trattenendo un'esclamazione. Ora mi è chiaro il suo sguardo d'astio verso l'animale. In effetti, a vederli vicini si somigliano davvero!
Questi miei pensieri vengono interrotti dal gatto che, non appena vede Syaoran-kun, salta direttamente dalle braccia di Akizuki-san alle sue, facendogli le fusa. Ahh, che invidia. Vedo Syaoran-kun sorridere come un bambino, mentre gli accarezza il dorso e, in risposta, Suppi gli si struscia contro il petto. Quanto vorrei essere al suo posto... E perché Kero-chan non è altrettanto affettuoso? Mah, meglio così d'altronde. È piuttosto umiliante essere gelosa di un gatto. Ugh. E ora gli lecca anche la mano. Imperdonabile! ... Ma un momento... Un gatto è affettuoso con Syaoran-kun!!
«Oooh? Anche tu ti sei invaghito di Syaoran?», gli chiede Eriol-kun, facendogli dei grattini sulla nuca. «C'è poco da fare, tutti i gatti ti adorano.», sospira rassegnato, ritirando la mano.
«Non esattamente.», lo contraddice Syaoran-kun, rivolgendomi un'occhiata.
Mou, sto facendo di tutto per educarlo!
«Allora qualche gatto intelligente c'è ancora.», sghignazza Eriol-kun. «Dovrebbero starti alla larga, visto che sei un lupo. E se provassi a ringhiare?»
«Sei impazzito.», commenta senza scomporsi.
«Mmh? Ti vergogni, forse?»
«Hiiragizawa, non mi sembra proprio il caso.»
«Ma guarda, Sakura-san sembra tanto desiderosa di sentirti.»
Syaoran-kun mi guarda sorpreso e io non ho bisogno di specchi per vedermi. So benissimo di avere gli occhi brillanti, pieni di aspettativa.
«Lo vorrei tanto!»
«Aspettate un attimo. Akizuki, cosa le hai fatto bere?!», la sgrida, ma questa fischietta e si allontana, facendo finta di niente.
«Sai Sakura-san, quando eravamo piccoli fingevamo spesso di essere animali. Ognuno decideva il ruolo dell'altro quindi lui era un lupo, per me invece sceglieva la volpe.», ride Eriol-kun, ponendosi alle mie spalle e mettendomi di fronte a Syaoran-kun. «Era davvero abile nell'immedesimarsi, un lupo nato... Dì un po', non vorresti sentirlo?», sussurra accanto al mio orecchio.
«Hiiragizawa, piantala di fare la voce del diavolo!»
«Oh sì, ti prego!», lo imploro.
«Eeeh?!», esclama lui, facendosi indietro.
«Su, Syaoran, falle sentire come ringhi.», cantilena Eriol-kun dietro di me.
Lui arrossisce e digrigna i denti, minacciandolo. «Questa me la pagherai.»
«Certo certo, un giorno me ne sarai grato.»
Sospira poi, prende tra le mani Suppi in stile Rafiki con Simba, gli chiede scusa – ooowww ma che premuroso che è! –, chiude gli occhi per un istante, poi lo guarda come se fosse una piccola preda, ringhiando con un suono tanto roco, che sembra nascere dal fondo della sua gola. Mi impietrisco sul posto, restando a bocca aperta. Oh cielo... Oh cielo!!
«Kakkoiiiii!!!!», esclamo ad alta voce, mentre lui posa con delicatezza il cucciolo sul pavimento. Incredibile! Era così realistico!
«Mi chiedo come abbia potuto abbassarmi a tanto...», borbotta tra sé.
Eriol-kun prorompe in una fragorosa risata, io lo ignoro per controbattere: «Sei stato fichissimo! Sembravi un lupo vero!! Mi hai fatto tremare il cuore! Guarda, mi è venuta la pelle d'oca!»
Gli mostro i peli rizzati sulle braccia, ma lui sospira tirandomi per un polso, annunciando: «Le faccio prendere un po' d'aria.»
Mi trascina fino all'esterno, dove subito vengo accarezzata da una piacevole brezza fresca. Chiudo gli occhi, accogliendola col viso alzato, poi li riapro per non cadere. Mi guardo intorno, notando un giardino piuttosto grande, con molti alberi e aiuole e tra alcune di queste vedo piccole luci accendersi e spegnersi, come tanti fari. Scivolo via dalla mano di Syaoran-kun, correndo in quella direzione – si fa per dire, con quest'abito stretto è come correre col kimono –, scoprendo tante piccole lucciole. Da lontano pensavo, forse speravo, fossero fatine. Mi accorgo che era da molto che non ne vedevo e, ricordando come ci giocavo da bambina, le inseguo, provando a catturarle. Riesco a prenderne una, per cui torno da Syaoran-kun con questo piccolo tesoro rinchiuso tra le mie mani.
Lui intanto si è appoggiato contro il largo tronco di un olmo, osservandomi, con le mani nelle tasche del pantalone. Quanto è figo!
Mi appresto ad aprire le mani, esclamando esaltata: «Guarda! Ho catturato una fonte di luce!»
Questa resta un po' sul mio palmo, accendendosi e spegnendosi, come se si giocasse con un interruttore; poi spicca il suo volo lentamente, svolazzandoci prima attorno e infine tornando dalle compagne. Sospiro, salutandola. Una piccola stella in miniatura mi è sfuggita di mano, ma va bene. Almeno, ho avuto la possibilità di toccarla.
Mi appoggio al tronco accanto a Syaoran-kun e alzo lo sguardo, illuminandomi.
«Guarda in su, Syaoran-kun!», esclamo emozionata, allungando un dito verso la folta chioma dell'albero, attraverso le cui foglie si intravedono cerchi di firmamento.
«Non ti sembrano orecchini sulle orecchie degli alberi?»
«Cosa?», chiede in tono incuriosito.
«Le stelle! Luccicano, come gocce di latte attraversate da polvere di diamanti!», sorrido, riuscendo a visualizzarle.
Lo sento ridacchiare alla mia sinistra e commentare: «Carino.»
«Shiii!»
«Quanti bicchieri hai bevuto?», si informa, senza perdere il tono divertito.
Mi giro di poco e noto, tuttavia, che il suo volto mostra un filo di apprensione.
«Non sono ubriaca.», mi difendo immediatamente.
«No?»
«No, ho bevuto, vediamo... Circa cinque bicchieri, secondo Akizuki-san.», dichiaro quasi con certezza.
Lui sospira sonoramente, passandosi una mano sul viso.
«Mi auguro che stesse scherzando.»
«Ma era soltanto succo di arancia!»
«No che non lo era.» Sospira nuovamente, guardandomi poi rassegnato. «Fai di me ciò che vuoi.», esordisce, in tono serio.
«Hoe?!» Trasalgo, arrossendo, alzando la voce. «I-in che senso?!»
«Non hai nessun impulso?» Piega la testa su un lato, scrutandomi il viso come se volesse leggermi dentro.
Oh cavolo, lui se n'è accorto!
Mi nascondo la faccia tra le mani, per poi dargli una piccola spinta.
«Non è colpa mia se tu sei così...»
«Così?», mi esorta a concludere la frase, ma io mi sono persa nel notare che, tra le tante cose che mi piacciono di lui, ci sono piccolezze che hanno un effetto enorme su di me.
«Colpa tua, che hai ringhiato.»
Gonfio le guance come una bambina, sviando lo sguardo.
«C’entra qualcosa?»
Sento il suo tono incredulo e io lo guardo come se fosse una meravigliosa scoperta.
«Ma certo, sembrava così naturale! Però non capisco, sai... In un certo senso, so di aver provato già un batticuore simile. Voglio dire, quando ti sono accanto ho un batticuore perenne, però deve esserci stato un momento in cui ho provato questo intimo piacere...», rifletto ad alta voce, trastullandomi il cervello. Poi ci arrivo. «Ah! Mi succede quando riporto alla memoria quella volta in cui mi parlasti in francese!»
Mi volto nuovamente a guardarlo, curiosa, chiedendogli se secondo lui si tratta delle cosiddette fantasie perverse, e solo allora mi accorgo che le sue guance sono più scure del solito. Che stia arrossendo? Lo sto imbarazzando?
Non risponde, e immagino che non se lo ricordi.
«Sai, quando mi dicesti “ja enbii de tenbarassee”.», gli rammento.
Lui si fa sfuggire una breve risata, correggendomi. Tuttavia, il tono in cui lo fa mi lascia intuire che lo stia desiderando davvero, per cui, dato che stavolta so cosa significa, realizzo questo suo piccolo desiderio. Che, d'altronde, è anche il mio.
Mi accoccolo col viso sulla sua spalla e le mani chiuse sulla sua camicia, chiudendo gli occhi. Si sta talmente bene che potrei addormentarmi, e il sonno è favorito anche dalle sue mani che mi carezzano i capelli e la schiena. Mormoro qualcosa di incomprensibile, felice di essere finalmente tra le sue braccia, strofinando il naso contro il suo collo.
«Sakura?»
«Sì?»
«Ci sono altre cose che vorresti fare? O vorresti io facessi?» Ci penso su e dato che ci metto del tempo a rispondere lui aggiunge: «Sai com'è, noi ora sti-stiamo... Stiamo insieme.» Sento la sua voce emozionarsi e lascio che mi scaldi il cuore. Noi stiamo insieme... «Quindi, se c'è qualcosa che desideri o se a volte faccio qualcosa che non ti piace, tu non esitare a dirmelo. D'accordo?»
Mormoro un consenso, bisbigliando: «Desidero te.»
«Eh?!»
Ignoro la sua rigidezza, svelandogli i miei segreti più reconditi.
«Prima desideravo poter essere Suppi, per poter essere coccolata da te. Per poter stare tra le tue braccia senza dovermi vergognare, e farti anche io le fusa, e leccarti...»
«L'hai già fatto.», mi ricorda, in tono flebile.
Mi vergogno a ripensarlo, per cui scivolo con le mani attorno alla sua schiena, stringendomi a lui in modo tale che non veda il mio viso. Le mie nocche sfiorano la ruvida corteccia, eppure non mi dà alcun fastidio.
«Ma c'è una cosa che non ho mai fatto.... Lo faccio nei miei sogni...»
Richiudo gli occhi, figurandomi la scena. Immaginandomi come sarebbe se potesse accadere adesso.
«Che cosa?», lo sento deglutire mentre mi stringe a sé.
«Baciarti.», sussurro, e ho come la sensazione che la mia voce venga soffiata via dal vento. Non basta.
«Nella mia fantasia c'è sempre un'atmosfera surreale, forse perché sarebbe il nostro primo bacio... E le tue labbra sono sempre calde e morbide, come una cotton cheesecake...»
Vengo interrotta dal silenzio, ma continuo a figurarmelo nella mia testa. Mi scosterei di poco da lui, per guardare il suo viso. Mi specchierei nei suoi occhi di lucida ambra. Sono io l'insetto intrappolato in essi. Sono bloccata, pietrificata, ma così viva in me, perché le sue iridi mi circondano, mi scivolano addosso e respirano su ogni centimetro della mia pelle... Lo guarderei totalmente rapita, ma questo stesso rapimento mi attirerebbe verso il suo viso, come una calamita. E poi, finalmente, poserei le mie labbra sulle sue. E allora riuscirei a sconfiggere la gravità.




 
Angolino autrice:
Hello! Ecco qui sakura ubriaca pt.3, il ritorno! (Giuro che è l'ultima hahah e menomale direi)
Faccio un breve riepilogo delle cose che già dovreste sapere, giusto per rinfrescarvi la memoria: 
Xǐyuè è il nome del ristorante cinese in cui andarono Syaoran e Sakura a marzo. "kakkoii" significa "che figo" (equivalente dell'inglese "cool") e la frase in francese risale a maggio, "j'ai envie de t'embrasser", e fu tradotta da Tomoyo.
La cotton cheesecake è la versione giapponese della cheesecake che si dice sia soffice e leggera come una nuvola o, appunto, un batuffolo di cotone;è simile anche a un soufflé e non è una ricetta fredda come quella a cui siamo abituati, quindi per comprendere meglio di cosa si tratti, se non ne avete mai sentito parlare, vi consiglio di cercarla.
Ora vi saluto, a domani! 

 
  
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