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Autore: Jasmine_dreamer    31/05/2018    1 recensioni
"Veronica?! Veronica, cazzo!"
Giaceva sul pavimento, il vomito in bocca, ma che cosa diavolo avevo fatto?
Non avevo idea di cosa fare.
Presi il telefono tra le mani e digitai il numero di emergenza.
"Pronto?! La mia ragazza è andata in overdose, aiuto!"
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Sei sicuro?" chiese Veronica.
"Sì, questa casa mi ha stufato." risposi io.
"Non ci posso credere che il mese prossimo facciamo un anno." disse poi lei.
"Sei la mia relazione più lunga."
"Si spera anche l'ultima!" scherzò lei.
"Sì, lo spero anche io." aggiunsi serio.
Veronica mi sorrise intenerita.
"Ti amo." dissi dopo averle baciato il naso.
"Anche io, T."
Aveva iniziato a farsi anche quando io non c'ero poiché glielo avevo concesso a patto che non provasse il disgustoso piacere che si sente ad infilarsi un ago nel braccio, quella merda non doveva proprio toccarla, ma avevo paura che sviluppasse una dipendenza eccessiva dalle droghe.
Sapevo che tutto quello che stava succedendo era colpa mia che, per puro egoismo, avevo deciso di entrare a far parte della sua vita portando con me la merda che mi trascinavo dietro da una vita senza darle la possibilità di essere amata da qualcuno che forse avrebbe potuto renderla felice senza danneggiarla.
Eppure ero sicuro che al mondo non poteva esistere nessuno che l'avrebbe amata più di me, quanto avrei sperato di tenerla però lontana da tutto quello schifo che era la droga e che circondava il mio mondo fin da troppo tempo.
Tyler, il mio migliore amico che viveva all'estero da un po', al fronte di queste mie preoccupazioni e del mio senso di colpa mi rispose che non era colpa mia perché non le avevo puntato una pistola alla testa, eppure io ero convinto che se non fosse uscita con me quella sera, lei non avrebbe mai iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti.
Dannazione, non fumava neppure sigarette prima che io mi infilassi non curante nel suo piccolo mondo.
Io credevo davvero di amare V, ma se era sul serio così allora perché non riuscivo a lasciarla andare a una vita che forse sarebbe stata migliore per lei? Perché continuavo a danneggiarla?
Possibile che l'amore mi rendesse così egoista?
Veronica rappresentava tutto ciò di buono e giusto c'era nella mia inutile vita, quella vita che mi aveva lasciato solo e che adesso sembrava un po' meno vuota insieme a lei.
Per quanto mi sforzassi a dire che avrei dovuto lasciarla a qualcuno di migliore sapevo benissimo che non l'avrei fatto finché non fosse stata lei a dirmi di chiudere.
Perché era chiaro che lo avrebbe fatto, per quale assurdo motivo una come lei avrebbe dovuto stare con me? Insomma, mi meravigliavo ogni mattina quando, al mio risveglio, la ritrovavo lì, prima o poi avrebbe capito che stava sprecando tutta la sua vita insieme a me.
La verità era che non la meritavo, lei era meravigliosa in tutti i sensi, mentre io ero solo io e di meraviglioso non avevo proprio nulla e sarei stato fortunato ad averla già un paio di giorni, figuriamoci un anno.
Veronica iniziò a saltellare per la casa, come una bambina canticchiava felice perché il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di natale.
Avremmo passato la vigilia con i suoi, Natale invece con i miei parenti.
"Mia sorella sarà già arrivata da Chicago." disse ad un certo punto sdraiandosi sul letto.
Annuii, poi aggiunsi: "Come hai detto che si chiama?"
"Giorgia." fece.
"Che nome strano." mormorai.
"Sai com'è, siamo italiani."
"I tuoi sono italiani, tu sei nata e cresciuta qui." precisai.
"Che differenza fa? Il mio sangue è comunque più italiano che americano." esclamò.
"Mafia, pizza e Berlusconi!" scherzai.
"Sei un idiota!" rispose lei ridendo.
Risi a mia volta, e lei era bellissima.


Arrivammo a casa dei genitori di V, entrammo augurandoci buon Natale.
Una ragazza dai lunghi capelli che avevano lo stesso colore del rame e gli occhi marroni, arrivò e abbracciò subito Veronica.
Lei la strinse urlando: "Giorgia! Quanto mi sei mancata."
"Anche tu, sorellina." rispose lei.
Poi si presentò a me, era molto bella, non quanto sua sorella minore però.
"Trevor, vuoi del vino?" chiese Stefano.
"Sì, grazie." risposi andando a sedermi vicino a lui.
"Come stai?" mi domandò dopo avermi versato del vino rosso nel calice.
"Bene, tu?" chiesi a mia volta.
"Io sto bene. E Veronica? Lei come sta?" fece.
"Credo stia bene anche lei." risposi perplesso.
Lui mi guardò per un secondo e poi annuì.
Dopo qualche minuto arrivarono anche gli altri ospiti, amici di famiglia con rispettivi figli.
Nel giro di 15 minuti eravamo diventati in 16.
"Avevi detto che saremmo stati in pochi... una cosa intima." sussurrai a Veronica.
"Infatti siamo pochi. I miei zii e i miei cugini quest'anno sono rimasti in Italia." mi rispose lei.
Senza sapere più cosa rispondere annuii in silenzio.
Lucy, una bambina di 7 anni, venne da me e mi disse: "Tu sei più bello del fidanzato che aveva prima Veronica."
"Ne sono sicuro." risposi io guardando V, che scoppiò a ridere.
"Perché ridi? Quello lì era brutto e antipatico." fece lei.
"Sì, ha ragione. Ne sono convinto!" esclamai io.
Poi andò a giocare con gli altri bambini.
Dopo poco tempo Marina e due sue amiche, uscirono dalla cucina con gli antipasti in mano.
Mangiammo tutti come dei maiali, finché a mezzanotte non fu l'ora di aprire i regali.
Stefano era andato a travestirsi e arrivò vestito da Babbo Natale.
Diede i regali ai bambini e poi andò di nuovo a cambiarsi, era una scena molto tenera, i bambini lo veneravano.
 
   
 
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