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Autore: The Blue Devil    02/06/2018    7 recensioni
Eccomi qua, ci son cascato pure io, in una noiosissima Candy/Terence con Albert nell'ombra... davvero?
Chi è il misterioso individuo che si aggira nei luoghi tanto cari alla nostra eroina? Qual è la sua missione? La sua VERA missione? Cosa o chi, alla fine di essa, sarà in grado di trattenerlo a Chicago? Quante domande, le risposte stanno all'interno...
Il titolo è un omaggio a tutti i ''se'' con cui si apre la storia.
dal 3° capitolo:
... Non ne ho parlato con lei, ma io sono sempre rimasto in contatto, in maniera discreta, con Terence. E non le ho neanche mai raccontato di averlo cacciato, quando lo trovai ubriaco da queste parti, anni fa. Vi chiedo di vegliare sempre su di lei, con discrezione, poiché la vedo felice, forse troppo, e non vorrei subisse un’altra delusione".
"Perché parlate così?", chiese, dubbiosa, Miss Pony.
"Non so, ho una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa di molto spiacevole. E lo consiglio anche a voi: state attente e tenete gli occhi aperti".
"Così ci spaventate, Albert", osservò Suor Maria.
"Non era mia intenzione spaventarvi", asserì Albert, "Forse sono io che mi preoccupo per niente; sì, forse è così...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Forse vi ho abituati troppo bene (o troppo male, dipende dai punti di vista); lo dico perché ora vi presento una storia su Candy più, come dire, "canonica", ma... non troppo. Niente Yuri o cose simili (almeno non tra i protagonisti) e un paio di sorprese, spero gradite. Così mi allineo allo stile del fandom... spero non faccia troppo schifo! Fatemi sapere.
Ho scelto il Rating Arancio perché non si sa mai (posso sempre cambiarlo). 

Buona lettura

 
Ah dimenticavo:
Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Kyoko Mizuki (Keiko Nagita) per il soggetto; Yumiko Igarashi per la resa grafica dei personaggi; Toei Animation Co., Ltd, per la serie TV e Kappalab per l'edizione italiana dei romanzi di Kyoko Mizuki/Keiko Nagita.

 
Buona lettura
 
 
 
Capitolo 1
Un’incredibile notizia
 
Candy era bellissima, avvolta nel suo vestito di seta azzurro, che solo lei sapeva far frusciare con grazia ed eleganza ad ogni suo movimento; un diadema d’argento aiutava la sua chioma dorata a restare imbrigliata, consentendo a due sole ciocche ribelli di incorniciarle il grazioso visetto, impreziosito da un raggiante sorriso. Nulla pareva essere fuori posto, neppure i coriandoli, dimenticati dal carnevale, che le punteggiavano il nasino e che erano stati sfruttati da lui per regalarle un soprannome adeguato.   
Lui, Terence G. Grancester, che, avanzando verso di lei, non riusciva a impedire alle sue iridi blu di perdersi in quelle verdi di lei.
Giunto presso di lei, Terence, da vero gentiluomo qual era, si inchinò – fu l’unico momento in cui gli riuscì di non guardarla negli occhi – e formulò la sua richiesta:
"Signorina Candice White-Andrew, mi concedete l’onore di ballare con voi il prossimo valzer?".
Candy, sfoderando il sorriso più bello di cui fosse capace, gli rispose, dopo essersi leggermente inchinata a sua volta, sorreggendosi il vestito con due mani per allungarne poi una verso di lui:
"Certamente, mio bel cavaliere".
Terence prese delicatamente la mano guantata che gli era stata offerta e, partita la musica, si strinse a Candy, facendola volteggiare leggiadramente nel salone.
Candy si sentiva al settimo cielo: stava danzando a ritmo di valzer, quel valzer, col suo amato Terence. Un tempo, mentre danzava quello stesso valzer, aveva pensato:
"Archie balla benissimo; Stear ha degli occhi bellissimi dietro gli occhiali; ma, quando ballo con Anthony, mi sembra di essere in Paradiso...".
Ora era diverso: era ben consapevole di essere sulla Terra, di essere viva, stretta all’uomo che amava; poteva sentire il suo calore, i battiti accelerati del suo cuore, i fremiti provocati dal contatto dei loro corpi... Ormai solo pochi centimetri separavano la sua bocca da quella di lui. Candy chiuse gli occhi e sentì... "Candy".
Socchiudendo gli occhi, ancora in dormiveglia, pensò:
"No, tu non c’entri, va’ via! Questo è il mio sogno".
La musica ricominciò e Candy si riavvicinò al viso di Terence: chiuse gli occhi e... "Candy!".
Questa volta la ragazza aprì gli occhi e vide il viso di Iriza, chino su di lei:
"Ciao Candy, come va?".
Puntò i gomiti sul terreno, si sollevò un po’ e si guardò intorno. Non le ci volle molto per realizzare dove si trovasse: un prato, una collina, un grande albero e... una vipera velenosa!
"Maledizione!", esclamò, balzando in piedi e dardeggiando uno sguardo infuocato sulla sgradita visitatrice.
"Ancora! Ancora una volta! Non ne posso più, maledizione!".
Era da parecchi giorni che Candy faceva lo stesso sogno, ogni volta che si assopiva anche solo per riposare un po’, che si concludeva sempre allo stesso modo e sempre nello stesso punto: c’era sempre qualcosa, o qualcuno, che le impediva di congiungersi col suo amato! Era diventata quasi una tortura. Perché quel sogno? Qual era il suo significato? Perché si presentava proprio in quei giorni? Anthony e Stear erano morti e Terence era "andato" e lei lo aveva accettato, ma allora... perché aveva cominciato a sognarli incessantemente?
"Se ho interrotto qualcosa di piacevole, mi dispiace, sono mortificata", cominciò Iriza, sfoderando un atteggiamento dispiaciuto che più falso non si può ed un sorriso, quasi un ghigno, più di scherno che di altro.
"Anche se, nel tuo caso, le puoi solo sognare le cose piacevoli", aggiunse poi.
Candy ribatté:
"Va’ al diavolo e dimmi piuttosto: che diamine ci fai qui e cosa vuoi da me?".
"Eh, che scortesia! E così che si ricevono le amiche da queste parti? Io vengo a portarti delle importanti novità e tu mi tratti così? A proposito, lo sai che è proprio un bel posto questo? Una collina stupenda, un bel prato, un bellissimo albero...".
Iriza, come sempre, si divertiva a provocarla, a prenderla in giro e Candy lo sapeva bene.
"Falla finita col tuo sarcasmo! Noi non siamo amiche e mai lo saremo. Se hai davvero delle novità dimmele, altrimenti sparisci! E portati via le tue battute inutili e stupide".
"Doveva essere davvero un bel sogno per reagire così", borbottò la Legan tra sé, con voce udibile, prima di dirle, fingendosi dispiaciuta:
"Perché pensi che il mio sia sarcasmo? Non capisco".
Candy, spazientita, cominciò ad avanzare verso di lei; allora Iriza, fatti due passi indietro, per evitare ulteriori "problemi", si decise:
"Calma, calma, ce le ho le novità. La zia Elroy ha deciso di dare una grande festa e un gran ballo, per festeggiare la grande notizia e... avrebbe piacere che partecipassi anche tu. A dire il vero la mamma pensa che sia un desiderio dello zio William. La zia non avrebbe motivo di accogliere in casa sua una...".
"Una trovatella? O volevi dire una ladra?", la interruppe la bionda, "Ti informo che la zia Elroy è stata informata di molte cose e... lascia perdere, non capiresti. Comunque questi eventi mondani non m’interessano, lo sai bene".
L’espressione di Iriza, reale o finta che fosse, si fece sbalordita.
"Ma cosa vai a pensare? Intendevo dire una ragazza problematica come te. E poi, ho capito bene? Non t’interessa festeggiare il ritorno di... Stear, il nostro caro cugino?".
Ora era dipinta sul viso di Candy l’espressione che, poco prima, aveva esibito Iriza, ma questa era genuina. Superato un primo momento di stupore, Candy riprese il controllo e passò al contrattacco:
"Che... che vai dicendo? Senti carina, se è uno scherzo è di pessimo gusto! Non farlo mai più o io ti...".
"È tutto vero, è tutto vero: la guerra è finita, Stear si è salvato e sarà a casa tra qualche settimana. Era caduto prigioniero dei nemici, dopo esser sopravvissuto all’abbattimento del suo velivolo".
Candy non pareva ancora del tutto convinta.
"E come mai io non ne so niente? Come mai lo zio William non mi ha informato di nulla?".
"Perché tu in realtà non fai parte della famiglia, sei solo una stupida orfana", avrebbe voluto rispondere Iriza, ma resistette a quell’impulso malsano e disse la verità:
"La notizia è arrivata questa mattina, mentre tu dormivi qua, e la zia ha imposto il silenzio: vuole che sia una sorpresa per tutti. Ovviamente i Cornwell, compreso Archie, già lo sanno".
Candy, che non sapeva se essere più agitata o più felice, per quella strabiliante notizia, insistette:
"Se è tutto vero tu...".
"Se ti stai chiedendo come l’ho saputo, non preoccuparti. Ho voluto portarti la notizia di persona... lo sai che ti voglio bene, cara".
Candy avrebbe voluto ribattere, ma la voce di Suor Maria, che correva a rotta di collo su per la collina, la distolse da quel proposito:
"Candy! Candy! C’è una vettura degli Andrew, ti cercano. Vieni presto, dev’essere accaduto qualcosa di grave".
"Come vedi ti ho detto la verità e il fedele George non ha perso tempo. Ricorda di mantenere il segreto", sibilò Iriza, ridacchiando.
Candy andò incontro alla religiosa e pensò:
"Non ci credo ancora, è troppo, troppo... è troppo e basta! Mi spiace solo che ora dovrò fare il viaggio in auto con quella...".
Si girò verso Iriza, ma lei si era già incamminata, scendendo dalla collina sul versante opposto. Prima di scendere anche lei, in compagnia di Suor Maria, verso la vettura che l’attendeva davanti alla "Casa di Pony", Candy restò per qualche istante, interdetta, ad osservare la viperetta che si allontanava.
"Ma se la fa a piedi? Ma che vado a pensare, ci sarà una vettura ad attenderla! E poi perché si è disturbata per avvertirmi?", pensò.
Anche un’altra persona, avvolta in un mantello nero, stava osservando la Legan nel suo ridiscendere dalla "Collina di Pony". Quella persona, pur non avendo potuto udire cosa si erano dette le ragazze, pensò:
"La cosa si fa interessante... quella ragazza è interessante... penso che ci sarà da divertirsi... sì, comincia a piacermi questa missione, credo proprio che mi fermerò a Chicago più del previsto...".
 
Candy entrò nello studio di Albert e gli corse incontro. Era da tanto che non vedeva Lakewood e rimmettervi piede, dopo tanto tempo, le procurò una strana sensazione, poiché quel luogo le evocava ricordi tristi e felici in egual misura. Dopo aver scoperto la verità sul "Principe della Collina" e sullo "zio William", vi si era recata solo un paio di volte, ma sempre con la tristezza nel cuore; ora, invece, le emozioni che la agitavano erano un misto di gioia e paura.
"Albert è vero? Dimmi che non è uno scherzo!", urlò Candy, buttandoglisi tra le braccia, in lacrime.
"Ehi, calma", rispose lui, aggiungendo:
"Sembra quasi che tu sappia perché ti ho fatta cercare".
"È per Stear...", singhiozzò la ragazza.
"George?", domandò Albert, rivolgendosi al suo fedele segretario.
"No, signor Andrew, non ne so niente; non mi permetterei mai di contravvenire ad una vostra richiesta".
"Va bene George, puoi ritirarti ora".
"Col vostro permesso".
Uscito George, Candy, che si era calmata, informò lo zio:
"George ha ragione, lui non c’entra, è stata Iriza".
Albert parve molto sorpreso.
"Iriza? E come fa a saperlo?".
Poi riflettendoci, concluse:
"Eh, certo, la sua cara mammina; quell’arpia deve essere riuscita a estorcere la notizia alla zia Elroy. Comunque è stata gentile ad avvisarti e la cosa mi sorprende".
"No Albert, se sapessi cosa mi ha detto, ma... non voglio parlare di lei, ora. Piuttosto, ciò significa che è vero? Stear è vivo? Ma come è stato possibile, ci avevano comunicato che...", proruppe la bionda, che era tornata ad agitarsi.
"Se ti calmi e ti siedi, te lo spiego".
Albert, dopo averle fatto portare un bicchier d’acqua, le raccontò ciò che aveva saputo: durante uno scontro aereo nei cieli delle Fiandre, un paio di SPAD erano stati abbattuti dai Fokker tedeschi*; essendo caduti in campo avverso non era stato possibile recuperare i corpi dei piloti, ma gli "alleati" erano venuti fortunosamente in possesso di alcuni oggetti, tra cui un giubbotto, zuppo di sangue, appartenuti a Stear. Fare due più due non era stato difficile. In seguito si era scoperto che Stear e un suo caro amico francese, Dominique, si erano scambiati i giubbotti prima di levarsi in volo, promettendosi di restituirseli a missione finita: purtroppo il francese era deceduto, mentre l’americano, benché gravemente ferito, si era salvato, rimanendo prigioniero, in una specie di ospedale da campo, fino alla liberazione, avvenuta alla fine del conflitto. Tutti avevano creduto che quell’aviatore, miracolosamente scampato alla morte, fosse il francese Dominique, e invece si trattava di Stear, che aveva anche sofferto di un’amnesia temporanea. Ma ora, completamente guarito dalle ferite, stava ritornando ai suoi cari.
Candy ne fu felice, ma pensò anche, con dolore, a cosa dovessero aver provato i familiari del francese, alla scoperta che quel ferito non fosse il loro congiunto: cosa si prova in questi casi lei lo sapeva bene.
"Albert, sono strafelice, soprattutto per Archie e Patty, ma... non penso di partecipare alla festa e al ballo; lo sai che son cose che non fanno per me, non me la sento. Festeggerò Stear più tardi, con calma, insieme ai nostri amici più stretti. Per adesso mi basta sapere che è sano e salvo".
"Ma Candy, non puoi mancare proprio tu", protestò il biondo capofamiglia.
"Capiscimi Albert... mi sentirei a disagio, fuori posto; e poi ci sarà un sacco di gente che non conosco; a dirla tutta, non conosco nessuno...".
"Come non conosci nessuno", la stoppò Albert, "Ci saranno Archie, Annie, Patty...".
"Neal, Iriza...", s’intromise lei.
"Ci sarò io e ci sarà soprattutto Stear", insistette Albert.
"E ci sarò anch’io!", tuonò, improvvisa, una voce potente, che Candy conosceva bene.
In passato la ragazza aveva molto temuto la persona a cui apparteneva quella voce, che le aveva sempre incusso una certa soggezione; quel vago senso di timore, anche se ora non aveva più nulla da temere da lei, le era rimasto addosso, per cui si voltò lentamente, mentre quella voce tornava a farsi sentire:
"Candy, desidero che tu partecipi alla festa e al ballo, dato che ormai fai parte della nostra famiglia a pieno titolo, che tu lo voglia o no. La tua assenza potrebbe causarci dei problemi".
Timidamente, Candy osservò:
"È solo questo zia Elroy, temi uno scandalo?".
L’anziana si accigliò e poi, con un tono più rassicurante, disse:
"Certo che no. È mio desiderio che tu ci sia, per Patricia, per Archibald, per Alistear e anche... per me! Hai detto che non conosci nessuno? Bene, è ora che tu faccia conoscenza con i capifamiglia dei nostri clan. Voglio che ti sia chiaro che il mio non è certo un ordine, ma un desiderio".
"Beh, Candy, messa così, penso che tu non possa proprio rifiutare", soggiunse Albert.
Candy tentò ancora di obiettare:
"Ma...".
"Niente ma. È deciso, ci sarai anche tu. E non preoccuparti per vestito e accessori, penserò a tutto io", sentenziò il capofamiglia.
"Come sempre", pensò Candy, alla quale non era sfuggita l’espressione compiaciuta e benevola della zia Elroy: possibile che l’arcigna e terribile Elroy volesse riprovarci con lei? Voleva veramente recuperare un rapporto, se non di affetto, di cordialità con Candy? Alla ragazza parve proprio di sì, per cui non si oppose più e si arrese.
"Va bene, ci sarò", concluse.
 
Candy aveva rifiutato l’offerta di fermarsi a Lakewood per quella notte e si era fatta riaccompagnare alla "Casa di Pony" da George: lei possedeva un appartamento in città, ma non se la sentiva proprio di dormire là, da sola, tutta agitata per quella notizia, tanto inattesa e gioiosa, quanto preoccupante. Cosa c’era di preoccupante  in quella notizia?
Candy era molto, troppo agitata: le ritornò alla mente la meravigliosa giornata passata in compagnia di Anthony, pochi giorni prima della sua tragica fine.
"Quel maledetto sogno... ho sognato Anthony, Stear e soprattutto Terence! Ho paura... si sognano le persone morte, quelle che ti mancano e che forse stanno per tornare, e quelle che... oddìo no, non ci posso pensare! La notizia buona è già arrivata, ho il terrore che possa arrivare quella brutta... speriamo che le buone nuove siano due... oppure una sola e basta, e niente brutte notizie".
Questi pensieri la stavano annientando e per questo si era recata a pregare nella piccola cappella, di recente costruzione, dell’orfanotrofio, che le notizie, buone o cattive, fossero finite. Come si dice: "nessuna nuova, buona nuova". Appena finito di pregare, si fece il segno della croce e uscì dalla cappella; alzò gli occhi ad osservare il cielo che andava scurendosi, per il sopraggiungere della sera, e si avviò verso il caseggiato. Fu allora che accadde una cosa che la lasciò pietrificata; udì una voce, alle sue spalle, che la chiamava:
"Ciao, Tarzan tutte-lentiggini".

 
 
 
 
* gli SPAD erano aerei francesi utilizzati anche dagli Americani durante la "Grande guerra", mentre i Fokker erano velivoli in uso ai Tedeschi. Sugli SPAD hanno volato assi dell’Intesa come Francesco Baracca e Georges Guynemer; sui Fokker volava Manfred Von Richthofen, il famoso "Barone Rosso".   
 
 
 
 
 
 
 
 
CONSIDERAZIONI DELL’AUTORE:
 
Eccomi qua. Ci sono cascato pure io, in una banalissima Candy/Terence, con Albert dietro le quinte etc. Ma sarà veramente così? Mmmh... forse sì, forse no, lo saprò se leggerò. Bella la rima, no? Mi conoscete, vero? Perché avete letto "Candiza"!
 
The Blue Devil
 
 
 
Ringrazio tutti i lettori che vorranno imbarcarsi in quest’avventura, che neanch’io so dove ci porterà (se ci porterà da qualche parte)...
   
 
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