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Autore: VvFreiheit    04/06/2018    6 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Seriamente hai convinto mamma a lasciare la cena in mano nostra??” chiese incredula e incerta sul futuro di quella cena solenne col parentado.
 
Mika rise di gusto e poi ammise con un’alzata di spalle “Male male che vada… c’è sempre il take-away!” prima di uscire dalla cucina, affacciarsi sulle scale che davano verso i piani superiori e gridare a squarciagola “DERMANIIIIS! A RAPPORTO!!”

-*-*-*-*-*-
Andy fece capolino dalle scale del terzo piano, Mika dal piano terra scorse appena la testolina bionda ridacchiando al suo tentativo di sbirciare senza farsi notare, palesemente fallito.
 
“Ti ho visto testina! Scendi!” lo chiamò ridendo.
 
Andy si sporse di più per riuscire a vederlo meglio “Tua mamma…?” chiese facendosi udire appena dal compagno.
 
“È di sotto con Fort ad allestire… mi serve una mano… facciamo gli spaghetti con la macchinetta per la pasta all’uovo” gli spiegò facendogli capire come avesse via libera e non rischiasse più di sorbirsi la furia della suocera.
 
Andy strabuzzò gli occhi sorridendo euforico “La pasta all’uovo??? FIGOOOOO” trillò con fare fanciullesco fiondandosi immediatamente giù per le scale, finendo abbracciato a Mika che in fondo agli ultimi gradini lo aspettava a braccia aperte.
 
I due si scambiarono un veloce bacio a stampo ridacchiando e si diressero quindi in cucina dove Zuleika li attendeva con un sopracciglio alzato e fare poco convinto.
 
“Finirà male… me lo sento…” commentò la moretta spostando le cose che ingombravano ancora la penisola della cucina, su cui lo scatolone della macchinetta stava per comparire.
 
Mika infatti si arrampicò fino agli scomparti più alti della cucina e ne estrasse il marchingegno comprato solo un paio di mesi prima in Italia.
 
“Amore, prendi l’ipad per favore...?” domandò dopo aver assemblato la macchina seguendo attentamente le istruzioni.
 
Il greco assecondò la richiesta del compagno, non senza domandare il motivo per cui il tablet gli servisse, psicologicamente non troppo pronto alla risposta che avrebbe potuto ricevere.
 
“Perché non ho idea di come si faccia…” ammise con un sorrisone da bimbo innocente, andando a digitare “fare la pasta all’uovo” sulla barra di ricerca di google.
 
Zuleika strabuzzò gli occhi osservando il fratello incredula “No dai… la mamma ti ammazza Mika….” considerò immaginando il perfezionismo cosmico di Joannie in situazioni come le cene conviviali in famiglia, accostata al casino che era certa sarebbe derivato dalla prima impresa di un disastro come suo fratello in cucina.
 
“Con tutto il rispetto eh, ma il fratello bravo in cucina è di sotto a imbastire la tavola con mamma…” si lasciò andare aizzando le risate del cognato.
 
“Grazie per la fiducia! E tu che ti ridi??” si difese interpellando prima la sorella poi il compagno.
 
Poi il greco si ridestò e prese le difese del ricciolino “Dai Zu, è intraprendente e intelligente, talvolta perfino geniale…” elencò facendo sorridere fiero il suo ragazzo “Ma soprattutto… ci siamo noi a impedirgli di fare cazzate…” continuò ricevendo un amorevole calcio sulle natiche dal padrone di casa.
 
“Ce la possiamo fare!” concluse facendo partire il video che Mika aveva cercato sul web.
 
I ragazzi seguirono passo passo la spiegazione, trovandosi a ridere come dementi più di una volta, a errori stupidi commessi ora da uno ora da un’altra.
 
“Esconoooooo!” ma il grido finale di Mika ai primi spaghetti fini che la macchina fece fuoriuscire fu qualcosa di stupendo.
 
I tre esultarono felici scambiandosi il cinque innumerevoli volte, poi Andy tagliò i filamenti di pasta a misura e li portò accanto al viso, fingendo di accarezzarsi dei lunghi capelli biondi.
 
“Sono bello?” chiese vantandosi in direzione dei suoi co-cuochi.
 
“Bellissssimo!” lo lodò Mika, tirandolo a sé e baciandolo con passione.
 
Zuleika roteò gli occhi verso il cielo continuando a tagliare gli spaghetti che piano piano uscivano dai rulli, attenta che la sfoglia non si increspasse e formasse grumi.
 
“Piccioncini, datemi una mano!” si lagnò dopo un altro minuto buono di sbaciucchiamenti vari tra i due.
 
Dopo una risata i ragazzi tornarono ad aiutare la libanese, producendo nel giro di poco la quantità di spaghetti desiderata.
 
“Qui dice: cospargerli abbondantemente di farina per evitare si incollino tra loro” lesse Andy doviziosamente all’indirizzo dei ragazzi.
 
Mika obbedì prontamente versando piano la farina sul vassoio, tirando appena sull’apertura troppo piccola, finendo per squarciare il sacchetto e far ricadere tutto il contenuto a montagnetta sui vermicelli di pasta.
 
“Dite che così basta…?” chiese con un sorrisino innocente, trattenendosi dal ridere.
 
Andy si voltò scoppiando a ridere immediatamente, mentre Zuleika sospirò senza riuscire a non sorridere.
 
“Sei un disastro” gli ricordò la sorellina. Insieme scrollarono gli spaghetti dalla farina in eccesso e li sistemarono sul vassoio in frigorifero.
 
Stasera si mangia italiano!” proferì fiero Mika in italiano, attirando su di sé due sguardi curiosi e perplessi.
 
Tradusse per loro con una risata e insieme finirono di preparare le ultime cose mancanti per la cena.
 
Quando ebbero quasi finito, Joannie e Fortuné comparvero in cucina.
 
“Allora… questi spaghetti?” chiese non vedendo nessuna traccia di pasta nei paraggi, in un tono finalmente molto più rilassato e dolce, non dimenticando una buona dose di ironica presa in giro.
 
Mika passò una mano sulla schiena della mamma e la accompagnò davanti al frigorifero, spalancando l’anta e mostrandogli sotto al panno, la montagnetta di spaghetti pronti.
 
Joannie ne prese uno e lo assaggiò sollevando le sopracciglia, voltandosi verso i tre.
 
“Complimenti!” proferì con un piccolo applauso.
 
Tutti sorrisero fieri, poi insieme finirono di sistemare le ultime cose.
 
Quando tutto fu finito, i ragazzi si presero una meritata pausa, spronando, anzi, obbligando la donna a fare altrettanto.
 
Gli invitati iniziarono ad arrivare presto, troppo presto secondo il padrone di casa, che sperava di poter trascorrere almeno un paio d’orette in tranquillità sul suo divano accoccolato a Melachi e alle otto in punto la cena ebbe inizio.
 
Finalmente Joannie aveva seppellito le sue ansie e si aggirava sorridente tra i famigliari e gli amici accorsi da ogni angolo d’Europa e non solo, per festeggiare insieme il Natale.
 
Dopo gli abbondanti antipasti un enorme pentolone di spaghetti al pomodoro fece la sua comparsa in centro al tavolo, accanto alla bacinella strabordante di Parmigiano grattugiato finemente.
 
Un profumo inebriante si espanse per la stanza e ogni invitato sgranò gli occhi a quella peculiare pietanza, mai vista in nessun cenone natalizio prima di quella sera.
 
“Elogi o critiche di questo piatto a Mika, Andy e Zuleika, che si sono cimentati nella pasta fatta in casa stasera!” annunciò fieramente Joannie servendo una porzione abbondante in ciascun piatto.
 
Mugolii soddisfatti ed estasiati si innalzarono da ogni punto della tavolata. Gli spaghetti erano usciti perfetti e la salsa italiana era stata decretata la più gustosa mai assaggiata da chiunque.
 
“Spettacolare ragazzi! Complimenti davvero!” affermò l’amico di Mike dopo aver trangugiato anche il secondo piatto stracolmo.
 
Alla spaghettata seguì il dolce libanese, sempre opera di mamma Joannie e successivamente la serata si protrasse fino a mezzanotte inoltrata.
 
Quando i primi invitati tolsero il disturbo, molti degli esterni alla famigliola li seguirono, all’ennesimo rifiuto alla domanda se potessero aiutare a sistemare almeno il grosso, lasciando gli interni al dovere, prima che si facesse troppo tardi.
 
Non appena Sam e David ringraziando misero piede fuori dalla villetta Penniman, Paloma fermò i componenti della famiglia, che già erano in marcia pronti a iniziare la sistemazione delle stoviglie e quant’altro, pregandoli di prendere posto un ultimo attimo.
 
Quando tutti furono nuovamente seduti attorno al tavolo, la giovane moretta trasse un respiro e con un sorriso appena accennato parlò.
 
“Io… ho una cosa da dirvi…” asserì schiarendosi la voce, giocherellando con il bicchiere.
 
I membri della famiglia annuirono, esortandola a continuare, ma la 32enne puntò gli occhi alla tovaglia e sembrò perdere le certezze che aveva avuto fino a poco prima.
 
Alzò gli occhi appena, incontrando il sorriso comprensivo di suo fratello, la persona lì dentro che più di tutte ammirava, per il suo coraggio e la sua grande intraprendenza.
 
Bastò un suo sguardo e le sue certezze in un secondo tornarono; lo doveva fare in quel momento, o mai più.
 
“Io… son… sono incinta” pronunciò titubante, chiudendo gli occhi e traendo un respiro trattenuto.
 
A quella rivelazione la tavolata rimase letteralmente a bocca aperta, ognuno troppo occupato a giostrare la sorpresa.
 
“Come incinta…?” chiese quasi scioccata Joannie, scrutando la figlia con apprensione, figurandosi in mente le possibili complicazioni, inesistenti, che una gravidanza avrebbe potuto causare sul suo fisico.
 
“Che cosa bella!” commentò invece Zuleika, sorridendo intenerita al pensiero di aver un nipotino per casa, e di vedere la sua sorellona come una mamma.
 
“Ma… hai già trovato un altro ragazzo?” chiese invece pacatamente il padre, sorridendole comprensivo.
 
Paloma a quella domanda si irrigidì vistosamente, alzando gli occhi su Mike, terrorizzata da come la famiglia avrebbe potuto reagire a quella confessione.
 
Scosse la testa piano per poi sbrigarsi a spiegare “È di Larry” disse a occhi bassi mordendosi un labbro nervosa.
 
“Ma… vi siete rimessi insieme quindi…?” chiese di nuovo Mike, l’unico lì dentro che sembrava ancora in grado di produrre domande sensate, dopo che quel piccolo dettaglio era emerso. 
 
Paloma a quella domanda si sentì morire. Credeva di aver passato la parte peggiore di quella sua confessione, si rese invece conto, che ciò che davvero rendeva il tutto difficile, era proprio quell’aspetto della faccenda.
 
Scosse la testa aggiungendo un flebile “No” a cui seguì silenzio, quello necessario affinché ognuno metabolizzasse la notizia a modo proprio.
 
La ragazza alzò lo sguardo quasi impaurita, scrutando i volti impassibili dei suoi famigliari.
 
Il primo sorriso che incontrò, fu quello del cognato, a cui apparentemente quella confessione non aveva causato nessun problema e che fu il primo a rivolgersi a lei con una semplice quanto pesante questione: “Immagino tu lo voglia…” affermò sorridendole dolcemente. Paloma annuì piano, sentendosi tutta l’attenzione addosso, percependo un peso in meno pervaderla, a quella ennesima confessione.
 
“Lo crescerò io…” ammise in un sussurro, alzando il capo, cercando inconsciamente consensi di cui sentiva disperatamente di necessitare.
 
Yasmine cercò lo sguardo della sorella percependo perfettamente la sua apprensione e la sua tensione “Sarai una brava mamma” le disse con un sorriso carico di affetto sincero.
 
Ognuno di loro spese una parola per lei, per rassicurarla e comunicarle il proprio sostegno, tutti tranne Mika, che senza dire una parola si alzò e la abbracciò stretta a sé.
 
“Sono così contento Pal… il primo nipotino di casa!” le sussurrò dolcemente.
 
“Noi ci siamo…” disse poi accarezzandole i capelli, certo che quella fosse esattamente la cosa che più contasse per lei in quel momento. Ne ebbe la conferma quando la sentì tremare tra le braccia e percepì dei flebili singhiozzi scuoterla.
 
Spinti dal profondo amore che era sempre stato il collante di quella grande famiglia, ognuno di loro si strinse attorno alla secondogenita di casa in un abbraccio collettivo che le scaldò il cuore come null’altro avrebbe potuto fare.
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Altro giro, altra corsa, se il cenone di Natale era trascorso in compagnia della famiglia libanese, il pranzo toccava come ogni anno alla famiglia greca.
 
Quell’anno, più che ogni altro passato però, per entrambi mettere piede in quella casa di azzurro e bianco dipinta, seppe ancora più di famiglia.
 
La porta della villetta di casa venne aperta da un raggiante Alexis in perfetta tenuta natalizia, maglioncino rosso con una enorme renna disegnata al centro “Ragaaazziiii! Buon Nataaalee!!” trillò abbracciando entrambi con trasporto.
 
“Buon Natale a te!” rispose un cordiale e sorridente Mika mentre Andy scoppiò in una sonora risata “Ma paaaaa’! Da dove l’hai tirato fuori ‘sto maglioneeee??”
 
“Me l’avete regalato tu e Ele 20 anni fa!!!” gli ricordò con una smorfia compiaciuta, lisciandolo con una mano con fare fiero, “Va sempre di moda!”.
 
“Sempre di moda………” rispose il figlio scettico, facendo trasparire tutta la sua perplessità.
 
“Va’ che figlio stronzo… manco a Natale finge di essere carino!” bofonchiò in direzione del genero, che rise di cuore alla battuta del suocero.
 
Misero piede in casa e vennero accolti da una indaffarata ma sorridente Amanda che a sua volta abbracciò i due ragazzi augurando loro buon natale.
 
“Accomodatevi pure! È pronto!” li invitò a prendere posto in sala da pranzo, dove Eleni e Christian erano già in attesa.
 
Scambiati gli auguri anche con loro, dopo poco il pranzo cominciò.
 
“Mi ha detto Andy che i lavori a Egina proseguono bene!” introdusse l’argomento il ricciolino, certo che al suocero avrebbe fatto piacere parlare del suo progetto che con tanta passione stava portando a termine.
 
“Benissimo! Quest’estate vi aspetto in vacanza!! Ve la lascio eh… non vengo a fare il terzo incomodo!” li invitò, specificando le sue intenzioni fin da subito.
 
Mika annuì raggiante “Ma figurati, mi fa piacere se ci sei anche tu! Anche perché mi aiuti a sfottere quel rompiscatole qui accanto!” affermò indicando Andy, seduto alla sua sinistra.
 
“Ma vedi te se mio padre e il mio ragazzo si devono alleare…!!” Commentò aggrottando le sopracciglia e fingendo un certo risentimento.
 
La risata collettiva che si alzò dalla combriccola però, non riuscì a non coinvolgere anche lui, che per anni aveva solo sognato una coesione familiare di quel tipo.
 
“Piuttosto, se riusciamo a fare coincidere le ferie, sarebbe divertente farle insieme a voi!” propose alla sorella e al cognato, che annuirono decisi.
 
“Ben volentieri!!” confermò un sorridente Christian.
 
“Come è andata la cena ieri?” chiese dopo un momento Amanda, che era stata messa al corrente dell’organizzazione a cura dei due ragazzi.
 
Mika e Andy si scambiarono un’occhiata complice poi ridacchiarono. È andata che mia madre ci ha schiavizzato tutto il giorno” si lamentò appena il riccio “Che abbiamo bruciato un’oca ripiena!” continuò Andy con fare colpevole.
 
“Avete bruciato un’oca??” chiese Amanda sgranando gli occhi. Mika annuì ridendo “così abbiamo rimediato facendo gli spaghetti con la pasta all’uovo alla salsa al pomodoro!” affermò fiero, portando una mano sulla spalla di un biondo raggiante.
“Eeeeeh, adesso vogliamo assaggiare anche noi però eh…” si lamentò Alexis pulendo il piatto con dovizia con un tozzo di pane, dal sughetto dell’arrosto, con fare goloso e insaziabile.
Mika ridacchiò contento, poi prese al volo la richiesta del suocero, avanzando l’invito. “Vi invitiamo da noi una sera a cena!”
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Natale coi tuoi… capodanno con chi vuoi.
Mika e Andy non avevano potuto rinunciare alla festa indetta dal loro gruppetto di amici storici con sede a Londra, nonostante, dopo tutto il casino delle feste, l’unica cosa che desiderassero, fosse passare il capodanno sul divano in solitudine.
 
Era appena scoccata la mezzanotte e il baccano concitato nell’aria, condito da musica, scambi di auguri e urli di giubilo a non finire, saturava gli spazi della casetta in campagna di Oliver.
 
Andy restò un’altra mezz’ora in mezzo a quella caciara poi decise che le sue orecchie avessero bisogno di una meritata pausa.
 
Con una carezza svegliò Melachi che nonostante l’atmosfera festante, si era appisolata sotto al tavolo e poi andò a recuperare anche il suo secondo coinquilino.
 
“Moosie… io esco un attimo… ho bisogno di tranquillità… vieni?” gli chiese dolcemente, sperando di poter trascorrere un istante di intimità solo loro due e il loro cane in quella prima notte del neonato 2014.
 
Mika, che quasi parve stesse aspettando in grazia una proposta di quel tipo, lasciò immediatamente il discorso con Aron e Matt e si alzò, andandogli incontro, “Come no!” trillò contento seguendolo.
 
Misero piede fuori la casupola e si ritrovarono immersi in un’atmosfera antitetica. Al caldo tepore si sostituì il freddo gelo umido della notte inoltrata inglese, alla caciara, subentrò la tranquillità più ascetica.
 
Senza bisogno di consultarsi tra loro, presero la via dei campi, percorrendo l’unica stradicciola sterrata che giungeva impavida fino a lì. Il brusio e il crepitio dei loro passi era tutto ciò che si poteva udire nella pace di quella profonda periferia, ai margini di una delle più imponenti metropoli europee. Perfino i tuoni lontani dei fuochi artificiali erano cessati, di loro rimanevano solo rarefatte nuvole di fumo a riflettere le luci dei grattacieli della city, in un cielo altrimenti trapunto di stelle.
 
Si strinsero nelle giacche, continuando la loro marcia senza meta né destinazione, addentrandosi nelle sconfinate praterie di cui la campagna era costellata.
Mel scalpitava tra l’erba umida, che le solleticava il pelo, saltellando qua e là in totale libertà e spensieratezza.
Quando furono stanchi, o semplicemente ebbero trovato il luogo per loro più adatto, in quell’uniformità di paesaggio, i due fidanzati presero posto tra l’erba.
Andy stese la coperta, recuperata dal baule della loro auto, sul prato umidiccio, sollevando poi la parte più lunga, avvolgendo entrambi.
Mika si strinse in quel caldo mantello, abbracciando il compagno con un braccio.
Melachi si era accucciata poco lontana in posizione di attacco, rincorrendo un insetto ronzante che impavido era uscito ad affrontare il gelo della prima notte dell’anno.
 
Mika emise un piccolo respiro, modellando a cerchiolino il vapore acqueo che si condensò nell’atmosfera, poi poggiò la testa sulla spalla di Andy, non prima di avergli lasciato un bacio all’angolo della bocca e inspirato a pieni polmoni quel profumo a lui tanto caro, fuso all’aroma dolciastro dell’erba e della campagna addormentata.    
 
Andy passò da sotto la coperta un braccio attorno alla spalla del suo amore, andando poi a carezzare la sua guancia, alzandogli di più la sciarpa, quando percepì il freddo della sua pelle.
 
 “Un divano e una ventina di gradi in più, e questo era esattamente come sognavo di passare il capodanno…” si lasciò andare ad un sussurro il moretto, beandosi delle attenzioni del suo ragazzo.
 
Andy sorrise tirando a sé di più il compagno, andando a intrufolare la sua mano calda sotto il giubbotto pesante del riccio, appena sopra il cuore. “Naa… non ci serve un divano…” commentò sorridendo a Mel, che li scrutava da lontano, continuando la sua rincorsa allo scarafaggio.
 
Mika ridacchiò “Ok, forse un divano no, ma una ventina di gradi in più…” puntualizzò stringendosi a Andy.
 
Il biondino lo strinse a sé, muovendo le dita a ritmo sui suoi fianchi in un solletico irresistibile a cui Mika rise contorcendosi addosso a lui.
 
“Posso provvedere a scaldarti se hai fretto, mon amour…” lo sfotté continuando la sua giocosa tortura, stendendolo sulla coperta di schiena e posizionandosi su di lui iniziando a far vagare le mani ovunque potesse raggiungere un centimetro di pelle, sotto i mille strati di vestiti, in movimenti erotici che lo fecero avvampare in tempo zero.
 
“Andy!” rise Mika sentendosi andare a fuoco in pochi attimi, mentre il greco continuava.
 
La loro danza sensuale venne interrotta da quattro zampe che travolsero i due inaspettatamente.
 
Melachi li aveva infatti visti sparire dalla sua vista e catapultatasi a cercarli, ci era inciampata, nella sua corsa a perdifiato.
 
“Ahiooo” si lamentò Andy massaggiandosi la schiena, dove Mel lo aveva calpestato, mentre sotto di lui, Mika era in preda ad un attacco di risate isteriche.
 
“Oddiooooo! Questa è epica!” continuò trattenendosi la pancia dal ridere, mentre Andy redarguiva la povera golden.
 
“Ho già capito che anno mi aspetta…” commentò il biondo levandosi le impronte infangate di dosso, mentre Mika ancora steso sulla coperta non sembrava sulla buona strada per riprendersi.
 
Dopo essersi ripresi, e essere tornati ad accoccolarsi, iniziarono a percepire ancor più ferocemente il freddo della serata e si decisero, a malincuore a tornare ad affrontare la rumorosa combriccola di amici.


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Buondì! Sì, lo so, è lunedi. 
Ieri ho passato la giornata in montagna e sono tornata tardi, dovendo andare al lavoro presto stamattina, ho posticipato a oggi, chiedo venia.
Vi lascio i 6 spoiler per le recensioni:

- Non erano molte le volte in cui ringraziava il fatto che sua madre avesse deciso di raggiungerlo in Italia, spesso infatti, da bravi madre e figlio battibeccavano, ma in quell’occasione senza il richiamo di Joannie, si rese conto non si sarebbe mai svegliato in tempo per raggiungere gli studi televisivi dove quella sera avrebbe dovuto registrare un’altra intervista. -

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“Suvvia, fa parte del gioco. Dovresti saperlo ormai!” ribatté sua madre con un sorriso, mentre gli aggiustava il colletto della camicia..- 

-
“Si può? Scusa ma ho visto il cartello e ho pensato di dare una sbirciata.” Mika sorrise gentilmente alla donna e la invitò con un gesto a entrare nella stanza. “Che piacere vederti!” esordì quindi la donna, salutando il cantante, che la scrutava con sguardo perplesso.-

-
A quell’uscita, lo sguardo del riccio si fece un filo perplesso. Non era tipo da apprezzare le sorprese in campo lavorativo. Aveva sempre un estremo bisogno di avere ogni cosa sotto stretto controllo, e una sorpresa di qualunque tipo, non rientrava nel range di sicurezza a cui avrebbe desiderato tutto sottostesse. -

“Un mio eroe?” chiese titubante. Incontrare i suoi miti era un’altra situazione a lui non troppo congeniale. Negli ultimi anni di suoi “eroi” ne aveva incontrati parecchi, e con grande amarezza aveva potuto constatare come la maggior parte di coloro che aveva sempre considerato delle icone sacre, in realtà fossero null’altro che esseri umani ordinari, talvolta ricoperti di spiccato egocentrismo..-

-
“Beh, hai detto che volevi farmi incontrare il mio eroe e lui lo è davvero. Forse l’unico ancora vivo.” Ammise momentaneamente in inglese con un sorriso emozionato, poi la sua anima precisa e smaniosa di controllo, prese di nuovo il sopravvento. .- 

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Ci vediamo domenica prossima! Vi ringrazio e corro a rispondervi!
Buona settimana.
Vv
 
  
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