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Autore: Eledhel    10/06/2018    0 recensioni
[IronStrange - Avengers Infinity War - Tony Stark/Stephen Strange]
Non riusciva a capire quella situazione, ma sentiva il sollievo ed il piacere di trovarsi lì con lui, crescere sempre di più. Sentiva che quell'uomo gli piaceva; tirò via una mano dalla stretta dello stregone per portarla inconsciamente sul suo viso, accarezzandogli una guancia e soffermandosi sullo zigomo.
La sensazione di essere spettatore di sé stesso, non potendo controllare il proprio corpo, ma di percepire tutte le emozioni era assurda.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bruce Banner/Hulk, James 'Rhodey' Rhodes/War Machine, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Soddisfazione.
Gioia.
Commozione.

Sentiva di avercela fatta guardando il ragazzo davanti a sé raccontargli quello che ricordava di quella agghiacciante esperienza.
Peter non era cambiato per nulla, entusiasta della vita e grato di essere di nuovo lì a poterla vivere.
«Credo dovresti mandare in vacanza Spider-Man per un po’ figliolo.»
«Ci penserò, ma lo sa anche lei che se dovesse esserci bisogno non riuscirei a tirarmi indietro.»
Tony sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
«Ti tengo d’occhio e tieni pure il nuovo giocattolino.»
Un sorriso si allargò sul viso di Peter che lo ringraziò nuovamente per l’armatura progettata appositamente per lui. Tony uscì dalla sua stanza, salutò zia May e andò via dall’appartamento.
Il cuore gli batteva forte nel petto, pieno di sollievo nel vedere il tutto tornato alla normalità, di vedere Peter in vita... era morto sul serio quindi?
Si appoggiò al muro del palazzo e chiuse gli occhi.

Solo il Buio intorno a lui.

***

Rabbia.
Dolore.
Sollievo.

Stephen Strange lo stava osservando nel salotto di casa sua cerchiato da zampilli dorati di energia che andavano pian piano spegnendosi. Il suo sguardo bruciava, ma mai quanto quello di Tony.
«Tu…» lo indicò con l’indice destro «Mi devi ancora delle spiegazioni.»
«Ti facevo più intelligente Tony. Non hai ancora capito perché l’ho fatto?»

Cosa? Di cosa stava parlando?

Sentì la rabbia placarsi pian piano quando dei ricordi che non sentiva propri gli riempirono la mente.
Si era spinto fin dove nessuno si era mai osato approcciarsi; ricordava di lui in Wakanda, una ragazza al suo fianco mossa anch’essa dalla disperazione per una grande perdita. Il fratello? Stavano lavorando a qualcosa. Il viaggio nel tempo. Non aveva idea del come, ma percepì che il viaggio nel tempo era possibile e lui e quella ragazza lo avevano realizzato.
Una fitta di dolore gli invase il petto, ma non era fisico, era il dolore della perdita di chi voleva bene.

Peter.
Strange?

Ricordò di aver pianto per entrambi.

«Ci hai salvati tutti Tony. Tu e gli altri, ma tutto è partito da te.» disse Stephen avvicinandosi.
«Non credo. Lo sai meglio di me come sono andate le cose. Anche Shuri aveva avuto la mia stessa idea, in più è comparsa quella biondina nuova con i super poteri… Captain qualcosa… senza di me ce l’avrebbero fatta lo stesso.» sbottò.
Lo sguardo di Stephen era intenso, stentava a tenergli testa con il proprio.
«Non è per quello che mi hai salvato la vita Strange, ammettilo.» la sua voce era un velo quando lo vide avvicinarsi sempre di più.
«Thanos avrebbe preso comunque la Gemma del Tempo, anche se tu fossi morto. Non potevo sacrificare la tua vita Tony.» Stephen prese delicatamente le sue mani tra le proprie e per un attimo fu in preda ad un lieve capogiro.
«Ho visto tante volte il tuo futuro, il nostro futuro. Ho imparato a conoscerti e a capire chi sei e come sei, a leggerti negli occhi interpretando ogni tua espressione ed ogni tuo gesto come se ti conoscessi da anni. È per questo che so cosa stai provando ora e so anche di non sbagliarmi.»
Tony non smise di guardare gli occhi dello stregone ammaliato da essi, dalla sua voce e dalle sue parole.
Il mantello lo prese e lo avvicinò a Strange. Tony fu sorpreso.
«Questo mantello si sta prendendo un po’ troppe confidenze.»
Stephen sorrise.
«Non ti arrecherò mai più dolore Tony, ma che tu lo voglia o no, non ti lascerò e mi prenderò sempre cura di te.»
Il suo cuore accelerò bruscamente.
Non riusciva a capire quella situazione, ma sentiva il sollievo e il piacere di trovarsi lì con lui, crescere sempre di più. Sentiva che quell’uomo gli piaceva; tirò via una mano dalla stretta dello stregone per portarla inconsciamente sul suo viso, accarezzandogli una guancia e soffermandosi sullo zigomo.

Cosa stava facendo?

La sensazione di essere spettatore di sé stesso, non potendo controllare il proprio corpo, ma di percepire tutte le emozioni era assurda.
Lo stregone si avvicinò accompagnato dalla sua carezza, finché le loro labbra non si toccarono in un bacio lieve, quasi impalpabile, per poi lasciarsi cadere assaporando la morbidezza di quel gesto nuovo per entrambi. Tony percepì del calore e si accorse che il mantello stava avvolgendo entrambi come in un abbraccio.
«Ci conto Dottore.» sussurrò chiudendo nuovamente gli occhi in attesa di un nuovo contatto tra loro.

Trovando però solo il Buio.

***

Concentrazione.
Stanchezza.
Fame.

Riconobbe di essere nel suo laboratorio: cavi, attrezzi, pezzi di metallo, fogli e palmari erano sparsi ovunque e lui era intento ad agitare stancamente le mani in aria, muovendo degli ologrammi azzurrognoli senza capire esattamente cosa rappresentassero, ma certo di quello che stava facendo. Sentiva la stanchezza addosso, probabilmente non dormiva né mangiava da un po’, ma non ci prestò attenzione, era talmente concentrato sul proprio lavoro da non importargli di altro.
All’improvviso un fruscio alla sua destra. Si voltò e vi trovò una mela, rossa. Sorrise quando capì e la prese rigirandosela nella mano, trovando l’etichetta sulla buccia a confermare la sua intuizione: “Stark Delicious”.
Un ricordo che come sempre non sentiva suo, ma che condivideva, gli venne alla mente.

Qualche giorno prima era con Stephen, lo vide mangiare una mela rossa; lo stregone disse che era la sua preferita, aromatica e succosa, lanciandogli uno sguardo al limite della decenza e che trasudava il desiderio di avere lui al posto di quel frutto.
«Deliziosa, come il nome che porta.»
Tony sentì mancargli il fiato tutto d’un colpo.
«Cos…»
«Non montarti la testa Stark.» disse lo stregone alzandosi dalla poltrona «È solo una mela che porta il tuo nome.» continuò posandogli un delicato bacio sullo zigomo e lasciandogli riprendere fiato solo dopo che aveva lasciato la stanza.

Tony sorrise sedendosi sullo sgabello vicino a uno dei tanti tavoli da lavoro; effettivamente aveva fame, così addentò la mela soffermandosi sul suo sapore; era dolce, con un lieve retrogusto aspro.

Era così che lo vedeva?

Ad un tratto un fruscio alle sue spalle, delle braccia gli circondarono i fianchi andando a stringersi sul suo addome. Un soffio sul collo, poi un bacio.
«Grazie per la mela, ma la prossima volta preferirei un hamburger.»
Lo stregone appoggiò il mento sulla sua spalla, con il busto nel laboratorio e le gambe ancora nel Sanctum Sanctorum.
«Dovresti riposare.»
«Sto bene, devo lavorare.» disse prendendo un palmare lì vicino per non muoversi più di tanto e quindi non sciogliere l’abbraccio di Stephen.
«Non dormi da più di 48 ore, insisto.»
«Non avevi smesso di fare il dottore?»
Stephen sospirò e quando sentì che stava per alzarsi lo trattenne.
«Ho capito, mi costringi ad usare le maniere forti.» lo tirò verso di sé per portarlo nel Sanctum, facendolo ricadere sul letto e chiuse il portale.
«Ma che diavolo! Stephen!» gli urlò contro alzandosi.
«A mali estremi… ora riposa.»
«Stavo lavorando a qualcosa di importante!» continuò ad urlargli Tony avvicinandosi per fronteggiarlo.
«E scommetto anche che non facevi progressi.»
Aveva dannatamente ragione, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di ammetterlo.
«Non è vero, mancava da perfezionare solo qualche punto e poi avrei potuto iniziare la sperimentazione.» mentì, ma Stephen alzò il sopracciglio destro con l’espressione di uno che non se l’era bevuta per niente. Tony non aveva intenzione di cedere, anche se il suo corpo chiedeva di farlo per dormire almeno un po’.
«Ok. Vai allora.» replicò Strange aprendo nuovamente un portale sul laboratorio di Tony che rimase spiazzato, come sempre. Era incredibile come riuscisse a togliergli le parole di bocca tutte le volte che discutevano.Atteggiamenti, frasi, sguardi ai quali non riusciva a controbattere; Tony Stark aveva trovato pane per i suoi denti, e lo amava terribilmente.

Amore… Per Stephen Strange.Assurdo, ma che sentiva essere incredibilmente vero.

«Per l’amor del cielo Stephen!» fece un passo verso l’uomo.
«Ti avevo promesso che mi sarei preso cura di te.» anch’egli si fece più vicino, pochi centimetri li separavano. «E questa è una di quelle occasioni, ma se tu preferisci andare, forza. Non te lo impedirò.»
Tony era inchiodato al suolo soltanto dalla presenza dello stregone di fronte a lui, talmente vicino da sentire il suo respiro sulla pelle che alla fine cedette.
«Arrgh! Merda! Chiudi il portale Gandalf.»
«Ottima scelta piccolo Hobbit.» gli rispose astutamente, ormai abituato agli assurdi soprannomi che era solito dargli, andando a sedersi sul letto.
Tony sorrise rassegnato avvicinandosi a lui che lo accolse tra le sue gambe.
«Io non ho i piedi pelosi.»
«No, ma sei basso.» ribatté divertito per aver vinto anche quella volta e prendendolo per i fianchi.
Tony portò le mani sulla nuca di Stephen affondando le dita tra i suoi capelli neri.
«Non smettere di preoccuparti per me.» sussurrò Tony sulle sue labbra, senza sfiorarle, giusto per assaporare più a lungo il piacere dell’attesa di poterle baciare e farsi strada tra di esse.
«Lo sai che non ho nessuna intenzione di farlo.» concluse Stephen allungandosi leggermente per colmare la distanza occupata poco prima soltanto dai loro respiri.
Tony lo spinse dolcemente sul materasso senza smettere di baciarlo, ma con un improvviso colpo di reni, Stephen lo accompagnò verso sinistra facendolo sdraiare, ritrovandosi sopra di lui. Gli sfilò la maglietta continuando a baciarlo, prima sulla mandibola, non dimenticando gli angoli puntuti del pizzetto, poi sul collo, scendendo sul suo petto lasciando scie umide sulla pelle.
Tony non smise di ansimare ad ogni suo tocco, ad ogni sua carezza.
Era visibilmente… eccitato.
E la sua eccitazione crebbe ancor di più quando sentì le mani dell’uomo aprirgli i pantaloni, che andò prontamente a sfilare lasciandolo in intimo. Indugiò su l'elastico dei boxer e guardarlo mentre lo faceva era ancora più eccitante. Lentamente tirò giù anche quelli rivelando il suo sesso duro che Stephen accarezzò facendolo gemere. Lo guardò lussurioso quando fece scomparire la sua erezione nella bocca e Tony non riuscì a resistere: inarcò la schiena ed inclinò la testa all’indietro chiudendo gli occhi.

Il piacere scemò lasciando il posto al Buio.

***

Amore.
Agitazione.
Felicità.

Tony prese un respiro e aprì gli occhi. Quello che si trovò davanti fu la propria immagine riflessa con indosso un vestito elegante, fin troppo.
«Eri meno emozionato quando hai rivelato al mondo che sei Iron Man.» gli disse Rhodey mettendogli a posto il papillon e infilandogli poi un fiore color pesca nel taschino della giacca.
Tony non capiva cosa stesse accadendo, anche se dentro di sé sentiva di stare per vivere il giorno più bello della sua vita.
Uscirono dalla stanza e tutto era addobbato da fiori dello stesso colore di quello nel proprio taschino e qualsiasi cosa, compresi gli sguardi e gli abiti eleganti delle persone lì presenti, gli fecero capire che era un matrimonio. Il suo matrimonio.

Con Pepper? No, certamente no.

Lui e Rhodey si diressero verso l’entrata di una sala dove presumeva si sarebbe svolto il tutto. Vi trovò Stephen ad aspettarlo stupendosi di quanto stesse bene vestito anch’egli così elegante. La sua figura alta e snella faceva sì che qualsiasi cosa indossasse lo rendesse incredibilmente affascinante.
«Ci siamo quindi.» disse Strange.
Tony era sorpreso, ma stando al suo fianco provava gioia e amore; stava per sposarsi con lui e guardandolo con occhi pieni di quel sentimento notò che anche Stephen stava provando altrettanto.
Lo prese per mano e insieme varcarono la soglia del salone delle cerimonie. Tra le panche videro tutti i loro amici alzarsi in piedi, chi commosso e chi sorridente, mentre una musica li accompagnava. Vi erano pochi invitati, solo gli amici più stretti e davanti a loro, ad aspettarli, vi era Bruce Banner emozionato per quello che stava per fare. Alla sua destra Rhodey se la rideva, a quanto pare aveva chiesto a lui da fargli da testimone, mentre dall'altro lato c'era Wong estremamente serioso, con alle spalle la Cappa della Levitazione di Stephen che fluttuava apparentemente felice quando arrivarono entrambi di fronte a Bruce.
La musica cessò e sorridendo Banner iniziò a parlare, balbettare se vogliamo essere sinceri.
«Non mi diventare verde per l’emozione Banner.» disse Tony sarcastico. Stephen ghignò al suo fianco.
«Qualche anno fa sono… caduto nel Sanctum Sanctorum di Stephen distruggendo il tetto e la scalinata… sapete tutti il perché.» il pubblico rise mentre si portò una mano alla nuca strofinandosi il collo imbarazzato. «Ho chiesto io il suo aiuto facendogli incontrare Tony per la prima volta. Sì, non era propriamente un bel momento, ma loro, fin da subito, hanno iniziato a battibeccare, per poi far nascere un rapporto solido di fiducia reciproca. Quando mi chiesero di officiare il loro matrimonio rimasi stupito.Ammetto che non ero propenso ad accettare per la responsabilità che ne comporta, ma poi ho ripensato a tutto questo e a quanto fosse importante per loro. Sono dei veri amici e li ringrazierò sempre per questo.» concluse guardando entrambi che gli sorrisero sinceri.
«Ma visto che ho promesso ad entrambi di essere breve, passiamo alle cose importanti.» Bruce si schiarì la voce.
«Se dunque è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete il vostro consenso.»
I due si presero per mano, incatenando i propri sguardi.
«Tu Stephen Vincent Strange, vuoi prendere il qui presente Anthony Edward Stark come tuo sposo?»
«Sì.» asserì con decisione Stephen stringendogli dolcemente la mano.
«E tu Anthony Edward Stark, vuoi prendere il qui presente Stephen Vincent Strange come tuo sposo?»
«Sì.» Tony era un fascio di nervi e si stupì che la voce riuscì ad uscirgli senza intoppi.
«I testimoni hanno sentito?»
Rhodey e Wong risposero di sì in coro.
Bruce sospirò conscio che il peggio della cerimonia era passato e continuò con il rituale posando davanti a loro un piccolo cuscino color avorio con degli anelli sopra.
«Allora, alla presenza dei testimoni e degli amici, scambiatevi ora le vostre promesse.»

Stephen raddrizzò la schiena sembrando ancora più alto e prese uno degli anelli stringendo la mano sinistra di Tony.
«Potrei fare lo smielato come fanno tutti in certe occasioni, dicendoti che darei la mia vita in cambio della tua ma, non per vantarmi, è una cosa che ho già fatto e ne vado fiero, perché mi ha portato a tutto questo. Ti amo Anthony Edward Stark e questo è un punto certo nel tempo che nessuno potrà cambiare.Rinnovo qui la promessa di non arrecarti mai più dolore e di prendermi cura di te, pazientemente, come l’amore richiede.»
Abbassò lo sguardo concentrandosi nell’infilare la fede al dito di Tony che era immobile davanti a lui, con gli occhi velati di commozione nel sentire le sue parole.
Recuperò fiato cercando di ricomporsi e dopo aver preso l’altro anello sul piccolo cuscino avorio, si schiarì la voce.
«Sono sempre stato un narcisista egocentrico e anche un tantinello stronzo, e quando mi sono trovato davanti un altro esattamente come me, non ho potuto fare a meno di innamorarmene, continuando ad amarlo in ogni momento, ora e per sempre. Stephen Vincent Strange non ti prometto che non parlerò mai a sproposito quando litigheremo, dicendo qualche assurdità che ci farà discutere ancora di più, ma posso prometterti che qualunque difficoltà possa riuscire a dividerci troveremo sempre la strada per ritrovarci.»
Prese tra le mani la sinistra di Stephen accorgendosi che non tremava più, sentiva che era da un po’ che il tremore aveva smesso di tormentarlo, precisamente da quando avevano iniziato a stare insieme; era stato Tony a chiedere di sposarlo quando Stephen gli disse di essere stato la sua cura.
Infilò la fede al dito dell'uomo davanti a sé tornando a guardarlo negli occhi e Bruce prese la parola.
«Bene, posso dire ufficialmente che siete uniti in matrimonio.»
Un applauso si levò tra gli invitati. Stephen sorrise felice chinandosi sul suo ormai marito e lo strinse a sé deciso a dare un po’ di spettacolo. Tony chiuse gli occhi quando sentì le sue labbra baciarlo con desiderio e si abbandonò completamente, stretto nel suo abbraccio.

Ad un tratto le braccia di Stephen si dissolsero e il Buio tornò intorno a lui.

***

Tristezza.
Speranza.
Comprensione.

Era in un stanza grande, con al centro un tavolo ovale al quale era seduto e al suo fianco vi erano Stephen e Peter. Di fronte due uomini e una donna parlavano tra loro.
Cercò nella memoria dei ricordi come al solito non suoi e qualcosa gli arrivò alla mente.

Un senso di impotenza gli stracciò il cuore quando vide uno Spider-Man disperato uccidere un uomo senza pietà. Era arrivato tardi in suo aiuto contro un nemico che non credeva essere così spietato. Comprese il perché del gesto di Peter solo quando vide il cadavere di May, sua zia, riverso a terra con il collo spezzato. Peter tornò al suo capezzale togliendosi la maschera e piangendo disperato tutte le lacrime che aveva. Tony uscì dalla sua armatura raggiungendolo e cingendogli le spalle.
Ci fu il funerale, gli assistenti sociali si rivolsero al ragazzo, era minorenne e quindi sarebbe dovuto andare sotto tutela, ma Tony si propose, appoggiato in pieno da Stephen, ad accoglierlo in casa propria.

Ed eccoli lì, tutti e tre in quella stanza ad aspettare un giudizio da parte dei burocrati.Tony nutriva una speranza forte del suo nome e della sua fama. Vedeva Stephen tranquillo osservare uno ad uno le persone davanti a sé, Peter invece teneva il capo chino, sentiva ancora il senso di colpa roderlo dentro nonostante avessero parlato a lungo a riguardo.Ad un tratto i tre davanti a loro cessarono di parlare e fu la donna ad affrontare la questione.
«Bene, Signor Stark e Dottor Strange, dopo un’attenta analisi abbiamo convenuto sul fatto di lasciarvi l’affido del qui presente Peter Parker come da voi richiesto. Ci ha spronato a farlo anche il fatto che anche Peter ce l'abbia fortemente chiesto e siamo certi che con voi non gli mancherà nulla. Nonostante questo però, per legge, per i primi mesi ci riserveremo di fare qualche controllo a sorpresa per vedere come sta andando.»
«Nessun problema, potrete venire a trovarci quando vorrete.» rispose Stephen per lui.
«Allora vi chiederei solo qualche firma su questi documenti e poi sarete liberi di andare.»

Una volta fuori dall’edificio, Peter che li precedeva si fermò voltandosi verso di loro.
«Vi ringrazio per quello che state facendo per me. Cercherò di non deludervi.»
dall’espressione triste del ragazzo trapelava un pizzico di gioia.
«Non avrai più nulla di cui preoccuparti Peter, pian piano la supereremo insieme.»
Tony lo abbracciò quando lo vide cercare di trattenere la commozione visibile dai suoi occhi lucidi. Era in ansia per come avrebbero affrontato la cosa, facendosi mille domande su come sarebbe stato essere genitore. Sì, aveva sempre desiderato un figlio, ma mai avrebbe immaginato di averne uno già adolescente e per giunta con poteri e manie di emulazione, sempre intento a rischiare la vita per il prossimo. Sentì che stava per arrivare un piccolo accenno di un attacco di panico e per placarlo, con lo sguardo cercò il supporto di Stephen che venne in suo aiuto.
«Forza ragazzi, andiamo a mangiare qualcosa e poi sistemeremo tutto il resto.»
Tony sciolse l’abbraccio.
«Cosa ti piacerebbe mangiare Peter?»
Il ragazzo ci pensò su, per un momento distratto dai propri pensieri.
«Qualsiasi cosa basta che sia unta e poco sana.»
I due uomini si guardarono per un attimo chiedendosi se avessero avuto un buona idea.
«Ok. Conosco un posto adatto per l’occasione.» disse Tony ammiccando a Stephen e infilandosi gli occhiali dalle lenti azzurre. Lo stregone alzò gli occhi al cielo.
«Ok va bene, ma basta che non diventi un’abitudine.» il suo lato da medico aveva avuto per un attimo il sopravvento facendo ridere suo marito, che fu poi ricambiato dal sorriso soddisfatto di Peter mentre saliva sulla lussuosa macchina parcheggiata lì davanti.
Tony fece per aprire la portiera quando si sentì trattenere ad un fianco e si voltò incontrando gli occhi glaciali di Stephen.
«Ce la faremo, insieme.» aveva letto la preoccupazione nei suoi occhi, come sempre.Gli bastava uno sguardo per leggergli nella mente, una volta gli chiese pure se fosse magia, ma Stephen gli disse di no, ricordandogli le visioni che aveva avuto anni prima, aveva imparato grazie a quelle; era semplicemente attenzione e amore.
«Ti amo Steph.»
L’uomo sorrise e prima di entrare in macchina, Tony gli regalò un piccolo bacio sulle labbra colmo di gratitudine.

Poi il buio lo avvolse.

***

«Signor Stark!»
Era la voce di Peter, perché lo chiamava così? Era suo padre ora.
«Signor Stark, sta bene?»
Ancora una volta, poi riaprì gli occhi.

Riconobbe di essere su Titano, ma altri ricordi gli riempirono la mente, ricordi felici, ricordi di amore e pace. Era stato tutto un sogno quindi? Si era immaginato tutto? E poi perché proprio quelle cose?
«Tony!» lo stregone si avvicinò a lui, anch’esso visibilmente provato.
Il suo cuore perse un battito quando lo vide lì di fianco, lesse nei suoi occhi chiari che anche Stephen aveva visto la stessa cosa.
«Quello che ho visto era reale?» chiese mettendosi a sedere. Peter li guardava cercando di capire di che cosa stessero parlando e altrettanto facevano i loro compagni conosciuti poco prima.
«Potrebbe. Stavo visionando il futuro per vedere quante possibilità di vittoria avremmo avuto e fra le 14 milioni di visioni che ho visto, in una soltanto ne siamo usciti vincenti. È stato in quel momento che ho sentito… mi hai toccato, contaminando la visione e portandola oltre, ad un futuro più lontano.»
«Quindi c’è anche solo una piccolissima possibilità che tutto quello che ho visto possa accadere.»
«Sì.» Stephen sapeva cosa avrebbe dovuto fare ed era disposto a farlo, senza esitare.Avrebbe salvato la vita di quell’uomo anche se ne fosse stato contrario, sacrificando quella di metà dell’universo, compresa la propria, più di ogni altra cosa al mondo.
Tony si alzò in piedi voltandosi verso Peter che moriva dalla curiosità di sapere e capire di cosa stessero parlando.
Per far sì che quel futuro diventasse realtà avrebbe dovuto sacrificare la vita del ragazzo che sarebbe diventato suo figlio, andando contro ogni promessa fatta a sé stesso e a lui.Avrebbe dovuto vivere soffrendo, devastato dal rimorso e dal senso di colpa per la sua perdita, e sarebbe stato quello a spronarlo ad andare avanti cercando una soluzione per rimediare.
Tornò a guardare Stephen, riusciva a guardarlo con altri occhi rispetto a poche ore prima. Lo aveva colpito fin da subito, ma ora… ora capiva e sapeva di volerlo al suo fianco per l’eternità.
Fece per tornare dal gruppo dei Guardiani poco distante da loro quando Stephen lo prese per un polso facendolo nuovamente voltare.
«Lo sai che lo farò vero?»
Tony lo guardò perdendosi nelle lastre di ghiaccio che erano i suoi occhi e che ora riusciva a leggere con più facilità.
«Sì.» rispose mentre si liberò delicatamente dalla sua presa facendo scivolare la mano nella sua, sentendo le cicatrici sotto ai polpastrelli. Stephen accennò un mezzo sorriso nel sentirlo stringere la sua mano; non avrebbe mai immaginato che Tony Stark sarebbe stato colpito da una relazione omosessuale, lui che era famoso per essere stato un incallito playboy, per poi cambiare e intraprendere una relazione seria con Pepper, ed ora questo, ma dopo tutto poteva dire la stessa cosa di sé; qualcosa era scattato tra loro, molto probabilmente grazie alle visioni che aveva avuto ed era curioso di provare quella sensazione sulla sua pelle, guarendo completamente.
«Bene, mettiamoci a lavoro allora.» sciolse controvoglia l’intreccio delle loro dita e si diresse verso gli altri seguito da Tony, per esporre il piano contro Thanos e per farlo andare esattamente come lo voleva lui.

***

Dolore fisico.
Frustrazione.
Rassegnazione.

Queste emozioni non erano soltanto una suggestione, proiettate dalla visione del suo futuro, ora le stava vivendo realmente perché lo scontro con Thanos fu disperato.
Inizialmente sembrò andare tutto bene, ma poi il tracollo. Uno ad uno vennero sconfitti, ancora vivi, ma feriti, soprattutto Tony. Stephen aveva appena consegnato la Gemma del Tempo al titano che scomparve poco dopo. Gli aveva salvato la vita, proprio come aveva visto nella visione.
«Ora so perché lo hai fatto.» disse Tony con un filo di voce e allo stremo delle forze.
«Siamo alla fine del gioco, ma non per te.» disse dolcemente sapendolo finalmente salvo.
Gli si fece più vicino in attesa di quello che entrambi sapevano sarebbe accaduto da lì a poco, allungò la mano tremante verso la ferita di Tony all’addome, tamponata dalla nanotecnologia della sua armatura.
«Sto bene.» si apprestò a dire mentre anche gli altri li raggiunsero.
Peter lo aiutò ad alzarsi quando sentirono Mantis dire che avvertiva che stava per accadere qualcosa, prima di vederla dissolversi nell’aria, seguita subito dopo da Drax alle sue spalle. Quill li guardò disperato, con gli occhi velati da lacrime si voltò verso Tony sentendo che anche lui stava per fare la stessa fine.
Nonostante sapesse era agghiacciato, sapeva che molti sarebbero morti, ma non aveva idea del come.
«Tony.» l’uomo si voltò verso Stephen. Credeva che sarebbe stato pronto per quel momento, ma l’espressione del suo volto diceva il contrario. «Non c’era altro modo.»
Stephen sostenne il suo sguardo finché non si sentì anch’egli dissolversi in cenere. Abbassò gli occhi per non dare a Tony ulteriore dolore e poi scomparve.
«Signor Stark?»
Il cuore di Tony si fermò quando sentì Peter chiamarlo.
«Non mi sento molto bene.» disse quando l’uomo si voltò verso di lui. «Non so cosa mi stia succedendo.»
«Va tutto bene ragazzo.» la sua voce era rotta.
Peter cadde tra le sue braccia aggrappandosi alle sue spalle.
«Non voglio morire…» lo sentiva piangere e il suo cuore fu preso come in una morsa «Signor Stark… per favore… non voglio morire...»
Tony non riuscì più a reggere il peso del ragazzo che si lasciò andare accasciandosi al suolo, Tony rimase al suo fianco leggendo la disperazione nei suoi occhi.
No, non era affatto pronto per tutto quello.
«Mi dispiace.» la voce di Peter era un soffio, gli occhi spenti prima di trasformarsi in cenere.
Tony affondò le mani nel terreno dove poco prima si trovava il ragazzo, prendendo una parte delle sue ceneri che poi volarono via con il vento. Si sedette su di una roccia lì vicino, portò la mano ormai vuota alla bocca, come in un bacio ad occhi chiusi, nella vana speranza che anche quella volta il Buio lo avvolgesse.

Farò di tutto per riportarvi da me.

   
 
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