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Autore: heliodor    10/06/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Nuovi orizzonti
 
"Non ci posso credere che l'abbiamo fatto davvero" disse Bardhian guardando il mare.
Avevano lasciato Valonde da due giorni e fino a quel momento non avevano avvistato navi che li inseguivano.
"Non lo faranno" disse Bryce quando Elvana glielo fece notare.
"Vorrei avere la tua stessa certezza. Erix non mollerà la presa così facilmente. La conosci meglio di me."
"Lo so, ma non dipende da lei" rispose Bryce sistemandosi una ciocca di capelli agitata dal vento. "Le navi servono per trasportare l'esercito sul continente vecchio. Mio padre non darà mai l'ordine di sprecarne cinque o sei per inseguirci."
"Senza contare il fatto che non riuscirebbero mai a raggiungerci" disse Donorin sopraggiungendo. "Specialmente adesso che abbiamo preso questo bel vento."
Bryce cominciava ad apprezzare la sua presenza. Il comandante non era una persona ciarliera e sapeva farsi rispettare, ma era quasi sempre di buon umore e amava raccontare vecchie storie di mare.
Elvana lo sopportava a malapena e non si fidava di lui, ma lei era fatta così e Bryce l'accettava.
"Sembri molto sicuro del fatto tuo" disse Elvana con tono di sfida.
Bryce non voleva che lo provocasse, rovinando la buona impressione che gli avevano dato. Si trovavano in mezzo al mare e non desiderava complicare una situazione già difficile. Tuttavia la lasciò fare.
Donorin chinò la testa di lato. "Sulla mia nave temo poche cose. Forse perché ne ho viste davvero tante."
"Hai viaggiato molto?" chiese Bryce.
"Più di quanto voi possiate immaginare" rispose Donorin senza modestia.
"Dimmi di qualche posto che hai visitato."
Donorin strinse gli occhi riducendoli a due fessure sottili. "Sono stato due volte ad Azgamoor. A Nergathel e parecchie volte a Malinor, Tsanda, Taloras, Nightanatois."
"È da lì che vengo" disse Elvana. "Hai visitato la città?"
"Lo faccio sempre" rispose Donorin.
"Allora avrai visto certamente la grande statua di Bellir eretta davanti al tempio dell'Unico."
Donorin fece un ghigno. "Forse ti confondi con un altro posto. Non c'è nessuna statua di Bellir davanti al tempio dell'Unico. Ce n'è una nella zona del porto, ma non è tanto grande."
Elvana sembrò delusa.
Bryce sospirò. "Credevo tu avessi viaggiato molto di più."
"Forse un giorno ti narrerò delle mie peripezie e di quelle dei miei avi."
"Non vedo l'ora di ascoltarle."
Donorin fece per andarsene, poi sembrò ripensarci e si voltò. "Stasera sarete mie ospiti a cena. Spero che non rifiuterete l'invito."
"Verremo di sicuro" rispose Bryce.
Quando si fu allontanato, Elvana disse: "In ogni caso, non dimostra niente. Potrebbe aver letto da qualche parte di Nightanatois o aver sentito qualche racconto in una taverna."
Bryce le sorrise. "Ci servono alleati, non altri nemici. Di quelli ne troveremo in abbondanza quando sbarcheremo a Malinor."
"Sempre convinta di voler andare proprio lì? Ci aspetta la prigione, nella migliore delle ipotesi."
"La notizia della nostra partenza non può essere già arrivata fin lì. Ci vorranno giorni, forse settimane, prima che se ne cominci a parlare. Quando accadrà saremo già lontani."
"Quindi hai deciso di fidarti di Bardhian?"
"Abbiamo un'altra scelta forse?"
Come se pronunciare quel nome fosse bastato a evocarlo, Bardhian si avvicinò a loro.
Come tutti i passeggeri a bordo della nave, non aveva molto altro da fare che andarsene in giro.
Bato si era rinchiuso nella sua cabina ad allenarsi e Djana leggeva i libri che si era portata dietro. In quanto a Vyncent, non lo aveva visto spesso e sembrava che la volesse evitare.
Aveva già deciso di volergli parlare il prima possibile quando Bardhian arrivò e disse: "Vedrete. Malinor vi piacerà. È molto più grande di Valonde e il castello è una meraviglia. Ha mura spesse decine di metri e alte cinquanta. Nessuno è mai riuscito a espugnarle."
Elvana annuì annoiata. "Lo sappiamo già. È la quarta volta che lo ripeti."
"Volevo solo dire che..."
"Senti Bardhian" disse Elvana con i suoi soliti modi spicci. "Tutto quello che devi fare è convincere tuo padre a darci quello che ci serve. E in fretta. Hai capito bene?"
"Certo che ho capito. Speravo solo di potervi mostrare le bellezze della mia città una volta arrivati."
"Non è una visita di piacere" disse Elvana. "Non lo capisci? Andiamo a dare la caccia allo stregone più pericoloso e letale del mondo. Credi che sia una passeggiata?"
Bardhian deglutì a fatica e scosse la testa. "Non volevo dire questo. È solo che..."
"Forse non sei adatto a questa missione" disse Elvana con tono deluso.
"Io lo sono" fece Bardhian sgranando gli occhi. "Lo sono" ripeté.
Bryce annuì e fece un cenno a Elvana. "Lo sappiamo anche noi, altrimenti non ti avrei permesso di venire. E non c'è nulla di male se arrivati a Malinor ci concederemo un paio di giorni per visitare la tua magnifica città, Bardhian. A patto ovviamente che tu ci faccia da guida."
Bardhian sorrise. "Ti porterò a visitare le terme. E il solarium. E i giardini. E poi c'è l'osservatorio. Quello è magnifico e ne resterai incantata."
Bryce annuì. "Ne sono certa. Ora, se volete scusarmi, devo parlare con Vyncent."
Si allontanò seguita dagli sguardi degli altri due e scese sul ponte sottostante. Raggiunse la cabina di Vyncent e bussò due volte senza che nessuno le rispondesse.
Delusa, fece per allontanarsi e quasi andò a sbattergli addosso.
Vyncent era in piedi davanti a lei e sembrava sorpreso. "Volevi parlarmi?"
Colta di sorpresa, Bryce esitò. "Sì, io... ci sono alcune cose di cui dobbiamo discutere."
Vyncent aprì la porta della sua cabina e la invitò a entrare. Solo quando l'ebbe richiusa disse: "Se non fossi venuta tu, sarei venuto io da te."
Bryce diede un'occhiata in giro. La cabina era minuscola come le altre. C'era appena spazio sufficiente per un'amaca dove distendersi e un baule. C'erano anche due sedie e un piccolo tavolo. Lo zaino di Vyncent giaceva in un angolo.
"Allora" fece Vyncent sedendosi. "Vuoi che inizi io o vuoi cominciare tu?"
All'improvviso, Bryce non aveva più parole. Trovarsi da sola con Vyncent in uno spazio così angusto le provocava una strana sensazione di disagio. Voleva uscire da lì e allo stesso tempo avrebbe implorato perché lui le concedesse di restare. Inalò una boccata d'aria e disse: "Voglio che sia ben chiara una cosa. Sono io che comando ed Elvana viene subito dopo di me. Tu sei solo il terzo."
"Mi sta bene."
"Se qualcosa dovesse succedermi..."
"Dobbiamo proprio parlare di una cosa del genere?"
"Sì" fece Bryce decisa. "Non interrompermi, per favore. Se qualcosa dovesse succedermi, Elvana ha l'ordine di riportarvi tutti sul continente grande, a Valonde. È chiaro?"
"Mi sembra giusto. Noi siamo troppo inetti per affrontare Malag da soli e sperare di vincere. O almeno sopravvivere."
"Non sto dicendo questo."
"E cosa allora? Credi che non sappia già che cosa accadrà da qui a poche settimane?"
Bryce attese in silenzio che lui proseguisse.
Vyncent inspirò. "Questa missione è un suicidio."
"Se lo pensi davvero, allora perché sei venuto?"
Lui la guardò negli occhi. "Per proteggere una persona."
"Io non ho bisogno di essere protetta" disse Bryce.
"In ogni caso, senza l'appoggio del re di Malinor come pensi di procedere? Ci servirà un vero esercito per stanare Malag. O almeno provarci."
"Recluteremo dei mercenari. Il continente vecchio ne è pieno."
"Hai in mente qualcosa di particolare?"
"Pensavo alle Guardie Nere. O agli Uomini di Ferro."
Vyncent scosse la testa. "Le Guardie Nere costano troppo e gli Uomini di Ferro non sono abbastanza forti."
"Tu a chi chiederesti aiuto? Alle Lame d'Argento, per caso?" domandò Bryce con tono ironico.
"Ho in mente qualcosa di meglio." Vyncent si alzò e andò al suo zaino. Lo sollevò depositandolo sul tavolo e lo aprì.
Bryce si avvicinò per vedere meglio.
Vyncent ne trasse un sigillo, un grosso pezzo di metallo decorato con un complicato disegno. Glielo porse.
Bryce lo soppesò tra le mani. Il disegno in rilievo raffigurava un falco con le ali dispiegate. "È il sigillo reale di Taloras?"
"O una sua brillante imitazione" disse lui. "Non temere, è autentico."
"Come lo hai avuto?"
"Poco dopo l'arrivo della flotta di Taloras, un'amica me ne ha fatto dono."
"Hai un'amica tra i Taloras?"
"Rajan ne aveva una. È stata lei a venire da me e ad affidarmelo."
"Vuoi dire che ora..."
"Agiamo per nome e per conto del regno di Taloras. Non siamo disertori né fuggitivi. Mostralo al re di Malinor e a qualunque altro sovrano e riceverai appoggio e aiuto da chi sostiene la causa dell'Alleanza. Ti dirò di più: questa mia amica ci ha autorizzato a stipulare nuovi accordi per nome e per conto dell'Alleanza."
Bryce stentava a credere ai suoi occhi. "È troppo bello per essere vero."
"Vuoi custodirlo tuo o vuoi lasciarlo a me?"
"Perché non ce l'hai detto subito?"
"Diciamo che volevo essere sicuro che tu fossi abbastanza determinata o pazza da partire lo stesso sapendo di dover affrontare da sola un intero continente. A quanto pare, lo sei davvero. Non so se ammirarti o compatirti."
"Sei uno sciocco."
"Mi sarei aspettato un grazie, ma..."
Bryce gli porse il sigillo. "Tienilo tu."
"Sei sicura?"
Lei annuì. "Ti nomino nostro portavoce. Te lo sei meritato."
"Portavoce? In pratica sarò il primo a perdere la testa se qualcosa andrà storto in una trattativa?"
Bryce sorrise. "Il potere porta delle responsabilità." Fece per andarsene, poi aggiunse: "Non parlarne ancora con nessun altro, per il momento. Penserò io ad informarli."
"Come desideri."
"E per stasera siamo stati invitati a cena dal comandante Donorin. Vedi di non fare tardi."
"Ci sarò" disse lui prima che richiudesse la porta.
Per la prima volta da giorni Bryce si sentì sollevata.
 
Quella sera, Donorin fece preparare un tavolo nella sua cabina.
Bryce notò subito che era più grande e comoda delle loro. C'era un vero letto, un armadio e diversi bauli chiusi da pesanti lucchetti.
C'erano anche diversi quadri appesi alle pareti, quasi tutti raffiguranti città viste dal mare.
"Quella è Lys" spiegò Donorin mostrandole l'immagine di una città fatta di palazzi bianchi come il marmo. Lunghe file di colonne formavano ampi porticati. "La perla delle Terre Spezzate."
Il quadro successivo mostrava invece una città dagli edifici scuri e imponenti che si arrampicavano su colline color ocra.
"Questa è Ardamor, la grande capitale dell'impero ardariano."
"Mai sentiti nominare" disse Elvana. "Questi luoghi sono reali o esistono solo nella fantasia dei pittori?"
"Sono reali" disse Donorin. "Quanto Valonde o Theroda."
"Nemmeno io ne ho mai sentito parlare" disse Bryce. Aveva letto un paio di trattati di geografia, quando da giovane aveva sognato di esplorare il mondo conosciuto. Sapeva delle terre lontane e inesplorate nel cuore del continente grande e delle città abbandonate di Krikor, ma quei nomi non le erano familiari.
"Il mondo è molto più grande di quanto possiate immaginare" disse Donorin invitandoli a sedere al lungo tavolo. "E nonostante ne abbia visto una buona parte, molto resta ancora da scoprire."
Un paio di valletti portarono ciotole e piatti pieni di noci e altra frutta secca e caraffe con vino e latte.
Bryce non gradì l'accostamento dei sapori ma cercò di non darlo a vedere. Non voleva offendere il loro ospite rifiutando il cibo.
Elvana notò il suo disagio perché disse: "Non hai mangiato niente."
Bryce gettò una rapida occhiata a Donorin, in quel momento impegnato in qualche discussione con Bardhian.
"Non ho mai sopportato la frutta secca" disse indicando il piatto ancora pieno a metà.
"Farai bene a fartela piacere" disse la strega. "Dove stiamo andando ne è pieno, stando a quello che dice Bardhian."
Il cibo non era il problema principale.
Da quando aveva parlato con Vyncent non smetteva di pensare a come presentarsi a Malinor. Lei non aveva idea di come intavolare una trattativa diplomatica.
Tutto quello che sapeva fare era combattere e lanciare magie.
Bardhian poteva essere utile a Malinor, ma fuori dai confini del regno dovevano fare affidamento solo su se stessi e il sigillo di Vyncent.
Il modo in cui lo aveva ottenuto la tormentava.
Aveva parlato di un'amica, ma che amici poteva avere a Taloras?
Rajan era stato un grande stregone che aveva viaggiato per il mondo facendosi un nome, ma era morto settimane prima.
Per il momento doveva credere alla parola di Vyncent, ma si ripromise di andare in fondo alla questione non appena ne avesse avuta l'occasione.
"E così tu non credi?" stava dicendo Donorin a voce alta.
Era un po' ubriaco? Quando vino aveva bevuto? Notò solo allora che la caraffa dell'uomo era vuota e un valletto ne stava già mettendo a tavola un'altra.
"Non sto dicendo che non sia vero" disse Bardhian.
"A me sembra che tu mi stia dando del bugiardo" disse Donorin serio.
Bardhian arrossì e tacque.
Donorin lo fissò per alcuni secondi, poi batté il pugno sul tavolo ed esplose in una risata fragorosa.
Bardhian arrossì fino alle punte delle orecchie.
Possibile che sia così timido? Si chiese Bryce. Eppure era con loro da settimane ormai. Avrebbe dovuto già acquisire un po' di sicurezza.
Donorin rise fino a che non gli mancò il fiato.
Bryce temette che si stesse strozzando o stesse per avere un colpo, invece l'uomo si riprese e asciugò col dorso della mano le lacrime che gli erano colate sulle guance.
"Scusa" disse rivolto a un Bardhian che era diventato rosso. "Non stavo ridendo di te. È che mi sono ricordato di una cosa molto divertente."
"In ogni caso" disse Vyncent serio. "Nemmeno io sono molto convinto. Insomma, solo i pazzi e i bambini credono che oltre il mare ci siano altre terre."
Donorin tossicchiò. "E cosa credi che ci sia? Altro mare? All'infinito?"
Vyncent fece spallucce. "E anche se fosse?"
"Sarebbe un gran spreco di spazio, non credi?" Prima di sentire la risposta, Donorin si alzò di scatto. "Voglio mostrarvi una cosa." Andò a una libreria che correva lungo il muro e ne prese due rotoli di carta.
Fece cenno a due valletti e questi sparecchiarono in fretta.
Bryce si sentì sollevata mentre portavano via il suo piatto mezzo pieno di noci.
Donorin gettò i due rotoli sul tavolo e ne aprì uno, bloccando gli angoli con dei bicchieri.
Bryce allungò il collo per guardare meglio.
Sulla pergamena ingiallita erano state tracciate delle linee con mano sicura. Disegnavano il profilo di una costa o qualcosa del genere?
Donorin indicò con l'indice una delle linee. "La vedete questa? È da lì che vengono i Donorin."
"Cos'è?" chiese Bardhian.
"Un'isola. Molte isole per la verità. La gente di quei luoghi la chiama quelle terre Antilia" spiegò Donorin. Con il dito tracciò una riga immaginaria che da Antilia raggiungeva, dopo aver attraversato quello che sembrava il mare, il profilo di un'altra costa. "E questa è Erasia, la terra dei giganti?"
"Giganti?" gli fece eco Bardhian.
"Come quelli delle favole?" chiese a sua volta Elvana con tono ironico.
Donorin scrollò le spalle. "Questi giganti sono reali. E cattivi, almeno la maggior parte di loro."
"Giganti cattivi" disse Elvana reclinando gli occhi.
"Non tutti" la corresse Donorin. "Le leggende parlano di un gigante buono che venne ad Erasia dopo aver attraversato il mare per salvare l'arcipelago da una grande inondazione."
"Un gigante buono era quello che mancava in questa storia" intervenne ancora Elvana.
Bryce temette che Donorin si irritasse, ma il capitano si limitò a scrollare di nuovo le spalle. "Il mondo è grande. Possiamo negarlo?"
"E tu hai visto quelle terre di persona?" chiese Vyncent.
"Non io" disse Donorin riponendo la mappa. "Ma i miei antenati. Hanno lasciato diversi diari di bordo che custodisco nei cassetti, da qualche parte."
Elvana emise un profondo sospiro. "Col vostro permesso, credo si sia fatto tardi. Penso che me ne andrò a dormire." Guardò Bryce, come a chiederle il permesso.
Lei la ricambiò con un'occhiata di disapprovazione. "Credo" disse. "Che spetti al capitano Donorin decidere quando la cena è finita."
"Nessun problema, lady Bryce" disse Donorin.
C'era qualcosa di lascivo sul modo che aveva di chiamarla, ma non fastidioso. Donorin sapeva come intrattenere un ospite.
Doveva aver girato molto e imparato altrettanto sui popoli del mondo conosciuto.
Uno come lui ci farebbe comodo, pensò Bryce. Ma era impossibile che Donorin abbandonasse la sua nave.
Elvana si alzò. "Allora io vado." Si esibì in un inchino e uscì dalla cabina.
Più tardi, quando tutti si ritirarono nei loro alloggi, Bryce andò dalla strega.
"Mi dici che ti è preso?" le domandò appena fu dentro la sua cabina.
Elvana indossava ancora i vestiti di quella sera. "Andiamo, Bryce. Donorin stava dicendo un mucchio di sciocchezze."
"Ti ho detto che non ci servono altri nemici, ma alleati."
"Donorin non è né l'uno né l'altro. Con lui non ci perdiamo ne guadagniamo niente."
"Potevamo ottenere delle informazioni utili."
"Su cosa? I giganti che vivono nella sua fantasia?"
Quando voleva Elvana sapeva essere irritante come pochi altri.
Bryce le voleva bene e ne avevano passate tante insieme, ma c'era un limite a tutto. "Da questo momento in poi dobbiamo cercare di conquistare il favore di chi incontreremo."
"Vuoi dire che andremo a caccia di giganti dall'altra parte del mare?"
"Sono commenti come questi che non voglio più sentire" disse Bryce. "Basta sarcasmo."
Elvana sbuffò. "Farò la brava, ma non ti garantisco niente."
"Bene" disse Bryce. Fece per andarsene, ma Elvana la trattene per il braccio.
"Di che avete parlato tu e Londolin?"
"Di niente" disse Bryce. Era andata nella sua cabina per dirle tutto, ma ora aveva solo voglia di tenerla sulle spine per qualche altro giorno.
Elvana sembrò delusa. "Lo sai che lui è venuto solo per te, no?"
Bryce non rispose.
"Se si fosse trattato di andare a cercare tua sorella, Londolin non avrebbe mosso un dito. Ma non appena ha saputo che saresti partita..."
"Non hai il diritto di dire una cosa del genere."
"Diciamo che la sto pensando ad alta voce."
"Allora tieniti per te questo pensiero. E soprattutto non farne parola con Vyncent. Non sai come potrebbe reagire."
Elvana annuì. "Questo è vero. Non ho idea di che cosa sarebbe capace. È questo che mi fa paura."
Bryce avrebbe voluto risponderle a tono, ma a cosa sarebbe servito? Elvana aveva la sua opinione di Vyncent e le sue parole non l'avrebbero cambiata. "Pensa a riposare. Ci aspettano giorni difficili."

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