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Autore: Inea    12/06/2018    1 recensioni
Mi chiamo Adel, ho il fuoco come secondo tipo e le marcature a forma di fiamme. Nata in un laboratorio, come tutti i Glowchu, circondata da scienziati pronti a saltarmi addosso appena avessi aperto gli occhi. Nulla di speciale insomma. Ma a differenza di alcuni, io avevo anche un fratello maggiore, Shaden. Lo vidi per la prima volta il giorno dopo la mia nascita, dopo aver finito tutti i controlli. Nonostante fossi ancora un po' confusa dalla recente venuta al mondo, mi ricordo ancora molto bene la sua prima espressione: sembrava sia felice che triste, e mi diede anche un abbraccio, sussurrandomi in un orecchio "Benvenuta in questo mondo crudele, sorellina."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pikachu
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Anime, Videogioco
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Prologo


Info: La specie Glowchu appartiene all'artista Staarbit su DeviantArt
(Per visualizzare i titolo nella font originale, scaricare da https://www.dafont.com/akvaleir.font)


Prologo

Tuoni assordanti, lampi accecanti e pioggia battente colpivano violentemente la vetta Lancia del leggendario monte Corona, il luogo una volta sacro ormai ridotto in un mucchio di cenere e colonne doriche spezzettate. Ma quel giorno, in mezzo a tutto quello, c'era un gruppetto di persone con uniforme nera che trafficava con diversi strumenti, un giovane in giacca marrone e tre Pokémon di piccola taglia galleggianti a mezz'aria. Avevano più o meno tutti e tre la stessa grandezza, con una gemma rossa incastonata sulla fronte: uno aveva la testa blu, l'altro rosa e l'ultimo gialla, erano senza alcun dubbio i tre piccoli pokémon leggendari Azelf, Mesprit e Uxie.

L'uomo in giacca, che sembrava essere il capo di tutti i presenti, portava sul viso uno strano sorriso a dir poco agghiacciante, e ogni tanto si metteva a ridere mentre le gocce d'acqua gli bagnavano i capelli marroncini e la pelle biancastra.

"PALKIA!!" Urlò l'uomo, alzando le mani al cielo "Dopo tutti questi sforzi, tra poco, SARAI FINALMENTE MIO!!"

Fece una pausa, mettendosi subito dopo a ridere con malvagità come uno psicopatico appena evaso dal manicomio.

"Gruppo uno, preparate la rossocatena! Guai a VOI se lo lascerete scappare!!" Minacciò alla fila degli uomini dietro di lui continuando a ridacchiare, i quali avevano in mano una lunga catena fatta da innumerevoli gemme rosse di diverse grandezze, tutte sporche di un liquido coagulato rosso scuro e ormai secco: sangue.

"SISSIGNORE!" Non tardarono a rispondere, sebbene alcuni di loro fossero disgustati o preoccupati per i tre piccoli Pokémon dei laghi controllati dalle loro stesse gemme, costretti ad aiutare il perfido uomo dopo tutte le sofferenze che avevano dovuto sopportare a causa delle svariate estrazioni della gemma che si trovava sulla loro fronte.

"Gruppo due!" Urlò di nuovo "Per farvi perdonare di non aver trovato l'Adamasfera, fate in modo che dopo l'invocazione non riesca a scappare!"

"SISSIGNORE!" Anche loro risposero all'unisono, impauriti e tremanti per quel che gli sarebbe potuto capitare se avessero fallito.

"Azelf, Mesprit e Uxie! Prendete i vostri posti e preparatevi a fare ciò che va fatto! E infine, posizionate la Splendisfera!"

Il trio dei laghi obbedì senza esitazione e ognuno prese il proprio posto sui tre pilastri; infine, posizionarono la sfera al centro del triangolo.

Una volta finiti i preparativi, l'uomo mostrò un altro dei suoi sorrisi spaventosi, e urlò una frase con convinzione a pieni polmoni "PALKIA! MOSTRATI A ME!"

Con l'annunciare dell'ordine, i tre piccoli pokémon leggendari liberarono tutta la loro energia psichica, che andò a concentrarsi sulla splendisfera facendola diventare sempre più luminosa. I due gruppetti si tennero pronti, alcuni sudavano freddo ed altri tremavano; dopotutto, non era una cosa da tutti i giorni.

La terra rombò e si scosse con violenza, molti caddero in terra e anche i più forzuti furono congelati sul posto dal terrore. Lentamente, la pietra cominciò a levitare leggermente emanando piccoli ma lunghi fasci di luce, che però divennero pian piano sempre più accecanti.

BOOM

La pietra esplose violentemente in una luce calda e fulgida, che si ingrandiva sempre di più, prendendo la forma di un ovale. Infine, quando smise di espandersi, cambiò colore, assumendo una tonalità viola mista al blu, trasformandosi in una specie di portale le cui particelle ruotavano e scivolavano al suolo, dal quale dopo pochi secondi, con un verso potente che risuonò nel cuore di ognuno dei presenti, apparve: Palkia, il leggendario Pokémon controllore dello spazio.

Uscì dal portale che poco dopo sparì, calpestando il suolo, facendo tremare tutt'intorno, poi si fermò per alcuni secondi e ci fu quella che sembrò una calma piatta interrotta solo dal forte tuonare, in cui il maestoso essere stava analizzando la situazione, ruotando lentamente la testa.

Il giovane però non aveva alcuna intenzione di far scappare quell'ottima occasione, perciò la colse al volo; con un ghigno fiducioso fece un segno quasi impercettibile al suo team, che agì con prontezza e fece avvolgere il Pokémon con la rossocatena in men che non si dica, aiutandosi con i propri pokémon. Il gigante si agitò dimenandosi appena capì le intenzioni dei presenti e restrinse le sue pupille fino a farle divenire un minuscolo puntino, ricordandosi la vecchia esperienza del lontano passato. Ma ormai era troppo tardi.

La catena si restrinse sul corpo gigantesco, sempre di più, prendendo alla fine la forma di un anello con quattro punte: l'anello di Arceus. La bestia leggendaria provò ad opporsi, cercando di non perdere il lume della ragione. Andò a sbattere contro le poche macerie che restavano del luogo sacro, emettendo versi rabbiosi e creando scompiglio tra quella gente che venne sopraffatta dalla paura. Il capo iniziò invece a sbraitare come se fosse impossessato da una forza iraconda e ordinò minacciosamente: "GRUPPO DUE! TRIO DEI LAGHI! MUOVETEVI A FARE IL VOSTRO LAVORO!!!"

Gli uomini spaventati risposero affermativamente, iniziando a creare barriere di scudi e protezioni con i loro Pokémon, stringendosi dopo attorno al leggendario furibondo. Nel mentre, i tre piccoli Pokémon fluttuanti senza più controllo su sé stessi, iniziarono a esercitare il potere delle loro gemme che componevano la rossocatena, facendola stringere sempre più attorno al povero Palkia, che per il dolore e il potere dell'oggetto fu costretto a inginocchiarsi al volere di quel team malvagio. Però, i suoi occhi si illuminavano ancora di una luce rubiconda ad intervalli irregolari: un barlume di volere lottava ancora dentro di lui, aveva ancora speranza.

L'uomo avanzò verso il Pokémon imponente con sicurezza, un'espressione vittoriosa stampata sul volto, ridendo maliziosamente. Mentre parte del team continuava a tenere su gli scudi e le protezioni, l'altra, che ormai aveva fatto il suo dovere, si era unita per trattenere il Pokémon gigante con mosse adatte allo scopo. Il leggendario dello spazio sbuffava senza sosta dimenandosi piano, ogni tanto combattendo per rimanere lucido e liberarsi.

"Palkia! Gioisci per questo giorno! Perché nelle MIE mani, segneremo una nuova era per la Terra, in cui tutto mi apparterrà! E TU, avrai il grande onore di poter rendere tutto questo possibile!!!" Rise nuovamente come un maniaco, non controllando la sua insaziabile sete di potere. Poi, dalla tasca, tirò fuori una piccola sfera viola, premette un bottoncino al centro e questa si ingrandì, rivelando la colorazione viola sulla parte superiore con due piccole sporgenze ai lati in cima e una 'M' stampata sempre sulla parte superiore: una Masterball.

All'improvviso il prigioniero spalancò gli occhi, che tornarono normali, e per una manciata di secondi la sua mente tornò lucida. Ruggì poderosamente, tanto da costringere gli uomini a indietreggiare per non diventare sordi e usò tutta la potenza che riuscì a concentrare in corpo per liberarsi; la diversità delle gemme tutte di grandezze diverse e la costruzione non precisa dello strumento contribuirono alla rottura prematura della rossocatena, che esplose di seguito in milioni di piccoli frammenti. Palkia, di nuovo libero, si rimise in piedi e allungò il collo, lanciando un urlo furioso e assordante. Provarono di nuovo a fermarlo, ma inutilmente; al colosso bastò un singolo fendispazio e si liberò di tutti quei fastidiosi ospiti.

Non perse altro tempo ed aprì un altro portale dimensionale per fuggire da quella situazione. Il capo del team, scampato per un soffio dall'attacco usando uno dei suoi Pokémon come scudo, era visibilmente su tutte le furie, ma ora non aveva proprio tempo per occuparsi di quei buoni a nulla, non doveva, non POTEVA assolutamente farsi sfuggire la sua principale arma per la rivoluzione.

Gli corse incontro veloce come il vento, e nell'esatto istante in cui il Pokémon stava ormai attraversando il varco dimensionale, gli saltò dietro e lanciò contro la sfera che aveva in mano.

Fu un attimo: la sfera viola toccò il leggendario pokémon e lo trasformò in una fascia di luce rossa, rinchiudendosela al proprio interno. L'uomo allungò una mano cercando di afferrare la sfera al volo, ma nemmeno il tempo di avvicinarsi e la luce accecante prodotta dall'implosione del portale spaziale avvolse tutto, sparendo poi nel nulla più assoluto, senza lasciare altro che un'immagine stampata bene nella mente di tutti. Al loro posto non rimaneva più nulla, nemmeno un granello di polvere.

Calò nuovamente la calma, la tempesta di sottofondo sembrava quasi inesistente tanta era stata l'intensità degli ultimi eventi.

Il trio dei laghi, risvegliato dal loro stato d'incoscienza, scappò via terrorizzato, anch'esso senza lasciare la minima traccia del suo passaggio, se non le schegge delle loro stesse pietre sparse un po' ovunque.

Gli uomini confusi e disorientati si rimisero in piedi e non seppero cosa fare, rimasero a guardarsi tra loro per un po', prima di urlare a gran voce il nome del loro leader e darsi alla ricerca.

______________________________________

Caldo, un caldo asfissiante, e sabbia, sabbia bollente. Queste furono le uniche impressioni che percepì al suo risveglio.

"Dannazione... Palkia!" Imprecò ad alta voce, rimettendosi su.

Barcollò, e per il mal di testa causato probabilmente dal viaggio spaziale, ricadde seduto. Posò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, cercando di riprendersi, mentre con l'altra mano tastò le tasche in cerca della masterball.

Non la aveva più, eppure si ricordava di averla afferrata e messa nella tasca. Cacciò un urlo di rabbia e si rialzò, sbottonò con foga la giacca inzuppata e la gettò via con furia.

"Maledetto, maledetti, maledizione!" Gridò di nuovo, innervosito.

Dopo un po', quando si calmò, si diede qualche colpetto ai pantaloni per pulirsi dalla sabbia e cercò nei dintorni la sfera viola, che non la trovò.

Si arrese finalmente all'idea che non fosse più lì, perciò si guardò in giro, tanto per cercare di capire dove si trovasse. Vedeva solo sabbia. Sabbia, sabbia, chilometri di sabbia e montagne rocciose che non aveva mai visto prima.

Sbuffò di nuovo, mettendosi a riflettere per il prossimo passo, finché ad un certo punto udì dei botti in lontananza, come tante piccole esplosioni in rapida successione. Era un rumore molto forte, il quale era chiaramente udibile anche da molto lontano. Ciò attirò non poco l'attenzione dell'uomo catapultato in quel posto sconosciuto, che decise di andare a darci un'occhiata.

Mosse i primi passi nel luogo deserto, stabilendo come meta la montagna alle spalle dalla quale venivano quegli scoppi strani. Camminò sotto il sole cocente per un bel po', esaminando se ogni duna stesse nascondendo la sua preziosissima arma, non era uno che si arrendeva facilmente. Il calore gli fece sudare molto, e venne costretto a togliersi anche la camicia; se prima era fradicio per la pioggia, ora lo era per il sudore.

L'uomo continuò ad avanzare per quelle che a lui parevano ore, il paesaggio sterile sembrava sempre lo stesso, e lui sembrava non essersi mosso nemmeno di un centimetro.

-Quanto ancora... Dovrò camminare... Sotto questo dannato sole...- pensò, cominciando a perdere i sensi per il caldo; non vedeva più l'ora di trovare un po' d'ombra. Dopo un altro paio d'ore, si avvicinò finalmente alla montagna rocciosa e pelata. La scrutò con attenzione, in cerca di un posto abbastanza riparato per riprendere le forze prosciugate dal sole e dal caldo torrido. Per sua fortuna, dopo un'attenta analisi del posto, notò una specie di tunnel seminascosto, nel quale entrò senza esitazione.

Era molto più fresco lì, e poté finalmente sedersi a riprendere fiato, asciugandosi le grandi gocce di sudore. Una volta che la sua mente tornò lucida, vide che il tunnel proseguiva ancora, e dall'altro lato c'era una pure una luce fioca. La voglia di vedere a cosa portava lo vinse, perciò tirò fuori una pokéball, premette il bottone e fece uscire un canide cornuto, color nero e dall'aspetto aggressivo.

"Houndoom, occhi aperti." Sussurrò al Pokémon facendo un cenno della testa, a cui esso rispose annuendo.

Ma non sapeva che un orecchio ben allenato aveva sentito anche quel lieve sussurro, grazie anche all'eco della caverna.

Arrivarono alla fine del tunnel per essere accolti da una grotta, illuminata da diverse torce, con molte casse ammassate alle pareti, su una delle quali era posata, come per miracolo, la sferetta viola familiare che stava cercando. Sorrise sollevato e avanzò per riprendersela, ma fece a malapena un passo verso la sua preziosa proprietà che da dietro la scatola spuntò un uomo dalla testa coperta da un velo bianco, che imbracciava uno strano oggetto nero dalla forma allungata: aveva un'impugnatura, a cui poco avanti era posizionato un posto adatto proprio ad un dito e terminava con una specie di tubo d'acciaio. Lo sconosciuto gli urlò delle parole incomprensibili in una lingua irriconoscibile, guardando prima l'uomo e poi il Pokémon, con estremo orrore. Caricò e puntò con indecisione lo strumento alla testa dell'uomo, mentre gli occhi erano fissi, spaventati, sul cane dalle sembianze diaboliche, il quale, lo stava fissando a sua volta con ira emettendo continuamente versi minacciosi, con le orecchie raddrizzate per poter captare meglio il prossimo ordine del padrone. Il castano esitò solo un secondo, capendo che se stava usando quell'affare per difendersi, era sicuramente qualcosa con cui era di vitale importanza stare attenti.

Dopo un'attenta riflessione, sembrò aver capito un po' sia di dove fosse che chi fosse quello sconosciuto, grazie alla sua espressione impaurita per suo pokémon, perciò rimase fermo ancora per un po', mentre l'altro gli continuava a chiedere cose nella lingua a lui sconosciuta, aspettando che abbassasse la guardia, e quando fu il momento, decise di farlo fuori.

"Houndoom, rogodenti, ora!" Puntò il dito contro la figura bianca e il Pokémon scattò all'attacco, aprendo la bocca e mostrando le zanne affilate, che vennero poi ricoperte da uno strato di fuoco color rosso scuro. Lo straniero fu terrorizzato dal pokémon e cambiò velocemente bersaglio, puntando l'arma a lui e premendo con il dito il grilletto per azionare il meccanismo. Ne risultarono alcune piccole esplosioni controllate dalla bocca dei tubi d'acciaio, una dopo l'altra, come delle mosse di tipo fuoco ma prodotte da un oggetto. Houndoom schivò per un pelo i proietti, che lasciarono degli evidenti segni per terra, e gli saltò addosso fulmineo, azzannandolo al collo, lasciandosi dietro l'odore di carne viva bruciata e le urla di dolore del malcapitato, che per disperazione buttò via l'arma e lottò inutilmente cercando di salvarsi.

Mentre il Pokémon scuoteva la testa a destra e sinistra vigorosamente, con ancora la sua vittima tra le zanne, l'allenatore prese la sua masterball con un sorrisetto fiero e si girò per andarsene.

Tuttavia, si fermò subito, girando la testa all'indietro per dare uno sguardo a quell'oggetto peculiare che ormai era in terra. Lo prese e se lo rigirò tra le mani, osservandolo bene in ogni sua componente, soppesandolo e cercando di capirne il meccanismo.

Lo puntò contro una scatola, premendo il grilletto; partì una raffica di colpi che andò a frantumarla con un'esplosione, rovinando altre scatole, facendo volare ovunque schegge di legno, cibo contenuto al suo interno e altre cose mai viste. Riuscì a malapena a resistere al rinculo, indietreggiando e cercando di controllare al meglio la forza dell'arma. Tolse poi il dito dal grilletto interrompendo la scarica di proiettili, fissando la nuova scoperta con sorpresa ed entusiasmo. Un'idea si fece largo nella sua mente, sempre più sicura, si diffondeva come una malattia convincendolo sempre più. Un sorriso fu seguito da una risata incontrollata, mentre già pregustava il suo nuovo piano a prova di fallimento. Richiamò il suo Pokémon, arma in spalla, master ball in mano e con uno sghignazzo trionfante lasciò la caverna, pronto più che mai a dissetare la sua pazza ossessione di vittoria.

"Palkia, torniamo nella nostra dimensione."


   
 
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