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Autore: lmpaoli94    12/06/2018    2 recensioni
Correva l’anno 1917.
Mario aveva appena compiuto 21 anni.
Un compleanno destinato a trascorrerlo sulle pendici del Carso.
Il freddo pungente gli oltrepassava i capelli.
I ricordi di una famiglia destinata a rimanere tali.
Doveva combattere una guerra.
Doveva combattere per la patria.
Ma quella sera era diversa.
Diversa perché quella sera avrebbe trovato il suo “angelo caduto dal cielo”.
Ma cosa sarebbe successo se il suo angelo l’avesse portato a limiti che credeva di non oltrepassare mai?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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Mario veniva portato via contro la sua volontà.
Teresa piangeva e gridava dalla disperazione.
«Papà! Perché mi stai facendo tutto questo?!»
La giovane donna era immersa nel suo dolore.
Un dolore straziante che non vedeva nessuna via d’uscita.
«Per imparare a farti ragionare, sciocca che non sei altro» fece il padre mollando uno schiaffo a sua figlia «Imparerai che metterti contro il mio volere non farà altro che portarti dispiaceri.»
«Tu me li stai già portando…» replicò la donna singhiozzando.
«Adesso tornatene in casa. Parleremo più tardi del tuo futuro.»
 
 
Mario fu portato immediatamente dinanzi alla corte marziale.
Cinque giudici lo fissarono con sguardo inquisitorio e pieno di rancore.
«Mario Cerrosi, lei è accusato di diserzione dall’esercito italiano. Come si dichiara?» domandò uno dei giudici.
«Mi dichiaro colpevole, vostro onore.»
«Quindi confessate il vostro reato?»
«E’ inutile fare questo processo. Lo sapete anche voi che sono colpevole. Quindi non perdiamo altro tempo. Condannatemi se volete… Ma vi dirò una cosa: la mia condanna non rimarrà impunita.»
La minaccia di Mario echeggiò nelle orecchie dei cinque giudici.
«Che cosa vorrebbe dire con questo?»
«Ormai la guerra è persa. I miei commilitoni stanno morendo a centinaia ogni giorno. Per colpa di persone inette come voi che vengono pagate per giudicare e uccidere i propri connazionali senza pietà.»
«Ma come si permette? Questo è oltraggio alla corte!»
«Pensatela come volete. La verità è questa.»
Prima che potesse dire altre cose offensive, Mario venne picchiato dalle guardie senza pietà.
«Adesso la finisca!» tuonò il giudice.
«Non basterà picchiarmi per farmi tacere…»
«Ah no? Vedrà che la morte sarà sufficiente… Lei è condannato a morte mediante fucilazione domani all’alba. Che Dio possa avere pietà della sua anima.»
«Dio avrà pietà di me… Ma quando toccherà a voi, la vostra punizione sarà bruciare all’inferno per tutta l’eternità.»
Mario venne scortato contro la sua volontà in cella.
Ormai doveva solo aspettare.
Aspettare che arrivasse la sua ora.
Aspettare che morisse impunemente.
 
 
Teresa non faceva altro che piangere nella sua camera.
Aveva il cuore e l’anima straziata.
Non poteva sopportare che l’uomo di cui si era innamorata stava per morire.
Mentre stava continuando a versare lacrime, qualcuno bussò alla sua porta.
Era sua madre.
«Figlia mia, smettila di piangere.»
«Lasciami andare. Non voglio parlare con nessuno.»
«Non puoi continuare a vivere in questa maniera.»
«Sei tu e mio padre che non fate altro che farmi soffrire.»
Con uno scatto improvviso, la madre di Teresa gli mollò uno schiaffo.
«Ingrata che non sei altro. Come puoi parlare di me e di tuo padre in questa maniera? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te. Non ti abbiamo mai fatto mancare niente. E ci ripaghi così?»
«E voi invece?! Perché devo soffrire in questa maniera? Perché non posso sposare colui che amo? Perché?!»
«Perché devi rispettare il volere di tuo padre.»
«E se io non volessi?»
«Hai visto cosa è successo, no? Vuoi peggiorare ulteriormente la situazione?»
Teresa non disse una parola.
Era profondamente arrabbiata e scossa.
Si ammutolì definitivamente appena vide suo padre entrare nella sua stanza.
«So che mi odi profondamente… Te ne do atto. Ma vedrai che un giorno mi ringrazierai.»
«Ringraziarti? E per cosa? per avermi fatto soffrire?»
«Per averti insegnato a ragionare. Se finivi con lo sposare quel cialtrone, avresti sofferto la fame tutta una vita. Invece, hai la possibilità di sposare un uomo ricco e potente.»
«Preferisco morire di fame e sposare un uomo che amo che vivere tutta una vita insieme ad un uomo che non amo.»
«Bene, se è così che la pensi, perché non te ne vai dal tuo amore?»
«Cosa?»
«Domattina verrà condannato a morte tramite fucilazione… Non hai molto tempo.»
Teresa preferì non rispondere evitando di mancare di rispetto ancora una volta a suo padre.
«Allora? Non dici niente?»
«Lasciatemi sola. Immediatamente.»
«Va bene, come vuoi tu. Andiamo Frediana. Lasciamola sola.»
Quando la madre di Teresa se ne fu andata, il padre della donna si avvicinò a sua figlia per sussurrargli qualcosa di segreto.
«Quando il tuo fidanzatino non sarà più un problema per nessuno, ti spedirò dalle suore finché non avrai capito il rispetto verso la tua famiglia. Mi hai capito?»
Nel sentire questo, Teresa cadde nel più profondo sconforto, ripensando a come i suoi ultimi momenti di vita avevano preso una brutta piega.
 
 
La notte in cella era insopportabile.
Il freddo umido delle montagne rendeva impossibile poter dormire.
Se la temperatura non si fosse alzata un minimo, Mario sarebbe morto congelato.
Senza una coperta.
Senza nessun messo per scaldarsi.
Solo le sue poche vesti.
Era davvero frustante morire in quel modo.
Ma cosa poteva fare altrimenti?
Gli mancava Teresa.
Gli mancavano i suoi dolci occhi e il suo sorriso felice.
Doveva fuggire da quella prigione.
Giusto per passare gli ultimi attimi con lei.
La cella era malandata e sporca e le sbarre di ferro ormai erano poco resistenti.
Mario le aveva notate grazie all’umidità che si celava là dentro.
Gli bastò circa un’ora per poter evadere.
Nessuno lo controllava.
Nessuna guardia che faceva da sentinella.
Solo in mezzo al nulla.
Una volta uscito, si gettò fuori dalla finestra della sua cella.
Fortunatamente era al primo piano.
Riportò solo leggere ferite alle braccia e alle gambe.
Era libero.
Libero di andare dalla sua amata.
Adesso nessuno poteva fermarlo.
Ci mise un’altra ora prima di arrivare dinanzi la sua casa.
Le luci erano tutte spente.
Dovevano essere tutti a dormire.
Per attirare l’attenzione della donna, Mario tirò dei sassolini alla sua finestra di camera.
Dovete aspettare un po’ prima che si affacciò.
«Mario, sei proprio tu?» domandò la giovane donna trattenendo a stento la felicità.
«Sì Teresa, sono io. Ti prego aprimi.»
«Ma sei i miei genitori ci scoprono?»
«Non succederà niente. Non ti preoccupare.»
«Aspettami lì. Scendo io.»
 
 
Una volta scesa in salotto, Teresa aprì accuratamente la sua porta di casa evitando di svegliare i suoi genitori.
Doveva fare molta attenzione visto che la porta d’ingresso faceva molto rumore.
Una volta che si trovò dinanzi l’uomo, Teresa non poté trattenere la sua gioia.
«Mario, pensavo di non rivederti mai più» fece la donna mentre lo stava abbracciando.
«Fortunatamente sono riuscito ad evadere. Non potevo sopportare di non rivederti mai più.»
«Lo stesso vale per me… I miei genitori mi hanno condannato a passare in un monastero finché non avrò imparato il rispetto per loro. Ma a me non interessa. Io voglio solo te. Te e nessun altro.»
«Teresa, da quando ti ho visto a quella festa, non ho fatto altro che pensare a te. La tua bellezza mi ha ammaliato.»
I due giovani si guardarono con occhi pieni di piacere.
«Ti voglio, Teresa. Ti voglio ora…»
«Non possiamo farlo in camera mia. Rischiamo di svegliare i miei genitori… Ma c’è un parco qui vicino. Lì non ci disturberà nessuno.»
«Ovunque tu vuoi, basta rimanere insieme. Andiamo.»
 
 
Anche se era molto freddo, Mario e Teresa riuscirono a trovare un posticino appartato.
Era notte fonda.
Una notte illuminata solo dalla luna e dalle stelle.
«Teresa, questa potrebbe essere l’ultima notte insieme a te.»
«Mario… perché dici questo?> domandò la ragazza spaventata.
«L’intera vallata è guardata a vista dai soldati italiani. Se mi trovano, rischio che mi uccidano all’istante.»
«No, non è possibile…»
«Invece è così. Forse in questo momento mi stanno già cercando… Non possiamo perdere altro tempo.»
Teresa fissava l’uomo con sguardo intenso.
«No Mario, non permetterò che tu muoia.»
«Adesso però basta pensare la peggio. Pensiamo solo a noi.»
Una volta smesso di parlare, Mario iniziò a baciare la sua amata con insistenza.
«Fammi tua, Mario.»
Ai due giovani non gl’importava il freddo che andava a sfiorare la loro pelle.
Il loro calore era abbastanza sufficiente per non rischiare di congelarsi.
Una volta che i due furono completamente svestiti, la loro passione aumentò sempre di più.
I loro baci e i loro abbracci continuarono per tutta la notte.
Fino a quando una sirena in lontananza non richiamò la loro attenzione.
Alcuni soldati stavano pattugliando la zona.
«Mario, cosa sta succedendo?»
Ascoltando le voci, Mario capì che i genitori di Teresa aveva chiamato la polizia.
«Teresa, ci stanno cercando» fece l’uomo allarmato.
«Chi ci sta cercando?»
«I tuoi genitori hanno chiamato la polizia. Dobbiamo andarcene immediatamente.»
I due giovani ragazzi si rivestirono molto velocemente.
Il panico si era già impadronito della giovane donna.
«Mario, se ci beccano…»
«Non permetterò che tu finisca nei guai per colpa mia, Teresa.»
«Ormai ci sono già nei guai, Mario. La nostra vita è appesa un filo.»
«No, Teresa. Tu vivrai. Non permetterò che ti uccidano per colpa mia.»
I poliziotti si stavano dirigendo verso il parco.
«Avanti, scappiamo.»
I due giovani ragazzi correvano a più non posso.
Una volta usciti dal parco, notarono una pattuglia di soldati che li stava inseguendo.
«Teresa, corri!»
Ma la ragazza non riusciva a correre come Mario.
Era troppo lenta.
«Mario, non ce la faccio.»
«Devi resistere. Fallo per me.»
«Mi sa che mi sono slogata una caviglia… Sento un gran male.»
Infatti, la caviglia sinistra della ragazza si era gonfiata paurosamente.
«Vattene Mario. Lasciami qui.»
«Non ci pensare nemmeno.»
Mario e Teresa riuscirono a nascondersi nei boschi fuori città.
Ma i loro minuti erano contati.
I soldati e i poliziotti addetti alla loro ricerca stavano aumentando sempre di più.
«Mario… Non abbiamo via di scampo. È finita.»
«No. Non permetterò che finisca così.»
«Ci uccideranno…»
«No! Tu vivrai. Mi hai sentito?»
Teresa avrebbe voluto che il suo uomo dicesse la verità.
Ma sapeva benissimo che non era così.
«Ascoltami Teresa, devi continuare a stringere i denti. Mentre io distraggo i soldati, tu devi continuare a scappare.»
«Cosa?! Non se ne parla nemmeno!»
«Ti prego Teresa, fai come ti dico io.»
«Come posso scappare se non riesco nemmeno a reggermi in piedi?»
Mario prese il viso della sua amata fissandola con ardore.
«So che puoi farcela… Hai una forza di volontà incredibile.»
«Ma Mario…»
«Adesso vai. Smettila di indugiare prima che sia troppo tardi.»
Non c’era modo di far cambiare idea a Mario.
Non dopo che si metteva in testa una cosa.
Era più testardo che mai.
«Mario… non voglio abbandonarti…»
«Ci rivedremo, Teresa… Qui o in un’altra vita.»
Quando alla fine Teresa si convinse che doveva lasciarlo, lo baciò un’ultima volta.
«Adesso vai.»
La giovane donna riusciva a malapena a camminare.
Ma non gl’importava di soffrire.
Doveva farlo per lui.
Non poteva deluderlo.
Quando Mario saltò fuori dal suo nascondiglio, si ritrovò dinanzi una moltitudine di soldati armati.
Non riuscì a dire nemmeno una parola che decine e decine di pallottole si conficcarono nel suo corpo.
Mario era morto così.
Morto per amore di una donna.
Avrebbe voluto far guadagnare altro tempo alla sua amata.
Ma era stato tutto inutile.
Purtroppo per lui, il suo sacrificio era stato inutile.
Subito dopo, i soldati trovarono anche Teresa, immersa nella sua disperazione e nel suo dolore.
«L’abbiamo trovata» fece uno dei soldati richiamando i suoi.
Ma la donna non voleva essere trovata.
Se l’avessero presa con loro, l’avrebbero rispedita a casa dei suoi genitori.
Non voleva passare il resto della sua esistenza in convento.
Ormai non aveva più senso rimanere in vita.
Il suo amato era morto.
E fu così che, riuscendo a disarmare il soldato che la stava trascinando contro la sua volontà, la giovane donna si sparò in pieno stomaco, morendo anche lei in quella tragica notte di metà autunno tra il freddo pungente e il vento impetuoso.
   
 
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