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Autore: XtinaA    13/06/2018    5 recensioni
-Mister Eustass, Mister Killer, vi aspettavamo.- fece lei e Kidd grugnì già irritato. Odiava il modo in cui i robot si rivolgevano agli uomini ed immaginò mentalmente di smontare la donna bullone dopo bullone con immensa soddisfazione.
-L'agente BX06446 è pronto e aspettavamo il vostro arrivo per metterlo in funzione. E' il nuovo modello di robot-guardia e con una efficenza superiore del venti percento rispetto al modello precedente.-
-Ma falla finita.- disse Kidd. Il cyborg non si scompose minimamente ma inviò un certo impulso all'automa di cui parlava.
Nella stanza affianco tale automa apriva per la prima volta i suoi occhi grigi e si accingeva a compiere la sua prima missione. Quando Kidd lo vide lo fissò per niente colpito dalla tanto decantata efficenza di questo ultimo modello. Per lui sarebbe stato solo un fottuto carceriere e per questo lo odiava a morte a prescindere dalle sue prestazioni.
-Il mio nome è Trafalgar Law e sono stato attualmente assegnato all'umano chiamato Eustass Kidd.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lui Dressrosa, anno 3059


Kidd risaliva la collina verdeggiante senza dare il minimo segno di cedimento, nonostante stesse camminando ormai da quaranta minuti abbondanti.
Killer glielo diceva spesso che era pazzo ma lui non poteva capire. Era vero che avrebbe potuto prendere la moto volante e risparmiarsi la fatica ma durante il tragitto avrebbe finito col ripensare per l'ennesima volta proprio a quella cosa che voleva invece dimenticare. Lo sforzo fisico lo aiutava a rilassarsi e a distrarsi soprattutto.
I capelli, di un rosso intenso come il colore della lava incandescente, svolazzavano al vento frustandogli la faccia ma non gliene importava assolutamente nulla. Erano mesi che non li tagliava ed ormai erano lunghi oltre le spalle e simili ad una cascata di fuoco liquido. Le uniche cose che continuava a fare nonostante tutto erano radersi e truccarsi come aveva sempre fatto anche prima di incontrarlo, anche prima dell'inizio della fine.
Finalmente arrivò in cima alla collina dove la brezza era più forte e i caldi raggi del sole colpivano i fiori facendo risaltare i loro colori. Ma lui non era lì per quello.
Al riparo da occhi indiscreti vi era una grande croce metallica alta più o meno quanto lui e perfettamente lucida. Lungo i bordi vi erano delle scritte in una lingua che nessuno parlava più ma che un tempo veniva usata in un piccolo regno chiamato Flevance. Quel piccolo regno non esisteva più e sotto quella croce vi era sepolta l'ultima persona nata lì.
O meglio l'ultimo cyborg costruito lì visto che Trafalgar Law non era stato un comune essere umano come Kidd ma era fatto di acciaio ricoperto di un tessuto così simile alla pelle da farlo sembrare come tutti gli altri.
E per Kidd era stato tutto fuorché un cyborg.
Stappò una bottiglia di whisky e la rivolse verso la croce in un gesto simile ad un brindisi. Eustass Kidd non sapeva bene perché ogni fottuto giorno da un anno e mezzo ormai si recava lì.
Odiava quella croce e tutto quello che rappresentava ma quando la guardava il colore grigio del metallo che la componeva gli riportava alla mente gli occhi di Law e poteva fare finta che non fosse successo niente, che lui fosse ancora al suo fianco e che l'incidente non ci fosse mai stato.




 Diciotto mesi prima

-Ancora non capisco perché devo portarmi a casa uno di quei rottami. Ho sentito che parlano davvero tanto.- disse scocciato Kidd mentre entrava in un enorme negozio con le mani incrociate dietro la nuca e l'aria infastidita.
Davanti a lui Killer sospirò rumorosamente. Era almeno la decima volta nell'arco degli ultimi cinque minuti che Kidd gli poneva la stessa fottuta domanda e sembrava deciso a non voler capire.
-Perché questo è l'unico modo affinché tu non finisca in carcere e ti giuro amico che è meglio sopportare un cyborg che parla troppo ma stare ai domiciliari piuttosto che marcire in quel posto di merda.- gli disse il biondo.
Kidd scosse la testa. Aveva avuto ragione suo padre a dirgli che se non avesse rigato dritto nella sua vita si sarebbe ritrovato in un mare di guai.
E cosa poteva esserci di peggio che essere costretto a subire la sorveglianza di un maledetto ammasso di ferraglia?
La cosa che odiava maggiormente era proprio il fatto che il cyborg si fossero diffusi a macchia d'olio. Ormai avevano sostituito gli umani nelle forze dell'ordine, nell'esercito, negli ospedali e perfino al governo di ogni nazione esistente. Del resto loro non si sarebbero fatti trascinare dall'egoismo o da altri sentimenti tipicamente umani, facendo così le scelte migliori per la stesura delle leggi o durante la loro applicazione.
Ma era forse sbagliato provare qualcosa anche se di negativo? La soluzione era veramente quella di mettere esseri senz'anima prima degli uomini?
No, Kidd non riusciva a fidarsi e di certo non lo avrebbe fatto solo perché era costretto a tenersene uno in casa.
Percorsero in silenzio il corridoio fino a ritrovarsi davanti ad un gabbiotto in cui un cyborg-donna di ultima generazione dai lunghi capelli neri e  gli occhi azzurri entrava nel sistema di sorveglianza per monitorare tutto e contemporaneamente organizzava il lavoro dei dipendenti per le settimane successive.
-Mister Eustass, Mister Killer, vi aspettavamo.- fece lei e Kidd grugnì già irritato. Odiava il modo in cui i robot si rivolgevano agli uomini ed immaginò mentalmente di smontare la donna bullone dopo bullone con immensa soddisfazione.
-L'agente BX06446 è pronto e aspettavamo il vostro arrivo per metterlo in funzione. E' il nuovo modello di robot-guardia e con una efficenza superiore del venti percento rispetto al modello precedente.-
-Ma falla finita.- disse Kidd. Il cyborg non si scompose minimamente ma inviò un certo impulso all'automa di cui parlava.
Nella stanza affianco tale automa apriva per la prima volta i suoi occhi grigi e si accingeva a compiere la sua prima missione. Quando Kidd lo vide lo fissò per niente colpito dalla tanto decantata efficenza di questo ultimo modello. Per lui sarebbe stato solo un fottuto carceriere e per questo lo odiava a morte a prescindere dalle sue prestazioni.
-Il mio nome è Trafalgar Law e sono stato attualmente assegnato all'umano chiamato Eustass Kidd.-


Nei primi giorni di quella convivenza forzata Kidd non cambiò la sua idea riguardo i cyborg, nonostante Trafalgar non fosse come lo aveva immaginato. Solitamente gli automi erano programmati per sembrare esattamente umani e per questo erano ciarlieri, vivaci e con un'intelligenza molto sviluppata.
Trafalgar era sicuramente molto intelligente ma parlava poco e si limitava a studiare Kidd da lontano, nonché mandare i suoi cazzo di rapporti digitali alla centrale di polizia.
Dialogavano dunque poco e quando capitava generalmente il rosso finiva per andare via dalla stanza decisamente infuriato. Se aveva sempre considerato i cyborg come altezzosi e rigidi, Trafalgar li batteva decisamente tutti in quanto a stronzaggine.
Univa ad un modo di fare sempre calcolato una certa dose di arroganza con cui gli diceva quello che poteva fare o meno e questo Kidd lo detestava profondamente perché era uno spirito libero e nessuno poteva dargli ordini.
-Certo che sei veramente uno scassapalle! Sempre lì a controllare quello che faccio.- aveva sbottato il rosso esasperato.
-Non sono stato programmato per controllare quello che fai, ma per assicurare che tu sconti la tua pena in modo corretto.- replicò il cyborg per niente intimorito.
-Mettila come ti pare, ammasso di ferraglia mal riuscito, ma trovo dannatamente irritante avere qualcuno che mi sta sempre con il fiato sul collo.-
-Avresti dovuto pensarci prima di commettere i reati per cui sei stato punito allora.-
-Fai anche lo spiritoso adesso?-
-Io dico solo le cose come stanno. Se non volevi avermi tra i piedi avresti dovuto semplicemente rifletterci per bene, oppure evitare di farti beccare.-
A Kidd cadde di mano il pacco dei biscotti da cui stava mangiando per la sorpresa. Era assolutamente impensabile che un fottuto cyborg lo prendesse per il culo per quello che gli era successo.
Si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò al cyborg sovrastandolo in tutta la sua altezza. Diede un pugno al muro alle spalle del moro senza staccare gli occhi da quelli dell'altro.
-Non ti azzardare mai più a prendermi per i fondelli, maledetto rottame! Non credere di essere migliore di me solo perché hai un cazzo di super cervello!- disse ringhiando.
-Non sono convinto di essere migliore di te: so di esserlo e di certo non solo per la mia intelligenza superiore.- rispose il cyborg senza scomporsi minimamente davanti alla furia omicida del rosso.
Kidd non aveva mai conosciuto nessuno che non lo temesse per via della sua corporatura massiccia, la faccia truce e l'indole aggressiva ma quell'automa sembrava convinto di potergli tenere testa.
-Ah si? Sai una cosa allora? Sei solo un ammasso di ferraglia e questo ti rende automaticamente inferiore a me. La carne, il sangue e il cuore non possono essere sostituiti da due fili del cazzo ed un computer nel cervello. Tu vali meno di zero e lo stesso vale per tutti quelli come te.- disse poi allontanandosi per andare nella sua stanza.
Law rimase lì accanto al muro a riflettere sulle sue parole e si chiese se fosse davvero così. Da quando era stato costruito nessuno aveva mai fatto vacillare le sue certezze in quel modo. Cercò di analizzare il comportamento di Kidd per capire come mai odiasse così tanto i robot, ma non riusciva a trovare una risposta.
Com'era possibile che un essere praticamente perfetto come lui fosse inferiore ad uno come Kidd? Il fatto di non provare emozioni umane forse lo poneva più in basso degli uomini nella scala evolutiva? E poteva davvero far parte di quella stessa scala lui che non esisteva in natura ma era frutto della mente umana?
Non lo sapeva ed era sicuro che non era normale per un cyborg fare certi pensieri.



Durante il mese successivo le cose rimasero in una situazione di stallo, e Kidd trascorreva le sue giornate cercando di stare il più lontano possibile dal suo coinquilino-guardia. Non riusciva proprio a farselo piacere, anche se qualche volta in cui si era ritrovato a fissarlo, per noia o per tenerlo d'occhio perché non si fidava, aveva quasi finito per dimenticarsi che si trattava di un cyborg. Come poteva una macchina avere quel profilo così elegante e soprattutto quei fottutissimi occhi così chiari che quasi Kidd ci si sarebbe potuto specchiare se avesse voluto?
Era colpa di quei due pozzi se Kidd si ritrovava a pensare un po' troppo spesso a quell'automa. Averlo in casa ventiquattro ore su ventiquattro, se non quando Law era costretto a recarsi alla centrale per stilare dei rapporti più dettagliati di quelli che inviava quotidianamente, non aiutava di certo. Lo odiava ma si sentiva stranamente attirato da lui e questo non era un bene.
Killer glielo aveva sempre detto che lui non era normale e che non era in grado di instaurare rapporti normali, se non con un numero di persone che si potevano veramente contare sulle dita di una mano, e dopo un matrimonio fallito alle spalle e numerose amicizie troncate il rosso era certo che Killer aveva sempre avuto ragione su quel punto; allo stesso tempo ritrovarsi a pensare troppo spesso ad un automa era qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Innanzitutto perché lui odiava quelli ammassi di metallo e poi perché... beh, ok che era un tipo particolare ma provare quella strana sensazione per un cyborg era davvero troppo perfino per i suoi standard!
Non poteva credere di essere arrivato fino a quel punto.


Trascorse un'altra settimana in cui Kidd cercò di ridurre ai minimi termini i contatti con il cyborg. Mangiava in camera sua e usciva solo per recarsi in bagno o quando Law non c'era.
Non era da lui fuggire, ma non sapeva come diavolo affrontare quello che gli stava capitando e quelle macchine in generale, e pensare di non riuscire a schifarne uno come aveva sempre fatto lo mandava fuori di testa.
Sentì Law bussare alla sua porta e grugnì un -Cosa vuoi?- poco amichevole.
-Sto andando alla centrale. Hai bisogno di qualcosa?-
-No.- fu la sua laconica risposta.
-Hai intenzione di uscire da quella stanza o ci vuoi crepare là dentro?- gli chiese Law spazientito ed Kidd sbarrò gli occhi per la sorpresa. Cosa diavolo significava quel tono?!
-Sparisci se non vuoi che ti faccia arrivare alla stazione di polizia a suon di calci.- replicò e Law si trattenne dal prendere a pugni la porta solo perché capì che non sarebbe servito a nulla.
Si avviò verso la stazione con una fastidiosa pioggerellina che gli bagnava i capelli e se fosse stato umano probabilmente avrebbe rabbrividito per i vestiti che si bagnavano e le gocce che gli colavano sul viso. Ma la cosa non lo infastidiva minimamente, immaginava però che ad esempio uno come Eustass avrebbe imprecato ad ogni passo, e gli avrebbe anche detto che era un coglione perché non aveva preso l'ombrello.
C'era da dire che per la sua prima missione lo avevano affiancato ad un umano molto strano e di cui non comprendeva affatto i comportamenti. Solitamente li capiva alla perfezione grazie alle informazioni immagazzinate nel suo cervello, ma Kidd era totalmente diverso da quelle centinaia di modelli di persone che aveva analizzato. Era un tipo fuori dagli schemi e totalmente oltre il controllo sia suo che di chicchessia.
Non aveva mai creduto che esistessero umani così schizzati, sia in senso cattivo che buono, ed anche così fottutamente libero di decidere cosa fare della sua vita. Aveva uno spirito avventuriero e battagliero che avrebbe potuto assimilare solo ai pirati che erano vissuti diverse centinaia di anni prima.
Forse era per quello che non riusciva a smettere di pensarci. Forse lo invidiava? No, non era possibile che lui, un essere perfetto e praticamente destinato a non morire mai, volesse essere come lui. Perché avrebbe voluto essere di carne e sangue e destinato a diventare cibo per vermi?
Forse perché sarebbe stato più simile a lui e sarebbe stato meno strano quello strano attaccamento irrazionale che stava sviluppando nei suoi confronti?
Avvertì tramite il suo collegamento con la cavigliera elettronica di Kidd che il rosso era uscito fuori di casa e si fermò di colpo. Si chiese cosa diavolo stesse pensando di fare quel grosso imbecille se sapeva benissimo di non poter neppure sporgere il naso fuori di casa senza un permesso speciale, e soprattutto non senza una guardia.
Fece dietrofront mettendosi a correre per raggiungerlo prima della pattuglia di polizia. Corse più veloce che poté nonostante la pioggia si stese facendo più insistente e rendessero scivoloso l'asfalto. Corse come non aveva fatto per cercare di capire cosa avesse portato Eustass fuori di casa, chiedendosi se non avesse bisogno di aiuto.
Corse fino a quando non vide una macchia rossa farsi sempre più nitida mano a mano che si avvicinava e lo vide dritto, con le braccia che penzolavano mollemente lungo i fianchi, e il viso sollevato verso il cielo con le gocce che cadevano pesantemente sugli occhi truccati e le guance che parevano solcate da lacrime.
Law rallentò il suo passo e si avvicinò molto lentamente a quello spettacolo bellissimo a cui stava assistendo. Il rosso aveva i vestiti zuppi che aderivano al suo corpo muscoloso e perfetto come pochi e Law quasi fu tentato di non spezzare quel momento.
Ma Kidd si accorse della sua presenza e si voltò a fissarlo. -E tu cosa ci fai qua?- gli chiese.
-Potrei farti la stessa domanda. Non puoi uscire qua da solo, lo sai?- disse gelido come solo lui sapeva essere.
-Non avevo voglia di stare in casa. Troppi pensieri.- disse passandosi una mano tra le ciocche di fuoco.
-Stare qua ad inzupparti in che modo ti aiuterebbe?- fece il cyborg sarcastico e facendo qualche passo verso il rosso.
-Non avvicinarti.- ringhiò Kidd.
Law inclinò la testa da una lato non capendo il senso delle sue parole, o meglio la ragione e la logica dietro quella parole.
-Perché?-
-Perché è colpa tua se non riesco a smettere di pensare.- gli disse con la voce che somigliava ad un ringhio animalesco. Law continuava a non capire e fece qualche altro passo.
-Che ti prende, Eustass?- gli domandò sperando in una risposta più chiara.
Kidd smise di ringhiare e lo fissò come se fosse felice e allo stesso tempo triste di vederlo lì con lui e non seppe cosa dire. Cosa poteva dire che non lo facesse sembrare un pazzo?
Afferrò le spalle di Trafalgar e lo avvicinò a sé per dargli un bacio. Aveva sempre immaginato che Law sarebbe stato freddo come il metallo di cui era fatto ed invece le labbra erano calde, anche se non come le sue, e perfino il suo viso era più liscio di come se lo sarebbe aspettato mentre ne ripercorreva i contorni.
Law dischiuse la bocca per accogliere la lingua dell'altro che esplorò la sua cavità orale prima di intrecciare la sua lingua a quella del moro.
-Ecco cosa diavolo succede.- disse quando fu costretto a staccarsi per respirare e per non rischiare di eccitarsi troppo là in mezzo alla strada in cui se fosse stata una bella giornata avrebbero rischiato di dare spettacolo.
-E' questo che ti preoccupa?- gli chiese l'automa.
-Decisamente sì, visto che non è normale!-
-E credi che per me non sia lo stesso? Credi che anche io non mi senta strano in questo momento? Credi che io sia stato progettato per provare qualcosa?- rispose Law ma Kidd non poté rispondere che un'intera squadra di poliziotti cyborg si avvicinò con fare minaccioso.
Erano i membri della squadra speciale Vinsmoke conosciuta per essere mandata solo in casi di soggetti estremamente pericolosi e ribelli.
-Eustass Kidd, hai violato i termini del tuo accordo oltrepassando il perimetro della tua abitazione.- disse quello con i capelli rossi che con tutta probabilità era il capo.
-Sai quanto me ne frega.- disse Kidd arrogante.
-Aspetta Ichiji Vinsmoke.- disse Law cercando di distogliere l'attenzione della squadra dall'umano per evitare che dicesse altro di compromettente.
-Il soggetto è uscito con me, non vedi?-
-E perché tu non hai richiesto l'autorizzazione allora?- aveva chiesto la donna con i capelli rosa perfettamente acconciati nonostante la pioggia.
-Non ho potuto perché stavamo giusto venendo in centrale per altre questioni che non vi riguardano.- disse il moro e Kidd si chiese perché stesse mentendo per proteggerlo, visto che stava mettendo nei guai anche se stesso con quella storia.
-A me sembrano tutte una marea di cazzate.- disse quello con i capelli verdi.
Law cercò di elaborare un piano che gli permettesse di uscire da quella situazione nel minor tempo possibile, ma era difficile trovare qualcosa che non implicasse violenza ed un scontro fisico.
Entrò nel circuito della rete elettrica manomettendolo e facendo saltare in aria i pali della luce, che levitavano a circa tre metri da terra, e l'onda d'urto spedì il cyborg contro la parete. Controllando i cavi elettrici colpì quello con i capelli blu facendolo sovraccaricare e andare in corto circuito, mentre altri cavi andavano ad avvolgersi come serpenti attorno ai corpi di quello con i capelli verdi e della donna.
Restava solo quello con i capelli rossi a sbarrargli la strada e Law pregò di avere ancora abbastanza energia per metterlo al tappeto. Il cyborg intanto aveva deciso di usare le maniere forti e di non sottovalutare i suoi avversari. Il suo braccio destro si era trasformato in una mitragliatrice mentre quello sinistro in una sega elettrica che ruotava e lanciava scintille e sembrava pronta a colpire.
Kidd capì di ritrovarsi in una situazione di svantaggio e, nonostante cercasse di far lavorare il suo cervello alla massima velocità, era chiaro che non ne sarebbe uscito vivo arrivato a quel punto. Ma comunque non si sarebbe arreso e avrebbe fatto di tutto per cercare di salvarsi il culo.
In altre circostanza probabilmente non avrebbe esitato nel darsela a gambe e non certo per paura ma per puro e semplice istinto di sopravvivenza e avrebbe abbandonato Trafalgar al suo destino, ma vedere come il cyborg di Flevance si batteva anche per lui gli impediva di abbandonarlo.
Si diede mille volte dell'idiota mentre richiamava a sé la sua moto volante tramite il comando inserito negli occhiali da aviatore che indossava sempre quando usciva.
Un proiettile lo colpì di striscio alla guancia destra, e solo grazie alla sua prontezza di riflessi non lo centrò dritto in mezzo alla fronte.
Un altro proiettile era lanciato contro il suo petto e solo l'intervento di Law stavolta lo salvò da morte certa.
-Ho chiamato la mia moto, ma è a casa di Killer e ci metterà qualche minuto per arrivare, che cazzo facciamo?!- chiese a Law attraverso la pioggia scrosciante.
-Cerchiamo di liberarci di questo pagliaccio.-
-Ah si, e come conti di farlo? Glielo chiedi per favore?!- disse Kidd.
-No, ho in mente un piano ma mi serve il tuo aiuto e bada bene che non so neanche se ci riusciremo.-
-Ok, le imprese folli sono il mio forte. Cosa devo fare?-
-Distrarlo per almeno quaranta secondi. Ce la fai?-
-Te ne posso dare al massimo trenta, fatteli bastare!- gli disse Kidd prendendo un grande frammento metallico che era appartenuto ad uno dei lampioni ormai distrutti. Lo utilizzò come scudo mentre si avvicinava al cyborg rosso.
-Ehi butto ammasso di ferraglia arrugginita!- urlò attirando l'attenzione del Vinsmoke -Non è me che vuoi? Vieni a prendermi, bastardo!- lo provocò.
Il cyborg attivò il turbo e gli diede un pugno sul ventre che però impattò contro lo scudo improvvisato. -Non fai più tanto lo spaccone ora che sei solo vero?- continuò per cercare di distrarlo.
-Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per occuparmi di uno come te.- disse Ichiji segando in due lo scudo e con esso anche il braccio di Kidd.
L'urlo che lanciò Kidd sovrastò il rumore della pioggia battente ed arrivò come una stilettata alle orecchie di Law che ultimava il suo compito. Mentre il cyborg dai capelli rossi si apprestava a giustiziare Kidd con le sue mani, le due parti dello scudo improvvisato si sollevarono dall'asfalto e lo colpirono sul viso così come gli altri frammenti dei pali della luce che venivano attirati da lui come una calamita. Si ritrovò sommerso da frammenti metallici e perfino i corpi dei suoi fratelli cyborg gli andarono addosso ricoprendolo insieme a qualsiasi oggetto presente nella strada.
Law salì sulla moto volante di Kidd e recuperò il corpo privo di sensi del rosso prima di venire attirato dalla sua stessa trappola. Quella di invertire la polarità del corpo di Ichiji per renderlo un'enorme calamita era stato un colpo di genio ma non riusciva a congratularsi con se stesso, visto che Kidd era mortalmente ferito.


Fu solo grazie alle conoscenze mediche presenti nel sistema di Law che quella sera Eustass Kidd non morì. Era riuscito, grazie anche all'aiuto di un altro cyborg chiamato Penguin che aveva come mansioni principali proprio quella di medico, a salvarlo anche se era privo di un braccio.
Quando il rosso si era risvegliato, ormai fuori pericolo e al sicuro in un'altra città, aveva scoperto la triste verità.
Non aveva preso bene la cosa e aveva dato di matto, accusando Law di essere il solo ed unico responsabile della sua condizione anche se in cuor suo sapeva che se non fosse stato per il cyborg non avrebbe perso solo il braccio ma la vita stessa.
Era difficile però accettare la cosa e vedere in Law un capro espiatorio su cui sfogare la sua rabbia era l'unica cosa che lo faceva stare meglio, meno furioso anche con se stesso.
-Puoi urlare quanto ti pare Eustass, ma sappiamo bene entrambi che non è stata colpa mia. Anzi se tu non fossi uscito di casa senza pensare alle conseguenze delle tue azioni ora non saremmo due fuggitivi.-
-Vaffanculo Trafalgar!- fu l'unica risposta di Kidd.
-Quanto credi che ci metteranno per trovarmi tramite la rete? Credi forse che sia il il tuo nemico? Verranno a prenderci entrambi.-
-Non me ne frega un cazzo! Così almeno è più facile odiarti, e smettila di dire che non è colpa tua! Io DEVO odiarti, non lo capisci?!- urlò il rosso e Law fu colpito da quelle parole, al punto da avvicinarsi a Kidd e mollargli un pugno.
-Non devi odiarmi, razza di bastardo.- disse e Kidd non riusciva a staccare gli occhi da quei pozzi plumbei che lo guardavano con severità e freddezza.
-Non posso fare altrimenti.- rispose Kidd mentre accarezzava le ciocche corvine dell'automa prima di baciarlo. Anche se cercava di non mostrare a parole ciò che sentiva i suoi gesti non potevano mentire.


Law gli restò accanto durante la sua convalescenza e lo aiutava quando erano costretti ad andare via di città in città. Riusciva ad anticipare sempre i loro inseguitori grazie al suo super-cervello che poteva immettersi nella rete e scoprire molto prima quando le guardie avrebbero fatto irruzione nei loro rifugi, e delle volte riusciva perfino a depistarli mandandoli parecchio lontani da dove si trovavano loro.
Kidd si stupiva ogni volta e allo stesso tempo era segretamente orgoglioso di quello che il suo cyrborg faceva.
Grazie a lui non li trovarono mai e il rosso poté rimettersi perfettamente. Avere al suo fianco un cyborg con tali competenze mediche aveva sicuramente agevolato la sua guarigione e contava anche il fatto che, come amava dire lui, l'erba cattiva non moriva mai.
Vivevano una vita movimentata ed avventurosa che a loro piaceva e, per quanto fosse strano, si sentivano quasi come una coppia. Avevano ormai capito che il fatto che Law non fosse umano non era un ostacolo, e non potevano farci niente se provavano quell'attrazione reciproca e quelle sensazioni quando stavano insieme.


Visto che lui non poteva guidare era Law a condurli ovunque volessero a bordo della moto rossa di Kidd. Il rosso si appoggiava alla sua schiena e cercava di dimenticare che non era altro che un uomo a metà senza alcun futuro e braccato da più parti. Non avrebbe voluto trascinare anche il cyborg in quella situazione, ma da una parte era segretamente contento che le loro strade non si fossero separate e che avessero l'opportunità di stare comunque insieme.
Per il primo periodo si rifugiarono in una cittadina di mare chiamata Sabaody in cui però i cyborg venivano anche venduti come schiavi e questo aveva finito per irritare terribilmente entrambi, Law per via della sorte che spettava a quelli come lui, e Kidd per le brutture che era costretto a vedere in quel posto in cui tutto coperto da una fitta nebbia di omertà e si fingeva che andasse tutto bene. Se pensava che anche Law sarebbe potuto essere venduto gli ribolliva il sangue nelle vene e gli veniva una gran voglia di spaccare tutto.
Dopo che Kidd fu fuori pericolo ed ebbero scongiurato il rischio di infezioni alla spalla lasciarono infatti quel posto marcio e si trasferirono per un breve periodo a Thriller Bark, una città che praticamente non vedeva mai i raggi del sole perché sempre coperta da una densa distesa di nuvole nere che davano l'illusione di una notte perenne. Lì condussero una vita molto riservata e cercando di evitare di farsi vedere troppo in giro per non essere riconosciuti da nessuno.
Furono costretti ad andare via da lì dopo circa tre mesi perché il fisico di Kidd aveva iniziato a risentire degli effetti della mancanza del sole e nelle sue deboli condizioni non gli faceva bene stare 24 ore al giorno nascosto nell'ombra.
Fu mentre si nascondevano a Wano, un paese in cui di certo nessuno si sarebbe mai avventurato per cercarli vista la presenza del cyborg più spaventoso mai creato ovvero Kaido, che a Law venne l'idea di andare a visitare Flevance. Sapeva che era un posto ormai quasi disabitato in cui comunque venivano creati i cyborg migliori.
Sapeva che la sua era una richiesta egoistica ma era anche consapevole di doverlo fare per capire da dove che posto esattamente provenisse e che razza di persone fossero i suoi creatori. Si stupì lui stesso di quel desiderio così stupidamente umano ma evidentemente l'influenza di Kidd lo aveva cambiato più di quanto credesse.
Il rosso non fece storie quando glielo propose e capì che era una cosa a cui Law teneva molto quindi non poteva negargli quel piccolo favore, anche perché era ancora in debito con lui e sarebbe stata la giusta occasione per saldarlo. Non che Law glielo rinfacciasse, ma era per Kidd una questione di principio.
-Sei sicuro che ti vada bene?- gli aveva domandato Law -Come mai hai accettato così facilmente?-
-Stai forse insinuando che sono un vecchio brontolone che non fa altro che lamentarsi e fomentare discussioni inutili?-
-Ti stai dicendo tutto da solo, Eustass.- disse Law ridacchiando.
-Lo faccio perché mi va.- rispose il rosso anche se era sottinteso che volesse dire che lo faceva per Law e per questo il cyborg non aggiunse altro ma si limitò a dargli un bacio.


Fu mentre si recavano a Flevance che arrivò la fine di quell'idillio, esattamente sette mesi dopo il loro scontro con i Vinsmoke.
Stavano guardando una partita di football volante tra cyborg in televisione, quando Law iniziò a capire che qualcosa non andava. La televisione aveva crepitato un paio di volte e la cosa gli era parsa subito strana visto che la ricezione era perfetta, anche perché lui fungeva da maxi antenna quando di trovava nelle vicinanze di televisori, radio o dispositivi che utilizzano quelle onde per captare i segnali, ed anche la lampadina al neon aveva sfarfallato per qualche secondo.
-Kidd, sento qualcosa di strano.- disse toccandosi il petto in cui aveva il nucleo del suo essere posto esattamente dove gli uomini avevano il cuore.
-Cosa ti prende?- gli chiese Kidd che non gli prestava molta attenzione.
-Non lo so, ma sta per succedere qualcosa.- disse il moro e la televisione crepitò nuovamente. Il rosso si voltò verso di lui, trovando strano il comportamento del moro e nel momento in cui i loro occhi si incrociarono le luci, la televisione ed ogni altro dispositivo elettrico smise di funzionare.
-Che cazzo sta succedendo?!- ringhiò Kidd. Afferrò il suo cellulare per fare luce ma anche quello non funzionava. Kidd si ritrovò così al buio e senza sapere dove andare. Era sicuro che in casa non ci fossero candele ed era impossibile farsi luce con cellulari, torce e simili, quindi era nella merda più totale.
Ma prima che potesse avere il tempo di pensare di andare nel panico, cosa che comunque uno come lui non avrebbe mai fatto, la luce sfarfallò di nuovo e si riaccese ma né la televisione, il cellulare o altri elettrodomestici quali frigo e congelatore diedero segni di funzionamento.
Si voltò per chiedere a Law cosa cazzo fosse successo ma vide che i suoi occhi erano ancora chiusi ed un'orribile sensazione iniziò ad impadronirsi di lui.
-Law, piantala con questo scherzo del cazzo! Svegliati!- disse -Accenditi, cazzo!- ripeté scuotendolo, ma non successe nulla. Kidd si alzò e guardò fuori dalla finestra e vide che ogni fottuto cyborg presente nelle strada era spento. Le auto-volanti che erano state in movimento si erano schiantate sulle facciate delle abitazioni e i cyborg che le guidavano si erano schiantati con esse.
Kidd capì che Law non si sarebbe più svegliato.


Quello fu il più breve blackout della storia. Era durato solo venti secondi ma aveva distrutto ogni sistema elettrico ed elettronico del mondo, e l'umanità non si era ancora ripresa del tutto, tanto che solo le auto e le moto volanti venivano usate come prima.
Negli ospedali e in ogni struttura in cui l'uomo era scomparso in favore dei cyborg successe il finimondo e solo dopo mesi, in cui erano stati reinseriti gli uomini, la situazione tornò alla normalità anche se pareva ancora incredibile che fosse successo. Nessun automa era stato più costruito da allora.
Erano stati tutti troppo sicuri che i cyborg e la tecnologia sarebbero stati la salvezza dell'uomo ed invece avevano portato solo guai. Kidd lo aveva sempre sospettato ed in certi casi odiava avere ragione. Terminò di bere la sua bottiglia di whisky senza mai smettere di fissare quella tomba che aveva costruito.
Anche lui si sentiva come un povero derelitto e non sapeva se si sarebbe mai ripreso.
Da quando c'era stato il black-out non era più un ricercato ed era potuto tornare a Dressrosa senza problemi ma non gliene poteva fregare di meno di quello. Avrebbe dato la sua anima per scappare ancora con al suo fianco il suo cyborg, invece di ritrovarsi solo e spaesato. Era arrabbiato con il mondo intero e detestava quel senso di solitudine devastante che provava.
Aveva compiuto quel famoso viaggio a Flevance per onorare la promessa fatta a Law di visitarla ma aveva trovato solo una città vuota ed abbandonata che non aveva fatto che acuire il dolore della sua perdita.
-Vaffanculo Trafalgar, vaffanculo.- disse mettendo in cima alla croce il cappello maculato che Law era solito indossare.
   
 
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