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Autore: Mary P_Stark    18/06/2018    3 recensioni
Maine, 1833
Lucius Bradbury è a capo di una fiorente compagnia navale nelle selvagge terre del Nord degli Stati Uniti e porta avanti i suoi affari grazie all'appoggio del fidato amico, e nativo americano, Albert Greyhawk. Quando giungono a Bass Harbour gli amici di una vita, Lucius è messo di fronte a una realtà di cui, fino a quel momento, non si era reso conto; possibile che la sua amicizia con Lorainne Phillips si fosse trasformata in amore?
Possibile che, grazie a quelle lettere scambiate negli anni, la sua amicizia con lei si fosse trasformata in un legame più profondo? Ed era poi vero che tutto era nato grazie alle lettere?
Quando Lucius si trova innanzi a Lorainne dopo anni di separazione, questi e mille altri dubbi sorgono nel suo animo... e non solo in quello del nobile scozzese.
Ma Lucius potrà permettersi di abbandonarsi alla passione, ammettendo con lei ogni cosa, pur sapendo che Lorainne se ne andrà entro qualche mese? (Seguito dei primi tre capitoli della Serie Legacy)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, Secessione americana
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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13.
 
 
 
Intenta a sistemarsi il cappellino sulla chioma raccolta in una trina di trecce, Sarah si sorprese non poco quando udì la voce di Cynthia all’altro capo della porta.

Interrompendo i movimenti della cameriera che la stava aiutando ad abbigliarsi, Sarah raggiunse la porta e, quando la aprì, trovò non solo la padrona di casa, ma anche il suo figliastro.

La sera precedente, ancora tramortita dalle mille sorprese di quel giorno così concitato, aveva prestato poca attenzione al giovane e prestante quindicenne che gli era stato presentato come Thomas Ishwar Ludwig, erede del titolo e del padre Sebastian.

Quella mattina, con la mente più fresca e riposata, si concesse il lusso di ammirarlo con maggiore coinvolgimento, trovandolo attraente quanto singolarmente maturo nell’espressione.

Alla sua età – per quanto non fosse passato che poco tempo, da allora – lei era stata ben più peperina nello sguardo, così come nei modi.

Immaginava, comunque, che perdere la madre in tenera età lo avesse fatto maturare gioco forza.

“Buongiorno, herzogin Ludwig Thomas… avevate bisogno di me?” esordì Sarah, abbozzando un sorriso.

“Buongiorno a voi, miss Phillips” sorrise cauta Cynthia. “Volevamo sapere se, prima di partire per il cantiere, avreste gradito passeggiare con noi nel giardino. La giornata è piacevole, e Thomas vorrebbe mostrarvi alcuni fiori di provenienza indiana.”

Il giovane arrossì profusamente, quando sentì la matrigna parlare a nome suo e Sarah, nel notarlo, si intenerì subito. Poteva anche sembrare più maturo per la sua età, ma restava pur sempre un ragazzo di quindici anni che desiderava compiacere un’ospite.

Sarah, perciò, allargò il proprio sorriso, tributandolo interamente a Thomas e, annuendo, dichiarò: “Ma naturalmente! Passeggerò volentieri con voi. Sapete per caso se i domestici di Liberty House sono già svegli, o se Samuel è già uscito?”

“Lord Westwood è a cavallo con mio padre…” le riferì Thomas, accennando un timido sorriso. “… ma mi ha detto di riferirvi che partirà con voi più tardi, così da poter raggiungere i vostri parenti. Non so nulla dei domestici di lord Bradbury, però.”

“Visto il trattamento più che generoso di cui sono stati fatti oggetto, non mi preoccupo. In qualche modo mi troveranno, se avranno bisogno di me” decretò Sarah, accettando quindi un parasole dalle mani della cameriera.

Ciò fatto, uscì dalla villa assieme a Cynthia e al figliastro.

La caviglia, ormai, non le faceva molto male, inoltre un po’ di moto le avrebbe fatto bene.

Quel che Sarah non capiva era il perché di quell’invito.

Samuel aveva detto di aver perdonato Cynthia, e lei poteva accettare una tale decisione, se lui era felice di averla presa. Perciò, cosa voleva herzogin Ludwig, da lei? E perché coinvolgere il figliastro?

Non appena raggiunsero il giardino, Sarah venne subito a conoscenza del mistero e, una volta di più, si rese conto della netta maturazione di Cynthia, e del suo cambiamento come persona.

Quando entrambe le dame ebbero aperto i loro parasole, herzogin Ludwig iniziò col dire: “Vorrei che Thomas imparasse qual è il modo peggiore di comportarsi, così che non commetta mai i miei stessi errori. Potreste dirgli come avete trovato lord Westwood subito dopo la mia partenza a tradimento?”

Sarah sgranò gli occhi per la sorpresa, fissando senza parole la donna e, subito dopo, il suo sguardo si puntò sul figlio adottivo di Cynthia.

Davvero voleva mettere di fronte al giovane le sue mancanze? Apparire così fallibile dinanzi a lui?

Dal suo sguardo adamantino, a Sarah parve proprio di aver centrato le sue intenzioni perciò, dopo essersi schiarita la voce, mormorò: “Samuel appariva smarrito e confuso. Non comprendeva appieno cosa fosse successo e si imputava molte colpe, tra cui l’essere stato superficiale nel giudicare il suo interessamento per voi, e il vostro interessamento per lui.”

Cynthia assentì grave e Thomas, in silenzio, ascoltò le sue parole senza replicare.

Lappandosi nervosamente le labbra, Sarah non seppe bene come continuare e Cynthia, per venirle incontro, sorrise e disse: “Non abbiate timore di ferirmi, o di dare a mio figlio un’immagine impura di me. Desidero che capisca che chiunque può sbagliare, e anche molto ma, se ci si impegna con fervore, si può ottenere anche il perdono… prima o poi.”

“Ammetto di avervi odiata, a quel tempo, poiché mai avevo visto Samuel ridotto a quel modo” dichiarò a quel punto Sarah, senza alcun timore nella voce. “Lo avevate distrutto con le vostre bugie, e lui sembrava davvero perso in se stesso. Ma, anche se mi duole asserirlo, questo gli ha insegnato a non guardare soltanto alla superficie delle cose, e a ponderare bene i propri sentimenti e le proprie azioni.”

“Più o meno ciò che ho imparato io” ammise Cynthia. “Ero così convinta che nessuno avrebbe potuto capire quello che provavo per Sebastian, visti gli anni che ci separavano e la mia disastrosa avventura con lord Sendringham, che pensai di approfittare delle gentilezze di lord Westwood, senza pensare al male che stavo facendo.”

“Eravate stata ferita da un uomo come lui” sottolineò Sarah, con un sorriso contrito. “Non mi faccio false illusioni. Samuel è stato vanesio e sciocco, in gioventù, e non credo che le donne con cui ha flirtato durante gli anni, siano state tutte vittime consapevoli di essere prese in giro. So che anche lui ha dei difetti, e ha cercato di redimersi.”

“Ma lo amate comunque” mormorò Thomas, affascinato dal loro dire.

“Sì. Ero sicura che, dietro la facciata da sempliciotto che amava offrire al mondo, vi fosse ben altro, e quell’avventura a cavallo fece scaturire molto bene ciò che era nascosto dentro di lui. In modo doloroso, forse, ma definitivo” gli spiegò Sarah con un mezzo sorriso. “Ora, è un uomo diverso. L’uomo che ero certa lui fosse.”

Maman mi parve un angelo, la prima volta che la vidi sul ciglio della strada” asserì a quel punto Thomas, facendo arrossire Cynthia. “Fu così carina da non irritarsi per le mie mille domande, con me che continuavo a chiamarla bella donna inglese e le toccavo i capelli per capire se fossero come quelli di mia madre.”

“Avevi uno sguardo molto dolce, caro, e così anche il papà. Mi piacque subito il modo in cui ti guardava. Era molto protettivo e amorevole” spiegò Cynthia, dando al figlio una pacca sul braccio.

Rivolta poi a Sarah, Cynthia aggiunse: “Rimasi affascinata dal modo in cui Sebastian si prendeva cura di suo figlio. Difficilmente avreste potuto trovare un uomo così innamorato del proprio pargolo. Abituata com’ero alle famiglie inglesi, così fredde e distanti con i propri figli, la cosa mi colpì molto.”

“Pensavate questo, di vostro padre?” domandò turbata Sarah.

“All’epoca, purtroppo, sì. Ero arrabbiata col mondo, e l’esserci trasferiti lontano da Sendringham non mi sembrava un gesto sufficiente, per ripagarmi del mio dolore” sospirò Cynthia, scrollando le spalle per l’impotenza. “Come ho già detto, peccai di orgoglio, all’epoca. Fu questo a incuriosirmi, di Sebastian. Il suo calore umano. Quando però seppi che anche lui era un nobile, ne fui atterrita. Mi sembrò uno scorno bello e buono. Una beffa da parte del destino.”

“Papà, però, ti fece cambiare idea, maman” le sorrise Thomas.

“Oh, sì.  Era determinato a conoscermi meglio, anche se io avevo messo le distanze tra noi e, ogni qual volta gli fu possibile vederci, mi ricoprì di attenzioni ma, soprattutto, volle scoprire ogni cosa su di me, e di ciò che desideravo dalla vita” mormorò Cynthia, tornando a sorridere sognante. “Era la prima volta che parlavo con un uomo a quel modo e, soprattutto, che parlavo con un uomo disposto ad ascoltare ciò che avevo da dire.”

“Sì, questo è un difetto di molti uomini. Presumere che le donne non abbiano nulla da dire” ammise Sarah, lanciando un’occhiata a Thomas. “Ricordatevi che, se vorrete conquistare una donna, occorrerà che voi ascoltiate. Non solo che le regaliate fiori o cioccolatini.”

“Ne sono consapevole” annuì sorridente il giovane.

“Vostro padre sospettò mai di voi?” domandò a quel punto Sarah, rivolgendosi a Cynthia.

“Non so se lo sospettò mai ma, dopo svariate cene a casa nostra, in cui Sebastian e Thomas erano stati invitati per terminare gli accordi commerciali per la compravendita della lana, l’argomento uscì fuori quasi come un monito. Non che non ne comprenda i motivi, ora come ora. Mio padre si preoccupava per me. All’epoca, però, mi sembrò un vero e proprio dispetto. Perché non si era elevato a scudo per difendermi, quando Sendringham mi aveva adescata?”

Sarah assentì, e ammise: “E’ difficile non vedere sempre delle sordide macchinazioni, dietro al comportamento dei nostri genitori, alle volte. Ricordo che Elizabeth si arrabbiò moltissimo, quando mio padre e suo padre cospirarono alle sue spalle, e soltanto per carpire segreti sui nobiluomini in età da matrimonio presenti quell’anno alla Stagione. Andò letteralmente su tutte le furie e, quando si infuria Lizzie, potete star certa che si deve aver paura.”

Ridendo di quel ricordo, la giovane Phillips aggiunse: “Le volevano così bene che, per nulla al mondo, avrebbero permesso a un giovane qualunque di ferirla, o irretirla, ma peccarono di superbia, credendola così sciocca da lasciarsi irretire dal primo venuto, così finirono con il litigare.”

“Adesso posso capire le azioni di mio padre, che furono dettate dallo stesso sentimento protettiva” assentì Cynthia, contrita. “Lui come sta, ora?”

“Sta molto bene, ma sarete sorpresa di sapere che ora, vostra madre, è una designer d’interni molto richiesta” asserì Sarah, sorprendendola non poco. “Ci sono alcune nobildonne che sono venute alle mani, per avere il diritto di prelazione per ricevere una sua consulenza. A ben pensare, credo sia stata la cosa più spassosa avvenuta l’anno passato, a Londra.”

Nel dirlo, Sarah rise per un attimo, prima di aggiungere: “Vostro padre si è ovviamente risentito all’idea di veder lavorare sua moglie, all’inizio ma, anche grazie a questo nuovo slancio da parte di Adelaide, si è presto ricreduto e l’ha lasciata agire. Ora, comunque, avrebbe troppo a cui pensare, visto che ha dovuto diversificare la sua produzione per creare tappezzeria di alta classe per la nobiltà. Non avrebbe davvero tempo per irritarti per gli impegni della consorte.”

“Mia madre… una designer? Ha sempre avuto gusto, certo, ma non pensavo che… beh, che avesse anche solo il desiderio di mettersi in gioco…” esalò Cynthia, sconcertata da quella novità.

Scuotendo poi il capo con espressione incredula e assai infelice, mormorò: “E’ proprio vero che mi ero concentrata troppo su me stessa, tralasciando il resto.”

Thomas le sfiorò una spalla con fare comprensivo, sussurrando: “Con me e papà, sei meravigliosa, maman, e anche la servitù ti vuole bene.”

“Ma dovrei comunque delle scuse ai miei genitori, visto quello che ho fatto passare a tutti loro. Per non parlare di Sophie. Lei più di tutte dovrebbe odiarmi anche se, a causa della mia follia, ha potuto conoscere meglio suo marito.”

“Oh, non credo vi potrebbe davvero odiare, visto come sono andate a finire le cose tra di loro” chiosò Sarah, per poi aggiungere: “Ma, se lo desiderate, potreste tornare con noi in Inghilterra per sotterrare i vostri ultimi scheletri.”

Ciò detto, Sarah si tappò la bocca, fissò sconcertata la donna e il giovane dinanzi a lei e, tra sé, si chiese dove avesse lasciato il discernimento, per poter proferire una simile proposta.

Chi era, lei, per poter prendere iniziative di quel genere visto che, per prima cosa, il clipper su cui sarebbero tornati non era il suo e, in seconda istanza, la lista dei passeggeri non era di sua competenza?

L’attimo seguente, comunque, Thomas si aprì in un sorriso ricco di aspettativa, e Sarah si convinse che, in un modo o nell’altro, avrebbe trovato quei maledetti tre biglietti per loro.

A costo di gettare in mare tre altri passeggeri.

Come si faceva a dire di no a un sorriso simile?
 
***

Lanciando occhiate soddisfatte alle due coppie di calessi che stavano allontanandosi dal cantiere con il volgere del meriggio, Lucius avvolse le spalle di Lorainne e disse: “D’ora in poi, dovrai preparare sempre questa torta, quando venderò una nave.”

“Come vuoi” assentì lei, lieta che l’affare fosse andato in porto e che gli acquirenti fossero rimasti soddisfatti dell’allestimento.

Lei e Violet avevano lavorato tutto il pomeriggio precedente, per sistemare le cabine dei clienti di prima classe. Quando la sorella si era infine avventurata verso Tremont, stanca ma soddisfatta, lei aveva proseguito a lavorare ancora un paio d’ore, troppo nervosa per fermarsi.

Gli operai avevano terminato di lucidare le modanature in tempi record, ammainando le vele e sistemando le gomene in modo che ogni cosa fosse al posto giusto.

Quando infine Andrew l’aveva costretta a scendere dalla nave, Lorainne si era ritrovata a fissare sorpresa le sue mani arrossate per il molto lavoro, ma era stata comunque orgogliosa anche del dolore alle ossa.

L’aver visto l’apprezzamento sui volti degli acquirenti, e il piacere genuino in quello delle loro mogli, aveva rafforzato in lei il convincimento di aver fatto un buon lavoro.

Anche Lucius era rimasto stupito dai suoi gusti pratici ma eleganti e, quando i suoi clienti erano ripartiti soddisfatti, lui l’aveva ringraziata di tutto cuore.

“Pensi che potremmo allestire anche il clipper di tuo padre, a quel modo?” domandò Violet, lanciando un’occhiata curiosa in direzione dell’amico.

Al solo nominare quella nave, Lucius si irrigidì ma, mantenendo il suo sorriso, disse: “Credo proprio di sì. Tanto, pagherà lui.”

I presenti risero divertiti, ma anche Lorainne – come Lucius – non partecipò a quell’ilarità.

Quella nave l’avrebbe condotta lontano da Lucius con il fare di ottobre, prima delle tempeste invernali e dei mari grossi dell’oceano Atlantico. Avrebbero dovuto affrontare un mese di traversata, tempo permettendo, prima di raggiungere le amene coste inglesi.

Per Lucius, avrebbe voluto dire lasciare che Lorainne tornasse a casa per parlare col padre, e per lei avrebbe significato lasciare Lucius in America, senza la certezza che il padre accettasse la sua scelta.

Perché ormai era chiaro per entrambi che, ingannare Anthony e trattenere Lorainne a Bass Harbor, sarebbe stato un gesto impulsivo quanto crudele. Dovevano la verità a lord Phillips e, facendo rientrare Lorainne in Inghilterra, avrebbero dimostrato quanto fossero forti i rispettivi sentimenti.

Mordendosi il labbro inferiore con fare pensoso, Lucius si scusò con Lorainne e gli altri e, procedendo di corsa per raggiungere i suoi uomini, si convinse sempre di più di avere ragione su una cosa assai importante.

Per nulla al mondo, si sarebbe lasciato sfuggire quell’occasione.
 
***

Accomodati in uno degli ampi salotti di Ludwig Haus dopo un’abbondante quanto rilassata cena, Lucius colse l’occasione per mettere al corrente tutti delle sue decisioni.

Un bicchiere di whisky in una mano e il coraggio ben stretto nell’altra, Bradbury sorrise alla donna che amava e disse: “Ho deciso che partirò con voi, il prossimo ottobre. Non ha senso che io ti lasci andare da sola, trasmettendo a tuo padre un’idea sbagliata di me. E’ giusto che sia io a inginocchiarmi dinanzi a lui per avere la tua mano.”

“Cosa?!” esclamarono in coro tutti quanti, sgranando gli occhi per la sorpresa.

Cogliendo la palla al balzo, Sarah intervenne e disse: “Io, inoltre, avrei invitato Cynthia e famiglia a unirsi a noi, così che lei possa chiudere i ponti col passato nel modo migliore e riappacificarsi con la famiglia. Sì, insomma, di spazio ce n’è, sul clipper, no?”

“Cosa?!” esclamò nuovamente il gruppo, ora fissando Sarah senza sapere bene cosa dire.

“Ma conoscete solo quella parola, voi washicu?” brontolò Silver, massaggiandosi il collo dove, evidente, si poteva scorgere una pesante medicazione.

I suoi amici più cari la guardarono con aria indispettita, ma lei non vi fece caso e Lorainne, parlando per prima, esalò: “D’accordo, una cosa alla volta. Lucius, ti rendi conto che questo vorrebbe dire, per te, rimanere lontano da qui per almeno sei mesi, se non di più? Se tutto va come speriamo, saremo in Inghilterra con il fare di novembre e, a quel punto, sarai bloccato lì fino a primavera inoltrata. Chi dirigerà il cantiere al tuo posto? Come faranno i tuoi dipendenti?”

Rivolta poi a Sarah, la sorella aggiunse: “Quanto a te, forse avresti dovuto chiedere prima a Samuel, se la cosa poteva andargli bene o meno, ti pare?”

Sarah sbuffò e disse: “Non fare la noiosa. Mi è venuto istintivo. E poi, Violet non ha sempre detto che dobbiamo a tutti, il beneficio del dubbio?”

Lettie sorrise per quella citazione, ma replicò: “E’ verissimo, sorella… ma senza far soffrire qualcun altro.”

Samuel, allora, intervenne dicendo: “Per me va bene. Anzi, credo sia un’ottima scelta.”

Lanciata un’occhiata pregna d’amore a Samuel, Sarah allora ghignò all’indirizzo delle sue sorelle e chiosò: “Visto?”

“D’accordo, Sarah, non dilungarti troppo a gongolare e torniamo a noi” sottolineò Andrew, guardando storto Lucius. “Lorainne non ha tutti i torti. Qui, hai un’attività avviata, che non può certo attendere sei mesi e più che tu ti sollazzi avanti e indietro tra un continente e l’altro. Parlerò io in vece tua, te lo prometto, e vedrai che tutto si sistemerà.”

“Ti ringrazio molto, Andrew, ma questa cosa riguarda me e Lorainne. Devo parlare io con Anthony, o non crederà mai che io sia realmente coinvolto da sua figlia, se sarai tu, a parlare. Chi potrebbe avere stima di un uomo che delega simili cose?” replicò Lucius, serio in volto.

“Sostituirò io Lucius, se per lui andrà bene” si propose allora Albert, e Silver assentì con vigore.

“Niente da fare. Voi verrete con me, miei cari” ribatté Lucius, sorridendo alla coppia, che sobbalzò di sorpresa.

“Allora, come farai?” esalò Lorainne, sempre più preoccupata.

“Abbiamo già quattro commesse in attivo, di cui solo una già avviata, perciò i miei uomini saranno impegnati per più di sei mesi nel predisporre le restanti. Tutto il resto può aspettare, e Julian mi sostituirà egregiamente, visto che l’ho istruito proprio per evenienze del genere” spiegò loro Lucius, prima di sogghignare e aggiungere. “La sua mogliettina aspetta un bimbo, inoltre, e non sarebbe comunque venuto. Lui tornerà a York l’anno seguente, così che tutti possano conoscere il pargolo.”

“Sei sicuro che…” tentennò Lorainne, indecisa se essere lieta per Julian, che di certo meritava un riconoscimento di quel genere, o in ansia per l’amato, che stava letteralmente gettandosi allo sbaraglio per lei.

Sorridendo a una timorosa Lorainne, lui le si inginocchiò vicino, prese tra le sue le esili ma forti mani dell’amata e aggiunse: “Julian sa il fatto suo, e sono già due anni che lavora sul campo. Ovviamente non potrà firmare in vece mia, ma visionerà potenziali appalti e terrà aperta la comunicazione con la terraferma, e Lawrence farà da tramite con la Marina Americana per ciò che concerne il settore militare.”

A quell’accenno, Kerrington assentì e aggiunse: “Non ci saranno davvero problemi, Lorainne, potete fidarvi.”

“E il vostro matrimonio?”

Ridendo, Lawrence dichiarò: “Mi sposerò a luglio, sugli Adirondack, nei pressi di Lake Placid, perciò avremo fresco e sole… e voi avrete tutto il tempo di tornare qui.”

Quell’uso del plurale scaldò il cuore di Lorainne che, lanciata un’occhiata più sicura a Lucius, mormorò: “Se sei convinto che possa funzionare…”

“Funzionerà. E poi, non voglio offrire scuse a tuo padre per dirmi di no.”

A quel punto, Lorainne non poté che assentire e Andrew, nel terminare il suo drink, asserì: “Direi che forse è il caso di avvisare i padroni di casa del fatto che intraprenderanno un viaggio per mare. Che dite?”

Tutti assentirono e Sarah, nel levarsi dalla poltrona, si avviò per andare a parlare con herzog Ludwig di quella novità.

I restanti membri di quella sgangherata, quanto imprevedibile missione si avventurarono verso le loro stanze e, quando Lucius ebbe condotto Lorainne dinanzi alla sua, le sorrise e mormorò: “Dormi serena, Lory. Andrà tutto bene.”

“Mi fido di Julian, perciò…”

Lui accentuò il suo sorriso, scuotendo il capo, e replicò: “Intendevo dire per noi due.”

“Beh, a quello proprio non voglio pensare, sennò impazzirò a partire da stanotte, fino al momento in cui riabbraccerò mio padre. Mi concentrerò su Julian, quindi.”

“Come vuoi” assentì a quel punto Lucius, dandole un bacetto sulla fronte.

Lorainne accettò con piacere quel bacio ma, nell’osservare Lucius allontanarsi e poi sparire oltre l’angolo, si domandò se, davvero, tutto sarebbe andato bene.

Non temeva tanto l’ira del padre quanto, piuttosto, la sua incredulità. A conti fatti, solo Maxwell Chadwick era a conoscenza del suo interesse di lunga data per Lucius.

Ai genitori non aveva mai fatto menzione di nulla, perciò sarebbe parso loro molto strano che ora, di punto in bianco, lei volesse abbandonare tutto e trasferirsi in America.

Forse, avrebbe dovuto inviare una lettera a Maxwell perché le desse man forte, spiegando ai suoi genitori la purezza dei suoi sentimenti.

Sarebbe stato tutto sommato folle quanto divertente vedere quell’uomo grande e grosso, perorare la storia d’amore di due giovani.

Il solo pensiero la fece ridere e, più tranquilla, si rifugiò nella sua stanza per riposare.

C’era ancora tempo, prima di raggiungere le porte di ottobre e, per quel momento, avrebbe approntato il suo piano B.

Non avrebbe accettato un ‘no’ come risposta, dai suoi genitori e, per farlo, avrebbe dovuto elevare tali barriere da rendere loro impossibile non riconoscere la verità per quella che era.

Lei avrebbe avuto Lucius a ogni costo.
 
***

Julian Knight rientrò dal Continente un paio di settimane dopo l’increscioso incidente occorso alla villa e, quando venne messo al corrente di ogni cosa, sbalordimento e rabbia galleggiarono equamente sul suo viso.

Naturalmente, sapere che gli amici stavano bene, fu la cosa più importante, ma le azioni di Collins lasciarono comunque in lui un profondo malessere.

Quando, però, scoprì le intenzioni di Lorainne e Lucius, non poté che dichiararsi felice della cosa, e si congratulò con entrambi per la bella notizia.

Julian, quindi, accettò di fare le veci di Lucius durante la sua assenza e di supervisionare i lavori alla villa. Nelle settimane successive al suo ritorno, perciò, passarono molto tempo assieme per dirimere alcuni problemi e semplificarne altri.

In quel tempo, Violet e Lorainne passarono la maggior parte delle giornate al cantiere e, anche grazie ai buoni uffici degli operai, quest’ultima imparò molto sulla vita e le abitudini di un simile luogo di lavoro.

Lorainne non si sarebbe limitata a fare la gran dama nella villa padronale del marito; avrebbe partecipato attivamente alla sua vita e al suo lavoro, poiché così aveva deciso per se stessa.

Lì, non sarebbe stata soltanto lady Bradbury – cosa che faceva arrossire Lorainne al solo pensiero – ma sarebbe stata anche una donna capace di aprire bocca e di parlare con cognizione di causa.

Se c’era una cosa di cui era convinta Lorainne era proprio questa; l’America era un paese giovane, con profondi difetti e mille problemi da risolvere, ma prometteva di essere un luogo di grandi opportunità, per chi le sapesse cogliere.

Lei voleva essere una donna capace e in grado di aiutare il marito nella grande impresa che lui aveva saputo creare dal nulla, non soltanto una bambolina da presentare in società.

Il tempo, quindi, passò con solerzia, dividendosi tra la casamatta al cantiere, Ludwig Haus dove il gruppo era stato accolto dopo l’incendio e Tremont, dove si stavano raccogliendo le vettovaglie per il viaggio.

Durante quel dolce mese di settembre passato a prepararsi per la partenza ormai prossima, Samuel, Sarah e Cynthia ebbero molto tempo per parlare, così da dissipare ogni possibile dubbio sul loro passato.

Anche con l’apporto di Thomas, che mai lasciava il fianco della matrigna, e quello più discreto di Sebastian, la giovane coppia ebbe modo di scoprire come Cynthia fosse effettivamente cambiata.

Certo, sperare in una completa assoluzione anche da parte dei coniugi Withmore, non rientrava nei sogni di Cynthia, ma la donna desiderava almeno poter scusarsi con loro.

Quel viaggio ormai prossimo avrebbe significato molto, per coloro che avrebbero varcato le soglie del clipper di proprietà dei cantieri Bradbury.

Quando, infine, le vele vennero dispiegate prendessero il vento, e il capitano diede ordine di puntare verso est, non solo Lorainne si pose al mascone di prua per ammirare l’oceano con aspettativa.

Ognuno di loro, per un motivo o per un altro, aveva qualcosa di importante ad attenderlo, al di là dell’oceano.

 
 
 
 

N.d.A.: Tutto è pronto per rientrare in patria, ma non sappiamo come verranno accolti i nostri eroi e comprimari. Di sicuro, però, sia Lorainne che Cynthia tenteranno in ogni modo di portare le loro idee e i loro pensieri a chi di dovere, sperando di ottenere il meglio per il loro futuro.
  
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