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Autore: kianeko    19/06/2018    3 recensioni
Andare daccordo è davvero difficile, soprattutto per loro.
Scoprire l'altro e scoprire se stessi per la prima volta.
Due persone che per necessità impareranno a guardarsi a fondo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kojiro e Genzo: l'amore è complicato'
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Note: grazie a tutti per le letture e per le recensioni, sono felice che la storia piaccia.



- Sono fuori di testa, ecco che sono! - sentenziò l'attaccante.
- Hai pienamente ragione! - confermò il portiere.
Per tutta la colazione e per tutto il tempo dell'allenamento il tono delle loro conversazioni era stato questo: per sino durante la partitella di allenamento, quando Hyuga arrivava davanti a Wakabayashi per segnare, avevano continuato su questa linea.
Quella discussione sembrava essere la cosa più importante della loro giornata visto che stava proseguendo anche nello spogliatoio.
- Ma come diavolo gli è venuto in mente a quelle due! - ribadì Genzo.
- Sono malate, ecco come! - puntualizzò Kojiro.
La squadra li guardava parlare senza credere ai propri occhi, era tutta la mattinata che chiacchieravano fra loro senza che qualcuno ci capisse nulla.
Nessuno di loro ebbe l'idea di mettersi in mezzo, Ishizaki a parte ma fu liquidato con un sonoro "Fatti i cazzi tuoi!".
Persino Gamo, Mikami e Katagiri rimasero sbalorditi: discutevano tra loro, ad essere precisi solo tra loro.
- Vorrei sapere se in quelle teste c'è un cervello o cosa! - fece il SGGK uscendo dallo spogliatoio.
- Oh no! Io non ci tengo a scoprirlo, potrei non sopportare il trauma! - disse il numero 9 seguendolo.
Nella stanza calò un silenzio irreale: i più si fissavano increduli.
Da quando la nazionale giocava insieme, nessuno dei giocatori aveva mai avuto il piacere di sentire quei due avere un dialogo che non finisse a urli, insulti e cazzotti.
- Che diavolo è successo a quei due? - chiese Matsuyama rivolto ai tre della Toho rimasti nella stanza.
- Non chiedetelo a me! - rispose Sorimachi alzando le mani.
- Davvero non saprei! - fece uno shockato Sawada.
Tutti si voltarono verso Wakashimazu che fissava ancora la porta a bocca aperta.
- Non tiratemi in mezzo! - esordì il portiere karateka - Eravate voi a volerli così! -

Erano seduti sui rispettivi letti e non riuscivano a guardare la dottoressa dall'imbarazzo.
- Che vi prende? - chiese lei aspirando dalla sigaretta.
- E ce lo chiede pure? - rispose Hyuga con un tono di voce più alto del normale.
- A lei sembra normale? - fece eco Wakabayashi fuori di sè.
- Scusate ma alla vostra età non avete mai visto un porno dove due donne si baciano? - domandò la donna stupita - E' la stessa cosa, non vedo la differenza! -
- Come sarebbe a dire non vede la differenza? - incalzò l'attaccante - Quello di ieri sera non era un film porno! -
- Che poi che diavolo centrano i porno adesso? - continuò il portiere - Insomma lei e la signorita Fujita... insoma mancava poco e vi sareste spogliate! -
La donna scoppiò in una risata di cuore, stava letteralmente piangendo.
- Come siete carini! - disse cercando riprendere fiato - Vi siete eccitati! -
I due divennero color porpora e cercando di mormorare qualcosa di sensato, fecero scoppiare di nuovo la dottoressa in un attacco di riso.
- Oddio sto morendo! - fece guardandoli spegnendo la sigaretta.
La donna rise per cinque o sei minuti ed ogni volta che alzava lo sguardo su di loro scoppiava di nuovo in una risata.
Ci volle un po' perché ritornasse in se, poi prese una sedia e si mise a sedere davanti a loro.
- Da quanto tempo non fate sesso? - chiese senza malizia, ma con un tono quasi materno.

"Da quanto?" pensò tra se e se Kojiro "Non me lo ricordo!"
Non gli mancavano le donne di certo, ma in quel periodo non ne voleva nessuna intorno: era come se fosse diventato improvvisamente schizzinoso.
Troppo alte, troppo basse, troppo magre, troppo grasse, troppo questo, troppo quello, insomma era insoddosfatto.
Non aveva mai disdegnato i piaceri carnali, ma non facevano per lui ultimamente.
Cercava davvero di ricordarsi come si chiamasse l'ultima tizia con cui era stato a letto ma nulla, e pensare che l'aveva pure fatto eccitare solo guardandolo tanto era porca.
- Adesso non mi viene in mente! - disse massaggiandosi il mento.

Erano due mesi o forse tre, Genzo proprio non riusciva a ricordare.
Doveva essere una cosa semplice per lui: non faceva altro che prenderne una e lasciarla per un'altra, invece ora il vuoto.
In quel momento della sua esistenza voleva stare solo, aveva un malessere strano che gli faceva vedere le cose in maniera strana: la tizia, che magari prima si sarebbe fatto senza troppi pensieri, adesso non gli faceva ne caldo ne freddo.
Una volta aveva pensato di essere addirittura un malato di sesso da quanto spesso si ritrovasse ad essere arrapato, ma ultimamente niente calma piatta.
- Davvero non saprei! - disse semplicemente.

- E l'amore? - chiese ancora lei - Intendo il sesso che si fa con la persona amata! - aveva un tono stranamente morbido.
- Non credo di averlo mai fatto! - rispose tristemente il portiere.
- No, nanche io! - gli fece eco l'attacante pensieroso.
- Sapete a volte capita di essere innamorati e di non saperlo! - disse la donna voltandosi a guardare fuori dalla finestra - Si cerca lontano dove il cuore vuol guardare, solo per evitare di sapere che l'amore quello vero è vicino a noi da sempre! -
I due ragazzi osservavano il profilo della donna: guardava il cielo al di là della finestra con un sorriso dolce sulle labbra.
- Lo dico per esperienza personale, non professionale! Cercavo in tutti modi di essere cieca e sorda, mi stordivo di tutto il sesso che riuscivo a fare ma non era quello che volevo! Ero sempre insoddisfatta, poi mi sono accorta che qualcosa era diverso in me! - il sorriso le si fece tirato - Avevo l'amore di fianco e la paura mi mangiava ogni volta che stavamo insieme: il rifiuto più di tutto! -
Parlava con affanno come se quelle parole fossero ancora una ferita aperta.
- Io e Kimiko, eravamo un po' come voi due: ci prendevamo in giro, ci infastidivamo e litigavamo, continuamente! Poi ci accorgemmo che questo nostro rapporto non ci bastava più! - fece un lungo sospiro e tornò a guardarli sorridendo - Il nostro è un amore difficile da gestire, tra noi mancano dei pezzi eppure non possiamo pensare le nostre vite separate! -
- Voi due state insieme? - chiese Hyuga piano come se non volesse rompere quel momento con le parole.
- No! - rispose guardandolo negli occhi - Io sono sposata e lei si fidanzò con un ragazzo di buona famiglia, che poi lasciò! Abbiamo scelto l'amore che gli altri definirebbero normale! Non sto dicendo che non amo mio marito non fraitendetemi ma... Kimiko è il mio più grande amore! -
- Perché non avete lottato per stare insieme? - domandò Wakabayashi incerto se fosse giusto indagare.
- Ci abbiamo provato, molto! - disse sorridendogli teneramente - Ma i tempi erano differenti da ora e la paura del diverso che si era creata intorno a noi ci costrinse a separarci! Abbiamo passato più di 5 anni lontane ma non è servito! -
La donna sorrideva ma il suo sguardo era triste, i due ragazzi ebbero una straziante fitta al cuore.
- Fu in quel periodo di lontananza che per puro caso riallacciai i rapporti con Satoru, quello che poi è diventato mio marito! Con lui l'amore è diverso non è come con Kimiko: è più cuore e mente che cuore e spirito! -
- Ieri sera voi due... - provò a chiedere il portiere.
- Vuoi sapere cosa è successo dopo? - disse senza togliere gli occhi dai suoi - No, non siamo andate a letto insieme, se lo avessimo fatto riprendere la vita di sempre sarebbe stato più difficile! -
- Perché? - domandò l'attaccante.
- Perché abbiamo scelto di vivere così ed ora non possiamo tirarci indietro! - rispose decisa ma dolce - Voi non avete ancora trovato il vostro amore, prima di guardare altrove siate sicuri di guardare vicino a voi; non avete ancora scelto e potete essere tutto quello che volete! -

All'ora di cena erano seduti al loro solito tavolo: Gamo, Mikami e Katagiri non avevano ancora deliberato se potessero o meno tornare con il resto della squadra.
Stavano mangiando in silenzio e pensierosi e, visto come era iniziata la giornata, il resto del gruppo si sentì quasi sollevato nel vederli tornare alle loro vecchie abitudini.
- Eppure se le guardi da fuori non sembra che soffrano! - esordì Hyuga guardando le due donne chiacchierare.
- Già! - constatò Wakabayashi - Forse come noi avranno una corazza! -
La dottoressa e la segretaria stavano chiacchierando con il signor Katagiri e la discussione sembrava anche essere molto seria.
- Secondo te cosa voleva dire con: siate sicuri di guardare vicino a voi? - chiese l'attaccante tornando a mangiare.
- Non lo so davvero! - rispose il portiere - Ora come ora vicino a me non c'è proprio nessuno, a parte te ovvio! -
- Lo stesso vale per me, ma noi non siamo come loro! - disse Kojiro - Insomma per noi la questione è diversa! -
- Si, lo credo anch'io! - fece Genzo convinto tornando alla sua ciotola di riso - Noi siamo diversi! -

La testa della signorina Fujita sbucò da dietro la porta.
- Per caso avete visto Na-chan? - chiese la donna sorridendo loro.
I due scossero la testa per dire di no.
- Come al solito starà fumando da qualche parte! Grazie! - rispose facendo per uscire.
- Aspetti signorina Fujita! - disse Hyuga all'improvviso.
- Le possiamo parlare? - continuò Wakabayashi.
- Certo! - rispose la segretaria entrando nella loro stanza.
I due si guardarono incerti da quale parte iniziare, su cosa dire.
- La dottoressa ci ha detto di voi! - esordì il portiere.
- Oh! - esclamò soltanto la donna.
- Quanto è passato dall'ultima volta che... si ecco... voi... - chiese il portiere cauto.
- Quasi 5 anni! - rispose anticipandolo e guardando per terra - Se dovesse ricapitare potremmo rischiare di non tornare indietro! -
- Non vi mancate? - domandò ancora il portiere.
- Ogni giorno! Vorrei buttarmi fra le sue braccia ogni singolo istante, lo desidero più di quanto non immaginate! - un sorriso amaro si dipinse sul volto della donna - Ma se siamo così è colpa mia, ho scelto io la via più facile! -
I due ragazzi sentivano di voler sapere di più ma guardare il dolore sui visi di quelle donne li uccideva.
- I miei genitori non approvavano ed io ero sempre stata una figlia devota, non sono riuscita ad avere abbastanza forza per ribellarmi! - riprese a parlare senza mai alzare lo sguardo - L'ho allontanata dalla mia vita, pensavo che così me ne sarei dimenticata, ma ogni giorno che passava mi sentivo morire, ed alla fine erano 5 anni e 7 mesi! -
- E cos'è successo? - chiese l'attaccante.
- In quel periodo io mi sono fidanzata con un ragazzo che mio padre reputava un buon partito ma non è andata bene, lei ha iniziato la relazione con Kaneda ed ora è suo marito! -
- Ed il marito della dottoressa sa di voi? - domandò ancora l'attaccante.
- Si, sa tutto! E' davvero un brav'uomo! A lui non importa di noi, è felice con Nanase! - la segretaria sospirò - Se solo quando me lo ha chiesto fossimo scappate, ora probabilmente saremmo felici, insieme! -
La signorina Fujita iniziò a piangere, senza singhiozzi, senza scossoni, solo lacrime.
- Quando ci siamo riviste, dopo tutto quel tempo, sapevo che non seremmo più potute tornare indietro, era tutto diverso! Io, lei le nostre vite, tutto! - strinse forte gli occhi - Ci siamo amate un'ultima volta e poi abbiamo deciso di non farlo più! Io non ho mai lottato e lei non più la forza di combattere anche per me! -
Si sentivano il cuore scoppiare, non capivano perché.
- Amo Nanase, la amo più della mia stessa vita... ma io... Scusatemi! - disse uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.



Note di chiusura: non ve l'aspettavate questa svolta vero? ^_^
   
 
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