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Autore: Elizabeth_Carre    19/06/2018    0 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, ragazzi. Non vedevo l'ora di pubblicare.
La mia vena creativa si era assopita e ancora oggi non credo sia tornata del tutto. Un po' di problemi mi hanno destabilizzata per un bel periodo di tempo.
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, critiche comprese. Vi prego.
Ho assoluto bisogno di riprendermi del tutto e credo che le vostre opinioni potrebbero aiutarmi moltissimo.
Ho già delle idee carine per il prossimo capitolo che spero di pubblicare il più presto possibile.
Grazie a tutti.





CAPITOLO 11




Sessanta secondi. E' il tempo che siamo obbligati a trascorrere sui nostri cerchi metallici prima che il suono di un gong ci dia il via.
- Se esci dal cerchio prima che sia passato il minuto, le mine terrestri ti faranno saltare le gambe. Hai capito, Peeta? - mi dice Portia.
È venuta a svegliarmi all'alba. Siamo saliti sul tetto dove un hovercraft era in attesa, e adesso siamo qui. Nelle catacombe sotto l'arena o meglio, nella Camera di Lancio o Recinto del Bestiame, come lo definiamo noi nel distretto.
Noto che il braccio mi fa ancora male, mentre Portia mi aiuta ad indossare la casacca verde chiaro in dotazione di tutti i tributi, a causa del localizzatore che mi è stato impiantato sul nostro mezzo di trasporto poco fa.
Completano il vestiario un paio di pantaloni fulvi, una cintura marrone, una giacca nera e un paio di scarponi da indossare sopra a delle calze aderenti.
- Farà freddo nell'arena. La casacca che indossi è progettata per trattenere il calore. – mi dice Portia. - Gli scarponi ti aiuteranno a correre in fretta. Osservare. È questo il trucco. – sospira. - Mi raccomando. Segui il consiglio del tuo mentore. Togliti alla svelta da lì. Non cercare di raggiungere Katniss. Lei penserà che vuoi ucciderla e potrebbe colpirti per prima. -
Le sorrido e le stringo le mani. Sono pronto.
La nottata passata in balcone mi ha schiarito davvero le idee. Mi sono fissato un obiettivo proprio come Katniss ha il suo. E farò di tutto per arrivare al risultato sperato. Tutto senza perdere me stesso.
- Grazie di tutto, Portia. -
Mi avvicino alla piastra metallica circolare e subito un cilindro di vetro cala su di me e inizia a salire verso l'arena.
Sta per cominciare.
Il sole accecante per un po' mi abbaglia e non riesco subito ad individuarla ma quando la trovo nei suoi occhi leggo paura.
È a circa cinque cerchi di distanza da me e ha lo sguardo spaventato. Si guarda intorno frenetica studiando il paesaggio.
Siamo su una pianura di terra battuta. Proprio davanti a me e alla mia sinistra, alle spalle dei tributi, vi è un bosco di pini e so che è lì che dovrò rifugiarmi. Alla mia destra non vedo nulla e quindi suppongo vi sia un dirupo, dietro di me un lago che sono certo sarà la prima cosa di cui prenderanno possesso i Favoriti una volta che avranno finito di assaltare la Cornucopia, un gigantesco corno dorato dalla cui bocca, alta almeno sei metri, fuoriesce tutto ciò di cui un individuo che si appresta a lottare per la propria sopravvivenza ha bisogno.
Cibo, contenitori d'acqua, armi, indumenti, farmaci. A poca distanza da essa tuttavia sono posizionati strategicamente anche degli zaini la cui utilità diminuisce con l'aumentare della distanza dalla Cornucopia.
Volto lo sguardo ancora verso Katniss. Si mette i capelli dietro le orecchie e guarda determinata davanti a sé.
Vedo un arco sul fianco destro e non posso credere che stia pensando davvero di buttarsi nel bagno di sangue iniziale.
La guardo con insistenza sperando che si volti verso di me e quando lo fa, faccio appena in tempo a farle un cenno di diniego con la testa per convincerla a desistere dalla sua decisione, che suona il gong.
Corro più veloce che posso verso il bosco afferrando a caso lo zaino che trovo sulla mia strada e sperando che Katniss si tolga di mezzo al più presto.
Appena raggiungo il limitare del bosco mi volto a guardare.
Una decina di tributi si stanno facendo a pezzi davanti al corno.  Molti altri sono già a terra, morti.
Lei non so dove sia, ma mi basta vedere che non è né tra gli uni né tra gli altri per decidere di infiltrarmi nella boscaglia definitivamente.
Haymitch mi ha confermato di avere seguito il mio piano e per ora non mi resta che attendere e restare vivo fino a che non potrò uscire allo scoperto.
Mi addentro tra i pini cercando un riparo. Non devo allontanarmi troppo altrimenti corro il rischio di non riuscire a trovare più la strada per il centro dell'arena e non posso permettermi di ritardare oltre le mie azioni. Rischio di perdere delle occasioni preziose.
Il rombo dei cannoni ha smesso di farsi sentire e so per certo che il bagno di sangue deve essere terminato.
Venti minuti nei quali ogni tributo ha lottato con le unghie e con i denti per la propria vita.
Venti minuti in cui ragazzi innocenti hanno ucciso o sono stati uccisi per il divertimento di tutti i capitolini.
Un senso di nausea mi destabilizza un attimo e la vista mi si offusca per qualche secondo.
Non riesco a trattenermi e vomito appoggiato ad un albero.
Cerco una nicchia nella quale ripararmi mentre gli spasmi mi squassano da capo a piedi.
Apro il mio zaino e sono sorpreso di trovare al suo interno una borraccia piena d'acqua. Ne bevo un lungo sorso e finalmente riesco a calmarmi.
Purtroppo oltre l'acqua, il mio bottino è davvero povero.
Un pezzetto di pane. Una giacca di ricambio, un coltello e una corda. Davvero non saprei come utilizzarli.
Devo aspettare che cali la sera prima di fare la mia mossa, Haymitch è stato chiaro.
Sopravvivere fino ad allora.
Mi appoggio ad un albero e mi guardo intorno in cerca di un posto sicuro in cui rifugiarmi senza allontanarmi dalla cornucopia.
Secondo i miei calcoli i Favoriti ne avranno già preso possesso mentre tutti gli altri tributi avranno sicuramente messo maggiore distanza possibile tra loro e il centro dell'arena. Dovrei essere relativamente protetto qui. Niente si muoverà fino a domani.
Dopo un attento esame capisco che l'unico posto sicuro in cui rifugiasi è sugli alberi e mentalmente ringrazio Dio che Katniss sappia arrampicarvisi.
Impresa che per me sarà più che ardua.
Pur eccellendo nella lotta, la mia coordinazione braccia gambe lascia un po' a desiderare.
Poggio le braccia su due rami bassi e faccio forza sulla gamba sinistra.
Sento il sibillo prima ancora di vederla conficcarsi ad un centimetro dal mio naso.
Una freccia ferma la mia salita.
- Bene, bene – dice una voce squillante alle mie spalle. - Chi abbiamo qui? -
Mi volto lentamente con le mani alzate. Il cuore mi batte furioso nel petto.
 La ragazza del Distretto Uno mi punta contro una freccia e mi guarda con un ghigno. - Ti consiglio di non fare mosse azzardate o la prossima freccia sarà dritta al cuore! -
Speravo di avere più tempo prima di dovermi confrontare con i Favoriti, credevo che dopo il bagno di sangue se la sarebbero presa comoda prima di andare in cerca di altre vittime.
- Fosse per me ti ucciderei all'istante – continua la ragazza avvicinandosi lentamente. - Ma Cato ha detto che chiunque di noi ti avesse trovato avrebbe dovuto portarti da lui -.
Sospiro al pensiero di avere ancora tempo, al pensiero che tutto stia andando come deve andare.
- Allora perché mi punti contro una freccia? Se ti ha detto di portarmi da lui di certo ha bisogno di me per qualcosa – le dico ritrovando le parole.
La freccia parte prima che io me ne renda conto e mi colpisce il braccio trapassando la mia carne.
Non ho il coraggio di muovermi per tamponarmi la ferita.  Resto immobile occhi negli occhi con questa sadica ragazza.
- Avrà anche bisogno di te ma io non credo che serva a qualcosa. Quella stupida ragazzina potrei scovarla in un giorno se solo volessi – dice sprezzante e sicura di sé.
- Quale stupida ragazzina? - chiedo pur sapendo a chi si riferisce.
- Lascerò che sia Cato a prendersi cura di te – mi dice senza rispondere alla mia domanda.
- Mani dietro la testa e cammina verso di me – mi ordina.
Lentamente alzo le braccia e un dolore lancinante mi trapassa lì dove la freccia di ammonimento mi ha colpito. Senza guardare so già che sto perdendo molto sangue ma cammino nella direzione da lei indicata.
Mi muovo con cautela consapevole che la sua arma è puntata alle mie spalle.
 Quando raggiungiamo la radura, il sole accecante per un lungo momento  mi costringe a stringere gli occhi e la prima cosa che riesco a vedere una volta riacquistata la sensibilità oculare è l'enorme catasta di armi e viveri posta al centro del manto erboso.
Vedo tutti affaccendarsi attorno alla cornucopia. In tutto cinque persone.
Cato e Clove, i tributi del Distretto Due, il ragazzo dell'Uno, un ragazzino del Tre e un ragazzo del Dieci che è impegnato a scavare delle buche intorno al bottino.
Gli altri invece, seguendo le istruzioni del ragazzo del Tre stanno dissotterrando le mine poste ai piedi delle piastre metalliche  su cui prima si trovava ognuno di noi.
In pochi secondi credo di avere capito quali siano le loro intenzioni.
Proteggere il loro tesoro disseminando il territorio intorno ad esso con gli esplosivi così che qualora gli altri tributi fossero tentati di rubare qualcosa verranno fatti saltare in aria.
Ovviamente il ragazzino del Tre è un valido aiuto. È il Distretto che si occupa della tecnologia che ha creato le bombe.
Chissà se si rende conto che una volta finito il suo compito faranno esplodere anche lui.
- Cato, guarda cosa ti ho portato! - dice la mia aguzzina in tono beffardo. - È stato facilissimo. -
Il ragazzo biondo al centro del gruppo si volta nella nostra direzione e un sorriso sadico gli appare sulle labbra.
Prima che me ne renda conto mi è addosso. Il suo pugno mi coglie di sorpresa. Non ho neanche il tempo di reagire che subito svengo.
Quando rinvengo sono legato ad una roccia. Riesco ad aprire un occhio soltanto. Sull'altro devo avere un enorme ematoma che mi impedisce di alzare le palpebre.
Sento il sapore di sangue in bocca e sputo per liberarmene.
- La principessa si è svegliata – dice una voce alla mia sinistra. Non riesco a voltarmi per vedere chi sia ma credo di riconoscere la ragazza che mi ha trovato e portato qui dalla sua voce.
È buio e ciò che riesco a distinguere con la vista annebbiata sono solo ombre e le lingue di fuoco che salgono da un braciere a pochi passi da me.
- Allora – dice  Cato alzandomi la testa prendendomi per i capelli. - Un uccellino, mi ha detto che saresti disposto a farci uccidere la tua ragazza -
- Non è la mia ragazza – dico di getto.
Capisco che questa è l'unica possibilità che ho per riuscire ad entrare nel loro gruppo. Per fare ciò che ho deciso di fare. Devo giocarmi il tutto per tutto.
- Sì, l'uccellino mi ha detto anche questo – riprende Cato – ma non so se crederci o meno – mi sbatte la testa contro la roccia e finalmente si allontana da me dandomi la possibilità di ragionare.
La storia l'ho ripassata un milione di volte stanotte ma le parole faticano ad uscire dalla mia bocca. Sono bloccato. Ho quest'unica opportunità e la paura di non essere creduto e di morire prima di riuscire a fare qualcosa mi paralizza.
Inconsapevolmente inizio a tremare e respirare affannosamente. Stringo forte gli occhi e provo a liberarmi. Mi dimeno senza sosta e sento le loro risate intorno a me.
Mi mordo le labbra consapevole che i miei sforzi siano inutili.
- Guardatelo, ha paura – dicono le voci intorno a me. - Mi fa solo venire voglia di farlo fuori adesso – continuano a ridere di me che non ho il coraggio di parlare.
Ad un tratto mi fermo e alzo il viso per guardare il cielo. È ancora tutto ofuscato ma ho sempre amato il colore del cielo all'imbrunire.
Una cornacchia vola sopra la mia testa e mi riporta alla mente un ricordo.
Qualcosa che aveva lasciato andare. Qualcosa che torna prepotente dentro di me. Nello stomaco.
Era il tramonto, come adesso. Io e Katniss avevamo circa sette anni.
La vidi seduta sulla finestra della nostra classe. Dondolava un piede e guardava il sole calarsi sulle montagne.
Io stavo andando via ma non potei non fermarmi quando la sentii fischiettare il motivo più triste del mondo.
Non conoscevo la canzone ma come sempre mi incantò. Neanche cinque minuti che la stavo osservando che lei si voltò nella mia direzione e sorrise. Il colore arancione, quell'ultimo bagliore tenue del sole calante la attorniava.
Un calore potente mi si diffuse nel petto e per un momento smisi di respirare.
Poco dopo mi accorsi che non era a me che la ragazza stava sorridendo ma al padre che era venuto a prenderla.
Quel sorriso lo sogno ancora. Lo desidero ancora. Lo bramo.
Richiudo gli occhi tornando al presente e smetto di tremare.
- Io posso aiutarvi – dico con un filo di voce ma nessuno mi sta ascoltando. - Posso aiutarvi – dico deciso e alzando il tono.
Tutti si zittiscono e mi prestano attenzione finalmente. - Vi aiuterò a trovarla – continuo.
- E cosa ci dice che possiamo fidarci di te? - mi chiede Cato.
- Io la odio – dico cercando di essere convincente.
La risata di Lux, la ragazza del Distretto Uno, mi rimbomba nelle orecchie.
- E noi dovremmo crederti? - dice continuando a ridere.
- Sì – dico deciso.
- Dacci una motivazione valida – mi chiede Cato.
- Oh, ma andiamo. - Interviene ancora Lux. - Ci vuole far credere quello che non è. Io dico di farlo fuori. -
- Io invece dico che voglio ascoltarlo – dice ancora Cato guardando Lux negli occhi con aria minacciosa. - Parla! - Mi chiede.
- Io voglio vendicarmi. Mi ha deriso. Porto ancora i segni del suo rifiuto su di me – dico cercando di mostrare i palmi delle mani non ancora del tutto guariti. - Non ho voluto che mi fossero curati come si deve perché volevo qualcosa che mi ricordasse quanto la odio. Quanto il suo prendermi in giro mi abbia solo fatto decidere che voglio vederla morta. – finisco il mio discorso con enfasi. Cercando di trasmettere tutto il mio odio nell'ultima parola. - Posso aiutarvi a trovarla. Io la conosco. Conosco il suo modo di pensare e conosco le sue trappole per i conigli – faccio un lungo respiro – sono sicuro che sarà grazie a questo particolare che la troveremo. -
Tutti si guardano valutando la mia dichiarazione.
- Cato – dice la ragazza del Due.
- Non qui, Clove – le risponde lui. - Allontaniamoci. -
Si allontanano e iniziano a discutere animatamente per qualche minuto poi si dirigono di nuovo verso di me.
- Abbiamo deciso di portarti con noi. - dichiara Cato. - Ma prima voglio assicurarmi che tu non possa scappare una volta che ti avremo liberato. -
senza darmi il tempo di domandare alcunché mi pesta la caviglia con tutta la forza che possiede. Un dolore acuto mi attraversa tutto il corpo ma non urlo. Guardo Cato fisso negli occhi.
- Liberatelo – dice dopo. - Dobbiamo andare a caccia! -
Ci stiamo preparando a partire quando inizia l'inno di Capitol che precede il riepilogo dei morti.
I volti dei tributi morti nel bagno di sangue iniziano a scorrere nel cielo su di uno schermo trasportato da un hovercraft.
La ragazza del Tre, il ragazzo del Quattro, il ragazzo del Distretto Cinque. Entrambi i ragazzi del Distretto Sei e del Sette, il ragazzo dell'Otto. Tutti e due quelli del Nove e la ragazza del Distretto Dieci.
Il sigillo di Capitol riappare con uno gingle conclusivo.
- Andiamo, ragazzo innamorato! - mi apostrofa  Lux. Senza dire una parole le vado dietro raggiungendo gli altri.
Mi hanno lasciato il mio zaino per fortuna. Al suo interno dovrebbe esserci ancora il mio coltello. Non so esattamente cosa farmene ma potrebbe tornarmi utile.
Mezz'ora dopo vedo una delle sue trappole in bella vista. Non riesco a credere che sia stata così stupida da lasciarla così. Dove chiunque potrebbe vederla e capire che nei paraggi c'è qualcuno.
Sicuramente è su uno di questi alberi enormi e se la trappola è messa a sinistra lei sicuramente deve essere andata a destra.
Sto quasi per dire al gruppo di avere visto il segno del suo passaggio e di essere sicuro che lei sia andata da quella parte quando un rumore di rami spezzati fa eccitare i ragazzi che credono di avere raggiunto la loro preda.
Io sono sicuro che non sia lei. Non avrebbe mai fatto tanto rumore né acceso un fuoco come invece ha fatto questo sciocco tributo.
Corriamo tutti in quella direzione. Ho il cuore in gola, ma quando ho la certezza che non si tratta di lei mi cade un peso dal petto.
La ragazza del Distretto Otto ci guarda impaurita.
- Posso farlo io – chiede Clove – ti prego, Cato. -
- Per me va bene – dice lui non curante. E da come lo dice, capisco che il suo unico obbiettivo è Katniss. Un brivido mi serpeggia lungo la schiena.
- Siiii – urla la ragazza. La sua sete di sangue mi disgusta.
I ragazzi dell'Uno, gli unici venuti con noi, battono le mani e si congratulano.
- No, vi prego – implora la ragazzo singhiozzando, ma Clove con un coltello la pugnala allo stomaco.
Il suo urlo straziante mi fa venire voglia di fuggire ma resto immobile guardando i suoi occhi diventare bui.
- Dodici fatti, e undici da fare! - dice Marvel. Urla e fischi accolgono la sua battuta.
Iniziano a frugare tra le sue cose ma non trovano nulla di utile e decidiamo di metterci in cammino.
- È meglio che ce la filiamo, così potranno raccogliere il corpo prima che cominci a puzzare – dice Cato.
Ci fermiamo in una radura e apriamo le torce elettriche e le fiaccole.
- Non dovremmo sentire un colpo di cannone, adesso?
- Direi di sì. Non c'è niente che gli impedisca di intervenire subito. - dice Clove ferita nell'orgoglio.
- Qualcuno dovrebbe tornare indietro. Accertarsi che il lavoro sia finito.
-  Già, non vogliamo dover andare a scovarla due volte – commenta Lux acida.
- Ho detto che è morta! - si infervora ancora di più Clove.
Scoppia un litigio tra le due e al solo pensiero delle sevizie alle quali entrambe potrebbero sottoporre la povera ragazza mi viene la nausea. Così prendo la decisione più difficile della mia vita.
- Stiamo sprecando tempo! Vado io a finirla e poi ce ne andiamo! - dico sperando di riuscire ad andare fino in fondo.
Sperando così di poter dare a Katniss un'opportunità qualora ci avesse sentito.
   
 
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