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Autore: keska    06/07/2009    21 recensioni
Tutto sommato stavo bene. Avevo solo bisogno di quello. Ormai, ne dipendevo.
Una volta soddisfatto il mio bisogno, sarei stata meglio, ne ero certa. O forse, no.
Una Bella e un Edward, al loro primo incontro. I personaggi rimangono identici, ma questa volta, hanno in comune, qualcosa in più.
Bella ha un problema grave, la bulimia, ma Edward le darà una mano a recuperare la salute.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Angosciata, mi avviai verso la mia classe, non potendo fare a meno di divorare nel frattempo una stecca di cioccolata

Angosciata, mi avviai verso la mia classe, non potendo fare a meno di divorare nel frattempo una stecca di cioccolata. Ora, solo ora, mi ero resa conto dei problemi che la bulimia portava con sé, e tutto questo per colpa di Edward Cullen.

Appallottolai la carta e la buttai per terra, prendendo un’altra barretta, aprendola con foga e mangiando anche quella.

Ma non pensavo affatto di smettere. No. Quello assolutamente fuori discussione e non mi era passato neppure per la testa. E poi… Non poteva essere così grave. Vero?! Al diavolo!

Sbattei la porta dell’aula, entrando di gran passo e lasciandomi cadere al mio posto, in silenzio. Nessuno disse nulla, neppure il professore. Ormai mi conoscevano abbastanza bene da evitare il mio comportamento lunatico quando ero in fase scontrosa.

E poi… Non capivo da dove venisse tutta quella rabbia, quella frustrazione che sentivo dentro. Accidenti! Sarei dovuta essere spaventata forse, preoccupata. E invece no. Ero solo arrabbiata… e anche triste. Ma non riuscivo, non potevo imputarlo all’assenza di Edward.

Per tutto il tempo rimasi in silenzio, per tutte le ore di lezione, senza fiatare. Solo… quando arrivai all’ora di biologia, vedendo il banco accanto al mio vuoto, scoppiai in lacrime. Era una cosa irrazionale, stupida, e infantile diamine! Infondo era solo andato in campeggio con la sua famiglia!

«Bella?» mi chiamò il professor Banner, preoccupato «ti dà fastidio la vivisezione delle rane? Vuoi uscire?».

Alzai lo sguardo e notai che tutti mi osservavano. Mi voltai nuovamente verso il professore e annuii vigorosamente.

«Vuoi che qualcuno ti accompagni?».

«N…no» balbettai.

Lui mi sorrise, rassicurante. «Bene, vai pure allora…».

Mi sollevai dal posto, facendo grattare la sedia contro il pavimento, presi il mio zaino e uscii dalla stanza, quasi di corsa.

Mi rifrugai negli spogliatoi della palestra, dove non c’era nessuno. Presi una busta di patatine dello zaino e cominciai a mangiare. Il fastidio questa volta arrivò quasi subito, mentre mangiavo, ma masochisticamente lo ignorai e finii tutto il pacco. Poi presi qualcos’altro e mangiai anche quello.

Il bisogno di Edward. Solo quello riuscivo a sentire. Mentre mangiavo, seduta con le gambe incrociate sulla lunga panchina, mi dondolavo avanti e indietro con la testa. Davanti ai miei occhi vedevo un sorriso splendente, degli occhi ambrati e dei capelli bronzei. Perché? Perché pensavo costantemente a lui?

Mi accorsi che quel fastidio appena sotto lo sterno, si era trasformato in qualcosa di molto più simile al dolore. Mi alzai in piedi, e già mi sentii meglio. Corsi in bagno e vomitai. Mi sentivo un vero schifo, così bevvi un’intera bottiglietta d’acqua. Misi in bocca una chewingum alla menta e cominciai a masticarla; quella fu davvero una pessima idea. La sputai in men che non si dica e mi misi a sedere nuovamente sulla panchina negli spogliatoi.

Notai che fuori c’era il sole. Assurdo. Di solito, quando c’era il sole me ne accorgevo sempre, erano così rare quelle giornate a Forks. E proprio per questo, mi stupii ancora di più. L’assenza di Edward aveva cambiato le sorti di una giornata come quella.

Negli spogliatoi iniziarono ad entrare ragazze, che uscivano e entravano. Di malavoglia, indossai la tuta e mi avviai in palestra.

Jessica, che se ne stava in un angolo, a chiacchierare con Lauren e Tyler mi fece segno con la mano di avvicinarmi. Strabuzzai gli occhi. Era forse impazzita? Io non mi avvicinavo mai a chiacchierare, tanto meno quando era in compagnia di altri che non fossero Mike o Angela e per giunta quando ero di cattivo umore.

Incerta, non potei far altro che avviarmi verso di lei, anche solo per metter fine ai suoi fastidiosi richiami, che spostavano l’attenzione di tutti gli studenti su di me.

«Che c’è Jess?» chiesi dondolandomi sui talloni e lanciando occhiate furtive agli altri due, che mi fissavano un un’aria strana.

Iniziò a parlare come un fiume in piena. «Bella! Senti… sappiamo che stai facendo una ricerca con Cullen, è per questo che ieri è venuto a casa tua, vero?».

«Ma certo» aggiunse Lauren, come a sottolineare che quello poteva essere l’unico motivo per cui potesse essere venuto a casa mia.

«Si» dissi solo, arrossendo.

«E quindi?» incalzò. Mi sembrò assurdo che mi chiedesse ancora informazioni sui Cullen, dopo il modo con cui avevo reagito alle sue domande la prima volta che me le aveva poste.

«Jess…» dissi sbalordita.

Non sembrò affatto curarsi della mia reazione. «Dai su, dimmi qualcosa, qualche informazione! Ti avrà sicuramente parlato di lui, della sua famiglia…».

Mi strofinai una mano sulla fronte, nervosa.

Lauren mi incenerì con uno sguardo strano. «Non credo sappia nulla…».

«S…senti… i…io devo andare…» balbettai confusamente, allontanandomi da loro e andando verso la professoressa.

Durante tutta l’ora di palestra, li vedevo parlare, sussurrare rivolti verso di me, e ogni volta che i loro sguardi si incontravano con i miei si voltavano, ridendo, e lo stesso facevo io, diventando però completamente rossa.

Dopo un po’ non ci feci più caso: l’irritazione, la frustrazione e l’ansia erano giunte all’apice. Non mi davano fastidio in sé, per il loro atteggiamento, ma odiavo le loro attenzioni. E anche questo per colpa di Edward Cullen. Quel ragazzo mi stava sconvolgendo la vita. Assurdo, non lo sopportavo.

Arrivata a casa, con l’umore peggiore di quello del mattino, gettai le chiavi del pick up sulla consolle e mi avviai verso la cucina alla disperata ricerca di cibo.

M’immobilizzai, raggelandomi, quando vidi Charlie seduto su una sedia della cucina.

«Papà» sussurrai scandalizzata «che ci fai qui?».

Lui sollevò lo sguardo dal giornale che stava leggendo, accorgendosi finalmente di me. «Oh Bells, sembra quasi che non ti faccia piacere vedere il tuo vecchio!».

«No… Ma che dici» biascicai togliendomi la tracolla e mettendola sulla sedia «è che… sono sorpresa… tutto qui… come mai sei già a casa?».

Mi sorrise. «Oggi ho il pomeriggio libero. Avevo dei giorni di vacanza arretrati e volevo per una volta mangiare con te».

«Oh» dissi sgranando gli occhi. No! Non oggi, non oggi!

Sulla sua fronte comparve una ruga in più. «Non ti fa piacere?».

«Si… però vedi papà… proprio oggi…» pensai in fetta ad una scusa credibile, quel giorno non sarei mai riuscita a mantenere il controllo di fronte a lui «è che mi fa un po’ male la pancia… non ho tanta voglia di mangiare…».

Mio padre sembrò preoccuparsi e cominciò a guardarmi con una luce diversa. «Oh. In effetti sei un po’ pallida Bells, non hai un bell’aspetto. Non mi preoccupo abbastanza di te» si rimproverò scuotendo il capo.

«Ma no… Non ti preoccupare… Ora vado in camera mia e mi corico un po’, poi vedrai che starò meglio» mi sfregai la pancia, quando sentii nuovamente il fastidio e in un attimo passò com’era venuto.

Mio padre mi scrutò. Chissà che vedeva. «Forse dovrei chiamare un medico, sembra una cosa seria…».

«No!» esclamai, forse con troppa veemenza, ma non dovevo permettere in nessun caso che chiamasse un medico. «Lascia stare papà, sto bene, non ti preoccupare, non ti dispiace se non mangio con te vero?» dissi, ostentando innocenza.

«No no Bells, figurati, vai pure!» disse mio padre un po’ perplesso, seguendomi con lo sguardo mentre salivo le scale.

«Grazie» urlai quando fui in camera mia.

Mi richiusi la porta alle spalle, girai due mandate di chiave e scoppiai in lacrime. Mi precipitai verso l’armadio, scavai sotto i vestiti e trovai le mie scorte di cibo…

Tutto andò a finire molto dolorosamente, con me stesa per terra, in lacrime, in mezzo alle cartacce. In quel momento pensai: come vorrei che Edward fosse qui con me. Scacciai immediatamente quel pensiero, dandomi della stolta. Edward non doveva scoprire il mio segreto e già il rischio che sospettasse qualcosa mi faceva venire i brividi.

Mi trascinai sui gomiti fino alla porta, poi, mi cancellai le lacrime dagli occhi e mi sollevai in piedi. Controllai da dietro la porta che non ci fosse nessuno nei paraggi, sgattaiolai in bagno e rigettai quello che avevo mangiato.

Mi guardai allo specchio. Non capivo cosa avesse colpito particolarmente mio padre… certo, ora avevo gli occhi un po’ rossi e gonfi per il pianto, ma nulla di mostruoso. Si, insomma, ero io. Ero sempre stata così… Scuotendo il capo, per scacciare quel pensiero, mi lavai i denti, tentando di coprire le tracce a mio padre e aprii con cautela la porta del bagno.

Sussultai, trovandomelo di fronte.

«Oh… papà…» biascicai.

«Bells» disse, sfiorandomi una guancia, con aria ansiosa «mi sembra che tu stia davvero male…».

«N…no… Davvero papà, non è nulla di che…», scostai lo sguardo dal suo volto, imbarazzata per il suo intenso sguardo indagatore. «Vado a stendermi un po’», dissi infine, quando il silenzio diventò troppo denso.

«Va bene…» disse mio padre.

Andai in camera mia e mi affrettai a mettere apposto tutte le cartacce. Le misi in una grande busta della spazzatura e aprii nuovamente la porta con cautela. Sentii mio padre parlare concitatamente al telefono. Bene, era impegnato. La buttai in fretta e ritornai in camera mia, mettendomi il pigiama e sistemandomi sotto le coperte.

Tuttavia in quella posizione ritornò il dolore alla pancia, così mi misi seduta sul letto, appoggiandomi alla testiera. Indossai le cuffie facendo partire un CD di musica spacca-timpani. Non so quanto tempo rimasi così, ma mi sembrò che ogni secondo andasse peggio. I miei pensieri andavano tutti verso Edward. Non lo sopportavo, eppure una parte di me fremeva per rivederlo. Ma quando mi consolavo con l’idea che l’indomani l’avrei incontrato, la mia ragione prendeva il sopravvento e mi diceva che quella era una cosa sbagliata e che Edward Cullen non era un bene per me e per il mio segreto. Alla fine, mi accorsi che oramai si era fatto buio.

Perché tormentarmi? Domani l’avrei rivisto. Basta. Non volevo assolutamente pensare a nient’altro. E non dovevo sentirmi in colpa, no, non dovevo sentirmi in colpa del fatto che volessi rivedere la persona che mi stava sconvolgendo la vita. Forse volevo solo vederlo per dirgli quanto non lo sopportassi. No. Basta! Mi strappai le cuffie dalle orecchie e le richiusi nel cassetto.

In quell’istante mio padre entrò in camera. «Bells, come ti senti?».

«Va meglio, non fa più tanto male…».

«Bene» disse, restando comunque preoccupato e posandomi una mano sulla fronte. La tolse, leggermente rassicurato. «Vuoi qualcosa di caldo? Un brodino, una cioccolata?».

Ridacchiai, nervosa, tentando di toglierli certe idee dalla testa. «Perché, da quando sai cucinare papà?».

Lui arrossì, imbarazzato. «Giusto. Ora stenditi un po’, ok?»

«Okay». Mi tirò su la coperta e uscendo dalla stanza mi spense la luce.

Sospirai, nel buio della mia stanza.

Un attimo dopo, sentii il telefono squillare. Incuriosita, mi alzai a andai alla porta, aprendola leggermente per sentire chi fosse.

«…no, non stava molto bene, però ora va meglio, così dice.» una pausa. «Oh, si, il ragazzo della ricerca…» un’altra pausa. «Non saprei, si è appena messa a dormire».

A quel punto intervenni «Papà?» lo chiamai dalle scale.

«Oh ecco è sveglia», si rivolse a me, alzando la voce «Bella, c’è Edward Cullen al telefono, vuole parlare con te!»

Fremetti, improvvisamente entusiasta. Reazione idiota. Io avrei dovuto odiare Edward Cullen! Forse sentendo la voce… «Va bene, prendo la chiamata dall’altro telefono». Staccai la presa del telefono dal corridoio di sopra e lo misi in camera mia, richiudendomi la porta alle spalle per concedermi un po’ di privacy.

«Pronto?» dissi, impaziente di sentire la sua voce.

«Bella, sei tu? Ciao…». Come mi era mancata quella voce melodiosa…

«Ciao…» risposi trasognata. Addio a tutti i miei propositi d’odio.

«Beh, come stai? Ho saputo che non ti sentivi bene…».

Arrossii di imbarazzo. «Oh, no, non era nulla di che, davvero…» poi mi bloccai un attimo, perplessa «scusa ma tu come l’hai saputo?».

«Tuo padre era preoccupato per te, così ha chiamato al mio».

«Oh…» sospirai. Questa cosa non andava affatto bene… Charlie che si preoccupava per me e che cominciava a chiamare i medici non era mai una bella notizia. «Mio padre si preoccupa troppo…» dissi solo.

«Beh, meglio così, no?!» ridacchiò. Com’era bella la sua risata!

«Già» risposi incantata. Dovetti riscuotermi un attimo prima di rispondere. «Hai lasciato qui il tuo giaccone…».

«Oh, si, non ti preoccupare, lo prenderò domani quando verrò per la ricerca, sempre che tu stia abbastanza bene».

«Ma si, certo! Non vedo l’ora!», altra frase idiota.

«Come scusa?».

Arrossii, imbarazzata per le mie stupide parole. «Non vedo l’ora di fare la ricerca…».

«Oh, si anch’io» sembrava divertito.

Volevo dire qualcosa, fargli una domanda, solo per il gusto di sentire la sua voce. Che cosa stupida… Perché non riuscivo a odiarlo? Avrei dovuto… Ma non volevo riattaccare, e neppure lui lo faceva.

«Ti dà fastidio la vivisezione delle rane?» chiese curioso.

Sgranai gli occhi. «Emm… come…?».

Scoppiò in una fragorosa risata. «Nulla Bella…».

Mi mordicchiai il labbro, imbarazzata. «Senti… vorresti fermarti anche domani a vedere un film?» In quel momento stavo esattamente remando contro la corrente che con forza m’imponeva la ragione, guidata solo dall’istinto. Ma perché gliel’avevo chiesto?

«Certo, scegli tu il film».

«S-si, okay!» dissi sbalordita e contenta.

«Bene, ora è meglio se ti lascio riposare. Rimettiti presto, sogni d’oro Bella!». Com’era dolce!

«G-grazie» balbettai, poi, quando sentii il suono della chiamata chiusa, rimasi qualche istante con la cornetta in mano.

Che cosa avevo detto esattamente in quella conversazione? Non ricordavo quasi nulla, l’unica cosa di cui riuscivo a rendermi conto, era il mio cuore palpitante, le mie guance arrossate e un coro d’angeli al posto del cervello. Sospirai, riponendo la cornetta.

Mi addormentai completamente rilassata, felice e sognante. Possibile che una sola telefonata mi facesse quell’effetto?

Il giorno dopo ero davvero allegra. Mio padre fu felice della mia immediata ripresa, così non mi fece altre domande.

Appena nel parcheggio, vidi Edward venirmi incontro. Se il giorno prima la sua voce era stata salubre, la sua vista ebbe un effetto decisamente più potente. E anche questa volta addio ai pensieri d’odio. Come faceva ad annullare così tutte le mie difese?

«Edward!» lo chiamai con un enorme sorriso sulle labbra.

Mi sorrise, quando finalmente mi fu accanto. «Ciao Bella, ti vedo bene… Sei guarita».

«Già» alzai gli occhi al cielo «mio padre si preoccupa sempre troppo!».

Lui mi sorrise rassicurante. «Allora, ci vediamo a biologia?».

Fui lieta del fatto che non mi avesse chiesto di incontrarci a mensa. «Certo, niente defezioni?» chiesi con un sorriso sarcastico.

Lui rise. «No, niente defezioni».

E in effetti, arrivata nell’aula di biologia, lui era lì con il suo sorriso rassicurante.

«Scelto il film?» mi chiese sottovoce, sporgendosi verso di me dallo sgabello.

«Oh» mi scompigliai i capelli «accidenti, me ne sono dimenticata!».

Lui ridacchiò. «Non ti preoccupare, se vuoi posso prenderne uno io…».

«No no, ci penso io, passo dalla videoteca prima di andare a casa». Il professore ci lanciò un’occhiataccia, così tacemmo per qualche istante.

Dopo un po’ lui ricominciò a parlare. «Ma non avevi un impegno?» mi chiese sollevando un sopracciglio.

Arrossii. Come faceva a ricordarlo? «Non ti preoccupare, faccio in tempo».

«Bene», disse appena prima che il professore si fermasse proprio di fronte al nostro banco.

Non so come, ma feci in tempo a fare tutte le riserve di cibo che dovevo e a passare dalle videoteca in fretta. Afferrai il primo film che mi trovai davanti, la copertina mi ricordava un manifesto che avevo visto un giorno da qualche parte.

Mangiai in macchina, lungo il tragitto, perché ero già in ritardo, ma purtroppo il dolore allo stomaco si fece sentire anche questa volta. Entrai di corsa in casa e vomitai, e fui costretta a prendere un altro antiacido.

In quel momento, mentre me ne stavo stesa con busto lungo il tavolo, la ragione prese il sopravvento. E così anche la frustrazione per il mio comportamento sconsiderato. Sapevo che quel dolore era colpa di Edward Cullen. E anche tutta l’ansia provata il giorno precedente. E anche l’attenzione degli studenti della Forks Hight School. Tutto colpa sua. Bevvi un bicchiere d’acqua e poi lo gettai nel lavello. Accidenti a lui… perché era così complicato odiarlo?

Lui arrivò appena tre minuti dopo, e ancora avevo dolore allo stomaco.

«Edward, entra…» mormorai, sfregandomi la pancia. Fortunatamente quella volta, forse perché non lo guardai negli enormi occhi magnetici, riuscii a mantenere un minimo di lucidità.

Lui mi guardò in modo strano, ma non mi disse nulla. Ci sedemmo intorno al tavolo della cucina e cominciammo a lavorare in silenzio.

«Preso il film?» mi chiese dopo qualche minuto.

«Si» risposi laconica, riconcentrandomi sulla ricerca. Stupido, stupido di un Cullen. Non era giusto che provassi quel dolore. Non era giusto. E poi lui… lui mi aveva abbandonata.

«A che punto sei con la ricerca?» mi chiese ancora.

«Mmm…» feci. Perché invece sentivo il bisogno che lui mi parlasse? Perché non ne potevo fare a meno? Irritata e tormentata, mi alzai dal posto, grattando con la sedia sul pavimento.

Presi un altro bicchiere d’acqua e aspettai in piedi di fronte al lavello, consumandomi nel mio dolore. E più pensavo a Edward e al fatto che in realtà non dovevo guardarlo, più il dolore aumentava, perché volevo guardarlo. Ma al contempo sapevo che quel dolore era tutta colpa sua.

«Bella?» mi chiamò preoccupato, facendomi sussultare per la vicinanza della sua voce. Stava dietro di me, non l’avevo sentito. «Che hai?».

Non resistetti un secondo in più, mi voltai, abbracciandolo, e scoppiai in lacrime.

Sentii tutti i suoi muscoli irrigidirsi e non avvertii il movimento del suo petto che ne mostrava il respiro.

Esattamente quindici secondi più tardi, smisi di respirare anch’io, dandomi della sciocca per il mio gesto avventato. Ma proprio quando mi stavo per separare da lui, sentii le sue braccia fredde stringermi rassicuranti al suo petto.

Mi lasciò piangere per tantissimo tempo, senza dirmi nulla, ma cullandomi e lasciando che gli inzuppassi il maglioncino beige d’acqua salata. In quel momento, nonostante tutta l’ansia, l’angoscia e il turbamento con cui stavo vivendo, mi sentii al sicuro. Come se non ci potesse essere posto al mondo in cui potessi essere più protetta. Non conoscevo la natura delle mie lacrime. Forse ero frustrata, o forse, semplicemente non volevo accettare quel conflitto che era nato dentro di me, perché in quello stesso istante, da quando Edward mi aveva accolta fra le sua braccia, avevo trovato la soluzione. Mi sentivo in un porto sicuro, e non ero disposta ad abbandonarlo. Poi, d’un tratto, sentii le sue labbra, titubanti, che scendevano a baciarmi i capelli.

Sollevai il viso fino a incontrare i suoi occhi ambra che mi fissavano con dolcezza. «Scusa…» biascicai, la voce arrochita dal pianto.

Mi accarezzò le guance, cancellandomi le lacrime. A quel punto mi staccai da lui, imbarazzata, e mi andai a sedere sulla sedia. Edward prese un altro bicchiere d’acqua e me lo porse.

«Grazie» gli dissi, prima di bere.

Lui si sedette in silenzio accanto a me, guardandomi negli occhi apprensivo e restando in silenzio per alcuni istanti. «Vuoi continuare a fare la ricerca o vuoi vedere il film?» disse poi, in tono leggero.

Sgranai gli occhi, sorpresa del fatto che non mi chiedesse spiegazioni e esitai titubante.

Sul suo volto si accese un’altra emozione, la tristezza. «O… vuoi che me ne vada?».

«No…» dissi facendo scendere altre lacrime «no, no, ti prego, non te ne andare…»

«Va bene Bella, va bene…» mi prese la mano, accarezzandomi una guancia con l’altra «non me ne vado, rimango qui quanto vuoi…».

«Grazie» dissi solo, cancellandomi le ultime lacrime che erano cadute. Lo feci alzare, tenendolo per mano, e lo condussi fino al divano nel soggiorno.

Lì mi sedetti, con le gambe incrociate, e feci sedere lui accanto a me.

«Allora, tutto bene il campeggio?» cominciai, giusto per dire qualcosa.

Lui fece una smorfia strana, che non capii, ma poi mi rispose sereno.

Rimanemmo a chiacchierare diverso tempo, ridendo e scherzando, come se nelle ore precedenti non fosse successo nulla. Poi, ci rendemmo conto che si era davvero fatto tardi.

«Mi dispiace, non abbiamo neppure visto il film» dissi mentre lui indossava il suo giaccone.

«Sarà per un'altra volta. Tanto ci vediamo domani per la ricerca, vero?».

Fui presa da un moto di ansia e tristezza. «Veramente domani dovrei andare a togliere i punti al labbro…» dissi toccandomi il punto leso.

«Oh» sospirò, riducendo gli occhi a due fessure.

Lo fissai malinconica. Non mi andava di non stare con lui.

«Se per te non è un problema, posso venire con te» propose infine, con tono disteso. «Sicuramente ci sarà mio padre all’ospedale, e potrebbe toglierteli lui i punti, così facciamo in fretta è dopo vediamo il film. Che ne dici?» mi chiese contento.

Sorrisi anch’io. «Dico che è un’idea stupenda!».

 

 

Ohi mammina bella!!! Ho preso troppo sole, sono mezzo abbrustolita e mi fa male la testa!

Allora. Originariamente questo capitolo non era così, perché c’era una scena che poi non ho messo, ma che, per motivi di lunghezza, ci sarà al prossimo capitolo, sperando che tutto vada bene!

Mi fa male la testolina, il criceto si è abbrustolito, ha preso troppo sole!

Scusate se ho fatto un pochino di ritardo, ma in un modo o nell’altro c’era sempre qualcuno che rallentava la scrittura della storia.

Ora, chiarisco una cosa. Eddino nel precedente capitolo aveva forti sospetti, ma non è facile individuare una malattia insidiosa come la bulimia, quindi le cose per lui si sono chiarificate quando ha chiesto aiuto ai suoi fratellini magici, ma questa cosa verrà alla luce dopo.

Quindi in questo capitolo già lo sa…

Hhh… Che mal di testa! Hhh…

Dicevo… Io ho trovato questo capitolo molto tenero, soprattutto verso la fine e la parte della telefonata, ma ditemi voi se vi è piaciuto, ok?! J Ciao a tutti e grazie!!!

Grazie a chi legge, commenta e mette la mia storia fra preferiti/seguiti o chi mi ha messo fra gli autori preferiti. Grazie. 

 

cloe cullen Concordo in pieno, non studiare troppo e datti all’edonismo! Vabbè, non esageriamo, ma cmq vivi una vita allegra e senza troppo studio, ok?! E magari ogni tanto ricordati di noi che ti aspettiamo qui! *.* Il rapporto Edward Bella è una cosa molto complessa e per ora sono loro, non io, che decidono! Ora il loro rapporto si sta approfondendo ancora… ^^

Dan Ok… Oh, wow, beh grazie! Sono contenta che tu ti sia ricreduta sulla mia storia e ti devo dire che all’inizio, subito dopo aver postato il primo capitolo mi ero pentita, quasi sentita in colpa di averlo scelto. Invece ora… beh ora vedo tutto da una prospettiva diversa. Sarà che finchè non sono completamente penetrata nella mente di Bella bulimica, consono quasi riuscita a capacitarmi di quello che stavo facendo. Era come tenere un piede in due scarpe. Ma ora, ci sono completamente dentro e il bello è che posso entrare e uscire come voglio. Grazie di tutto il commento, davvero, mi hai resa felice…

Cullenuzza No, mia sorella ha fatto la maturità, io sono più piccola di lei di due anni… Ok tutta questa perifrasi per dire che ho diciassette anni… XD In effetti Edward ha già capito qualcosa, anzi, più che qualcosa, ma ancora non ne è del tutto certo sai? Perché tende cmq a fidarsi di Bella e… beh beh… insomma… per quanto riguarda la durata della ficcy… mmm, non vorrei farla troppo lunga, penso che non durerà più di venti o venticinque capitoli… Altrimenti bisognerebbe aspettare, in modo che io “farcisca” i capitoli con qualche evento in più… per ora le bozze contengono solo i fatti in sé, ma questo non vuol dire nulla perché le idee mi vengono  anche mentre scrivo! ^^

mazza ok, mi piace molto questo modo di… “comunicare” A) Io sono praticamente troppo fissata con le caprette di Heidi ^^ B) Grazie piccoletta è bello sapere che posso contare su qualcuno! ^^ C) Beh, si, magari apro una scuola per corrispondenza! XD D) E’ vero, è nato proprio per questo! Perché infondo si comprendono, hanno entrambi problemi con il cibo! ^^ E si devono trattenere entrambi… E) La malattia di Bella dura da un anno. Per quanto riguarda i sintomi, cambiano di persona in persona e  dipendono dall’assiduità con cui si vomita, dalla predisposizione fisica e anche dal caso. Bella vomita molto, tutti i giorni e anche più volte al giorno, quindi ora il suo caso è piuttosto grave… F) No, non l’ho ancora spiegato, e verrà spiegato più avanti, cmq è il segno che si fa con i denti sul dito quando si provoca il vomito… E’ un segno che hanno tutti i bulimici che vomitano in questo modo…

gentile di Edward! E hai indovinato alla perfezione sia per la pallonata che per il sangue! Brava ;)  

lory_lost_in_her_dreams Grazie tanto, sei davvero molto dolce… Si, si sono avvicinati ma purtroppo non può tutto essere rose e fiori, nonostante l’infinita dolcezza di Edward si faccia sempre più presente! Ma sono sicura che insieme riusciranno a conquistare i loro momenti di felicità!

azaz Ciao cuore! Giusto, la pazzia è una buona cosa. Figurati, che in mia difesa, ho anche recitato la parte della stessa, con le parole di Erasmo da Rotterdam, prese dall’elogio alla follia… “Se ogni umano si dispensasse da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure esisterebbe / La natura, madre e creatrice del mondo, si è dispensata di spargere ovunque un pizzico di follia!” Beh, direi allora che con noi ha un po’ abbondato, ma non me ne rammarico affatto! E mi rallegro anche di vedere che commenti le mie storie alle 4 e mezza di notte! XD E’ vero, Bella vive un po’ sulle montagne russe, ed è proprio di questo che aveva paura: quanto più in alto si sale, tanto più in basso si può scendere, ma non sa ancora, che Edward le offrirà un biglietto di sola andata per i cieli; Certo, all’inizio ci sarà qui e là qualche discesa, ma la risalita sarà sempre e comunque fantastica! ;) Che spoiler metaforico che mi è venuto fuori! E la strada verso il cielo, sarà sempre più mielosa e zuccherosa! *.*

luisina Ok, non ti preoccupare di non esserti dilungata, mi fa comunque piacere sentirti. Sono contenta che ti sia piaciuto e che sia riuscita a descrivere bene “i sintomi” di Bella. Mi sono documentata davvero tanto, ovunque e spero di riuscire nei miei intenti per quello che possa servire in una funzione letteraria. Grazie di tutto e a presto…

Wind lo sai che sospetto 1. Che tu mi legga nella mente come fa Edward 2. Che tu abbia acquisito il potere di Alice e vedi cosa scriverò 3. che tu a furia di leggere le mie storie sappia come la penso e cosa scriverò 4. Che io sia troppo prevedibile. Ora, siccome la 1 e la 2 sono un po’ troppo surreali e la 4 non mi piace granché, spero sia la 3! J

Noemix No no, Bella non si sta affatto riprendendo… Ecco, questa cosa l’hanno detta in parecchi non vorrei aver creato false illusioni perché non è così! ^^ Lei non ci pensa minimamente a cambiare le sue abitudini per Edward, non ancora almeno… Ma forse si è capito meglio in questo capitolo!

JessikinaCullen eh già e non credo che il fatto di capire che la cosa sia stata positiva sia tanto semplice! Lei amava il dolore… Quando ci fai l’abitudine sa essere così confortevole e cambiare può portare dei momenti molto tristi e il rischio di esporsi può far provare il Vero dolore, quello dei sentimenti… Ok, mi sa che sono entrata un po’ troppo nella testa di Bella! ^^

Amalia89 Ok, bene, e io ne sono davvero contenta! Speriamo di sistemare un po’ se e dove ho sbagliato e di continuare al meglio! Grazie di tutto e a presto! ;)

ale03 ok, bene ne sono contenta! ^^ Già Edward sta dimostrando una grande tenacia, oltre che un immenso affetto, una grande dolcezza e un caloroso, meraviglioso, scintillante sorriso! *.*

lisa76 Grazie, e speriamo che il tatto continui a non mancarmi, perché sono carente di vista e in quel caso mi ritroverei seriamente menomata! XD Ok, era un battuta, non so se si era capito… ;)

__TiTtA__ Allora ti posso dire che si, ci sarà, e da quel momento in poi, non così semplicemente come si può credere, ma con forza e costanza, la nostra Bella riuscirà a venir fuori dai suoi problemi! ^^ Con l’aiuto sia di uno che dell’altro! Se li abbiamo tutti e due, perché non approfittarne! ;)

patu4ever io vivo in un paesino del Salento, in provincia di Lecce… eh, beh allora noterai anche il cambiamento che è avvenuto in questo capitolo… purtroppo la vita di Bella è fatta di alti e bassi e questo non sarà né il primo, né l’ultimo…

damaristich in bocca a Jake anche a te allora! XD Si, in effetti ho deciso di “ampliare le mie vedute” e vedere un po’ la tipologia di romanzo che mi è più adatta… Questo diciamo che è più vicino alla realtà… Gli altri,… beh quelli erano completamente diversi!

IsAry Si si, il rapporto s’intensifica sempre più e manca poco che da una scintilla nasca un piccolo fuoco e dal fuoco un bel falò! Ma prima ne dovranno passare delle belle direi! ^^

barbyemarco no, non è che ero triste, semplicemente non avevo nulla da dire e per me che sono tanto prolissa, logorroica e loquace è una cosa un po’ strana, ma avevo la testa da un’altra parte, è per questo che ero distratta! ^^ Beh si Edward è quasi del tutto certo del problema di Bella, ma penso che creda che “un impatto frontale” non sarebbe una buona cosa per lei! ^^

Bella_Cullen_1987 come zona privata?! O.O No no non è possibile, io ci voglio andare, non puoi mica avere l’esclusiva?! Altrimenti lo attiro fuori con la minaccia di fare fuori Bella e mi faccio trasformare in vampira! :P

lady cat mi fa molto piacere che il tema ti piaccia e che tu on lo consideri fuori luogo per una coppia come Bella e Edward. E’ che ho pensato che ponendoli come mezzo di comunicazione sarebbe stata più semplice la penetrazione del messaggio. Quello che ha Bella è un ulcera esofagea… Mi sono informata tantissimo sulla patologia e spero di non sbagliare… quello che ha adesso si dovrebbe chiamare “esofagite peptica”… Il segno sul dito è un segno caratteristico delle persone bulimiche che si fanno con i denti quando si causano il vomito. Grazie a TE, che leggi la mia storia, non c’è motivo per cui tu mi debba ringraziare… J

cullengirl diciamo che nello scorso capitolo sospettava fortemente della bulimia, e cmq Bella ancora non vuole, per nessun motivo, ancora, cambiare idea sul suo comportamento… Questa è una consapevolezza che arriverà in seguito e anche molto dolorosamente…

Lau_twilight già devo dire che quel momento è anche il mio preferito… In questa fic sta venendo fuori il carattere più premuroso e dolce di Edward, quello che tra l’altro amo e di cui non potrei fare a meno! *.* Com’è sensibile!!!

   
 
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