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Autore: heliodor    21/06/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ferite
 
Oren guardò fuori dalla finestra per l'ennesima volta in quei giorni e per l'ennesima volta vide solo i giardini e uno scorcio della città.
Era uguale a ciò che aveva intravisto nei giorni precedenti, fatta eccezione per i numerosi alberi che ora vedeva nel porto.
Alberi di navi, ovviamente.
Erano lì da tre o quattro giorni almeno, ma lui si era potuto alzare solo da due. I guaritori che gli avevano fatto vista lo avevano spinto ad alzarsi.
"Stai guarendo e il resto lo farà il tuo corpo" gli avevano detto. "Ma se resti troppo a letto i tuoi muscoli si indeboliranno e ci metterai più tempo a riprenderti del tutto."
Oren era balzato giù e dopo un leggero capogiro si era rimesso in piedi.
"Non esagerare" lo aveva ammonito uno dei guaritori. "O ti ritroverai svenuto in mezzo a un corridoio. Per il momento limitati a passeggiare per la stanza."
Oren aveva ubbidito, anche se era ansioso di uscire. Quelle che gli mancavano erano informazioni su quanto era accaduto dopo che Wena gli aveva fatto crollare addosso un quintale di pietre.
I guaritori non rispondevano alle sue domande e le uniche informazioni che aveva ottenuto le aveva estorte con grande fatica ai valletti che gli portavano da mangiare.
Aveva scoperto che il principe Razyan era morto. Non lo conosceva bene, ma la notizia lo aveva rattristato lo stesso.
Razyan era l'erede di re Andew ed era stato costretto a restare a Valonde proprio per quel motivo. Per un crudele scherzo del destino questo non era bastato a proteggerlo.
La regina era rimasta gravemente ferita ma si era ripresa in tempo per presenziare ai funerali solenni del figlio.
Le campane della città avevano intonato una nenia triste per tre giorni di seguito e finché un valletto non gli aveva spiegato che cosa stesse accadendo Oren non ne aveva capito il motivo.
La flotta era salva e si preparava a salpare per il continente vecchio, ma ci sarebbero voluto parecchi giorni prima di partire.
Nel frattempo era arrivata la flotta di Taloras ed ecco spiegate le navi che affollavano il porto.
Taloras, pensò Oren.
Aveva ricordi piacevoli e spiacevoli di quel posto.
Si chiese se tra quelli giunti a Valonde ci fossero anche Lady Gladia e Tharry.
No, si disse. Tharry è l'erede e non si muoverà dal suo castello. Avrà mandato sua sorella. Come si chiamava?
Lionore, gli venne in mente.
Era una ragazza odiosa, a quanto ricordava. Voleva sacrificare Joyce pur di salvarsi la pelle.
Joyce.
Quel pensiero lo tormentava.
La sorte della principessa era incerta e nessuno voleva parlarne.
Circolava la voce che Rancey, un leccapiedi di Malag, l'avesse rapita e portata chissà dove. Forse sul continente vecchio, dove lo stregone stava ricostruendo le sue forze per sferrare un nuovo attacco.
Rancey, Gauwalt l'evocatore e Nimlothien la strega bianca avevano guidato l'attacco contro Valonde.
Non avevano mai avuto alcuna speranze di vittoria, ma il loro piano doveva essere un altro. Rapire la principessa Joyce ne faceva parte?
Wena, quella strega odiosa, aveva cercato di trascinarla chissà dove, ma lui aveva cercato di impedirglielo.
Poi era rimasto sepolto e ferito e non ricordava cos'era successo dopo.
Da quello che aveva appreso, Wena era stata uccisa da Rancey per qualche motivo che nessuno conosceva e poi aveva rapito Joyce.
Joyce.
Non riusciva a non pensare che era anche per colpa sua se era stata rapita. Avrebbe dovuto restare al suo fianco e proteggerla, come gli era stato ordinato di fare, invece di andarsene in giro per la città.
Eppure era stata lei a ordinargli di trovare Bryce nel giorno del suo matrimonio. Era stato lui a combattere fianco a fianco della strega dorata durante i primi minuti dell'attacco.
Questo non mi giustifica, si disse.
Dovevo essere al suo fianco.
Al suo servizio.
Mi spiace zio Mythey, non sono stato capace di proteggerla come mi avevi raccomandato.
Se almeno ci fosse qui Sibyl.
La strega misteriosa non si era fatta vedere durante la battaglia.
Nello scontro con Wena era sicuro che sarebbe saltata fuori aiutandolo come aveva sempre fatto le volte precedenti, ma stavolta era rimasto da solo a fronteggiare il nemico.
E aveva fallito.
Ciò voleva dire che Sibyl era stata di parola e aveva lasciato davvero Valonde e forse il continente.
Se così era, le possibilità di rivederla erano scarse se non nulle.
Sospirò. Ora doveva concentrasi su Joyce. Era suo dovere trovarla e portarla in salvo. O morire nel tentativo, se necessario, come aveva fatto Mythey.
Doveva renderlo orgoglioso di lui, Oren, il figlio di un pescatore.
Il terzo giorno non attese che gli portassero la colazione. Prese i vestiti che trovò in un armadio e con quelli addosso lasciò la stanza.
Il castello era come lo ricordava. Non aveva subito alcun attacco, per quanto ne sapeva. Il Tempio dell'Unico invece era ridotto in macerie.
Scese al livello inferiore senza che nessuno cercasse di fermarlo. Solo quando si avvicinò all'ala occupata dal re e dai suoi consiglieri militari le guardie lo fermarono.
"Fermo" disse uno degli uomini mostrando la lancia. "Dove credi di andare?"
"Sono la guardia de corpo della principessa Joyce" disse Oren. Conosceva tutte le guardie del palazzo, ma quei due erano facce nuove. Che fine avevano fatto gli altri?
"Puoi dimostrarlo?"
Oren si strinse nelle spalle. "Chiedilo al re o alla regina. Loro sapranno dirtelo."
"Certo" disse la guardia ghignando. "Ora torna sui tuoi passi o farai la guardia a una cella."
Oren sospirò e fece per tornare indietro, ma fatto un passo si voltò di scatto e afferrò la lancia della guardia, strappandogliela di mano.
L'altra guardia si gettò contro di lui, ma Oren la intercettò e con un gesto fluido fece ruotare la lancia dell'altro, colpendo la mano con la quale la reggeva.
L'arma volò via e Oren si ritrovò a puntare la punta della lancia contro le due guardie disarmate.
In quel momento sopraggiunse qualcuno alle sue spalle.
Voltandosi Oren vide una donna con un mantello verde sulle spalle. Non conosceva i simboli di quel circolo, ma riconobbe la strega che tutti chiamavano Erix.
L'aveva vista più di una volta a palazzo insieme alla principessa Bryce ed Elvana.
"Che succede qui?" chiese Erix. "E tu che cosa ci fai in piedi?"
Oren la fissò sorpreso. Lo conosceva? Era sicuro che nessuno li avesse mai presentati e non aveva idea che Erix, una delle streghe più forti e famose dell'alleanza, sapesse della sua esistenza.
"Ti ho chiesto che cosa ci fai qui" disse la donna con impazienza.
Oren abbassò la lancia. "Io sono..."
"Lo so chi sei" disse Erix con lo stesso tono. "Sei Oren, la guardia del corpo della principessa Joyce."
Le due guardie si scambiarono un'occhiata perplessa.
"Stavi andando dal re?"
Oren porse la lancia al soldato a cui l'aveva sottratta. "Stavo solo facendo un giro per il palazzo."
Erix annuì. "Io sto andando da Andew. Credo che sarà felice di vederti in piedi. Vieni, facciamo due chiacchiere."
Oren la seguì accompagnato dagli sguardi stupiti delle due guardie.
"Chi sono quei due?" chiese a Erix.
La strega fece spallucce. "E chi lo sa? Non conosco il nome di tutte le guardie a palazzo. Dovresti chiederlo a Holme. Lui te lo saprà dire di sicuro."
Eglann Holme era il comandante delle guardie di palazzo. Era un uomo taciturno che non si faceva vedere quasi mai e Oren lo conosceva a stento. Per quello che ne sapeva, tra lui e suo zio non correva buon sangue e Holme lo aveva sempre evitato in quei mesi.
"Vedo che lo conosci. Bene" proseguì Erix. "Ci sono un mucchio di facce nuove a palazzo e ancora di più a Valonde. C'è stata una piccola invasione da parte dei Taloras, se lo hai notato."
"Ho visto le navi ancorate al porto."
"E ce ne sono molte di più al largo. Il porto non è abbastanza grande per accoglierle tutte. Il re ha comunque ordinato di far sbarcare il maggior numero possibile di persone per alleviare i disagi."
"Sono qui per combattere?"
Erix annuì. "L'idea è di andare sul continente vecchio e stanare Malag. Più facile a dirsi che a farsi."
"Perché?"
"Non abbiamo idea di dove si nasconda l'arcistregone. E soprattutto non abbiamo idea di chi potremo fidarci una volta sbarcati. Malinor e Nazedir si dichiarano nostri alleati ma... chi può dirlo? Malag potrebbe averci teso una trappola."
Imboccarono un corridoio perpendicolare a quello precedente.
"Il re sta scrivendo decine di lettere da inviare a tutti i nobili e ai decani del continente vecchio. li metterà in guardia contro Malag e li pregherà di accogliere le sue truppe quando arriveranno nei loro porti."
"E se loro non volessero accoglierci?"
Erix sorrise. "Bella domanda. Siamo arrivati allo studio privato del re."
Oren non ricordava che lo studio si trovasse in quell'ala. Era stato due volte nello studio ed era sicuro che si trovasse da tutt'altra parte.
Erix notò il suo disagio e disse: "Andew ha ritenuto più sciuro trasferirsi qui. Vedo che l'hai notato subito. Sei un buon osservatore."
Erix bussò alla porta.
"Avanti" disse una voce proveniente dall'interno.
La strega aprì la porta e fece cenno a Oren si seguirla.
Lo studio era più grande e spoglio di quello vecchio. Lungo le pareti c'erano più scaffali e la scrivania era più grande, ma non c'erano finestre. La luce proveniva da lampade poste lungo le pareti.
Re Andew era chino sulla scrivania e stava leggendo una pergamena.
Erix camminò fino alla scrivania prima di dire: "Lady Gladia desidera parlarti."
Allora è qui anche lei, pensò Oren.
Il re rispose con un grugnito.
"Per quanto tempo intendi ignorarla?" chiese Erix.
"Per tutto quello che riterrò necessario" disse re Andew. Poi sollevò la testa e fece una smorfia. "Ci sei anche tu" disse rivolto a Oren.
"Maestà" si affrettò a dire accennando un inchino.
"Che ci facevi sul molo invece di essere al fianco di mia figlia?"
Ecco, pensò Oren. Il momento è giunto. Sapevo che sarebbe accaduto. "Io..." iniziò a dire.
Re Andew fece un gesto stizzito. "Lascia perdere. Bryce mi ha detto tutto. Joyce ti ha ordinato di andare a cercarla." Scosse la testa. "Non che avresti potuto fare molto..."
Quell'ultima frase lo ferì più della punizione che aveva temuto di ricevere. Si vedeva già esiliato o peggio, condannato ai lavori forzati. E invece...
"È andato tutto storto" disse il re sollevandosi dalla scrivania. Sembrava più vecchio e stanco dell'ultima volta che lo aveva visto. "Tutto. Doveva essere un giorno perfetto e invece..."
Erix si schiarì la gola. "Penso che Oren attenda un nuovo incarico e degli ordini."
Il re annuì. "È vero. Allora, ti senti pronto a tornare al mio servizio?"
Oren annuì. "Mi sento molto meglio."
"Eglann verrà con noi sul continente vecchio" disse il re. "E qui non rimarrà nessuno con l'esperienza necessaria per comandare la guardia. Pensavo di affidare a te questo compito."
"Io comandante della guardia?" fece Oren stupito.
"È un incarico temporaneo e lo terrai fino al nostro ritorno. Con un po' di fortuna, Eglann ti istruirà a dovere ed erediterai la sua carica, una volta che lui si sarà ritirato, tra qualche anno."
"È un grande onore" disse Erix.
"Io non so che dire." Voleva dirgli che non era pronto per quello e che il suo unico desiderio era di partire con loro per il continente vecchio e andare alla ricerca di Joyce. E di Sibyl.
"Vai da Eglann e fatti dire tutto ciò che ti serve. Conosci gli uomini, fai amicizia con loro. Io posso darti il comando ma starà a te farti accettare."
Oren fece per voltarsi, poi ci ripensò e tornò sui suoi passi.
Devi dirglielo, si disse.
Devi.
"Maestà."
Il re lo fissò negli occhi. Aveva già capito quello che stava per dire?
"Che c'è ancora?"
Oren inspirò a fondo. "Vorrei venire sul continente vecchio con voi. Credo che sarei più utile alla causa."
Re Andew sospirò. "Non ho preso la mia decisione a cuor leggero. Se ti voglio qui, al comando della mia guardia di palazzo, è perché mi fido di te. Non rovinare tutto."
"Maestà, io devo andare sul continente vecchio. Per mio zio. Per il giuramento che ho fatto nelle vostre mani. Il mio posto è lì."
"Allora ci andrai senza il mio consenso" disse il re.
"Io voglio venire con voi" ripeté Oren. In quel momento sembrò anche a lui un bambino che faceva i capricci, ma non gli venivano in mente parole migliori che potessero colpire il re e convincerlo a tornare sui suoi passi.
Il re lo squadrò dalla testa ai piedi. "Sei giovane e non hai esperienza di guerra."
"Ho combattuto a..."
"Intendo una vera battaglia" lo interrupe lui. "Non hai mai visto morire i tuoi compagni sul campo né sai che cosa vuol dire lanciarsi all'attacco con poche o nessuna speranza di sopravvivere, solo perché ti è stato ordinato di fare così."
"È vero, ma..."
"Non basta il coraggio per vincere una guerra. Ci vogliono la disciplina e la fiducia reciproca tra il comandante e le sue truppe. Rifiutando la mia offerta mi hai dimostrato che non posso fidarmi di te."
Ore si sentì sprofondare. "Ho giurato fedeltà a Valonde" disse. "Per me un giuramento è sacro."
"E chi mi assicura che nel mezzo della battaglia, mentre i nemici ci lanciano addosso di tutto, tu non rifiuterai di eseguire un mio ordine come hai fatto adesso mentre niente ti minaccia? Chi mi assicura che non ti appellerai a quello stesso giuramento, in cui promettesti di ubbidirmi, per rifiutare invece un mio ordine?"
Oren capì in quel momento che quello era un esame e lui non lo aveva superato. Gli restava solo una cosa. Il suo orgoglio ferito. "Io andrò sul continente vecchio."
"Ti auguro buona fortuna" disse il re con tono gelido. "Prendi le tue cose e non appena starai meglio, vattene."
Oren si inchinò. "Col vostro permesso."
Il re lo ignorò.
Appena fuori dallo studio, dovette appoggiarsi alla parete per non crollare. Gli tremavano le gambe e gli batteva il cuore.
Erix uscì qualche minuto dopo. "Hai un bel coraggio" disse con tono pacato. "Sono sicura che se gli parlassi io, riuscirei a convincerlo a darti di nuovo l'incarico di comandante delle guardie. Andew è un gran testone ma non è irragionevole."
"No" disse Oren.
"No cosa? Non è un testardo?"
"Non voglio il posto di comandante e non voglio starmene qui con le mani in mano mentre la principessa Joyce si trova chissà dove."
Erix ghignò. "Ci tieni proprio tanto a quella ragazzina?"
"È mia amica" disse Oren lasciandosi sfuggire quel pensiero.
"E cosa ha fatto per meritarsi la tua amicizia?"
Oren ci aveva pensato spesso. Anche se avevano passato del tempo insieme, la principessa era rimasta quasi sempre chiusa in se stessa e solo poche volte avevano parlato di argomenti futili.
Uno di questi erano i libri.
Fino a quel momento Oren non si era mai appassionato tanto alla lettura. Al villaggio gli avevano insegnato a leggere e scrivere e fare di conto, ma la letteratura era un'altra cosa.
Grazie a Joyce aveva scoperto che esistevano altri mondi, anche se creati dalla fantasia e che il mondo, quello vero, era molto più vasto e strano. E anche se aveva commesso parecchi errori, come a Taloras o Valonde, lei non lo aveva mai rimproverato anche se aveva sofferto per causa sua.
Forse Joyce nemmeno lo considerava un vero amico, ma si era meritata la sua fedeltà e non l'avrebbe lasciata in pericolo senza fare niente per salvarla.
Anche se quello che poteva fare era davvero poco.
"Ho capito" disse Erix divertita. "Hai i tuoi motivi. Vieni, voglio darti una mano."
Oren la seguì senza sapere dove stessero andando.
Uscirono dal palazzo di Valonde e si diressero a una carrozza scoperta che sembrava li stesse aspettando.
"Dove vi porto eccellenza?" chiese il cocchiere.
"Al circolo" disse Erix invitando Oren a salire.
Lui accettò e le sedette di fronte.
"Sei mai stato al tempio del circolo?" chiese la strega mentre attraversavano la città.
"Credo una o due volte, eccellenza." In una di quelle aveva accompagnato Sibyl in una delle sue pericolose missioni. Ricordava bene quella notte. Era la stessa in cui suo zio era morto.
Il tempio del circolo era come lo ricordava, imponente e maestoso con la sua cupola sostenuta da archi alti cinquanta metri.
Erix lo guidò all'interno, tra le sale e i corridoi. "Quella è la biblioteca" disse indicando un'ampia sala occupata da numerosi scaffali bene allineati.
Oren s limitò a gettare un'occhiata veloce.
"Ci sei mai stato?"
"Forse una volta, credo."
"Abbiamo subito parecchi furti ultimamente."
"Davvero?"
"Nella maggior parte dei casi si tratta di membri che dimenticano di restituire i volumi, ma ce ne sono parecchi che non siamo più riusciti a trovare, nonostante i nostri sforzi." La donna scosse la testa. "Mi chiedo chi sia così folle da rubare dei libri dal circolo."
Ne conosco una, pensò Oren, ma tenne quel pensiero per se e si limitò ad annuire.
Scesero nelle viscere del tempio, dove sapeva vi erano i magazzini e le cantine. Erix lo portò in un'ampia sala illuminata da una sola lampada che ardeva sulla parete opposta all'entrata. Nella semioscurità notò delle casse e dei bauli allineati sul pavimento.
Erix ne aprì uno e vi infilò dentro il braccio, rovistandovi all'intero. Quanto lo tirò fuori, reggeva un elmo.
Indicò un altro baule. "Lì dentro troverai le spade e tutto quello che ti serve per il viaggio."
Oren aprì il baule. All'interno vi erano numerose armi di ogni foggia. Ne prese una e diede due fendenti nell'aria. "È ben bilanciata."
"Prendi quella che ti piace di più."
"Ho già una spada" disse Oren pensando alla lama d'argento che Vyncent gli aveva regalato. L'aveva ancora al suo fianco e la sguainò, mostrandola a Erix.
Lei sgranò gli occhi. "E questa dove l'hai presa?"
"Me l'ha regalata Vyncent."
"Questo spiega tutto. Conoscendolo, immagino che fosse ansioso di privarsene il prima possibile."
Oren la fissò perplesso.
Erix lo ignorò e aprì un nuovo baule tirandone fuori un elmo di colore scuro. Lo lanciò verso di lui.
Oren lo prese al volo e quasi gli cadde di mano. "È molto pesante" disse reggendolo a fatica.
"Ed è solo un pezzo dell'intera armatura" disse Erix divertita. Gli mostrò la corazza e i bracciali. "Questa la indossava un Uomo di Ferro, credo. Lo sai chi sono?"
"Mercenari del continente vecchio."
"I migliori guerrieri del mondo. La corazza che indossano è così spessa che può resistere ai dardi magici e alle palle di fuoco."
"È troppo pesante"si lamentò.
"Ti abituerai. Indossala tutte le volte possibile. Le vedi queste lamelle? Coprono anche le giunture che noi stregoni usiamo per superare le difese dei soldati. Posso solo immaginare che cosa voglia dire trovarsene di fronte un intero battaglione."
Oren prese un sacco da un angolo e cominciò a infilarci dentro tutto quello che poteva. Prese anche una balestra con i dardi e un pugnale corto con il fodero da legare in vita. "Posso davvero prendere questa roba?" si domandò.
Erix scrollò le spalle. "Credo di no. Credo che questa azione faccia di noi dei ladri."
Oren la fissò spaventato.
Erix ride. "Non preoccuparti, nessuno se ne accorgerà. I magazzini del tempio traboccano di armi di ogni tipo. Se hai finito possiamo andare."
Oren prese il sacco e lo trascinò a fatica. "Grazie."
"E di cosa?"
"Di questo. Perché lo stai facendo?"
Erix si fermò, lo sguardo rivolto altrove. "Andew è un testardo e a volte non si rende conto della reale portata della cose che gli succedono attorno. Lui è davvero convinto di andare sul continente vecchio per cercare la figlia ed eliminare una volta per tutte Malag, ma io so che potrà fare solo una delle due cose e non credo che sceglierà di sacrificare tutto il suo regno e l'alleanza per cercare una ragazzina che a quest'ora potrebbe essere già morta. E quando saremo sbarcati sul continente e dovremo pensare a come sfamare duecentomila soldati e cinquemila tra streghe e stregoni, proteggerli dal freddo e dalle malattie e dagli attacchi dell'orda dell'arcistregone... credo che tu possa intuire il resto."
"Nessuno penserà più a Joyce" disse Oren.
"Ci penserai tu" disse Erix puntandogli l'indice contro. "Perciò ti affido questa missione: trovare e portare al sicuro la principessa. Credi di esserne capace?"
"Posso provarci" disse Oren. "Anche se da solo non so che cosa potrò fare."
"Non sarai solo" disse Erix. "Attualmente, c'è qualcun altro già in viaggio verso il continente vecchio alla ricerca della principessa scomparsa."
"Chi?"
 
Come aveva intuito, il molo era in preda alla confusione. Uomini andavano avanti e indietro caricando viveri e acqua sulle navi per il viaggio, rendendo una corsa a ostacoli camminare lungo i pontili.
Oren stava cercando una nave, una qualsiasi, che gli potesse dare un passaggio, ma solo i vascelli di Taloras erano alla fonda. Tutti gli altri erano partiti non appena avevano potuto.
Stando a quello che Erix gli aveva detto, anche la nave di un certo Donorin era partita un paio di giorni prima.
Quella era la nave sulla quale si erano imbarcati la principessa Bryce, Elvana e Vyncent. E anche gli altri di cui sapeva pochissimo.
Tutti alla ricerca di Joyce e lui era in ritardo. Se si fosse rimesso in piedi prima, forse Bryce lo avrebbe portato con lei. Credeva di averle fatto una buona impressione, il giorno dell'attacco. Avevano combattuto insieme, fino all'arrivo di Nimlothien.
Da quello che aveva scoperto, Bryce l'aveva uccisa dopo un duello in cui era rimasta ferita, ma nessuno aveva trovato il corpo della strega bianca.
I suoi alleati dovevano averlo portato via nella confusione, non c'era altra spiegazione.
Le navi di Taloras.
Se non c'era altro modo, sarebbe dovuto salire su una di esse per raggiungere il continente vecchio. Erix gli aveva spiegato che Lady Gladia intendeva partire subito, mentre le navi di Valonde avrebbero impiegato almeno altri dieci giorni per essere pronte.
Dieci giorni che forse Joyce non aveva.
Si avvicinò a una nave ormeggiata che esibiva il vessillo di Taloras, incerto su cosa fare e quali parole usare.
"E tu che vuoi?" disse uno dei soldati di guardia.
Oren si strinse nelle spalle. "Volevo chiedere un passaggio per il continente vecchio."
"Perché? Hai così tanta fretta di morire? Aspetta di partire con le navi di Valonde e goditi un altro paio di settimane di vita" rispose il sodato. "E ora allontanati. Dobbiamo imbarcare ancora un mucchio di roba e siamo in ritardo."
"Sai almeno dirmi qual è la nave di Lady Gladia?"
Il soldato lo studiò con più attenzione. "E a cosa ti serve saperlo? Sei una spia di Malag?"
"Conosco Lady Gladia di persona." Era un'affermazione azzardata, ma non del tutto falsa. La conosceva e forse aveva scambiato con lei qualche parola, anche se non era certo che si stesse rivolgendo direttamente a lui.
"Tu conosci Lady Gladia? Sei uno stregone per caso? Perché non sembri affatto..."
"Sono una guardia personale di Valonde." Almeno fino al giorno prima.
"Tu" disse il soldato a un altro nelle vicinanze. "Tienilo d'occhio e se tenta di andar via, usa la lancia. Io vado a controllare se dice il vero. E se mi hai mentito, finirai sulla mia, di lancia."
Mentre si allontanava, Oren maledì se stesso. E se Lady Gladia non si fosse ricordato di lui? Quella storia poteva finire molto male se aveva sbagliato i suoi calcoli.
Il soldato tornò dopo alcuni minuti, l'espressione perplessa. "Vieni con me" disse a Oren.
Ecco, ci siamo, pensò. Forse posso approfittare della confusione per fuggire. In mezzo alla calca non mi troveranno mai.
Mentre progettava la sua fuga, vide che si stavano avvicinando a un veliero più imponente degli altri.
Oltre alla doppia fila di cannoni sui fianchi, c'erano più alberi e molti più fregi rispetto alle altre navi.
Sul molo attendevano alcune persone. Oren notò che indossavano i mantelli del circolo di Taloras e Valonde.
Una in particolare, una donna di mezza età, aveva un aspetto familiare.
Il soldato gli fece cenno di fermarsi. "Aspetta qui e non andartene." Andò dalla donna e dopo averla salutata con un inchino indicò Oren.
La donna annuì e venne verso di lui.
Era Lady Gladia, ora la riconosceva.
La strega si fermò davanti a Oren, l'espressione perplessa. "Questa sì che è una sorpresa. Tu sei Oren, giusto?"
"Sì, eccellenza" rispose. L'aveva riconosciuto? Se era così doveva averla colpita davvero.
"Evitiamo le formalità. Come vedi ho molto da fare."
Oren decise di andare subito al punto. "Voglio venire con voi sul continente vecchio."
"Davvero? Non puoi aspettare di salpare con la flotta di Valonde?"
Oren esitò.
"C'è qualcosa che te lo impedisce?"
Oren le raccontò il suo colloquio con il re.
"Andew è un testardo intrattabile, a volte" ammise Lady Gladia. "Così vorresti andare a cercare la tua principessa perduta tutto solo soletto?"
Stava per risponderle che non era la sua principessa, ma la strega aggiunse subito dopo: "Vedrò che cosa posso fare per te. Aspetta qui un attimo."
Oren, troppo sorpreso, non ebbe il tempo di dire quello che pensava. Aspettò che Lady Gladia tornasse.
"Barrum dice che i mozzi non bastano mai. C'è un posto disponibile sulla Principessa Eril. È una bagnarola ma dovrebbe tenere il mare fino al continente vecchio, quindi penso che non annegherai. Contento?"
"Io non so che dire."
"Basta un grazie."
"Grazie" disse Oren. "Davvero."
Lady Gladia sospirò. "Non lo faccio per te, ma per quella ragazza. Ha bisogno di qualcuno che tenga a lei o farà una brutta fine."
"Voi credete che sia ancora viva?"
"Se lo è, è con Malag a quest'ora. Il che vuol dire che forse è peggio che morta."

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