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Autore: Florafairy7    25/06/2018    2 recensioni
[ Sequel di "Profumo di un Fiore d'Inverno"]
Tante novità aspettano le Winx in questo nuovo anno! Dopo aver salvato per l'ennesima volta la Dimensione Magica dalla strega Yana, le sei fate possono concludere il loro percorso di studi ad Alfea. Ognuna di loro seguirà la sua strada tra dubbi e difficoltà entrando nel mondo adulto, ma resteranno divise per poco: una nuova minaccia incombe sulla Dimensione Magica e ci sarà bisogno di loro per combatterla.
{In collaborazione con Ariel99}
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brandon, Flora, Helia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A MALI ESTREMI ESTREMI RIMEDI

"Sky, per favore, cerca di essere positivo. Tra i due sei tu quello arcobaleni e cuoricini, ho bisogno del tuo sorriso ottimista o qui non andiamo da nessuna parte." Disse Tecna, togliendosi il casco, notando l'espressione del suo amico.

"Hai ragione, sono un pessimo principe azzurro oggi..." Replicò Sky, con un mezzo sorriso, scuotendo la testa.

"Posso sapere cosa ti succede?" Chiese allora Tecna, nel frattempo lei e Sky s'incamminarono verso i cancelli di Tír na nÓg.

"Abbiamo un pianeta completamente distrutto, una crepa che squarcia il cielo a metà e nessuna possibilità di rimetterla a posto, ti sembra abbastanza?"

"Abbiamo il Sigillo." Asserì Tecna, incrociando le braccia coprendosi dal freddo.

"Non useremo davvero il Sigillo, e credo che su questo siamo tutti d'accordo." Replicò Sky, gettando un'occhiata alla sua amica sperando in una risposta positiva da parte sua.

"Davvero? E allora come credi di chiudere il cielo?"

"È per questo motivo che oggi non ho il mio sorriso da principe azzurro, Tecna." Rispose Sky. In quel momento, avevano varcato i cancelli della scuola di Tír na nÓg. Delle studentesse attraversavano il cortile per andare da una parte all'altra della scuola e i due amici notarono che alcune di loro li stavano indicando. Il cortile somigliava più ad una radura, e la scuola in sé somigliava molto più ad una vera montagna con una struttura intagliata all'interno. Tecna e Sky attraversarono il ponte di legno sospeso sul fiumiciattolo che andava a perdersi nella cascata poco distante di cui si riusciva persino a sentire il rumore, e così arrivarono all'entrata della scuola, dove furono accolti da una fata dai capelli intrecciati magnificamente.

"Ehm... salve." Salutò Tecna.

"Salve." Replicò la fata con un sorriso pacifico. "Io sono Onawa, come posso aiutarvi?"

"Abbiamo urgente bisogno di parlare con Nebula." Rispose Sky, tamburellando le dita sulla mensola che lo separava dalla scrivania di Onawa.

"Con la regina Nebula? Mi dispiace, ma non potete. Avete bisogno prima di chiedere un'udienza."

"Ma noi..." Provò a dire Sky.

"So perfettamente chi siete. Insomma, chi non lo sa? Ma la regina Nebula è molto impegnata." Disse Onawa con lo stesso sorriso.

"Senti." Esordì Tecna, seria, spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. "Non so se te ne sei accorta, ma il cielo è diviso a metà. E non so se lo sai, ma delle ombre hanno distrutto Andros, completamente. Quindi o ci lasci parlare con la tua regina, o finisce tutto in malora, e non ti posso assicurare per opera di chi." Onawa la guardò, sgranando gli occhi contornati da trucco azzurro, sorrise e disse: "Seguitemi." Sky rivolse uno sguardo d'ammirazione alla sua amica.

Frattanto, su Solaria, la principessa Stella era con sua madre e la divinatrice Antares nell'osservatorio di quest'ultima, posto nella torre più alta del palazzo. Stella e sua madre erano sedute al tavolo rotondo al centro della sala, mentre Antares era  al suo astrolabio accanto alla finestra da cui, di solito, entrava la luce del sole facendo brillare i gingilli d'oro che pendevano dal soffitto. Quel giorno, però, le costellazioni dorate non brillavano perché il cielo di Solaria era scuro.

"Cosa devo fare, vostre maestà?" Chiese dunque la divinatrice.
Stella guardò sua madre, incerta. Fu la regina Luna allora a prendere parola:

"La cosa migliore sarà accedere alle risorse di energia della fonte di luce."

"Potrebbe prosciugare Solaria." Replicò Antares, mordendosi le labbra, con una mano appoggiata al telescopio dorato alla sua destra.

"Anche questa situazione potrebbe farlo, e per ora abbiamo bisogno di dare energia al pianeta." Disse la regina. Antares guardò Stella negli occhi, facendole capire che le interessava la sua opinione. Stella s'irrigidì, ricambiò lo sguardo di Antares e poi si riscosse voltandosi verso sua madre, e parlando fece passare lo sguardo da questa alla divinatrice. "Se volete sapere la mia opinione, io credo che non sia una buona idea attingere alla fonte di luce. Quella è l'essenza di Solaria, non possiamo permettercelo adesso. Stiamo facendo del nostro meglio contro questo nemico, è possibile che arriveremo a sconfiggerlo prima che distrugga la Dimensione Magica, non possiamo rischiare la fonte di Solaria per una situazione incerta." Detto questo, Stella guardò sua madre, poco sicura. Era la prima volta che era in disaccordo con lei da quando aveva cominciato la sua reggenza. La regina Luna gettò uno sguardo ad Antares e poi disse: "Va bene, aspetteremo. Ma nel frattempo avremo bisogno di una soluzione."

"Io avrei un'idea." Disse allora Stella, le altre due rimasero in silenzio per farla continuare. "Io sono la fata del Sole Splendente della Luna. Ho più magia del resto degli abitanti di Solaria, e più resistenza. Il mio potere potrebbe reggere Solaria."

"Vostra maestà, non siete obbligata a fare una cosa del genere." Disse Antares, dispiaciuta, portandosi le mani alla bocca.

"Stella..."

"Mamma, come hai detto, sono la reggente di questo pianeta, e futura regina, credo sia mio dovere." Replicò Stella, interrompendo sua madre e guardandola dritta negli occhi. Lo sguardo contrariato della regina si addolcì e allora disse: "Non potrei essere più fiera di te, sei la regina che Solaria merita."

"Ti ringrazio." Sorrise Stella.

"Vostra maestà," Disse Antares, e le due si voltarono verso di lei. "se allora siete convinta, io vi ringrazio, e vi chiedo almeno di permettermi di leggere gli astri per voi e compiere un rito di protezione."

"Ti ringrazio, Antares."

"Bene." La regina si alzò. "Grazie mille, Antares. Stella, tesoro, ora seguimi, abbiamo delle cose di cui discutere." Stella imitò sua madre e sorrise alla divinatrice, così lasciarono la torre. Appena fuori, la regina fermò Stella e le prese entrambe le mani dicendo: "Stella, non immagini davvero quanto tu mi abbia resa orgogliosa. E sono anche fiera di te per come tu stia forgiando i tuoi pensieri e le tue opinioni. Tesoro mio, sarai una grande regina."

"Ti ringrazio, mamma." Disse Stella con gli occhi lucidi e abbracciò sua madre. Quel momento però fu interrotto dallo squillo di un cellulare, Stella allora si allontanò da sua madre per prenderlo. Notò il nome sullo schermo e fu sorpresa. "Avalon? E perché chiama me? Non sa che sono impegnata?! Santo cielo, devo fare sempre tutto io!" Sbuffò, mentre sua madre ridacchiò.

Quella stessa mattina, su Eraklyon, Brandon si era svegliato più stanco del solito. Si era trascinato fuori dal letto e si era vestito senza voglia. Quella notte non aveva chiuso occhio, e quando l'aveva fatto per pochi minuti, quell'immagine l'aveva tormentato, sporcandogli le mani e l'anima. Mentre camminava per i corridoi del palazzo reale in ronda, ora che la sicurezza era stata triplicata, non poteva fare a meno di pensarci, e persino le offese ricevute quella stessa mattina dal maggiore gli furono nulle, o almeno non peggiori di quanto già si sentisse. Gli era stato detto che era un incompetente, uno che non aveva voglia di lavorare, uno che l'aveva avuta facile, uno che si era arrampicato sulle spalle del principe, e uno che veniva dalla feccia di quel regno e che non valeva niente. Gli era stato detto a bassa voce, con una profondità tagliente. Ma lui non aveva replicato. Il passi gli erano pesanti e non incrociava lo sguardo di nessuno, come non aveva fatto con i suoi commilitoni che, a quanto pareva, la pensavano esattamente come il maggiore sul suo conto, e lui stava cominciando a chiedersi se quella non fosse davvero una farsa che lui stesso aveva messo in piedi e se ne valesse davvero la pena. Il cuore era pesante, e sapeva che non era per colpa della sua coscienza. Vymarna era straziata, lo sapeva bene. Stava perdendo il suo nord, era impaurita e le viscere tremavano sotto un cielo incerto. E quel senso d'inquitudine, quel tremolio sotto pelle, furono ciò che gli impediva di pensare e non gli permetteva di smettere allo stesso tempo. Attraversando il corridoio, passò accanto ad una finestra e gettò un'occhiata al cielo. Metteva un'angoscia che lo divorava, forse perché la metteva prima a Vymarna. Pensò a ciò che Sky gli aveva raccontato, alla decisione di Bloom. Nessuno di loro aveva il coraggio di parlare, di tirarsi indietro o farsi avanti. E conosceva bene Bloom ormai, e sapeva che non era veramente convinta della sua decisione. Alla sua amica piaceva essere un'eroina, le piaceva arrivare di punto in bianco e salvare la situazione. Ma lei poteva farlo perché lei era nata per farlo. Lei aveva una storia fatta di eroismo e grandi imprese. E Brandon si chiese se ora che non aveva più nulla da perdere non fosse magari arrivato il suo momento.

"Brandon." Salutò la giovane, fermandosi davanti a lui con un bel sorriso.

"Maddalena, non sai che piacere." Replicò lui, facendo un attimo mente locale e ricordando dove si trovasse esattamente.

"Tutto mio. Allora, che mi dici? Siamo davvero tanto in pericolo?" Chiese lei, facendogli un cenno riferendosi alle ronde dei soldati, mentre teneva fra le mani una pila di lenzuola pulite.

"Abbastanza, direi, non so se hai notato il cielo."

"Sì, l'avevo notato, ma alla fine arrivano sempre le fate che salvano la situazione, no? Non mi preoccuperei più di tanto, e poi il principe, con tutte le sue imprese," Alzò gli occhi al cielo. "certe volte qui a palazzo non si parla d'altro... e tu sei con lui, no? Quindi sarai uno di quelli che salverà la situazione?"

"Lo spero davvero." Rispose Brandon, stringendo le labbra. "Ora scusami..."

"Vengo con te, devo posare queste."

"Non andavi dall'altra p... lascia perdere." Brandon scosse la testa. Aveva conosciuto quella ragazza all'inizio della sua carriera da scudiero, era lì a palazzo come lo era stata sua madre.

"Allora... gira voce che tu e la figlia di Lord Castelroy..." Insinuò la giovane, gettandogli uno sguardo con la coda dell'occhio.

"Millicent? Sì, beh... non esattamente. Cioè, ci vediamo ogni tanto, qualcosa di molto libero... anzi, pare che sia nelle colonie al momento e non la vedo da un po'." Rispose lui, voltandosi verso la giovane. Sentì dentro una forte confusione, e mille domande gli popolavano la mente.

Negli stessi istanti, su Sakoma, Flora era in camera sua con sua sorella e la sua pixie. Le tre si erano già incontrate la sera prima quando Flora era tornata. Avevano cenato con la famiglia reale, o almeno quella parte che non era impegnata in un incontro con il consiglio che si stava prolungando dal pomeriggio, e con Aisha e Roy, ospiti regali e in cerca di una sorta di asilo, secondo il re. Quando erano state libere di andare, mentre stavano tornando in camera, Flora aveva iniziato a raccontare a Miele come era andata e Chatta aveva espresso i suoi dubbi a Flora sul conto di Brandon, ma la keimerina non aveva replicato per non alimentare la pixie, anche se le era salita una leggere angoscia sperando che niente di grave turbasse ulteriormente il suo soldato. Dunque quella mattina, Miele si confidò con sua sorella, che si stava preparando per uscire e incontrare Jackson, per poi raggiungere le sue amiche.

"Flora, credi che possiate fidarvi di Logan? A me quel tipo mette un po' i brividi..."

"Io..." Rispose Flora, incerta. "... mi fido di Brandon, e se ha pensato a Logan per aiutarci allora vuol dire che può farlo. Logan è già in una brutta situazione con il Consiglio Magico, so che della sua situazione se n'è occupata Madame Tessahalora..."

"Flora." Disse ancora Miele, sua sorella dunque si voltò verso di lei e le fece cenno di continuare. "Ieri ci ho pensato mentre eri via... Flora, io mi sento pronta, lasciami combattere con voi." Sua sorella alzò gli occhi al cielo.

"Miele... ne abbiamo già parlato." Disse con lo sguardo severo puntato sulla sua sorellina. Miele si accigliò e prese un respiro.

"Ascolta: tu sei la migliore, dico sul serio, sei la miglior sorella che possa aver potuto desiderare perché sei sempre stata presente anche nei momenti in cui la mamma non ha potuto. Tu sei quella che mi ha messo le regole, sei quella che per la maggior parte usa la ragione e ha saputo essere severa con me, in parte per paura. Mi hai insegnato il coraggio quando mi hai salvata dalle streghe su Linphea, ma... Flora, io non sono più quella bambina. Sono cresciuta, e ho ancora da crescere, ma ora sono una ragazza, okay? Sono una fata, ho sviluppato la mia magia... certo, non sarò potente quanto te, ho ancora tanto da imparare, e io sono una semplice fata dell'aria mentre tu sei la fata della Natura e dell'Inverno, e io ti ammiro per questo, e proprio perché ti ammiro sto facendo del mio meglio per essere una buona fata tanto quanto te. La Dimensione Magica è in pericolo, tanto che io sono qui invece che su Linphea e la mia scuola è chiusa. E proprio ora che la scuola è chiusa io invece di starmene con le mani in mano voglio mettere in pratica ciò che ho imparato. Lasciamelo fare, Flora, ti prego. Non ti deluderò, te lo prometto." Miele guardò sua sorella negli occhi tenendo le mani ai fianchi, decisa. In tutta risposta, Flora allargò le braccia e sua sorella, dopo un attimo di titubanza, si sciolse e andò a farsi lasciare avvolgere da quell'abbraccio dolce e profumato che solo sua sorella sapeva darle. Tenendo la testa sul petto di sua sorella la ascoltò:

"Io credo in te. Credo che tu sia destinata ad essere una grande fata. Sei coraggiosa e forte, molto più di me. Miele, io mi fido di te, è degli altri che non mi fido e non me lo perdonerei mai se ti accadesse qualcosa." Miele si lasciava accarezzare i capelli mentre Flora cercava di non piangere. "Sono così orgogliosa di te, per la giovane donna che stai diventando. Quando mamma è stata male ho fatto del mio meglio e sapere che sia stato importante per te mi scalda il cuore."

"Era un po' che volevo dirtelo perché vedo che questa situazione che stai vivendo ti sta facendo soffrire, anche se cerchi di non mostrarlo, e Jackson non ti merita. Volevo ricordarti che per me sei importante."

"Lo sei anche per me. Ma dato che mi hai dato così tanta fiducia ho preso una decisione." Miele si alzò di scatto e la guardò speranzosa. Flora accennò un sorriso. "Sei una fata, e ultimamente anch'io mi sono resa conto di quanto questo ruolo sia importante e prioritario."

"Vuoi dire che potrò far parte della squadra?!" Esclamò Miele, entusiasta.

"Sì," Concesse Flora con un sorriso, inarcando le labbra. "ma devi promettermi una cosa."

"Quello che vuoi!" Replicò la sua sorellina, eccitata.

"Che mi darai ascolto, e che semmai ti dirò di andare, di scappare, di allontanarti, tu lo farai."

"Ma non lo farai in continuazione, vero?" Chiese Miele, alzando un sopracciglio.

"Ehi, ho detto che ti lascerò batterti per salvare la Dimensione Magica, puoi farmi questa promessa?"

"Va bene, te lo prometto." Concesse Miele con un po' di riluttanza. Flora sorrise, si baciò l'indice e il medio, Miele fece lo stesso e unirono le dita le une contro le altre formando un cuore, poi Flora tirò a sé sua sorella e la strinse in un abbraccio un po' soffocante.
"Ma quando sei diventata così grande?!"

"Così rischi di uccidermi..." Disse Miele e Flora la lasciò andare ridendo.

Negli stessi istanti, sullo stesso pianeta, Musa era con il suo drago di ghiaccio e con il suo amico Sebastian nelle scuderie ed aveva appena salutato il suo ultimo cliente. Seduta in groppa a Polaris, Musa raccontava.

"Non posso credere che la mia appena aperta attività sia già finita..."

"Sei solo in pausa, ora devi salvare la Dimensione Magica, è un lavoro molto impegnativo... non credi?" Chiese Sebastian mentre spazzolava Spartan, il cavallo bianco del principe. Musa alzò le spalle. "Comunque sono contento che tu e lady Flora abbiate fatto la pace, è chiaro che siate grandi amiche... ma quindi questo vuol dire che non sei più interessata al principe? Basta? Finito?" Sebastian la guardò, smettendo persino di spazzolare.

"Credo di sì... ma ho comunque voglia di innamorarmi. Ho voglia d'amore." Rispose Musa ridendo. Sebastian stava per dire qualcosa ma fu interrotto dal cellulare di Musa che squillò. "Scusami." Disse lei tirandolo fuori, Sebastian, notando l'espressione sul suo volto, chiese: "Che succede?"

"Niente... è il professor Avalon, spero non sia successo niente di grave." Borbottò la ragazza.

Frattanto, su Tír na nÓg, Sky e Tecna erano riusciti a farsi accettare da Nebula ed erano stati condotti da Onawa nella sala del trono. A quanto pareva, sebbene quel posto fosse diventato una scuola, Nebula aveva preferito mantenere l'ambiente regale e piuttosto che un ufficio stile Faragonda aveva preferito mantenere il suo trono, seppur temporaneo, dove rimaneva comodamente seduta. Tecna e Sky furono lasciati entrare da Onawa, che li annunciò e poi andò via e due fate chiusero la porta. I due amici camminarono verso la regina e i loro passi rimbombarono nella grande sala, dove l'unico rumore era prodotto dalla cascata naturale sul lato. Sky si lasciò scappare un'occhiata al pavimento fatto interamente di agata e si chiese fino a dove lo sfarzo fosse ragionevole.

"Il principe Sky e la guardiana di Zenith, che piacere incontrarvi." Esordì Nebula, con un sorriso, fissando gli occhi blu su di loro. Ai lati del trono vi erano due fate guerriere, il che rendeva l'atmosfera piuttosto pesante.

"Nebula." Salutò Sky con un cenno, Tecna fece lo stesso.

"Bene, a cosa devo la vostra visita?" Chiese allora la regina, con aria tranquilla.

"Ne conosci il motivo." Rispose Tecna, incrociando le braccia.

"Certo..." Nebula sorrise e alzò gli occhi al cielo. "... ovviamente sarete qui per Morgana! Riesce sempre ad avere tutti dalla sua parte e fa passare me per la cattiva! Ha fatto i suoi errori e a lei tocca riparare... e se voi vi siete immischiati in questa storia... beh, non è certo colpa mia." Replicò la regina accigliandosi.

"Nebula, non è così semplice!" Esclamò Sky. "Qui non si tratta se Morgana abbia seguito o no i tuoi consigli e il tuo diritto di dire 'te l'avevo detto!'. Stiamo parlando di un nemico che si sta facendo strada da Obsidian, che credevamo Bloom e Dafne avessero distrutto, e il cielo si sta squarciando in due su tutti i pianeti perché... beh, perché fondamentalmente c'è un solo cielo e ci siamo sotto tutti. Devi aiutarci."

"Devo? Principe Sky, renditi conto dove inizia e dove finisce la tua autorità! Ho avuto i miei contatti con Faragonda e so del Sigillo, avete una soluzione e non ve ne rendete conto."

"Sai cosa comporta..." Disse Tecna col viso duro.

"Certo, e Morgana potrà finalmente prendersi la responsabilità delle sue azioni. Qui non si tratta di ragione o torto tra noi due, si tratta del fatto che ogni azione ha una conseguenza e Morgana ha sempre messo se stessa davanti alle fate terrestri nonostante fosse la nostra regina."

"Ha lasciato suo marito e sua figlia per voi." Le ricordò Sky.

"E con questo?" Replicò Nebula, sbattendo le mani sui braccioli del suo trono. "Poteva abdicare e non ha voluto farlo. Nessuno l'ha obbligata a restare, ma lei ha messo davanti i suoi doveri, quando in realtà si trattava di potere. Potere come quello che anni prima aveva condiviso con Zvonimir senza pensarci. Se sua figlia è davvero l'erede legittimo di questo trono, allora sua madre per una volta dovrebbe fare la regina e riparare i suoi errori."

"Questo vuol dire che davvero non hai intenzione di aiutarci?!" Chiese Tecna, scioccata.

"A queste condizioni... no." Rispose Nebula seria.

"Avresti delle altre condizioni?" Chiese Sky, guardandola di bieco.

"Se Morgana rinunciasse al trono, e di conseguenza sua figlia perderebbe la legittimità su di esso, allora io sarei la regina di Tír na nÓg e, sì, mi prenderò cura del mio popolo e mobiliterei il mio esercito per proteggerlo." Rispose Nebula e dal suo viso si capiva che non scherzava neanche un po'. Sky e Tecna si guardarono e capirono cosa fare.

"Va bene, affare fatto." Replicò il principe, Nebula accennò un sorriso.

Nel frattempo, su Eraklyon, Timmy era in laboratorio con Helia e il dottor Alexander con le sue assistenti. Tutti si davano da fare, con insistenza e con rabbia, e nessuno sembrava venirne a capo. Alexander, nonostante ciò che aveva detto a Judy, non aveva cambiato atteggiamento e continuava a lavorare attentamente, senza dare molta attenzione alle sue assistenti, alle quali non aveva affidato particolari mansioni. Anzi, era Judy che lo affiancava quel giorno, in assenza di Tecna, mentre le tre assistenti su richiesta e istruzioni di Timmy si occuparono di costruire dei nuovi materializzatori. Uno era per il principe Jackson, Flora lo aveva chiesto a Timmy il giorno prima.
Mentre Timmy leggeva i suoi calcoli su delle grandi mappe blu, Helia era seduto di fianco a lui e doveva dargli una mano. O almeno avrebbe dovuto.

"Posso farti una domanda?"

"Un'altra, Helia? Oggi non hai proprio voglia di concentrarti, vero?" Chiese Timmy con un sospiro, ma poi lasciò andare i suoi calcoli e si rivolse al suo amico.

"Come faccio? Ho così tanti pensieri... e pescandone uno a caso, mi spieghi questa cosa del materializzatore e del principe?"
Timmy sospirò guardando il suo amico, cogliendo la rabbia sottile che si celava nei suoi occhi, e rispose:

"Ieri prima che andassi Flora me l'ha chiesto per favore. Mi ha detto che sarebbe utile averne uno su Sakoma e che il principe ha deciso di schierarsi con noi."

"Oh... capisco." Replicò Helia stringendo le labbra.

"Ma non è solo questo che ti preccupa, di' la verità." Disse Timmy, con l'aria di chi la sapeva lunga, guardandolo da sopra gli occhiali.

"No, hai ragione." Sospirò il suo amico. "Si tratta di mio nonno, e anche di me." Confessò e, davanti all'espressione confusa di Timmy, raccontò tutto. Una volta saputo tutto, Timmy rimase per un secondo a bocca aperta e si limitò a chiedere:

"Quindi tu possiedi la magia?!"

"Io... è complicato." Rispose Helia, poggiandosi una mano dietro la nuca.

"È un sì o un no, Helia, sono un uomo di scienza, non accetto mezze risposte!"

"Beh, allora sì, sì, ho la magia." Timmy sgranò gli occhi. "Ma non l'ho sviluppata, non so usarla, non so niente."

"Ma tuo nonno vuole insegnarti." Puntualizzò Timmy, ancora un po' scioccato.

"Credi che non ci abbia già provato in passato? Quando ero piccolo era diverso, ma... la verità è che da quando è morto mio padre io non sono più riuscito ad entrare in contatto con quella parte di me."

"So chi potrebbe aiutarti allora." Asserì Timmy, Helia alzò un sopracciglio.

"Ah sì?"

"Tecna mi ha raccontato di come Flora, grazie all'aiuto di Avalon, era riuscita ad entrare in contatto con quella parte dormiente di sé. Era attraverso viaggi onirici, e nei ricordi."

"Sì, sì, lo so, Flora me l'ha raccontato... caspita, tu e Tecna vi raccontate un sacco di cose."

"I lavori in laboratorio richiedono sempre tanta attesa e il tempo deve pur passare. Ma ora smettila di divincolarti: Helia, Flora potrebbe davvero aiutarti." Helia lo guardò, incerto, con i dubbi che lo assalivano.

Su Sakoma, Flora era proprio nelle stanze del suo fidanzato, anche se lui non c'era. La keimerina era alla finestra, posto che di solito occupava Jackson, e guardava il cielo fitto. Tamburellava le dita sul davanzale pensando a ciò che stava accadendo, pensando ad Andros e preoccupata per la sua migliore amica che ora come mai si stava chiudendo in se stessa e Flora non si sentiva in diritto di forzarla ad aprirsi. Voleva darle il tempo di capire se stessa perché, se non l'avesse prima fatto, non avrebbe potuto farsi capire da Flora. Ma la sua amica era preoccupata, e sperava che Roy potesse esserle d'aiuto. Aveva letto il suo cuore e conosceva le sue intenzioni, ma le sue vicissitudini private spingevano Flora a pensare che era Nex la persona giusta per la sua amica, anche se lei si forzava a non vederlo. Stava assumendo lo stesso atteggiamento che aveva assunto Flora mesi prima, forzandosi a cercare la perfezione che non fa paura. Ma Flora aveva capito a sue spese che quella non era necessariamente la felicità. Nex aveva un lato oscuro, forse più oscuro di quello che potesse avere Roy, ma amava davvero Aisha. La pioggia era sottile e Flora la seguiva con lo sguardo. Poggiò i gomiti sui davanzali. Cosa nascondeva Brandon? Cos'era che lo stava tormentando? Perché Logan aveva fatto riaffiorare in lui tanto tormento? E perché desiderava a tutti i costi tenerlo un segreto? Non poteva non chiederselo, e avrebbe voluto chiederglielo. Ma il diamante sul suo anello in quell'istante, per un riflesso di luce, brillò, e Flora si ricordò di dover spegnere quel fuoco ancora una volta.

"Flora." Disse Jackson entrando, Flora si voltò di scatto verso di lui, agitata come se Jackson avesse potuto vedere i suoi pensieri.

"Jackson, volevi vedermi?"

"Sì." Annuì il principe e la raggiunse alla finestra. "Questo è un bel posto per pensare, non è vero? Tu a cosa rivolgevi i tuoi pensieri?"

"A..." Flora strizzò gli occhi per un attimo, come per concentrarsi meglio, e per mentire. Così rispose: "... al nostro nemico. Mi chiedevo quale sarà la sua prossima mossa."

"Già, bella domanda... come è andata su Magix? Hanno risolto qualcosa?"

"Sì, Logan ci aiuterà a combattere le ombre. Dobbiamo solo farci trovare pronti e tenere loro testa, per il resto non ci resta che aspettare che Hagen finisca di costruire per noi il Sigillo."

"Bene." Annuì Jackson. "Flora, ti ho chiesto di vederti perché devi seguirmi."

"Per fare cosa?" Chiese la giovane, leggermente preoccupata.

"Per coprire Sakoma. Tu sei la custode del pianeta e dovrai farlo tu, insieme a Zaviah." Flora abbassò lo sguardo.

"Giusto, la copertura del pianeta... Jackson, tu credi che sia la cosa giusta?"

"Credo che ogni scelta abbia lati positivi e lati negativi, ma mio padre..."

"... non ti ho chiesto cosa ne pensa tuo padre, ti ho chiesto cosa ne pensi tu." Puntualizzò Flora, alzando lo sguardo verso di lui.

"Io non credo che sia la cosa giusta, a dirla tutta. Io credo che questo sia il momento di creare alleanze con gli altri pianeti, e tu hai legami con i sovrani di alcuni dei pianeti più ricchi della Dimensione Magica come Domino, o Solaria."

"Allora non facciamolo." Disse Flora. "Non copriamo il pianeta."

"Flora, mio padre ha deciso." Ribatté il principe con ansia, distogliendo lo sguardo. Lui si allontanò e andò a sedersi sul divanetto, Flora lo seguì e sedette di fronte a lui, notando che tamburellava nervosamente il piede in terra.

"Jackson, sei davvero sicuro di voler seguire il volere di tuo padre?"

"Certo." La guardò. "Mio padre è un buon re, ed io ho intenzione di esserlo."

"Va bene." Annuì Flora e si alzò. "Solo cerca di tenere a mente chi sei." Aggiunse poi mentre la sua mente la riportò alla vista di Helen su quella torre. Jackson non disse nulla e si alzò con espressione un po' delusa. Delusa perché una parte di lui avrebbe voluto essere più forte, avrebbe voluto essere più sicura,  e perché quando provava a farla venire fuori si dissolveva, lasciando spazio alle parole rimbombanti di suo padre.

"Andiamo." Disse dunque il giovane, con un sospiro. Flora lo seguì e, mentre si dirigevano insieme nella torre di Zaviah, Jackson, che camminava con le mani conserte dietro la schiena, disse: "Flora, hai pensato a ciò che ti ho detto l'altro giorno?"
Flora non incrociò il suo sguardo e rispose:

"Certo che ci ho pensato. Credo che tu abbia ragione, credo che le tue richieste siano più che ragionevoli e... presto ci sposeremo e... hai ragione, Sakoma ora è il mio pianeta e ho dei doveri. Jackson." Lo fermò. "Tra me e Brandon non c'è niente, te lo assicuro." Disse con lo sguardo basso, poi incrociò i suoi occhi. "E per questo motivo devi promettermi che non riapriremo mai più questo argomento, e che non ti occuperai mai più di questo. Lui su Eraklyon, e io e te qui. Siamo noi e basta, va bene? Non devi preoccuparti."

"Ed Helia?" Flora gli posò una mano sul viso.

"Helia è un mio grande, grandissimo amico e gli voglio davvero un bene dell'anima, ma tu sei il mio fidanzato. Tu hai Elijah, e io non sono gelosa di lui." Jackson lasciò andare un sorriso. "Che ne dici, ci siamo chiariti?"

"Sì," Concesse il principe. "spero che tu possa perdonarmi per ciò che ho detto l'altro giorno. Se costruiremo una famiglia sarà perché entrambi vogliamo farlo." Gli occhi di Flora divvennero lucidi, ma sorrise.

"Certo che ti perdono." Si avvicinò a lui e lo baciò, mentre nella sua mente mille pensieri resero impossibile fare ordine e nelle orecchie tutto ciò che sentiva era il ronzio del sangue e il cuore che le batteva forte.

Nel frattempo, su Solaria, Stella aveva lasciato sua madre ed era alla fonte di luce insieme alla divinatrice Antares. Erano nella cella del tempio, il posto in cui la Gemma era custodita. Antares aveva svolto un incantesimo di protezione su Stella, come le aveva promesso, e aveva lasciato che la principessa, seduta accanto alla Gemma del pianeta, legasse ad esso la sua magia, rendendolo più forte e stabile. Stella era avvolta da un'aurea dorata, e dal suo cuore una scia magica si legava alla Gemma. La principessa passò così alcuni minuti, sotto l'occhio vigile di Antares. Dopo poco, Stella terminò il suo incantesimo e l'aurea intorno a lei svanì. La principessa prese un respiro e rimise a fuoco la vista che le si era sfocata per qualche istante. Si alzò e si voltò verso Antares con un sorriso abbozzato, facendole capire che era andato tutto bene e che era pronta per la prossima mossa.

"Vostra Altezza, ne siete sicura?" Chiese Antares.

"Sì. Se dovrò prendermi delle altre responsabilità lontana da Solaria devo prima accertarmi che la Gemma sia al sicuro."

"Se quello che mi avete detto è vero, vorrei farvi una richiesta."

"Ti ascolto." Annuì Stella, in maniera molto tranquilla. L'unico rumore in quel posto era la fonte di luce che aveva lo stesso suono di una cascata.

"Permettetemi di legare a me l'incantesimo. Sapete che potrebbe indebolirvi e se avete dei compiti tanto importanti..."

"... non ne sono veramente sicura, Avalon non è stato chiaro per telefono e..."

"... vostra altezza, vi prego, lasciate che leghi la Gemma alla mia vita." Stella la guardò negli occhi, passando lo sguardo da un iride all'altro.

"Non voglio darti un peso così grande." Antares le prese la mano.

"Vostra altezza, ve lo chiedo per favore. Darei la mia vita per voi." Stella rimase un po' sorpresa da quell'affermazione pronunciata con tanta irruenza, abbozzò un sorriso.

"La Dimensione Magica ti è debitrice, Antares." Disse quindi la principessa e la divinatrice ricambiò quel sorriso. Dunque Antares prese la polvere di stelle che teneva riposta in un barattolino d'oro, ne porse a Stella e ne prese lei stessa. Le due quindi si presero entrambe le mani racchiudendo entrambe la polvere.

"Sarete voi a creare il legame per me allora." La informò Antares e Stella annuì. Dunque la giovane dagli occhi eterocromatici cominciò il suo incantesimo e la polvere di stelle racchiusa nei loro pugni cominciò a brillare della stessa intensità delle stelle. La Gemma s'illuminò e Antares, continuando la sua cantilena, fece cenno a Stella. La principessa allora si fece forza, essendo piuttosto scossa da quella situazione, e pronunciò l'incantesimo che avrebbe legato la vita di Antares alla Gemma di Solaria. Ci fu un boato e la luce che racchiudevano tra le mani le attraversò facendole cadere entrambe a terra, ma Antares non lasciò le mani della sua principessa.

Ma Solaria non era l'unico pianeta su cui si stava compiendo un rito mistico. Su Sakoma, Flora era con Zaviah nella torre del palazzo. Oltre a loro c'erano anche il re, che a braccia incrociate sembrava in attesa, ed Elijah, che si scambiò uno sguardo con Jackson non appena suo cugino entrò. Flora fece un riverenza di fronte al re e salutò Elijah con un sorriso, poi guardò la divinatrice, che si occupava di disegnare a terra un cerchio con del ghiaccio. Poi Zaviah si alzò, scostandosi una ciocca di capelli bianchi dietro le orecchie.

"Vostra altezza." Salutò Zaviah abbassando la testa, Jackson fece un cenno. Poi lei si rivolse a Flora, e lei gettò un occhiata a Jackson come se sentisse che, nonostante tutto, lui fosse il suo unico amico in quella stanza gelida in ogni accezione. "Vostra altezza, non dovrete fare molto. Sarò io ad occuparmi del rito, ma ho bisogno di farlo attraverso di voi che custodite il pianeta."

"Va bene." Annuì Flora. Si posizionò al centro del cerchio insieme a lei e Zaviah le prese le mani, stringendole. Flora s'irrigidì, sentendole tanto fredde, e rimase in silenzio. Zaviah dunque prese il suo incantesimo, e Flora non si sentì per niente a suo agio. La divinatrice iniziò con un mormorio, tenendo le mani di Flora molto strette. La keimerina sentì il freddo invaderle il corpo pian piano, come una specie di torpore che s'impossessava di lei. Zaviah alzò la voce e quella sensazione in Flora divenne più forte. Le gambe le cominciarono a tremare come se non fossero state più in grado di reggerla, mentre le si poggiò un peso sul petto. Un peso asfissiante che la costrinse a prendere grandi respiri. E quei repiri divennero sempre più difficili da prendere, come se i polmoni le si stessero riempendo d'acqua. Provò a fare un passo indietro per liberarsi ma non riuscì ad uscire dal cerchio. Un'angoscia la invase, una malinconia e un senso di disperazione la costrinsero a chiedere pietà: "Lasciami." Ma Zaviah era ad occhi chiusi, sulle cui palpebre erano disegnati degli occhi azzurri, e le teneva strette le mani continuando a cantilenare. Flora sentì l'aria venirle meno e ogni sorta di ragionamento fu interrotto. Il cuore della natura brillava come se all' interno del rubino ci fosse stato un fuoco vivo. "Lasciami andare... L-lasciami. Smettila. S-sme... Smettila! Jackson! Jackson, ti prego, dille di smettere!" Chiese implorante, in cerca d'aria. Lo slancio del principe verso di lei fu fermato da suo padre che gli parò la strada con un braccio.

"Padre, sta diventando pericoloso." Disse Jackson, accigliato.

"Zaviah sa quello che fa." Replicò il re.

"Jackson!" Chiamò Flora, con un ultimo respiro affanato. In quel momento Zaviah riaprì gli occhi e lasciò andare Flora, che non riuscì a reggersi in piedi. Nel momento in cui trasalì, come dopo estnuanti minuti di apnea, Jackson la sorresse.

"Stai bene?" Chiese il principe, tenendola fra le braccia.

"S-sì." Rispose lei, respirando affanosamente, mentre il rubino che portava al collo smise di brillare. "Che cosa mi hai fatto?!" Chiese con rabbia alla divinatrice.

"Ho coperto l'intero pianeta, vostra altezza. È una pratica molto antica, che interferisce con l'essenza del pianeta. Voi ne siete la custode, e compiendo il rito attraverso di voi, purtroppo, avete dovuto seguire il processo insieme al pianeta." Flora le rivolse uno sguardo pieno di rabbia, ma Zaviah le rivolse uno di quieta sfacciataggine.

"Quindi ora Sakoma è al sicuro?" Chiese la keimerina

"Sì, sebbene non del tutto, ma almeno dovrebbe impedire a quegli esseri di ridurla come Andros." Rispose il re.

"Siate sincero: cosa comporta per il pianeta?"

"Non capisco perché tu abbia così poca fiducia in me, keimerina, eppure non ti ho mai dato motivo di diffidare." Flora assottigliò gli occhi e strinse i pugni, e in quel momento si rese conto di essere ancora fra le braccia del suo fidanzato. Si allontanò di scatto, e subito dopo si rimproverò, ma ormai ciò che era fatto era fatto.

"Avete ragione, vostra altezza, e vi chiedo scusa. Ora vi prego di scusarmi, ma raggiungerei la principessa Aisha, che è nostra ospite. Con permesso." Disse dunque Flora, fece un riverenza, guardò diffidentemente Zaviah e rivolse un sorriso ad Elijah, ed uno più dolce a Jackson, come per dare poca importanza al suo gesto di pochi istanti prima. Così la keimerina lasciò la stanza, richiudendo alle sue spalle la porta pesante di legno. Avrebbe voluto rimanere per un istante ad origliare, ma non poté per paura di poter essere scoperta. Anche se l'avesse fatto però, non avrebbe potuto sapere che la torre di Zaviah non permetteva ad altri all'esterno di sentire ciò che accadeva all'interno e così, anche se avesse avuto coraggio, Flora non avrebbe potuto sentire il re intimare a suo figlio che il matrimonio andava celebrato il più presto possibile.

"Cosa credi che possa significare?" Aveva chiesto Aisha a Musa non appena Flora era entrata nella camera della principessa.

"Di cosa parliamo?" Chiese Flora avvicinandosi, Miele era lì con loro.

"Avalon ha chiamato sia me che Musa e vuole che andiamo ad Alfea... non ti sembra strano?" Disse Aisha, mentre Flora sedette con loro.

"Io... credo che abbia a che fare con ciò che ci ha detto ieri, non credete?"

"Potrebbe darsi." Rifletté Musa. "Ma a te che è successo? Sembra che abbia visto un fantasma!" Flora sorrise scuotendo la testa.

"Niente... ho aiutato Zaviah a coprire il pianeta, ma... non so, non mi fido né di lei né del re, ma stavolta... insomma, ormai io e Jackson siamo fidanzati, il re ha ottenuto ciò che voleva... credo solo che sia io a non trovarmi troppo bene qui, con Jackson e..." Flora lasciò cadere la frase e le sue amiche, notando la sua espressione, non chiesero nulla.

"Beh, andiamo ad Alfea?" Chiese Miele, Flora la guardò sorpresa ma poi si ricordò della loro chiacchierata.

"Io non posso, meglio di no oggi, sto cercando di... mettere le cose a posto con Jackson. Andate voi e poi mi raccontate." Disse Flora, le sue amiche l'accettarono e la salutarono e Miele si unì a loro anche se, prima di andare, chiese a sua sorella: "Sicura di stare bene? Non hai una bella cera."

"Ma certo! Dai, ormai sei parte della squadra, e non mi sono nemmeno raccomandata con le ragazze."

"L'ho notato, grazie per non trattarmi come una bambina." Flora le strizzò l'occhio forzando un'espressione serena ma, nel momento in cui tutte le sue amiche furono fuori, fu costretta a sedersi.

Brandon fu il primo ad arrivare su Magix dopo aver ricevuto la chiamata del professor Avalon. Era andato a prendere suo fratello, con il quale non aveva scambiato neanche una parola. Roccaluce stava diventando sempre meno accogliente e Brandon cominciò a pensare se quello non potesse essere che un problema, così, mentre raggiungevano la classe di Avalon, non poté più trattenersi e chiese:

"Ti sei fatto qualche amico, lì, a Roccaluce?"

"Non proprio, sai, non mi piace stare lì e trovo difficile il concetto di essere amichevole."

"Wow, mi sorprendi." Borbottò Brandon, stizzito. Arrivarono fuori alla classe di Avalon, Logan fece per entrare ma Brandon lo fermò.
"Ascoltami bene." Disse guardandolo negli occhi. "Ci stiamo fidando di te, non permetterti di mettere in pericolo nessuna delle ragazze. Se ti azzarderai a farlo, credimi, Logan, non mi riconosceresti."

"È una minaccia?" Chiese Logan, alzando un sopracciglio.

"Sì, hai capito bene." Replicò suo fratello, col viso duro.

"Beh, mi sa che sei tu che invece non hai capito bene. Io vi aiuterò, e quando avrò compiuto il mio dovere per salvare l'universo, dato che sono uno degli idioti che ci vive, tu mi aiuterai a scappare."

"Che?! Sei... come puoi pensare che ti possa aiutare a scappare?! Tu rimani a Roccaluce, che è il posto che ti meriti." Logan sorrise maliziosamente.

"Tu mi aiuterai, o potrei scordarmi che quello che hai è un segreto e potrei involontariamente lasciarmelo scappare." Brandon si gelò. Il suo viso si spense, perse espressione. La paura lo invase, e quel senso di paura provocò in lui vergogna.

"Non lo faresti mai." Disse Brandon, con ogni muscolo contratto.

"Per guadagnare la mia libertà lo farei eccome, e lo sai. Aiutami, io scompaio e il tuo segreto sarà lontano con me. Incastrami, e tutti sapranno chi sei veramente." Spiegò Logan, Brandon ebbe un fremito e sentì un forte calore, quello provocato dalla paura che rende le mani fredde. Sentì le lacrime agli occhi e si sentì di nuovo un ragazzino. Batté le palpebre come per ricacciare dentro le lacrime e forzò un sorrisetto sicuro.

"Non puoi ricattarmi, i miei amici sanno tutto."

"Davvero? Perché non ti credo neanche un po'?"

"Flora lo sa, e Sky, e..."

"... Non è vero, non lo sanno. Flora non lo sa, se lo sapesse, la tua dolce e innocente Flora, non riuscirebbe nemmeno a guardarti, e lo sai."

"Logan, non puoi farmi questo, sono sempre tuo fratello." Disse Brandon con la voce rotta.

"Sono stanco di stare chiuso lì dentro, e lì dentro mi ci hai chiuso tu, fratellino."
Brandon avrebbe voluto dire qualcosa, rimase con la bocca semiaperta ma non uscì alcun suono. Balbettò qualcosa e poi, con le mani tremanti, chiese:

"Perché lo tiri in ballo proprio ora?"

"Perché quando mi hai lasciato lì sinceramente non è stata la prima cosa a cui ho pensato, la tua facciata ti sta così bene che stavi per farmelo dimenticare. Ma poi mi sono messo a pensare in questo tempo, a chiedermi se tu fossi veramente migliore di me... e poi, illuminazione! Certo che non lo sei!" Esclamò Logan ridendo. Brandon lo guardò negli occhi, la bocca gli divenne asciutta.

"Logan, ti prego..." Fu tutto quello che riuscì a dire. Lo stava implorando. Non avrebbe mai voluto farlo, non per quel motivo, la vergogna scese su di lui come una notte buia. In quel momento delle voci lo scossero e si voltò per veder arrivare le sue amiche. "Allora?" Chiese Logan, incalzante.

"E va bene, ti aiuterò a scappare." Concesse suo fratello abbassando lo sguardo.

Frattanto, Flora era su Sakoma ed era in camera sua. Non capiva, non riusciva a capire cosa le fosse successo. Stava bene, ora stava bene. Ma quel gelo, quel torpore, per un attimo l'avevano presa. E se qualcosa fosse andato storto con l'incantesimo di Zaviah? E se l'avessero ingannata ancora una volta? Ma non avrebbe avuto senso perché il re e suo figlio avevano bisogno di lei. Ora che Miele non c'era, decise di chiamare sua madre. L'ultima volta che l'aveva fatto, Alyssa non si era fatta vedere nella sfera di cristallo e Flora non si fidava di quel comportamento. Non poteva dirlo a Miele, la sua sorellina si sarebbe preoccupata. Quando Flora era al primo anno ad Alfea Alyssa non era stata bene, e neanche per i successivi tre, e per quel tempo Flora si era occupata di sua sorella ancora piccola. Ma poi Alyssa era stata meglio, e tutto era tornato alla normalità. Il comportamento di sua madre però non rassicurava affatto la giovane, che sperò tanto si sbagliarsi.

"Flora!"

"Papà! Che bello vederti! Come stai? Dov'è la mamma?"

"Io sto bene, e tua madre anche." Disse Rodols con un sorriso. "È nella serra."

"Puoi chiamarla?" Chiese Flora.

"Meglio di no, tesoro, si sta occupando di un animale fatato in difficoltà, meglio non disturbarla. Ma le dico che hai chiamato e ti richiamerà. Allora, dov'è Miele?"

"Ad Alfea con Musa e Aisha... papà, c'è qualcosa che non mi stai dicendo?"

"Cosa te lo fa pensare, bambina? Ma io non ho niente di nuovo da dirti, lì, piuttosto, come va? Tu come stai? Il tuo faccino mi dice che qualcosa ti tormenta."

"Non è niente, tranquillo..." Rispose Flora scuotendo la testa.

"Quel niente mi interessa parecchio. Tesoro, dimmi ciò che ti tormenta, sono qui per questo."

"Beh, vedi, papà, il re ha deciso di coprire Sakoma e ho compiuto il rito insieme alla divinatrice, ma è come se mi avesse lasciata perplessa."

"Perplessa?"

"Sì, con una strana sensazione dentro, e ho pensato a qualcosa di male, ma in fondo ormai io e Jackson stiamo insieme e il re ha bisogno della mia magia... credo sia solo per le preoccupazioni..."

"Beh, cos'è allora che ti preoccupa tanto da farti male dentro?"

Flora sorrise alla dolcezza di suo padre e rispose: "Questa faccenda del nostro nemico, e Jackson. Papà, questo ragazzo è così complicato, io non riesco a leggerlo, a volte sembra buono, altre no. Credo che tu sappia che il mio cuore appartiene a qualcun altro, e Jackson mi ha detto che potrebbe fargli del male, così... così io sto cercando di... beh, di fare la fidanzata, e distogliere Jackson... sono confusa, papà, non so se sto facendo la cosa giusta e ho paura."
Rodols sospirò e si poggiò le mani sulle ginocchia.

"Bambina mia, stai facendo la cosa più giusta che potessi fare. Sacrificarsi per la persona che si ama è nobile, davvero, e io sono fiero di te. Ciò che ti è successo era fuori dalle tue scelte, ed ora ti ritrovi in questa situazione. Il principe è potente, e sappiamo entrambi che la persona che ami non ha lo stesso potere. Se vuoi la mia opinione, stai facendo bene, perché lo stai proteggendo."

"Tu e la mamma mi avete sempre detto che bisogna lottare per la felicità... papà, io il coraggio per farlo non ce l'ho, e se anche ce l'avessi..."

"Flora." La interruppe suo padre, lei lo guardò. "... se anche ce l'avessi ora non è più tempo, e devi smetterla di tormentarti. Non essere il tuo stesso accusatore. So che è difficile, posso immaginare che sia davvero straziante in certi casi, ma devi essere forte. Stai facendo ciò che è giusto per entrambi, non aver paura."

"Ti ringrazio, papà." Disse Flora, poi notò lo schermo del suo cellulare a cui aveva tolto la suoneria, e notò che quella che aveva perso era la terza chiamata di Helia, il che la preoccupò. "Ascolta, credo di dover andare. Ti voglio bene, e mi manchi, e Miele sta' bene. Da' un bacio alla mamma." Rodols sorrise e annuì. "E, papà," Rodols si fermò dal riattaccare. "non ne parlerò ancora con Miele, ma di' alla mamma che le voglio bene, e che so cosa sta succedendo e per questo la prossima volta vorrei salutarla."

"Sai che non avremmo voluto farti preoccupare." Disse Rodols, affranto.

"Lo so, ma siamo una famiglia e non avrei potuto non farlo. Come sta?"

"Non bene, è molto stanca." Rispose Rodols con gli occhi lucidi.

"Papà, sta' tranquillo, ci siamo riusciti una volta e ci riusciremo ancora." Cercò di rassicurarlo Flora.

"Lo spero, amore mio." Replicò Rodols, abbassando lo sguardo.

"Io ne sono sicura." Disse lei convinta, Rodols sorrise. "Dalle un bacio, dille che le voglio bene e che è forte, va bene?"

"Va bene, tesoro. E chiama per qualsiasi cosa." Salutò Rodols. Quando suo padre riattaccò Flora si poggiò contro lo schienale della sedia e prese un respiro. Chatta, che aveva ascoltato tutto, sedette sulla sua spalla.

"Tua mamma sta male?" Chiese la pixie, annodando un dito con i capelli della sua fata.

"Sì, Chatta, purtroppo sta' male."

"Che cos'ha?"

"Sarebbe complicato spiegartelo, ma le è già successo un paio d'anni fa. Lei e papà si recarono persino su Callisto, sai, quando io e Miele siamo rimaste per un po' da sole. Ma poi è stata bene, ed ora... ora sembra che stia di nuovo male e... quando succede per la seconda volta ti fa più paura, sai? Perché è come un nemico che credevi di aver battuto con le tue armi più potenti e che poi ritorna."

"Vedrai, andrà tutto bene." Disse Chatta abbracciandola sul viso.

"Grazie, Chatta." Replicò Flora, poi prese un respiro per riscuotersi. "Ti va se chiamiamo Helia e vediamo che succede?" La sua pixie ne fu entusiasta.

Ad Alfea, le ragazze insieme a Brandon e Logan, raggiunsero il professor Avalon. Quando si resero conto che solo loro erano lì, ci fu un po' di agitazione. Avalon era seduto alla sua cattedra e Logan era di fianco a lui, mentre Brandon, separatosi da suo fratello, teneva un braccio intorno alle spalle di Miele.

"Dunque," Esordì Avalon, "credo che sappiate perché vi ho convocate qui."

"Vuole che siamo noi ad usare la magia nera." Rispose Aisha a braccia incrociate.

"Esattamente. Cosa ne pensate?" Chiese Avalon, guardandole. Stella guardò le sue amiche, come per cercare un supporto nel dissentire, ma Brandon disse:

"Ragazze, vi prometto che non vi accadrà nulla di male. Logan sa quello che fa. Siamo umani e lui riesce a maneggiare la magia oscura, non permetterà che interferisca con la vostra magidentità."

"Come possiamo fidarci di lui?" Chiese Musa, molto incerta e sulla difensiva.

"Dovete fidarvi di me e del professor Avalon." Rispose Brandon, poi guardò il professore e Avalon aggiunse:

"Ho pensato a voi tre perché siete quelle con un potere più adatto. Musa, la tua magia è quella che potrebbe accogliere i lati oscuri meglio di ogni altra, e lo sai bene." Musa abbassò lo sguardo, ricordato ciò che una volta le aveva detto la Griffin. "Stella, la tua magia è l'opposto dell'oscurità, e ciò ti permetterebbe di non essere mai sopraffatta. Aisha, la tua magia è un elemento, è stabile, e so che puoi farcela."

"Va bene, io ci sto." Disse Musa annuendo, poi guardò Aisha.

"Va bene anche per me, ma perché mi fido di voi." Disse Aisha, riferendosi al suo amico e al professore. Guardarono Stella, la principessa tentennò per qualche istante e poi sbottò:

"Non posso credere che stiamo davvero accettando di usare la magia nera! Siamo delle fate, la nostra magia è bianca! Cosa succederebbe se qualcosa andasse storto?! Io ho un regno da governare! Voi avete perso la testa!" Detto questo, la principessa uscì sbattendo la porta. Le amiche si guardarono e Musa fece per andare, ma Brandon la fermò.

"Le parlo io."

Trovò Stella proprio fuori all'aula, camminando nervosamente e ragionando ad alta voce, dicendosi quanto avesse ragione e quanto quelli lì avessero perso la testa.
"Stella." La principessa si voltò verso di lui, accigliata, ed esclamò:

"Non provare a convincermi!"

"Non sono qui per questo." Confessò il soldato alzando le mani. Stella, confusa, alzò un sopracciglio e chiese:

"E allora cosa vuoi?!"

"Voglio conoscere i motivi del tuo rifiuto." Stella non poté trattenere una smorfia, storcendo le labbra e tenendo un sopracciglio alzato. Brandon rimase fermo, in attesa di una risposta. La principessa scosse la testa e sbuffò, dunque replicò:

"I motivi del mio rifiuto?! Brandon, stiamo parlando di magia nera! Io non sporcherò la mia essenza di fata! Non io!"

"Avalon vi aiuterà e non permetterà che... vi sporchiate." Disse Brandon, riflettendo sulle ultime parole, che gli fecero ripensare alla sua situazione.

"Brandon, ho un regno da governare!" Gli ricordò Stella.

"Lo so, ma c'è un motivo se Avalon ha pensato a te. Te l'ha detto, la tua magia non si farebbe mai sopraffare dall'oscurità e lo sai bene."

"Se... se tu avessi ragione..." Disse Stella dondolandosi, poco convinta. "... potrei sconfiggere senza problemi quelle ombre e proteggere Solaria, e il mio popolo mi amerebbe più di quanto già non faccia. mi acclamerebbero al punto che quei nobili del Consiglio la smetterebbero di ronzarmi intorno..."

"Beh... sì." Replicò Brandon, storcendo le labbra in un sorriso.

"Allora va bene, mi hai convinta!" Esclamò Stella con un sorriso. "La principessa Stella, l'eroina di Solaria, la fata più potente della Dimensione Magica con abilità mistiche e il potere del Sole Splendente e della Luna! Nessuno si metterà fra me e il mio trono!" Aggiunse felice, saltellando e battendo le mani.

"Sì, credo proprio che andrà così." Disse Brandon, così lui e la sua amica ritornarono dagli altri. Stella diede il suo consenso ed Avalon cominciò a spiegare loro ciò che andava fatto.
Le tre fate furono istruite da Avalon su come il loro percorso si sarebbe svolto: sarebbe stato intenso, veloce e pratico. Avevano bisogno di vaste conoscenze, e di apprenderle in fretta in maniera concisa. Ognuna di loro, sebbene non troppo convinta, riconosceva i motivi del professore, e la pioggia insistente da quel cielo rotto le faceva rendere di quanto tutto quello fosse necessario. Tra tutte, Musa era quella più perplessa, e lo era soprattutto proprio perché non era preoccupata. Ricordava bene la sua esperienza a Torrenuvola alcuni anni prima: lei e le sue amiche si erano iscritte lì per inflitrarsi e fermare le Trix dal rubare il Codex per conto di Lord Darkar. Ma, durante quell'esperienza, Musa si era resa conto di non essere in conflitto con la sua parte oscura, anzi, di accettarla apertamente: era stata l'unica delle sue amiche a riuscire a canalizzare magia oscura. Non aveva paura di quella magia, non sentiva il pericolo di poter essere macchiata dall'oscurità, e ciò la fece riflettere.

"Musa, sei con noi?" Chiese Stella, richiamandola. La fata della musica scosse la testa e rispose:

"Sì, certo, scusatemi... dove eravamo?"

Avalon continuò a spiegare loro come poter, appunto, canalizzare l'energia oscura al di fuori della loro essenza e praticare l'illusione apparente. 
Nel frattempo, Brandon e Miele erano seduti sui banchi di fronte alla cattedra, attorno alla quale le tre fate erano sedute, e osservavano la scena. Brandon però era lì soltanto con il corpo, la sua mente era altrove: aveva appena fatto una promessa a Logan, una promessa di cui si pentiva profondamente, ma dalla quale non vedeva alcuna via d'uscita. Suo fratello lo conosceva e sapeva come manipolarlo. Si sarebbe dunque reso complice della sua fuga, avrebbe permesso a Logan di farla franca ancora una volta, ma almeno il suo segreto sarebbe rimasto al sicuro. Se fosse stato rivelato i suoi amici non l'avrebbero più guardato con gli stessi occhi, e la compassione, o almeno l'affetto che provava Flora per lui si sarebbero trasformati in sdegno e ribrezzo. Come poteva chiamarsi eroe? Non lo era. Ma sapeva cosa avrebbe dovuto fare: avrebbe combattuto al fianco dei suoi amici, avrebbe fatto scappare Logan, e poi avrebbe chiuso tutto con il Sigillo. Quella storia, il suo passato, sarebbero scomparsi con Logan. E tutto quello che sarebbe rimasto sarebbe stato il suo sacrificio, e la fine di ogni sofferenza.

Ehilàaaa meravigliosi germogli di lullabea!! Sono tornata dopo un mese e mi dispiace, ma la cosa positiva è che gli esami sono finiti e dovrei avere più tempo! Prima di tutto, vi ringrazio! Se state leggendo questa nota vuol dire che avete letto il capitolo e non vi siete dimenticati di me nonostante tutto!!💕💕 spero vivamente che vi sia piaciuto! Abbiamo una Stella che sta diventando una grande sovrana poco a poco, Helia che pare voglia rivolgersi a Flora per avere una mano con la sua magia (HELIA HA LA MAGIAAAAAAAAAAA) Nebula che vuole il trono e Brandon che... Brandon che ha un segreto tanto terribile che lo ha spinto a stringere un accordo con Logan, e che lo sta spingendo a pensare di utilizzare il Sigillo...
Che ne pensate?... 
Vi lascio, e vi assicuro che farò di tutto per aggiornare presto perchè ve lo meritate: siete i lettori migliori del mondo!💞💞 grazie infinitamente per la lettura e le recensioni!!😍😍
vi strAmo,
xoxo Florafairy7

 
   
 
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