I
personaggi della saga di Harry Potter sono di proprietà
dell’autrice JK Rowling
e l’opera, di mia invenzione, è stata scritta
senza scopo di lucro
PROLOGO
Era finita. Lui
era morto. L’aveva
visto. Ma faceva ancora fatica a crederci. Mentre camminava, Harry
continuava
ad avere spasmi ai muscoli e le
sue
gambe facevano strani movimenti mentre ripensava all’ultimo
duello con Lui.
Anche il braccio che impugnava la sua bacchetta (ancora non riusciva a
metterla
via, come se non fosse realmente tutto finito) ogni tanto si agitava
indicando qualcosa
che si muoveva.
Quando
tentò di disarmare un rospo,
probabilmente scappato di mano a un ragazzino, decise di metterla via e
di
darsi una calmata. Più facile a dirsi che a farsi.
Così decise di cercare
l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo a
trovare un po’ di pace, nonostante il
cervello continuasse a pensare a quello che era successo.
Cosa sarebbe
successo se, in
quell’ultimo duello Voldemort avesse vinto? Se tutto quello
su cui aveva
ragionato non fosse stato corretto e all’ultimo non avesse
funzionato? O se….
Harry continuava
a girovagare per
il cortile, intontito dai sui stessi pensieri. Schivava le persone che
uscivano
dal portone. Stavano tutti uscendo. Le mura del castello imprigionavano
ancora
morte e desolazione, nonché i corpi di chi era caduto
combattendo. Harry
avrebbe voluto fermarsi a consolare ogni persona che piangeva e dare
pacche
sulle spalle a ogni ragazzo che aveva combattuto, ma adesso aveva una
cosa
importante da fare, non poteva fermarsi. Lo avrebbe fatto, fra poco, ma
prima
doveva cercare una persona.
La McGranitt
aveva allestito una
tenda con una piccola infermeria e Hermione la stava aiutando a
prestare i
primi aiuti. Chissà
dov’è Madama Chips
si chiese Harry. Dopo pochi minuti la vide uscire, seguita da Ginny,
dalla
tenda e richiamare l’attenzione della professoressa. Harry
non prestò più
attenzione. Ginny. Aveva visto Ginny.
Le
andò in contro e lei lo vide. Le
sorrise. Sorrise anche Ginny. “Ti avevo perso. Luna mi ha
detto che avevi
bisogno di tranquillità” Lui annuì
inconsapevolmente.
La rossa lo
abbracciò stretto e lui
ricambiò. “Sono tornato”
sussurrò. La voce gli usciva a malapena, ma lei lo
sentì lo stesso.
“Lo
sapevo. Ti stavo aspettando. Ti
ho sempre aspettato” E lo baciò. Un bacio
straziante, dolcissimo e consolatorio
allo stesso tempo.
***
Hermione vide i
due ragazzi abbracciati
e sorrise, sperando che tutta quella violenza, potesse finalmente
concludersi
con qualcosa di buono. Cercò
Ron,
guardandosi intorno, ma non lo vide. Va beh, lo avrebbe cercato dopo.
Vide La
professoressa McGranitt che si guardava intorno, e quando la vide le
fece cenno
di avvicinarsi.
Hermione si
incamminò verso la
donna e notò all’ultimo che stava parlando con
qualcuno.
“Ora
si faccia medicare, Signor
Malfoy. La lascio con la Signorina Granger e…”,
quando Malfoy, che era appoggiato
a delle rovine nel cortile in mezzo ad altre persone che avevano
bisogno di
essere curate, sentì quel nome, si mise in piedi e
iniziò a protestare: “No, no
e no. Non c’è bisogno, professoressa. Sto bene. Io
devo andare da…”
La strega gli
appoggiò una mano
sulla spalla e con un movimento deciso e fermo lo riportò
alla posizione di
prima. “Adesso stia zitto. Lei ha fatto scelte sbagliate per
i motivi giusti.
Ora inizi a far qualcosa di utile e produttivo: faccia scelte giuste.
Stia qui
e si faccia medicare”.
Il suo tono era
così risoluto che
il ragazzo non riuscì a obbiettare niente, ma
abbassò lo sguardo mentre lei se
ne andava e lasciava il posto alla Granger.
Malfoy
borbottò qualcosa, mentre la
ragazza, con la bacchetta, fece levitare ciò che le serviva
accanto a lei.
“Non
ho capito.”
Hermione
era stanca e non le piaceva molto
l’idea di essere li con lui, ma il ragazzo aveva il viso
tumefatto e un labbro
spaccato, così si mise all’opera mentre parlava.
“Ho
detto che non sei obbligata a
farlo” ripeté Draco.
Hermione fece
una smorfia e disse
solamente: “Sbaglio o la McGranitt ti ha detto di stare
zitto?”
Lui la
guardò un attimo negli occhi
e poi guardò altrove mentre lei gli sgonfiava
l’occhio tumefatto, incantava il
suo labbro inferiore e gli ungeva la fronte con una pomata gialla che
lui
riconobbe come pomata cancellalividi.
Hermione era
sempre stata brava a eseguire
i compiti che le venivano assegnati, ma quella volta fece fatica. Cosa
voleva
dire quella frase sulle scelte sbagliate e i motivi giusti? Che Draco
avesse
avuto dei buoni motivi per fare quello che aveva fatto? Non si accorse
di aver
finito, finché lui non la guardò ancora negli
occhi.
“Grazie.”
E, senza
aspettare risposta, lui si
alzò per andare a cercare sua madre. Hermione,
improvvisamente consapevole che
se ne stesse andando, gli bloccò un polso e tirò,
tanto che lui dovette girarsi
per forza.
“Ha
anche detto di fare scelte giuste,
adesso. Ricordatelo, ok?” Non sapeva neanche lei
perché avesse detto una cosa
del genere. Le era venuto fuori di getto, guardandolo negli occhi e
provando
una sensazione sconosciuta.
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