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Autore: RoisXIII    27/06/2018    1 recensioni
Sequel di "Attacco vampiresco".
Diverse cose sono state lasciate in sospeso dall'attacco dei vampiri al museo del Louvre. Perché Adrien ha quasi baciato Marinette? Perché la stessa Marinette profuma come Ladybug? Come si comporteranno Tikki e Plagg adesso che sanno le rispettive identità dei due eroi parigini? E come se le cose non fosse così complicate, ecco che ricompare Luka a far battere il cuore della ragazza. Come si comporterà Marinette?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Luka riprese a suonare la chitarra. Smise quasi subito. Qualcosa lo bloccava.
Guardò l’ora. Era mezzogiorno passato. Si disse che molto probabilmente era la fame a bloccarlo.
Si recò in cucina e preparò la pasta e la frittata per sé e per la madre. Mentre il primo e il secondo cuocevano, si mise a tagliare e condire le carote con l’olio.
Arrivò la madre una decina di minuti più tardi.
« Il pranzo è pronto fra un po’, mamma » la informò Luka.
La donna annuì e apparecchiò la tavola. Luka si diede dello stupido. Aveva dimenticato di farlo!
 
Mentre stavano mangiando la frittata e le carote, la madre sorprese Luka dicendogli: « Devo domandartelo io o me lo dici direttamente tu? »
Il figlio rimase bloccato con la forchetta a mezz’aria. « A cosa ti riferisci? »
La donna incrociò le dita. « Ah, me lo devi dire tu! »
« Non posso dirti niente se non mi dici cosa dovrei dirti » ribadì alzando le spalle.
Madre e figlio tornarono a mangiare.
 
Terminato di pranzare e dopo aver pulito la cucina, Luka tornò in camera, si sedette nella posizione dello zen e chiuse gli occhi.
Nell’altra stanza, la madre fece partire la musica, ma la cosa non disturbò il ragazzo.
Aprì gli occhi e si mise a suonare la chitarra.
Per un po’ suonò come al solito, diventando tutt’uno con la chitarra. Sbagliò una nota e smise di suonare. Si sentiva schiacciato in quella stanza.
Mise la chitarra nella propria custodia e se la mise sulle spalle.
« Dove vai? » gli domandò la madre vedendolo uscire dalla camera.
« A fare una passeggiata e a cercare un posto per suonare la chitarra. »
« La tua cabina non va più bene? »
Luka si fermò poco prima di salire le scale. « Voglio cambiare un po’ aria. »
La donna ridacchiò. « L’ago della bussola ha trovato un trofeo. »
Il ragazzo aveva sentito quella frase già una volta, ovvero quando la madre l’aveva detta a Juleka qualche mese prima. E infatti, poco dopo lei e Rose erano diventate molto più che amiche.
Ma Luka non capiva perché la madre lo aveva detto a lui.
La donna sorrise. « Va’ pure. Ricorda solo le mie parole. »
Il ragazzo salì le scale e si soffermò sul ponte della nave. Si avvicinò al parapetto e si soffermò a vedere il proprio riflesso nella Senna. “L’ago della bussola ha trovato un trofeo”.
Picchiettando il parapetto, il ragazzo salì sul pontile che collegava la nave al marciapiede e incominciò a camminare.
 
Dopo una lunga camminata, arrivò davanti al parco, e lì sentì di nuovo una strana sensazione. Qualcosa gli diceva che doveva entrare in quel parco e starci.
Comprò un gelato al gusto di fragola, il suo preferito, e si sedette su una panchina. Il poliziotto Roger, lo stesso che aveva riempito di multe la madre, gli si avvicinò e lo squadrò con sospetto, soffermandosi poi sulla custodia.
« Ragazzo, sei forse venuto qui per suonare? »
Ricordandosi che la prima multa era stata per il volume troppo alto, pensò bene a cosa dire.
« Sì, signor agente. Ma non si preoccupi, non voglio disturbare la quiete di questo parco e nemmeno suonare per scopi illegali. »
Il poliziotto annuì e gli diede le spalle. « Lo spero bene, ragazzo, o dovrò farti una multa.
Io resterò tutto oggi nel parco, ricordati che ti tengo d’occhio. »
Quando l’uomo se ne fu andato, Luka finì di mangiare il gelato e iniziò a suonare la chitarra, stando bene attento a non fare troppo “rumore”.
 
« Luka, ciao! »
Luka, senza smettere di suonare, alzò lo sguardo e si ritrovò davanti un ragazzo biondo con gli occhi verdi. Si ricordò subito di lui. Era Adrien, il ragazzo che sapeva suonare il piano.
« Adrien! È dal concerto sulla barca che non ci vediamo. Siediti pure. »
I due cominciarono a parlare. Luka scoprì che Adrien era lì per fare un servizio fotografico. Il chitarrista si disse che, anche volendo, non avrebbe mai intrapeso la carriera da modello.
« E tu, Luka? Cosa ti ha portato qui? »
« Io sono venuto qui solo per suonare. Suono sempre in camera, ma oggi ho deciso di venire qui. O per meglio dire, sono stato attirato qua una sensazione. »
« Sensazione… » ripeté in modo strano Adrien. « Senti, posso chiederti un parere su una cosa? »
Luka smise di suonare. « Dimmi pure. »
Il ragazzo biondo prese un bel respiro. « Ci sono due persone, una è una tua amica e dell’altra non sai proprio niente. Di queste due sai solo due cose, anzi, coincidenze: non sono mai nello stesso posto e hanno lo stesso profumo. Le due possono essere la stessa persona o sono solo delle coincidenze, appunto? »
Luka si grattò il mento pensieroso. « Non ti seguo molto. Potresti spiegarti meglio o dirmi almeno i nomi di queste due persone? »
« I nomi? Be’… »
Luka vide Adrien perdere tempo e diventare rosso. Alla fine capì: il suo nuovo amico si vergognava a dire i nomi.
Poi gli venne in mente un’idea. Sua sorella, un giorno, gli aveva raccontato che per far uscire insieme una sua amica e il ragazzo di cui era innamorata, avevano pensato a un piano e avevano usato dei nomi in codice.
Propose quindi al ragazzo biondo di usare dei nomi in codice.
« Oh, giusto! Per spiegarti meglio, qualche settimana fa ho partecipato a una festa in maschera. In questa festa, ho conosciuto una ragazza mascherata da coccinella, ma non come Ladybug. Stando vicino a lei, ho sentito chiaramente il profumo di brezza marina, anche se sarebbe giusto dire odore. A scuola, invece, c’è questa mia amica che profuma – odora – anche lei di brezza marina. Possono essere la stessa persona, secondo te? »
Luka intuì che la storia era inventata, anche se le due persone risultavano vere. « Scusami, ma non so risponderti. Cosa ti dice l’istinto? »
Adrien scosse la testa. « Proprio niente. Mi manda solo in confusione… »
Luka pizzicò le corde della chitarra. Non poteva aiutarlo con il suo problema d’amore, ma poteva distrarlo in pochino.
Gli passò la chitarra. « Molte volte, la musica dice più di mille parole. Prova a suonare. »
« Io non so suonare la chitarra. Il piano sì, ma la chitarra… »
Allora il ragazzo dai capelli azzurro mare gli insegnò a fare le scale.
 
« Ahi, mi fanno male le dita » si lamentò Adrien.
Luka ridacchiò. « Ci farai l’abitudine, amico mio. »
Il ragazzo biondo si alzò in piedi e raccolse due bastoni da terra. « Tu mi hai insegnato a “suonare” la chitarra, quindi mi sembra giusto che ti insegni un po’ di scherma. »
Luka alzò un sopracciglio. « Scherma? »
« Sì. Io seguo lezioni di scherma, piano e cinese. Non ho qua un piano e il cinese è abbastanza complicato, quindi ho optato per la scherma. Che ne dici? »
« Dico che ci sto! »
 
Dopo una serie di spiegazioni teoriche e pratica, Adrien chiese a Luka se volesse provare a fare un duello.
Luka accettò, ottenendo, naturalmente, diverse sconfitte.
« Luka, tutto bene? » gli domandò Adrien all’ennesima sconfitta.
« Sì, ma la scherma ha troppe regole… E se provassimo a duellare senza regole? »
Il ragazzo biondo ci pensò su e annuì.
Da schermidori, i due divennero cavalieri. All’inizio duellarono scherzando, poi fecero sul serio. Era come se sfogassero i propri problemi – dubbi, sospetti, incomprensioni – sullo sfidante.
« Cosa pensate di fare! » urlò il poliziotto Roger. « Non lo sapete che è contro la legge combattere con dei bastoni? Dovrei farvi una bella multa, ma per questa volta vi faccio un richiamo! Che non succeda mai più. Intesi? »
I due ragazzi, entrambi con il fiatone, annuirono e si scusarono.
Il poliziotto se ne andò borbottando, venendo quasi spinto dal fotografo e dalla guardia di Adrien.
« Eravate perfetti! » commentò il fotografo con l’immancabile accento italiano. « Ma certo! Continuate a combattere che vi faccio qualche scatto! »
Luka scosse la testa e appoggiò a terra il bastone. « Meglio di no. Non sono fatto per queste cose. Adrien, è stato un piacere parlare e duellare con te. »
Detto ciò, rimise la chitarra nella custodia e se ne andò.
 
Quando arrivò a casa, vide la madre sul ponte della nave.
« Già di ritorno, Luka? »
« Sì. Juleka è già tornata? Potrei darle una mano con i compiti. »
La madre annuì e gli disse che era in soggiorno.
Scendendo, la trovò sul divano con in mano il libro di chimica.
« Chimica? Scusami, ma sai che non sono bravo. Se hai bis… Ops, scusami un attimo! »
Mentre stava parlando con la sorella, aveva ricevuto un messaggio da Marinette.
Sempre tenendo il cellulare in mano, si recò in camera e si buttò sul letto. Aprì il messaggio e lo lesse:
 
“Ciao, Luka! Sono Marinette.
Ho visto che il poliziotto Roger ti ha fermato
mentre stavi combattendo con Adrien.
Tutto apposto?
Spero di sì.”
 
Luka sorrise. Non si era accorto che Marinette si trovasse al parco.
“Ciao! Sì, tutto apposto. Adrien e io non stavamo litigando. E per fortuna il poliziotto non ci ha fatto la multa.”
Attese un possibile messaggio di risposta, che non tardò ad arrivare.
“Meno male. Mi ero preoccupata! Adesso devo salutarti, ho un lavoro da fare. Ci vediamo sabato sera!”
Il sorriso sulle labbra del ragazzo si allargò. Prese la chitarra e improvvisò una canzone. In qualche modo, Marinette gli aveva dato un’ispirazione.
 
Finalmente arrivò la sera del concerto.
Luka prese i biglietti e qualche banconota, dopodiché salutò la madre.
« Divertiti al concerto con Marinette » gli disse facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo ridacchiò. Sua madre si faceva strane idee. Il suo non era un appuntamento, ma un’uscita tra amici.
Si recò quindi al concerto, vicino alla Tour Eiffel.
Il posto era colmo di persone. Sembrava che tutta Parigi avesse deciso di assistere al concerto. Meno male che il concerto si teneva all’aperto!
Luka cercò Marinette in mezzo a quella folla. Gli parve di intravederla diverse molte, ma non era lei.
« Luka! » lo chiamò Marinette toccandogli delicatamente il braccio.
Il ragazzo si girò e la salutò. Vide che indossava gli orecchini e gli stessi vestiti: la giacchetta nera, i pantaloni rosa e le ballerine ai piedi. Solo la maglietta era diversa. Era sempre bianca, ma anziché avere i fiori in alto, aveva disegnato il logo di Jagged Stone e cambiava colore a seconda della luce.
« Cosa guardi? » gli chiese Marinette.
« Scusami. La tua maglietta è molto bella. Dove l’hai presa? »
« L’ho creata io. A casa ho anche un modello maschile. È per un mio amico. Aspetta, te lo faccio vedere… »
La ragazza aprì la borsetta e tirò fuori il cellulare. Maneggiò su qualche secondo e poi gli mostrò la foto di una maglietta nera fatta allo stesso modo.
« Sembra che di diverso ci sia solo il colore della maglietta, ma anche il logo ha colori diversi a seconda della luce » spiegò.
Luka rimase davvero sorpreso. « Pazzesco! Hai proprio un talento per queste cose. Complimenti! »
Marinette balbettò un ringraziamento.
Luka tirò fuori dalla tasca i biglietti del concerto e ne diede uno a Marinette.
« Ecco il tuo biglietto. Andiamo adesso o vuoi aspettare un po’? »
« No, no! Andiamo adesso. »
I due ragazzi si diressero verso i controlli e attesero il proprio turno.
Superato i controlli, i due cercarono di spostarsi il più vicino possibile al palco. Vennero spintonati in ogni dove, ma alla fine riuscirono a trovare degli ottimi posti.
« Tutto bene? Ti sei fatta male? » chiese Luka a Marinette.
La ragazza scosse la testa. « Sto bene, non ti preoccupare. »
« Attenta! » gridò Luka portandosela vicino.
Un gruppo di fan sfegatati si era messo a cantare e a ballare, muovendo le braccia in modo pericoloso. Per poco non avevano colpito Marinette, la quale ringraziò, di nuovo, Luka.
Una quarantina di minuti più tardi, il concerto iniziò.
 
« Il mio Miraculous! » cantò Jagged Stone concludendo la canzone.
Luka, Marinette e il resto del pubblico urlò e applaudì.
« Grazie a tutti! E adesso ci sarà l’intervallo! Rock 'n' roll! »
Quando Jagged Stone lasciò il palco, in molti lasciarono il posto per andare a prendere qualcosa da mangiare e da bere.
« Vado a prendere da mangiare e da bere. Cosa vorresti? »
Marinette aprì la borsa e tirò fuori alcuni panini al latte. « Mio padre mi ha dato dei panini da dividere. »
« Allora prendo solo da bere. Due bibite gasate vanno bene? Perfetto! »
Luka lo ammise a se stesso. Stare in compagnia di Marinette era bello. Si stava divertendo molto con lei!
 
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Marinette era confusa. Aveva visto Adrien e Luka combattere con due bastoni, l’agente Roger fermarli, il fotografo puntare la macchina contro di loro e, infine, lo stesso Luka andarsene via con una custodia della chitarra. Che stava succedendo?
Alya la spinse delicatamente e la informò che Adrien stava tornando a fare il servizio fotografico.
Cosa doveva fare? Vedere Adrien o inseguire Luka?
« Alya, sono un po’ stanca. Ritorno a casa. Ci sentiamo più tardi. »
Senza dare il tempo all’amica di rispondere, Marinette uscì dal parco.
 
Non appena si buttò sul letto, Tikki uscì dalla borsa e atterrò vicino a lei.
« Che succede? Perché non sei stata a vedere il servizio fotografico? C’entra Luka, per caso? »
Marinette si coprì la testa con il cuscino. Non lo sapeva nemmeno lei!
Il telefono le squillò nella borsa. Subito corse a rispondere.
« Alya, mi dispiace di essermene andata via! »
Sentì l’amica ridacchiare. « Non ti devi preoccupare, Marinette. Credo di capire il motivo del tuo comportamento. Non pensarci troppo! E poi, domenica avrai le risposte alle tue domande da Adrien. »
« Sì, ma sabato sera vado al concerto con Luka. »
« Nessun problema. Vedi come vanno le cose con entrambi i ragazzi, le sensazioni e via dicendo, poi decidi cosa fare. Ma attenzione: non usare uno se l’altro non ti va bene. Capisci dove voglio arrivare? »
« Sì! Ti ringrazio, Alya, per tutto! »
Dopo averla salutata e riattaccato, Marinette si lanciò sul suo banco da lavoro e iniziò a disegnare il modello di una maglietta.
Tikki le volò vicino e le chiese su cosa stesse lavorando.
La ragazza le spiegò che stava ideando una maglietta per il concerto di Jagged Stone, così facendo avrebbe tenuto la mente occupata.
All’improvviso si fermò. Nonostante tutto, non poteva dimenticarsi di essere preoccupata per quello che era successo a Luka. Riprese il telefono e gli inviò un messaggio, naturalmente dopo innumerevoli tentativi. Nell’attesa, riprese il lavoro.
Poco dopo le arrivò una risposta da Luka.
« Cosa dice il messaggio, Marinette? » volle sapere Tikki.
« Dice: “Ciao! Sì, tutto apposto. Adrien e io non stavamo litigando. E per fortuna il poliziotto non ci ha fatto la multa”. Adesso gli rispondo subito. »
In qualche modo, adesso Marinette si sentiva più carica.
 
Arrivò il giorno del concerto e subito la mattina si fece burrascosa. Come se lo avesse fatto apposta, Papillon aveva akumizzato un uomo – una povera guida turistica −, la quale stava seminando panico nei Champs-Élysées.
« Meno male che ho finito adesso la maglietta. Pronta, amica mia? Tikki, trasformarmi! »
Il kwami entrò negli orecchini e trasformò Marinette in Ladybug.
Ladybug roteò lo yo-yo e “volò” sui tetti di Parigi.
 
« Qualche idea, Micetto? » domandò Ladybug a Chat Noir nel loro nascondiglio sul tetto di un appartamento.
Ma l’eroe sembrava preso da qualcos’altro. Se ne stava lì a fissarla e qualche volte inspirava l’odore dell’eroina.
« Che stai facendo? Non vedi che abbiamo un problema? »
Chat Noir la fissò dritto negli occhi. « Profumi di brezza marina, ancora. Come mai? »
Ladybug spalancò gli occhi. « Ti sembra questo il momento più adatto per fare certe domande? Parigi a bisogno di noi! »
Il gatto guardò in basso e scosse la testa. « Sì, scusami. Una cosa, però. Domani pomeriggio cosa fai? »
La coccinella spalancò anche la bocca. Davvero Chat Noir stava dando la precedenza a quello che alla salvezza di Parigi?
Decise di non dargli corda e si preparò a lanciarsi contro il nemico. Ma il gatto era più furbo e l’afferrò per il polso.
« Adesso giochiamo con le mie regole, Insettina. »
Ladybug iniziò ad avere un certo timore dell’amico.
« Lasciami, Chat Noir! Non vedi che ci sono delle persone in pericolo? »
Lui parve tornare in sé, infatti la lasciò andare e si scusò.
 
« Niente più malefatte, piccola akuma » disse Ladybug liberando la farfalla bianca.
« Miraculous Ladybug! » urlò lanciando in’aria l’oggetto uscito fuori dal Lucky Charm.
L’eroina salutò i presenti e si diresse verso Chat Noir, il quale la stava aspettando su un tetto.
« Ottimo lavoro, Milady. Tornando a noi » disse mettendosi molto vicino a lei, « cosa fai domani pomeriggio? »
Ladybug indietreggiò. « Ho un impegno con un’amica. »
Lui socchiuse gli occhi. « Un’amica, eh? Posso unirmi a voi? »
La coccinella gli mise l’indice sulle labbra e scosse la testa. « Oh, no, Micetto! Ti annoieresti a morte. Stiamo per lasciò Chat Noir sul tetto da solo.
 
Ladybug arrivò sul balcone della propria casa e si ritrasformò in Marinette.
« Ma che gli è preso a Chat Noir? Era così strano » mormorò entrando nella camera. « Che ne pensi, Tikki? »
Ma il kwami era preso da altro. Volava qua e là senza una meta precisa, intenta a mormorare qualcosa.
Il telefono squillò, distraendo così Marinette.
« Ciao, Marinette. Come sta andando la maglietta di Nino? »
« Oh, Alya. L’ho finita! Dopo ti invio la foto. Mi hai chiamata solo per questo? »
« Non hai ancora visto il mio articolo sul LadyBlog? Corri a leggerlo! A quanto pare, c’è una specie di crisi tra Ladybug e Chat Noir! »
Marinette spalancò gli occhi. « Una crisi? Ma dai! E poi non stanno mica insieme. Cioè, credo. Ora devo salutarti, ho delle cose da fare. »
« Ti devi preparare per l’appuntamento con Luka. »
« No! » urlò la ragazza al telefono. « E il nostro non è un appuntamento. È solo un’uscita tra amici. »
Alya ridacchiò. « Se lo dici tu. Conquistalo, ragazza! »
Marinette scosse la testa.
Fece la foto alla maglietta per Nino, richiesta da lui quando aveva saputo che la ragazza ne stava facendo una per il concerto, e la inviò ad Alya.
Nell’attesa del concerto, Marinette si mise a studiare chimica. Almeno, si disse, non avrebbe fatto la figura della stupida l’indomani con Adrien.
 
Arrivò l’ora di prepararsi.
Marinette era agitatissima. Correva di qua e di là per la stanza, balbettando cose su come si dovesse vestire, comportarsi e specialmente su cosa dire.
Provò a chiedere aiuto a Tikki, ma il kwami se ne stava, ancora, sulle sue.
« Tikki, va tutto bene? » volle sapere una preoccupata Marinette.
Il kwami ci mise un po’ per rispondere. « Ero solo preoccupata per il comportamento di Chat Noir. »
Marinette le sorrise e mise le mani a coppa, invitando l’amica a posarsi. « Non lo devi essere, Tikki. O meglio, non più di tanto. Sai com’è fatto quel gatto. Chissà, magari gli è successa una cosa. La prossima volta che lo vedremo, glielo chiederemo. »
Il kwami sorrise sorrise e si scusò con lei, consigliando a Marinette come vestirsi: nel solito modo – naturalmente, indossando la maglietta fatta apposta per il concerto.
Prese l’immancabile borsetta e corse giù, dove trovò i genitori con un insolito sorrisetto.
Marinette capì che stava per succedere qualcosa di imbarazzante per lei.
« A-Allora io vado. Potete non aspettarmi svegli. »
Sua madre le baciò una guancia. « Fai attenzione. Anche se mi piacerebbe di più se andassi con l’altro tuo amico, quello biondo. Sai, ti vedo molto bene con lui. »
« Mamma! »
Il padre scoppiò a ridere mentre le allungava un sacchetto. « Qui dentro ci sono dei panini al latte. Non mi fido molto delle bancarelle nei concerti. Divertiti e non fare troppo tardi. Mi raccomando: se quel ragazzo osa alzare la voce o un dito su di te… »
Marinette alzò le mani. « State tranquilli, so difendermi da sola! E non credo che Luka farebbe mai una cosa del genere. È molto gentile… »
Arrossì. « C-Comunque, io adesso vado. »
Mise il sacchetto nella borsa, diede un bacio ai genitori e uscì di corsa dalla casa. Sentì Tikki ridacchiare. Marinette non si infastidì e non disse nulla. Se il kwami stava ridacchiando, significa che non era più in pensiero a causa di Chat Noir.
 
Marinette arrivò nel punto d’incontro e cercò Luka, dapprima con lo sguardo, poi facendosi largo tra le persone, sempre scusandosi.
Tra un gruppo di persone e un altro, finalmente lo vide. Era girato di spalle e la stava cercando.
Bene, si disse, era arrivato il momento!
« Luka! » lo chiamò toccandogli delicatamente il braccio.
Il ragazzo si girò e la salutò. Marinette notò che indossava gli stessi vestiti: la felpa blu acciaio, la maglietta bianca con il logo di Jagged Stone, un paio di jeans neri strappati e le sneakers rosse e nere. Il tutto con l’aggiunta di orecchini, bracciali, anelli e le unghie nere.
La ragazza notò che la stava osservando.
« Cosa guardi? » gli chiese un po’ a disagio.
« Scusami. La tua maglietta è molto bella. Dove l’hai presa? »
« L’ho creata io. A casa ho anche un modello maschile. È per un mio amico. Aspetta, te lo faccio vedere… »
Aprì la borsetta e tirò fuori il cellulare. Maneggiò su qualche secondo e poi gli mostrò la foto di una maglietta nera fatta allo stesso modo.
« Sembra che di diverso ci sia solo il colore della maglietta, ma anche il logo ha colori diversi a seconda della luce » spiegò.
Luka parve rimanere davvero sorpreso. « Pazzesco! Hai proprio un talento per queste cose. Complimenti! »
Marinette arrossì e balbettò un ringraziamento.
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca i biglietti del concerto e ne allungò uno a lei.
« Ecco il tuo biglietto. Andiamo adesso o vuoi aspettare un po’? »
« No, no! Andiamo adesso. »
I due ragazzi si diressero verso i controlli e attesero il proprio turno.
Superato i controlli, i due cercarono di spostarsi il più vicino possibile al palco. Vennero spintonati in ogni dove, ma alla fine riuscirono a trovare degli ottimi posti.
« Tutto bene? Ti sei fatta male? » chiese Luka.
La ragazza scosse la testa. « Sto bene, non ti preoccupare. »
« Attenta! » gridò Luka portandosela vicino.
All’improvviso si ritrovò molto vicina al ragazzo. Imbarazzata oltre ogni immaginazione, chiese delle spiegazioni al ragazzo, il quale la informò che per poco non era stata colpita da un gruppo di fan sfegatati.
Marinette non poté fare altro che ringraziarlo e alla fine si decise ad allontanarsi leggermente.
Quella serata non era iniziata nel migliore dei modi.
 
Mentre aspettavano l’inizio del concerto, Marinette, per spezzare quell’imbarazzante silenzio tra loro, gli chiese come mai avesse scelto di portare proprio lei.
Luka le spiegò che aveva ricevuto i biglietti dalla madre e, non sapendo chi portare, li aveva dati a Juleka, così lei e Rose potevano andare insieme al concerto, ma l’amica della sorella aveva già organizzato un’altra cosa, quindi i biglietti erano ritornati nelle mani del ragazzo.
« Mentre stavo pulendo la mia collezione di plettro, mi sono ricordato di averne regalato uno a una persona. E quella persona sei tu, Marinette. »
La ragazza sorrise e tirò fuori l’oggetto in questione. « Lo porto sempre con me, Luka. »
Luka parve rimanere sorpreso. « Sono contento che ti piaccia. Spero che ti aiuti come un portafortuna. »
Portafortuna…
Marinette si ritrovò a stringere forte il portafortuna datele da Adrien per il compleanno. Qualcosa le massaggiò la mano. Tikki, nascosta nella borsetta, cercò di tranquillizzarla. Certo, doveva rimanere concentrata sul concerto. E su Luka. Era lì con lui, non con Adrien.
Dopo quel breve momento, Marinette cambiò argomento e iniziò a parlare per bene con Luka.
 
Mentre Jagged Stone cantava, Marinette e Luka ballavano, all’inizio da soli, poi insieme, anche se la ragazza si sentiva un po’ in imbarazzo.
« Il mio Miraculous! » cantò Jagged Stone concludendo la canzone.
Tutto il pubblico urlò e applaudì.
« Grazie a tutti! E adesso ci sarà l’intervallo! Rock 'n' roll! »
Quando Jagged Stone lasciò il palco, in molti lasciarono il posto per andare a prendere qualcosa da mangiare e da bere.
« Vado a prendere da mangiare e da bere. Cosa vorresti? » le chiese Luka tirando fuori il portafoglio.
Marinette aprì la borsa e tirò fuori alcuni panini al latte. « Mio padre mi ha dato dei panini da dividere. »
« Allora prendo solo da bere. Due bibite gasate vanno bene? Perfetto! »
La ragazza lo vide allontanarsi e si mise una mano sul cuore. Si stava divertendo tantissimo con Luka, oltre al fatto che si trovava molto bene con lui. Anche con Adrien si trovava bene, anche se la parte del divertimento era diversa con lui. Tutte le volte che si era trovata da sola con Adrien, era successo di tutto e Papillon aveva akumizzato qualcuno.
Quando si stavano allenando per il torneo di videogiochi, Max era diventato “Gamer” e le stava dando la caccia, rovinando così il loro incontro.
All’hotel “Le Grand Paris”, quando si erano recati lì per assistere al concorso dello zio, dove Chloé lo aveva fatto akumizzare in “Kung Food”.
Senza contare l’evento più recente, ovvero quando Adrien stava scappando dalla guardia del corpo e involontariamente l’aveva coinvolta nella fuga, finendo su internet come “la fidanzata di Adrien Agreste”, il tutto mentre era in pigiama! La guardia era stata akumizzata in “Gorizilla” e Adrien aveva rischiato di morire quando si era lanciato giù da un edificio molto alto, secondo il consiglio di Ladybug.
Alla fine, gli “appuntamenti” con Adrien erano stati molto movimentati.
Qualcuno le picchiettò sulla spalla. Marinette si voltò e sorrise nel trovarsi di fronte Penny, l’agente dello stesso Jagged Stone.
« Ciao, Marinette. Ti sta piacendo il concerto? »
Marinette annuì vigorosamente. « Certamente! Adoro Jagged Stone! »
La donna sorrise. « Ne sono lieta. È proprio per questo che sono qui. Jagged ti ha invitata ad assistere il concerto nel backstage. Che ne dici? »
La ragazza non poté credere alle proprie orecchie. Davvero le stava offrendo la possibilità di vedere il concerto nel backstage?
« Volentieri, ma sono qui insieme a un ragazzo… A un amico! Non è che potrebbe… »
« Può venire anche lui. Adesso dov’è? »
« Oh, è andato a prendere da bere. »
Penny guardò verso le bancarelle. « Come si chiama e cosa indossa. »
Dopo la descrizione di Marinette, l’agente annuì e si diresse verso le bancarelle, lasciando la confusa.
   
 
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