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Autore: Amily Ross    03/07/2018    3 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15: È tutta questione di destino…

 

Amburgo: lunedì 20 febbraio, 2018 ospedale, h. 10:00.

Ormai è tutto pronto in sala operatoria, è solo questione di minuti, al massimo mezz’ora, e Klaus vi entrerà per donare il suo midollo osseo al fratellino Jamie, che in questi quattro giorni è stato preparato per riceverlo. Nella camera in cui il ragazzino è stato ricoverato ci sono tutte le persone care – testimoni di questa disavventura – che presto giungerà al termine; mamma Erika un po’ tesa per l’intervento – prontamente stretta dal marito – ma fiduciosa e speranzosa che il suo figlio minore possa finalmente guarire e tornare a vivere una vita normale come tutti i bimbi della sua età.

Il piccolo Jamie con il visetto coperto dalla mascherina per evitare che possa prendere infezioni, sta seduto sulle gambe del Kaiser che, seduto sulla sedia, lo stringe sorridendo alla sorellina; Marie Käte, seduta sul letto, accanto a Klaus gli stringe la mano e gli sorride: ha passato tutta la notte al PC a fare ricerche sul web per capire come si sarebbe svolto l’intervento, alla fine si è un po’ tranquillizzata appurando che non è nulla di così tremendo come pensava, ma ha comunque una leggera ansia nel sapere che il ragazzo che le piace dovrà comunque subirlo. «Non preoccuparti, Katy, andrà tutto benissimo e appena uscirò dalla sala operatoria sarò sempre il solito Klaus.» la rassicura lui, sentendo la sua mano tremare, gliela lascia e la stringe a sé.

«Me lo prometti?» chiede la piccola Schneider, guardandolo negli occhi e sorridendogli, per dargli coraggio. «Certo che te lo prometto. Ti ho forse mai fatto una promessa che poi non ho mantenuto?» le sorride lui, carezzandole una guancia, dove una leggera lacrima è scivolata. Marie Käte scuote la testa e sorride. «No, non l’hai mai fatto e non lo farai nemmeno adesso. Stai per fare un gesto bellissimo, anche io lo avrei fatto per mio fratello, anche se avrei avuto una paura immensa, ma per il mio goßer bruder[1] farei di tutto.» risponde risoluta la ragazzina, facendo sorridere ancora di più Klaus e tutti i presenti in camera – riempiendo il cuore della mamma e del fratello di orgoglio – nonostante tutte le divergenze passate, l’amore nella famiglia Schneider non è mai mancato, e questa non è che la prova tangibile di quanto siano legati.

«Lo so.» sorride Klaus, baciandole la fronte, mentre un infermiere fa capolino sulla porta, annunciando che è ora; Marie Käte guarda il nuovo arrivato con i suoi occhioni azzurri un po’ spaventati, poi sorride a Klaus. «Ci vediamo dopo.» sussurra, sfiorandogli le labbra con un bacio, il ragazzino sorride e annuisce, saluta tutti gli altri e va via con l’infermiere, mentre tutti si spostano in sala d’attesa. Le due donne sorridono complici nel vedere quel tenero gesto tra i due figli, anche il signor Mayer sorride: la piccola Schneider gli è sempre piaciuta. «Karl?» lo chiama Jamie tirandogli la mano, mentre il ragazzo osserva ancora la sorellina, leggermente interdetto. «Kaiser?» lo richiama il bimbo, vedendolo assorto e distratto.

«Cosa, piccolo?» chiede il calciatore riportato alla realtà e sorridendo all’amichetto. «Ma adesso che Klaus e Marie Käte si sono quasi baciati, noi diventiamo fratelli?» chiede il piccolo con ingenuità. «No, non saremo fratelli se dovessero mettersi insieme.» risponde Karl prendendolo in braccio e sedendosi in sala d’attesa. «Tra me e te non ci sarà nessun legame di parentela, mia sorella diventerà tua cognata, mentre tuo fratello mio cognato.» gli spiega, nonostante tutto questo gli faccia strano. Sta parlando come se la sua sorellina fosse prossima alle nozze, e ancora lui non è pronto nemmeno a vederla col primo fidanzatino – perché non si direbbe – ma il Kaiser è geloso della sua sorellina.

«Capito.» dice il bimbo mogio, sperava che anche Karl diventasse suo fratello. «Cucciolo non importa essere parenti per considerarsi come fratelli. I fratelli possono essere anche degli amici ai quali si è molto legati, sono i fratelli che si scelgono nella vita e che consideri al pari di quelli di sangue. Io considero miei fratelli Benji Price ed Hermann Kaltz, e anche se non lo siamo veramente, è come se lo fossimo.» dice Karl, vedendo quel dolce musetto – un po’ nascosto dalla mascherina – farsi triste. «Inoltre, ho sempre desiderato un fratellino più piccolo col quale poter giocare, soprattutto quando ero bambino, ma ho avuto una sorellina a cui voglio un bene dell’anima, ma non è esattamente la stessa cosa. Quindi potresti essere tu quel fratellino più piccolo.» sorride ancora Schneider, mettendo ancora una volta a nudo le sue emozioni –  dimostrando ancora una volta di non essere un iceberg.

I dolci occhioni verdi del piccolo Jamie si illuminano e brillano, assieme al sorriso nascosto, che tira in su gli angoli della mascherina. «Va bene, Kaiser.» sorride stringendolo forte. «Ti voglio bene.» gli dice all’orecchio. «Anche io te ne voglio, tesoro.» risponde Karl, stringendolo al suo petto e baciandogli la fronte.

***

L’intervento è andato benissimo e il dormiente Klaus viene riportato in camera, dove ad attenderlo ci sono la mamma, il fratellino e la sua dolce Katy; Karl è andato a fare la chemio, accompagnato dalla madre. Marie Käte si siede sul letto e stringe la mano di Klaus carezzandola, facendo sorridere la signora Mayer, che tiene in braccio il figlio più piccolo addormentato. Klaus fa una lieve smorfia e un leggero lamento esce dalle sua labbra. «Mamma…» sussurra.

«Sono qui, tesoro mio, va tutto bene.» sussurra Erika con dolcezza, carezzandogli la guancia, mentre la piccola Schneider – dall’altro lato – gli stringe ancora la mano; Klaus sorride e apre lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte. «Ciao!» sorride Marie Käte. «Come ti senti?» chiede ancora con dolcezza. «Bene… solo un po’ stordito e dolorante, ma bene e so che anche il mio fratellino starà bene presto.» sussurra Klaus, mordendosi le labbra per il dolore, ma sorridendo subito dopo per poi guardare il piccolo Jamie addormentato tra le braccia della mamma.

Un bussare deciso alla porta li distrae dalle chiacchiere, rivelando un medico, lo stesso che ha effettuato l’intervento. «Come va?» chiede avvicinandosi al letto per controllare il ragazzino. «Tutto bene, dottore. Ha qualche dolore, ma sembra stare bene. Grazie di tutto.» risponde la signora Mayer con un sorriso grato, facendo annuire e sorridere il medico. «Sei stato bravo e coraggioso, Klaus, molti al tuo posto avrebbero avuto paura. Il tuo fratellino è davvero fortunato.» sorride il medico carezzandogli i capelli. «Grazie a lei per aver prelevato parte del mio midollo per salvare Jamie.» sorride Klaus.

Il medico sorride ancora. «Adesso riposa, dopo ti sentirai meglio.» dice guadando poi la madre. «Signora se vuole seguirmi nella camera sterile iniziamo immediatamente con la trasfusione, è tutto pronto ed è meglio iniziare quanto prima, anche se il piccolino dorme non è un problema, avendo inserito precedentemente la picc[2] basta solo attaccare a essa la sacca.» dice, facendo annuire la donna, che si alza con in braccio il figlioletto. «Tesoro ti lascio con Marie Käte, tra un po’ arriverà anche papà.» dice al figlio maggiore, carezzandolo sulla guancia, seguendo poi il medico.

***

Amburgo: lunedì 20 febbraio, ospedale, camera di Karl, h. 16:30.

Seppur la giornata sia iniziata nel migliore dei modi con l’intervento di Klaus, che ha coraggiosamente donato il midollo osseo al suo fratellino, oggi il Kaiser si sente distrutto – e non solo fisicamente. La chemio lo ha stremato,  ed è tornata quella strana sensazione di angoscia e paura a tenergli compagnia mettendogli ansia, stancandolo anche emotivamente – nonostante oggi dovrebbe aver un motivo per cui essere felice. Alla fine della seduta sarebbe voluto andare a trovare Erik, ma gli è stato tassativamente impedito dai medici, dopo aver perso i sensi alla fine dell’infusione chemioterapica, il collasso causato probabilmente dallo scombussolamento fisico-psichico, che ancora adesso lo tiene incatenato al suo letto quasi del tutto privo di forze.

Sospira, chiude gli occhi e si lecca le labbra. «Was für bälle!»[3] sussurra, riaprendoli e sentendo il mal di testa iniziare a dargli fastidio, guarda fuori dalla finestra per cercare di distrarsi, ma sembra inutile, quindi prende il cellulare sul comodino e lo sblocca aprendo Facebook e scorrendo le notizie sulla home sperando che almeno questo possa funzionare. Tra i vari post nota che Benji ha aggiornato la sua immagine del profilo, una foto assieme a Fanny, probabilmente scattata la sera del compleanno della ragazza, sorride e mette il ‘mi piace’ scorrendo ancora le notizie; il mal di testa non lo ha abbandonato – anzi si fa sempre più insistente, in compenso la sua mente è riuscita a distrarsi un po’.

Senza rendersene conto passa mezz’ora, scorge le foto che Fanny ha pubblicato sul suo compleanno e con un sorriso le apre iniziando a guardarle, riconoscendo anche qualcuno dei calciatori della nazionale giapponese; mentre scorre le foto – e ha già messo il ‘mi piace’ all’album, gli arriva una notifica che apre, è un tag della sua migliore amica: una foto sempre del compleanno, nella quale lei e Benji sono abbracciati e sullo sfondo – in ombra – c’è lui sorridente. ‘Auch wenn Sie nicht physisch anwesend waren, war Ihr Herz dabei. Gute Besserung, Champion. Wir lieben dich, Kaiser. [4] sotto la foto Fanny ha lasciato questa dedica; Karl sorride e mette la reazione col cuoricino. ‘Danke, Fanny. Ich habe die Fotos gesehen und stelle mit Freude fest, dass ihr euch amüsiert habt, das nächste Mal werde ich auch dabei sein, versprochen. Danke, dass du an meiner Seite bist, auch wenn wir weit voneinander entfernt sind. Ich hoffe, ich kann dich bald wieder umarmen, mein Freund. ^_^ Ich liebe dich auch!♥’[5] commenta, scrivendo ciò che gli detta il cuore.

Passa ancora un po’ di tempo sul social-network e intanto si sono già fatte le diciassette e trenta, la debolezza non l’ha ancora abbandonato, sospira e chiude gli occhi mordendosi le labbra, mentre lo schermo del cellulare va in stand-bye; si passa la mano sinistra sugli occhi e fa un respiro profondo, riaccendendo il suo smartphone e riprendendo a guardare i post degli amici senza più alcun interesse, finché una foto non lo fa ridere fino alle lacrime: Pierre Le Blanc in sella a Principessa, la sua bianca puledra purosangue, che sorride con in mano una rosa rossa. “Che prima donna!” pensa ridendo il Kaiser. C’è poco da fare, il capitano della nazionale francese e del Paris Saint Germain è sempre eccentrico e ama stare al centro dell’attenzione, nonostante tutto, Karl apprezza il suo talento e la sua bravura in campo e si rivela sempre un grande avversario – e contro ogni aspettativa – anche un amico.

Mentre sta ancora ridendo a crepapelle per la foto di Le Blanc sente una fitta lancinante alla testa, il cellulare gli scivola dalla mano e chiude gli occhi, sentendosi improvvisamente malissimo, al suo malessere si è aggiunta anche una nausea pazzesca. «Scheiße…»[6] sussurra strizzando gli occhi e mordendosi con forza le labbra, suonando il campanello per chiamare qualcuno; poco dopo arriva una sorridente Hildegard, che apre la porta e gli si avvicina. «Hai chiamato?» cinguetta con la sua fastidiosa voce da oca, carezzandogli la guancia. Karl sbarra gli occhi e la fissa. «Chiama il dottor Brown o il dottor Ross, per favore, mi sento malissimo…» sussurra chiudendo di nuovo gli occhi e iniziando a respirare in modo affannato. L’infermiera lo guarda un attimo, vedendolo sofferente, decide di lasciarlo in pace e corre a chiamare entrambi i medici.

Cinque minuti dopo entrambi i medici sono al capezzale del Kaiser che, con gli occhi spalancati trema, preda delle convulsioni e fatica a respirare. Il dottor Ross lo mette subito sul fianco, mentre il dottor Brown gli sente il polso e il medico giapponese gli fa un iniezione per calmarlo. «Mi fa male la testa…» sussurra Karl, iniziando a rilassarsi. «Adesso ti diamo qualcosa anche per quello, tesoro.» risponde Alfred Ross, mentre il collega lo visita; è ancora debole, quindi gli mette una flebo e subito dopo gli inietta un analgesico. «Prova a riposare un po’, oggi non sei stato affatto bene.» gli dice, carezzandogli la fronte sudata, il ragazzo annuisce, fa un respiro profondo e si rilassa del tutto chiudendo gli occhi.

***

Verso le diciannove arrivano i genitori, con Grace e i ragazzi, che vengono fermati dai due medici. «Salve, dottori. Come sta il mio tesoro? Si è ripreso dopo il collasso di oggi?» chiede Beatrix, stretta al marito. «Adesso un po’ sì, nel pomeriggio ha avuto una crisi convulsiva e mal di testa, ha riposato e sta meglio.» risponde il dottor Brown, spiegando la situazione. «In questi giorni c’è qualcosa che lo turba, forse potrebbe essere Erik…» ipotizza il dottor Ross, facendo annuire i presenti. «Possiamo vederlo?» chiede Grace con gli occhi lucidi, stringendo forte la mano di Benji ed Hermann. «Certo.» le sorride il dottor Brown, conducendoli in camera. «Stasera è meglio che qualcuno rimanga con lui.» dice il dottor Ross, fermando un attimo il collega. I presenti si guardano indecisi – vorrebbero rimanere tutti – ma non è possibile. «Rimango io con lui.» dice Thomas Schneider, guardando prima la moglie e poi i ragazzi. «Va bene, mister.» rispondono i due calciatori e la manager, mentre Beatrix annuisce posandogli un bacio sulle labbra.

«Ciao.» sorride Karl, appena vede entrare tutti quanti, con un sorriso – si sente molto meglio. «Ciao, campione.» sorridono i due migliori amici, avvicinandosi e battendogli il cinque; Grace si avvicina e lo bacia sulla fronte. «È bello vedere che stai meglio, amore mio, i medici ci hanno detto che hai avuto le convulsioni.» sussurra stringendolo. «Tranquilla, Starlet, adesso sto bene è tutto passato.» la rassicura il Kaiser, ricambiando la stretta e baciandole la fronte, facendola sorridere, mentre inizia a riempirlo di coccole. Passano il tempo a parlare e scherzare, per cercare di risollevargli il morale, finché l’orario di visita non finisce e sono costretti ad andare. «Amore sei sicuro? Se vuoi resto io…» dice Beatrix seduta ancora sul letto del suo bambino, che coccola con amore. «Sì, Bea, non preoccuparti, rimango io con Karl. Tu va a casa e pensa alla Prinzessin.» risponde il marito, baciandole i capelli.

Karl guarda entrambi i genitori e sorride. «Vi voglio bene, sono felice di avervi ancora insieme.» dice, mettendosi seduto per stringere la madre, che ricambia subito la stretta con le lacrime agli occhi. «Anche noi te ne vogliamo, tesoro.» sussurra. «La mamma ha ragione, campione, tu e tua sorella siete la nostra ragione di vita. Non avrei sopportato di vivere lontano da voi due, anche io sono contento di non aver lasciato la donna che amo e che mi ha dato i miei due tesori più belli.» sorride Thomas, stringendo moglie e figlio e baciando entrambi con tutto il suo amore. Il Kaiser sorride ai genitori e stringe entrambi. «Grazie.» dice baciando la guancia della mamma. Benji, Hermann e Grace sorridono a quella bella scena familiare, rimembrando anche loro la crisi dei coniugi Schneider; dopo i saluti vanno tutti via, lasciandolo in compagnia del padre.

***

Amburgo: lunedì 20 febbraio, 2018 ospedale, camera di Karl, h. 22:00.

«Sei sicuro di non voler mangiare dell’altro?» chiede Thomas, carezzando la guancia del suo bambino. «Sì, papà, non ho molta fame.» risponde Karl col viso voltato dalla parte opposta – guardando fuori dalla finestra. «Cosa c’è, campione? Cosa ti turba?» chiede ancora il padre, sedendosi sul letto, prendendogli le guance con le mani e girandogli il volto con delicatezza, per poterlo guardare negli occhi. Il ragazzo sospira e si lecca le labbra. «Non lo so, forse è paura che qualcosa possa andare storto; mi dispiace che Erik abbia avuto delle complicazioni, ho paura anche per lui.» risponde sinceramente. «Avere paura è normale, ma fino all’ultimo bisogna lottare, non è detto che le cose debbano per forza andar male. Non arrenderti, campione, lotta con tutte le tue forze e vinci questa partita, amore mio.» risponde Thomas, baciandolo sulla fronte.

«Io non mi arrenderò, papà, ho promesso allo zio sui suoi scarpini che vincerò anche per lui.» sorride il Kaiser. «Ho però paura per Erik, oggi volevo andarlo a trovare, però mi sono sentito male e i medici me l’hanno vietato.» aggiunge. «Avrai tempo domani per andare da lui, tesoro. Purtroppo non starai bene ogni giorno, ma fa anche questo parte della sfida, sono certo che dopo una bella dormita domani starai meglio.» sussurra Thomas, specchiandosi negli occhi del figlio, così identici ai suoi. Karl sorride e annuisce stringendolo. «Papà…» lo chiama in un sussurro, non staccandosi dal suo abbraccio. «Dimmi.» sorride Thomas, tenendolo tra le sue braccia, ma allontanandosi un po’ per guardarlo. «Ti manca lo zio?» gli chiede guardandolo anche lui negli occhi.

Thomas sospira e annuisce. «Immensamente. Non c’è giorno in cui non pensi a lui, è stato davvero un fulmine a ciel sereno, quando il nonno mi ha chiamato mi sono sentito morire, speravo potesse farcela… ha lottato con tutte le sue forze, ma era troppo grave. Vorrei fosse ancora qui con noi, ma purtroppo non è possibile, rimarrà però sempre nei nostri cuori.» risponde lasciando scendere le lacrime. «Anche a me manca da morire, vorrei poterlo riabbracciare ancora una volta. Mi mancano i nostri interminabili allenamenti nel giardino della nonna, mi mancano i suoi consigli da fratello maggiore, mi manca tutto di lui.» ammette il Kaiser, con le lacrime agli occhi – anch’egli – ma un sorriso sulle labbra.

 «Lo so, Karl, so quanto eravate legati. Manca a tutti noi, l’unica cosa che possiamo fare è ricordare i bei momenti passati insieme a lui e continuare a vivere anche al suo posto, se ricordi lui amava la vita, la sua famiglia e il calcio.» sorride Thomas, asciugandogli le lacrime. «Lo so, lo ricordo benissimo.» sorride Karl asciugando anche lui le lacrime al padre, facendolo sorridere. «Adesso riposa, campione.» sussurra con dolcezza, baciandolo sulla fronte e adagiandolo sul letto. «Secondo te riuscirò a giocare i mondiali?» gli chiede ancora Karl. «Sì, sono sicuro che ti rimetterai in tempo per giugno e sono sicuro che li vincerai, mio piccolo Kaiser, poi avrai anche gli scarpini dello zio, e sarà come se li vincerete insieme.» sorride il padre, carezzandolo sulla guancia; Karl sorride e annuisce, promettendo tacitamente che si impegnerà al massimo, gli stringe la mano e chiude gli occhi, addormentandosi ora più rilassato e felice di avere accanto suo padre.

Thomas Schneider sorride e rimane accanto al figlio tutta la notte, sa che è dura, ma sa anche che il suo campione non si arrenderà e vincerà – con fatica ma ce la farà. Lo bacia ancora una volta sulla guancia e posa il capo accanto a quel del suo bambino, chiudendo gli occhi e cadendo anche lui tra le braccia di Morfeo. La notte passa abbastanza tranquillamente, il Kaiser riposa senza problemi, stretto tra le braccia di suo padre, che lo ama più di qualsiasi altra cosa al mondo.

***

Purtroppo però, non si può dire la stessa cosa in camera di Erik, a notte inoltrata il ragazzo ha avuto una violenta crisi respiratoria. I medici hanno tentato l’impossibile, ma è stato inutile, i suoi polmoni malmessi non hanno retto e infine sono collassati assieme al cuore; alle tre e quaranta del mattino Erik Weber è stato dichiarato morto per arresto cardiorespiratorio. Sebbene il ragazzo ce l’abbia messa tutta a non arrendersi, le metastasi lo hanno colpito con violenza, per quanto i medici abbiano tentato in tutti i modi di salvarlo, non c’era ormai molto da fare, prima o poi sarebbe arrivata quella crisi violenta dalla quale fosse impossibile salvarlo – per quanto possa esser dolorosa la morte – fa anch’essa parte della vita, non sarà mai facile accettarla, ma non c’è ancora nessun rimedio a essa.

 ***

La mattina seguente il dottor Brown e il dottor Ross hanno avvertito Karl che l’amico non ce l’ha fatta. Il Kaiser ha pianto per ore, e per ore suo padre lo ha tenuto stretto tra le sue braccia per consolarlo. Lui non lo conosceva – se non di vista – ma sa benissimo cosa significhi perdere una persona cara; nel pomeriggio ha accompagnato il figlio a trovarlo e ha espresso il suo più sincero cordoglio alla famiglia del ragazzo. «Erik…» sussurra Karl sfiorando la guancia fredda dell’amico, che è morto col sorriso sulle labbra. «Mi avevi promesso che non ti saresti arreso, dovevamo entrambi vincere la nostra battaglia e andare in Russia e in Australia assieme.» sussurra piangendo. «Però lo so che non è colpa tua, tu ce l’hai messa tutta, amico mio. Ti prometto che non mi arrenderò e lotterò con tutte le mie forze per guarire, forse non andrò mai in Australia, ma ti prometto che sarò in Russia in tempo per il mondiale e che lo vincerò, dedicherò anche te parte della vittoria.» continua Karl, asciugandosi le lacrime e sorridendo, guardando per l’ultima volta Erik.

Stringe i genitori dell’amico e non trova la forza per dire una parola, ma fa capire quanto sia loro vicino e quanto volesse bene a loro figlio – nonostante si conoscevano da poco tempo. «Grazie, Karl, hai regalato a Erik i suoi ultimi momenti di felicità.» sorride la signora Weber, con gli occhi arrossati e bagnati di lacrime, ringraziandolo col cuore e baciandolo sulla fronte – come farebbe col suo bambino. Il calciatore sorride. «Penso davvero quello che ho detto e mi impegnerò al massimo anche per lui.» riesce a dire alla fine, facendo annuire la donna e facendo sorridere suo padre nel vederlo così determinato a vincere contro questo brutto male che lo ha colpito – che ha colpito ancora una volta la famiglia Schneider. Dopo gli ultimi saluti i medici lo accompagnano in camera sua e lo visitano: è solo un po’ scosso per l’accaduto, ma fisicamente sta bene, ma per precauzione è meglio che oggi rimanga a letto e riposi, domani ci saranno i funerali.

***

Amburgo: mercoledì 22 febbraio, 2018 Duomo di Amburgo,[7] h. 10:30.

Parenti, conoscenti e amici sono tutti riuniti per dare a Erik l’ultimo saluto – anche i nonni materni sono arrivati da Sidney per dare l’ultimo saluto al nipote – e anche i medici che lo hanno avuto in cura sono andati. Karl, in via del tutto eccezionale, ha avuto il permesso di uscire dall’ospedale per andare al funerale, accompagnato da suoi due migliori amici e dal padre; il Kaiser si è esposto al mondo per la prima volta da quando sta male – e senza capelli – per  non esser preso di mira dai media che sono sempre all’agguato, ha nascosto il capo con il cappuccio del giubbotto e ha indossato gli occhiali da sole, sia per nascondere le lacrime, sia le occhiaie.

La messa di commemorazione di Erik Weber è tenuta dal vescovo, amico di famiglia; nella chiesa non vola una mosca, i presenti ascoltano in silenzio con le lacrime agli occhi gli elogi e le belle parole che esso dispensa per quel ragazzo, che tanto ha amato la vita e tanto ha lottato per non perderla, fino all’ultimo. Sulla bara, sotto l’altare, una sua foto capeggia – ritraendolo felice e spensierato – con quei suoi grandi ed espressivi occhi verdi e i capelli biondi e ribelli, che cavalca le onde sulla sua tavola da surf, come un qualsiasi ragazzo della sua età; i genitori, il fratello maggiore, e i nonni stretti nel loro dolore, si fanno forza a vicenda, dilaniati dalla perdita profonda che ha stravolto le loro vite e da quel vuoto incommensurabile che mai potrà esser colmato.

Karl piange e ascolta le parole del vescovo, sentendo anche lui un vuoto assoluto nel cuore – sebbene lo conoscesse da poco – gli si era affezionato. Si lecca le labbra e si alza, sorpassando il padre e Benji seduti alla sua sinistra, percorrendo il corridoio centrale della basilica, fino all’uscita e Price prontamente lo segue all’esterno, sorreggendolo. «Non ce la faccio, mi sento soffocare là dentro…» sussurra, togliendo gli occhiali da sole e guardandolo negli occhi. «Lo so, lo immagino, ma devi cercare di essere forte per Erik.» risponde Benji, ricambiando lo sguardo. Schneider si morde le labbra e annuisce, muovendo qualche passo fin dietro l’angolo della chiesa, poggia la mano destra al muro e chiude gli occhi, scosso dai brividi – Benji gli è accanto in un secondo e lo stringe.

Il Kaiser fa un respiro profondo e deglutisce a vuoto, chinandosi, sorretto dall’amico rimette succhi gastrici e bile – stamattina non è riuscito a mandar giù nulla per colazione – per il nervosismo che gli ha creato la situazione. Price sospira e lo sorregge, saldo come una roccia, non lo lascerà mai da solo in questa dura battaglia e nemmeno dopo, quando tutto sarà finito. «Ti senti meglio?» gli chiede appena ha finito, porgendogli un fazzoletto di carta per asciugarsi occhi e bocca. «Più o meno. Vorrei che non fosse successo… vorrei che nemmeno mio zio fosse morto e vorrei non essere malato anche io.» risponde.

Benji lo guarda con dispiacere e lo stringe fortissimo, sapendo perfettamente, quanto ancora soffra la morte dello zio Bernd. «Purtroppo siamo impotenti davanti alla morte, e sempre lo saremo, ma dobbiamo continuare a vivere anche per i nostri cari. Karl ti prego, non arrenderti anche tu alla tua malattia, lotta con tutta la tua forza e sconfiggila, non voglio perderti e piangerti; nessuno di noi lo vuole.» sussurra con voce incrinata, tenendo al suo petto l’amico. «Nemmeno io voglio morire, te lo prometto, Benji, lotterò con tutte le mie forze e non mi arrenderò di fronte a nulla.» risponde Karl, ricambiando l’abbraccio e suggellando la promessa con un sorriso. Dopo essersi ripreso rientra in chiesa più risoluto, quasi sorride ascoltando le parole del vescovo, osservando la foto sulla bara – che sembra quasi ricambiare il suo sorriso. “Non mi arrenderò, Erik, te lo prometto e terrò fede alla promessa che ti ho fatto.” pensa sorridendo ancora, mentre la funzione religiosa termina.

La salma viene dunque trasportata al cimitero, seguita da tutti coloro che hanno partecipato alla messa. Karl cammina in silenzio, sorretto da Benji ed Hermann; Thomas dietro di loro li osserva e sorride, nonostante tutto, suo figlio riesce sempre a trovare la forza che lo contraddistingue, la sua determinazione e la sua forza d’animo, con la quale affronta da sempre le avversità della vita, e lui non può che essere fiero e orgoglioso del suo coraggioso e grintoso Karl. Gli posa una mano sulla spalla e gli sorride. «Sono fiero di te, campione.» gli dice dal nulla, con sincerità e  mille motivi per affermare ciò. «Grazie, papà…» risponde Karl un po’ spiazzato da questo complimento, sorridendo però al genitore.

Veder seppellire Erik, gli ha riportato alla mente il ricordo di suo zio, un dolore incolmabile a cui se ne aggiunge uno nuovo; la testa gli gira e sente le gambe molli – probamente se non avesse gli amici a sorreggerlo – sarebbe già caduto, piange e sorride e cerca di non farsi piegare da quel vuoto che prova. Finalmente la funzione finisce e dopo aver dato l’ultimo saluto all’amico fa ritorno in ospedale, dove ad attenderlo ci sono i due neurochirurghi, che vedendolo distrutto, prontamente lo visitano e gli ordinano di mangiare e riposare. Padre e amici gli sono rimasti accanto, e anche Grace è arrivata in ospedale, sedendosi sul letto e stringendogli forte la mano. Avrebbe voluto accompagnarlo al funerale, ma aveva una lezione alla quale non poteva mancare all’università e non ha fatto in tempo, ma sarà lì pronta a sostenerlo e consolarlo appena si sveglierà.

Anche Beatrix è arrivata in ospedale, dopo aver dato un bacio sulla fronte al suo bimbo addormento, lo ha lasciato con la fidanzata e gli amici ed è andata a mangiare fuori col marito – non lo facevano da tempo – non che sia il momento migliore, ma hanno entrambi bisogno di staccare un attimo la spina e ritrovare tutta la loro forza per sostenere quel figlio che tanto amano e che al momento rischia la vita, consci del fatto che lui ci metterà tutta la sua per lottare fino alla fine a vincere la sua partita con la vita. Karl Heinz Schneider, il Kaiser, non si arrenderà mai dinnanzi alla sua malattia, la sconfiggerà e manterrà le sue promesse fatte a chi resterà per sempre nel suo cuore – anche se fisicamente non è più in terra.

 

 

***

Angolo dell’autrice: Non è stato per nulla facile scrivere questo capitolo, ammetto che mi ha scosso parecchio far morire Erik, ma mi era necessario per motivi di trama; con questo avranno sicuramente inizio i capitoli pesanti, forse a volte potrei intervallare con qualche avventura dei nipponici, ma non è sicuro. Ringrazio come sempre tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia, la mia insostituibile Darling, e spero di ritrovare presto anche krys e Molly, un bacione immenso a tutti, Amy

 

 

 

 


[1] Fratellone

[3] Che palle

[4] Anche se non sei stato fisicamente presente il tuo cuore lo è stato. Riprenditi presto, campione. Ti vogliamo bene, Kaiser

[5] Grazie, Fanny. Ho visto le foto e noto con piacere che vi siete divertiti, la prossima volta ci sarò anche io, promesso. Grazie di essermi accanto anche se siamo lontani, spero di poterti riabbracciare presto, amica mia. ^_^ vi voglio bene anche io!

[6] Merda

   
 
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