Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Monoi    05/07/2018    1 recensioni
AU ambientato alla fine di DH. Nella notte della Battaglia di Hogwarts, Ginny Weasley, sedicenne e prossima a partorire un figlio di cui non sa stabilire con certezza chi sia il padre, rivede il ragazzo di cui è perdutamente innamorata.
Dal testo “Quando lo sguardo di lui si era posato sul suo ventre gravido, si era sentita morire. Era quella, la cosa peggiore. Amare Harry ed avere in grembo un figlio che non era suo. Per l’ennesima volta, si era chiesta come era stato possibile. La testa cominciò a pulsare forte di un dolore a tratti insopportabile.”
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ginny Weasley, sedici (quasi diciassette) anni di vita, ed al nono mese di una gravidanza non cercata, la sera del primo maggio 1998 pensò che il fatto di essere incinta non era neanche la peggiore delle sfortune che le erano capitate.

Cercava di dormire, distesa su un divano della Stanza delle Necessità all’interno della quale si erano rifugiati i membri dell’esercito di Silente. Da molte settimane ormai il riposo in posizione distesa era più un tormento che altro, e Ginny non sapeva da che parte girarsi per trovare un po’ di sollievo. E pensare che sua madre c’era passata per ben sei volte, ed in un’occasione i bambini che le avevano appesantito il ventre erano stati due.

Ma non si trattava solo di un disagio fisico. Lentamente, come le onde della marea, il dolore saliva a lambirle il cuore. All’inizio si era manifestato come un tremore alle ginocchia, e si era confuso per molte settimane con la paura. Da sola, senza un padre per suo figlio e senza l’appoggio della sua famiglia, si era ritrovata incinta all’inizio del suo sesto anno di scuola, in un mondo stravolto dalle regole dei mangiamorte. Era stato quasi più difficile del suo primo anno ad Hogwarts.

Nei mesi seguenti, mano a mano che le manifestazioni fisiche del suo stato si facevano più evidenti, il dolore si era reso concreto attraverso forti fitte allo stomaco. Il senso di nausea che la assaliva spesso aveva poco a che fare con il bambino che le premeva sullo stomaco e molto a vedere con i pettegolezzi di cui era oggetto, certi più turpi di altri. In quei mesi, a volte Ginny provava vergogna: incinta a sedici anni, senza sapere chi fosse il padre di suo figlio, ed ancora perdutamente innamorata e preoccupata per il destino del suo ex ragazzo.

Non era tanto la vergogna, ma una sorta di innato senso di colpa che la spingeva a svuotarsi nei bagni di tutta la scuola. Il senso di colpa che provava non tanto nei confronti di Harry, quanto nei confronti di se stessa. Era stato lui a lasciarla, non aveva nessun obbligo verso di lui, e non pensava di averlo tradito, quanto di aver tradito in primo luogo sé stessa ed il suo amore per lui. Si era delusa da sola, e quando stava più male, la nausea e la morsa allo stomaco si facevano talmente forti che non riusciva a trattenere il vomito.

Poco prima, in quella stessa sera di maggio, Ginny si era resa conto che a farle scoppiare la testa era stato vedere lo sguardo di Harry che - magro, sporco e sfinito - aveva posato gli occhi su di lei, appena l’aveva scorta in fondo alla Stanza delle Necessità. Ad averle spezzato il cuore a metà era stato vedere l’accenno di un sorriso tra le pieghe affaticate dei suoi occhi, e sapere che ancora qualche istante sarebbe stato sufficiente per farlo scomparire.

Quando lo sguardo di lui si era posato sul suo ventre gravido, si era sentita morire. Era quella, la cosa peggiore. Amare Harry ed avere in grembo un figlio che non era suo. Per l’ennesima volta, si era chiesta come era stato possibile. La testa cominciò a pulsare forte di un dolore a tratti insopportabile.

“Ginny, sei molto pallida...” le sussurrò Demelza, preoccupata dalla brutta cera della compagna.

“È tardi, meglio se riposi un po’” suggerì Parvati, e Demelza l’aveva afferrata dolcemente per il gomito. Lei si era voltata per seguirle, non senza percepire un vociare concitato alle sue spalle.

“Lasciala stare...” stava dicendo Neville a qualcuno, forse a Ron, forse a Harry, o ad entrambi. Sentì la voce di Hermione che diceva a qualcuno di stare calmo.

Le tre ragazze si incamminarono verso il fondo della Stanza delle Necessità. Lì, Ginny si sedette su un ampio divano appoggiato alla parete, sufficientemente lontano da impedire alle voci dei quattro ragazzi di raggiungerla, e sufficientemente nascosto da impedire di essere vista da loro.

Nei mesi dopo Natale, in cui era diventato chiaro a tutti che un bambino stava crescendo dentro di lei, a Hogwarts i pettegolezzi si erano diffusi a macchia d’olio. Di lei si era detto di tutto. Romilda Vane insisteva che il padre fosse Dean Thomas. Patsy Parkinson era convinta che il suo bambino fosse il figlio di Harry Potter. Zacharias Smith sosteneva che i ragazzi con cui Ginny era stata erano talmente tanti, che nemmeno lei sapeva a chi dare la colpa.

I fratelli Carrow avevano deciso di credere a Pansy Parkinson, ed Alecto era decisa ad utilizzare nientemeno che il Veritaserum per carpire a Ginny la verità sul padre del bambino che portava in grembo. Era chiaro come il sole che il figlio di Harry Potter sarebbe stato un regalo graditissimo per il loro Oscuro Signore. Ricordava ancora le urla di Madame Pomfrey: “Quello è veleno per le donne incinte! Non potete usarlo! Andate da Piton, lui lo sa chi è il padre! L’ha visto con la Legilimanzia!”

E Piton aveva raccontato ai Carrow la verità che le aveva rubato con la magia fin da subito, fin dai primissimi giorni in cui si era scoperta la gravidanza. Che nemmeno lei sapeva chi fosse il padre di quel bambino, visto che nello stesso periodo era stata insieme a due ragazzi diversi, nessuno dei quali, aveva sottolineato il preside con acida ironia, era Harry Potter.

Nonostante tutto, Ginny non aveva mai pianto. Non aveva pianto quando aveva scoperto di essere incinta, e non aveva pianto nelle lunghe notti in cui era rimasta sveglia, insonne per la decisione da prendere. Non aveva mai pianto, nonostante a volte si sentisse terrorizzata da quella situazione. Alla fine, aveva deciso di tenere il bambino, e aveva deciso di non soccombere alla vergogna che tutti avrebbero voluto farle provare. Quella decisione le era costata l’allontanamento dalla famiglia, visto che il Ministero riteneva i signori Weasley responsabili per la gravidanza della loro figlia purosangue e minorenne. Era dal primo settembre che non aveva più alcun contatto con la famiglia. Sapeva che i suoi genitori erano stati convocati da Piton, ma le era stato proibito di vederli.

Non aveva idea del motivo per cui la pozione, che prendeva con coscienziosità fin dalla primavera dell’anno prima, non aveva funzionato. Anche quando lei ed Harry si erano lasciati, aveva deciso di continuare a prenderla, visto che la aiutava a far diminuire i dolori mestruali. Tantissime ragazze della sua età la prendevano. Eppure, qualcosa era andato storto, come non aveva mancato di sottolineare Piton quando aveva scoperto la gravidanza.

Non aveva pianto neanche quando era giunta alla conclusione che davvero non poteva sapere chi fosse il padre di suo figlio. Aveva provato mille e mille volte a calcolare le probabilità di essere rimasta incinta a Diagon Alley o alla Tana il giorno dopo il matrimonio di Bill, ma non c’era nulla che potesse indicare quando fosse successo davvero, e soprattutto con chi.

Non aveva pianto, Ginny, nemmeno tutte quelle volte in cui si era chiesta perché si era comportata con così tanta leggerezza, ma nel caos di quei giorni forse aveva solo tentato di afferrare un po’ di amore in un mondo che crollava miseramente attorno a lei. La sofferenza e l’incertezza provate dopo l’addio ad Harry, nonostante il coraggio con cui l’aveva affrontato, aveva indebolito il suo spirito più di quanto aveva creduto.

O forse, il whisky incendiario che aveva bevuto di nascosto in quelle occasioni aveva confuso così tanto la sua mente e il suo cuore che il suo corpo non aveva retto il colpo. I giorni a cavallo del matrimonio di Bill erano stati un baluginio confuso di ansia e pericolo. Le immagini si accavallavano nella sua mente tra barlumi di luce accecante: il volto teso di Dean, quando l’aveva incontrato a Diagon Alley prima della sua fuga, il sorriso smagliante di Lee, con il quale si era nascosta alla Tana nel tentativo di sfuggire i mangiamorte, le lacrime di Harry allo stagno, la sera del suo diciassettesimo compleanno.

Nonostante si ripetesse più e più volte che non aveva fatto nulla di male, Ginny vomitava nei bagni il suo dolore ed i sensi di colpa che non poteva fare a meno di provare. Perchè alla fine, lei amava ancora Harry, di un amore totale e disperato, tanto da continuare a pensare a lui giorno e notte. Riviveva notte dopo notte l’ultimo bacio che gli aveva regalato alla Tana, e si chiedeva cosa accidenti le era passato per la testa, ad andare a letto con gli altri due. Non ricordava nemmeno come era stato, e pensare che con Dean era stata la sua prima volta. Quella prima volta che per lungo tempo aveva sognato di vivere assieme a Harry, e che per alcune brevi settimane era stata davvero convinta avrebbe vissuto.

Alla fine, Romilda e Zacharias avevano entrambi ragione. Anche se i nomi dei due ragazzi non erano stati resi pubblici, il fatto che d’un tratto i Carrow avessero perso interesse nei confronti di Ginny aveva reso palese a tutti che il candidato sostenuto da Pansy non era quello giusto. Harry Potter non era il padre del bambino di Ginny, ma comunque i pettegolezzi e le dicerie non si erano quietati.

Qualcuno di cui non aveva mai scoperto l’identità, suggeriva che Ginny era troppo carina, che sei fratelli maschi erano troppi, e che forse il padre del bambino era qualcuno di troppo vicino per poter essere svelato. Una cosa del genere poteva essere stata pensata solo da un Serpeverde.

A quell’ultimo infamante pettegolezzo, l’intera casa di Grifondoro si era opposta con fermezza. I fratelli Weasley, nessuno escluso, erano amati e ben visti. L’affronto, per i molti di loro, era stato preso a livello personale. Lavanda e Parvati si erano sentite talmente offese da quella orribile diceria, che si erano schierate al fianco di Ginny e negli ultimi, difficili mesi, si erano impegnate in prima fila per starle vicino e nel darle una mano ad affrontare le difficoltà di quella gravidanza, per quanto possibile.

“Ti serve qualcosa?” le chiese Parvati, con una gentilezza a cui ormai Ginny si era dovuta abituare.

“No grazie, sono a posto così. Forse è solo tardi, ed è meglio se mi metto a dormire...” le rispose Ginny.

“Come sono magri...” si lasciò sfuggire Demelza con un sospiro, voltata verso il gruppetto di ragazzi sporchi e magri che parlava con Neville.

“Ron non ne sapeva nulla... vero?” chiese Parvati, accennando al suo pancione.

“Non lo so. Non credo. Non so niente di cosa sia successo ai miei genitori, o ai miei fratelli. Neville è riuscito a recuperare qualche informazione solo di recente. Si sa che tutta la mia famiglia si è data alla macchia dopo che i mangiamorte hanno scoperto che Ron era assieme a Harry.”

“Meno male che tu eri qui a Hogwarts, Ginny.”

“Prigioniera di Piton, vorrai dire. Forse sarebbe stato meglio se fossi stata assieme ai miei...”

“Che sfortuna però, Ginny. Quella pozione che hai preso... voglio dire, poteva prenderla una qualsiasi di noi ragazze, e adesso ci troveremmo nella tua situazione.”

“Già.” disse lei, distendendosi sul divano. “Però è toccato a me”. E si girò verso il muro, tentando di dormire. Non aveva mai pianto eppure, in quella sera di inizio maggio, quando aveva visto per la prima volta Harry dopo tutti quei mesi, le lacrime si erano fatte strada sul suo viso.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Monoi