Salendo la rampa di scale, Peter rallentò
istintivamente il passo. Stava riascoltando per la seconda volta la nuova
canzone dei Bastille, in cerca di sfumature che al
primo ascolto gli erano sfuggite. La band aveva da poco rilasciato un nuovo
singolo – forse presagio di un intero album – e dato che si trattava della band
preferita dell’illustratore, il ragazzo aveva iniziato la giornata proprio con
quella canzone che, neanche a volerlo, già adorava.
Forse era merito del brano, ma il suo umore era ottimo,
quel pomeriggio. Allo studio aveva avuto una giornata proficua, incontrando la
scrittrice del nuovo libro a cui stava lavorando. L’autrice era molto
conosciuta nell’ambiente dei libri illustrati e il fatto che avesse
espressamente chiesto di Peter Bayle aveva suscitato
un moto d’orgoglio dentro il ragazzo. Nella sua testa già vi frullavano
svariate idee, bozze per i personaggi, colori per i fondali e la canzone che
stava ascoltando gli diede nuova ispirazione. Girò la chiave nella serratura
della porta, spegnendo la musica.
«Ciao» salutò appena fu in casa. La risposta provenne
dalla camera da letto e lui si avviò là. «Come stai?» chiese ancora prima di
entrare.
Trovò Audrey seduta sul letto, il portatile aperto
poco più avanti rispetto a lei. Aveva una coperta sulle spalle e indossava una
delle felpe di Peter – la letterman nera e bianca–
nonostante ci fosse ancora piuttosto caldo per essere fine settembre. Aveva
da poco iniziato a portare gli occhiali per la sua lieve miopia e la spessa
montatura nera che aveva scelto donava particolarmente al suo viso fine,
facendo risaltare gli occhi azzurri.
Per i due fu inevitabile sorridere quando incrociarono
lo sguardo dell’altro. Stavano insieme da un paio di mesi, ormai, ma per
entrambi era come se fossero passati solo pochi giorni. Era ancora uno
scoprirsi a vicenda, per loro, parlare per ore di cose di cui avevano già
disquisito e ridere alla scoperta dell’interesse comune. Forse prima o poi
tutto quello sarebbe finito e si sarebbero ritrovati come una di quelle coppie
che cena in silenzio, ma erano entrambi piuttosto convinti di non esserne i
tipi. Alla base della loro storia c’era un’amicizia, perciò di trattava di basi
solide; inoltre avevano trovato nell’altro ciò che cercavano in se stessi e
questo significava molto. Audrey non aveva dubitato un secondo della sua scelta
e Peter nemmeno.
In quel lasso di tempo la ragazza era riuscita a
superare il rifiuto della BBC Scottish Symphony
Orchestra ed era tornata a essere la consueta e innamorata pianista del Menier
Chocolate Factory. Viveva ancora nell’appartamento di Chadd
Green, nonostante le spese d’affitto. Non era riuscita ad abbandonare quella
casa per diversi motivi – le ricordava Oliver, non voleva rischiare di
incontrare dei coinquilini problematici – così aveva preferito fare economia e
applicarsi in modo da riuscire a sostenere da sola l’affitto. Per sua fortuna,
quella casa non aveva un costo molto elevato. Al tempo stesso, inoltre, sperava
che presto Peter si sarebbe trasferito da lei, lasciando il suo appartamento di
Florence Rd. Anche il ragazzo avrebbe parlato
volentieri della possibilità di spostarsi in pianta stabile in Chadd Green, ma era preoccupato fosse ancora troppo presto
affrontare l’argomento; era un passo importante ed entrambi dovevano esserne
ugualmente sicuri. Così lasciavano scorrere il tempo, in attesa che uno dei due
trovasse la forza di parlarne.
«Un po’ meglio» disse Audrey, in risposta alla domanda del
ragazzo. «Ho ancora qualche linea di febbre, ma tutto sommato sto bene.» Omise
di dire per l’ennesima volta che solo una con degli anticorpi ridicoli poteva
ammalarsi in quel periodo dell’anno, ma Peter le aveva già mostrato una certa
solidarietà a riguardo. La pianista mise in pausa il film e tornò a guardare l’illustratore,
che sembrava sovrappensiero. Peter, invece, fece vagare lo sguardo sulle pareti
alle spalle di Audrey, senza un reale motivo. Aveva ormai imparato cosa vi
avrebbe trovato sopra; il poster di La La
Land, quello di Star Wars, una serie
di foto, qualche spartito musicale, alcuni appunti. Tuttavia si accorse che
erano comparsi anche degli altri foglietti, dei disegni. Suoi disegni. Ne aveva
regalati diversi, alla ragazza, in quei primi mesi della loro relazione; per
lui era frequente e molto semplice disegnare la pianista. Ogni volta che
pensava a lei non resisteva alla tentazione e, se poteva, cominciava ad
abbozzare la sua figura su un foglietto di carta, aspettando di avere il tempo
sufficiente per stenderci sopra il colore senza essere interrotto. Dopo che le
aveva mostrato il primo, aveva capito dai suoi occhi che quel regalo le era
piaciuto e gli altri lavori erano arrivati di conseguenza. Audrey ne aveva
appesi quattro alle pareti, incluso quello che lei definiva il suo preferito:
una versione cartonizzata di sè
in braccio a Chewbecca.
La ragazza seguì lo sguardo di Peter, notando che stava osservando
i suoi lavori. Gli sorrise e non servì aggiungere altro perché si intendessero.
«Che film stai guardando?» le
chiese poi lui, avvicinandosi al letto.
«Star Wars. Mi sto facendo la
maratona.»
«Quale trilogia?»
Audrey si lasciò sfuggire una smorfia, stringendosi nelle spalle.
«La prequel.»
«Oh, pessima scelta» la rimproverò lui in modo
scherzoso.
«Lo so. Però c’è Ewan McGregor»
continuò lei, come se la presenza dell’attore scozzese potesse perdonarla di
tutto.
A Peter non andava totalmente a genio l’amore
platonico e incondizionato che la sua – ufficialmente – ragazza provava per McGregor, sapeva di non poter competere con il fascino dell’uomo,
soprattutto se conciato come Obi-Wan Kenobi; tuttavia
rimaneva il fatto che nella conquista al cuore di Audrey, concretamente, aveva
vinto lui, quindi sotto quel punto di vista non aveva motivo di temere McGregor; in un certo senso si sentì migliore di lui,
consapevolezza che fece montare la sua autostima all’improvviso e senza un
reale motivo.
Alla fine la pianista chiuse il portatile, decidendo di dedicare
la sua attenzione esclusivamente al ragazzo.
«Ti ho preso della cioccolata.» Peter sollevò una barretta dall’incarto
argentato, mostrandola a Audrey. Era da sempre un sostenitore del fatto che il
cioccolato risolvesse gran parte dei problemi – più o meno come il professor
Lupin di Harry Potter – specie quando si era ammalati.
La ragazza si lasciò sfuggire un lieve “oh” davanti al gesto che
lui le aveva riservato, dopodiché afferrò una lettera che aveva accanto a sé
sul letto e la rigirò fra le mani.
«Ho anche io qualcosa per te» disse, sollevando la busta bianca
davanti al volto. «Oggi, in un impeto di energia, mi sono avventurata fino al
piano terra per incontrare Damian. Mi ha detto che ti è arrivata questa e
voleva fartela avere subito.»
Tese la lettera verso Peter, che le diede in cambio la tavoletta
di cioccolato. Lui parve abbastanza confuso dalla situazione. Si chiese cosa
potesse essere di tanto importante da portare Damian a Chadd
Green – sebbene non abitasse così lontano – e quando afferrò la busta e lesse
il nome del mittente, spalancò gli occhi, sentendosi improvvisamente nervoso.
Proveniva dal GAE Studios di Edimburgo.
Era la risposta che Peter stava aspettando, il verdetto alla
candidatura che aveva inviato cinque settimane prima, quando lo studio scozzese
aveva annunciato che cercava nuovi illustratori da assumere. Ne usciva circa
uno ogni due anni di quegli annunci, ciò che per il ragazzo non era altro se
non una grande occasione. Era la seconda volta che inviava la sua candidatura e
il portfolio migliore che aveva nella speranza di vedere i suoi disegni
accettati, di sentire che il suo modo di lavorare era stato considerato all’altezza
dello studio di animazione. A quel nuovo tentativo, Audrey gli aveva dato il
sostegno di cui lui sentiva di avere bisogno mentre compilava la domanda di
candidatura.
Osservò ancora il logo dello studio nell’angolo destro della
busta, fremendo dalla voglia di leggere il verdetto, ma intimorito dalla cosa
al tempo stesso. Se fosse stato accettato avrebbe dovuto trasferirsi a
Edimburgo e, ora che aveva Audrey, quella prospettiva lo preoccupava un po’. Al
tempo stesso, però, quando aveva parlato con la pianista della cosa, lei gli
aveva fatto intendere che se le cose fossero andate in quella direzione, sarebbero
riusciti a trovare una soluzione, una che confacesse a entrambi. Dopotutto la
ragazza aveva iniziato a suonare nei jazz club da qualche settimana,
intenzionata a fare il meglio per entrare in quell’ambiente musicale che le
piaceva tanto e in una delle loro recenti conversazioni ci aveva tenuto a
ricordare al ragazzo che a Edimburgo c’erano ottimi jazz club.
Peter sapeva che non era la pianista il motivo per cui temeva
tanto di aprire la busta. Era il verdetto a spaventarlo, qualunque fosse stato.
Se fosse stato positivo avrebbe significato dover riscrivere completamente la propria
vita. Al contrario, invece, vedersi respinto nuovamente dal GAE Studios avrebbe rappresentato per lui un durissimo colpo.
Scambiò uno sguardo con Audrey, che lo incitò ad andare avanti,
per poi concentrarsi sulla barretta di cioccolato.
«Peter ma questo è cioccolato fondente» gli disse.
«A te piace» rispose il ragazzo, ma era chiaro che stesse pensando
a tutt’altro.
«No, piace a te.»
«Ah, scusa» continuò lui con lo stesso tono assente di poco prima.
Audrey lasciò perdere la cioccolata, posando la barretta sul letto e rimase a
guardare Peter che, presa una lunga boccata d’aria, forzava un lembo della
busta per poterla aprire. Si sedette sul bordo del letto, vicino alla pianista
ed estrasse la carta intestata dello studio di animazione. Spiegò il foglio,
sfiorandone la superficie.
Audrey si avvicinò a lui e posò il mento sulla sua spalla per
poter leggere le stesse parole del ragazzo. Scorse le righe di testo che
certamente stava guardando anche lui e appena ebbero finito entrambi di
leggere, nessuno dei due parlò. Il ragazzo sentì Audrey avvicinarsi di più a
lui, cingergli la vita con le braccia.
«Mi dispiace tanto, Pete» gli disse, lasciandogli un lieve bacio
sul collo.
Lui non disse nulla. Teneva gli occhi ancora fissi sul testo della
lettera, sentendosi totalmente annichilito. Era stato respinto. Di nuovo, per
lo studio scozzese, i suoi lavori non erano “sufficientemente originali”.
Ancora una volta le sue capacità non erano state considerate all’altezza, il
suo meglio non era bastato. Era stato uno schiaffo in pieno volto e faceva
male, moltissimo.
«Sembra che dovrai rimanere ancora un po’ qui a Londra con me» gli
disse lei, tentando di stemperare un po’ l’atmosfera. «A quanto pare gli
scozzesi non ci vogliono.»
Sapeva quanto era stato duro per Peter il colpo che aveva appena
ricevuto. Nessuno gli avrebbe detto di no se avesse visto con quanto amore e
passione il ragazzo si dedicava al disegno. Purtroppo, però, la concorrenza era
sempre più spietata della dedizione.
Alle parole di Audrey, Peter sorrise. Per quanto il rifiuto della
GAE Studios facesse male, la sua mente gli disse di
concentrarsi solo sulla pianista in quel momento, al modo in cui gli si era
stretta, al tocco delle sue mani. Con lei accanto sembrava tutto più facile da
affrontare, meno ingiusto, meno doloroso. Si voltò verso di lei per poterla
abbracciare, stropicciando nella mano la lettera di rifiuto. Audrey si
accoccolò fra le sue braccia come un gatto, dandogli tutto il tempo di cui
aveva bisogno.
A Peter bastarono pochi istanti per sentirsi meglio, per
ricordarsi che poteva ancora perfezionarsi, migliorare ulteriormente fino a
ricevere il riconoscimento a cui ambiva tanto. Anche se non fosse mai arrivato,
però, capì che avrebbe imparato a convivere con la cosa. Finché accanto a lui
ci fosse stata Audrey, non aveva bisogno di altro.
Ciao a
tutti.
Siamo
arrivati alla fine di questa storia. Ci tenevo a rubarvi solo un altro paio di
minuti per ringraziarvi di cuore di aver letto fino in fondo il racconto di
Audrey e Peter. So che si è trattato di una storia “lenta” (volutamente, ci
tengo a precisare), ma sono ugualmente contenta di sapere che, nonostante i
tempi che per alcuni possono essere eccessivamente dilatati, questo lavoro
abbia ugualmente trovato dei sostenitori. Grazie davvero.
Ultimissima
cosa, se qualcuno volesse provare a indovinare il presta volto di Peter mi
farebbe piacere xD
Grazie
ancora! Al momento sto lavorando a una nuova storia, sarebbe bello poter
ritrovare qualcuno di voi, nel caso.
Alla
prossima!
MadAka