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Autore: Amily Ross    15/07/2018    4 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16: Quando meno te l’aspetti 

 

È passata una settimana dalla morte di Erik: ed è esattamente una settimana che Karl si è chiuso in se stesso, parla solo se strettamente necessario e non vuole vedere nessuno, risponde quasi a monosillabi ai messaggi che Fanny gli manda e vive ogni giornata come un automa, come se fosse una vecchia videocassetta registrata alla quale mettere play ogni giorno. Nessuna emozione trapela dal suo viso di porcellana, i suoi occhi di ghiaccio non riflettono più la luce della sua Stella Guida, non c’è dolore e non c’è gioia per il Kaiser – non c’è più spazio per le emozioni. Sembra quasi una bambola di pezza che mai potrà mutare la sua espressione in base alle sue emozioni.

Per certi versi sembra quasi sia tornato indietro nel tempo, nel periodo della sua adolescenza, quando niente e nessuno poteva scalfirlo – forte e freddo come il ghiaccio eterno della gelida Siberia: forse c’è stato veramente un tempo in cui lo era, quel tempo in cui pensava solo a giocare a calcio e divertirsi, senza che gli importasse di quel pensavano gli altri… ma poi tutto mutò: arrivò lei, la sua Starlet, che lo cambiò senza che lui se ne rendesse conto, in un certo senso Grace con la sua dolcezza, la caparbietà e spontaneità era riuscita a farlo fiorire; gli aveva insegnato ad amare una donna e non solo a usarla per un suo sfogo, da quel momento gli è sempre stata accanto, lo ha sorretto nel periodo più difficile della sua vita – quando ebbero la terribile notizia della malattia dello zio e quando, sempre nello stesso periodo, i suoi genitori rischiarono di lasciarsi – ed è grazie a lei che è tornato a sorridere, senza lasciarsi cadere nella depressione e nella disperazione.

Adesso come due anni fa però, il Kaiser, è ripiombato nella depressione, questa volta ha deciso di non uscirne e di non lasciarsi aiutare nemmeno dalla sua Starlet – che ovviamente non si arrenderà – e nonostante lui l’abbia rifiutata più e più volte in questa settimana, gli è sempre accanto – e per quanto dura possa essere – non si arrenderà finché Karl non tornerà a essere l’allegro, spensierato e sorridente ragazzo del quale si è innamorata.

***

Amburgo: mercoledì 1 marzo, 2018 Villa Price, h. 8:30.

Freddy Marshall già sveglio da un’ora, lavato e vestito, sta facendo colazione in cucina mentre legge il giornale; Anny, la cuoca, che ha preparato anche per il padroncino, tenendo in caldo la sua colazione – sta controllando se ha a disposizione tutto ciò che le serve per il pranzo. Freddy sorseggia il suo caffè e addenta il croissant, leggendo le varie notizie e godendosi la tranquillità mattutina – il suo pupillo probabilmente dorme ancora – e sorride Marshall, pensando che oggi si prospetta una giornata tranquilla: Benji non ha allenamento, e lui nessun impegno, potrebbero passare una piacevole giornata insieme come ai vecchi tempi.

Benji si è già alzato da dieci minuti, sentendosi letteralmente a pezzi, ha dormito malissimo: passando la notte a coprirsi – tremante di freddo – e scoprirsi, preda dei sudori freddi. Ancora intontito dal sonno e dalla stanchezza si trascina in bagno per fare la doccia, magari riesce a svegliarsi un po’ e riprendersi, essendo libero può riposare anche un pochino nel pomeriggio. Si spoglia sentendo un freddo assurdo e si infila sotto al getto dell’acqua calda, godendo di quel torpore piacevole, lascia che l’acqua gli scorra addosso – scaldandolo – intanto che i suoi capelli si bagnano e sul suo corpo statuario iniziano a scivolare miriadi di goccioline. Dopo un po’ prende lo shampoo e inizia a strofinare i capelli, chiudendo gli occhi e mordendosi le labbra, sente ancora addosso la stanchezza e la testa girare, finisce velocemente di lavarsi e si avvolge nell’accappatoio asciugando i capelli con un asciugamano.

Dopo aver asciugato i capelli si veste e lava i denti, sentendo ancora il malessere, che sembra non volerlo abbandonare, rientra in camera sua e indossa una seconda felpa avendo freddo, chiudendo la zip mentre scende le scale per raggiungere il piano inferiore e far colazione – nonostante non abbia per niente fame – forse è meglio mangiare qualcosa per poter prendere un analgesico e riposare un po’. Un capogiro improvviso lo coglie a metà scala, facendogli perdere l’equilibrio, e cade ruzzolando giù dai gradini, finendo per terra sul tappeto in fondo alla scala, puntando istintivamente la mano destra sul pavimento per evitare di sbattere la testa. Una fitta acuta alla tempia destra – che ha comunque sbattuto sull’angolo del gradino – e un dolore lancinante al polso gli tolgono quasi il respiro, si stringe il braccio con la mano sinistra, notando solo adesso di aver dimenticato di indossare il tutore, vorrebbe alzarsi ma non ne ha la forza: la testa gli gira ancora più forte e si sente debole, chiude gli occhi e respira pesantemente, sentendo le forze venir meno.

Freddy sentendo rumore, guarda la cuoca che ricambia lo sguardo preoccupata; il mister si alza immediatamente dalla sedia e si precipita nel salone dove vi sono le scale per raggiungere il piano superiore; vede il ragazzo per terra e impallidisce preoccupato, chinandosi subito su di lui. «Oh mio dio! Benji che è successo?» chiede preoccupato, cingendogli le spalle, mettendolo seduto e notando del sangue colargli dalla tempia destra e la mano sinistra serrata sul polso destro. Intanto, anche Anny e le due cameriere, Christel e Klementina, accorrono – avendo sentito il tonfo – seguite da Sebastian, il maggiordomo.

«Freddy… non mi sento bene. Mi gira la testa, non lo so, ho perso l’equilibrio e sono caduto, mi sono anche fatto male al polso…» sussurra il portiere guardando il suo mentore e la servitù col respiro affannato e gli occhi spalancati. Marshall lo guarda stranito e gli poggia la mano sulla fronte, sentendo che è bollente. «Ma scotti, hai la febbre alta.» dice mantenendo la calma e prendendolo in braccio – con un po’ di fatica – si alza e lo stende sul divano; prende il suo fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e gli tampona le ferita alla tempia. «Chiamo un’ambulanza.» dice il maggiordomo, afferrando il cordless sul tavolino e chiamando immediatamente i soccorsi. «Grazie, Sebastian.» risponde Marshall, sorridendo al suo pupillo.

«Mi dispiace… non volevo farti preoccupare.» sussurra Benji, guardandolo e chiudendo gli occhi brucianti subito dopo. «Non scusarti, può capitare a tutti di avere la febbre, mi preoccupa un po’ la ferita e il polso.» risponde l’allenatore, prendendogli il braccio e toccandolo con delicatezza e decisione – non è medico – ma sa riconoscere fratture, distorsioni o slogature. «Ahhh… Freddy mi fai male…» si lamenta il portiere, lasciandolo però fare, mentre il maggiordomo chiude la chiamata, annunciando l’arrivo dei soccorsi e le tre ragazze guardano dispiaciute il loro padrone. «Lo so, Benji, è rotto.» risponde Freddy sospirando preoccupato.

«Possiamo fare qualcosa, signor Marshall?» chiede Christel, avvicinandosi al divano. «Sì, portami un panno e una bacinella con dell’acqua fredda, per favore.» risponde lui, guardando poi il maggiordomo. «Sebastian potresti portarmi qualcosa per reggere questo braccio?» gli chiede. «Sì, signore.» risponde prontamente, facendo un lieve inchino e correndo via con la cameriera. Benji riapre gli occhi e sbuffa, l’ultima cosa che voleva era rompersi il polso, non è per niente il momento adatto – non adesso che anche il Kaiser è fuorigioco.

Sebastian e Christel tornano con quanto richiesto, la ragazza poggia il panno bagnato sulla fronte del ragazzo e gli sorride rassicurante, ma lui nemmeno la vede, troppo infuriato e anche stordito dalla febbre e dal dolore. Sebastian aiuta Freddy a legargli il foulard al collo e immobilizzare l’arto. «Non sarebbe meglio mettergli il tutore?» chiede Klementina. «No, essendo rotto potrebbe solo peggiorare la situazione, inoltre sta iniziando a gonfiare.» risponde Marshall, finendo e stendendo nuovamente il suo pupillo, facendo annuire la cameriera, mentre il campanello suona e Sebastian corre ad aprire ai paramedici. «Prego, da questa parte. Il mio padroncino è caduto dalle scale per un capogiro causato dalla febbre e ha parato la caduta con la mano, provocando la frattura del polso, il quale era in via di guarigione da un infiammazione.» spiega, conducendoli nel salone.

***

Amburgo: mercoledì 1 marzo, 2018 ospedale, reparto di ortopedia, h. 11:30

Dopo radiografia e risonanza magnetica Benji è stato portato in reparto, il medico del pronto soccorso – che al momento fa le veci dell’ortopedico in congedo parentale – ha ritenuto necessario ricoverarlo, in quanto la caduta ha provocato la frattura tra osso scafoide e osso semilunare, e una lesione completa del legamento scafo-lunato. «Io non sono in grado di operare, inoltre al momento sarebbe impossibile per via della febbre.» esordisce il medico, finendo di sistemare la flebo al braccio sinistro del portiere che lo guarda lievemente stordito. «Capisco.» risponde Freddy, sedendosi pesantemente sulla sedie e sospirando. La giornata che aveva pianificato è letteralmente andata farsi benedire.

«Mi dispiace. Inoltre al momento non abbiamo il primario, perché fuori per motivi familiari, e nessuno dei nostri è in grado di eseguire tale intervento, che richiede maggiore esperienza.» spiega il medico, facendo annuire Marshall. «La ringrazio. Adesso allora chiamo la società, potrebbe operarlo l’ortopedico dell’Amburgo F.C., chiaramente se per voi non è un problema.» dice. «Assolutamente no.» sorride il medico, controllando che tutto sia in ordine e lasciando la camera e il paziente riposare, in compagnia del suo mentore.

Benji si è finalmente addormentato, Freddy sorride e gli carezza la fronte, facendo attenzione a non toccare la benda che ha sulla tempia destra, alla quale è stato necessario dare qualche punto; sospira e si alza, uscendo dalla camera e prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni, sblocca lo schermo e scorre i contatti in rubrica nervosamente, chiude gli occhi e fa un respiro profondo riacquistando la lucidità. «Thomas ti disturbo?» dice al telefono, dopo che ha ottenuto risposta.

«No, assolutamente, Freddy. Dimmi.» risponde Schneider, dal dispositivo bluetooth della sua auto.

«Sono in ospedale con Benji, è caduto dalle scale per un capogiro causato dalla febbre e si è rotto il polso infortunato, lo hanno ricoverato.» gli spiega  senza giri di parole.

«Scheiße!»[1] esclama Thomas, inchiodando i freni e fermandosi al lato della strada, prendendo il cellulare dal dispositivo e portandolo all’orecchio. «Non è una bella notizia, proprio adesso che Karl è malato, il suo infortunio non ci voleva.» continua Thomas,  sospirando dispiaciuto e preoccupato per il portiere, pensando inevitabilmente che questo interferirà negativamente sulla squadra – già priva del suo leader. «Ok, manteniamo la calma. Cosa dicono i medici?» chiede all’altro, non scomponendosi.

«Il medico che l’ha visitato dice che deve essere operato, il problema è che il loro primario ortopedico è in congedo parentale per dei problemi e che nessuno di loro è in grado di effettuare l’intervento. Non so che fare, Tom. Forse potresti chiamare i medici sociali e vedere se loro sono disponibili.» risponde Freddy sospirando, portando la mano sulla fronte che inizia a pulsare dolorosamente.

Thomas annuisce, ma rimane un attimo in silenzio, pensieroso. «No, August al momento è malato, ed è lui l’unico chirurgo in grado di effettuare tale intervento, vista la sua esperienza.» sospira poco dopo.

«Allora cosa facciamo?» chiede Marshall disperato.

«Non lo so… aspetta, posso provare a chiamare Joachim e vedere se è disponibile lo staff della nazionale, al momento non mi viene altro, amico. Io sto comunque venendo in ospedale, stavo andando da Karl.»

«D’accordo, grazie, Thomas.» risponde Freddy, sospirando e sedendosi stancamente sulla panca, chiude la chiamata e guarda l’ora, facendo il calcolo del fuso orario, fa partire una seconda telefonata – questa volta per il Giappone.

«Ciao, Freddy. Sono rientrato adesso da una riunione con la Federazione. Come va?» chiede il suo interlocutore aprendo la porta di casa ed entrando.

«Kirk… scusami, non volevo disturbarti.» sussurra Marshall.

«Ma no, quale disturbo? Sono o non sono il tuo migliore amico?» risponde Pearson con un sorriso sedendosi sul divano.

«Lo sei, grazie di esserci.» conferma il commissario tecnico con un lieve sorriso, mentre l’altro lo incalza a dirgli tutto. «Si tratta di Benji…» sospira Freddy.

«Ti prego, dimmi che non ne ha combinata un’altra delle sue.» sospira Kirk, pronto al peggio.

«No, non questa volta. Stamattina si è svegliato con la febbre, è caduto dalle scale per un capogiro e si è rotto il polso. Lo hanno ricoverato e devono operarlo, il problema è che il primario dell’ospedale ha problemi familiari e quindi è assente, e il medico chirurgo dell’Amburgo è malato, quindi non c’è nemmeno lui. Sono disperato, Kirk… non conosco nessun medico che possa aiutarmi,  ho chiamato te nella speranza di un aiuto.» spiega Freddy, cercando di essere il più chiaro e dettagliato possibile.

«Capisco. Forse so chi fa al caso nostro, faccio un giro di chiamate e ti richiamo. Tu nel frattempo non abbatterti, risolveremo tutto.» risponde Kirk, chiudendo la telefonata e chiamando Julian Ross.

Marshall rientra in  camera e si siede, osservando in silenzio il suo pupillo ancora addormentato.

***

Amburgo: mercoledì 1 marzo, 2018 ospedale: camera di Karl, h. 12:00

«Ho detto che voglio esser lasciato in pace. Cosa non ti è chiaro, esattamente? Non è un concetto difficile da capire.» risponde acidamente il Kaiser, voltando le spalle alla fidanzata che, anche oggi, è andata a trovarlo con tutte le sue buone intenzioni – sperando che smetta di tenere il muso lungo al mondo intero – ma a quanto pare la sua speranza è vana, ma di certo lei non si arrenderà finché non avrà ottenuto ciò che vuole. Se il Kaiser vuole fare la guerra, lei sarà ambasciatrice di pace.  «No, che non ti lascio in pace, Karl Heinz Schneider, se qui c’è qualcuno che non ha chiaro il concetto quello sei tu.» risponde a tono Grace, alzando lievemente la voce. «Non mi interessa, non ho bisogno di niente e di nessuno. Voglio solo che ti togli dalle palle e  mi lasci in pace.» risponde lui, tagliente e gelido.

La manager si morde la labbra, rimanendo ferita da quelle parole e da quel tono, ma ricaccia indietro le lacrime e si siede sul letto. «Forse non hai capito: non me andrò da questa stanza finché non la smetterai di comportarti in questo modo infantile e insensato. Lo so come ti senti, tutti lo sappiamo e ti siamo vicini per cercare di aiutarti, ma tu così non sei molto d’aiuto. Inoltre complimenti: è così che mantieni le promesse fatte a coloro che non ci sono più?» gli dice guardandolo negli occhi, dicendogli tutto ciò che pensa, ma restando calma e parlando con dolcezza. Karl si morde le labbra e sospira, guardandola con gli occhi lucidi. «Lo so, hai ragione. È un comportamento idiota e senza senso… solo non mi aspettavo che potesse accadere.» sussurra iniziando ad aprirsi.

 “Luce in fondo al tunnel, boccata d’aria… limpida.

Parole e musica.

Casa dolce casa. Un po’ città, un po’ isola: un po’ New York un po’ Polinesia.

 Siamo qui: tante vittorie, giorni bellissimi, sconfitte stupide, giorni difficili, tristezze ed euforie, gioie e dolori…

ma sento sempre che tu ci sei, che anche quando è dura, non te ne vai…

 e anche coi denti combatterai, sempre accanto a me, non mi abbandonerai.” 

Grace gli sorride e gli carezza la guancia con dolcezza, stringendolo forte al suo seno, iniziando a carezzargli la schiena. «È stato come tornare all’inferno di due anni fa, sapevo che le condizioni di Erik fossero gravi, ma non immaginavo che sarebbe morto così all’improvviso, non l’ho nemmeno salutato… Grace ho paura.» sussurra Karl – stanco, demoralizzato, amareggiato, deluso, da questa vita che gli si è rivoltata contro. «Lo so, ricordo com’eri quando tuo zio si è ammalato ed è morto, ed è normale abbattersi per la morte delle persone care, ma non ci si può far nulla… bisogna solo farsi forza e continuare a vivere anche per loro. Non devi arrenderti, Karl, devi continuare a lottare e vincere anche per loro, tenendo fede alle promesse che hai fatto.» sussurra Grace con un sorriso carezzandogli la guancia.

Il Kaiser la guarda e sorride, con il suo solito meraviglioso sorriso, quello che la ragazza tanto ama. «Sai? La prima volta, quando ci siamo messi assieme al Paulaner’s, ti ho chiamato Starlet perché mi era sembrato un vezzeggiativo carino, ma ripensandoci adesso ti si addice perfettamente. Sì, Grace, perché tu sei davvero la mia Stella Guida: sei stata colei che mi ha fatto conoscere l’amore e capire che c’è una grandissima differenza con il sesso fatto senza sentimento; colei che mi ha aiutato a ritrovare la via di casa quando l’avevo smarrita e a non perdermi nelle tenebre della notte, è grazie a te se sono riuscito a superare la morte di mio zio e ritornare a essere il Karl che ami. Tu sei la mia luce e il mio appiglio, senza te accanto non sarei quel che sono e forse non sarei nemmeno qui adesso. Te lo prometto, Starlet, lotterò con tutto me stesso e non mi arrenderò. Se ci sarai tu a illuminare il mio cammino nulla potrà mai fermarmi, tu sei la mia Stella in mezzo alle tenebre e l’amore della mia vita. Ti amo immensamente, Starlet.»  sussurra aprendole il suo cuore, per la prima volta in due anni e mezzo, come mai ha fatto.

“Sei fantastica! Forte come il rock’n roll.

Una scarica, uno shock elettrico.

Sei la fonte di energia più potente che ci sia: bomba atomica, dritta nello stomaco.” 

«Karl… amore mio, questa è la dichiarazione più bella che una ragazza possa mai desiderare dal proprio fidanzato.» sussurra Grace con le lacrime agli occhi. «Tu sei tutto ciò che ho sempre desiderato, sei stato il mio primo ragazzo e lo sai, e voglio che tu sia anche l’ultimo, perché non potrei mai volere un uomo diverso da te al mio fianco. Tu sei colui a cui mi sono donata, anima e corpo, e non potrei rinunciare a te per nulla al mondo. Sei la mia ragione di vita e non smetterò mai di starti accanto e di brillare per te, ci sarò sempre quando ti perderai nel buio e ti riporterò alla luce, proprio come una Stella che rischiara la più cupa delle notti. Ti prego, Karl, non arrenderti mai… non lasciami mai, amore mio, solo se tu continuerai a vivere al mio fianco io sarò in grado di brillare senza mai spegnermi.» sussurra Grace in lacrime, guardando intensamente quei meravigliosi diamanti di ghiaccio che sono irrimediabilmente la sua rovina – annegando in essi.

Karl sorride con gli occhi lucidi di gioia e commozione, la stringe a sé e la bacia con dolcezza, Grace ricambia subito la stretta e il bacio – emozionata come se fosse il loro primo – ma questo è anche più bello, perché forti del sorriso ritrovato, della complicità che sembrava perduta, consapevoli di essere l’uno il fondamento della vita dell’altra – se saranno insieme niente e nessuno potrà mai distruggerli: nemmeno la malattia che li ha colpiti riuscirà a spezzare questo legame indissolubile. «Sei fantastica, Starlet, adesso che ti ho nella mia vita non riuscirei più a immaginarmi senza di te.» sussurra Karl dolcemente, carezzandole la guancia con l’indice. «Vorrei essere il raggio di sole che, ogni giorno, ti viene a svegliare per farti respirare e farti vivere di me. Vorrei essere la prima stella che, ogni sera, tu vedi brillare perché così i tuoi occhi sanno che ti guardo e sono sempre con te. Vorrei essere lo specchio che ti parla, e che, a ogni tua domanda ti risponda che: al mondo tu sei sempre il più bello[2] sussurra Grace, guardandolo intensamente negli occhi, esternando i  suoi pensieri più intimi. Delle semplici parole dettate dal cuore: profonde, bellissime, sincere, casuali – ma nell’insieme così musicali da sembrar quasi una poesia. Schneider sorride di nuovo commosso e la stringe fortissimo. «E io voglio che tu sia tutto questo, amore mio.» sussurra. Grace, la sua splendida Starlet, è davvero la cosa più bella e preziosa che la vita gli abbia mai regalato. 

“Storia a lieto fine, ai confini della realtà. Favola: bacchetta magica.

Ragione e passione, giovinezza e maturità.

Armonia: tra corpo e anima.

Siamo qui: tante vittorie, giorni bellissimi, sconfitte stupide, giorni difficili, tristezze ed euforie, gioie e dolori…

ma sento sempre che tu ci sei, che anche quando è dura non te ne vai,

e anche coi denti combatterai.

Sempre accanto a me, non mi abbandonerai!”

Ritrovata l’allegria e la complicità, i due fidanzati, possono finalmente ridere e scherzare – come non facevano da una settimana. «Scemo!» lo apostrofa Grace, ridendo come una matta, dopo che lui ha preso una ciocca dei suoi capelli e l’ha posata sulla sua testa calva, ridendo come uno stupido. «Mi dispiace, ma i capelli castani ti stanno malissimo, Kaiser, stonano di brutto con i tuoi bellissimi occhioni azzurri e la tua carnagione chiara.» lo prende in giro la fidanzata, ridendo ancora. Karl la guarda negli occhi e ride felicissimo di averla accanto, le asciuga le lacrime causate dalle troppe risate e la bacia di nuovo, con tutto il suo amore. Grace lo stringe e ricambia il bacio con il cuore che le martella nel petto, colmo di gioia e felicità.

Il trillo del cellulare della ragazza li riporta alla realtà, facendoli staccare, ancora sorridenti e lievemente affannati per il bacio. «Non è possibile! Non può essere…» sussurra Grace leggendo il messaggio incredula, con gli occhi sbarrati, alzando lo sguardo verso il fidanzato, guardandolo con la bocca aperta. «Che c’è?» le chiede lui, guardandola confuso, non sapendo se preoccuparsi o meno. «È un messaggio di tuo padre. Benji… si è rotto il polso cadendo dalle scale e lo hanno ricoverato.» sussurra la ragazza, lasciando scendere le lacrime e guardando il fidanzato preoccupata. Karl la guarda e sbarra gli occhi, immaginando la scena che quasi gli fa venir da ridere, ma la preoccupazione per l’amico prendo il sopravvento sull’ilarità. «Benji è caduto dalle scale?» ripete sconvolto, lasciando uscire una leggera risatina. «Non lo so, non mi ha scritto altro nel messaggio.» risponde Grace leccandosi nervosamente le labbra. «Andiamo a trovarlo.» dice Karl infilandosi le scarpe da tennis e il cappellino che l’amico gli regalò, facendo annuire la fidanzata, che lo prende per mano e lo trascina al reparto di ortopedia dove il portiere è ricoverato.  

“Sei fantastica! Forte come il rock’n roll.

Una scarica, uno shock elettrico.

Sei la fonte di energia più potente che ci sia:

bomba atomica, dritta nello stomaco.” 

 

***

«Se non te la sentivi di portare il peso della fascia da capitano bastava dirlo apertamente, non c’era bisogno di mettere in scena questa commedia. Se solo lo avresti detto il mister avrebbe scelto qualcun altro.» esordisce il Kaiser entrando nella camera dell’amico assieme alla fidanzata, facendo ridere il padre e l’allenatore giapponese. «No, in realtà non è stato il peso della fascia, mi dispiaceva saperti qui solo soletto, quindi ho messo su questa farsa per poterti tener compagnia.» risponde a tono il portiere, facendo ridere ancora i presenti. «Sei un deficiente, quando ho saputo che sei caduto dalle scale mi è venuto da ridere immaginando la scena e successivamente la faccia di Hermann, che appena lo saprà riderà per un’ora.» ammette Karl, ridendo e stringendolo. «Avrei voluto vedere te con la febbre, anzi, ora che ci ripenso: com’era quella volta che ti sei sbronzato? “Amore sei una favola. Ci vieni a letto con me?” Remember, Kaiser?» risponde Price con la battuta pronta, facendo impallidire Karl che ricorda immediatamente e ricevendo uno sguardo interrogativo dai due adulti, che poi riprendono a parlare, senza darci troppo peso.

«Ok, potete anche smettere di fare i cretini tutti e due. Quanto a te Benji, non provare mai più a farmi morire di paura, sembra che tu e tuo compare vi mettiate d’accordo per finire in ospedale in contemporanea.» sbuffa Grace, stringendo il suo migliore amico e baciandolo in guancia, mentre lui ride e le bacia il naso. «Chissà, Starlet…» la prendono in giro entrambi i calciatori, baciandole le guancia contemporaneamente mentre lei scoppia a ridere e pizzica le loro. «Siete due cretini patentati, ma senza di voi non potrei più vivere.» dice felice, ridendo con i due ragazzi.

«Joachim non mi risponde, non so veramente cosa fare.» sospira Thomas, poggiato alla finestra, sussurrando la frase accanto a Freddy. «Non preoccuparti, Tom, anzi grazie. Dopo che ho chiuso con te ho chiamato Kirk  disperato, speranzoso che lui potesse darci una mano e ha trovato un chirurgo disposto a operarlo, è il migliore di tutto il Giappone e una persona della quale possiamo fidarci, il dottor Gregory Ross, è il padre di uno dei miei ragazzi della nazionale, nonché zio di Fanny.» risponde Marshall, sollevato e con un pensiero in meno a cui far fronte. «Meno male, allora la questione è risolta.» sorride Thomas sollevato anche lui, guardando i ragazzi ridere e scherzare. «Quindi a operarti sarò lo zio della tua ragazza?» chiede Karl, avendo sentito la risposta di Freddy, non perdendo occasione di prendere in giro l’amico. «Parli tu che hai suo padre come medico?» risponde Benji ridendo. «Beh, ragazzi… quando si dice il destino.» dice Grace ridendo per la coincidenza.

Il cellulare di Benji inizia a squillare: Fanny, come se si fosse sentita tirata in causa, lo sta chiamando; il Kaiser è però più veloce del portiere e afferra il cellulare e risponde. «Guten abend,[3] Fuffy. Tranquilla, il tuo ragazzo è ancora vivo, forse un po’ delirante di febbre e con un braccio rotto, ma ancora tutto intero.» le dice, facendola scoppiare a ridere.

«Sì, lo so che è ancora vivo, nonostante la febbre, la caduta dalle scale e il braccio rotto. Mio zio mi ha già detto tutto quanto.» risponde Fanny ridendo, mentre Karl mette il vivavoce.

«Parla ti sentono.» le dice, guardando l’amico che lo guarda e ride.

«Ciao, amore… scusami, ma quando lo zio me l’ha detto sono scoppiata a ridere immaginandoti ruzzolare dalla scale, poi mi sono depressa e messa a piangere e volevo correre immediatamente da te, ma non posso, inoltre  mio zio mi ha detto che ti rimetterà in sesto e  mi sono tranquillizzata.» dice la ragazza al fidanzato.

«Ma che simpatica la mia Fuffy, adesso capisco perché vai d’amore e d’accordo con Karl, si sta divertendo quanto te a prendermi in giro per questa faccenda.» sbuffa Benji, fingendosi arrabbiato, ma ridendo.

«Sì, devo dire che mi sta molto simpatico il Kaiser, non a caso è diventato il mio migliore amico in così poco tempo, e anche a distanza.» risponde Fanny ridendo. «Comunque, ora che sei in ospedale, vedi di non farmi preoccupare troppo, adesso devo andare a cena dalla nonna, dopo ti chiamo così la saluti.» continua poi tornado seria.

«Va bene, Fuffy.» le risponde Benji con il sorriso sulle labbra. «Mi manchi, amore…» sussurra subito dopo.

«Anche tu mi manchi, tranquillo, verrò presto e staremo insieme per un bel po’; devo dare gli ultimi due esami qui e poi potrò finalmente venire in Germania per la specialistica.» risponde Fanny, allegra e felice, facendo impallidire il povero Marshall, che immagina già le liti all’ordine del giorno e per ogni scemenza, a cui potrà assistere gratuitamente.

«Non vedo l’ora.» risponde Benji felice. «Fanny… ti amo.» aggiunge.

«Anche io ti amo, Benji.» risponde la ragazza chiudendo la chiamata, dopo aver salutato tutti.

Karl guarda l’amico e inizia a fargli il verso, ridendo come se fosse un bambino. «Ma la smetti? Sei tu quello che delira, nonostante sia io quello ad avere la febbre.» lo riprende Benji, però felicissimo, di aver di nuovo l’amico sorridente, coinvolgendo anche Grace nel loro insolito teatrino, facendo ridere Thomas e Freddy, nessuno sente bussare alla porta, finché essa non viene aperta. «Scusate, non volevo disturbare.» dice Alfred Ross, affacciandosi e guardando i presenti, trovando finalmente anche il suo paziente – ma immaginava fosse corso dall’amico – come ha fatto lui appena ha saputo la notizia dal fratello, in fondo è il ragazzo della sua bambina. «L’ho appena saputo. Mi dispiace, Benji, ma stai tranquillo, mio fratello è bravissimo.» dice avvicinandosi al letto, carezzando la guancia del ragazzo, dopo aver salutato i presenti che hanno ricambiato.

«Lo so, me l’ha già detto Fanny. Grazie per esser passato a trovarmi.» sorride il portiere lievemente in imbarazzo, non si aspettava certo questa visita. «Ma figurati, so quanto tieni alla mia principessa, e poi mi stai simpatico.» risponde il neurochirurgo, facendolo arrossire lievemente, scatenando l’ilarità del Kaiser. «Quanto a te, signorino Schneider, sono felice di vedere che hai ritrovato il sorriso. Adesso però fila in camera tua, tra due ore hai la chemio e vorrei evitare colassi.» lo riprende bonariamente il medico, facendolo smettere all’istante di ridere. «Che palle!» sbuffa Karl, però ubbidendo e alzandosi, prendendo Grace per mano, che gli sorride e bacia l’amico. «Se te la senti e i medici te lo permettono puoi raggiungerci in camera dopo la seduta di chemio.» gli dice, facendolo udire a tutti. «Vedremo, signorina. Dipenderà da come starà Karl e se Benji sarà in grado di alzarsi per la febbre – direi che un polso rotto è più che sufficiente.» risponde Alfred Ross, facendo annuire i tre ragazzi e sorridere gli allenatori, saluta e accompagna il Kaiser e la fidanzata in neurologia.

 

 

 

***

 

Angolo dell’autrice:  E in questo capitolo è tornato a farci compagnia Max. Avevo pensato già da parecchio tempo di inserire “Sei fantastica”, ma non sapevo bene in che capitolo inserirla, è stato un caso sia capitata qui; nemmeno la strofa di “Favola” doveva esserci, anzi nemmeno mi era venuta in mente questa, è stato ancora più casuale della prima. Aggiornamento rapido questa volta, ma che faticaccia questo capitolo, non perché è stato difficile da scrivere, anzi mi è venuto fuori tutto di getto; la cosa tragicomica è che al momento del salvataggio per sbaglio ho cliccato sul “no” e ho perso circa metà capitolo – lascio immaginare a voi la mia disperazione – ho tentato in tutti i modi di recuperare la parte perduta, ma non c’è stato verso, alla fine mi sono rassegnata e ho riscritto da capo la parte perduta; ovviamente non è venuta come la prima, perché per quanto si possa ricordare, le parole non verranno mai identiche – ma sono comunque soddisfatta di questa seconda stesura, dunque per questo è stato un capitolo difficile e lo considero anche uno dei miei preferiti, perché mi è rimasto impresso nella mente in modo particolare. Okay, disavventure a parte, spero vi sia piaciuto – perché il giudizio finale spetta a voi lettori – io, da autrice, non ho voce in capitolo in questo caso. Ringrazio sempre tutti voi che leggete e seguite la mia storia; la mia Darling sempre presente, disponibile, meravigliosa e fantastica. ♥   Bimba questa volta sei stata fondamentale, se non ci fossi stata tu a sostenermi nella tragedia, non so cosa avrei potuto fare. Grazie! Un altro grazie particolare questa volta va alla mia adorata Nee-chan, perché dopo la disavventura con la parte persa sono entrata nel panico, e ho chiesto consiglio a lei sulle due canzoni. Grazie anche a te di esserci sempre e di esistere. Ti adoro! ♥   Ci vediamo al prossimo aggiornamento, vostra sempre, Amy.

 

 

 

 


[1] Merda

[2] nella canzone – Favola dei Modà –  è “la più bella”, ma a me serviva che fosse Grace a dedicare le parole al Kaiser, perché lei è la sua stella, e qui il cantante dice che vorrebbe essere il sole e la stella della principessa. Via di licenza poetica.

[3] Buonasera

   
 
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