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Autore: heliodor    15/07/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L'erede di Nazedir
 
La Principessa Valya attraccò a Mar Shedda nel pomeriggio. Lady Gladia era nella sua cabina quando Lionore venne ad avvertirla.
"Zia" disse la principessa di Taloras. "Siamo arrivati."
Arrivati è una parola che io non userei con tanta leggerezza, pensò Lady Gladia. Nonostante ciò disse: "Finisco di prepararmi. Tu nel frattempo scopri chi governa questa città e assicurati che non ci siano problemi con le autorità del posto."
"Come tu ordini, zia" disse Lionore ritirandosi.
Rimasta sola, Lady Gladia soppesò la sua figura nel piccolo specchio montato sulla parete della cabina.
Era sempre la stessa Gladia che era partita da Taloras quasi una luna prima, convinta di partecipare a una guerra rapida e invece si era ritrovata dover fare i conti con un alleato che era stato messo in ginocchio e col peso del conflitto che gravava tutto sulle sue spalle.
E poi era arrivata la tempesta.
Nessuno era stato in grado di prevederla. Aveva infuriato per un giorno e una notte ed era bastata per disperdere le forze che con tanta fatica aveva messo insieme.
I demoni ti aiutano, Malag, pensò Lady Gladia mentre indossava il mantello del suo circolo. Ma anche la sorte prima o poi ti volterà le spalle. Io evocherò dei demoni che faranno fuggire via i tuoi.
Da un cassetto trasse una pergamena arrotolata.
E questo è l'incantesimo che userò per evocarli, si disse.
Di sopra, il capitano Jasken l'attendeva con la solita faccia scura e l'espressione uguale a quella di un cane che era stato bastonato dal suo padrone.
E Gladia sapeva bene che la causa del suo cattivo umore era la sua presenza a bordo della Principessa Valya.
Nonostante il risentimento che l'uomo dove provare nei suoi confronti, non appena la vide si profuse in un inchino.
"Lady Gladia" disse. "Comandante. Sono ai vostri ordini."
"Jasken" disse Lady Gladia con tono neutro. "Avete notizie delle altre navi?"
 L'espressione di Jasken divenne ancor più cupa se era possibile. "Mancano all'appello sessanta vascelli da guerra e dodici navi d'appoggio."
Un terzo delle nostre forze, pensò Lady Gladia.
"Ho inviato cinque navi lungo la Costa di Fuoco con l'ordine di scoprire dove hanno trovato rifugio le navi disperse dalla tempesta."
Altre settimane di attesa, pensò Lady Gladia, e io non ho tutto questo tempo.
Doveva prendere una decisione.
In quel momento tornò Lionore con la sua scorta.
"Porto notizie dalla città" disse la ragazza.
Lady Gladia attese che proseguisse.
"Il Governatore è disposto ad accordarci rifugio e ospitalità per tutto il tempo che sarà necessario, ma la città non dispone di risorse sufficienti per tutti i soldati."
Quello era un problema che andava risolto in fretta. Un esercito affamato era una bestia di cui era facile perdere il controllo.
"Affitta tutti i carri che puoi" disse Lady Gladia.
"I carri?"
Annuì."Dividili in gruppi. Scegli soldati e stregoni di scorta e mandali nelle città vicine a fare incetta di scorte d cibo e acqua. Usa il tesoro che abbiamo portato con noi."
"E nel frattempo come sfameremo i soldati?" chiese Jasken.
"Useremo le scorte che ci siamo portati dietro" disse Lady Gladia. "Razionatele in modo che durino il più a lungo possibile." Fece per scendere dalla nave.
"Zia" disse Lionore. "Dobbiamo tenere un consiglio di guerra. Ci sono delle decisioni da prendere."
Lady Gladia aveva già preso la sua. "Devo assentarmi per alcune settimane."
"Ma non puoi" protestò Lionore.
"Lascerò a te il comando delle nostre forze."
Lionore la fronteggiò. "Non credo di essere pronta."
"Lo sei. Ti abbiamo addestrata per questo" disse Lady Gladia cercando di sembrare davvero convinta di quello che stava dicendo. "Limitati a seguire il piano come ne abbiamo discusso a Taloras e andrà tutto bene."
"E se dovessimo incontrare Malag?"
"Uccidilo" disse Lady Gladia.
"Ma dove andrai?"
"È meglio che tu non lo sappia."
Quel giorno stesso convocò i comandanti dell'esercito e passò il comando a Lionore. Che accettò di buon grado.
"Ora tocca a te" disse alla nipote montando in sella.
"Sii prudente, zia" disse la ragazza.
Lady Gladia fece una smorfia. "È finito il tempo di essere prudenti."
Cavalcò per giorni seguendo la costa, quindi deviò verso l'interno attraversando una regione ricca di laghi e foreste.
Quando le foreste cedettero il passo ai boschi e questi a dolci colline ricoperte di campi coltivati, seppe di essere quasi arrivata.
Durante il viaggio incrociò colonne di profughi che si muovevano da un punto all'altro. Nella maggior parte dei casi si trattava di contadini che lasciavano i loro villaggi per raggiungere le più sicure città fortificate.
Cercò di evitare i gruppi numerosi e i drappelli di soldati e mercenari che viaggiavano attratti dai facili guadagni o dal bottino.
Non aveva tempo da perdere con quei rifiuti.
Quando arrivò alle porte di Nazedir erano trascorsi venti giorni dal suo sbarco sul continente vecchio.
Si sentiva esausta per il viaggio e desiderosa di levarsi di dosso lo sporco e la fatica che aveva accumulato, ma sapeva di avere ancora molto da fare.
Appena arrivata alle porte della città si rese conto che la situazione era peggiore di quanto temesse.
Sulla via per Nazedir aveva sentivo voci di una guerra contro gli alfar. Secondo alcuni c'era stata una grande battaglia nella foresta e la maggior parte delle forze della città erano perite, insieme a centinaia di lame d'argento.
E quella non era la notizia peggiore.
Lo capì quando arrivò in vista della fortezza. Nessuno le andò incontro per accoglierla, nemmeno un paio di cavalieri che si chiedessero chi fosse quella strega solitaria che si stava avvicinando.
Vicino al cancello la sorveglianza era minima. Solo due soldati malmessi con armature e armi arrugginite si frapponevano tra lei e la fortezza vera e propria.
Gladia ritenne comunque saggio fermarsi e farsi annunciare. "Sono lady Gladia di Taloras" dichiarò ad alta voce.
I soldati si scambiarono un'occhiata dubbiosa.
"Uno di voi vada ad annunciare il mio arrivo alla stovoi, per gli dei" esclamò spazientita. "O levatevi di mezzo."
Una delle guardie partì di corsa mentre l'altra, un uomo di mezza età e sovrappeso, la studiava con un misto di curiosità e timore.
Il soldato tornò in compagnia di una donna che indossava il mantello con i colori di Nazedir.
"Chi sei?" domandò la donna in modo brusco.
"Gladia di Taloras" dichiarò ad alta voce. "Con chi sto parlando?"
"Qui le domande le faccio io" rispose la donna.
Gladia sentì la tensione crescere dentro di sé.
La strega la studiò da capo a piedi. "Da dove vieni? Perché sei qui?"
"Non ci senti?" rispose Gladia spazientita. "Vengo da Taloras e sono qui per parlare con la stovoi Selena."
"Adesso è molto impegnata. Torna più tardi."
"Dille che Gladia di Taloras è qui."
La strega sbuffò. "Sei tu che non ci senti. La stovoi non vuole vedere nessuno."
Gladia fece per smontare da cavallo.
A quel movimento la strega si mosse in avanti. "Ti ho detto..."
Gladia protese la mani in avanti. Con un gesto fluido e veloce evocò una corda magica e la lanciò verso la donna.
La strega fece per indietreggiare sorpresa da quell'attacco, ma non poté evitare di essere avvolta dalla corda.
Gladia strinse il pugno e la corda si serrò attorno alla strega.
Questa lottò per liberarsi.
Gladia percepì la forza vitale della strega che cercava di spezzare l'incantesimo, mentre lei riusciva a respingere i suoi tentativi concentrando la sua energia per mantenere integra la corda.
Fu una lotta breve e alla fine la strega si arrese. "Guardie. Correte a chiamare aiuto" ruggì.
Gladia vide i soldati voltarsi e fuggire.
"Lasciala andare, Gladia" disse una voce femminile.
Alzò gli occhi e vide una donna avvicinarsi. Era scortata da una dozzina di soldati e questi non sembravano malmessi come gli altri. Le loro armature scintillavano sotto il sole.
Lame d'argento, pensò Gladia. Allora non sono tutte morte.
Allentò la presa sulla strega e la liberò dalla corda magica.
La donna annaspò per non cadere, il viso stravolto ed esausto per la tensione. "Maledetta."
"Ilda" disse la donna. "Fai un passo indietro."
Ilda ubbidì e si fece da parte, ma non smise  di fissare Gladia in cagnesco.
"Quando ho udito che eri arrivata non volevo crederci" disse la donna.
"Selena" fece Gladia andandole incontro. "Come stai?"
Selena di Nazedir accennò un leggero sorriso. "Vorrei dirti che ne ho viste di peggio ma... no, forse questo è il momento peggiore per la storia di Nazedir."
Gladia si guardò attorno. "Cos'è successo?"
"Vieni dentro la fortezza. Non è sicuro restare qui fuori" disse Selena invitandola a entrare. Guardò Ilda. "È una fortuna per te che lady Gladia fosse di buon umore oggi, altrimenti ti avrebbe stritolato con la sua corda magica."
Ilda digrignò i denti.
"La mia vadiba, Ilda" disse Selena.
"Vadiba?" chiese lei. "E Gajza, la tua allieva?"
Il viso di Selena si rabbuiò. "Morta. Insieme a centinaia di altri stregoni e streghe del nostro circolo."
Gladia la fissò stupita. "Gajza morta. Come può essere successo?"
"Gli alfar" disse Selena. "Almeno così dicono. Anche Gastaf è morto."
"Il comandante delle Lame d'Argento?"
Selena annuì.
Erano arrivate alla fortezza vera e propria. L'ingresso era sorvegliato da una dozzina di soldati che scattarono sull'attenti quando le videro passare.
"Come?" chiese Gladia.
"E Jhazar" disse Selene.
"Jhazar di Himladrin? Quel Jhazar?"
"Sì" disse la signora di Nazedir.
Gladia scosse la testa. "Non sapevo niente di tutto questo."
"La notizia non si è ancora sparsa, ma lo farà presto. Tra poche settimane tutti sapranno che Nazedir è indifesa."
"L'alleanza ti difenderà" disse Gladia. "Taloras difenderà Nazedir, in nome della nostra antica alleanza."
"Ti ringrazio. Immagino che sarai stanca per il viaggio."
In effetti si sentiva spossata e affamata dopo venti giorni passati dormendo all'addiaccio e mangiando carne essiccata.
"Perché non mangi e ti fai un bagno?" suggerì Selena.
"Puzzo così tanto?" cercò di scherzare lei.
Selena rimase seria. "Dopo ti darò i dettagli."
Gladia accettò l'offerta e si concesse un lungo bagno caldo, indossò dei vestiti puliti da una vasta scelta che Selena le offrì e mangiò frutta fresca e carne di vitello.
Quindi raggiunse Selena nel suo studio.
La donna sedeva alla sua scrivania intenta a esaminare delle pergamene. "Sto inviando dei messaggi ai nostri vassalli chiedendo il loro aiuto."
"Ti ho già detto che Taloras..."
"L'alleanza ha bisogno di tutte le forze disponibili per fronteggiare Malag" disse Selena. "Noi ce la caveremo in qualche modo, come abbiamo sempre fatto."
"Spiegami che cosa è successo."
Selena sospirò. "Gastaf è stato ucciso da Jhazar."
Gladia sgranò gli occhi. "Questo è impossibile. Jhazar non sarebbe mai capace di una simile azione."
Selena scrollò le spalle. "L'unica spiegazione che sono riuscita a darmi è che sia passato tra le fila di Malag."
"Non ci credo."
"Ho una testimone che ha assistito all'assassinio di Gastaf."
"Chi?"
"Mia nipote, Eryen."
"Falla venire qui. Voglio sentirlo dire da lei."
"Non c'è bisogno di..."
"Insisto" disse Gladia con fermezza.
Selena sospirò. Ordinò a un valletto di convocare Eryen e portarla nel suo studio.
La ragazza arrivò qualche minuto dopo.
Gladia stentò a riconoscerla. L'ultima volta che l'aveva vista era una bambina di cinque o sei anni e adesso era una donna fatta e finita.
"Lady Gladia" disse Eryen esibendosi in un leggero inchino.
"Eryen" disse Selena. "Racconta a Lady Gladia che cosa è successo nella foresta."
Eryen annuì. "Jhazar ha convinto Gajza e Gastaf a portare l'esercito nella foresta con la scusa di attaccare le forze di Rancey con l'aiuto degli alfar."
Gladia ebbe un tuffo al cuore. "Rancey è qui?"
"Falla finire" disse Selena.
Eryen si schiarì la gola. "Quello che non sapevamo, era che gli alfar si erano alleati con Rancey per tenderci una trappola. Gastaf l'ha scoperto e stava per denunciare Jhazar davanti a tutti, quando è stato ucciso a tradimento. Gajza ha dovuto eliminarlo o sarebbe fuggito."
"E poi che cosa è successo?"
"Rancey e gli alfar ci hanno attaccato e molte lame d'argento sono morte, colpite a tradimento. Gajza ha finto di ritirarsi e poi ha attaccato Rancey e gli Alfar con tutte le sue forze."
"Ma non è bastato" disse Selena terminando il discorso di Eryen. "Gajza è stata sconfitta ed è morta."
"Come fai a saperlo?" chiese Gladia.
"Gli alfar hanno portato fuori dalla foresta centinaia di corpi dei nostri, compreso quello di Gajza."
"Selvaggi" esclamò Eryen.
"Tu come hai fatto a salvarti?" chiese Gladia.
"Gajza mi disse di fuggire dalla battaglia prima che venissimo accerchiate" rispose la ragazza con voce rotta dall'emozione. "Io la implorai di farmi restare al suo fianco fino alla fine ma... lei disse che dovevo andare. E così sono andata." Le lacrime rigarono le sue guance. "Mi sento in colpa per quello che è successo."
"Gajza ha fatto solo il suo dovere" disse Selena. "Tu eri la sua protetta e ti voleva bene."
Eryen annuì e tirò su col naso. "Grazie zia."
"È stata una follia farti rischiare la vita" disse Gladia con tono duro. "Gajza aveva un compito ben preciso e stava per venire meno al giuramento che aveva prestato."
"Eryen, aspettaci fuori per favore."
La ragazza rivolse un inchino alle due donne e uscì dalla stanza.
"Mi sembra una storia incredibile" disse Gladia.
"Eppure è verosimile" disse Selena. "È stato Jhazar a voler portare l'esercito nella foresta fidandosi dell'alfar Therenduil. Inoltre, abbiamo trovato una prova nella stanza di sua nipote."
"Jhazar aveva una nipote?"
"È arrivato alla fortezza in compagnia di due guardie del corpo e di una giovane ragazza" spiegò Selena. "Jhazar l'ha presentata come sua nipote dicendo che doveva andare in moglie a un giovane nobile di un regno vassallo. Ovviamente non esisteva nessuna promessa di matrimonio."
"Hai parlato di una prova."
Selena prese una pergamena dal mucchio che affollava la sua scrivania e gliela porse.
Gladia la srotolò e diede una rapida occhiata. "Hanno tradotto il codice?"
Selena annuì grave. "Il vostro sistema per scambiarvi messaggi non è più sicuro. Per quanto ne sappiamo Malag potrebbe sapere già tutto di voi e di Eryen."
"È impossibile" disse Gladia soppesando la pergamena nella mano.
"Ma non possiamo correre dei rischi" disse Selena.
"Porterò Eryen con me" disse risoluta. "Gajza ha fatto un buon lavoro, ma è il momento di completare il suo addestramento e spiegarle qual è il suo compito."
"Vuoi dirle tutto?"
"Le dirò quello che le serve sapere."
Selena sospirò. "Mi togli l'unica erede rimasta a Nazedir."
"Sapevi bene che questo giorno sarebbe potuto arrivare" disse Gladia. "Ma in ogni caso ti chiederò il permesso di portarla con me. Non voglio che sembri una imposizione dall'alto."
"Tu e Galathyn e Fianna siete sicuri che funzionerà? Eryen da sola potrebbe non bastare."
"Abbiamo un piano di riserva" disse Gladia.
Selena accennò un sorriso per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare. "Come al solito."
"Vorrei ripartire subito" disse Gladia.
Selena annuì. "Prima però dovresti passare a salutare una persona."
"Lei è..." Gladia esitò. "Voglio dire, è ancora..."
"Ti porto da lei."
 
***
 
Gladia restò sulla porta, gli occhi che faticavano ad adattarsi alla penombra in cui era immersa la stanza.
C'era odore di incenso nell'aria.
Una figura esile era distesa sul letto al centro della stanza, illuminata da una sola lampada accesa sulla parete opposta.
Per un attimo pensò di voltarsi e andare via.
"Sta molto male" disse Selena. "Potrebbe essere la tua ultima occasione per salutarla."
Gladia si fece coraggio e avanzò verso il letto, quasi in punta di piedi.
L'anziana distesa sembrava addormentata, ma quando Gladia le pose la mano sulla sua, aprì gli occhi.
"La mia protetta" disse con voce esile.
"Bama Lucine" disse Gladia. "Zia."
"Ma guardati. Saresti stata una regina perfetta. Non sai quante volte l'ho ripetuto a tuo nonno Hanso, quella testa dura. Doveva cambiare la legge e invece..."
Gladia accennò un leggero sorriso. "Come stai?"
"Come vuoi che stia? Tra poco l'angelo nero verrà a prendere la mia anima per guidarla negli inferi."
"Andrai nei giardini del cielo" disse Gladia cercando di usare un tono rassicurante.
"Solo i buoni vanni nei giardini" disse Lucine. "Quindi immagino che siano vuoti. Che spreco di spazio."
Gladia cercò di non ridere ma non le riuscì. "Sei sempre la solita" disse accarezzandole la mano grinzosa e ruvida allo stesso tempo.
Lucine sospirò. "La nipote di Jhazar" disse fissando il vuoto.
"Cosa?"
"La vedrei bene con il nostro Isan. Il piccolo Isan. Dov'è ora? È rientrato dalla sua cavalcata pomeridiana? Non deve fare tardi o sua madre si arrabbierà."
Gladia sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi. Isan era morto prima che lei entrasse nel circolo di Taloras. Era il fratello minore di zia Lucine e di suo nonno Hanso, il re. Era un giovane aitante e garbato, amato da tutti. Il Principe di Primavera, come lo chiamavano tutti. Una caduta da cavallo aveva troncato la sua ascesa.
"Zio Isan sta bene" disse Gladia.
Lucine però aveva chiuso gli occhi.
"Dormirà per qualche ora" disse Selena. "Il sonno è una conseguenza delle pozioni che i guaritori le danno per lenire il dolore."
Gladia si protese in avanti e baciò Lucine sulla guancia. Era fresca e profumata come la ricordava da giovane. L'anziana si agitò nel sonno ma non si svegliò.
 
***
 
Eryen l'attendeva nel cortile della fortezza.
C'erano voluti tre giorni per preparare ogni cosa.
Quando la vide arrivare la giovane erede di Selena saltò in sella. Sembrava ansiosa di andarsene.
"Che cosa ti ha detto tua zia?" le chiese Gladia.
"Stovoi Selena dice che mi spiegherai tutto strada facendo" disse la ragazza.
Gladia non ne era sicura ma vide qualcosa brillare nel suo sguardo. Sperò che fosse quello che lei si aspettava. "Sarà un viaggio lungo e ne approfitteremo per conoscerci meglio. Dovrò completare il tuo addestramento e farti diventare ciò che sei destinata a essere."
Eryen si limitò ad annuire. "Dove andiamo adesso?"
"A Gadero" rispose Gladia. "Devo incontrare delle persone importanti in quel luogo e devi essere presente anche tu."
"E lo stesso posto di cui parla la pergamena che la nipote di Jhazar ci ha rubato?"
Stavolta Gladia era sicura di aver visto qualcosa brillare negli occhi della ragazza. Ma fu qualcosa di fugace. "Sì" disse. "Proprio quello."
"Non è pericoloso? E se ci tendessero una trappola?"
Stavolta Gladia si concesse un sorriso. "Invece saremo noi a tendere una trappola a quella spia. E quando sarà nelle mie mani le tirerò fuori la verità con ogni mezzo in mio possesso."

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