Secondo
Anno
Era
una splendida giornata d’autunno quando Clarke si avvicinò lentamente al campo
di Quidditch dalla forma ovale situato accanto alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts.
Quello
non era mai stato esattamente il suo passatempo sportivo preferito; anzi, a
dirla tutta, non si piazzava nemmeno trai i primi cinque hobby che la ragazza
aveva appena finito di compilare mentalmente mentre percorreva, dubbiosa, un
paio di gradini scoscesi. Suo padre, stando a quanto sia lui che Thelonious le
avevano raccontato fin da piccola, era sempre stato un giovane asso del
Quidditch e quella particolare passione sportiva lo aveva inseguito sin da
adulto, trasformandosi in una vera e propria ossessione permanente. Lei,
d’altronde, aveva ereditato dalla madre l’amore per la natura e per la
medicina, crescendo totalmente indifferente a quella strana pratica sociale che
la gente tendeva a chiamare sport.
Eppure,
nonostante tutto, eccola lì, pronta a sprecare un intero pomeriggio di svago solo
per il Quidditch.
Durante
le vacanze estive aveva promesso a Raven Reyes – la ragazzina con la coda da
cavallo che aveva conosciuto in treno un anno prima e sua migliore amica da
allora – che l’avrebbe sicuramente
accompagnata a fare un provino per ottenere un posto nella squadra dei
Corvonero.
Adesso
che erano anche passati al secondo anno, Raven aveva ottenuto il permesso di
partecipare alle selezioni per guadagnarsi un ruolo da Cercatore all’interno
del team, allenandosi duramente e guadagnandosi l’attenzione dei ragazzi più
grandi.
Il
sorriso di Clarke si oscurò leggermente al pensiero dell’amica in competizione
con la squadra dei Grifondoro – e quando pensava ai Grifondoro si riferiva solo
e solamente a quella diabolica canaglia di Bellamy
Blake – ma quasi subito scosse le spalle, percorrendo l’ultimo tratto visibile
di strada.
C’era
voluto davvero parecchio tempo perché Wells si abituasse all’idea che Clarke fosse
entrata a far parte della famiglia dei Serpeverde. Per i primi quattro mesi
dopo lo smistamento, il suo vecchio amico d’infanzia non aveva fatto altro che
guardare la bionda come se da un momento all’altro tutta quella faccenda delle
Case separate si sarebbe semplicemente risolta come uno sbaglio del Cappello
Parlante, o peggio, come se Clarke si sarebbe arresa all’idea che il verde e
l’argento proprio non erano i suoi colori migliori.
Ovviamente,
c’erano state alcune cose che la bionda doveva ancora capire della propria Casa
ma per il resto si era immediatamente trovata a proprio agio tra le fila dei
Serpenti, lasciandosi una volta per tutte la criptica e deprimente profezia del
Cappello Parlante alle spalle.
Wells,
dopotutto, sembrava essere letteralmente rinato dopo lo smistamento tra i
Tassorosso: era come se l’allontanamento dalla Casata che si era tramandata per
generazioni all’interno della sua famiglia l’avesse finalmente liberato da un
peso inimmaginabile, aiutandolo a crearsi pian piano una propria identità, separandosi
finalmente dall’ombra imponente del padre.
Il
suono acuto di una breve risata risvegliò Clarke dai suoi ricordi e la ragazza
si rese conto con un pizzico di confusione di aver quasi superato il campo di
Quidditch durante il rapido flashback che l’aveva accompagnata fin lì.
Riconobbe
Raven, poco distante dal centro del terreno, con i capelli lisci e scuri
racchiusi nella solita coda da cavallo, i grandi occhi marroni e una scopa tra
le mani. Accanto a lei, un altro membro dei Corvonero, Miles Shaw, con le
labbra carnose e le orecchie leggermente a sventola, stava dicendo qualcosa a
Raven, gesticolando con le mani e dondolando la scopa avanti e indietro.
Dall’altra
parte del campo, invece, sostava Bellamy Blake, agghindato di tutto punto con i
colori dei Grifondoro e con quel solito ghigno prepotente che tanto la
innervosiva. Di fianco a lui c’era una ragazza che Clarke conosceva solo di
vista, con i capelli racchiusi in due treccine chiare e una fascia gialla a
coprirle la fronte.
Clarke
ignorò palesemente i Grifondoro sullo sfondo, procedendo spedita verso il
centro dello stadio.
Quando
raggiunse i due Corvonero, entrambi i ragazzini sollevarono la testa,
accogliendo la bionda con un saluto caloroso.
“Allora,
Raven” disse allegramente Clarke, dando all’amica una pacca informale sulla
schiena. “Quando inizia la partita?”
“Tra
poco” rispose la mora, vispa come un grillo, alzando il pollice in segno di
approvazione. “Ci dividono in coppie e l’obiettivo finale è quello di catturare
il Boccino d’Oro; chi fallisce viene eliminato e chi rimane per ultimo, vince.”
Raven
diede un pugno giocoso sulla spalla di Clarke, alzando le sopracciglia e
sorridendo sicura. “La competizione è alquanto feroce, quest’anno, ma ho
calcolato nel dettaglio i punti deboli dei miei avversari.”
“Ottimo
lavoro” disse la bionda, mentre Shaw annuiva soddisfatto e si assicurava di
aver portato a termine gli ultimi preparativi prima della partenza.
“Lo sai, che sono un genio” si vantò Raven,
ridacchiando fiduciosa.
Clarke
aggrottò le sopracciglia, sospirando frustrata. “Hey, genio, cerca piuttosto di
mantenere l’attenzione sugli altri giocatori, d’accordo? Alcuni di loro possono
essere davvero pericolosi.”
E
immediatamente, puntuali come un orologio svizzero, gli occhi blu di Clarke
incrociarono lo sguardo vigile e incuriosito di Bellamy, incapaci di allentare
la presa e di abbandonare l’oggetto del loro disprezzo quotidiano.
Come
sempre, com’era sempre stato sin dal giorno del loro primo incontro, Clarke
decifrò sulla faccia lentigginosa di Bellamy un messaggio di sfida che la turbò
e insieme la irritò senza mezzi termini. Non poteva farci proprio nulla, ma si
sentiva come se ogni volta che si trovava vicino al ragazzo, quest’ultimo non
vedesse l’ora di provocarla e di farle perdere le staffe, senza sapere che in
realtà Clarke amava le sfide, forse
più di quanto non amasse anche vincerle.
La
bionda continuò a sostenere lo sguardo strafottente del ragazzino moro,
intenzionata a non voltare la testa per prima.
Raven
la fissò titubante, conoscendo ormai a memoria quel rituale giornaliero. “Sì,
Clarke, starò attenta. C’è anche Monty, se vuoi sederti vicino a lui.”
“Ok,
mi raccomando” disse la bionda, dopo che finalmente Bellamy ebbe mollato la
presa, perdendo la sfida di sguardi.
“Clarke!”
la salutò Monty, quando la bionda lo raggiunse in alto sugli spalti.
Gli
occhi a mandorla del ragazzino orientale erano ancora incollati sul campo di
Quidditch. “Quest’anno c’è più affluenza dell’anno scorso e chissà, forse, per
una volta, i Corvonero riusciranno a mettere su una squadra decente. Nemmeno le
altre sono tanto male. Se calcoli la velocità degli avversari più la loro forza
fisica, puoi certamente – ”
Clarke
riuscì a stento a seguire la conversazione, focalizzata com’era nell’osservare
le figure lontane di Raven e di John Murphy – il ragazzo dalla faccia da squalo
e dai capelli marroni pettinati con la riga al centro – al di sotto dello
stadio. I due antagonisti sembravano essere nel pieno di una discussione accesa
e la bionda dovette trattenersi dal lanciare un incantesimo di trasfigurazione al
Serpeverde.
“Sarà
interessante vedere Blake volare” affermò Monty, catturando finalmente
l’attenzione di Clarke. “Ho sentito dire che non è per niente male. Ed è anche
uno dei Cercatori favoriti. Qualcuno sostiene che sia abile quasi quanto tuo
padre alla sua età.”
La
ragazza bionda alzò un sopracciglio, indecisa se ridere o gridare. Avevano davvero avuto il fegato di paragonare
suo padre a quell’insulso spaccone?
“Beh,
lui resta comunque il figlio di due
babbani e mio padre non dovette corrompere nessuno per ottenere un ruolo nella
squadra come indubbiamente è stato il
caso di Bellamy.”
Monty
spalancò la bocca, visibilmente sconvolto. “Cavolo, Clarke, stavo solo
riportando alcune voci di corridoio, tutto qui. A volte mi dimentico che razza
di piccola Serpeverde puoi essere.”
La
bionda scosse le spalle, tornando a concentrarsi sulla partita appena iniziata.
In
effetti, c’era sul serio un sacco di competizione e Clarke non riusciva a
credere che così tanta gente volesse ottenere un ruolo di Cercatore per la
propria squadra.
Comunque,
alcuni studenti erano proprio terribili.
Il
primo avversario di Raven per poco non cadde dalla scopa tentando di
acchiappare quella che poi si rivelò essere una farfalla mentre un ragazzo del
terzo anno, ridicolmente magro e basso, fu trasportato in infermeria dopo
essere andato a sbattere contro uno dei pali del campo da Quidditch.
Gli
altri si rivelarono abbastanza promettenti, tanto che Clarke fece fatica a
tenere il loro passo dagli spalti. Raven era senz’altro una delle più veloci e capaci
sebbene Monty, al suo fianco, continuasse a borbottare qualcosa sul fatto che
l’amica avrebbe potuto migliorare il giro di svolta.
Per
quanto odiasse ammetterlo, anche Bellamy era uno dei più dotati.
“Scusa,
Clarke, ma quel ragazzo sa come volare” cinguettò Monty, dopo che Bellamy
completò una difficilissima giravolta a destra e strappò il Boccino dalle mani
di un Serpeverde all’ultimo momento. Il ragazzino robusto del sesto anno con
cui era stato messo in coppia fu sbalzato all’indietro, visibilmente furioso
per essere stato sconfitto da un Grifondoro pure più piccolo di lui.
“Meglio
che Raven rimanga concentrata o la partita avrà già un vincitore.”
Clarke
arrossì leggermente, ripensando al commento poco carino di prima sul ragazzo
lentigginoso.
Alla
fine, quasi tutti i contendenti al ruolo di Cercatore vennero eliminati, fatta
eccezione per quattro studenti; tre del secondo anno e uno del quarto. Raven,
Bellamy, Murphy e un ragazzo di Tassorosso.
L’arbitro
dell’incontro, la Professoressa Indra, obbligò i ragazzi a stringersi le mani –
cosa che fecero, ognuno di loro sorridendo a modo proprio e scambiandosi
qualche parolina che Clarke avrebbe sicuramente voluto ascoltare.
“Che
succede, adesso?” chiese la bionda. “Non hanno già vinto tutti e quattro?”
“Esatto,
ma quest’anno il gioco prevede anche un’altra tappa. La chiamano la “Battaglia dei Gladiatori”. Chi di loro
riuscirà a rimanere per ultimo e ad acciuffare il Boccino conquisterà il doppio
dei punti per la propria Casata.”
L’atmosfera,
attorno all’arena, si fece improvvisamente tesa e perfino Clarke si ritrovò a
guardare la partita con eccitazione non appena i quattro studenti delle quattro
differenti Case si rialzarono in volo, pronti a tutto pur di vincere.
“Rilasceranno
anche i due Bolidi; guarda, Clarke” mormorò Monty, indicando alla bionda il
punto specifico dove l’Insegnate dalla pelle scura stava per liberare le grosse
palle di ferro dalla custodia agitata. “Verranno pescati a sorte anche quattro
Battitori appartenenti a ciascuna delle loro Case. Adesso sì che il gioco si
farà interessante.”
Un
fischio penetrante squarciò l’aria attorno e Indra fece qualche passo indietro,
liberando finalmente i due Bolidi e il Boccino d’Oro.
Sia
Bellamy che Murphy volarono dritti in direzione del Boccino, piegandosi in
avanti con la schiena e lanciandosi sguardi di sfida da sinistra a destra.
Raven,
d’altronde, imboccò la direzione opposta, schivando quasi un Bolide e superando
il Battitore dei Corvonero.
“Che
diavolo sta facendo?” domandò Clarke, sfregandosi le mani con apprensione.
Monty
scosse la testa, aggrottando le sopracciglia. “Io non…non lo so. Non ne sono
sicuro.”
Nel
frattempo, i due ragazzi, forse a causa dei Bolidi, forse a causa della
stanchezza, non facevano altro che bloccare l’uno i movimenti dell’altro,
incapaci di avanzare oltre e di avvicinarsi anche di poco al Boccino d’Oro. Il
Battitore di Tassorosso, diversamente da quelli di Serpeverde, Corvonero e di
Grifondoro, sembrava essere il più scarso in campo, tanto che per un momento
non rischiò di beccarsi un Bolide dritto in testa, facendo sbandare l’amico che
per poco non si schiantò contro le mura.
Il
ragazzo gridò qualcosa verso di lui, visivamente furioso e indebolito, mentre
Murphy e Bellamy volavano a tentoni in cerca del Boccino, cambiando
continuamente rotta e ricominciando da capo la caccia.
Clake
si concentrò attentamente su Raven.
La
ragazza con la coda da cavallo volò in alto, per poi soffermarsi a bassa quota,
rimanendo immobile qualche minuto, chiudendo gli occhi e annusando l’aria. La
bionda notò con non poca difficoltà che l’amica stava picchiettando con le dita
della mano destra sul manico della scopa, quasi stesse seguendo il ritmo di una
melodia che solo lei poteva sentire.
All’improvviso,
la mora spalancò gli occhi e il suo viso s’illuminò d’entusiasmo.
Clarke
comprese subito che l’amica aveva capito chissà come dove trovare il Boccino e
che adesso sarebbe andata dritta verso di lui.
Raven,
infatti, accelerò il ritmo di volo, dirigendosi spedita verso il cuore del
campo e aguzzando gli occhi scuri. Sfrecciò come una saetta quando vide il
Boccino d’Oro sostare beato al centro dell’arena e si mosse talmente rapida da
disegnare solo una chiazza di blu in cielo. Sotto di lei, Bellamy notò la
scena, accelerando anche lui in direzione del bottino volante.
Quando
alla fine i due contendenti furono fianco a fianco, nessuno avrebbe potuto dire
con certezza chi dei due sarebbe stato il più veloce nell’acciuffare il
Boccino. Entrambi zigzagarono in mezzo al campo, schivando le palle di ferro e
ritornando velocemente in carreggiata.
All’improvviso,
quando ormai le palpebre statiche di Clarke dovettero chiudersi da sole per il
bruciore, la bionda vide con la coda dell’occhio il Battitore della squadra dei
Tassorosso cadere dalla scopa, finendo col sedere per terra. Sopra di lui, il
giocatore dei Serpeverde, Murphy, che aveva colpito l’avversario con una
spallata violenta, accompagnò un Bolide in direzione del Cercatore dei
Tassorosso che, incapace di schivare la palla pesante, cadde a terra anche lui.
“Qual
è il suo problema?” gracchiò Monty, aggrappandosi spaventato alla sedia.
Clarke
non ebbe bisogno di vedere il resto per capire qual era il piano di Murphy.
“Sta
puntando ai Battitori delle squadre avversarie. Eliminati loro, non ci sarà più
nessuno a difendere i Cercatori dai Bolidi e la caccia al Boccino sarà più
difficile.”
“Ma
è…scorretto. Anche per un Serpeverde.”
Clarke
avrebbe voluto dirgli che per raggiungere il proprio obiettivo non esisteva
nulla di scorretto per un Serpeverde ma le parole le morirono in gola quando
vide che Murphy aveva ormai fatto fuori tutti i Battitori tranne il suo.
Dopodiché
accadde tutto talmente velocemente che nessuno fu in grado di fare qualcosa.
I
due Bolidi si fiondarono insieme addosso a Bellamy, allontanandolo dal Boccino
e portandolo fuori dal campo. Raven si scostò giusto il tempo di schivare un
palo, tremolando da sopra la scopa.
Ora
erano rimasti solo lei e Murphy.
Il
Boccino d’Oro scivolò veloce dentro l’arena, portando i due Cercatori quasi a
schiantarsi contro gli spalti. Dopodiché si piazzò davanti alla ragazza mora,
sventolando le ali e ballonzolando inaspettatamente.
Clarke
vide Murphy cercare di far perdere l’equilibro a Raven, colpendola con le
setole dure della scopa.
Raven,
senza battere ciglio, si fece più veloce di lui, acquattandosi contro la scopa
e provando ad alzarsi in piedi.
Clarke
trattenne il respiro mentre Monty le arpionò un braccio.
Quando
finalmente la loro amica riuscì a posare i piedi sulla scopa e a tendere una
mano verso il Boccino d’Oro, uno dei due Bolidi che avevano inseguito Bellamy
qualche minuto prima si gettò contro Raven, colpendole fortemente la gamba
sinistra e facendola cadere rovinosamente a terra.
Clarke
osservò la scena a rallentatore, come se in quel momento il suo spirito e la
sua coscienza si fossero sdoppiati, sbalzandola al di fuori del proprio corpo senza
la sua volontà.
Contemplò
tutti i maghi presenti fuori dal campo accorrere in soccorso della sua migliore
amica, distesa per terra, mentre gridava dal dolore e si teneva la gamba
squarciata. Poi fu il turno dei ragazzi seduti in alto.
Vide
Bellamy, ferito e insanguinato, mentre guardava la scena da lontano con la
faccia preoccupata, sporca di terra e sudore. Murphy, poco distante dal
ragazzo, aveva la bocca spalancata e gli occhi iniettati di sangue.
Quando
la bionda si rese conto di essere rimasta ormai sola, in piedi tra gli spalti, un
movimento repentino oscurò tutto il resto, coprendo ogni altro rumore di sottofondo
attorno a lei.
Il
Boccino d’Oro apparve davanti al suo naso, sbattendo dolcemente le ali e
librandosi sospeso in aria.
Clarke
protese un braccio, spalancando cautamente la mano. Il Boccino dorato fece un
leggero balzo in avanti, carezzandole il palmo della mano aperta.
All’improvviso,
l’effetto rallentatore svanì, rapido e incolore così come si era manifestato
poco prima, e Clarke riuscì a percepire una sola voce.
Una
voce familiare, calda e chiara come la prima volta che l’aveva ascoltata.
La
voce del Cappello Parlante.
Ringrazio
per i commenti e per le domande sul Capitolo Uno che mi avete lasciato! Sto
cercando di prelevare qualcosina dal telefilm e di farlo combaciare con la
storia, per quanto possibile.
La
“Battaglia dei Gladiatori” voleva essere un omaggio ai combattimenti dentro
l’arena che vediamo iniziati da Octavia nella Season 5.
La
ferita alla gamba di Raven…beh, c’è davvero bisogno di una spiegazione?
Niente
spoiler ma, qualcuno che sta seguendo gli ultimi episodi e che sta soffrendo
come me?