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Autore: Lady R Of Rage    20/07/2018    1 recensioni
Ogni tanto le storie di Lordran hanno un risvolto diverso. Come questa, in cui non è il glaciale Sulyvahn a bussare alla porta di Lothric, ma una religiosa di nome Friede, che impugna una spada d’ossidiana e ottiene i propri scopi non con la manipolazione e i sussurri, ma con la violenza selvaggia di una fiamma nera.
Presto, a Lothric, non c'è che gelo. Gelo sulla pelle di Gwynevere, prigioniera e sfinita, che stringe tra le braccia un marito sempre più consumato e vede in sogno i figli che le sono stati tolti. Gelo sulle membra di Gwyndolin, in fuga in un mondo dove la Luna non splende. Gelo negli sguardi di Vordt e Kendra, costretti a fingere benevolenza verso una tiranna che non fa nulla per piacere. Gelo nelle lingue di Lothric e Lorian, che recitano salmi ascoltando la sorellina piangere. Gelo nell’aria, nella terra, e persino nella Fiamma che lenta si spegne.
Oppure, chissà, nemmeno il gelo di Friede basta a spegnere l’ardore della terra degli uomini, né a contenere grida di rabbia sempre più forti.
[Dark Souls III | AU | Incentrata Soprattutto Su Gwynevere]
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Gwyndolin, il Sole Oscuro
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo III: Acqua, Veli, Pane


Una piazza tonda, una fontana d’acqua ghiacciata, uno schieramento di Sacerdotesse che attende sull’attenti. Gwynevere cerca con gli occhi la carrozza che conteneva Lothric e Lorian, la mano di Oceiros che vibra nella sua stretta fredda, ma nel riquadro di mondo esterno che intravede non c’è traccia dei principi gemelli. Si volta verso il marito e fa cenno di no. L’ex re grugnisce, e reclina la testa sul suo petto con aria sfinita. 
-Casa dolce casa.- proclama Kendra. -Non avete idea di quanto mi è mancata.-.
Il volto metallico di un’Evangelista sporge da dietro il finestrino. Gwynevere sobbalza. -Siamo arrivati.- dice la sconosciuta. -Fate come dovete.- 
Un clicchettio di chiavi annuncia l’apertura della porta: Gwynevere guarda Oceiros, e per un attimo desidera poter restare ancora un po’ nella carrozza, per averlo vicino. 
-Venite con me, mia regina.- Kendra si carica la bisaccia in spalla e si avvolge nella mantella da viaggio. -Vi guiderò io.-
Oceiros impreca, saliva che gocciola da sotto il bavaglio, e Kendra rotea gli occhi. -Vostra Maestà, vi prego. Verranno a prendervi a breve. State buono, una volta nella vita.-
Sì, ha ragione. Stai buono, Oceiros. Appena le catene sono rimosse dai suoi polsi, Gwynevere scende dalla carrozza appoggiandosi all’Evangelista, le gambe rigide che tremano sui gradini. A terra, l’Evangelista lega di nuovo le sue mani dietro la schiena. Kendra le prende un braccio e la guida con sé lungo la scalinata che conduce alla cappella. Gli stivali imbottiti sono morbidi, la mantella di lana tiene abbastanza caldo da non sentirsi cadere a pezzi, e Gwynevere tace, procede calma, cercando con gli occhi i capelli biondi di due principi perduti.  
-Non preoccupatevi.- Kendra volge la testa all’indietro, godendosi la neve nei capelli sciolti. -Vostro marito starà bene. Se ne occuperà il mio amico Vordt, e lui è buono come il pane.- Gwynevere annuisce e trema, seguendo con gli occhi il sole grigio e rigonfio dietro alle nuvole. 
Kendra la conduce lungo le scale, serrandole il polso nella sua forte mano scura. Il vento scuote la sua gonna e le stringe la gola con mani artigliate. La scalinata sembra non finire mai, e la cappella è così grande, così appuntita, così glaciale. Gwynevere tossisce nel bavaglio, e a metà della scalinata cade in ginocchio, intirizzita. Kendra si ferma, guardandola. -Davvero?-
Gwynevere scuote la testa e si rialza appoggiandosi alla ringhiera con la spalla. 


Gwyn, padre mio, illumina con il tuo Sole la mia strada. Fa che non mi perda.
Irithyll è fredda, e Gwynevere si sente fredda altrettanto mentre giace nella sua cella, la stoffa sporca e irrigidita del suo abito che le graffia le cosce e i seni. C’è una candela di fianco a lei, un piccolo sole nella tenebra completa della sua prigione, ma il suo calore non basta a rinfrancarla. L’hanno sbattuta in una stanza vuota con un calcio; le hanno slegato le mani e liberato la bocca, ma sono rimasti sordi alle sue richieste. -Dove sono i miei figli? E mio marito? Vi prego, dovete dirmelo.-. Dopo averla rinchiusa era calato il silenzio, e Gwynevere ha impiegato un tempo che le pare infinito a smettere di tremare. 
Non è una vera cella: doveva essere stata un ripostiglio o la camera di un novizio, prima di essere svuotata completamente. Non ci sono finestre, né arredi di qualunque tipo eccetto per la candela. Gwynevere dorme a sprazzi, avvolta nella sua mantella come in un bozzolo, e ogni volta che si sveglia mormora una preghiera dalle labbra secche. Gwyn, padre mio, scalda con i tuoi raggi il mio amato Oceiros e i miei bellissimi bambini. Che il Sole e la Luna Oscura veglino sulla nostra sorte. Si massaggia le mani e soffia sulle dita doloranti. Andrà bene, deve restare calma: non l’hanno portata fino a là solo per ucciderla. Non avrebbe senso. 
Passi risuonano nel corridoio, Gwynevere si alza, si riscuote, si libera il volto dai capelli. Presto si saprà che Lothric è caduta, e verranno in mio soccorso. Aveva tre fratelli quando era bambina: uno solo le è rimasto, ma da solo ha in sé il potere inarrestabile della Luna Oscura. La Luna non brilla senza la luce del Sole: Gwyndolin, non dimenticarmi. Ti prego.  
La porta si apre. Gwynevere strizza gli occhi alla luce improvvisa. Vede due stivali, delle brache scure di lana, un paio di grandi occhi. Kendra è ricomparsa, e sorride come a una vecchia amica. 
-Voi non mi tirerete addosso nulla?- 
-Che cosa?- Gwynevere sbatte le ciglia.
-Il mio amico Vordt è giunto poco fa a visitare vostro marito nella sua cella. Sua Grazia gli ha tirato addosso il pitale. Colmo.-
-Ah.- Gwynevere sospira: il solito Oceiros. -Perdonate mio marito, non sopporta bene la tensione. Vi assicuro che da me non subirete alcun male, se non ve ne sarà donde.-
-Non preoccupatevi, Vostra Grazia, vi conosco ormai. L’ha anche mancato. Vordt era solo divertito, ma voi non farete così, nevvero?-
Gwynevere mormora un no, rialzandosi sulle gambe tremanti. I denti bianchi di Kendra luccicano nella penombra. È alta come i soldati di Lothric, e sicuramente non digiuna come lei. Inutile rischiare – non con quello scellerato di Osi che si spoglia in mezzo ai religiosi: ma che sta facendo? È partito di cervello? 
-Dovete rimanere tranquilla, sono vostra amica. Voglio solo il bene del regno.- 
-È per questo che lavorate per Sorella Friede?- 
Kendra scrolla le spalle. -Una mano mi porge nutrimento: come posso io rifiutarlo?- 
-State citando qualche preghiera?-
-Sono versi del Grande Libro della Chiesa Nera. Sorella Friede ha imposto a tutti di impararlo a memoria. In questo senso Vordt se la cava molto meglio di me.- 
Continua a parerle una donna ragionevole. Gwynevere sistema le pieghe della tunica e abbassa lo sguardo con fare sottomesso; ma non lo allontana dai suoi piedi, ed è pronta a balzare indietro al primo passo brusco. 
-Vi prego, sorella. Abbiate pietà di una madre addolorata. Avete notizie dei miei figli, Lothric e Lorian?- 
-Tutti le abbiamo.- fa Kendra. -Sorella Friede li tiene con sé alla Chiesa di Irithyll. Ha approntato per loro degli appartamenti nel campanile settentrionale. Se ne occupano Sorella Emma e Sorella Gertrude.-
Gwynevere non fa in tempo a sospirare di sollievo per Emma, che il secondo nome la fa piombare nuovamente nello sconforto. Mai sopportata, quella Gertrude. L’ancella più irritante mai avuta in secoli di regno. Si appoggia al muro. -Se potessi vederli…-
-Non si può.- Kendra solleva una mano. -Mi dispiace davvero tanto, credetemi. Non sono nessuno per contraddire gli ordini. Voglio solo sopravvivere, mi capite?-
Gwynevere accenna un altro sì. Ha bisogno di dormire: anche senza guardarsi allo specchio le sembra di sentire le occhiaie premere sotto i bulbi oculari. Ma come posso dormire, nel nome della Prima Fiamma, nella situazione dove sto?
Kendra apre la bisaccia che porta in spalla e ne trae una bottiglia di vetro, un piatto di legno privo di intarsi e una pagnotta di grano duro avvolta in un panno. -Tenete, rifocillatevi. Sorella Friede intende conferire con Sua Maestà il re domattina presto.- 
Gwynevere vorrebbe prendere il muro a calci. Perchè lui e non io? Non è difficile capire il gioco di Sorella Friede: a suo marito ci vuole poco per dare in escandescenze, soprattutto con i religiosi, e un suo scatto basterà a rendere definitiva la loro condanna. 
nudo.- riesce solo a dire. Kendra ride. -Lo so. Sorella Friede perderà tutti i capelli al sol vederlo. Ma non disperate, Vostra Grazia. Forse, in questa città sacra, gli dei saranno misericordiosi persino con un ateo dichiarato.- 
Gwynevere si libera il volto dai capelli e si mette a sedere. Così come stanno le cose, persino lei potrebbe smettere di credere. Afferra la pagnotta e ne strappa via un pezzo grande come un pugno, azzannandolo e masticando a bocca aperta. Non è un portamento da regina, ma la fame nuoce molto alla memoria.
-Toglietemi una curiosità.- Kendra sogghigna. -Io sapevo che i sovrani di Lothric fossero degli zeloti religiosi, sempre a stretto contatto con la loro Chiesa, i Tre Pilastri e quant’altro. Eppure, poco fa ho sentito Sua Maestà che bestemmiava tutti i culti possibili. Come mai?-
Gwynevere chiude gli occhi, come se le avessero dato uno schiaffo. Perchè fa così? Perché? -Dice che quando era principe lo hanno imbottito così tanto di religione che da re non ne può più. Credo che…- Gwynevere si massaggia le dita. -Credo che bestemmiare lo faccia sentire potente. Non regge bene la tensione, si sente sminuito. E vuole riabbracciare i nostri figli.- 
E io voglio riabbracciare tutti e tre. Vorrebbe essere Gwyndolin: algida, impassibile, senza paura, perché la giustizia arriva sempre, nessuno sfugge alle Lame della Luna Oscura. Quando basta nascondersi in una zona d’ombra per sfuggire al Sole. 
Ma avevo altri due fratelli. Finias era stoico e granitico come un vero soldato, Filianore spavalda e sfacciata, sempre pronta a farsi valere. Entrambi hanno affrontato degnamente le loro prove. L’esilio, il sonno eterno: cos’è la mia sorte paragonata alla loro? Quella notte, lo giura, li pregherà assieme a suo padre. 
-Mi piace, Sua Maestà. Dice quello che pensa.- 
Ed era proprio per quello che lo amavo. Oceiros non sa fare altro che il re, la prigionia lo manderà in pezzi come vasellame. Gwynevere deglutisce. Strappa un’altra fetta di pane e la ingoia senza cerimonie. 
Il mio stravagante marito e i miei bambini adorati sono fuori da questa porta, e io sono prigioniera e impotente. Se solo Friede volesse ascoltarmi…
-So che avete paura.- mormora Kendra. -Lo capisco anche. Al vostro posto sarei terrorizzata. Ma vi imploro di non perdere la fede. Forse, Sorella Friede saprà essere ragionevole.- 
-Fede.- Gwynevere si pulisce via le briciole di bocca. Il pane è croccante all’esterno, con un cuore burroso dal forte sapore di noci. -Che mai può portarmi, la fede?-
-Speranza.- sussurra Kendra. La guerriera si inginocchia di fianco a lei, le prende le mani, le sorride. Sono così morbide, le sue, e così scure. Regali. 
-Io non apprezzo quello che sta succedendo, posso assicurartelo. Vorrei fare di più per te.-
Chi mi dice che possa fidarmi? Gwynevere annuisce e stringe quelle mani così belle. È stanca, dolorante, non è abituata a dormire sul pavimento, ma anche se potesse adagiarsi su materassi imbottiti, e avvolgersi nelle sete finissime del suo letto nuziale a Lothric, sa che la preoccupazione continuerebbe a tenerla sveglia. Sarebbe così bello potersi fidare. 
-Io cerco solo di sopravvivere.- dice Kendra. -Vordt la pensa come me. Resta che noi, Friede, non la sopportiamo. Cercherò di entrare nelle sue grazie, per voi. Non vi dimenticherò. Lothric non dimenticherà facilmente.-
-Sembra di parlare con mio marito.- una faticosa risata sfugge alle labbra di Gwynevere. 
-Evidentemente,- soggiunge Kendra, -sono più megalomane di quanto credessi.-
Gwynevere serra le dita attorno alla mantella. Se solo potessi… no, è persino fuori dalle sue forze. Eppure, le parole escono come un fiume in piena.
-Vi prego, dite ai miei figli che ci sono. Che sono qui, che loro padre è qui,- Oceiros, mio adorato, non fare stupidaggini, -che gli vogliamo bene. 
Persino nella penombra, Gwynevere riesce a vedere Kendra rabbuiarsi. -Non si può. So dove sono, ma non posso vederli. Ve l’ho detto, incontrano soltanto Sorella Friede e Sorella Gertrude.- 
Gwynevere mugugna un “maledizione”. -Odio quella Gertrude.- 
-Perché, io no?- Kendra rotea gli occhi. -Mi chiama “danzatrice meretrice”, e oggi a pranzo mi ha chiesto in quale porto di mare mi abbiano trovata. Eppure Sorella Friede l’adora.-
Due piselli nello stesso baccello. Gwynevere si sente ancora più, terribilmente, stanca di prima. Si massaggia le mani, sconfortata. 
-Grazie.- sussurra. -Non ho altro da dirvi.- 
La guerriera sospira. Irithyll prosciuga tutto e tutti, come un insetto parassita.
Gwynevere si accuccia, di nuovo, appena Kendra la lascia sola. Il rumore del chiavistello la fa tremare nel suo abito; nonostante abbia mangiato solo un po’ di pane si sente lo stomaco pesante. Beve un sorso d’acqua, ansimando nella tenebra. Vorrebbe piangere, dormire fino alla fine del mondo come sua sorella Filianore, ma nemmeno i sogni, per la loro natura incognita, paiono più un sollievo. 
Sono figlia di Lord Gwyn, regina del sole: dovrei combattere, ma come? Stringe le mani l’una nell’altra e serra gli occhi. Le lacrime non escono. 


Lo sveglia la mano di Lothric, che scuote la sua spalla con fatica. -Lorian. Sveglia, Lorian. Siamo arrivati.- 
Lorian si strofina gli occhi, sistemandosi sul sedile della carrozza. Lothric gli porge la coperta, il braccio tremante attorno alla lana. -Fa freddo. Devi coprirti.-
-Vostro fratello ha ragione, principe Lorian.- sorride Emma. -Irithyll è una città dal clima molto rigido. Non dovete infreddarvi.- 
Lorian annuisce. È buona, Emma. Le vuole bene quanto a Madre e Padre – quasi quanto allo stesso Lothric. Il principe si avvolge nella coperta e guarda dal finestrino della carrozza. 
-C’è un cielo molto grigio.- commenta. -Non so se mi piace qui. Lothric era più bella.-
-Non riesco a vedere il Sole.- sospira Lothric. -Madre dice che il Sole veglia su di noi, e ci protegge da ogni male.- Prende le mani di Lorian, mani di adulto paragonate alle sue, e le sfiora con le sottili dita. -Secondo te Madre si sbagliava?-
-Su, Vostre Grazie, portate rispetto ai vostri genitori.- Emma sorride. -Adesso vi accompagneremo nelle vostre camere e potrete riposare.- 
-Meno male.- sorride Lorian. -Ho proprio bisogno di sdraiarmi su un vero letto.-   
La carrozza è ferma, e la piazza che li attende oltre la porta chiusa è grigia come il cielo. C’è una fontana tonda nel mezzo, ma Lorian non sente il desiderio di bagnarvisi. Lothric prenderebbe freddo, e non sarebbe carino da parte mia fare il bagno da solo. 
-Vedi Madre e Padre?- chiede Lothric. Lorian fa cenno di no. -Ho un po’ di paura, Lothric. Se non fossero venuti con noi?-
Emma sobbalza. -Non sfiduciatevi, Vostre Grazie. Vedrete che presto li ritroverete. Saranno felici di abbracciarvi.-
Lorian annuisce, e si rannicchia sul sedile di fianco al fratellino. Non è stato un brutto viaggio, in fondo. Quando si fermavano, Sorella Friede li lasciava uscire, con Emma sempre a fianco; allora Lorian poteva arrampicarsi sugli alberi e allenarsi nella scherma con un ramo raccolto a terra.  Lothric restava a guardarlo, avvolto nelle sue fasce: una volta aveva provato a salire con lui, reggendosi solo con le braccia, ma le sue dita sottili scivolavano contro la corteccia e colpi di tosse frenetica lo piegavano in due. -Tu puoi salire, però.- aveva detto, sorridendo con fatica. -Divertiti. A me basta guardarti.- 
Mangiavano di fianco alla carrozza, guardati a vista dalle Sacerdotesse e da Emma. Ogni tanto Lorian chiedeva di Madre e Padre, ma nessuno gli rispondeva. Emma scuoteva la testa. -Poveri ragazzi, vedrete che andrà tutto bene. Presto riabbraccerete i vostri genitori.- 
L’altra cosa fastidiosa, oltre all’immobilità, era la preghiera. Ogni sera tutti si inginocchiavano attorno al fuoco, e Sorella Friede pronunciava la sua lode a Kaathe. -Vi invito al raccoglimento, cari fratelli e sorelle.- diceva. -Confidate eternamente nel Cacciatore di Oscurità. Elevate a lui le vostre intenzioni. Che la Fiamma si spenga, che il mondo prosegua.- 
E Lorian confidava, silenzioso, stretto al fratellino intirizzito: confidava che Madre e Padre fossero vicini e tornassero presto, che Lothric guarisse dalla sua maledizione e diventasse un guerriero forte come lui, che presto si tornasse tutti a casa. Un bravo principe, dicevano Madre e Padre, doveva affrontare le avversità a testa alta, e lui ci sarebbe riuscito. Aveva Lothric accanto, aveva la buona Emma, e una grande fiamma brillava dentro di lui. 
Rimugina su questi pensieri mentre Emma lo prende per mano e lo aiuta a scendere. Con l’altro braccio tiene stretto al petto il suo fratellino paraplegico. -Reggetevi a me, Vostra Grazia.-
-Fa freddo.- sussurra Lorian. -Però è molto bello, qui.- La cappella dove Sorella Friede ha detto che staranno attende in cima a un intreccio di scalinate, piazze e portici, e Lorian sente già male alle gambe al pensiero di salire fino a là. Emma gli sorride, accarezzandogli i capelli con la mano libera. 
Salgono una scalinata, poi un’altra, e un'altra ancora; hanno una Sacerdotessa per lato, una davanti e una dietro. Il vento freddo solletica la pelle della gola di Lorian che sporge dal cappuccio. Lothric tossisce: Emma si ferma, si sfila la mantella indaco e lo avvolge al suo interno. 
-Avanzate.- ordina la Sacerdotessa dietro di loro. 
-Il principe ha freddo, lasciate che lo copra.- Emma stringe Lothric al petto come una bambola. -Portare i principi in questo postaccio.- mugugna. -Con che cuore?- 
Lorian le tira la manica. -Non arrabbiatevi. Stiamo bene. Presto forse ci faranno vedere Madre e Padre.- 
-Saranno tanto arrabbiati.- sussurra Lothric. -Avranno parecchio da dirsi.- 
Emma sospira. -Restate buoni, Vostre Grazie. È tutto ciò che posso consigliarvi.-
Lorian annuisce. Emma è una signora gentile, si fida di lei. Guarda le pietre grigie e squadrate che ricoprono il pavimento, i bassi muretti grigi che delimitano le piazze tonde, il cielo grigio, ma più chiaro, che incappuccia la città, e si sente improvvisamente spaventato. 
-Lothric?- sussurra. 
-Sì?- 
-Ho tanta paura. Non dirlo a Madre e Padre, quando li ritroviamo.- 
“Il principe di Lothric”, diceva sempre Padre, “ha un potere che nessuno può uguagliare. Non dovete avere mai paura, mai. Nessuno vi può sconfiggere. Non avete nulla da temere.”. C’era stata una volta in cui Lorian era inciampato in una pietra sbeccata durante un allenamento di scherma, battendo la testa contro il pavimento del balcone; la sua vista si era annebbiata, un dolore acuto e profondo si era impossessato della sua testa. Era rimasto là sdraiato come un verme, le lacrime che pizzicavano le palpebre. E Padre era stato lì dopo un attimo, buttando a terra una guardia con uno spintone. -Levatevi di mezzo, idioti! Mio figlio è ferito!- 
-Ho tanto male. Morirò?- aveva domandato con un filo di voce. Padre si era sfilato il mantello e l’aveva avvolto nelle volute morbide, l’aveva ghermito e stretto a sé, il cuore che batteva frenetico dietro il farsetto di broccato. -Certo che no. Non permetterò che accada. Dove sono i dannati chierici? Che Frampt se li pigli tutti!-
Lorian aveva riso, ma per poco: faceva troppo male. -Ma se muoio?-
Il dito sottile di Padre si era posato sulla sua bocca fulmineo: -Zitto. Non morirai, non lo accetto. Il principe di Lothric non muore così. Non avrai mai niente di cui avere paura, figlio mio.-
Io non ho paura, si ripete Lorian. Sono il principe, sono forte. Ho qui il mio fratellino. Stringe più forte la mano di Emma e cammina con fare marziale, la schiena dritta e il mento alzato. Il suo stomaco è aggrovigliato come un mucchio di alghe, ma non lo da a vedere. 


La Chiesa di Irithyll è così grande da far sembrare la cappella di Lothric la gabbia di un cane. Le mura sono grigie come tutto il resto, ma sembrano salire verso il cielo per miglia intere. Quattro file di poltrone di legno delimitano un lungo tappeto rosso, che percorre tutta la navata dalla porta all’altare. Un rosone grande come il pavimento di un ascensore proietta un’ombra azzurra sul viso di Lorian mentre procede assieme al resto della comitiva. 
-Ciao.- chiama Lorian. -C’è nessuno? Ci sono preti qui dentro?- 
-Abbassate la voce.- si raccomanda Emma. -Guardate, c’è Sorella Friede. Portatele rispetto.- 
La Sacerdotessa che li precede si sposta di lato lasciandoli avanzare fino all’altare. Emma si inginocchia sulla scalinata che conduce all’abside e depone Lothric al suo fianco. Lorian le gira intorno per stare accanto al fratellino: là si inginocchia, seguendo con gli occhi le luci bianche proiettate a terra dalle finestre sulla cupola. Statue alte come giganti li sovrastano: quattro donne slanciate, spessi veli che nascondono il volto sulle teste chinate, che stringono in mano dei candelabri sottili. Forse sarebbero belle signore, se si facessero vedere. Sorella Friede si staglia nel mezzo, la mano stretta a una slanciata spada d’ossidiana. 
-Alzatevi.- ordina, e Lorian si drizza in piedi come una molla.
-Dove sono Madre e Padre?- chiede. -Ci mancano. Fateceli salutare.- 
Sorella Friede fa un passo avanti e batte la lama della spada contro il pavimento. -Abbassa la voce in questo luogo santo.- sussurra.  
Emma si alza in piedi, sollevando il capo verso quello della religiosa. -Scusate il giovane principe. Non è che un bambino: gli sarebbe benefico rincontrare i suoi genitori. Lo sarebbe per entrambi.-
Friede storce la bocca: -Sei congedata, Emma. Scortate questa donna ai suoi alloggiamenti.-
Emma fa un passo indietro, le mani strette alla tunica. I suoi occhi sgranati incrociano quelli di Lorian. Non essere triste, ti prego. Ti vogliamo bene
-Andrò.- mormora Emma. -Ma vi imploro, siate buona con questi ragazzi. Fate i bravi, Vostre Grazie. Tornerò da voi appena potrò.- 
Drizza di nuovo la schiena, stringe le mani dietro di sé, e procede impettita scortata da una delle Sacerdotesse. 
Lorian gattona verso Lothric e lo stringe a sé. Ora sono soli: Madre e Padre non si vedono, le Mani Nere sono scomparse da giorni, e Friede incombe su di loro come un falco su due pulcini. 
-Vi prego, Sorella.- prova Lothric. -Siamo stanchi, abbiamo paura. Vorremmo conferire con i nostri genitori.-
Conferire: Lothric sa tante belle parole. Friede fa un passo avanti verso di loro, e Lorian si stringe a Lothric d’istinto. Non avere paura: non deludere Madre e Padre
-Mi risulta che non abbiate compreso la vostra situazione.- Sorella Friede si china su di loro, e Lorian sente la mano del fratellino stringersi alla sua. È così sottile, così piccola. Madre e Padre dicono che Lothric, da grande, vincolerà la Prima Fiamma. Sarà brutto quando succederà, ma un bravo principe deve sopportare tutto. Ma non è facile, siamo da soli. Padre, Madre, dove siete? 
-I vostri genitori sono persone empie, piene di peccato.- Sorella Friede serra la sinistra attorno all’elsa della spada d’ossidiana. -Attualmente sono confinati in delle celle nella Cappella, ma non potrete vederli. Dovranno espiare tutti i loro peccati prima di vedervi. Nell’attesa verrete cresciuti qui a Irithyll, e riceverete la migliore educazione che potreste desiderare.-
Lorian deglutisce. Se solo ci fosse Emma, o qualcun altro di simpatico. Albert del Leone, magari, o Kamui, o Kreimhild Figlia del Cristallo, la signorina sorridente che aveva curato Lothric durante quella terribile influenza. È come se tutto il regno fosse stato risucchiato da un crepaccio, e fossero rimasti solo loro. Lorian chiude gli occhi, immaginando i genitori dietro di sé. Ho tanta paura
-Credo che sia giusto.- mormora Lorian. La signora grande deve capire meglio di loro. Ha bisogno di riposarsi, e anche Lothric. 
Sorella Friede sorride compiaciuta e allunga una mano per fargli una carezza. Lorian si irrigidisce, ma il cigolio di una porta la ferma un attimo prima. 
-Sorella.- esclama una voce femminile. Una ragazza castana, pallida, si inchina alla religiosa facendo frusciare la tonaca. Lorian storce la bocca. L’ancella antipatica di Madre. Greta? No, Gertrude. I colori cupi dell’abito la fanno sembrare ancora più bianca, e gli occhi azzurri paiono troppo grandi per il suo viso, libero dai capelli ondulati, legati dietro la testa. 
-Benvenuta, Sorella Gertrude.- proclama Sorella Friede. -È stato tutto disposto in modo acconcio?-
Lorian sbatte le ciglia. Troppi paroloni, per lui. 
-Sono stati alloggiati come gli conviene. È ora che si abituino alle loro nuove condizioni.- 
C’è un sorriso compiaciuto sulla piccola bocca dell’ancella, come quello di una scolaretta che ha recitato una bella lezione. 
-Come si sono comportati?- domanda Friede. 
-Come mi aspettavo.- risponde Gertrude. -Lei sta calma, ma so che nasconde qualcosa. Lui ha avuto un attacco isterico di primo livello. Ha morso Sir Vordt. Tipico.- 
Stanno parlando di… Lorian si sente mancare. Cerca il viso di Lothric, ma il suo cappuccio lo copre completamente. Ha paura come non ne ha mai avuta. Non è un bravo principe, allora. 
Padre aveva ragione: i religiosi sono un mucchio di boccacce. 
-Allora sono con voi!- esclama. -Perché non li possiamo vedere? Gli vogliamo bene!- 
-Non avete bisogno di loro.- interviene Gertrude, le braccia conserte. -Il Grande Kaathe farà in modo che le cose vadano come devono andare. Non dovreste lamentarvi. Voi riceverete un’educazione da far invidia a chiunque.-
Lorian guarda il viso pallido della ragazza e serra i piccoli pugni. 
Gli pare di sentirli, dietro di lui: i suoi genitori che lo sostengono, gli tengono le mani, gli dicono di fargliela vedere a quella schiava ignorante. Non avrà il grande destino di Lothric scritto sulla pelle, ma è il principe primogenito, diventerà un guerriero leggendario, e non deve avere paura. 
-Non è vero!-
Lothric si gira sobbalzando, il cappuccio che gli cade dalla testa. Un’espressione spaventata illumina il suo volto latteo. La voce di Lorian risuona per le navate, su per le cupole lontane, e persino le candele sembrano tremare al suo grido.
Gertrude arriva da lui prima di Sorella Friede: lo afferra per i capelli, gli occhi sbarrati.
-Cosa vai dicendo?-
Lorian strappa i capelli dalla presa dell’ancella e le colpisce il braccio con un pugno. Gli sembra che la sua testa vada a fuoco, ma non conta. Non conta più nulla: sono il principe e non ho paura. Poi la punirò come merita.
-Lasciami.- ordina. -Sei cattiva! Siete tutte e due cattive!- 
-Lorian, no!- esclama Lothric, ma stavolta non gli obbedirà. Dovrebbe stare dalla sua parte: che abbia dimenticato chi è? 
-Ho pregato il Grande Kaathe tutto il tempo, perché ci facesse riunire con Madre e Padre. Lui non ci sente. Lui è cattivo come voi. Voglio Madre e Padre! Voglio andare a casa!- 
L’aria fredda della chiesa si cristallizza nel silenzio. Lorian ansima, il cuore che batte come un tamburo di guerra. Si guarda intorno, tremante.
Lothric si copre la bocca con le mani. Friede lo guarda, immobile, le labbra serrate. Gertrude stringe le mani ai fianchi.
-Non avete udito queste parole, Sorella Friede? Queste orrende bestemmie?-
-Il degno seme della stirpe di Lothric.- commenta la religiosa. Lorian la vede avanzare verso di lui, lenta, la spada immobile nella guaina, e si impone un’espressione di sfida.
-Sei un piccolo insolente, ma presto imparerai.-
China la testa, scendendo al suo livello. -Stasera resterai a digiuno. Prendi esempio da Lothric, lui è molto più rispettoso di te.- 
Lorian trema, e serra le dita per calmarsi. -No!- grida. -Non lo potete fare. Sono il principe, e quando Madre e Padre lo sapranno…-
La mano di Sorella Friede si avventa sulla sua spalla, la stringe con la forza di un’aquila in picchiata, le unghie che affondano nella stoffa del cappotto fino alla carne. 
-Lorian!- geme Lothric, ma Gertrude lo tiene da dietro. Sorella Gertrude: se fosse davvero mia sorella abdicherei. Sorella Friede lo sbatte a terra, e Lorian rotola lungo le scale, come un ciocco di legno, battendo il braccio e le costole e la fronte contro i gradini. 
Le lacrime gli annebbiano la vista, il soffitto della chiesa trema lontano e grigio. Si volta sul fianco, senza fiato, e vede suo fratello scivolare lungo le scale e sederglisi accanto. 
-Chiedi scusa.- mormora Lothric.-Fallo per me.-
Lorian guarda il volto del fratello, le sue guance scavate e i suoi pallidi, stanchi occhi. Il freddo gli farà male: senza Madre e Padre, sta a me proteggerlo. Lothric è acuto, calcolatore, Lothric sa come si fanno le cose. Con lui a fianco, starà molto meglio di così.
-Perdono, sorella.-  mormora. -Chiedo perdono.-
Friede lo guarda delusa. -Il perdono va guadagnato. Stasera digiunerai, ricordalo bene.- 
Lorian emette un singhiozzo nella mano. Lothric lo stringe al petto, lo accarezza con le mani sottilissime. Non ci sono lacrime sul suo viso, né sui suoi pallidi occhi grigi, ma la sua voce trema come se stesse piangendo. 
-Non fare più così, fratellone. Per favore. Restiamo insieme.-
Lorian mugugna un sì, asciugandosi gli occhi. Quel che Lothric fa è sempre ben fatto. Si massaggia la spalla dolorante e tiene la mano di Lothric. Le statue incappucciate incombono su di loro, come le mani di un Gigante protese per schiacciarli.


A.A.:
Non ti mollo, Alba di Ghiaccio: l'Archivio degli Incontri non ti offuscherà nel mio cuoricino. Più che altro perché, giorno per giorno, il mio affetto per Gwynevere come protagonista, metà di OTP e personaggio su cui speculare cresce. È esattamente il tipo di eroina a metà fra il badass e il compassionevole che ho sempre sognato di scrivere, e vederla qui mi piace davvero tantissimo. Per le sue scene nella cella, molta della mia ispirazione viene da quelle delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco in cui Cersei, e in misura minore Margaery, sono prigioniere dei Passeri. Spero solo che non diventino monotone. 
Quindi parliamo di Lorian. Sì, non ha spina dorsale. Ci ha provato, ma non funziona. Lorian è dolce, ma molto passivo: spero si veda. Prova a fare il duro come i suoi genitori – anche se l'idea di Oceiros di "fare il duro" signfiica più che altro "urla e fai gesti grossi" – ma non funziona. Dopotutto è solo un bambino. E gli si vuole bene.
E naturalmente c'è Gertrude. Fisicamente, la signorina è basata su Katherine Langford, l'interprete di Hannah Baker. Il personaggio trae molto anche da Alyssa, l'eroina di The End Of The F***ing World. Due personaggi che odio da due serie che odio. Nulla contro Katherine Langford, anche se la trovo un'attrice limitata. Comunque ho detto più volte di non sopportare Gertrude. Si nota? Si nota. 
Un saluto a tutti. 
Lady R.

  
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