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Autore: heliodor    22/07/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Venti di Guerra
 
Ronnet si lasciò cadere sulla soffice poltrona, dove giacque con le gambe accavallate. "Prego, siedi anche tu, principessa Bryce."
Bryce scese una delle poltrone e si accomodò.
Sedevano al centro di una piccola stanza quadrata adornata da dipinti e arazzi. Dall'unica finestra filtrava la luce rosso sangue del sole che stava tramontando.
"Mi dici che cosa vuoi, principe Ronnet? Sono stanca e vorrei andare a riposare" disse Bryce con voce arrochita.
Ronnet ghignò e si sporse in avanti. "Tu mi piaci, principessa. Vieni subito al punto senza tanti giri di parole. Lo apprezzo."
Vorrei poter dire lo stesso di voi Malinor, si disse Bryce. Ma a parte Bardhian, non riesco a provare alcuna simpatia per voi. "Anche io ti apprezzo molto, principe Ronnet."
"Chiamami solo Ronnet per favore. Siamo nobili, non devono esistere certe formalità tra di noi."
"Adesso dimmi perché hai voluto incontrarmi qui, Ronnet."
"Ci stavo giusto arrivando, Bryce."
Quand'è che ti ho dato il permesso di chiamarmi così?, pensò Bryce. Decise di non farglielo notare, almeno per il momento.
"Noi due la pensiamo allo stesso modo" disse Ronnet tornando ad appoggiare la schiena alla spalliera della poltrona.
"Riguardo a cosa?"
"A tutto quello che sta accadendo a Orfar. So che Malag sta per invadere quel regno e se mio padre non fosse così miope e sordo, lo capirebbe anche lui."
Bryce si guardò attorno. "Tuo padre è il re. Spetta a lui decidere."
Ronnet ghignò. "Parla tranquillamente, Bryce. Non è un caso se ti ho portato in questa stanza. Qui nessuno potrà sentire quello che ci diciamo."
Quindi è vero che ci spiate, pensò Bryce. Cercò di non far trasparire tutta la sua irritazione.
"In ogni caso" disse Bryce. "Re Alion non vuole correre in aiuto della regina Skeli."
"Quella stupida" esclamò Ronnet divertito. "Se avesse un solo grammo di intelligenza in quella testa vuota, non avrebbe esitato un secondo a implorare il nostro aiuto. Sarebbe venuta qui a strisciare e noi le avremmo gentilmente concesso il nostro supporto, come fa chi sa di essere superiore."
E che cosa avreste chiesto in cambio de vostro aiuto?, pensò Bryce.
Ronnet ghignò. "So a cosa stai pensando. Sì, avremmo chiesto, no, preteso, che Orfar la smettesse una buona volta di essere così riottosa e l'avremmo accolta nella nostra alleanza come una nobile vassalla."
"Primi tra gli inferiori" disse Bryce con tono amaro.
"Ma comunque primi" disse Ronnet. "Invece Orfar verrà spazzata via e poi toccherà a mio padre prendersi tutta la gloria per aver distrutto l'arcistregone."
"Ne parlate come se fosse cosa fatta" disse Bryce.
"So che tu lo hai affrontato" disse Ronnet. "Che tipo è?"
"Non abbiamo avuto il tempo di presentarci e conoscerci bene" disse Bryce. "In quel momento eravamo impegnati a cercare di ucciderci."
Ronnet ghignò. "Ma tu lo hai visto in faccia. È davvero mostruoso come dicono?"
"È un vecchio" disse Bryce. Aveva ripensato spesso al giorno in cui avevano combattuto contro Malag. La battaglia era stata rapida, non più di qualche minuto. "Ma è forte. Noi eravamo in cinque e non siamo riusciti ad avere ragione di lui."
"Un vecchio stregone che tiene testa ai migliori del grande continente. Soprattutto a te, Bryce di Valonde, la Strega Dorata."
"Non lo sottovalutare" disse Bryce.
"Non sottovaluto lui, ma forse ho sopravvalutato te" disse Ronnet con aria di sfida.
Bryce scrollò le spalle. "Vieni al punto per favore."
Ronnet tornò serio. "Hai ragione. Dunque, come ti dicevo, io credo che la tua strategia sia la migliore. Dobbiamo affrontare Malag e dargli una lezione prima che conquisti Orfar e diventi una seria minaccia per Malinor."
"È quello che ho cercato di spiegare a tuo padre, ma sembra non capire."
"Capisce benissimo la situazione, credimi, ma ciò che gli interessa davvero è la gloria personale. Vuole il merito di aver sconfitto Malag, la più grande minaccia dal tempo dei tiranni di Berger."
"Mi sembra una grossa stupidaggine."
"Davvero?" fece Ronnet sorpreso. "Voi non combattete per la gloria in battaglia, per essere ricordati?"
"Combattiamo perché Malag ci ha attaccati." Ricordava bene l'attacco al palazzo di Valonde il giorno della sua consacrazione.
"Vedi" disse Ronnet accavallando le gambe. "Qui a Malinor viviamo in relativa pace da quasi un secolo. L'ultima grande guerra è stata quella contro Malag e sappiamo tutti come è finita."
"Bellir sconfisse l'arcistregone."
"Questa è una grossa menzogna, non trovi?"
"Ci sono sue statue in tutte le città."
"Tranne che nella nostra, come avrai potuto notare" disse Ronnet. "E questo perché noi conosciamo la verità su quello che accadde quel giorno."
"Davvero? E quale sarebbe?"
Ronnet ghignò. "Bellir era un uomo comune, nato senza poteri. Forse era nobile o forse no, ma questo non ha alcuna importanza. Come non importa se fosse o meno un superbo combattente o un guerriero indomabile. Nessuna di queste caratteristiche lo avrebbe reso un avversario all'altezza di Malag."
"Aveva le armi magiche" disse Bryce ricordando la storia che le era stata raccontata fin da quando era piccola.
Ronnet rise. "L'armatura dei nani e la spada degli elfi, certo. Ma questa non è storia, ma una favola per bambini. Elfi e nani sono leggende come lo sono i maghi supremi. Tu e io sappiamo benissimo che le cose devono essere andate diversamente." Fece una pausa. "Come saprai, al tempo della prima guerra contro Malag sorse un'alleanza tra i grandi regni dell'epoca, ma di questi solo Malinor sopravvisse. Tutti gli altri vennero spazzati via. Solo in un secondo momento, dalle ceneri di quella alleanza ne nacque un'altra che comprendeva Nazedir, Taloras e la tua Valonde. All'epoca questi tre regni insieme non raggiungevano il valore e lo splendore di Malinor. E non lo raggiungono nemmeno adesso."
Bryce sospirò. "Mi hai portata qui per farti beffe di me, principe Ronnet?"
"Voglio solo ricordarti la storia, principessa Bryce. E la storia dice che Malinor, praticamente da sola, tenne testa a Malag. E Malinor, con ogni probabilità, mise fine al suo regno del terrore un secolo fa."
"E come ti spieghi Bellir?"
"Una favola messa in giro da invidiosi per sminuire il valore della nostra vittoria" disse Ronnet orgoglioso.
"Davvero una vittoria sfolgorante, se dopo un secolo siamo ancora qui a discutere su come abbattere Malag e la sua orda."
Ronnet si accigliò. "Quindi non mi credi?"
"Se Malinor è così forte, allora perché non affrontate Malag e lo ricacciate negli inferi da cui è venuto?" disse Bryce con tono di sfida.
"Come ti ho detto, sono passati decenni dall'ultima grande minaccia a Malinor. Mio padre, come i suoi predecessori, non ha avuto l'occasione di coprirsi di gloria. Teme che nessuno lo ricordi e che nessuno dei suoi successori eriga delle statue in suo onore."
"Vi accontentate di poco" disse Bryce ironica.
Ronnet rimase serio. "Mio padre pensa di poter vincere questa guerra da solo e vuole per lui la gloria."
"Se lo pensa davvero allora è uno sciocco" disse Bryce.
"Io credo che abbia ragione" disse Ronnet. "L'esercito che si sta ammassando alle porte di Malinor travolgerà Malag e la sua orda, è un dato di fatto. L'unica domanda è quando sarà pronto a marciare. Un esercito simile è difficile da gestire, se non sai come fare."
"Scommetto che il grande re Alion ne ha le capacità."
Ronnet ghignò. "Non posso dire se hai ragione o meno. Nessuno, da quasi un secolo, si è trovato a gestire un'armata così vasta. Potrebbe succedere di tutto, ma se fossi in te scommetterei sulla vittoria di mio padre. Sarà anche sciocco, avventato e vanaglorioso, ma ha generali abili al suo servizio. E anche i nostri alleati non sono da meno."
"Allora non abbiamo niente di cui preoccuparci."
"La vittoria però non è certa se Malag conquista Orfar. C'è una possibilità, seppur piccola, che tutti quei grandi generali e mio padre abbiano commesso un errore, per quanto piccolo."
Bryce si fece attenta. "E se fosse?"
"Se accadesse, l'alleanza guidata da tuo padre resterebbe da sola a combattere, presa tra due fuochi."
Questo sarebbe terribile, pensò Bryce.
"C'è un modo per impedirlo" disse Ronnet rilassandosi sulla poltrona.
Bryce si sporse in avanti. "Quale?"
Ronnet sorrise. "Noi salveremo Orfar e impediremo all'orda di Malag di conquistarla. E, se saremo fortunati, riusciremo anche a uccidere l'arcistregone. Ma questo dipenderà da te."
"Da me?"
Ronnet annuì deciso. "Tu sei la chiave per ottenere la vittoria, Bryce."
Volessero gli dei che fosse così. "Non mi sento una chiave."
"Non ha importanza. Lo sei comunque."
"Spiegati."
Ronnet sospirò. "C'è un intera armata di centomila e più uomini e migliaia di streghe e stregoni che non aspetta altro che unirsi alla battaglia contro Malag. Mio padre si ostina a ignorarli, ritenendoli superflui. Pensa che gli ruberebbero il prestigio della vittoria. Il mio piano è di usarli per combattere l'arcistregone."
"Tu comanderesti questa armata?"
"Tu e io insieme, Bryce di Valonde. Tu sei famosa, molto più di quanto pensi." Negli occhi di Ronnet colse una fugace luce. "I soldati ti adorano, streghe e stregoni ti rispettano, sanno che hai affrontato e messo in fuga Malag. Se tu glielo chiedi ti seguiranno ovunque. Moriranno per te, se sarà necessario."
"Io combatto per salvarli, non per condurli alla morte" si difese Bryce, ma le parole di Ronnet le risuonarono nella testa come una melodia.
"E ne salverai a milioni, se accetterai di seguire il mio piano" disse Ronnet. "Quell'armata non attende altro che mettersi al tuo servizio. Tu sei la Strega Dorata, la Strega Suprema, l'eroina profetizzata, sussurra qualcuno. Io farò in modo che la voce si diffonda in tutte le città che mio padre ha escluso per gelosia e diffidenza. Saranno più che lieti di seguirti in battaglia se tu li guiderai."
Bryce sospirò. "Tu che cosa ci guadagni?"
Ronnet ghignò. "Malinor ha una strana legge sulla successione. L'erede al trono viene designato dal sovrano tra i suoi figli. Non conta se sei il maggiore o il minore, ma solo la gloria e il rispetto che ti sei conquistato agli occhi del re. Lirian è il preferito di mio padre e Klarisa viene subito dopo di lui. Io sono solo il terzo. Non chiedermi come faccio a saperlo, ma lo so."
Spie, pensò Bryce.
"È la mia sola possibilità per scalzarli e riscattarmi agli occhi di mio padre."
"Rubandogli sotto il naso la gloria per la vittoria?" chiese Bryce.
"E allora? Davanti a un simile successo, nemmeno mio padre potrebbe rifiutare la verità. Verrei eletto per acclamazione, come gli antichi re di Malinor."
Di nuovo quella luce negli occhi.
Bryce scosse la testa. "Non mi importa niente delle vostre contese dinastiche."
"Ma dovrai tenerne conto se vuoi impedire a Malag di cogliere una vittoria fondamentale. Ti ho detto tutto quello che dovevo, Bryce. Ora devi prendere la tua decisione."
Bryce si alzò. "Ti farò sapere."
"Non farmi attendere troppo" disse Ronnet.
Bryce fece per andarsene, poi ci ripensò e tornò indietro. "Nella tua lista non hai incluso né Bardhian né gli altri tuoi fratelli."
Ronnet sorrise. "Loro sono fuori da ogni possibilità."
"Una volta che sarai diventato re che cosa succederà con Klarisa e Lirian? Accetteranno la cosa o si ribelleranno?"
"La decisione del re è vincolante, lo sanno bene. Se si opponessero, diventerebbero dei traditori" disse Ronnet. "Ma non preoccuparti. Offrirò a Bardhian una città da governare. Non sono come gli antichi sovrani che facevano giustiziare i loro fratelli dopo essere stati incoronati."
"Lo spero per te" disse Bryce. "Se tu osassi toccarlo dovresti vedertela con me."
Il sorriso di Ronnet si allargò. "Ti preoccupi per lui, Bryce?"
"Ho a cuore i miei amici. Tu no?"
"Io non ho amici. Non posso permettermeli. Ti rendono debole."
Bryce si voltò e uscì dalla stanza.
Quando tornò nella sua camera, tremava senza riuscire a controllarsi. Dovette stendersi sul letto per calmarsi.
Qualcuno bussò alla porta. Fu tentata di non rispondere e far credere che stesse dormendo, ma quando bussarono di nuovo e con più insistenza, disse: "È aperto."
"Stavi riposando?" disse Vyncent chiudendosi la porta alle spalle.
Bryce si mise a sedere sul bordo del letto. "Solo un po'."
"Sei sparita da ore. Ero preoccupato. Com'è andata l'udienza con re Alion? Credevo ci avresti tenuti informati."
"Una domanda alla volta" disse Bryce seccata.
Vyncent dovette notare qualcosa nel tono della sua voce perché cambiò espressione. "Direi che non è andata per niente bene o sbaglio?"
"Non sbagli affatto. I Malinor sono tutti pazzi" disse senza curarsi che qualcuno in quel momento la stesse spiando.
E che spiassero pure, pensò.
Vyncent annuì. "Lo penso anche io. Ed Elvana. Non era così difficile da capire."
"Bardhian però sembra normale, no?"
"Forse perché è cresciuto lontano dalla corte. Anche i suoi due fratelli minori sembrano persone a posto."
Kendal e Thereza erano due ragazzini timidi e impacciati, almeno le poche volte che li aveva incrociati le avevano trasmesso quella impressione, ma chi poteva dirlo con certezza? Forse anche loro, crescendo, sarebbero diventati come il resto della famiglia.
Bryce sospirò. "In ogni caso, re Alion vuole combattere Malag da solo."
"E questo è un bene o un male?"
Bryce lo guardò di traverso.
Vyncent si strinse nelle spalle. "Finora le alleanze che lo hanno affrontato non hanno avuto effetto. Forse un esercito più piccolo, ma unito, potrebbe riuscire dove gli altri hanno fallito."
"Quindi tu non credi nella vittoria dell'alleanza?"
"Io ci spero, come molti altri" ammise Vyncent. "Ma credere è un'altra cosa. Malag è forte e ostinato e raccoglie consensi. Ho sentito dire che alcune città si sono arrese di loro spontanea volontà. Senza combattere. Hanno accolto la sua orda come liberatori, non come conquistatori."
"L'ho sentito dire anche io. Che assurdità. Sono notizie messe in giro ad arte dalle spie di Malag."
"Forse è vero, ma pensaci un secondo. Noi non siamo nati qui. Noi siamo gli stranieri. Noi potremmo essere gli invasori, agli occhi di chi è nato e cresciuto sul continente vecchio."
Bryce si ritrovò ad annuire. "Prima che tu vada avanti con questa sciocchezza, sarà meglio che ti dica con chi ho parlato dopo l'udienza con re Alion."
"Chi?"
Bryce gli raccontò del colloquio avuto con Ronnet.
Vyncent si rabbuiò. "Quel tipo non mi piace affatto."
"Lo so, ma la sua proposta è interessante."
"Pensi di accettare? Non sarebbe da te."
"Cosa è da me, Vyncent? Chi sono io davvero?"
"Tu sei Bryce di Valonde, la strega dorata, la più forte di tutti. Sei l'unica che può battere Malag."
"Esatto. Ed è quello che pensano in molti."
"Non basta pensarlo per renderlo vero" disse Vyncent.
Bryce si sentì avvampare. "Vuoi dire che io non ho speranze contro Malag?"
"Quello che voglio dire è che non puoi vincere la guerra da sola. Nessuno può. Né Alion con la sua gloriosa armata, né Ronnet con il suo esercito di valorosi. Se vinceremo, sarà perché avremo unito le nostre forze."
Bryce annuì. "E se questo non fosse possibile?"
"Allora Malag vincerà, non ho alcun dubbio."
Si fissarono in silenzio per alcuni secondi. "Sapevo che mi avresti parlato con sincerità."
"Sono il tuo consigliere, no?" disse Vyncent accennando un leggero sorriso.
Lo adorava quando sorrideva in quel modo.
Perché non posso dirglielo? Pensò Bryce. Perché non ho il diritto di...
"Credo che accetterò la proposta di Ronnet" disse come a voler scacciare dalla mente quel pensiero.
Vyncent si limitò ad annuire. "Mi aspettavo anche questo. Ovviamente noi verremo con te ovunque andrai e ti sosterremo qualunque cosa tu decida di fare."
"Ma dovrai sempre dirmi se sto sbagliando."
"Quello non sarà difficile."
L'ultima frase le strappò un sorriso.
"Però ho una richiesta da fare" disse Vyncent.
Bryce si fece attenta. Non era da lui porre condizioni. "Quale?"
"Bardhian non verrà con noi."
"Perché? Credi che non sia pronto?"
"Non voglio che venga. Non chiedermi il perché."
"Sei tu la sua guida, tu devi decidere. Anche se conoscendo Bardhian, farà di tutto per farti cambiare idea."
"Mi occuperò io di lui."
Bryce annuì. "Non sei obbligato a proteggerlo per sempre. Nelle ultime settimane è cresciuto parecchio. È maturato sotto tutti i punti di vista."
"Lo so."
"E allora qual è il problema?"
Vyncent chiuse gli occhi. Quando li riaprì la sua espressione era accigliata. "Ti avevo chiesto di non chiedermi il motivo della mia decisione."
Bryce sospirò. "E sia. Domani informeremo gli altri e poi comunicherò a Ronnet che accetto la sua proposta. Abbiamo qualche giorno di tempo per prepararci, poi ci aspetta un bel viaggio."
Vyncent fece per voltarsi, ma poi sembrò ripensarci. "Lo fai anche per lei, vero? Non ti rassegni al pensiero che..."
Bryce chiuse e aprì gli occhi. "No. E nemmeno tu devi rassegnarti."
Vyncent annuì e andò via, stavolta senza ripensarci.

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