Scommettiamo?
Capitolo 2: Si comincia!
Pov Bella.
Maledii per la milionesima volta Edward Cullen e la sua stupidità colossale. L’avevo cercato per tutta la scuola, salvo poi scoprire che l’idiota era scappato a casa! Come se facendo così potesse sfuggirmi. Illuso.
- Ehi, piccola. Come mai stai cercando Cullen? – chiese Mike, affiancandomi e guardandomi come se fossi pazza. In effetti lo pensavo anche io, ma meglio non renderlo noto a tutti. Io che cercavo Cullen doveva rimanere una cosa segreta.
- Abbiamo fatto una scommessa che lo coinvolge. Che coinvolge tutti i suoi fratelli, per l’esattezza. Diciamo che ci siamo date alle opere di carità. – conclusi, sarcastica.
- Premio? – chiese, con gli occhi che luccicavano. Sapeva che quando si trattava di scommesse, ci andavamo giù pesante. Ma questo rendeva tutto molto più interessante, e poi, la faccia di Rose quando perdeva era impagabile!
- Se vinco io una Lamborghini, Alice una Porsche e Rose una Ferrari. – spiegai, entrando in mensa e raggiungendo le mie sorelle.
- Questa è la fortuna di essere delle ereditiere, eh? Voglio anche io dei nonni come i tuoi! – si lagnò, alludendo ai miei nonni materni. Proprietari di una catena di alberghi e casinò a Las Vegas, erano una delle coppie più ricche degli Stati Uniti.
- Ehilà care, com’è andata? – domandai sarcastica, notando la faccia di Alice: era livida.
- Beh, io ho rimediato una scommessa nella scommessa, e intendo vincerle entrambe! - annunciò allegra Rose, ignorando gli sguardi di fuoco di Royce.
- A parere mio non ne vinci nemmeno una. Hai scommesso con quello lì? – chiesi, disgustata. Mia sorella di sicuro si era fumata il cervello, non c’era dubbio al riguardo.
- Si, una scopata che non avrà mai, si intende. Si è messo totalmente nelle mie mani!-
- E tu Alice, a cosa è dovuta tutta questa allegria? – la beffeggiai.
- Mi avete mollato un coglione!! È asociale, non parla ed è antipatico!! Prima della fine della scommessa, lo uccido sicuro, te lo garantisco! – strepitò.
- Oh, sta zitta. Se non ci sai fare non è colpa nostra! Che dovrei dire io? –
- Bells ha ragione. Edward Cullen è sicuramente quello messo peggio. – intervenne Mike.
- Ragazzi, io esco prima, ho da fare! – li liquidai alzandomi in piedi. Ero decisa più che mai a non perdere tempo, soprattutto perché Rosalie si era messa in una posizione che la rendeva piuttosto temibile.
Meglio non rischiare.
- Amore, dove vai? – s’informò Mike, abbracciandomi possessivo.
- A recuperare Cullen. E a vincere la mia scommessa! - risposi baciandolo e liberandomi dalla sua presa.
****
La segretaria del Forks Hospital era una donna assolutamente stupida e antipatica. Oltretutto sbavava dietro al dottor Cullen, un uomo sposato, e questo la rendeva ancora più ignobile.
- Salve cara. Dovrei vedere il dottor Cullen. – Chiesi strafottente appoggiandomi con fare imperioso al bancone della reception.
- Cara, il reparto malattie veneree è al terzo piano. – rispose con una professionalità sconvolgente.
- Dimmi dov’è il dottor Cullen, stronza. – ringhiai, preparandomi a mollarle un bel gancio destro sulla bocca.
- Signorina Swan, venga. – Ed ecco il dottore apparire dal nulla e farmi cenno di seguirlo. A lei mostrai il medio ed entrai nell’ufficio del dottore, trottando alle sue spalle come un fedele cagnolino.
- C’è qualche problema? Stai male? – chiese, professionale.
- Oh no, volevo chiederle un favore. –
- Ah. Beh, dimmi. Vedrò che posso fare.-
Un ghigno enorme si aprì sul mio viso. – Suo figlio Edward porta gli occhiali. Quanti gradi gli mancano? Sa, per le lenti a contatto… -
- Oh. Ecco, la tua richiesta mi lascia perplesso. Devo ammettere però che sono anni che cerchiamo di convincere Edward, ma lui non ne vuole sapere! Come mai quest’interessamento? -
- Beh, a quanto pare a suo figlio piace una ragazza. E io mi sono offerta di aiutarlo. – risposi sotto lo sguardo confuso del dottore.
- Una ragazza? – chiese.
- Già, una certa Belen. Non so chi sia. Ma va beh, mi dà le informazioni? –
- Ecco. Ti scrivo tutto qua. – rispose allegro. Magnifico! Avevo trovato un alleato nel suo territorio. Chi l’avrebbe mai detto!
- Ecco. –
Presi il foglio e, salutando, uscii vittoriosa dall’ufficio.
Poco dopo arrivai dinanzi una bella villa in stile vittoriano. Era circondata da un enorme giardino e da delle vetrate enormi. Suonai il campanello e attesi.
Ad aprirmi venne niente meno che Edward Cullen, che appena mi vide sbiancò. Indossava dei bermuda verde militare poste ad un’altezza dignitosa, e una canottiera bianca. Mi sorse un dubbio: com’è che a scuola era sempre in modalità pezzente, mentre a casa era “quasi” guardabile? Mah, i misteri della vita.
- C… Che ci fai qui? – chiese sconvolto.
- Beh, non mi fai entrare? – e senza aspettare entrai, urlando uno squillante: permesso!
- Come mai qui? – domandò nuovamente.
- Uff, che palle che sei. Se continui a chiedermelo, potrei pensare di essere un ospite indesiderato! Comunque ti ho portato queste. – e gli lanciai un pacchetto che prese al volo. Beh, almeno non l’aveva fatto cadere, era già qualcosa!
- Lenti? – borbottò, rigirando il pacchetto tra le dita.
- Proprio così! Sono andata da tuo padre, e mi ha dato tutti i dati e mi ha scritto il problema alla tua vista. Ed eccole qua! Provale, dai! – trillai entusiasta.
Con riluttanza mi fece segno di seguirlo al piano di sopra, nella sua camera. E qui, meglio mettere un velo pietoso. Molto pietoso. Aggiunsi alla mia lista mentale la nota: rimodernamento camera.
Pareti grigie, tendoni grigi, copriletto grigio. C’era qualcosa che non fosse di quell’odioso colore? Evidentemente NO.
Iniziò ad armeggiare con la scatolina, e, dopo varie imprecazioni, mise le lenti a contatto. Mi guardò con una strana espressione, come se da un momento all’altro dovessi scoppiargli a ridere in faccia.
- Danno fastidio. Prudono. Sei sicura che non sembro un’idiota? – Mi chiese guardandomi attentamente.
- No, non sembri idiota, tranquillo. – o per lo meno, non più del solito! – Anzi, stai molto meglio così, sai? - dovevo ammettere che dentro di me gongolavo felice. Era decisamente un passo avanti.
- Sarà… - ribatté poco convinto. Afferrai i suoi occhiali-bottiglia e li misi nella mia borsetta, sotto il suo sguardo sospettoso.
- Che fai? –
- Questi non ti servono. Se vuoi degli occhiali per casa, ne prenderemo di nuovi. Per quanto riguarda questi, appena torno a casa li brucio. – lo informai, ignorando le sue occhiate di fuoco.
- Posso chiederti una cosa? – domandai poi. Edward mi fece un cenno affermativo.
- Perché sei scappato da scuola? –
- Oh. – rispose arrossendo. – Ecco. Ora mi prenderai per sfigato. –
Mi morsi la lingua per non ribattere che lui ERA uno sfigato. Lo guardai, incitandolo a continuare.
- Sono rimasto un po’ stupito dalla tua offerta… E poi… Non sono abituato al fatto che una ragazza stia così vicina a me. Capisci, no? – domandò arrossendo.
Ripercorsi mentalmente l’ora di biologia, soffermandomi sui vari tentativi di avvicinamento. Scoppiai a ridere, individuato il problema.
- Ti sei eccitato perché ti ero vicino? – chiesi, ridendo come una pazza.
Edward non rispose, limitandosi a guardare a terra ed arrossire.
- Non preoccuparti, se ti dà fastidio non lo faccio più. Ora vado, mi aspettano a casa. Per il mio aiuto, giovedì a fare shopping, ok? – chiesi, alzandomi.
- Ecco… Per quella storia… - cominciò.
- Non si ritratta, caro. Io tu aiuto, tu conquisti la tua bella. Vedrai, sarà divertente! Quindi, a giovedì Cullen. – ribadii autoritaria.
- Ho un nome. – borbottò contrariato.
- Allora a giovedì, Edward. – ripetei sensualmente, uscendo da casa sua e salendo in macchina.
- A giovedì, Bella. – sussurrò incantato.