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Autore: DiamanteLightMoon    24/07/2018    5 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto vorrei dire: avevo promesso che avrei aggiornato a luglio. Tecnicamente è ancora luglio, ma avrei voluto aggiornare molto prima. Purtroppo sono stata al mare donde ahimè il wifi non c'era e quando c'è stata la possibilità il mio computer ha deciso che il wifi gli stava antipatico e si è rifiutato categoricamente di connettersi. Ho provato di tutto! Sono arrivata pure a proporre al mio amato computer una seduta intensiva di terapia di coppia gentilmente offerta da moi, ma nulla! Quindi ora che ho una connessione internt ecco a voi il capitolo.
Dato che è passato tanto tempo un mini riassunto: Il re di Creta ha obbligato sette città a inviare due semidei a Creta per evitare una guerra. I nostri quatttordici sfortunati eroi sono giunti alla loro destinazione con vari e intensi stati d'animo. Nel capitolo precendete dopo una "piacevolissima" chiaccherata con il re di Creta sono stati rinchiusi in un palazzo scavato nella roccia da cui è impossibile uscire.




Capitolo IX

 

 

Arcadia – 1° giorno, ore 14.15

 

Agape si era buttata a peso morto sul letto appena entrata nella sua stanza. Doveva ancora elaborare a pieno il significato della chiusura delle porte e del discorso di Akakios. “Non uscirete da quella fortezza se non per morire” aveva detto. E Agape stava tentando di non crederci con tutta se stessa, anche se stava fallendo miseramente. Come se non bastasse doveva per forza toccare qualcuno per poterne vedere il futuro e non sempre quel futuro poteva dirle qualcosa di utile. Poi c'era anche da considerare che avrebbe potuto vedere solo quello scorcio ogni qualvolta che avesse attivato il suo potere sulla stessa persona. A volte si chiedeva perchè suo padre non l'avesse fatta nascere con un potere più fruttuoso. Di certo non l'avrebbe aiutata la scena di assoluta quotidianità che aveva visto quando una delle guardie del palazzo l'aveva presa per il braccio. Dei, si sentiva inutile. Sarebbe rimasta a crogiolare nel suo sentirsi tale se tutto intorno a lei non avesse preso a muoversi.

 

Agape corse fuori dalla stanza cercando disperatamente di rimanere in piedi. La figlia di Apollo si guardo intorno mentre nella sua testa ringraziava il terremoto che l'aveva distolta da pensieri che proprio non erano da lei. Vide anche gli altri semidei uscire dalle loro stanze e anche se poteva vedere il timore nei loro occhi, sapeva benissimo che in realtà quel sentimento veniva sovrastato da un tremendo fastidio. Chiedere un po' di tranquillità era troppo? In qualche modo riuscirono a radunarsi tutti nella stanza in fondo al corridoio.

 

Si accasciarono sul pavimento ricolmo di cuscini. E su tutti i loro visi si poteva vedere quanto l'esperienza appena passata li aveva scossi. In pochi avevano vissuto un terremoto e nessuno lo aveva mai sperimentato con una montagna sopra la testa.

-Per tutti gli dei, che diamine è successo?- chiese Thaddaios, cercando disperatamente di non far tremare la propria voce. Le scosse lo avevano colto di sorpresa spaventandolo più di quanto avrebbe voluto ammettere. Ciò che lo tranquillizzava un po' era il fatto che anche gli altri semidei sembravano spaventati quanto lui.

-Un terremoto. Mio padre deve essere piuttosto arrabbiato- rispose Hermia, la voce carica di preoccupazione che non cercò di nascondere. Non serviva a niente celare un sentimento quando questo era dipinto sul viso. Osservò i semidei, tutti apparivano inquieti, ma non era solo paura quella che leggeva nel loro sguardo. Hermia doveva ammettere che anche lei condivideva i loro timori. Non c'era possibilità di sopravvivere se il loro avversario fosse stata la natura. E sfortunatamente nessuno di loro possedeva il potere di tornare indietro nel tempo.

-Kosmas, tua madre ha uno stretto contatto con la terra. Sei in grado di percepire cosa vuole dirci?- chiese Epeo rivolgendosi al giovane figlio di Demetra. Tuttavia Kosmas scosse la testa.

-Mia madre è la dea dell'agricoltura non della terra. Il mio potere mi permette di manipolare la vita delle piante, mi dispiace non posso fare niente per mettermi in contatto con la terra. Potrei farlo con gli alberi o altre forme di vegetazione più piccole, ma non se tra me e loro c'è un muro di sterile roccia. Solo Madre Terra potrebbe farcela- rispose.

-Allora potremmo provare un altro tipo di approccio- questa volta fu Callimaco a parlare.

-Callimaco ha ragione. Sarà anche vero che questo posto è inespugnabile, ma possiamo vedere cosa succede fuori anche senza uscire- Enea parlò con lo sguardo rivolto verso l'unica finestra della stanza. Hermia sorrise.

-Useremo gli occhi di chi fuori ci è già- disse prima di rivolgersi agli altri.

-Quale sfera di potere dei vostri genitori potete controllare?- chiese. Nessuno rispose. Hermia poteva capire quanto fosse difficile fidarsi di qualcuno, ci passava lei ogni singolo giorno della sua vita. Ma riusciva a comprendere quando fosse il momento di mettere da parte i propri dubbi e mettersi in gioco rischiando in prima persona. E questo era uno di quei momenti. Enea le aveva sempre detto che riponeva troppa fiducia negli altri, che credeva fino in fondo nella bontà delle persone ed Hermia sapeva che era vero. Sapeva perfettamente che la menzogna e la malvagità erano dentro tutti gli esseri umani, compresa lei, solo che credeva nella loro parte buona più di quella cattiva.

-Lo so che è difficile fidarsi l'uno dell'altro, lo so che non vi sentite al sicuro a condividere i vostri segreti, ma se rivelarli è la chiave della salvezza allora io ci farei qualche pensiero- disse sbuffando leggermente. Non sapeva più come spiegare loro che questo era il momento sbagliato per fare i diffidenti.

-Lo so che avete paura, è normale averla. Anche io sono spaventata, spaventata di non vedere mai più i miei genitori e la mia bellissima sorellina. Io devo tornare a casa. Immagino che tutti voi abbiate fatto una promessa, promessa che intendete mantenere. Allora, vi prego, in nome di quella promessa chi ha poteri che ci possono aiutare a capire cosa è appena successo lo dica- continuò. Poi sospirò ed esordì:

-Il dominio di mio padre è troppo lontano perchè io riesca a percepirlo in modo chiaro, ma so di per certo che il terremoto non ha danneggiato nessun ambiente marino. E voglio ricordavi che Poseidone è anche il dio dei terremoti, eppure ho la sensazione che non sia stato casuale. Per cui mi farebbe veramente piacere sapere che diavolo sta succedendo- questa volta non trattenne l'esasperazione che invase la sua voce. Hermia odiava non sapere le cose, la mancanza di informazioni limitava la possibilità di creare strategie vincenti. E le lacune che aveva in quel momento la stavano innervosendo.

-Mi dispiace, ma il mio potere non riesce ad attraversare un muro troppo spesso- mormorò Kosmas dispiaciuto, riusciva a capire cosa intendesse dire Hermia solo che aveva la sensazione che i loro poteri non sarebbero serviti a nulla, non in una situazione del genere. Come se gli avesse letto nel pensiero Enea parlò.

-Hermia, non puoi chiedere loro qualcosa che sai anche tu che non sono in grado di fare. So quanto odi questa situazione e la odio anche io, ma non puoi sfogare la tua frustrazione su di loro- appoggiò una mano sula spalla destra della ragazza. La figlia di Poseidone annuì sospirando.

-Scusa, hai ragione- poi rivolgendosi a tutti gi altri semidei seduti per terra aggiunse- scusate, mi dispiace. So che non è colpa vostra se non potete sapere che succede-

 

-Il mare può cambiare da un istante all'altro... non avrei mai pensato che fosse vero anche per i suoi figli- Epeo fu il primo a parlare dopo Hermia. L'unico a non guardarlo in modo curioso fu Enea.

-Ereditiamo più di quanto vogliamo dai nostri genitori, questo vale anche se sono degli dei- disse il figlio di Zeus pensando a quante volte essere se stesso poteva diventare così soffocante da avere bisogno di una pausa. Si voltò verso Kosmas, il giovane che aveva il nome in comune con il suo migliore amico e che non poteva fare a meno di comparare. Erano così diversi che riusciva abbastanza facilmente a rilegare il ricordo del Kosmas che conosceva in fondo alla mente.

-Kosmas, se hai qualcuno che ti aiuta pensi di poter arrivare a percepire cosa dicono le piante?- fece la domanda gentilmente, con il tono che di solito usava per parlare alla sorella di una cosa importante ma complessa. Il giovane figlio di Demetra lo guardò confuso.

-Aiutarlo come?- non fu Kosmas a dirlo, ma Cassiopea. La figlia di Ares si era alzata in piedi e guardava il resto della sala appoggiata al muro di pietra alla destra di Enea. Accanto a lei Orion giocherellava con i fili di un cuscino mentre guardava tutti con occhi curiosi. Alle parole di Enea aveva spostato il suo sguardo grigio verso il figlio di Zeus, gli occhi aperti al massimo aspettando la risposta del semidio con trepidazione.

-Non avete mai unito i vostri poteri con quelli di un altro semidio?- dissero in coro i gemelli. Tutti i semidei scossero la testa guardandosi l'un l'altro. Sul volto di molti si poté intravedere un briciolo di speranza. Forse avevano trovato un modo per uscire.

-Perchè, si può fare una cosa del genere?- chiese Agape. Hermia annuì seguita a ruota da Enea.

-Non è difficile da fare. Basta entrare in sintonia con la forza vitale e l'energia della persona con cui vuoi condividere il tuo potere. Devi trovare la melodia della mente dell'altro e lasciarti avvolgere da essa, devi creare un'armonia tra la tua musica e la sua. La prima volta può risultare complicato ma più volte lo fai più ti viene naturale- spiegò la principessa di Atene. “E più sei capace di avvertire la mente di qualcun'altro più aumentano le tua possibilità di sopravvivere” pensò senza però aggiungere ad alta voce. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era dire che unendo i loro poteri avevano un possibilità di uscire da quel luogo infernale. Ma Hermia aveva un motivo più che valido per tenersi quell'informazione per sé. E quel motivo lo aveva scoperto da sola, nemmeno Enea lo sapeva.

-Funziona meglio se i poteri di coloro che ci provano sono in qualche modo compatibili, almeno le prima volte. Se Hermia e Hilarion provassero ad unire i loro poteri potrebbe essere pericoloso, sia per loro che per chi sta intorno. Questo perchè mia sorella utilizza l'acqua mentre Hilarion il fuoco. Se invece a provarci fossero Hilarion e Melissa sono sicuro che non ci sarebbero problemi di alcun genere. Condividere i propri poteri con qualcun'altro rende più forti entrambi, ma è un processo estremamente delicato e intimo-

-Intimo?- sul volto di Ariadne era già comparsa una smorfia, come se le facesse schifo la parola, cosa probabile. Anche Glykeria e Melissa apparvero leggermente scosse. Hermia le capiva, dopotutto avevano giurato fedeltà alla propria dea e uno dei punti del giuramento era mantenersi caste e vergini. Tuttavia, se in Melissa e Glykeria era la fedeltà a prevalere, in Ariadne Hermia vide chiaramente il disgusto e la voglia inesistente di stabilire un contatto che andava oltre il semplice scambio di parole con gli altri semidei. La figlia di Poseidone era brava a leggere le persone, lo aveva imparato stando accanto al fratello e ai genitori. E negli occhi di Ariadne lesse fredda intelligenza, furbizia, saccenza, serietà e una straordinaria abilità nel trovare il punto debole delle persone. Hermia sapeva che era pericolosa se presa nel momento sbagliato, in questo si somigliavano. Per questo, la principessa sapeva che Ariadne avrebbe aspettato prima di fare la sua mossa. Ma in quel lasso di tempo avrebbe studiato ognuno di loro, avrebbe stabilito chi aveva la forza di volontà più debole, se lo sarebbe fatto amico e poi lo avrebbe tradito senza pietà una volta uscita. Era sicura che prima o poi sarebbe successo. Hermia la capiva, come capiva Thaddaios; il figlio di Ermes poteva anche apparire debole e spaventato, ciononostante nascondeva un lato maligno e calcolatore. Hermia sapeva che ognuno dei semidei nella stanza possedeva un lato simile, soprattutto dopo essere stati scelti. Anche coloro che sembravano non averne, come Melissa, Orion o lei stessa. Hermia si considerava una donna d'onore, ma era abbastanza saggia e intelligente da rendersi conto che nel momento in cui la sua vita o quella del fratello si fossero trovate in pericolo avrebbe messo da parte i suoi ideali, il suo onore e la correttezza. Per questo non giudicava nessuno dei presenti.

-Non intimo in senso erotico, la tua pura castità di Sacerdotessa di Era è più che salva- mentre Hermia pronunciava quelle parole, Enea vide Callimaco afflosciarsi leggermente, una strana espressione sul viso. Si portò una mano alla bocca per nascondere un sorriso, il figlio di Afrodite si era illuminato per mezzo secondo già pregustando un delizioso banchetto per poi venire lasciato a bocca asciutta. Fece in modo di incrociare gli occhi con il corvino per poi ammiccargli e voltarsi cercando di non far vedere quanto in alto fossero arrivati gli angoli della bocca. Nel frattempo Hermia aveva continuato a parlare ignara dei problemi del fratello a mantenere una faccia seria.
 

Arcadia – 1° giorno, ore 15.15
 

-Quindi- esordì Epeo. Sia Hermia che Enea si voltarono a guardarlo. Il figlio di Atena non si scompose minimamente di fronte agli sguardi dei due principi di Atene. In quanto figlio della dea della saggezza e della strategia militare Epeo possedeva conoscenze e saggezza a sufficienza per rendersi conto che era meglio fare come dicevano Hermia ed Enea. Eppure era anche curioso di conoscere qualcosa a lui sconosciuto.

-Come possiamo fare quello di cui state parlando?- chiese. I due gemelli si guardarono ed Epeo ebbe la sensazione che si stessero parlando. Non dissero una parola. Si mossero e basta. Enea si voltò dando le spalle al gruppo seduto sul pavimento. Non si trovavano proprio al centro della stanza, dato che quando vi erano entrati erano collassati il più vicino alla porta possibile. Di fronte al ragazzo si apriva uno spazio relativamente ampio, abbastanza da contenere comodamente una decina di persone. Per il loro scopo andava benissimo. Enea portò la mano destra alla spalla sinistra, per poi tracciare un'immaginaria linea curva parallela al suolo sferzando l'aria con il braccio teso. I cuscini che ricoprivano l'area vennero spostati dal vento che Enea aveva creato. Soltanto quattro erano rimasti al loro posto, collocati in modo da formare un quadrato, perfettamente al centro del cerchio appena liberato. Con un fluido movimento il figlio di Zeus riabbassò il braccio. Enea fece un passo indietro e guardò lievemente la sorella da sopra la spalla. Hermia sussurrò un “esibizionista” mentre gli passava accanto, cosa che fece sorridere Enea, insieme ad Epeo, Cassiopea e Ilektra, tutti e tre abbastanza vicini per cogliere la parola detta sottovoce. La ragazza superò il fratello e il quadrato di cuscini. Arrivata alla parete opposta rispetto alla porta si voltò. Fece ruotare la testa di un giro completo mentre fissava la porta semiaperta. Sospirando, rilassò le spalle.
Quando tornò a guardare il muro, la porta si chiuse di scatto. Nessuno vide il piccolo sorriso che si formò sul suo volto. Poggiò entrambe le mani sulla pietra fredda come il ghiaccio. Quanto tempo era che nessuno entrava lì dentro? Quando vi erano arrivati loro, poche ore prima, il posto era lindo e brillante, preparato apposta per il loro arrivo, ma l'assenza di presenza umana negli ultimi anni era evidente nella freddezza che le stanze possedevano. Hermia svuotò la testa da ogni pensiero: smise di pensare alla famiglia che aveva lasciato a casa, il volto del gemello scomparve, i mormorii del gruppo di semidei alle sue spalle si affievolirono fino a scomparire, ogni cosa venne relegata nel fondo della sua mente. Quando il bianco colorò il retro delle sue palpebre invadendo il suo campo visivo, Hermia spinse fuori la sua coscienza. La lasciò libera di vagare nella pietra. Trovò residui di magia, di incantesimi vecchi centinaia di anni, spiò segreti antichi e recenti, scoprì ogni cosa che la fortezza nascondeva. E le cose che trovò al tempo stesso la sollevarono e la spaventarono a morte. Richiamò la sua coscienza, ma non staccò le mani dal muro. Questa volta spinse fuori il suo potere. Inspirò violentemente quando finì il suo lavoro. Collassò contro la superficie fredda. Appoggiò la fronte come la roccia. Non sapeva per quanto il trucco avrebbe funzionato. Dovevano sbrigarsi!

-Enea- non disse altro, ma non servivano altre parole. Il fratello si mosse rapido. Si voltò verso Kosmas tendendogli una mano. Il ragazzo la afferrò lasciando che Enea lo tirasse in piedi, indossava ancora il peplo verde e i capelli rimanevano stretti dai papaveri.

-Perchè ci sono quattro cuscini?- domandò Orion, sporgendosi in avanti. Fu Hermia a rispondere.

-Perchè per sapere quello che volgiamo sapere ci occorrono i poteri di quattro persone- si limitò a dire. Si sedette elegantemente sul cuscino verde facendo cenno a Kosmas di sedersi alla sua destra. Il giovane figlio di Demetra si accomodò sul suo cuscino rosso specchiando la posizione assunta da Hermia. Invece di sedersi Enea si voltò verso Hilarion.

-Lo so che prima ho detto che è pericoloso unire poteri opposti, ma in questo caso occorrono tutti gli elementi- disse rivoltò al figlio di Efesto. Hilarion lo guardò un attimo prima di annuire e alzarsi. Enea si lasciò cadere sul cuscino azzurro accanto a Hermia e conseguenza Hilarion prese posto di fronte ad Hermia, dando le spalle alla porta. Il tessuto arancione si amalgamava bene con il bronzo della sua pelle. Dalla sua posizione Kosmas poteva vedere che sui visi dei semidei rimasti fuori era dipinto un misto tra stupore, curiosità, meraviglia, terrore e paura. Trovò che fosse una combinazione interessante e strana allo stesso tempo. Nascondendo un sorriso ritornò a prestare attenzione proprio nel momento in cui Enea iniziò a spiegare cosa dovevano fare.

 

 

 

 

Angolo Autrice

Bene, mi sento un cacchina spiaccicata sul marciapiede. È un anno ormai che non aggiorno. Un paio di mesi fa vi avevo promesso che il capitolo sarebbe arrivato. E infatti eccolo qua! L'ho scritto a pezzi, buttando giù qualche riga un giorno sì e venti no.

Purtroppo quest'anno una serie di avvenimenti mi ha impedito di scrivere costantemente.

In primis verso la fine di luglio dell'anno scorso ho avuto un blocco dello scrittore enorme, mi sono bloccata a metà della stesura di questo capitolo e la mia mente è diventata un mare bianco di nulla. Mi sa che si vede questa cosa, ho smesso di scrivere circa a metà, dopo che Hermia si scusa con gli altri semidei per il suo comportamento.

Poi a settembre ho iniziato l'ultimo anno di liceo. E mi ha ucciso. Ora ho finito gli esami da un po' e mi sono messa a finire il capitolo. L'ho controllato e riaggiustato. Le idee mi sono venute all'improvviso, come un colpo di fulmine. Le ho buttate giù e solo dopo le ho elaborate. Ci tenevo a farvi sapere che ogni cosa in questo capitolo è frutto della mia fantasia, per cui l'unione dei poteri di molti semidei non rispecchia quella di Rick Riordan; anche perchè, se non sbaglio, lui non ha mai fatto unire veramente i poteri dei suoi personaggi. Inoltre sottolineo che ogni cosa ha un senso. Alcuni dettagli che potrebbero sembrare inutili (come il colore dei cuscini o la disposizione dei personaggi) in realtà sono importanti. Vi pregherei di ricordarveli, così sarà più facile per voi capire quello che succederà. Inoltre non vi preoccupate, spiegherò ogni cosa nei prossimi capitoli.

Spero che vi piaccia, perchè voglio essere sincera con voi, a me in realtà non convince tanto. Mi piace, ma non è il mio capitolo preferito. Prometto che aggiornerò più regolarmente d'ora in poi. Ho voglia di finire questa storia. La fine è scritta lì nella mia mente e ho intenzione di metterla su carta.

Lo so che nei capitoli precedenti ho detto che vi avrei fatto scegliere chi uccidere, ma ora come ora non credo sia possibile. La storia si è evoluta e occorrono determinati personaggi per farla funzionare. Quindi mi dispiace, ma ho già deciso tutte le dinamiche di questa storia: chi vive, chi muore (e come muore), le possibili storie d'amore, i legami di amicizia. Insomma tutto quello che rende una storia umana.

Spero che questo capitolo possa essere di vostro gradimento, mi scuso ancora per questo enormissimo ritardo.

Un'altra cosa, preferite che il prossimo capitolo sia un diretto seguito di questo o che quello che succede dopo questo venga raccontato attraverso flashback? Fatemelo sapere il prima possibile. Grazie.

Un bacio

Dia

 

  
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