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Autore: Lory221B    27/07/2018    1 recensioni
Nessuna giornata è una giornata qualsiasi a Gotham. Qualcuno recapita messaggi e doni sgraditi, Lee Thompkins è in pericolo e un improbabile trio di eroi cercherà di salvarla.
[light Gobblepot] [light Nygmobblepot] [ambientato dopo la s4]
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Edward Nygma, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La resa dei conti

« Ti stai divertendo? » chiese Lee Thompkins al suo sequestratore. La donna si agitò ancora una volta sulla sedia, sperando di riuscire ad allentare le corde che la tenevano legata ormai da ore, ma sembrava non esserci alcuna possibilità.

Ancora una volta era rimasta in mezzo alle trame di un pazzo che voleva soltanto fare del male a Jim Gordon. Sapeva che non era colpa di Jim, che alla fine il suo ruolo attirava costantemente pericoli per lui e per chi gli stava attorno, ma proprio per questo aveva deciso di vivere appartata, lontano dalla GCPD, limitandosi ad aiutare gli abitanti di Narrows senza pestare i piedi a nessuno.

Jervis sorrise allegro alla sua vittima « Era solo un gioco, un modo per aiutarti a scegliere in realtà »

Lee lo guardò perplessa, non riusciva a comprendere come quella scelta di Gordon che si era risolta in una secchiata d’acqua potesse aiutarla a prendere una decisione « Non capisco »

« Jim Gordon, il tuo cavaliere senza macchia e senza paura, invece che eliminare il boss della criminalità ha deciso di eliminare il suo rivale in amore. Non lo trovi meschino? »

« Tu non sai proprio niente di Jim Gordon » fece lei, reggendo lo sguardo dell’uomo « Era ovvio che Jim avrebbe scelto Oswald; potrà dire un sacco di cose contro Pinguino ma avrà sempre bisogno di lui, si completano, è quello di cui ha bisogno Gotham e nel profondo Gordon lo sa. Se stai cercando di mostrarmi il lato oscuro di Jim, l’ho già visto »

L’uomo si piegò per essere più vicino alla dottoressa e le sussurrò all’orecchio.
« Lee, non ho intenzione di ipnotizzarti. Jim lo capirebbe e non sarebbe reale, ma quando Gordon e Nygma saranno qui, dovrai scegliere chi salvare tra loro due e dovrai scegliere Ed, se non vuoi che uccida entrambi. Voglio che Gordon muoia sapendo che la donna che ama non ricambia il suo amore »

« Come è successo a te con Alice? » rispose sprezzante, ben sapendo di toccare un nervo perennemente scoperto.

« Ti avverto, dottoressa. Se dirai qualcosa a Jim, se gli farai capire che sei costretta, morite tutti. Ti è chiaro? E per “tutti” intendo anche gli abitanti di Narrows »

***** * ****
Ed si affacciò alle grandi finestre dell’edificio dove erano stati legati e minacciati « Vedete quel palazzo? E’ abbastanza alto per avere una buona visuale. Da lì dovrebbe essere possibile vedere dove avevamo parcheggiato, forse addirittura il negozio dove siete entrati. E’ una distanza sufficiente per i radiocomandi » fece con entusiasmo, certo che aveva individuato il luogo dove era imprigionata Lee.

Jim annuì accanto a lui, il ragionamento non faceva una piega, ormai erano prossimi a chiudere la faccenda, in un modo o nell’altro.

L’unico che non sembrava tanto convinto era Oswald « Ok, possiamo un attimo fermarci a riflettere? Avrà previsto la vostra irruzione, non potremmo chiamare qualcuno, far circondare l’edificio? »

« Ucciderà Lee » rispose Ed, glaciale.

« Quindi meglio morire tutti » Oswald allargò le braccia, iniziando a pensare che avesse a che fare con due idioti.

Jim scosse il capo, facendosi più vicino ad Oswald, in un improbabile tentativo di tranquillizzarlo « Vuole me, non so perché abbia messo in mezzo Ed, ma nessun altro morirà »

Oswald stava per controbattere, che stavano parlando di un folle che non ragionava in maniera lineare o magari far presente che non era pronto a vederlo morire, soprattutto per salvare Lee, ma aveva capito che sarebbe stato inutile, ormai avevano deciso di giocare il tutto e per tutto direttamente davanti a Tetch.

Si incamminarono giù per le scale e Oswald decise di sfruttare la sua camminata zoppa  per rimanere indietro, giusto il tempo di mandare un SMS a Harvey. Forse la GCPD non sarebbe arrivata in tempo, ma era abbastanza sicuro che Bullock avrebbe fatto di tutto per Jim, anche a costo di arrivare in elicottero.

Quando furono davanti al portone principale, Jim estrasse la pistola per eventuali sorprese che potevano attenderli. Ed aprì la porta per fare entrare gli altri ma Oswald non fece cenno di muoversi dal marciapiedi.

« Non entro con voi »

« Ci molli adesso? » chiese Ed, quasi deluso.

« No, cerco un modo intelligente di sorprendere Tetch, ammesso che ci sia. Non mi faccio sparare per salvare Lee » rispose, guardandosi attorno.

« Non credo che qui fuori tu sia al sicuro » commentò Jim « Ma fai come vuoi ». Il Capitano della GCPD sparì nel buio dell’ingresso dell’edificio e Nygma lo seguì in silenzio, prima di scambiare con Oswald un ultimo sguardo.

Edward sapeva che Oswald aveva ragione, non era un piano intelligente fare esattamente quello che si aspettava Tetch. Una volta aveva detto a Oswald che l’amore non andava bene per persone come loro, che li rendeva deboli e stava per avere un’altra prova di quanto fosse vero.

« Non te la prendere, è fatto così. Pensa prima a sopravvivere » Fece Jim, mentre guidava Ed verso le scale, sempre più convinto che i due avessero parecchie cose da chiarire invece che abbaiarsi contro a vicenda.

« Non pensa sempre a sopravvivere, sai? Sarebbe inaspettatamente morto per me … »

Questo Jim doveva riconoscerlo a Oswald: era un manipolatore, a volte pavido, altre temerario, ma più volte di quante avesse voluto ammettere aveva messo davanti gli interessi di qualcun altro per se stesso. Lo preferiva quando era d’aiuto, quando collaboravano, quando la sua sindrome da Napoleone non prendeva il sopravvento. In fin dei conti Oswald era diventato un punto fisso per lui e Gotham da anni e doveva ammettere che preferiva vedere lui al comando che altri pazzi come Jeremiah o Barbara.

Quando finalmente furono in cime alle scale, sbucarono nella stanza dove Tetch li aveva osservati per tutto il tempo. Jim e Ed entrarono e rimasero stupiti dal fatto che non c’erano altri uomini ipnotizzati a lavorare per Jervis, si trattava solo di loro, della resa dei conti.

« Eccoci qua, finalmente. Siete rimasti solo voi due! » fece Jervis, con un finto, sadico, sorriso mentre puntava la pistola alla testa di Lee.

« Non ci controlli di continuo? » rispose Edward, glaciale, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa o soprattutto qualcuno che potesse sorprenderli.

« Certo che sì, ma Oswald non mi serve quindi spero non vi mancherà troppo » rispose, sempre con un sorrisetto crudele e per un attimo Jim si pentì di non aver convinto Oswald ad andare con loro.

« Tetch, cosa vuoi? » sbraitò Gordon, ora più furente che mai mentre guardava la mano insanguinata di Lee, dove era stato amputato il dito.

« Ti do una possibilità di sopravvivere, Jim. Se Lee ti ama ancora sceglierà di farti vivere, condannando però Ed. Altrimenti, finalmente metteremo fine alla tua inutile vita » fece Tetch.

Gordon incassò la notizia stoicamente; aveva immaginato che sarebbe finita così ed era anche certo che non ci fossero in ballo soltanto le loro vite, sicuramente Lee era già stata minacciata. Tetch non giocava pulito, voleva la vendetta e quella stava mettendo in atto, per l’ennesima volta.

« Va bene, Lee. Qualunque sia la scelta » sussurrò Jim.

Ed notò un bagliore fuori dalla finestra, ormai il sole era calato ed era più facile notare dettagli come delle luci blu in lontananza. Stava arrivando la GCPD, Oswald doveva averli avvertiti e Tetch era troppo preso dalla vendetta ormai, per dare importanza a quello che accadeva attorno a loro. Non avrebbe ucciso Lee ora che poteva vendicarsi di Gordon. Anche la dottoressa sembrò notare qualcosa dallo sguardo di Ed e riuscì a capire che prendere tempo poteva essere una strategia utile.

« Jim… ti ho amato tanto e vorrei davvero fosse andata in modo diverso » Lee iniziò a parlare ma mantenere la voce ferma si stava rivelando particolarmente difficile « Ma tu appartieni a Gotham da sempre, non potevo averti »

« Anch’io ti ho amato ma non era destino. Nessuna relazione finisce bene per me e per la maggior parte delle persone di Gotham » rispose Gordon. Era vero, per tutti i presenti. Si erano innamorati, avevano perso e si erano rialzati, malconci ma ancora vivi a combattere per loro e per la loro personale visione di Gotham.

« Avresti dovuto cercare qualcuno come te, Jim. Qualcuno che abbia le tue stesse priorità » continuò la donna e Jim si ritrovò ad annuire suo malgrado.

« Lee ho bisogno che tu lo dica » urlò Jervis.

Lee sentiva il cuore battere all’impazzata, dopo tutto quello che c’era stato con Gordon, non poteva pensare che quella sarebbe stata la sua fine. Ma c’erano gli abitanti di Narrows, vittime inconsapevoli della follia di un uomo che non aveva ancora gustato la sua vendetta.

Lee Thompkins chiuse gli occhi rassegnata e pronunciò le uniche parole che non avrebbe mai voluto dire « Uccidi Jim Gordon »

Finalmente la pistola non era più puntata verso Lee e nello stesso istante in cui Jervis sparò il colpo, dal fondo della sala un altro proiettile centrò il braccio di Tetch, che cadde a terra. Il proiettile di Jervis non raggiunse mai Gordon perché Ed lo aveva buttato a terra appena Tetch aveva premuto il dito sul grilletto.

Fecero irruzione gli agenti della GCPD cappeggiati da Bullock che ancora reggeva la pistola fumante che aveva colpito il loro aguzzino.

« Oh, finalmente sta zitto » commentò Harvey, mentre gli uomini circondavano Tetch « Jim, per l’amor del Cielo. Chiamarmi? Perché ho dovuto rispondere ad un sms di Pinguino? »

« È stato Oswald ad avvisarvi? » fece Gordon, rimettendosi in piedi e massaggiandosi il fianco dove aveva sbattuto quando Ed lo aveva “placcato” a terra.

« Sì, ci ha aspettato qui fuori »

Ed era prontamente corso a liberare Lee, più stupefatta che mai che per una volta la polizia fosse arrivata in tempo, senza la necessità di farsi poi vendetta da soli.
Era una situazione strana, tutti volevano parlare e al contempo volevano stare zitti, in imbarazzo, come se dopo tutti i trascorsi fossero arrivati al punto di non avere più niente da dirsi.

Ed in quelle poche ore aveva compreso che forse era tempo di lasciare Lee alle sue spalle. Oswald aveva ragione, stava diventando una pessima, pallida copia di se stesso, non il grande Enigmista terrore della città. Lei non lo amava, non lo aveva mai amato e nemmeno per un attimo aveva guardato nella sua direzione; i suoi occhi e il suo cuore erano tutti per Jim Gordon.

Ma tornare a Narrows, farsi strada sparando, essere coinvolto in un gioco al massacro, gli aveva ricordato chi era e chi poteva ritornare.

Dopo aver liberato Lee e averla rassicurata che il suo dito si trovava nel congelatore di Gordon, pronto per essere riattaccato, Nygma abbandonò la scena lasciando che gli agenti facessero il lavoro e magari evitando che finisse arrestato per uno dei tanti crimini passati.

Scese le scale lentamente, un gradino alla volta, non del tutto sicuro che l’uomo che quella mattina aveva suonato al campanello di Gordon fosse lo stesso che stava scendendo le scale per lasciare Narrows. Lee era alle sue spalle? Forse.
Si sentiva più Ed che l’Enigmista in quel momento, un po’ a pezzi e senza uno scopo. Doveva solo lasciare che finisse quella giornata e poi avrebbe potuto ricominciare da capo.

Uscì all’aria aperta, respirò l’aria frizzante della sera e solo allora si accorse di Oswald, seduto su un marciapiede intento a massaggiarsi la caviglia. Dopo tante ore in piedi doveva essere una tortura. Si sedette accanto a lui, incerto su cosa dire. Restarono per un po’ in silenzio, nella surreale situazione di essere seduti a terra nel mezzo delle volanti della polizia.

« Oswald, grazie per essere rimasto fino alla fine » fece Ed ma Cobblepot sembrava non lo stesse ascoltando, continuava a massaggiarsi la caviglia guardando un imprecisato punto davanti a lui, finché non si voltò verso Nygma, in dubbio se parlare o meno.

« Ho sentito che stavate bene dalla radio degli agenti »

« Sì, grazie a te »

Oswald annuì distrattamente ancora una volta. Dopo tutto quel tempo aveva bisogno di chiarire almeno un punto. « Quello che hai detto prima, che non credi fossi innamorato di te »

« Os… »

« Lo ero, forse lo sono ancora… » fece una pausa e Ed fu in dubbio se fare un gesto consolatorio o meno, così il braccio gli rimase a mezz’aria e nonostante tutto a Oswald venne da ridere a vederlo così impacciato.

« Ma sai anche tu che tra noi non potrebbe funzionare, finiremmo per ucciderci » provò Ed, abbassando il braccio.

« Lo so »

Alcuni agenti avevano iniziato ad uscire dall’edificio e l’ambulanza era già pronta per trasportare Lee in ospedale. Oswald si rimise in piedi, stava arrivando la sua limousine e il suo autista lo avrebbe presto portato a casa, non aveva alcuna intenzione di rimanere ad assistere alla riunione tra Ed, Jim e Lee o peggio, vedere che la dottoressa che aveva avuto il privilegio di avere entrambi per sé, li avrebbe rifiutati in malo modo.

Mentre Oswald a fatica si rimetteva in piedi Edward provò ad aiutarlo ma venne bruscamente scansato.  

« Non te l’ho mai detto, ma tanto vale dirtelo adesso » fece Ed, con Oswald che ormai gli dava le spalle « Mi spiace averti sparato, è tra le scelte che più ho rimpianto. Anzi, forse è l’unica di cui mi sia pentito »

Oswald si voltò leggermente, perché sapeva che a breve sarebbe arrivata la fine della frase, che non prevedeva un lieto fine.

« Quello che siamo, è complicato. Avremo sempre bisogno l’uno dell’altro ma non funzionerebbe se stessimo assieme. È tempo che io segua la mia strada, da solo » continuò Ed che forse cercava più di convincere se stesso.

« Vorrei che le cose fossero andate diversamente ma alla fine siamo quello che siamo, no? » rispose Oswald, zoppicando verso la limousine. Da dentro l’auto vide Ed fargli un gesto di saluto con la mano e si ritrovò a commentare tra se « Alla prossima, Enigmista » prima di abbandonare finalmente Narrows.

Gli agenti erano allegri, aver salvato il Capitano era motivo di orgoglio. Jim uscì gridando che il giorno dopo avrebbe offerto da bere a tutti ma che per il momento aveva bisogno di una pausa. Ed era ancora sul marciapiede, intento a fissarsi le scarpe.

« Oswald dov’è? Volevo ringraziarlo »

« E’ andato a casa »

Jim annuì un po’ deluso, mentre assaporava anche lui l’aria fresca della sera.
« Però, gli farebbe davvero piacere se tu lo ringraziassi » Ed aggiunse serio, perché dopotutto se era non era più tempo per lui ed Oswald, forse poteva almeno rimettere le vecchie relazioni in carreggiata.

****** * *****
Oswald Cobblepot era nuovamente seduto a casa propria, ma aveva abbandonato la sedia del tavolo del soggiorno per il più comodo divano. Si era allungato sul poggia-gambe e stava quasi per gettare la testa indietro e addormentarsi quando uno dei suoi uomini venne ad annunciare l’arrivo di un ospite inatteso. Era una strana sensazione di déjà-vu di quello che era accaduto la mattina.

« Jim? » chiede Oswald perplesso, mentre faceva il gesto di mettersi a sedere più composto, subito bloccato da un gesto della mano di Jim.

« Posso sedermi? » chiese con finta educazione, prima di accomodarsi, senza aspettare la risposta.

« Non fare complimenti » rispose con una smorfia ironica.

Gordon non sembrava intenzionato a dire niente e Oswald si accigliò, non riuscendo davvero a comprendere cosa di facesse Jim Gordon a casa sua a quell’ora della sera. « Non dirmi che Lee ha scelto Ed! E’ davvero pazza quella donna » affermò, studiando la reazione di Jim, che si voltò a guardarlo prima di scoppiare a ridere.

« Nah, nessuna scelta alla Dawson’s Creek. Ci siamo chiariti, siamo certi che se le cose fossero andate diversamente, staremmo ancora assieme e probabilmente resteremo per sempre la metà dell’altro ma non è destino che le cose funzionino » rispose, appoggiando la testa al divano, lasciando un confuso Oswald a fissarlo. No, non era davvero più tempo per lui e Lee, troppe brutte cose erano successe e il fardello era sempre più pesante.

« Come mai sei qui? »

Jim sbadigliò vistosamente e Oswald non trattenne un’espressione infastidita, la calma non era decisamente tra le sue virtù.

 « Volevo ringraziarti e scusarmi per averti manipolato » rispose.

« Non sei davvero dispiaciuto di averlo fatto »

« E’ vero, non lo sono. Non saremmo vivi se non ti avessi trascinato nella battaglia » commentò, dandogli un colpetto sulla spalla che Oswald fissò per i successivi trenta secondi, come se non gli fosse mai capitato un contatto del genere.

Jim sbadigliò nuovamente e Oswald si morse un labbro prima di esclamare un ironico « Stanco? »

« E’ stata una lunghissima giornata »

« Come tutte le giornate a Gotham » rispose Oswald, lapidario. Era stato manipolato, messo da parte, era sfuggito incolume da un tumulto, da un gioco mortale e alla fine aveva chiuso, forse, con Ed e ora aveva Jim Gordon sul suo divano. In effetti non era una tipica giornata.

Jim si alzò dal divano e lo sguardo di Oswald seguì perplesso la sua camminata fino al mobile da bar dove recuperò una bottiglia di brandy che versò generosamente in due bicchieri. Oswald non ricordava da quanto tempo non brindasse con Jim Gordon, forse l’ultima volta era stata nel suo locale, quando sua madre era ancora viva e Fish si aggirava assetata di vendetta per la città.

« Hey, cos’è successo con Nygma? » chiese Jim ad un tratto, mentre si rimetteva a sedere porgendogli il bicchiere e Oswald credette di sentire quella leggera punta di gelosia che lui stesso aveva dimostrato poco prima, chiedendo di Lee.

« Niente » scrollò le spalle « Come per te e Lee. È la mia metà. Mi manca ma è acqua passata, più o meno » fu la volta di Jim di studiare l’espressione di Oswald « E quando parlo di acqua intendo proprio in tutti i sensi » aggiunse con finta ironia, ripensando al molo dove tutto era finito, più volte.

« Dovresti trovare qualcuno che non cerchi di ucciderti » affermò, prendendo un altro sorso di brandy.

« E tu dovresti trovare qualcuno che non cerchi di cambiarti ma che accetti tutte le tue ombre » ribatté, con una vena malinconica. Quante volte aveva pensato a una situazione simile? Lui e Jim seduti a chiacchierare come se fosse una cosa normale, quotidiana, come se Gordon non lo contattasse solo quando aveva bisogno ma perché aveva finalmente compreso che era collaborando che avrebbero reso migliore la città. Il fatto che avesse sempre avuto un’ammirazione per il buon Jim Gordon, che altre persone avrebbero potuto definire “cotta”, era un altro discorso. « A Gotham sarà difficile comunque » aggiunse « Nessuna relazione finisce bene nella nostra città » inaspettatamente stava ripetendo esattamente quando aveva detto Gordon nel suo faccia a faccia con Tetch.

« Io non l’ho mai fatto » sussurrò Jim.

« Cosa? »

« Non ho mai cercato di ucciderti »

Oswald aprì la bocca più volte prima di dire qualcosa di sensato « Sei sicuro di stare bene? Hai preso una mazzata in testa anche tu? »

Scoppiò a ridere « Onestamente, in questo momento vorrei solo riposarmi »

Oswald annuì perplesso « Hai intenzione di dormire qui, sul mio divano? »

« È un problema? »

« No, non lo è » si affrettò a rispondere « Insomma, ho un sacco di camere ma se vuoi dormire proprio qui… » si accorse che poteva sembrare poco educata la sua ultima affermazione ma in realtà voleva solo essere gentile. Probabilmente Jim non lo aveva nemmeno sentito o aveva fatto finta di non sentirlo perché chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla. Non era del tutto certo di cosa sarebbe successo nei giorni a seguire ma sapeva che aveva bisogno di una tregua da Gotham e forse poteva trovarla proprio da Oswald. Avrebbe avuto tempo per scendere a patti con tutto quello che era accaduto ma per il momento preferiva addormentarsi e ricominciare il più tardi possibile a preoccuparsi per Gotham.

« Ok » commentò soltanto Oswald prima di chiudere gli occhi a sua volta. Presto avrebbe dovuto interfacciarsi con i soliti problemi, i soliti scontri, però non poté fare a meno di sorridere mentre un ciuffo di capelli biondi gli solleticava il mento. Non aveva idea di cosa sarebbe successo la mattina, se avrebbero condiviso un pan-cake o se Jim sarebbe ritornato il solito Jim, ma in quel momento voleva soltanto assaporare l’inaspettato finale di una strana giornata.

T H E  E N D

Angolo autrice:
Grazie ma proprio grazie a chi è arrivato fino a qui. Un grazie particolare a lerychan e Jeremy 94 per aver recensito.
Un abbraccio!!!
   
 
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