Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: LysandraBlack    28/07/2018    3 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO TRENTAQUATTRO:

DENERIM – FORTE DRAKON




 

Si incamminò a passo lento verso la porta indicata loro dalla guardia, attenta a non alzare lo sguardo, la testa bassa, cercando di non tradire il proprio nervosismo.

«Ah, mi ricorda i vecchi tempi.»

Lanciò uno sguardo di rimprovero a Zevran che, accanto a lei, sembrava assolutamente a proprio agio in quegli abiti macchiati di sangue e terra, il volto rilassato. Intercettandola, le strizzò l'occhio.

Insieme spinsero il carretto di legno nella sala successiva.

Un uomo era appeso per i polsi ad una delle numerose coppie di catene che pendevano dal soffitto, gli occhi spalancati e vuoti, un rivolo di sangue a colargli dall'angolo della bocca.

Kallian si accorse di starlo fissando troppo a lungo quando una delle guardie le tirò uno scappellotto sulla nuca, rimproverandola. «Quello è ancora vivo, orecchie a punta, non ti riguarda!»

«Anche se non per molto!» Rise un altro uomo, punzecchiando con una lancia il prigioniero appeso, che si lamentò a malapena nonostante la lama avesse fatto scorrere un po' di sangue.

«Oh, Creatore, guida queste povere anime a te, attraverso il Velo fino ad accoglierle al tuo fianco...»

«Sorella, questi sono i primi di molti oggi, cerchiamo di fare il rito abbreviato.»

Leliana li ignorò, sembrava avere tutte le intenzioni di recitare l'intero Cantico dei Defunti. Kallian si chiese quanto di quella sceneggiata fosse in realtà un vero desiderio di mandare in un luogo migliore le anime di quei poveretti morti là dentro. Lei e Zevran caricarono con uno sforzo i due cadaveri sul carretto, mentre Leliana, che indossava delle vesti clericali nelle quali si trovava assolutamente a proprio agio, continuava nella sua preghiera.

Le due guardie si stufarono in fretta, pungolando il prigioniero appeso e domandandosi cosa avrebbero servito per pranzo nelle baracche.

Concluso il Cantico, Leliana fece segno che era ora di proseguire.

Portarono il carretto dei morti nella sala successiva, inoltrandosi sempre di più nella fortezza.

Ogni suo istinto le stava urlando di scappare a gambe levate da quel luogo di morte, ma era l'unico modo per tirare fuori di lì Aenor ed Elissa. Arle Eamon non credeva che Loghain sarebbe arrivato ad ucciderle, ma non potevano essere certi, quindi avevano ideato un piano di salvataggio.

Una donna agonizzante lanciava le ultime grida di dolore, supplicando i suoi carcerieri di ucciderla. Kallian cercava di costringersi a non guardare, ma non poté evitarlo: l'avevano spogliata e legata ad un palo, facendo i turni per frustarle la schiena con una serie di lacci di cuoio. Gli schiocchi si facevano sempre più forti, mentre le urla andavano scemando.

Strinse i pugni, digrignando i denti.

Leliana, accanto a lei, indossava una maschera impassibile, ma la postura era rigida. Quel posto stava risvegliando memorie spiacevoli anche a lei. Le sfiorò una mano, come per caso, le dita che si intrecciavano per un attimo.

«Da questa parte.»

Superarono alcune gabbie sospese, raggiungendo un tavolo di legno su cui era legato gambe e braccia il cadavere di un elfo.

I lineamenti erano quasi irriconoscibili, ma Kallian poteva giurare di averlo visto all'Enclave, forse aveva lavorato al porto, prima di finire là dentro.

Con mano tremante, cominciò a tagliare le corde.

Zevran finì in fretta di liberare le gambe, andando a darle una mano con le braccia. Spostarono poi il corpo sul carretto di legno.

Fecero per proseguire, quando uno dei carcerieri li fermò con un fischio.

«Hei, restate qua ancora un attimo, abbiamo quasi finito!» Diede un altro colpo di frusta, più forte degli altri. La donna aveva ormai perso i sensi, la schiena dilaniata.

L'altro uomo sputò per terra. «Bah, portatela via, se non urla più non c'è nemmeno gusto.»

La poveretta respirava ancora, seppur a fatica. Kallian si chinò su di lei, la rabbia che la pervadeva. Non era giusto. Animali. No, neanche le bestie avrebbero potuto trovare divertimento in una barbarie simile. Tagliò i lacci che legavano la donna al palo, quella che le cadde tra le braccia, inzuppandole le vesti di sangue. Si ritrasse istintivamente, la mano con il coltello bloccata a mezz'aria.

Zevran le corse in aiuto, prendendole il corpo tra le braccia e sporcandosi anche lui, conficcando la lama all'altezza del cuore della donna, lo sguardo che non tradiva la minima incertezza.

Kallian, mentre continuavano il lavoro, si ritrovò ad invidiare il suo apparente menefreghismo. Sembrava che nulla lo potesse mai turbare.

Leliana nel frattempo recitava le parole del Cantico, cercando un Creatore anche lì, dove sembrava che persino la Profetessa Andraste non avrebbe saputo trovare la pietà di perdonare quegli uomini.

Non erano nemmeno a metà della preghiera, che le guardie che li avevano accompagnati fin lì si erano già stufati di far loro da balie.

«Beh, avete capito qual è l'andazzo, ora ripulite le altre sale e quando siete pieni levatevi dai coglioni. Noi abbiamo di meglio da fare.»

Andandosene, uno di loro le diede una pacca sul fondoschiena, scoppiando a ridere mentre si lanciava occhiate ammiccanti col compagno. «Chissà se riusciamo ad andare alla Perla dopo pranzo... questa qua è brutta come la peste ma ha un culo sodo come una mela!»

«Ah, mi fai venire un languorino...»

Le ci volle tutto il suo autocontrollo per mantenere la calma e non tagliar loro la gola. Ci sarebbe voluto un attimo, ma anche un solo urlo e la loro copertura sarebbe saltata, facendo fallire il piano e rischiando di uccidere la Custode e la Cousland.

Inspirò profondamente, pentendosene subito dopo quando la puzza che pervadeva quel luogo le riempì le narici, grattandole il cervello.

Strinse i denti.

Leliana continuò a recitare il Cantico finché anche i due carcerieri con la frusta ebbero perso interesse.


 

Il carretto era ormai quasi pieno.

La puzza di morte, sangue e altro era terribile.

«E pensa che due giorni fa è arrivato Loghain in persona!»

«Davvero? E che ci faceva qua il reggente?»

Caricarono l'ultimo corpo, le orecchie tese ad ascoltare i due uomini.

«Devi proprio tirarti la testa fuori dal culo, Cowen, dove sei stato fino adesso? È venuto per la Custode e quella traditrice della ragazza Cousland, per chi sennò?»

«Stai scherzando? Non ci credo!»

«Ti dico che le ho viste con i miei occhi! Mervis gli ha portato dell'acqua e l'elfa l'ha ammazzato staccandogli la testa!»

«Sciocchezze, credi veramente che-»

«Te lo giuro sulle tette di Andraste, ha usato uno dei suoi trucchi da selvaggia, si è trasformata, gli artigli lunghi come una zanna di mabari, e ha strappato la testa di Mervis senza manco dargli il tempo di urlare!»

L'altro sputò per terra. «Puoi giurare anche sulle tette di quella trippona di tua madre, non ci credo. Ne ho ammazzati abbastanza di elfi per sapere che non hanno artigli...»

«Ma è un'elfa speciale, questa! Una selvaggia dei boschi, e Custode Grigio poi!» Insistette il primo. «Glielo vedi negli occhi che è una macchina di morte, se non ci credi, vacci di persona! Ti farà a pezzi come Mervis, altrochè...»

«Sì, voglio proprio vederla questa... credo che ci andrò, solo per poterti dare una pacca sul muso quando scoprirò che sono tutte stronzate!»

Kallian guardò in direzione di Zevran, scambiandosi un cenno d'intesa. Seguirono l'uomo con discrezione fuori in corridoio, fingendo dover sistemare uno dei cadaveri che sporgeva dal carretto, finchè quello non fece scattare la serratura della pesante porta di metallo che li separava dalle celle dove erano tenute Aenor ed Elissa.

Prima che potesse richiudere la porta, Kallian gli scivolò accanto, arrivandogli alle spalle e recidendogli la gola con il piccolo coltello affilato.

L'uomo cadde a terra con un gorgoglio, annaspando nel tentativo di chiudersi la ferita. Lei non lo degnò di un secondo sguardo, mentre scandagliava la stanza alla ricerca di altre guardie. Una, di schiena, si girò di scatto verso di lei, allarmata.

Non fece in tempo ad estrarre la spada, che il pugnale di Zevran gli si conficcò poco sotto il mento. Spinsero il carretto all'interno, quel tanto che bastava a richiudere la porta.

«Era ora!» Li salutò Aenor con un sorriso, appoggiata alle sbarre della cella. Indossava una veste lacera e sporca di sangue ed era chiaro dai lividi sul viso e sul resto del corpo che fosse stata colpita.

Elissa, invece, sembrava incolume seppur infreddolita. «Speravo che vi sareste inventati qualcosa...»

«Non sarà piacevole.» Rispose Kallian con una smorfia, nel frattempo che Leliana armeggiava con la serratura della cella. Nessuna delle guardie sembrava avere le chiavi, segno che quelle due da lì non avrebbero dovuto uscire in alcun caso.

La Custode sbuffò sonoramente. «Strano, fino adesso è stata una passeggiata.»

«Mh, quando servirebbe Natia...» Dopo un paio di tentativi a vuoto, finalmente il meccanismo scattò, rompendo il chiavistello all'interno.

Aenor zoppicava leggermente, anche se cercava di non darlo a vedere. Sul volto di entrambe c'era lo stesso sguardo disgustato, mentre Zevran illustrava loro il piano.

«Allora, infilatevi là sotto. Nessuno guarda mai tra una pila di cadaveri, e una volta usciti indisturbati da qui, potremo lanciare questi poveracci in qualche fossa e tornare dall'Arle a farci un, se posso dirlo necessario, bagno profumato.»

Elissa arricciò il naso. «Non c'è davvero altro modo...?»

Kallian, che si stava spazientendo, si ritrovò ad alzare la voce. «Con le facce che vi ritrovate, qualsiasi altro camuffamento sarebbe stato inutile. Coraggio, muoviamoci.»

La Cousland prese coraggio per prima, avvicinandosi al carretto con aria di chi avrebbe preferito tornare in cella.

Leliana sembrò ricordarsi qualcosa all'ultimo, mettendogli in mano un paio di piccolissimi involti di stoffa. «Infilateli nelle narici, sono imbevuti di olii. Aiuteranno contro...» Accennò un inutile gesto di scuse.

Aenor scosse la testa, infilandosi le pezzuole nel naso e sollevando un paio di corpi. Kallian e Zevran corsero ad aiutarle, controllando che non si vedessero né i tatuaggi della Custode né la cicatrice sul volto di Elissa, che le rendevano riconoscibili quasi all'istante. Una volta soddisfatti, aspettarono il cenno di Leliana, che controllava il corridoio aspettando di avere via libera.

La strada del ritorno, col carretto pieno e il cuore che batteva all'impazzata, sembrò ancora più lenta.

Vedendoli faticare sotto tutto quel peso, Leliana si offrì un paio di volte di dar loro una mano, ma entrambi gli elfi furono categorici.

«Se vedessero una Sorella della Chiesa aiutare due servi elfici, si insospettirebbero subito.»

Le guardie non li degnarono di uno sguardo mentre percorrevano a ritroso i corridoi, le urla e i pianti dei prigionieri ora relegati in un angolo della mente mentre procedevano verso l'uscita di servizio, un passaggio angusto che portava all'esterno della fortezza e seguiva una stradina sconnessa, grande abbastanza per un singolo carro, che correva lungo tutto il lato occidentale delle mura della città, fino alla porta Ovest.

Cercando di muoversi il più velocemente possibile, superarono il posto di guardia davanti alle mura senza problemi, dirigendosi verso le fosse comuni, situate poco al di fuori di Denerim.

Appena furono certi di non avere nessuno a tenerli d'occhio, fecero rotolare tre corpi giù dal carretto, liberando le due fuggiasche.

Elissa si reggeva a stento sulle gambe malferme. Barcollò per qualche metro, prima di rimettere l'intero contenuto del suo stomaco all'angolo della strada. «Per il Creatore, non... mai più!»

«Fenedhis l-»

La Custode sarebbe caduta a terra se non ci fosse stato Zevran a sorreggerla. Le diede qualche colpetto di incoraggiamento sulle spalle, aspettando che prendesse un po' d'aria.

«Un piano splendidamente riuscito, non fosse per l'aroma...»




 

«Non ho alcuna intenzione di dare il mio supporto ad Alistair, se è questo che mi state chiedendo.»

Anora, come quasi tutti gli shem con qualche titolo nobiliare, si era rivelata una grandissima stronza.

Aenor si trattenne dal mollarle un ceffone. Quella donna le dava sui nervi e la conosceva da appena un'ora. Si ritrovò a pensare che, appena qualche mese prima, non si sarebbe fatta alcun problema ad insultarla e a mandarla recuperare la sua corona nel sedere di Fen'Harel.

Ora, suo malgrado, ingoiò il rospo: stavano cercando di essere diplomatici e, anche se per il momento avevano fallito, Aemon credeva che Anora non fosse poi così impossibile da convincere.

«Siate ragionevole.» Riprovò Elissa. «Abbiamo dalla nostra parte abbastanza bann da vincere questo Incontro dei Popoli, anche senza il vostro supporto. E a quel punto, rimarrete senza niente.»

«Mi state dicendo che dovrei cedere il trono soltanto perché rischio di perderlo?» Si accigliò la Regina. «Non rinuncio a ciò che è mio di diritto, soprattutto in favore di un ragazzino che non è nemmeno certo di volere il comando, figuriamoci esserne in grado.»

«Strano, che proprio voi parlate di essere in grado di fare qualcosa o meno... tipo, che so, essere in grado di avere figli, degli eredi al trono.»

Aenor si godette con soddisfazione il cipiglio di Anora trasformarsi in un'espressione di sorpresa e timore. Sicuramente si stava chiedendo come fossero così certe di quella accusa, come potessero mai avere le prove della sua sterilità.

Non le avevano, infatti. La Custode aveva corso un rischio a tirare in ballo quella diceria, ma sembrava averci preso.

La regina cercò di ricomporsi in fretta, un lieve rossore a comparirle sulle guance pallide. «Non... non so dove abbiate preso questa informazione, ma vi assicuro che-»

«La nostra guaritrice, Wynne, è una maga del Circolo esperta in molti campi. Le è bastato starvi vicina qualche minuto, mentre controllava la vostra salute dopo che siete arrivata qua dal palazzo di Howe, per capire che le dicerie erano vere.»

Anora digrignò i denti, la mascella rigida e contratta mentre cercava freneticamente di escogitare un discorso che la riportasse ad una posizione di potere. Prima che potesse riuscirci, Elissa la interruppe di nuovo.

«E se siete davvero preoccupata per il Ferelden, credendo che Alistair non possa essere un buon sovrano, sappiate che non governerà da solo.»

«Oh, ma certo, sono secoli che i Cousland non vedono l'ora di mettere le mani sulla corona-»

«Devo ricordarvi che vostro padre non ha alcun titolo nobiliare nel sangue? Discendete da umili contadini, Lady Anora, e per quanto Teyrn Loghain Mac Tir possa essersi distinto in battaglia e abbia acquisito ogni onore, una volta strappatigli i suoi titoli, finirete nella polvere.»

La regina squadrò entrambe per un lungo momento. «Quindi, mi state offrendo una scappatoia?»

«Un compromesso.» Ribattè Elissa. «Voi rinunciate a qualsiasi pretesa al trono, e in cambio vi tenete il titolo e i possedimenti di vostro padre. Teyrna di Gwaren, sareste comunque rispettata e tenuta in grande considerazione.»

Anora sembrò considerare la proposta. «Se siete così tanto sicura che Alistair possa vincere, perché volete anche il mio aiuto? Contro mio padre, per giunta.»

Elissa sospirò. «Siete una donna forte, Lady Anora, e le donne forti in posizione di potere sono sempre malviste.»

«Allora supportate me come regina, vi assicuro che non ho bisogno di un re al mio fianco per governare al meglio questo paese. Chi credete che gestisse davvero il Ferelden, Cailan? Era un brav'uomo, ma uno sciocco. E come sciocco è morto.»

Aenor un po' la ammirava. Certo, non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma quella stronza lo era abbastanza da tenere testa a tutta quella gente come Aemon e gli altri bann, ed era abbastanza subdola e pragmatica che sarebbe stata anche una buona regina, probabilmente, se non ci fosse stata un'alternativa migliore per tutti, proprio sotto mano.

«Non dubito delle vostre capacità, ed è per questo che siamo qui a discutere di un'alleanza e non là fuori a risolvere la successione al trono come un branco di cani che si azzannano.» Ribattè Elissa, incrociando le braccia al petto. «Ma sapete benissimo che la consorte di un re defunto non può competere contro il sangue dei Theirin.»

«Sempre che Alistair sia davvero il bastardo che sostiene di essere...» Commentò piccata Anora.

Elissa non cedette di un millimetro, e se il commento l'aveva fatta indispettire, non ne diede segno. «I Cousland sono la seconda famiglia più potente del Ferelden, secondi solo ai Theirin e ancora più antichi di questi. Se la linea di Calenhad dovesse estinguersi, la mia famiglia sarebbe la preferita al trono in ogni caso.»

Anora abbassò le spalle, lasciando andare un sospiro. «Fatemici pensare.»

La Cousland annuì. «L'Incontro dei Popoli è fra tre giorni, spero che per allora avremo raggiunto un compromesso ragionevole.» Fece per girarsi e andarsene, quando la regina parlò di nuovo.

«Mio padre.»

Si voltarono entrambe.

«È un eroe di guerra. Amato dal suo popolo. Lo risparmierete?»

Non risposero.

«Alistair vorrà la sua esecuzione, ho visto con quanta ferocia lo odia. Se volete un compromesso, questa è una delle condizioni.»

Elissa se ne andò senza dare risposta. Aenor intercettò lo sguardo della regina, chinando leggermente il capo.



 

Riordan aveva detto loro dove trovare il magazzino dei Custodi Grigi, poco distante dalla grande piazza del mercato, oltre la locanda dove soggiornavano Geralt e gli altri.

Avevano superato Le Meraviglie del Thedas, dove un inquietante mago privo di emozioni aveva loro chiesto cifre spropositate per ogni singolo oggetto che aveva attirato la loro attenzione.

«Meno male che l'avete distratto a sufficienza...»

Si voltarono tutti verso Natia, che sogghignava soddisfatta facendo roteare in aria un rubino grosso quasi quanto il suo pugno.

«Che c'è? Come se non avessi mai rubato niente prima d'ora!» Si difese, facendo spallucce ed ignorando gli sguardi di disapprovazione. «Poi, Shale adora questa roba. E se hai un golem gigante nei paraggi, conviene tenerlo di buon umore.»

«Sì, sono certo che l'hai fatto proprio per il tuo buon cuore.» Commentò Geralt divertito.

Zevran ridacchiò. «Ah, se solo il suo cuore fosse grande anche la metà delle sue tasche...»

«Hei! Smettetela!»

Sten espresse il suo disappunto scuotendo leggermente il capo. «Rischiare di essere scoperta, solo per rubare un misero suppellettile...»

«Quello era più cieco di un Cacciatore Oscuro, non mi avrebbe vista rubare un Bronto al mercato.» Ribattè offesa la nana mentre gli altri la prendevano in giro.

Persino Jowan, che pareva sentirsi costantemente fuori luogo (e un po' lo era), si concesse un risolino divertito.

Aenor roteò platealmente gli occhi, ma il continuo battibeccare la metteva di buon umore. «Coraggio, dovremmo essere quasi arrivati.»

Si fermarono davanti ad un edificio anonimo e in disuso, la grossa serratura arrugginita che oppose una strenua resistenza quando Natia si mise a scassinarla. Finalmente, con uno scatto secco ed un cigolio, la porta sì aprì rivelando un magazzino dall'aria assolutamente ordinaria.

«Sicura che sia un nascondiglio segreto dei Custodi?» Commentò Natia, visibilmente delusa. «Mi aspettavo...»

«Qualcosa di meglio di un paio di bauli ammuffiti e armi arrugginite?» Le diede man forte Zevran, scuotendo la testa con disapprovazione.

Geralt si chinò ad osservare un'armatura logora appesa ad un manichino. «Io ho trovato un ragno, conta qualcosa?»

«Io ne ho trovati tre. Di cui uno bello grosso.»

«Jowan, perché deve essere sempre una gara con te?»

«Stavo solo-»

«Hei, piccioncini, smettetela di discutere su chi ce l'ha più lungo e concentratevi.»

«Su cosa, barilotta, il nulla eterno?»

La Custode li ignorò, dirigendosi a passo sicuro verso gli scaffali pieni di bottiglie polverose sul fondo della sala. «Natia, stavolta ti ho battuta.»

Con la mano, cercò il meccanismo segreto di cui aveva parlato Riordan, tirando la leva e facendo slittare di lato il mobile su dei binari nascosti nel pavimento, rivelando una stanza segreta. Si voltò verso gli altri, improvvisando un inchino. «Prego, non complimentatevi troppo.»

Appena entrata, Natia fischiò rumorosamente. «Niente male!»

Una serie di armature polverose, il simbolo dei Custodi Grigi ben visibile sugli spallacci e pettorali, faceva bella mostra di sé sui alcuni piedistalli. Dall'altro lato della stanza vi erano svariate spade, scudi, alcune asce e martelli da guerra, tutte con il grifone impresso sopra.

Aenor si avvicinò alle armature, ammirandole la qualità. Una in particolare attirò la sua attenzione: era minuta, più o meno della sua taglia, il pettorale in silverite con appena un piccolo graffio in corrispondenza di una delle due teste del grifone impresso al centro. Come spallaccio, un altro grifone, più dettagliato. La stoffa della giacca blu presentava alcune piccole borchie metalliche e, polvere a parte, non sembrava stata toccata dal tempo e dalle tarme. Le scaglie che scendevano a proteggere la parte inferiore del busto fino alle ginocchia erano ancora lucide sotto lo strato di polvere, e così anche le placche sovrapposte che dalla cintura proteggevano fianchi e cosce. La sfiorò con le dita, domandandosi a chi fosse appartenuta prima di finire là sotto.

«Sembra della tua taglia.»

Si voltò, incontrando il sorrisetto di Zevran. «Cosa aspetti a provarla?»

Annuì, lasciando che le desse una mano a chiudere le fibbie del pettorale e dei gambali. Alla fine, si guardò nel riflesso polveroso di uno scudo.

«Fossi nell'Arcidemone, me la farei sotto.»

Sbuffò. «Avremmo dovuto pensarci prima. Bastava un cambio di guardaroba...»

Un fracasso di oggetti metallici che cadevano a terra la fece voltare di soprassalto, temendo un attacco. In realtà, si trattava soltanto di Geralt, che aveva rovesciato un intero scaffale di armi nel tentativo di raggiungere il suo obbiettivo: un bastone metallico con una punta affilata sul fondo, una serie di decori minacciosi sull'asta che terminava con una sfera trasparente, tenuta ferma da un intrico di rovi. Appena il mago lo agitò, testandolo, la sfera si illuminò di un rosso intenso, la temperatura attorno a loro che saliva improvvisamente.

«Ah, questo sì mi piace.» Commentò soddisfatto.

«Beh, se questo finto Custode può scegliere cosa portarsi a casa, allora non me ne andrò senza uno di questi.» Annunciò Natia, sollevando un paio di pugnali dall'aria affilatissima.

Zevran sgranò gli occhi con cupidigia, prendendone un paio anche lui e soppesandoli in mano. «Silverite... ottima scelta, amica mia, ci faranno parecchio comodo.»

Aenor fece segno di procedere come volevano. «Prendete pure tutto ciò che ci può servire. Se avessimo un Custode per ogni arma che c'è qua dentro, tutti i nostri problemi sarebbero risolti.» Si avvicinò ad una serie di spade, testandone il filo e l'equilibrio.

Quando stava per prenderne una, Sten le si avvicinò scuotendo il capo. «No, non sono all'altezza del compito che devi affrontare.

Sbuffò indispettita, allargando le braccia per indicare tutta quella roba. «Lo so che non sono come la tua Asala, Sten, ma se questo è quello che offre l'aravel, dovremo accontentarci, non credi?»

Il Qunari rimase impassibile, non accennando a mollare la presa sul suo braccio. Indicò gli altri tre con un cenno del capo. «Forse per loro, sì. Ma tu sei un Comandante, ci vuole più di una semplice spada comune, per il tuo ruolo.»

«Non-»

«Ti chiedo di fidarti di me come io ho scelto di fidarmi di te, Custode.»

La replica le morì in gola. Annuì, anche se non aveva la minima idea del perché quella storia delle spade fosse così importante per Sten, né come lui pensasse di risolvere il problema dell'assenza di un'arma adeguata per affrontare l'Arcidemone.

Mentre gli altri riempivano alcune sacche con armi ed armature che potevano essere interessanti per gli altri del gruppo, Geralt stilò in fretta una lista approssimativa degli oggetti utili, da consegnare ad Arle Eamon in modo da rifornire l'esercito che stavano radunando. Di Custodi non ce n'erano altri, tanto valeva utilizzare del buon acciaio contro i Prole Oscura invece che lasciarlo lì ad impolverarsi.

Stavano per uscire, quando un grosso scudo appeso alla parete attirò l'attenzione di Aenor.

Si avvicinò ad osservarlo, facendosi aiutare da Sten a tirarlo giù.

«È di ottima fattura.»

Si voltò verso il Qunari, sorpresa che l'avesse ammesso. «Magari ad Alistair tonerà comodo.» Avvolse anche quello in un sacco, mettendoselo sulle spalle.

Tornarono verso il mercato. I due maghi andarono a curiosare ad una bancarella che vendeva libri antichi, mentre Natia saltellò affamata ad assaggiare degli spiedini alla brace che un uomo di mezza età decantava a voce altissima, tenendo nel frattempo a bada uno stormo di bambini con l'acquolina in bocca e le mani sudice.

La folla di gente la frastornava, ma cercò di non farci troppo caso. Sten, al suo fianco e stoico come al solito, le infondeva un po' di sicurezza. Si calò ulteriormente il cappuccio sulla testa, per evitare che qualcuno la riconoscesse, ma nessuno sembrava fare caso ad un'elfa in abiti comuni, scambiandola per uno dei tanti servitori che svolgevano le commissioni dei padroni in città.

Stavano tornando al palazzo di Aemon, quando Sten le poggiò una mano sulla spalla, fermandola. Indicò con un cenno l'insegna di legno sopra uno dei negozi che stavano costeggiando, L'Emporio di Wade, il più famoso fabbro del Ferelden e conosciuto persino oltre i confini.

Elissa si era più volte lamentata durante quei mesi di non potersi permettere una nuova armatura proveniente da quel negozio, ma aveva finalmente smesso dopo che Aemon ne aveva commissionata una sia per lei che per Alistair.

Aenor aveva rifiutato, non credendo che valesse la pena spendere tutti quei soldi per un'armatura forgiata da qualche shem, seppur bravo che fosse.

Invece, Sten le chiese di aspettare fuori un attimo, mentre entrava nel negozio. Ne uscì qualche minuto dopo, una spada tra le braccia.

Prima che potesse chiedere qualcosa, le allungò l'arma, permettendole di ammirare la bellezza del fodero, di cuoio e metallo, semplicemente decorato con delle foglie che si attorcigliavano tra loro.

L'elsa della spada era di silverite, al centro spiccava il grifone rampante dei Custodi Grigi, mentre il pomolo aveva la forma di un teschio di drago.

Era chiaramente un'arma di splendida fattura, anche senza vedere la lama. Rimase senza parole.

«Sten, non so come-»

L'altro scosse la testa. «Asala. La spada che porto è stata forgiata apposta per le mie mani nel momento in cui sono entrato a far parte del Beresaad. Tu mi hai aiutato a ritrovarla, e te ne sono grato.» Fece scorrere la lama fuori dal fodero di qualche centimetro, lasciando che Aenor potesse ammirare come i raggi del sole riflettessero sul metallo, di un grigio azzurrato come non aveva mai visto prima. «Ho pensato di ricambiare come potevo.»

La Custode la prese in mano, notando che non era così pesante come temeva, viste le dimensioni. Sfoderò completamente la spada, restando sbalordita. Sul piatto della lama, una serie di venature azzurre e bianche correvano intrecciandosi tra loro, a contrasto con il grigio chiaro del resto.

«Sten... grazie. È meravigliosa.»

Il Qunari annuì, guardandola negli occhi con ancora maggiore serietà del solito. «Il compito che ti attende è al di sopra delle capacità di chiunque altro qui, ma credo che tu possa farcela, Custode. Non avrei mai pensato di trovare qualcuno degno del mio rispetto e della mia ammirazione, soprattutto una donna elfo in abiti da guerriero, ma sono lieto di essermi sbagliato.» Portò lo sguardo sulla spada per un attimo, tornando poi su di lei. «È metallo caduto dal cielo. Ne ho trovato un po' sulla strada verso Orzammar, quando ci siamo accampati vicino al passo. È lo stesso usato per creare le spade del Beresaad, come Asala.»

L'importanza di quel gesto la colpì anche se non capiva ancora il funzionamento della società Qunari, o le loro complicate usanze e gerarchie. Donandole quella spada, non le stava semplicemente regalando un'arma, ma molto, molto di più.

«Farò del mio meglio per esserne all'altezza, Sten.» Riuscì a dire, rinfoderandola.

L'altro annuì di nuovo. «Quando tornerò a casa, racconterò all'Arishok del tuo valore, Aenor dei Dalish e dei Custodi Grigi. Così, quando i Qunari scenderanno in guerra per conquistare il Ferelden, sapranno a cosa stanno andando incontro.»

Sorrise. «Non vorrei rincontrarti come nemico in battaglia, Sten.»

Il Qunari sembrò accigliarsi. «Dopo tutto questo, non credo ci incontreremo di nuovo, Kadan.» Rispose enigmatico, prima di precederla verso la tenuta di Arle Eamon.



 

«Alistair?»

Il ragazzo le rispose da dietro alla porta, aprendola dopo qualche istante.

«Sì?» Era visibilmente inquieto, gli occhi cerchiati di scuro e la barba sfatta di qualche giorno. Aenor si chiese come mai Elissa non gli avesse ancora detto qualcosa a riguardo. Forse, preferiva gli uomini un po' incolti.

«Siamo andati a controllare nel deposito segreto che ci ha segnalato Riordan... ho trovato qualcosa.» Si tolse la sacca dalle spalle, estraendone lo scudo con il simbolo dei Custodi Grigi.

Alistair sgranò gli occhi, afferrandolo dopo qualche istante di sorpresa e ammirandolo a bocca aperta. «Sai cos'è questo?» Le chiese, girandolo sul retro e passando insistentemente le dita su qualcosa, un sorriso che gli compariva sul volto.

«Uno scudo dei Custodi Grigi.» Rispose lei, alzando le spalle. «Ho pensato che poteva piacerti, anche se probabilmente Aemon te ne avrà forniti almeno un paio-»

«No, Aenor, non è un semplice scudo.» La interruppe lui, voltando l'oggetto affinché lei potesse vederne il retro, picchiettando su una scritta incisa nel metallo.

Stava per ribattere per l'ennesima volta di non saper leggere, quando Alistair si decise finalmente a spiegarsi.

«“Duncan, comandante dei Custodi Grigi del Ferelden”.» Lesse a voce alta, il sorriso che se possibile si faceva ancora più ampio, nonostante gli occhi lucidi. «Probabilmente non se ne faceva nulla dato il suo stile di combattimento, ma doveva essere stato un dono cerimoniale, per quando è stato promosso a comandante. Non lo aveva nemmeno con sé quando-» si interruppe bruscamente, stringendo il bordo dello scudo fino a farsi sbiancare le nocche «ad Ostagar.»

Aenor si strinse nelle spalle, a disagio. Non voleva che si mettesse a frignare di nuovo. «Beh, così oltre che alla spada, hai pure il suo scudo...»

«Grazie. Davvero.» Tirò su col naso, grattandosi la punta in imbarazzo. «So che l'hai detestato ma... per me è stato come un padre. Molto più di quello naturale, di cui ora sembra debba vantarmi in lungo e in largo.» Sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma richiuse la bocca, incerto.

«Odio ancora Duncan e non smetterò mai, ma ciò non significa che tu non possa volergli bene. E comunque è un buono scudo, ecco.» Tagliò corto lei, sperando di poter sgattaiolare via in fretta. Era a disagio da sola con lui, con tutto quello che gli stava nascondendo e il difficile compito che entrambi avevano di fronte.

«Pensi che possa davvero essere un buon re?» Le chiese a bruciapelo.

Sorpresa, indietreggiò di un passo, lo sguardo fisso sulle punte dei piedi. «Che ne so io delle vostre politiche da shem? Peggio di quel cretino del tuo fratellastro non puoi essere, comunque.»

Riuscì a strappargli una risatina nervosa.

«E comunque, ci sarà una fila di gente pronta a consigliarti cosa fare, dove andare e come comportarti, scommetto che tra qualche mese non vedrai l'ora di fare di testa tua.»

«Sì, sia Aemon che Elissa sembrano più che in grado di-» sembrò incupirsi di nuovo. «Potremmo non sopravvivere. Con Riordan, siamo solo tre Custodi Grigi, e l'Arcidemone, l'hai visto...»

Aenor si costrinse ad assumere un'espressione beffarda. «Tre è sempre più di due, cos'è tutto questo pessimismo? Manca poco e poi il più grosso pericolo che affronterai saranno i diplomatici di Orlais e le loro zuppe di rana.»

Scoppiò a ridere. «Dopo la cucina di Morrigan, non mi spaventa più niente!»

«Se ti sente, finirai nella prossima cena.»

«Zuppa di Alistair, mh, suona bene.»

«Sicuro. Saprà di pessime battute e calzini sudati.»

«Hei!»

Risero entrambi.

«Pensare che fino a poco tempo fa sembravamo costantemente sul punto di accoltellarci...»

L'elfa sollevò un sopracciglio. «Sì, beh, non ho del tutto cambiato idea.»

Alistair tornò serio. «Grazie. Di essere rimasta, intendo. So che non è stato facile, dopo Tamlen e tutto il resto...»

Una morsa di ferro le stritolò lo stomaco a sentire quel nome, ma si sforzò di non cedere. «No, non lo sai, ma grazie lo stesso. E comunque, sareste stati in un guaio bello grosso, non potevo proprio girare l'aravel e andarmene.»

«Ma hai più volte minacciato di farlo.»

Sogghignò. «Mi diverto a torturarti, shemlen.»

Il ragazzo sorrise a sua volta. «Insensibile orecchie a punta.» Sembrò notare solo in quel momento la spada che la ragazza portava sulle spalle. «Nuova?»

Aenor la sfoderò con cautela, mostrandogliela compiaciuta. «È un regalo di Sten. Metallo caduto dal cielo, come la sua Asala.»

Alistair se la rigirò tra le mani per qualche istante, ammirato, prima di riconsegnarla. «Deve significare molto, dato quanto ci tenesse alla sua.»

«Già.»

«Una volta sconfitto l'Arcidemone... cosa farai?»

La domanda la colse completamente impreparata. «Non... non ne ho idea. Vediamo di non perderci troppo a pensare al futuro. Per ora, voglio dormire un paio d'ore, cenare e poi riuscire ad entrare all'Enclave senza che ci scoprano, perché non ci tengo a finire di nuovo a Forte Drakon.» Cercò di non dare a vedere il proprio nervosismo, mentre rinfoderava la spada e riapriva la porta.

«Allora a dopo.»

«Sì, ci si vede.»














Note dell'Autrice: Kallian, Zevran e Leliana hanno trovato un modo veramente scomodo e disgustoso per tirarle fuori da lì...
Tra Aenor e Sten si è creato un rapporto di forte rispetto reciproco, e mi sembrava opportuno che, dopo che lei gli ha recuperato Asala, lui ricambiasse il favore con una spada degna di affrontare l'Arcidemone. Mentre tra Aenor ed Alistair... le cose non sono mai andate molto bene, ma la tregua tra i due sembra essersi solidificata, per ora. 
Alla prossima! :D

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: LysandraBlack