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Autore: heliodor    29/07/2018    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Occhi Blu
 
"Che hai? Sembri strana" disse Marq mentre venivano scortati dai soldati all'interno del campo.
Joyce lasciò vagare lo sguardo tra le tende e i capannelli di uomini e donne che si affollavano lì attorno, preferendo non incrociare gli occhi del ragazzo.
Se lui l'avesse vista in viso, ne era certa, avrebbe capito a cosa stava pensando.
Gauwalt, pensò. Non posso essermi sbagliata. È quello il nome del comandante. Non ci sono dubbi.
Gauwalt, lo stesso che aveva attaccato Valonde il giorno del suo matrimonio con Vyncent.
Bryce, suo padre e tutte le persone a palazzo ne avevano sempre parlato come di una persona pericolosa.
L'avversario più temibile dopo Malag.
E adesso era lì, a due passi da lui, senza nemmeno la possibilità di nascondere il proprio aspetto dietro il volto di Sibyl.
Se lo avesse fatto, Marq si sarebbe insospettito. Nemmeno poteva tornare indietro o fuggire senza destare sospetti. E se si fosse rifiutata di incontrare Gauwalt non avrebbe fatto altro che mettere in allarme Marq.
Era in trappola e ci si era messa da sola.
"Niente" disse cercando di abbozzare un sorriso. "È che mi sento un po' stanca."
"Riposerai dopo" disse Marq. "Sarebbe scortese non presentarsi a un incontro col comandante di questa armata."
"Il soldato ha detto che si chiama Gauwalt."
"Lord Gauwalt" le fece eco lo stesso soldato. "Non dimenticarlo."
Joyce cercò di nascondere il suo disagio.
"Ne hai sentito parlare?" chiese Marq.
"Qualche volta."
"Io non l'ho mai visto di persona, ma ne ho sentito parlare spesso."
Come fa a restare così calmo?, si chiese Joyce.
Lei sentiva le gambe venirle meno e le vertigini. Stava sudando o era la sua impressione?
"In ogni caso, lascia parlare me" disse Marq.
Si avvicinarono a una tenda, la più grande di tutte e quella che sembrava essere al centro dell'accampamento.
Davanti all'ingresso sostavano una mezza dozzina di uomini e donne che indossavano il mantello grigio e senza simboli. Un'altra dozzina di soldati montava la guardia.
Joyce notò fuori dalla tenda numerosi stendardi piantati nel terreno. Su ogni bandiera erano raffigurati animali, mostri, oggetti o semplici schemi geometrici.
Poco lontano qualcuno aveva ammucchiato alla rinfusa degli oggetti. Riconobbe delle vecchie armature, dei candelabri, persino dei libri e il busto di una donna con il seno nudo.
Non appena li videro arrivare, due degli stregoni andarono loro incontro.
"E tu chi saresti?" chiese il più anziano dei due, un omaccione con la barba lunga e una cicatrice sulla fronte.
"Mi chiamo Marq e vengo per nome e per conto dell'arconte di Theroda, lady Bermal Pycey."
L'uomo fece una smorfia.
Quello al suo fianco, più basso e magro, lo fissò con ostilità. "E la bambolina che ti porti accanto? È per divertimento o è la tua guardia del corpo?"
I due risero.
Joyce arrossì.
"In ogni caso" disse lo smilzo. "Sarebbe ben poca cosa in entrambi i casi."
Altre risate.
Joyce avvampò di rabbia.
"Sibyl è al servizio dell'arconte proprio come me e ti consiglio di stare attento con le parole" disse Marq. "Ha ucciso da sola dodici uomini."
Lo smilzo rise sguaiato. "E come li ha uccisi? Di risate?"
"Ora basta" disse un terzo uomo sopraggiungendo.
Era più giovane degli altri due, alto e dalle spalle larghe. Non doveva avere più di venticinque anni. Sotto il mantello grigio indossava abiti variopinti e dall'aria costosa. Aveva lo sguardo accigliato mentre rimproverava gli altri due.
"Ci stiamo solo divertendo un po', Kari" disse lo smilzo.
"Sì, lasciaci fare due risate ogni tanto" disse l'omaccione.
"Sono messaggeri dell'arconte" disse Kari severo. "Meritano rispetto."
I due si fecero da parte.
"Venite" disse Kari. "Lord Gauwalt vi riceverà subito."
Li portò alla tenda.
"Tu devi essere il famoso Occhi Blu" disse Kari prima di aprire l'ingresso.
"E tu devi essere Mantogrigio" disse Marq.
Kari fece un sorriso. "Come hai fatto a capirlo?"
"Ho sentito parlare di te dopo la battaglia del Lago Minore" disse Marq.
Joyce notò che si era fatto serio e che c'era tensione tra i due.
"E io di te dopo quello che hai combinato a Belford."
Marq sorrise. "Sì, quello è stato divertente."
"Io ero dall'altra parte" disse Kari.
"Davvero? Non ti ho visto sul campo di battaglia."
"Se fosse accaduto, non saresti qui a raccontarlo." Kari aprì l'ingresso e li invitò a entrare. "Prego, lord Gauwalt vi attende."
E ora che faccio? Si chiese Joyce.
Se lì dentro c'era davvero Gauwalt, avrebbe potuto riconoscerla. Non l'aveva mai vista in viso, ma chi poteva assicurarle che non l'avesse spiata?
Rancey l'aveva riconosciuta, ma solo dopo averla incontrata di persona.
Non poteva tirarsi indietro proprio ora senza sollevare dei sospetti. Doveva andare avanti e sperare che Gauwalt non riconoscesse il suo viso.
L'interno della tenda era immerso nella penombra. Joyce intuì subito la presenza di grossi oggetti accatastati l'uno sull'altro e l'odore penetrante delle essenze e degli oli che pervadeva l'aria.
Marq avanzò sicuro davanti a lei, senza esitazione, ma dopo qualche passo si arrestò.
Joyce temette che avesse avvertito qualche pericolo, ma non era pronta a ciò che vide.
Su un palco di legno alto una decina di centimetri, c'era un ragazzo. Ed era nudo. Da quella distanza poteva vedere il suo viso, quello di un giovane che poteva avere al massimo venti anni, il torace ricoperto di muscoli scolpiti e tutto il resto.
Arrossì all'istante e distolse lo sguardo, ma dovette far leva su tutta la sua forza di volontà.
"Oh, oh" esclamò una voce gioviale dal fondo della tenda. "Toglietevi di lì voi due."
Marq riprese ad avanzare con decisione, ignorando l'avvertimento.
Joyce lo seguì, gli occhi rivolti verso il pavimento.
Non guardare, non guardare, non guardare si ripeté.
Sollevando gli occhi vide che il ragazzo non aveva mutato posa nemmeno dopo il loro ingresso. I suoi occhi però si mossero per seguirli. Joyce cercò di non incrociarli. Era davvero carino con quei lineamenti regolari e le labbra carnose che sembravano fatte per baciare.
"Vi ho detto" ripeté la voce. "Di non muovervi."
Una figura umana emerse da dietro un pannello di legno. Solo allora Joyce notò il treppiedi che lo sosteneva.
Marq si fermò. "Sei tu Gauwalt?"
Era un uomo. Indossava una lunga tunica bianca macchiata di rosso, giallo, blu e un'altra dozzina di colori e tonalità. Anche il viso era macchiato allo stesso modo, compreso un lungo sbaffo arancione che correva lungo la guancia sinistra.
Il viso aveva dei tratti regolari e anonimi, ma non erano quelli a incuriosire Joyce. La sua attenzione era attratta dai capelli blu scuro e dal pesante rossetto viola delle labbra. Nella mano sinistra reggeva un pennello che agitava nell'aria.
"Oh, oh" disse l'uomo. "E voi chi siete?"
Marq si irrigidì. "Veniamo da Theroda per conto dell'arconte Bermal." Gli mostrò il sigillo.
L'uomo lo ignorò, lo sguardo che vagava tra Marq e Joyce.
Un sorriso apparve sul suo viso. "Ma allora tu devi essere Occhi Blu, l'amico di Tymund" disse con tono gioviale. "In tal caso, sei il benvenuto. Io sono Gauwalt, molto piacere."
"Anche io sono onorato di incontrarti."
"Aspetta un secondo" disse Gauwalt agitando il pennello. Tornò a nascondersi dietro il pannello. "Se non approfitto ora della luce giusta..." Qualche secondo dopo riemerse da dietro il pannello. "Seyd" disse rivolto al ragazzo. "Per oggi è tutto. Non c'è più la luce adatta."
Il ragazzo emise un sospiro e scese dalla pedana. Come se niente fosse andò verso un baule e prese una larga tunica e un mantello. "Col vostro permesso" disse facendo un inchino.
Gauwalt rispose con un gesto vago della mano.
"Siamo qui per..." iniziò a dire Marq.
Gauwalt girò il pannello di scatto. "Che ne pensate?"
Sulla superficie di legno c'era un dipinto che ritraeva il ragazzo fermo in mezzo alla tenda. Invece di essere nudo indossava una corazza che sembrava brillare sotto i raggi del sole e una corona di fiori sulla testa.
"È molto bello" disse Marq. "Ma noi vorremmo..."
"Solo bello?" chiese Gauwalt deluso. "Non vi trasmette nessuna emozione? Un palpito del cuore? Un lieve pizzicore agli occhi dovuto alla commozione?"
Marq si strinse nelle spalle.
C'era qualcosa in quel dipinto che le ricordava una storia che aveva letto. Joyce dovette faticare per riportare alla mente quel ricordo, ma quando ci riuscì esclamò: "Ma certo, è il Cavaliere dei Fiori."
Gauwalt la guardò con occhi sgranati.
"È un libro di Adenora Stennig" spiegò Joyce imbarazzata. "Il Cavaliere dei Fiori è una lama d'argento, ma viene scambiato per un traditore a causa di un incantesimo di uno stregone cattivo. Solo la principessa Valy riconosce il suo valore e lo aiuta a riabilitare il suo nome e sconfiggere lo stregone cattivo."
Il viso di Gauwalt si aprì in un ampio sorriso. "Oh oh" esclamò. "E tu chi saresti?"
"Io..." iniziò a dire Joyce.
Perché non imparo a stare zitta? Si chiese.
"E che bel rosso" disse Gauwalt accarezzandole una ciocca ci capelli. "Che pigmento usi? È così realistico."
"È il mio colore naturale."
"Oh oh. La natura vince sempre. Quando ti sarai stancata di questo colore, fammelo sapere. Posso consigliarti il blu marino? Si adatterebbe alla perfezione alla tua pelle. E se fossi in te li porterei più lunghi. Sai, aiuta a nascondere quelle orecchie un po' troppo grandi."
Joyce avvampò. Cosa c'è che non va nelle mie orecchie? si chiese.
Gauwalt si voltò di scatto. "Di che cosa volevi parlarmi, Occhi Blu? Non dirmelo. Lady Bermal ti ha mandato da me con una proposta, vero? Tymund me l'aveva detto che quella donna è troppo debole."
"L'arconte desidera solo il bene per il suo popolo."
"Se vuole il suo bene" disse Gauwalt. "Non doveva ingaggiarti come mercenario. Lo sai che Falgan ma messo una taglia di mille monete sulla tua testa?"
"Pensavo fossero duemila" disse Marq.
"Che sfacciato" esclamò Gauwalt con un'espressione indignata così plateale da sembrare falsa. "Mille, duemila, che importa? Sei un ricercato e non dovrei nemmeno trattare con te. Ora dammi un buon motivo per non farti tagliare quella splendida testa e farla recapitare nel campo di Falgan come cortese regalo."
Marq non si mosse e non cambiò espressione. "Perderesti Theroda e lady Bermal si arrenderebbe a Falgan dopo un'azione così sconsiderata."
"Lascia giudicare me che cosa è sconsiderato e cosa non lo è" disse Gauwalt prendendo uno straccio per pulirsi le mani imbrattate di pittura. "Sconsiderato è mandarmi in questo luogo dimenticato dall'Unico per conquistare una città senza importanza. Sconsiderato è tenermi lontano dal campo di battaglia. Sconsiderato è mandare me, Gauwalt, in un luogo così desolato e deprimente dove non esiste una sola fonte di bellezza in grado di ristorare i miei assetati occhi." Concluse la frase posandosi la mano sulla fronte con un gesto plateale.
"E tutto questo" proseguì. "Solo perché ho commesso un errore."
"Parli del tuo attacco a Valonde?" chiese Marq.
Joyce sentì qualcosa agitarsi nelle sue viscere.
"Oh, no, quello è stato un successo" disse Gauwalt agitando la mano con un gesto vago. "Il piano era semplice. Dovevamo solo creare scompiglio in città approfittando del matrimonio della figlia di re Andew, quella Josie o Jayne o come si chiama."
Joyce aprì la bocca per dire qualcosa ma si trattenne all'ultimo istante.
"Quale occasione migliore" disse Marq. "Per rendere le cose veloci? Lady Bermal sarebbe lieta di aprirti le porte della città se tu in cambio ti impegnassi a non saccheggiarla."
"Ti sembro il tipo?" disse Gauwalt serio. "No, davvero, hai mai sentito parlare di me in questi termini?"
"So che sei un comandante leale che mantiene la parola."
"Se dovessi risparmiare Theroda" disse Gauwalt. "Lo farei solo perché è una città antica e bella. Ho sempre desiderato vedere il tempio dei Giganti."
"Accetta la proposta dell'arconte e potrai vederlo per tutto il tempo che vorrai."
Gauwalt sorrise. "Tutto qui? Il prometto di non fare del male alla popolazione e l'arconte mi apre le porte?"
"Tutto qui."
"Deve avere proprio paura di Falgan."
"Sappiamo tutti e due di che cosa è capace quell'uomo."
"Non lo dici solo perché voi due avete un conto in sospeso?" chiese Gauwalt.
Marq serrò la mascella.
"Guarda che sei piuttosto famoso, Occhi Blu. Uno dei migliori stregoni del continente vecchio, dicevano. Sentivo parlare di te ancor prima che entrassi a far parte del circolo di Berger. Poi che cosa è accaduto? Hai cercato di uccidere il tuo maestro, vero? È per questo che hai una taglia sulla testa."
"Cerco di non vivere nel mio passato" disse Marq.
Gauwalt sospirò. "Purtroppo il passato ci perseguita. È sempre lì a ricordarci i nostri errori. Per esempio, dovevo uccidere Falgan quando l'ho affrontato in battaglia, invece è riuscito a sfuggirmi."
"Dicono che sia stato tu a fuggire" disse Marq accennando un sorriso.
Gauwalt lo guardò torvo. "Solo perché quel maledetto venne soccorso dalla Strega Dorata."
Bryce, pensò Joyce. Se era vero, lei e Falgan combattevano dalla stessa parte.
"In ogni caso, non dare questo vantaggio all'alleanza" disse Marq. "Prendi Theroda per primo e metti fine a tutto questo, così potrai tornare a fare le cose che più ti piacciono."
Gauwalt sospirò affranto. "Mi hai convinto. È che sento troppo il desiderio di andare via di qui. Dicono che Malinor sia splendida in questo periodo. Mi piacerebbe molto andarci."
"Buona fortuna allora. Re Alion sta ammassando un esercito formidabile fuori dalle mura" disse Marq.
Qualcosa brillò negli occhi di Gauwalt. Si alzò e andò a un baule. Ne trasse un oggetto rotondo e lo porse a Marq, che lo prese.
Era un disco con su inciso il bassorilievo di un fiore.
"Portalo all'arconte come pegno del nostro accordo" disse Gauwalt.
Marq lo soppesò tra le mani e poi lo ripose nella sua sacca. "C'è un'altra cosa che devo chiederti."
"Sì ma sbrigati" disse Gauwalt con tono seccato.
"Mi servono dei cavali. Uno per me e uno per la mia amica" disse indicando Joyce. "E provviste per dieci giorni di viaggio. E una lettera firmata da te nel caso dovessero fermarla per strada mentre è in viaggio."
"Fatti dare tutto da Balfi" disse Gauwalt con tono annoiato. "Mostragli il mio sigillo se fa storie. Adesso vai prima che ci ripensi."
"Col tuo permesso" disse Marq.
Joyce lo seguì fuori dalla tenda. "E adesso?" chiese.
"Ora prendi cavallo, provviste e lasciapassare e vai da tua sorella a Gadero" disse Marq.
Ma nella mente di Joyce stava prendendo forma un piano diverso.

Prossimo Capitolo Martedì 31 Luglio
Nota: non avete letto male, il prossimo capitolo esce il martedì invece che il giovedì. Infatti dalla prossima settimana e per tutto il mese di Agosto pubblicherò tre capitoli a settimana invece che i canonici due. Se l'esperimento andrà in porto, i tre capitoli settimanali diventeranno la norma.
Buona lettura!
  
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