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Autore: ArtistaDiStrada    31/07/2018    2 recensioni
O anche dove la normalità di Stiles verrà man mano stravolta da sempre 'nuove' rivelazioni -o forse sempre la stessa...
Questa ff è ispirata a 50 volte il primo bacio, un film con una trama che per personalmente adoro, ovviamente con le dovute modifiche per i nostri amati lupetti.
Dal testo.
Scott, rimasto indietro, fu affiancato da Isaac. Il moro si stava limitando ad osservare preoccupato il suo migliore amico, ignaro. “Kira oggi l’ha chiamato per nome.” annunciò, voltandosi poi verso il riccio con aria seria. “E per quanto ne sappia Stiles, lui non l’ha mai vista.”
Non è il massimo come introduzione, lo so, ma mettere in chiaro le cose sarebbe rivelare il problema che il branco si ritrova ad affrontare e non si può, ahimè.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era rilassato. Stranamente si sentiva rilassato come non gli succedeva da secoli. Strofinò il naso sul cuscino: sapeva di bucato fresco. Adorava quando le lenzuola e le federe erano appena lavate. Un lenzuolo leggero gli copriva il corpo e le tende filtravano il sole, accompagnandolo nel risveglio con calma e pazienza. Stiles si girò a pancia in su, ancora ad occhi chiusi e con un sorriso sulle labbra che non voleva abbandonarlo, ma quando il suo braccio -invece di pendere nel vuoto- si scontrò con il materasso del letto, si paralizzò.

Aprì piano gli occhi e il cuore mancò un battito. Quello non era il suo soffitto. 

Girò la testa fissando il letto. Quello non era il suo letto.

Si alzò a sedere di scatto, ancora coperto dalle lenzuola, nel bel mezzo di un letto matrimoniale. Quella non era la sua stanza!

Le pareti avevano toni chiari, le tende erano di un verde chiarissimo e i mobili erano all’apparenza alquanto costosi. Stava per essere preda di un attacco di panico, mentre i suoi occhi saettavano da un libro lasciato su un comodino a una giacca appesa fuori dall’armadio, finchè il suo sguardo non si posò su delle foto. Foto sue! Foto che non ricordava di aver mai scattato, ma in cui sembrava sereno. C’era qualcosa che non andava.

Urlare era fuori discussione, di chiunque fosse quella camera era meglio non informarlo del suo risvegli; dall’altra parte non aveva la più pallida idea di come procedere. Non ricordava assolutamente nulla e non era da escludersi il rapimento, nonostante le foto. Un maniaco avrebbe potuto tenerle come trofeo o… o altro! Non lo sapeva, non era un maniaco! L’unica cosa che sapeva era che doveva capire dove fosse e in che guaio si fosse cacciato.

Si alzò, ancora titubante a lasciare il lenzuolo dopo il mezzo infarto che gli era venuto dopo aver scoperto di non indossare altro che la biancheria. I piedi nudi poggiarono sulla moquette e dio, lui amava la moquette in camera da letto. L’aveva sempre voluta. Trovava troppo violento il contatto con il duro pavimento ogni mattina, specialmente in inverno.

“Non ci posso credere…” bisbigliò fra sé e sé, mentre si guardava intorno alla ricerca di un telefono o qualsiasi cosa potesse aiutarlo. “Papà, ti giuro che questa volta io non c’entro. Almeno credo.”

Stava per aprire un cassetto del comodino quando notò un dvd con sopra un post-it giallo. Chi usava ancora i post-it gialli?!

Guardami.

Diceva solo quello. La calligrafia con cui era scritto gli sembrava familiare, ma ci sorvolò sopra, troppo impegnato nella ricerca di un lettore dvd, che trovò vicino la piccola tv nella stanza.
 

Ciao, Stiles. Ci sono alcune cose che sono accadute, ma che tu non ricordi.
Lascia che te le mostriamo.


Da lì iniziò una sequenza di foto, alcuni erano sconosciuti, altri erano i suoi amici, persino Jackson! Poi però andò avanti e apprese del suo incidente. Si portò una mano alla bocca sconvolto, mentre con l’altra andava a tastarsi la nuca. Una lacrima gli solcò il viso quando sentì delle piccole cicatrici a forma di lunette sotto i suoi polpastrelli. Non durò molto che già stava sorridendo a quello che a quanto pare era il suo branco! Lupi mannari, strani esseri urlanti e capaci di prendere fuoco, ma erano i suoi amici! Più andava avanti più apprendeva gli anni trascorsi e trattenne il fiato quando assistette per la prima volta al giorno del suo diploma. Quando lo aveva preso? Quanto tempo era passato?

E poi lo vide.

Quel giorno. Quello che dicono che non si scorda mai.

La telecamera percorse tutta la navata fino all’altare dove lui, se stesso, sorrideva raggiante ad uomo. Un bellissimo uomo.

“Derek…” mormorò allungando una mano a sfiorarne la figura. Ma così facendo un piccolo anello dorato al suo anulare richiamò l’attenzione su di te e Stiles quasi si commosse quando lo vide.

“-e prometto di essere l’uomo dei tuoi sogni, il custode dei tuoi ricordi, il Compagno della tua vita.” stava dicendo Derek, prima di infilargli l’anello al dito.

Stiles vide se stesso sorridere commosso e trattenersi dal non piangere, mentre a propria volta afferrava la fede che Scott gli stava porgendo e prendeva le mani di Derek fra le proprie.

Io …Mieczysław...” sussurrò, per poi riprendere un tono di voce normale e finire per far ridere tutti “Stiles Stilinski prendo te come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. E prometto di essere la felicità che meriti, l’ancora di cui necessiti, il Compagno della tua vita.”

Mal trattenendo un singhiozzo infilò l’anello a Derek e prima ancora che gli fosse concesso, si lanciò su suo marito e lo baciò.

Le foto che vennero dopo raffiguravano una cena di matrimonio con tutti i loro amici in un posto davvero splendido, c’erano persino delle foto di Scott ubriaco, sebbene credeva di aver capito che i lupi mannari non potessero ubriacarsi. Fu un susseguirsi di eventi, finchè


Forse tu non ricordi, Stiles. Ma noi sì e non smetteremo di ricordartelo.


Stiles si asciugò le lacrime che non si era accorto di aver versato e si alzò a fatica in piedi. Attaccato alla televisione un altro post-it, rigorosamente giallo.

Vestiti, che abbiamo ospiti.

Trovò tutto quello che avrebbe potuto servirgli esattamente nei posti dove lui li avrebbe messi. Era prossimo alla porta, quando un clacson decise di partire proprio in quell’istante e farlo sobbalzare. Senza pensarci due volte andò alla finestra e scansò le tende e quasi non svenne.

Di fronte a lui svettavano i grattacieli più alti che avesse mai visto. Se abbassava lo sguardo non riusciva neanche a vedere la strada, perché dannazzione stava dentro un grattacielo anche lui! Gli si mozzò il fiato quando scorse l’inizio di un parco e no, non poteva essere Central Park, non poteva… e invece era! Si trovava a New York!!

Non era mai stato a New York, pensò con uno strano moto di felicià. E a quanto pare invece ci viveva.

Ancora scosso e con un sorriso sulle labbra si era incamminato per il corridoio senza manco accorgersi nel parquet che aveva sostituito la moquette. Gli sembrava di vivere sulle nuvole e in un certo qual modo era così, si disse divertito. Era talmente assorto nei suoi pensieri per la nuova scoperta che si era dimenticato di tutto il resto, fu uno shock quindi ritrovarsi in una stanza nuova e questa volta… abitata.

Derek stava seduto esattamente di fronte a lui, a capotavola, con un giornale in mano. Lo vide alzare la testa e fargli un sorriso, prima di prendere un sorso dalla sua tazza di caffè nero. Perché sapeva che Derek prendeva solo caffè nero?

“Forza, vai a salutare papà.” Gli sente dire, prima che un bambino dai capelli castani e gli occhi nocciola gli corresse contro per saltargli in braccio.

“Papi!” gli urlò felice. Stiles si sorprese della propria agilità nel prendere il ragazzino al volo e si stupì della naturalezza con cui lo teneva in braccio, come se lo facesse da una vita.

Ancora concentrato sul bambino, sul figlio, non si era accorto degli spostamenti di Derek. L’uomo gli si era avvicinato e posandogli una mano sul fianco ne aveva richiamata l’attenzione. Stiles si era voltato istintivamente e l’altro lo aveva colto di sorpresa rubandogli un bacio a fior di labbra.

“Buongiorno.”

Con gli occhi ancora socchiusi, Stiles si leccò le labbra, sussurrando un “Der…” che fece fermare il cuore dell’Alpha come ogni volta.

E mentre il moro si avvicinava al lavello, Stiles –con ancora il bambino in braccio- girò su se stesso venendo accolta da un gigantesco salone illuminato dalle finestre che a quanto pare avevano sostituito le pareti… Aveva sempre voluto un locale unico: salone e cucina, pensò tra sé e sé, avrebbe sicuramente notato prima come quella fosse la casa dei suoi sogni se una figura familiare non lo avesse distratto.

Papà?!” gracchiò. Il genitore si voltò con ancora il telefono in mano.

“Figliolo! Pensavamo non ti saresti più svegliato.” Gli disse, avvicinandoglisi e dandogli due pacche sulla spalla. Stiles lo vide cercare Derek con lo sguardo.

“Ragazzo, Scott e Kira sono qui sotto, sono appena arrivati in moto.”

Stiles rivolse ad ognuno uno sguardo stranulato. Scott, a New York?

“Grazie, Noah. Lydia e Jackson stanno andando in aereoporto a recuperare gli altri. Saranno qui tra poco.” Li informò invece il moro con un’espressione rilassata. E Stiles davvero voleva chiedere, sapere qualcosa in più, come ad esempio cosa diamine stesse succedendo, ma vedere Derek così… così tranquillo e felice gli infondeva una calma sconvolgente.
Con ancora il figlio in braccio e dio, era padre! Quando era successo?! si avvicinò alle gigantesche vetrate e si perse ad ammirare una città che avrebbe sempre voluto vedere, la sua città. Derek gli arrivò di soppiatto, abbracciandolo da dietro e poggiandogli il mento sulla spalla.

“Ti amo, lo sai?” gli sussurrò il moro, rafforzando la presa che aveva sui suoi fianchi. E Stiles lo sapeva, lo sapeva davvero.

“Mh-mh.” Mormorò lui impercettibilmente. 

“E tu ami me.”

Stiles voltò il capo per squadrarlo. Sì, sapeva anche questo. E Derek anche. Il sorriso che aveva sul viso si tramutò in un ghigno. “Ma questo non ti servirà per risparmiarti il supplizio: voglio sapere tutto.”

Derek sbuffò dal naso, cercando di trattenere una risata e perdendosi in quegli occhi che aveva avuto la fortuna di poter legare a sé.

“Non è mai stato un supplizio farti ricordare.”






Note dell'autrice.

Ed eccoci qua! Finalmente l’ultimo capitolo. Ancora non ci credo che questa storia va avanti da più di un anno <3 Devo dire che mi sembra ieri che ho pubblicato il primo capitolo (Fa la mamma orgogliosa con tanto di lacrimuccia*)

Ma bando alle ciance!

Come già detto nel precedente capitolo, Stiles col tempo avrebbe riacquisito tutti i ricordi relativi al suo Derek. E infatti c’è già qualcosa qui, ovviamente sono passati solo pochi anni, ma in tutto ciò –nonostante il bello smemorato- hanno deciso di avere un figlio. Ta-daaan!

Sono molto orgogliosa di questi due tontoloni.

Spero che la storia vi sia piaciuta come a me è piaciuto scriverla.

P.S. per il futuro avrei già in mente un’altra storia, ma come avrete notato mantenere aggiornamenti costanti non è il mio forte, perciò forse quest’altra vedrà la luce solo una volta completa.

Ad ogni modo, grazie a chi ha letto, a chi ha inserito la storia fra le seguite, ricordate, preferite e a chi ha commentato (Vi si ama *-*)

Alla prossima ;) 







  
   
 
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