Anime & Manga > Yu degli spettri
Segui la storia  |       
Autore: hinayuki    08/07/2009    2 recensioni
Quattro monili... una missione... una Tennyo...! Cosa succederebbe ai quattro ragazzi di Yu yu se, durante una missione per conto dei Koenma, finissero nel mondo reale..?
Chiara è una diciottenne che ama alla follia il manga di Yu degli spettri e più di una volta ha sognato di poter incontrare i suoi personaggi preferiti... E se... grazie a quattro oggetti e ad un'eclissi di luna il suo desiderio più grande potesse avverarsi? E se... grazie a ciò scoprisse che ciò che la circonda è diverso da come sembra?
Tutto ciò porterà i quattro Ragazzi e Chiara a scontrarsi con Demoni e situazioni di vita quotidiana. Passando per strane associazioni dirette da Angeli e creature fantastiche quali Elfi, Fate e Dee.
Riusciranno i quattro a tornare nel Loro Mondo? E siamo sicuri che sia desiderio di due di esse farvi ritorno?
Genere: Romantico, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hiei, Kazuma Kuwabara, Kurama, Nuovo personaggio, Yusuke Urameshi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
yu yu

Cap. 22 I’m still here!

 

 

Chiara si liberò della stretta del moro che ancora le impediva di guardare la scena e nella quale poco prima si era volontariamente immersa. Non poteva essere, doveva per forza aver visto male... insomma... lo Yoko dominava le piante... non poteva essere stato trapassato dai rami di una di esse.

< Kurama! > Il suo grido ruppe l’aria immobile e tesa, carica di aspettativa e di disillusione. Con un agile balzo fu a terra, quasi senza emettere alcun rumore: quel posto era quasi per lei come la sua casa, il posto dove una lei passata aveva vissuto ed era cresciuta, probabilmente. Tutto con lei rientrava in risonanza ed era in armonia. Avrebbe risolto tutto in men che non si dica, ne era sicura.

< Kurama... > Lo chiamò di nuovo dopo una breve corsa nella nebbia. Quella nebbia nella quale a guidarla, al posto dei suoi occhi, erano sensazioni di vaghi ricordi. Si arrestò di colpo quando avvertì un uggiolio sommesso nell’aria e si guardò attorno con circospezione. Odore di sangue. Ormai lo conosceva anche troppo bene ed il suo odore dolciastro e ferroso le impregnava fino a scenderle in cola pronto a bruciargliela.

Avvertì un tonfo sordo davanti a sé e fece per riprendere ad avvicinarsi, quando Hiei, Yusuke e Kazuma la fermarono nuovamente per mettersi i primi due davanti a lei e l’altro dietro. Il loro amico se l’era sicuramente cavata, ma se avessero attaccato lei, non sapevano come avrebbero potuto difenderla.

< Non cercare di fare l’eroina avventata! > La rimproverò Kuwabara, visibilmente preoccupato per la sorte di tutti, mentre le appoggiava una mano sulla spalla per non perderla di vista nella fitta nebbia. Un movimento davanti a loro li fece sobbalzare nuovamente ed uno scricchiolio stridulo, simile ad un urlo della Terra gli graffiò fastidiosamente i timpani. Tutti assunsero la loro posizione di combattimento e fu in quel momento che la giovane lo sentì. Sentì il suono della morte. Un sibilo muto ed immobile, quasi ghiacciato, cicatrizzato nel tempo. Millenni di morte e disperazione si annidavano in quel luogo.

< Il custode delle anime se n’è andato... > Bisbigliò sommessamente la giovane, con un sorriso triste, mentre fredde lacrime le scendevano giù per il volto ovale. Fece alcuni passi in avanti, gli ultimi che la separavano dal punto dal quale si cominciava ad intravedere la scena finale del combattimento appena conclusosi. A terra c’era la carcassa di un qualche animale non identificato, inerme, immobile, freddo, come una triste statua di ghiaccio che prima o poi si sarebbe sciolta. Effimero come un castello di sabbia, destinato a tornare semplici granelli con la prima onda della nuova mareggiata.

< Chiara! > Protestò il ragazzo moro, perché non gli aveva dato retta, ma il demone lo trattenne, sbarrandogli la strada con un braccio, mentre osservava la figura della giovane avanzare lentamente fino a scomparire nella nebbia. Nella sua aura c’era stato un cambiamento emotivo troppo brusco e se l’avessero fermata adesso, avrebbero ottenuto lo stesso risultato di se avessero cercato di svegliare un sonnambulo, ossia pessimo. Glielo spiegò e l’ex-detective emise un ringhio sordo, prima di cominciare a seguire nuovamente, sdegnato, la loro amica, che continuava a versare in quella specie di stato di trance.

< No, tranquille, non resterete incustodite per sempre... presto Iggdrasil tornerà in vita e voi con lui... > Assicurò ad un nulla carico di vita. Fu solo allora che i ragazzi capirono: quella nebbia era formata da tutte le anime dei morti. Yusuke rimase interdetto, avvertendo un leggero brivido corrergli lungo la spina dorsale; il carotone comprese perché aveva quella sensazione inquietante da quando erano entrati in quella foresta, tutta colpa della sua iper sensibilità al paranormale; e Hiei rimase ad osservare la figura della castana che si muoveva elegantemente tra quella nebbia di anime che sembrava divenire sempre più fitta attorno a lei, quasi a formare una corazza. Era strana da quando erano giunti là. Sembrava non essere veramente lei. Sembrava davvero una Dea. Come se la sua essenza Divina ed quella Umana avessero già imparato a convivere in un unico corpo, fondendosi in un unico animo. Un po’ com’era successo allo stesso Yoko Kurama con Shuichi Minamino. Ed il suo corpo sembrava risentirne comunque di questa simbiosi, poiché i suoi capelli si erano già allungati in maniera spropositata ed i suo fisico si era fatto ancora più adulto e sinuoso.

Sembrò quasi che la nebbia l’avesse costretta a fare una deviazione prima verso la carcassa che già si stava decomponendo, come se la natura avesse deciso di accelerare il suo corso. Si chinò su quello spettacolo che doveva essere terrificante e che già puzzava di marcio e decomposizione e mettendo le mani a coppa, parve quasi che gli stesse dando da bere qualche bevanda miracolosa. Essa era composta dalla nebbia stessa che colava leggera dentro la bocca del lupo Fenrir. Conclusa l’operazione si rialzò e finalmente si concesse di guardare davanti al cadavere. Lo Yoko era là, con le spalle addosso all’albero, immobile. Un lungo ramo a trapassargli il ventre parte per parte.

Il grido che echeggiò nella foresta, scuotendola, non venne emesso dalla sua gola: le sue labbra erano sigillate, ferme, incurvate tristemente verso il basso. Il suo essere Dea stava prevalendo su quello Umano. Quel urlo proveniva direttamente dalla sua anima dov’era rinchiusa la sua parte umana più debole, quella che non voleva più che si vedesse. No, quello era decisamente troppo per lei. I ragazzi corsero da lei e Kurama, per intervenire qualora fosse servito. Kuwabara, anticipando Hiei, prese Chiara e la strinse a sé perché non guardasse oltre, ma lei si liberò, divincolandosi: anche se faceva male era giusto che guardasse. Aveva promesso che sarebbe diventata più forte e che non sarebbe più stata di peso.

Trattenendo un violento conato di vomito si avvicinò all’albero, nuovamente fluttuando e arrivò con il suo volto vicino a quello del demone Volpe. Respirava ancora, sommessamente, ma era ancora vivo. Osservò l’ex-detective ed il demone di fuoco sotto di sé e si concesse un piccolo sorriso per rassicurarli, per quanto poteva.

< Ragazzi... è... vivo... > Gli comunicò, prima che le forze le scemassero. Il legame si era rotto per un istante ed i suoi poteri, ancora poco stabili, le giocavano qualche scherzo. Cadde da dov’era, ma dei rami l’afferrarono, letteralmente, rallentando la discesa. Quindi quella pianta era sotto il controllo di Kurama, evidentemente. Il demone di fuoco l’afferrò prima che potesse toccare il suolo e ne osservò il volto magro e pallido, sudato, scostando alcuni ciuffi di capelli che lo infastidivano. Per un istante non seppe se essere contento per il fatto che il suo amico fosse ancora vivo oppure preoccupato per come la giovane si stava riducendo a causa dei suoi continui rimproveri. Chiara riaprì gli occhi spaesata e lo fissò senza capire bene cosa ci facesse in quella posizione, poi spostò gli occhi all’albero e guardò nuovamente il demone volpe: lentamente i suoi capelli stavano variando al rosso. Pessimo segno. Si rimise in piedi e si avvicinò nuovamente all’albero, appoggiandovi la testa contro.

< Ti ha dato fastidio essere usato, lo so... ma ti prego, liberalo, ora... > Parlò alla corteccia, trattenendo i singhiozzi e le lacrime che prepotenti volevano essere lasciati liberi. Dal tronco dell’albero si sprigionò una violenta luce dorata che costrinse gli altri a coprirsi gli occhi con le braccia ed una creatura ne uscì solo con il busto. Il volto aveva le fattezze umane e la pelle sembrava liscia, come quella di un bimbo, non ruvida corteccia, pur avendone il medesimo colore scuro. Gli occhi dal taglio affilato erano di un colore tendente al nero e i capelli castani erano incoronato da un’aureola di foglie, che dovevano essere come quelle dell’albero.

< I demoni non sono bene accetti in questo luogo... > Affermò con una voce solenne, profonda come le viscere della terra, mentre scrutava i tre ragazzi, senza dare particolare interesse, invece, alla castana.

< Loro sono con me! > Pronunciò la giovane, allontanandosi leggermente dal tronco, cercando con una mano quella dell’elfo della foresta, in un muto segno di preghiera. Quando la trovò la strinse con dolcezza, sperando di essere notata.

< Cosa ci fa una Dea con tre demoni ed un misero umano? > Le chiese quasi con rabbia lo spirito. Gli occhi di Chiara si incurvarono in un modo triste e li portò sui ragazzi.

< Loro sono degli amici preziosi per me... mi hanno sempre aiutata fino ad ora! Non hanno cattive intenzioni! > Garantì, stringendo sempre più forte la mano con la quale ora l’elfo la sorreggeva, perché le gambe le avevano ceduto, a causa dell’abuso dei suoi poteri.

Lo spirito parve pensarci un po’ su, mentre chiudeva gli occhi e la giovane lo osservava speranzosa. Non potevano lasciare a lungo Kurama in quelle condizioni e se fosse morto, poi, chi l’avrebbe spiegato a Carlotta?

< Il cuore di questo demone è impuro...- Si stava riferendo allo Yoko, evidentemente. -Ma ora è mosso da un nobile scopo.- Valutò emettendo poi un lungo fischio e facendo frusciare le sue fronde, mentre alcuni dei suoi rami si ritiravano: tutti, tranne quello che trapassava il ventre dello Spettro Nefando. La giovane lo osservò allibita e sconvolta. Non l’avrebbe lasciato andare, dunque? L’elfo le sorrise quasi con dolcezza. -Tranquilla... ora lo libererò, ma... - Come odiava i “Ma” dopo una bella notizia. -Voglio leggere nel cuore di quel demone lì! > Disse indicando Hiei che rimase attonito. Se la situazione non fosse stata tanto grave ci sarebbe stato da ridere, per il demone di fuoco e per gli altri. Lui non aveva un cuore. Gli occhi della ragazza non lo osservarono intimoriti, bensì sicuri e con decisione. Lei ci aveva sempre creduto che lui avesse un cuore e quello sguardo diceva semplicemente che sarebbe andato tutto bene. Sbuffando le si avvicinò, afferrando la mano che ora lei gli porgeva e stringendola con forza, per paura che potesse esserle strappata via da quel essere, mentre con l’altra toccava il tronco.

Odio. Tristezza. Rancore. Rammarico. Gelosia. Possessività. Affetto. Voglia di proteggere quel insulsa ragazzina perché le voleva bene e non perché loro unico biglietto di ritorno. Il calore che sentiva all’altezza del petto ora che l’aveva vicina e ogni volta che la sfiorava. Questo lesse l’elfo, nel cuore di ghiaccio del demone che ora lo osservava con disprezzo.

< Vi lascio proseguire tutti! > Sentenziò alla fine, scrutando i volti della giovane e del moro, accarezzando con la mano quello di lei che rimase sorpresa dal cambiamento.

< Saggia decisione, Eldor! > Pronunciò una voce alle spalle del gruppetto di amici. Un elfo moro seguito da altri tre suoi pari razza, due uomini biondi e una donna castana, si stava avvicinando a loro a passo veloce e discreto. Chiara spalancò, per quello che le fu possibile, occhi e bocca. Quelli erano i personaggi del “Signore degli anelli” di J.J.K. Tolkien!

< In Elendil, Elrond, fratello, siete stati rapidissimi! > Salutò l’elfo degli alberi con un tono che nulla aveva a che fare con quello profondo e solenne adottato con loro poco prima.

< Abbiamo fatto il più velocemente possibile... > Rispose quello che è il signore degli elfi di Gran Burrone nel “Signore degli anelli”, mentre la giovane e gli altri lo fissavano sbalorditi. Hiei le strinse la mano con più forza e la spostò dietro di sé frapponendosi tra lei e uno dei due elfi biondi che accompagnavano Elrond. Quello le stava sorridendo con dolcezza e si stava avvicinando con passo tranquillo, ignorando quasi il demone che squadrò poi dall’alto del suo metro e novanta.

< Servono le tue arti mediche, fratello. > Intercedette per loro Eldor con tono pacato, rivolgendosi all’elfo moro. Quello guardò l’elfa che si trovava con loro e lei annuì con calma, avvicinandosi all’albero. Il ramo che ancora trafiggeva lo Yoko si ritrasse di colpo, facendo apparire un’espressione sofferente sul volto del demone dai capelli argentati, che cadde su un letto di foglie, preparato prontamente dalla dama, mente il sangue gli usciva a fiotti dal ventre.

< Arwen, preparalo. > Ordinò in tono secco l’elfo e Arwen eseguì i comandi del padre, togliendo quel poco che restava della veste bianca, dal ventre dello spettro. Yusuke e Kuwabara corsero immediatamente in aiuto dell’amico, mentre il demone moro continuava a tener d’occhio il biondino che ormai si era fatto troppo vicino. Fece per sfoderare la spada, ma la giovane glielo impedì, guardandolo il modo dolce e tranquillo. Quasi rassicurante.

< Sono dalla nostra parte... > Disse con calma, scrutando l’elfo biondo che si trovava davanti a loro. Quello allungò una mano a prendere quella di lei e genuflettendosi, gliela baciò, mostrando un sorriso affabile, quando riportò i suoi occhi cerulei su quelli di lei.

< Abbiamo atteso a lungo il Vostro arrivo, Dea... > Disse con calma e con una dolcezza che la lasciò disarmata per un istante. Era da tanto che qualcuno non le parlava in modo così dolce e si comportava in maniera tanto galante.

< Perché? > Quella domanda le scivolò ingenuamente via dalle labbra, facendo sì che, invece, quelle dell’elfo si incurvassero in un’espressione afflitta.

< A dopo le spiegazioni, Legolas!- Lo sgridò Elrond che nel frattempo si era chinato sopra lo Yoko e aveva preso a curarlo. La ferita si era già notevolmente rimpicciolita e la giovane osservò la scena meravigliata, mentre il demone di fuoco ricordava amaramente quanto gli ci fosse voluto a curare la ragazza, quando era stata ferita al ventre da quei demoni.

< Tsk... > Sbottò, cercando di lasciar andare la mano di Chiara. Azione che lei gli impedì di compiere. Aveva bisogno di sentirlo vicino, per non svenire a quella scena che le faceva accartocciare lo stomaco. Lui dovette averlo intuito, perché le strinse nuovamente la mano e la abbracciò, facendole nascondere il capo sul suo petto, avvertendola tremare leggermente. Non era bravo a consolare o a rassicurare come gli altri, quindi non le disse nulla, limitandosi a tenerla così, mantenendo però i sensi allerta. Non sapeva che per la giovane quella era il gesto migliore che avrebbe potuto fare.

< Andiamocene da qui! > Ordinò Elrond, osservando con una vaga preoccupazione negli occhi, i tre elfi che stavano con lui e poi i ragazzi. Tutti annuirono: non potevano fare altro che fidarsi di lui. In fondo stavano aiutando Kurama e Chiara pareva conoscerli, quindi potevano andare abbastanza tranquilli, valutò Yusuke, che forse, in quel momento era quello meno sotto stress. Kuwabara, invece, stava per vomitare anche quello che non aveva mangiato, turbato un po’ dalla scena e soprattutto dalla miriade di aure dei morti che ancora li circondavano e alle quali lui era particolarmente sensibile.

< Sta arrivando un cavallo...- Li avvertì Eldor. -Vi conviene fare in fretta, se non volete essere anticipati! > Disse, rivolgendosi al re degli elfi che annuì in risposta. I due elfi biondi e Elrond caricarono lo Yoko su un cavallo: a quanto pareva la ferita, ora era decisamente più piccola e all’interno era stata completamente richiusa. Arwen saltò i groppa all’animale che spronò al galoppo, mentre gli altri elfi cominciavano a correre, seguiti dai giovani. Solo Chiara rimase in dietro. Eldor la osservò interrogativo.

< Lo senti? > Le chiese osservando in un punto indefinite alla sua destra, nella medesima direzione in cui guardava la ragazza, che annuì debolmente.

< Si sta avvicinando... > Sussurrò, avanzando a passi lenti da quella parte. Un’ombra nera le si parò davanti e se la caricò in spalla, facendole emettere un urletto spaurito. Il demone l’aveva preceduta e non aveva la minima intenzione di farle commettere qualche follia.

< Lasciami! > Gli ordinò lei, sperando che almeno per una volta contravvenisse alla regola “non prendo ordini da nessuno”, ma non fu così. Dopo alcuni istanti, persi a contemplare la sua nuca, la ragazza sospirò rassegnata: non c’era proprio nulla da fare.

< Hiei, reggiti! > Gli disse in tono perentorio. Il demone non fece a tempo a recepire ciò che gli stava succedendo attorno, che si sentì mancare il terreno da sotto i piedi e ciò lo portò a stringersi con forza alla ragazza. Stavano volando, non molto velocemente, ma lo stavano facendo. Riuscivano a vedere la foresta di nebbia sotto di loro e tra gli alberi, come se stessero seguendo un sentiero immaginario, gli elfi, i loro amici ed il cavallo che sfrecciavano veloci.

< Chiara? > La guardò il demone perplesso, quando avvertì la stretta attorno alle sue spalle allentarsi e le sue mani tremare. Il voto della giovane era sofferente, madido di sudore ed evidentemente stava combattendo con tutte le sue forze per non farlo precipitare e mantenere il controllo dei suoi poteri, che via via andavano aumentando d’intensità.

< Ce la posso fare... qui ci deve essere una radura con una polla... un grande albero che svetta sugli altri, verde e rigoglioso... > Sussurrò la giovane, più concentrata sul volo, che sulla spiegazione. Gli occhi del ragazzo si sgranarono, quando in lontananza videro ciò ce gli era stato descritto. L’albero era la Magnolia che più volte gli era capitato di vedere nei sogni della giovane. Iggdrasil. Ma come faceva lei..? Non riuscì a terminare il pensiero perché si sentì precipitare, assieme alla castana. La polla d’acqua li accolse come una madre amorevole, senza fargli alcun male. Essa non era fredda, ma anzi, calda ed accogliente come un grembo. Entrambi si sentirono rigenerare e quando riemersero, fu come nascere una seconda volta. Chiara si avvicinò al demone, che stava sguazzando muovendosi convulsamente, perché non sapeva nuotare e lo portò dove l’acqua era meno profonda, tanto da poter stare comodamente in piedi senza annegarsi.

< Scusami... questo non era previsto nel volo omaggio... > Ironizzò, cercando di sorridere ed apparire convincente, pur trattenendo le lacrime che volevano uscire per la paura che aveva avuto dopo aver sentito i propri poteri calare. Il ragazzo la osservò spaesato. In quel momento non sapeva se aveva più voglia di annegarla o di abbracciarla. Studiò meglio il suo volto, leggendovi un accenno di paura. I capelli bagnati, ora le stavano tutti appiccicati al viso, rendendolo quasi tenero e quel espressione poteva apparire quasi ingenua e rassicurata. Alla fine prevalse l’istinto di abbracciarla e lo fece di slancio, come ad accertarsi che fosse reale. Lì. Bella. Fradicia. Tanto che ormai gli abiti lasciavano ben poco all’immaginazione, lasciando intravedere le sue dolci forme, non particolarmente prosperose, ma piacevoli. La strinse ancor di più a sé, a quei pensieri che non avrebbe mai immaginato di essere in grado di formulare ed osservò il suo riflesso nello specchio increspato che gli offriva l’acqua del lago. Non era cambiato, lui, a parte i capelli che ora pendevano verso il basso, anziché verso l’insù, come al solito. Stesso volto da bambino, forse eternamente così. Stessi occhi del colore del fuoco. Un fuoco diverso, però, adesso. Un fuoco che avrebbe dovuto imparare a domare. Un fuoco che non si sarebbe mai pensato di potersi permettere. Come il colore rosso che ora gli colorava leggero le guance. Una cosa gli fu chiara, in quel momento: tra le braccia teneva una creatura che voleva e che non avrebbe mai potuto avere.

< Tsk...- Sussurrò a se stesso, più che all’affermazione fatta da Chiara. -Abbiamo capito che sei una Dea e che non vuoi essere di peso.- Disse brusco, appoggiando la fronte sull’incavo del suo collo, chiudendo gli occhi, precludendosi una vista che non voleva permettersi. -Ma non strafare... > Continuò a bassa voce, mettendosi in ascolto dei suoni della foresta, che però venivano coperti da un forte tamburellare, proprio vicino al suo orecchio. Un cuore batteva forte. Ma non capiva se fosse il proprio o quello di lei. Poi si ricordò di una frase che avevano pronunciato Yusuke e faccia da triglia parlando con la ragazza, qualche mese prima. “I vostri due battiti si fondono in uno solo, che ti martella la testa come se fosse l’unico suono esistente al mondo. E per te è l’unica cosa che conta al mondo, quel momento.” Rimembrò che aveva riso mentalmente di quelle parole. Divertito. Scettico. Forse strafottente perché non ci credeva. Ovvio: non l’aveva mai provato... ma ora... come dargli torto? Era costretto a dargli ragione. Quella era l’unica cosa che importava, in quel istante. Chiara gli cinse dolcemente il capo, sussurrandogli uno “scusami” all’orecchio. Quella parola, stupida, singola, inconcreta, perché sicuramente si sarebbe cacciata in un altro guaio, era diventa un qualcosa di abituale. Scontato. Eppure, in quel momento, aveva quasi un suono dolce, preoccupato. Entrambi si resero conto che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che stavano facendo. Soprattutto in quello che provavano, mentre i loro volti si avvicinavano lentamente. Sapevano di doversi fermare, prima che avvenisse l’irreparabile, ma non avevano intenzione di farlo. C’era qualcosa di troppo allettante nel rompere quel divieto.

< Oh-ooh... > La voce di Yusuke ruppe l’idillio ed i due giovani si separarono di scatto, senza guardarsi in viso, tornando goffamente verso riva, una più rossa dell’altro. Quando la ragazza riuscì a recepire quello che stava per accadere qualche istante prima con il demone di fuoco era reale e non frutto della sua fantasia, un puro istinto omicida nei confronti dell’ex-detective la travolse. Le avrebbe dovuto un triplo gelato, se e quando fossero tornati a casa sani e salvi.

 

Uno degli elfi biondi, Legolas, la raggiunse nuovamente e velocemente coprì, avvolgendola con galanteria ed eleganza con un mantello.

< Va tutto bene, Dea? > Le chiese con gentilezza, portandole il cappuccio sopra la testa e asciugandole con gesti delicati i capelli fradici ed ancora gocciolanti. Gli occhi della giovane osservarono l’essere mitico davanti a sé. Aveva un che di Orlando Bloom, ma non era uguale a lui, nelle fattezza del volto. I tratti erano più acuti ed eleganti, fini, ma non effeminati. Decisamente un essere etereo come se lo era sempre immaginato. Osservò le sue lunghe orecchie leggermente appuntite ed un sorriso le incurvò le labbra, come una bambine piccola che rimane incantata da qualcosa. L’elfo la osservò per un secondo interrogativo, capendo poi cosa stesse guardando la giovane con tanta curiosità.

< Per chi, come Voi, è cresciuto nel mondo umano in quest epoca, le nostre orecchie sono ormai cosa inconsueta.- Le rivolse un sorriso dolce, che la ragazza ricambiò senza nemmeno pensarci. -Ma Voi, Dea, non dovreste rimanere stupita dal vederle. > La lasciò libera e si scostò di un passo per osservarla bene. Una giovane donna non troppo alta, dal fisico ben proporzionato e le curve dolci. I capelli castano chiaro, dai riflessi rossicci, le arrivavano scalati a metà schiena, coprendole leggermente gli occhi, con una frangetta ora spettinata. Quegli occhi che avevano quella particolare tinta marrone, quasi miele.

< Non chiamarmi Dea... il mio nome è Chiara... e non darmi nemmeno del Voi... è così... strano... > Ridacchiò tranquillamente, come se stesse parlando con un vecchio amico, osservando l’elfo, leggermente imbarazzata. Il biondo la imitò facendo un piccolo inchino.

< Non potete chiedermi di fare ciò- Le sorrise, afferrandole dei ciuffi di capelli e portandoseli alla bocca baciandoli appena. -Voi siete la nostra Dea, quindi vi dobbiamo il massimo rispetto! > Le spiegò, facendola arrossire fino all’inverosimile. Rispetto? Se quello era il suo modo di portarle “rispetto”, le sarebbe venuto un collasso da un momento all’altro! Spostò il suo sguardo per cercare di nascondere il rossore. I suoi occhi incontrarono la figura del demone di fuoco, poco distante, che osservava la scena fulminando l’immortale con lo sguardo. Si dovette trattenere dallo scoppiare a ridere e riportò l’attenzione su Legolas che le stava sorridendo dolcemente.

< Vada per il Voi... ma chiamami Chiara, ti prego! > Lo implorò con il suo miglior sguardo da cucciola indifesa. Quello a cui, ormai, nessuno credeva più. Nessuno a parte un povero ed ingenuo Elfo che non la conosceva e a quanto pareva aveva una sorta di venerazione per lei.

< Come desiderate... Chiara... > La osservò intensamente con i suoi occhi di un azzurro disarmante. Le porse la mano, che la giovane accettò e la fece avvicinare al fuoco di bivacco che gli altri avevano acceso per far riscaldare lei ed il demone di fuoco, che stava ancora osservando trucemente l’immortale e la ragazza che gli stava dando corda. Si ritrovò a pensare nuovamente di essere pateticamente geloso di lei. Il suo sguardo non sfuggì né a Yusuke, né a Kazuma che lo stavano osservando da quando era uscito dall’acqua, pensando che fosse cambiato davvero tanto, in quei mesi, ma solo in presenza di Chiara. Quando era solo con loro era il solito demone scorbutico e silenzioso di loro conoscenza.

< Ma guardalo il nostro gelosone... > Lo schernì il moro avvicinandosi e mettendogli un braccio attorno alle spalle, mente Kuwabara gli si metteva davanti con un sorriso smagliante, incuranti del pericolo che entrambi stavano correndo in quel momento.

< La nostra Chiaretta è riuscita a sciogliere anche il tuo cuore di ghiaccio, eh? > Domandò retorico il carotone, osservandola accomodarsi su un tronco poco distante, vicino ad Arwen che continuava a curare lo Yoko, mente l’altro elfo biondo prendeva posto di fianco a lei.

< Cosa aspetti a dirglielo? Ci manca poco, ormai... > Constatò uno Yusuke stranamente ed incredibilmente serio. Lui aveva rischiato di perdere Keiko, infondo, per non averle detto subito che l’amava, nonostante la cosa fosse già palese anche ai muri. Il demone scrollò le spalle, per togliersi di dosso il braccio dell’ex-detective ed incenerì lo stangone con gli occhi.

< Come tu veneri la tua Dea... io venero la mia... in silenzio. > Sbottò secco, facendoli ammutolire e lasciandoli allibiti, mentre si chiedeva da dove potesse essergli uscita una frase del genere e si odiò per averla detta in loro presenza. Lo avrebbe rimpianto a vita. Yusuke osservò furente Kuwabara, che sentì un brivido freddo lungo la schiena.

< Perché questa frase non mi giunge nuova?- Gli chiese retorico, pronto a prenderlo a calci nel sedere fino al giorno dopo. -E perché la sa anche lui? > Il carotone cominciò a sudare freddo, mentre Hiei si allontanava con passi lenti, ma decisi da loro.

< Mah... non saprei...- Mentì spudoratamente, mentre uno Yusuke Urameshi in very-bad-mode gli si accaniva contro. -Aspetta! ...nanerottolo! ...aiutami! Mi hai messo tu in questo casino! Ehi, dove vai? > Mugugnò, perendo quasi sotto i colpi dell’ex-detective del modo spirituale. Il demone di fuoco gli rispose con un’alzata di spalle, lanciano un’ultima occhiata alla pietosa scena che stava avvenendo alle sue spalle e fece per saltare sopra un albero, ma la voce della giovane lo bloccò.

< Hiei, sei fradicio! Vieni a scaldarti anche tu, qui! > Gli disse, accennando al fuoco con un’occhiata speranzosa, mente Legolas la osservava con disappunto. Il moro fece spallucce e le concesse un segno di diniego con il capo, prima di spiccare un balzo che lo portò su un ramo più o meno a metà dall’albero. La giovane sbuffò e tornò ad osservare Arwen, le cui labbra erano incurvate in un dolce sorriso, velato da un’ombra di tristezza.

< Siete fortunata, Chiara...- sussurrò, ignorando lo sguardo interrogativo che le aveva rivolto la giovane, che non aveva sentito la discussione tra i tre, perché il suo udito non era fine come quello elfico. -C’è chi vi ama profondamente. > Spiegò sul vago, intuendo la segretezza della rivelazione del demone di fuoco che le osservava intensamente dall’alto.

< Anche voi, dama Arwen...- Sorrise appena, ingenuamente, cercando di nascondere il rossore che le colorava le gote. -Voi avete sire Aragorn... > Disse senza riflettere. Ciò che la lasciò pensare fu lo sguardo triste dell’immortale, che fissava intensamente lo Yoko, mentre lo curava e gli occhi dell’elfo biondo al suo fianco che si erano rabbuiati. Intuì che c’era qualcosa che non andava e preferì non indagare ulteriormente, aspettando che fosse l’elfa a raccontarsi, ma chi ruppe il silenzio fu Elrond che si avvicinava portando con sé legna da ardere ed altri due cavalli.

< Aragorn è morto molte ere fa. > Spiegò atono, avvicinandosi alla figlia e appoggiandole una mano sulla spalla per comunicarle che le avrebbe dato il cambio. La donna annuì e si alzò dal tronco, lasciando il demone Volpe alle cure del padre, mentre l’altro elfo biondo ravvivava il fuoco di bivacco.

< Perdonatemi... ho parlato a sproposito. > Si scusò con gli elfi, sapendo quanto quel uomo fosse importante per tutti loro, alzandosi e prendendo della legna da gettare sul fuoco, osservandola poi ardere e divenire brace con sguardo serio. Legolas le andò dietro e le appoggiò delicatamente una mano su una spalla.

< E’ raro che gli Dei siano così disposti a riconoscere i loro errori. > Le rivolse un sorriso aperto e dolce che la giovane non ricambiò, continuando ad osservare il fuoco.

< Solo i superbi non riconoscono dove sbagliano...- Sussurrò, voltandosi poi verso di lui e verso l’altro elfo biondo che le si era avvicinato, preoccupato. -Inoltre io sono cresciuta come un’umana e tale è la mia natura. Io non sono un’immortale, né voglio esserlo, quindi accetterò il mio fato di morte, quando sarà... così come ha fatto lui. > Soggiunse. Non un sorriso ad illuminarle il viso, né un’espressione seria o corrucciata. Nessun sentimento, solo degli occhi vuoti che guardavano l’elfa che si aggirava attorno ad un albero, irrequieta. Portò nuovamente gli occhi sugli altri sue giovani, soffermandosi sull’immagine eterea dell’elfo che lei non conosceva. Era decisamente più giovane di Legolas. I capelli erano lunghi fino alle spalle, di un biondo cenere, tenuti in dietro solo in parte con una treccia che scendeva dalla parte destra del volto, leggermente disordinati. Il viso era più magro ed i tratti erano più acuti. Gli occhi erano di un verde pallido, grandi ed espressivi, ma non devoti come quelli dell’altro. Tutt’altro, in qualche modo la sfidavano. Alla giovane venne spontaneo sorridergli, un sorriso di beffa e ciò la portò ad avere il suo rispetto, infatti il ragazzo mimò un piccolo inchino e si congedò, lasciandola interdetta.

< Il suo nome è Gloernien. E’ muto.- Le spiegò Legolas, avvicinandolesi nuovamente, mentre la giovane lo osservava addentrarsi ancora nel bosco. -Ed è un ottimo guerriero. Fa parte della scorta di dama Arwen. > Continuò, avvolgendola per l’ennesima volta nel mantello, ma gli occhi della castana sembravano essere rapiti da qualcosa all’interno del fitto. Improvvisamente rabbrividì e cominciò a correre dietro al giovane elfo.

< Gloernien, fermati! > Gridò al ragazzo, ormai abbastanza lontano dal campo, affrontando un intrico di rami che le sfregiavano il volto e le strappavano la maglia. C’era qualcosa di profondamente sbagliato in quella parte di fitto.

< Chiara, dove state andando? > Le domandò preoccupato Legolas facendo per seguirla, ma venendo fermato da Hiei che era sceso velocemente giù dall’albero e da Elrond che lo aveva richiamato. Il principe degli elfi di Bosco Atro non badò al suo sire e continuò la sua corsa, finendo contro quella che poteva sembrare una barriera.

< E’ una cosa che riguarda solo lei... > Disse con voce profonda il signore di Gran Burrone, non distogliendo gli occhi dallo Yoko. I ragazzi rimasero tutti pietrificati, interdetti e senza capire quello che intendesse.

 

< Ti ho preso! > Affermò vittoriosa la giovane Dea afferrando per un lembo della maglia l’Elfo che le correva davanti, incespicando su una radice e cadendo in avanti, portando giù anche lui. Fortunatamente tutto il terreno era ricoperto di foglie e queste gli ammorbidirono l’incontro con il suolo. Ecco cosa c’era lì, che non andava: lì gli alberi non erano spogli, ma anzi, verdi e rigogliosi e sotto di loro c’era un bel tappeto di foglie ed erba. Inoltre la nebbia che prima avvolgeva tutto non era presente, lasciando spazio ai tiepidi raggi dell’ultimo sole crepuscolare. Gloernien la osservò intenerito, mentre la guardava realizzare l’entità di ciò che aveva scoperto.

< Perché qui è diverso da dove ci trovavamo prima? > Gli domandò ingenuamente, dimenticandosi per un istante dell’Handicap del giovane elfo. Vide il suo sguardo rabbuiarsi e poi spostarsi sulle fronde degli alberi che ormai sembravano quasi nere. La giovane sgranò gli occhi, osservando poi il suolo, rattristata.

< Perdonami... avevo dimenticato che fossi muto... > Spiegò, cercando di incrociare i suoi occhi, sofferenti. Lo vide scuotere il capo in cenno di diniego alle sue scuse e una volta alzatosi in piedi le porse la mano per aiutarla ad tirarsi su. La ragazza accettò di buon grado mentre un’idea un po’ bislacca le veniva alla mente e sorrise rassicurante all’immortale. Chiuse gli occhi e si concentrò, senza lasciare la mano del biondo.

“Se ti parlo così mi senti?” Gli chiese cercando di usare la telepatia, che ormai cominciava a dominare con una certa facilità. Il ragazzo sgranò gli occhi, stupito e meravigliato. Sulle prime si limitò ad annuire, ma il suo pensiero scivolò delicatamente nella testa della giovane.

“Sì, Dea... ah...” Era stupito. Si portò le mani a coprirsi la bocca per un istante, come se avesse parlato realmente. Ora più che mai nella sua giovane vita da immortale poteva sentire la sua voce nella sua mente, ma non era qualcosa di indistinto. Un suono che lui poteva solo immaginare. Era una cosa che anche qualcun altro poteva sentire e la sensazione che aveva era incredibile.

“Hai una voce magnifica!- Constatò con un lieve sorriso, portandosi dietro un ciuffo di capelli. -Allora..?- Chiese lei mentre il sorriso le si allargava sul volto, dolce e rassicurante. -Cosa ci facciamo qui? Torniamo dagli altri.” Propose, facendo per tornare sui suoi passi, ma notò che la foresta aveva qualcosa di incredibilmente diverso. Il leggero sentiero, appena battuto, che aveva percorso seguendo l’Elfo era scomparso completamente. Guardò nuovamente il giovane, interdetta, sentendo anche che non accennava a muoversi.

“Io... io ho dovuto portarti da lui...- Disse enigmatico, in quel contatto mentale che lo faceva sentire così reale in quel luogo invece così etereo. -Solo voi potete affrontarlo sconfiggerlo...” Continuò piano, come se le stesse confessando un segreto, spostando il volto ad osservare un punto imprecisato del sentiero, stringendo quella mano che ancora non aveva lasciato. Unico legame con la realtà. Con la normalità.

“Chi?” Domandò spaesata, avvicinandosi a lui di alcuni passi, fino a che le distanze non furono decisamente minime, delineate dall’impugnatura della spada che lui portava al suo fianco. Con la mano libera gli fece voltare nuovamente e delicatamente il volto verso di lei. Gli parve quasi il tocco di una carezza, più che di una muta imposizione. Quando i loro occhi si incrociarono lo sguardo dell’immortale era triste, colpevole, come quello di un bimbo che aveva combinato una marachella e la giovane lo accolse con un sorriso rassicurante e dolce che lo spinse a deglutire a vuoto.

“Miogaror...” Le sussurrò appena. Un sussurro che nelle loro menti esplose come un grido. Terrore puro ed eccitazione abbracciarono la giovane come due teneri amanti che si contendevano un'unica amata, lasciandole il tempo di decidere tra le braccia di chi si sarebbe lasciata sprofondare in fine. Sapeva che il terrore era un amante maligno e possessivo, che non l’avrebbe più lasciata andare, d’altro canto sapeva bene anche che l’eccitazione era qualcosa di effimero che lasciava il tempo che trovava, amante irrazionale e inaffidabile. Sorrise beffarda a quella sua lotta intestina che non vedeva né vincitori, né vinti. Ora capiva. Ora poteva capire chi fosse quella presenza che l’aveva turbata ed affascinata nel bosco poco prima. Quella presenza che condivideva il suo medesimo destino. Quel entità che era il suo doppio. Il suo opposto.

“Grazie!” Sorrise tristemente all’Elfo, senza rompere il contatto mentale, ma lasciandogli andare la mano. Il giovane si sentì mancare qualcosa e rimpianse di non poter più stare con quella giovane che gli aveva dato la voce, anche se solo per un breve istante. In un attimo si sentì scagliare lontano da una forza invisibile, mentre osservava la ragazza lanciargli un ultimo sguardo per poi portare l’attenzione altrove. Chiuse gli occhi e quando li riaprì trovò a scrutarlo severi due paia di occhi. Topazi brillanti e rubini infuocati. Legolas e Hiei lo stavano fissando l’uno speranzoso, l’altro irritato, solo un sentimento li accomunava: la preoccupazione per quella giovane scapestrata. Senza degnarli di maggiori attenzioni corse nuovamente verso il bosco, ma la barriera fermò anche lui. Il terrore si dipinse sul suo volto, mentre sferrava pugni apparentemente contro l’aria.

“Per favore... cerca di far capire ai miei amici che andrà tutto bene...- La voce della giovane proruppe nella sua testa, mentre lui si calmava, arrendendosi a qualcosa di troppo grande anche per lui. -E digli che questa è la mia battaglia... capiranno!” Concluse, chiudendo anche il loro unico collegamento. Quel contatto mentale che lui tanto bramava. Il contatto con la mente di quella giovane che era riuscita a capirlo e ad esaudire il suo unico desiderio. Quello di poter parlare. Di apparire normale davanti agli occhi di qualcuno. E poi... l’aveva ringraziato. Di cosa? Di averla portata a morte certa? Perché? Fermò la sua furia contro la barriera e fece scivolare lentamente le mani contro di essa pregando. Pregando un qualche Dio che non sapeva nemmeno lui se esistesse ancora da qualche parte. Ma l’importante in quel momento era avere qualcosa a cui aggrapparsi. Hiei gli si fece vicino e gli mise la mano sul capo, con irruenza. L’Elfo lo sentì insinuarsi nella sua mente. Non un qualcosa di delicato come quello con Chiara, bensì una fitta irruenta alla testa ed un puro istinto omicida che gli pervase il corpo. Ma quel istinto non era suo. Era il demone. Per un istante sui chiese come Eldor avesse potuto far entrare qualcuno del genere nella Zona Sacra, ma scoprì la risposta non appena il moro udì le parole che gli aveva rivolto la giovane poco prima. Lo vide colpire la barriera con un pugno tanto forte che il sangue cominciò a scorrergli dall’interno della mano. Si era ferito da solo. Non gli sentì dire nulla, ma capì che i loro sentimenti erano equivalenti e lo osservò a lungo prima che questi si decidesse a sedersi con le spalle contro la barriera, rivolgendogli un fugace sguardo rassegnato. Tanto valeva aspettarla e credere in lei.

 

Dopo aver chiuso il contatto mentale con Gloernien Chiara si guardò attorno velocemente. Non tanto per decidere dove andare, quanto per assicurarsi che non ci fossero null’altro che lei ed il suo avversario nel luogo: non voleva sprecarsi per i pesci piccoli. Un fruscio la fece voltare alla sua sinistra e due occhi gialli la scrutarono dal fitto. Indagatori. Occhi di una bestia assetata di sangue. Di lei. Lei rispose allo sguardo, truce. Era pronta a lottare e visto che conosceva già il suo avversario si sentiva rassicurata.

< Dea... > Il saluto proveniva da quegli occhi. Una voce sibilante l’accolse risuonando nel bosco. La giovane s’immaginò di vedere l’animale ghignare.

< Miogaror... > Sussurrò lei in risposta, girandosi completamente nella sua direzione afferrando il pendente con la spada che portava al collo con una mano e stringendo la pietra Hirui che portava al collo con l’altra. “Sorelle... assistetemi...” pensò intensamente, prima di alzare lo sguardo, pronta a combattere.

 

*And you see the things they never see/ all you wanted I could be/ Now you know me and I’m not afraid.../ And I wanna tell you who I am/ Can you help me be a man?*

(E tu vedi ciò che gli altri non vedono/ Io potrò essere tutto ciò che hai voluto/ Adesso mi conosci ed io non ho paura.../ Ed io voglio dirti chi sono/ Puoi iutarmi ad essere un uomo?)

 

 

 

Note autrice: Ragazze/i perdonatemi per il mio imperdonabile ritardo... ma una cosa molto poco simpatica chiamata "Esami di Stato" mi ha costretta ad un blocco dello scrittore di proporzioni colossali... vi ho accontentati almeno con un mega capitolone! Imploro comunque PERDONO!

 

Zakurio: Grazie! Sono contenta che segui la mia ficci come se fosse la pappa XD purtroppo qui il mio fratellone Kurama non appare tanto. E so di essere caduta in un OOC tremendo tendente al Mary Sue con Chiara... ma poverina... a suon di farsi proteggere le sale il nervoso, quindi combatterà anche lei... altrimenti che le è servito allenarsi? ^_- chiedo scusa comunque.

 

Mangaka94: Ehe... come non amare Hiei? *-* Come vedi ti ho accontentata e finalmente sono riuscita ad aggiornare, spero di mettere presto anche il cap.23 perché la mia Chiara ha voglia di combattere. XD

 

Disclaimer: (Eh, sì... è ora di metterli perché sono saltati dentro anche personaggi di altro...) I personaggi di Yu Yu Hakusho non mi appartengono -peccato-, ma sono di proprietà del Maestro Togashi. Io li sto usando semplicemente per puro divertimento e non per scopo di lucro. Anche i personaggi citati in questo capitolo appartengono al Sign. J.K.K. Tolkien, fatta eccezione per quelli da me inventati e sto usando anche loro per puro piacere e non a scopi lucrosi.

 

Detto ciò... grazie a chi solo legge -anche se gradirei qualche recensione in più... anche negativa- e ci vediamo al prossimo aggiornamento! Sayonara bye bye! XD

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu degli spettri / Vai alla pagina dell'autore: hinayuki